[trieste - 31] il piccolo/speciali red/2 28

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[trieste - 31] il piccolo/speciali red/2 28
Scuola
I MERCOLEDÌ 28 GENNAIO 2009
31
DICE UN MINISTRO INGLESE
Il ministro britannico
della cultura, Andy Burnham, definisce Internet
come ”qualcosa di molto
complesso ed un mondo
piuttosto pericoloso” e
cercherà di arruolare anche il neopresidente Obama nella sua lotta per limitare i siti in inglese. Secondo il ministro su Internet si possono trovare contenuti inaccettabili, motivo per il quale sui siti
Web dovrebbe comparire
la scritta ”vietato ai minori di...”, allo stesso modo
di quanto avviene per i
film. In questo modo Burnham pensa di dare ai ge-
Una giovane al computer
«Internet è pericoloso e danneggia i minori»
nitori maggiori strumenti
per capire che cosa fanno
i loro figli nella rete. La
notizia del nuovo provvedimento alimenta così il
dibattito che si è già creato sull’accessibilità ad Internet. I ragazzi di oggi
spesso sono spinti da
un’eccessiva
curiosità,
che li porta a visitare siti
che non dovrebbero essere accessibili a persone
molto giovani, come per
esempio i siti porno. Ecco
perché gli esperti sono
d'accordo sul fatto che i
ragazzi più piccoli devono
navigare con accanto un
adulto. Ma per ora l’unico
provvedimento adottato è
stato quello di emanare
una legge per imporre a siti come Facebook e YouTube di rimuovere immediatamente contenuti ritenuti offensivi o dannosi.
Ma, tornando a ciò che
sta accadendo in Inghilterra, si può parlare di censura? Sarebbe giusto in qualche modo limitare l'uso
della rete, almeno ai giovanissimi? Le idee sono
molto contrastanti. Alcuni
ragazzi quando è stata posta loro la domanda se è
giusto oppure no limitare
l’accesso a internet, hanno risposto decisamente
”no” perché ”non ha minimamente senso”, o si sono
dimostrati più stupiti che
scandalizzati della proposta. Altri, invece, pensano
che un oscuramento totale sia ingiusto, ma parziale accettabile. Dice una
studentessa:
«Dipende
dall’utilizzo che una persona fa di internet. L’importante è non farne un
uso eccessivo. Nella rete
si possono trovare notizie
utili per svolgere i compiti, o si può parlare con
persone che si conoscono
e che non abitano nella
stessa città o nello stesso
paese. L’uso delle chat
può essere utile, però sta
in chi sta dietro al computer capirne i limiti e di
conseguenza non superare la soglia di sicurezza.
Succede infatti che ci si
possa lasciar prendere
troppo la mano». Gli adulti, logicamente, la pensano in maniera totalmente
diversa.
Liliana Pacini
(Istituto tecnico L. Da Vinci
Trieste)
Caterina Omero
(Liceo classico D. Alighieri
Trieste)
DAL LIBRO AL FILM
INCONTRO
«L’amico ritrovato», una storia
sul grande valore dell’amiciziia
Le ragioni
degli scontri
in Grecia
”L’amico ritrovato”: un
romanzo breve e un film
che narrano una storia
d’amicizia con delicatezza e straordinaria intensità. Gli studenti delle classi coinvolte nel forum sul
tema dell’amicizia, organizzato nell’ambito delle
attività di orientamento
della Scuola Media ”Divisione Julia” e del Liceo
Ginnasio ”Petrarca”, si
sono incontrati il 22 dicembre scorso per assistere alla proiezione del
film di Schatzberg (1989),
ispirato al capolavoro di
Fred Uhlman.
La sceneggiatura del
premio Nobel Harold
Pinter,
recentemente
scomparso, offre una lettura stimolante della vicenda, nella quale si intrecciano la memoria e il
presente, in un sofisticato ed efficace gioco di
flashback, con abbondante uso del bianco e nero.
La proiezione è stata pre-
ceduta dall’intervento di
alcuni studenti della
scuola media, che hanno
inquadrato storicamente
e presentato il racconto
da cui è tratto il film.
