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Progetto I SAPERI DEI SAPORI: DA SA TERRA A SA MESA Promozione e valorizzazione dell’artigianato tipico tradizionale attraverso azioni integrate con il turismo agroalimentare 1. PREMESSA Con il progetto "I SAPERI DEI SAPORI: DAE SA TERRA A SA MESA”, i comuni di Monserrato, Settimo San Pietro, Burcei, Barrali e Sestu intendono salvaguardare, promuovere e valorizzare l’artigianato tipico tradizionale (pane cerimoniale, dolci, vino, e piante officinali) attraverso azioni integrate con il turismo agroalimentare coinvolgendo i Maestri locali per trasferire le loro conoscenze alle giovani generazioni e sostenendo le maestrie del territorio. Le finalità generali del progetto: a) la promozione di una ricerca sul campo che approfondisca quelli che sono gli aspetti storicoculturali-ambientali dell’enogastronomia tradizionale; b) il sostegno ad un’azione turistico-culturale nel territorio di appartenenza; c) assicurare il passaggio di conoscenze, alle generazioni più giovani, relative alle tecniche di lavorazione artigianale; d) documentare e diffondere le varie fasi del lavoro sul Web, attraverso la costruzione di un sito internet. Con il progetto “i saperi dei sapori: dae sa terra a sa mesa” i Comuni aggregati intendono sviluppare la promozione della cultura artigianale, legata all’enogastronomia tipica e alla riscoperta, riproposizione e conservazione di colture quasi abbandonate, attraverso un'azione di laboratorio pratico. L'analisi dia-sincronica dell'alimentazione tradizionale in queste comunità può essere utile anche per avere una chiave di lettura dei profondi mutamenti economici e sociali avvenuti nell'area oggetto dell’indagine nel XX secolo. Le relazioni fra alimentazione e comunità sono consistenti. Infatti, attraverso lo studio della prima si può riuscire ad avere uno spaccato della seconda, poiché le usanze alimentari sono rappresentative del territorio, del gruppo sociale che lo abita e dei prodotti che esso offre . Per evidenziare i cambiamenti nella consumazione e produzione dell’enogastronomia, va data particolare attenzione alle trasformazioni delle tecniche di produzione agricola e di conservazione del cibo, all'uso di colture di varietà importate e all'abbandono di quelle locali, alle influenze di altre zone della Sardegna, sulle abitudini alimentari delle comunità oggetto di studio e non ultimo, al ruolo dei mass media, che frequentemente condizionano la diffusione di nuovi prodotti alimentari. La proposta è quella di realizzare un lavoro di ricerca sul campo in aula e un’attività di laboratorio, che ha come oggetto lo studio della cucina artigianale, sulla quale sviluppare la 2 promozione della cultura tradizionale e della cucina tipica attraverso il trasferimento di competenze ai giovani che frequentano l’Istituto Alberghiero per la Ristorazione con sede a Monserrato. La realizzazione del progetto "I SAPERI DEI SAPORI: DEA SA TERRA A SA MESA” non può che partire da un lavoro, prevalentemente culturale, che promuova, attraverso una rielaborazione critica della produzione, della consumazione e delle simbologie del cibo, un senso di identità radicato nella consapevolezza di sé, ma anche attivamente impegnato nella ricerca di un confronto con identità diverse. Il progredire di tale processo passa attraverso il lavoro di analisi della società su sé stessa: la scoperta di un rinnovato senso di appartenenza alla comunità locale; la valorizzazione degli elementi che favoriscono la continuità tra le generazioni, ma anche la definizione di un nuovo senso di identità e di responsabilità "planetaria" di ciascun individuo e dell'insieme della comunità locale; un’attività che fornisce alla popolazione delle singole comunità appartenenti ai comuni coinvolti, l'occasione di mettersi allo specchio e di studiarsi e che permetta di trovare nella memoria alcune strategie per la costruzione del futuro in chiave turistica. Infatti, non va trascurata la valenza che le ricerche organizzate in ambito sociale assumono nella costruzione della cosiddetta microstoria; il guardarsi attorno e l'osservare a livello locale gli eventi della quotidianità, anche quelli piccoli e apparentemente "normali" o insignificanti, contribuiscono alla comprensione di fenomeni di ben più vasta portata e respiro all'interno di una comunità. 