11:53 - Tobin Tax. Ma lo sono o lo fanno

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11:53 - Tobin Tax. Ma lo sono o lo fanno ?
Roberto Lenzi [1]
Chi scrive non vuole millantare competenze psicoanalitiche o psicoterapeutiche, ma solo
richiamare la sindrome di Dunning-Gruger, sulla quale insigni psicologi di una primaria
Università americana hanno approfondito i loro studi.
La sindrome descrive il comportamento di persone incompetenti che fanno scelte
sbagliate e traggono conclusioni errate ma che, proprio a causa della loro incompetenza,
non sono in grado di rendersene conto.
I sintomi che si registrano in questa patologia (perché di tale si tratta) manifestano come
le persone incompetenti tendano a sovrastimare il loro livello d’incompetenza (ad
esempio, un argomento trattato); oppure non riescono a riconoscere la competenza negli
altri (come, qualificati esperti del settore); ovvero, infine, a rendersi conto della loro
inadeguatezza a svolgere certi compiti o ad occupare certe posizioni.
Ebbene, tale sintomatologia non ricorda, forse, certe proposte elaborate negli ultimi tempi
in campo economico e fiscale da parte di qualcuno ?
Onestamente, il dubbio mi è venuto leggendo il percorso di alcuni lavori preparatori in
sede ministeriale; non ultimi, quelli sull’eventuale introduzione di una tobin tax
“all’italiana”.
I lavori sono ancora in corso, ma allo stato attuale, questa imposta, così come ipotizzata in
sede nazionale, andrebbe a colpire le transazioni sulle sole compravendite azionarie e sui
derivati con un’aliquota intorno allo 0,05%.
Ne resterebbero esclusi (salvo ripensamenti dell’ultima ora) i titoli di Stato e le operazioni
in derivati sugli stessi, nonchè i bond in genere.
Indipendentemente dalla tecnicalità che esprimerebbe un tassa del genere si vogliono, in
questa sede sottolineare, invece, alcuni punti.
In primo luogo, è tassa “autolesionistica” e “recessiva”.
Perché mai farla in Italia (seguita da Germania e Francia con connotazioni, però,
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differenti), quando altri Paesi (Gran Bretagna, Irlanda, Svezia, Olanda) hanno già
manifestato la loro contrarietà a tale balzello ?
Per fare cassa ? E di quanto ?
Non si è pensato che l’introduzione di una tassa siffatta porterebbe inevitabilmente gli
operatori istituzionali a trasferire le loro transazioni in altre giurisdizioni (a Londra, ad
esempio) con conseguenze estremamente negative sia per i volumi che verrebbero a
mancare che per la forza lavoro impiegata in Italia ?
Le proposte fatte sino ad oggi descrivono, infatti, un’applicazione ai soli soggetti
residenti.
Si fa la guerra ai paradisi fiscali e poi si consente a certi paesi (ove si sposterebbero le
transazioni) di diventarlo (almeno sotto questo profilo) ?
E’ questo, poi, il modo di rilanciare la crescita, i posti di lavoro e l’economia in generale ?
Tra l’altro, ci si dimentica delle esperienze fatte da altri Paesi ?
La Svezia, ad esempio.
Sperimentò una tassa simile nel 1984 (inizialmente su stock options e compravendite
azionarie, successivamente estesa anche alle obbligazioni).
Si verificò un crollo dei volumi negoziati e le entrate fiscali furono inferiori al previsto.
Il saldo netto fu, comunque, negativo; tanto che nel 1991 fu abolita !
In secondo luogo è “discriminatoria”.
Presentata come strumento di lotta alla speculazione non colpisce i titoli di Stato.
Ma non ci si ricorda più dove la speculazione si è accanita a partire dal secondo semestre
2011 ?
Proprio sui titoli di Stato, ove quelli italiani hanno fatto la parte del leone.
In terzo, ed ultimo, luogo è “miope e punitiva”.
Stroncherebbe, infatti, l’operatività dei piccoli-medi risparmiatori che, a differenza, degli
operatori professionali avrebbero più difficoltà a delocalizzare le loro transazioni.
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Senza contare l’effetto sulla liquidità dei mercati che restringerebbe gli operatori,
controparti nelle negoziazioni.
Certamente ad una certa parte del mondo politico una tassa del genere potrà piacere,
perché farebbe presa sul proprio elettorato (si è vicini alle elezioni) e consentirebbe di
continuare ad alimentare il clima a “caccia all’untore”, dimenticando che la speculazione
negativa e la grande finanza si debbono combattere in altro modo.
Speriamo in un ripensamento sulla “via di Damasco”.
La speranza è l’ultima a morire anche se con qualcuno ……… può apparire lecito
perderla.
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Ai sensi e agli effetti della legge Draghi si informano i lettori che l'autore del presente
scritto potrebbe detenere per sé o per i suoi clienti posizioni sui titoli oggetto della sua
analisi.
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