Ed ecco che, finalmente, l’immagine prende
forma sul grande schermo. Stoccarda, 1932: la
città tedesca è lo sfondo
nel quale sboccia la dolce amicizia tra Hans
Strauss e Konradin von
Lohenburg, due studenti
di sedici anni, accomunati da un’infanzia simile
vissuta nella solitudine. I
due giovani amici appartengono a classi sociali
diverse, in quanto Hans
è figlio di un medico
ebreo, mentre Konradin
proviene da una famiglia
dell'alta aristocrazia germanica. Nonostante ciò,
da subito i due ragazzi
percepiscono un’intima,
reciproca affinità. Quando finalmente riescono a
confrontarsi, tra loro na-
sce un’amicizia vera, praticamente perfetta. Ma la
situazione politica e sociale della Germania era
purtroppo destinata a
mutare. Konradin si avvicina all’ideologia nazista
convinto, come tutta la
sua famiglia, che Hitler
avrebbe guidato la Germania verso la grandezza. Hans, necessariamente, si allontana da Konradin e i due finiscono per
litigare violentemente.
Hans, costretto a lasciare
il suo paese dal precipitare degli eventi che porteranno allo scoppio della
guerra, non vi ritornerà
che nella vecchiaia. Cinquant’anni più tardi,
Hans scopre che molti
dei suoi compagni di
scuola sono morti in guerra e che Konradin era stato giustiziato, in quanto
coinvolto nel complotto
organizzato per uccidere
Hitler. Hans comprende
quindi che il carissimo
amico che pensava perduto, in fondo, gli era
sempre rimasto vicino.
La narrazione tocca un
tema doloroso, ossia il
conflitto tra le ragioni
del cuore e gli ostacoli
frapposti dall’ambiente.
La storia di Hans e Konradin fa riflettere sulla
forza dell’amicizia che,
se autentica, sfida le imposizioni familiari e sociali e rimane viva anche
a distanza, nello spazio e
nel tempo. Il dibattito tra
ragazzi di età diverse è
stato stimolante e produttivo; al termine della proiezione sono stati discussi e approfonditi i motivi
del film, anche con l’ausilio di una scheda di analisi del linguaggio filmico,
predisposta dai docenti.
Corinna Alessandrini
Laila Mazzurco
Beatrice Mocenigo
Lucrezia Rodella
(Scuola Media Divisione
Julia - Trieste)
Gli studenti durante il dibattito seguito alla proiezione del film
NUOVI STUDI
Adolescenti, se vi accusano di immaturità
non è colpa vostra: è tutto scritto nei geni
Adolescenti, quante volte
vi è stato attribuito l’aggettivo ”immaturi”? Quante volte
la vostra irrazionalità è stata presa di mira?
Beh, chiunque ve l’abbia
detto, aveva ragione. Una
nuova e strabiliante teoria
che ci arriva dalle statistiche americane riporta proprio questi dati: il cervello
di un adolescente è ben lungi dall’essere maturo.
Questa affermazione è il risultato di uno studio condotta da Jay Giedd, responsabile del servizio di RMN del
reparto di Neuropsichiatria
Infantile al National Institute of Mental Health, che ha
osservato lo sviluppo della
materia cerebrale di 1800
tra bambini e adolescenti.
Prima di questo esperi-
Una adolescente allo specchio
mento la maggior parte degli esperti riteneva che il
cervello avesse quasi completato il suo accrescimento
intorno ai 12 anni, età corrispondente a quando -all’incirca- si verifica la maturazione fisica.
Ma sentiamo nello specifico cosa accade al nostro cervello.
Il dottore Enrico Tongiorgi, professore presso il
BRAIN Centre for Neuroscience del Dipartimento di
Biologia dell’Università di
Trieste, ci racconta: «È vero, questi studi ci stanno portando sempre ad affermare
che ciò che può essere definita la famosa tempesta ormonale, in realtà possa essere attribuita alla convergenza di fattori riguardanti la
natura stessa del cervello.
Tecnicamente, tra i 6 e i 12
anni i neuroni diventano
sempre più fitti, fino ad un
picco intorno ai 12. Però, negli anni che seguono – fino
ai 20 circa - la materia grigia
si riduce dello 0,7% ogni anno: tuttavia, contemporaneamente, aumenta la rapidità
della trasmissioni. In pratica il cervello diventa una
macchina più efficiente. Tale processo, inoltre, sembra
continuare fino ai 30 anni:
sostanzialmente, parlando
di età cerebrale, a trent’anni ci si può definire ancora
adolescenti».
In sostanza, sembra di capire che molti comportamenti adolescenziali siano dovuti alla genetica del cervello.
«È proprio così», confer-
ma il professore. Il quale
poi aggiunge:«Inoltre, alcuni studi di alto livello hanno
indagato sul funzionamento
del sistema limbico, il cosiddetto centro emotivo. La conclusione riportata da queste
teoria è che esista un particolare rapporto ormoni-cervello che influenzi e incentivi la ricerca di emozioni forti ed eccitanti in quanto le
aree preposte al giudizio sono ancora immature – e si
sviluppano intorno ai 30 anni».
Attenzione. Negli Stati
Uniti questi studi hanno accesso un dibattito: gli adolescenti – anche sotto i 18 anni- sono punibili anche penalmente?
Alessia Sbroiavacca
(Liceo scientifico G. Galilei
Trieste)
GIOVANI A TEATRO
Robin Hood, eroe romantico che ascolta il suo cuore
E dopo le emozioni dello spettacolo al Rossetti gli «inviati speciali» in erba intervistano l’attore Manuel Frattini
Robin Hood eroe senza macchia,
audace, difensore dei deboli, romantico salvatore di fanciulle in pericolo, ha scoccatola sua freccia e
ha fatto centro, incantando al Rossetti, una platea speciale, quella
dei ragazzi della Julia. Abbiamo seguito con il fiato sospeso ogni scena
ricca di tensione e pericolo: salvataggi al buio, intrighi di corte, bizzarri travestimenti, sorprendenti
equivoci. Ma anche i momenti comici: la Tata, brusca ma infinitamente
buona, invece di presentarsi come
un'aristocratica signora, appariva
come una donna calorosa dai forti
timbri napoletani; Little John ci rallegrava per i suoi modi goffi e per il
comico ossimoro tra il suo nome e
la realtà.
E che dire delle scene romantiche? Qualcuno si stringe al compagno, qualcun altro si sporge in avanti per vedere meglio, due mani si incrociano. Infine la tensione si scio-
glie nel bacio finale, atteso da tutte
le persone sedute sotto la magica
volta stellata. Lo spettacolo è piaciuto molto anche al nostro Manuel
Frattini, che si è reso disponibile a
rispondere alle nostre domande. Ecco il botta e risposta tra l'attore e
noi “inviati speciali”.
Recitare in un musical richiede
molte abilità come il ballo, il canto,
la recitazione. Quale tra queste è
stata la tua prima tappa?
«Ho iniziato con il tip-tap, guardando Fred Astaire in tv. Non ho
sempre pensato di diventare un attore; da piccolo, infatti, non ero per
nulla convinto del mio futuro in teatro».
Qual è stato, nei musical "Robin
Hood" e "Peter Pan", il personaggio
che più ti è piaciuto interpretare? E
quello che più si riflette nel tuo carattere?
«È difficile dire quale mi sia piaciuto di più, e quale si rispecchi più
in me: certamente ci sono cose che
ammiro di ognuno dei due personaggi. Robin fa di tutto per la sua famiglia e per i suoi principi, ed è una
cosa molto bella; mentre Peter, come molti bambini, crede al mondo
della fantasia, del gioco e del divertimento. Forse quello che si riflette
un po' più nel mio carattere è Robin, perché è più adulto e ha desideri più "concreti" come accade alla
maggior parte degli adulti».
Si sente la differenza tra un pubblico di ragazzi e una platea di adulti?
«Effettivamente, in alcuni punti
dello spettacolo, ad esempio nei momenti comici, a certe battute solo i
giovani riescono a ridere perché
hanno molta più fantasia; al contrario gli adulti ridono per battute più
sottili che i ragazzi non colgono».
Come dev'essere un eroe di oggi?
Certamente non vivrà in una foresta
e non utilizzerà arco e frecce; tu come lo immagini?
«Beh, un eroe potrebbe essere
chiunque sappia ascoltare il proprio cuore,chiunque abbia il coraggio di tentare di realizzare il proprio sogno nel cassetto: una persona che cerca di dare un significato
autentico alla propria vita.»
A proposito di eroi, anche noi abbiamo fatto la nostra parte. Prima
di sederci e sprofondare comodamente nelle poltrone del Rossetti,
abbiamo intrapreso una vera e propria avventura sulle dure sedie di
legno della scuola. Ci siamo documentati su Alexandre Dumas, autore del romanzo "Robin Hood", leggendo direttamente la sua biografia
in francese e ci siamo gustati il suo
libro trascritto in italiano e rielaborato per noi giovani. Per motivare i
nostri "colleghi" della quinta elementare della Dardi abbiamo allestito una lezione con un power
point. Li abbiamo preparati, con magistrale talento, allo spettacolo in
scena al Rossetti. E non si è trattato
certo delle solite cose noiose. Con
un copione ideato a più mani dalla
nostra infinita creatività, ci siamo
impegnati in un lavoro interdisciplinare che ha toccato la storia, la geografia, l'italiano, il francese, l'inglese, la musica, l'arte e l'informatica:
siamo approdati con i Normanni
sulle coste dell'Inghilterra del XIII
secolo, abbiamo volato tra i generi
letterari del romanzo storico e d'avventura, tra ballate e documenti del
passato, recitando anche in francese per interpretare lo stravagante
Dumas. E con gorgheggi e vocalizzi,
travestimenti e risate abbiamo fatto
divertire il nostro pubblico di giovani futuri "spettatori consapevoli".
Ora pensiamo ad Hollywood.
Ruggero Bonifacio
Azzurra Gobbato
Carlo Pini
Francesca Quaia
(Scuola Media Divisione Julia - Trieste)
Alzi la mano chi sa che
cosa è successo in Grecia
dopo gli scontri di questo
inverno, causati dalla
morte del 15enne Andreas Grigoropoulos per mano di un poliziotto. Probabilmente la stampa italiana si è occupata solo superficialmente del grande movimento di contestazione contro il governo di centro-destra guidato da Kostas Karamanlis,
al potere dal 2004; almeno così sostiene l'Unione
degli Studenti, che ha organizzato un dibattito
pubblico al Knulp sulla
situazione del movimento studentesco in Grecia.
L'iniziativa, presentata
da Dimitra Kontogiannis,
è stata resa possibile anche grazie al minuzioso
lavoro di ricerca e traduzione svolto dagli stessi
studenti dell'Uds, che
hanno utilizzato come
fonti, oltre ad Internet, i
giornali esteri.
Ospite d'eccezione Efstathios Loukas, Medaglia al valore civile della
Repubblica Greca per
l'attività di resistenza
contro la dittatura militar-fascista del '67-'74, da
anni impegnato nel mondo del giornalismo greco.
In particolare Loukas è
stato caporedattore di
”Quaderni della resistenza Greca” dal '71 al '74 –
in pieno regime dei colonnelli - , caporedattore
di “Theorìa ke Politikì”
dal '76 al '79, membro fondatore e direttore dell'
Istituto di ricerche politiche “Nikos Pulantzàs”
dal '96 al '98 ed è a tutt'oggi articolista politico e
scientifico del quotidiano ateniese ”Avghì”.
Il quadro della Grecia
offerto da ”un figlio della
guerra civile greca”, come
si
autodefinisce
Loukas, è a dir poco sconcertante. Lo stato sociale, dopo un tentativo di riforma del governo socialista negli anni '80, è praticamente inesistente. Il livello della scuola è molto basso; chi desidera andare all'Università è costretto a frequentare costosissimi
doposcuola,
peraltro necessari per approfondire lo studio delle lingue straniere, ma
anche per non rimanere
ancorati allo studio nozionistico, che non porta
alla formazione di una coscienza e conoscenza critica. In più, l'ultima di
una serie di batoste: anche il governo greco è intenzionato a dare il via alle privatizzazioni nel
campo
dell'istruzione.
Ma anche dopo l'uscita
dal sistema formativo il
panorama è desolante: la
disoccupazione totale è
intorno al 7%. È però il
dato della disoccupazione giovanile quello più
preoccupante: un quinto
dei giovani fino ai 25 anni non trova lavoro, l'11%
della popolazione dai 25
ai 30 non ha un impiego.
E chi è così fortunato da
trovare lavoro spesso ha
un contratto da precario.
Punto clou del dibattito la discussione delle
analogie tra il movimento studentesco greco e
quello italiano: «Queste
manifestazioni – ha detto
Kontogiannis – in Grecia
come in Italia, dimostrano il distacco dei giovani
dalla classe politica».
Riccardo Laterza
(Liceo scientifico G.
Oberdan - Trieste)