2. INQUADRAMENTO DEL CONTESTO TERRITORIALE a) MONSERRATO: il vino Il nome sardo Pauli significa palude. Già nel Medioevo assunse il nome di Paùly, prima, e poi quello di Paùli Pirri. Successivamente al 1881 divenne Paùli Monserrato e dall'11 aprile del 1888, con Regio decreto e per volere del Consiglio comunale, prese il nome di Monserrato (parola riconducibile alla Madonna di Montserrato (nei pressi di Barcellona). Negli ultimi anni è diventato particolarmente evidente lo sviluppo edilizio, caratterizzato dalla presenza di nuovi e moderni quartieri che fanno parte integrante del vecchio centro urbano, in cui si possono ancora osservare le tipiche case campidanesi costruite in "ladiri" (mattoni crudi di paglia e fango) e tufo, caratterizzate dalle bellissime "lolle" (ampi loggiati di tipo spagnolesco, ornati di fiori e piante) e dagli imponenti portali in legno arricchiti da intagli e decorazioni. L'economia del paese era tradizionalmente fondata sull'agricoltura e in particolare sulla viticoltura. Ancora oggi il maggiore impianto produttivo è la Cantina Sociale (fondata nel 1924, la prima della Sardegna) che produce vini pregiati quali il Nuragus, Monica, Moscato, Nasco, Girò. Non è difficile notare nel centro storico ancora qualche foglia di palma, posta di fianco al portale dell'abitazione, che sta ad attestare la vendita di vino di produzione familiare. Fino due decenni or sono si contavano ancora circa venti cantine private che testimoniavano la vocazione degli abitanti per la coltura vitivinicola. 3 b) BURCEI: le piante e le erbe officinali Situato all'interno di un meraviglioso territorio ricoperto da una vegetazione verdissima e incontaminata ricca di anfratti, corsi d'acqua, vedute mozzafiato e sentieri, lungo i quali gli appassionati di archeologia possono ammirare antiche testimonianze di insediamenti. Le piante di olivastro, ginepro e mirto, insieme ai lecci, alle sugherete, al corbezzolo, alla melissa, alla lavanda, al rosmarino, all’elicriso, al timo, al cardo selvatico e all'erica accolgono i visitatori e li circondano di profumi intensissimi e di silenzi incantevoli spezzati solamente dal cinguettio degli uccelli e dai rumori discreti della numerosa fauna selvatica che si può avere la fortuna di scorgere in questo piccolo paradiso. In questo splendido scenario non potevano ovviamente mancare le specialità enogastronomiche tipiche di questa terra, come miele amaro e dolce, liquore di mirto, le celeberrime ciliege di Burcei. L'uomo, fin dalla preistoria, ha cercato nella natura i rimedi per il proprio benessere. In questo territorio l'uso alimentare e medicinale delle erbe officinali ha una tradizione secolare, molto radicata nella popolazione. c) SETTIMO SAN PIETRO: il pane L' insediamento umano nel territorio di Settimo San Pietro risale al Neolitico recente. Quel periodo, Settimo era sicuramente un sito di particolare rilievo, ne sono testimonianza i resti di quello che doveva essere il grandioso nuraghe a Cuccuru de Nuraxi, dove furono ritrovati numerosi resti di civiltà nuragica e l' interessantissimo pozzo sacro. Ottima la produzione di pane e di vini, tra i quali si segnala in particolare la malvasia. A Settimo si produce ottimo pane tradizionale quotidiano e artistici pani cerimoniali di semola di grano duro. E’ forte il legame che qui ha unito il pane al territorio, con le varie tipologie nate per fronteggiare esigenze economico ambientali in questi luoghi votati ad un’economia soprattutto agricola, predominano i prodotti soffici con mollica e dalla crosta croccante. e’ ancora molto diffusa la produzione di pani artistici, vera espressione d’arte bianca, la cui straordinarietà è ribadita da ricami e forme particolari. In passato venivano preparati solo per le classi più agiate. Molti sono i nomi con i quali sono conosciuti, dettati dalle circostanze e dalle forme, come nel caso dei “coccoi de is sposus” (simbolo di prosperità matrimoniale). Le forme vengono scolpite dalle donne con l’ausilio di una speciale forbice, di un apposito coltellino e di una rotella; d) BARRALI: Il PANE Anche a Barrali, paese situato a 1.500 metri di altezza ai piedi del monte Uta, vanta un forte legame tra il pane e il suo territorio, varie sono le tipologie nate per fronteggiare esigenze economico ambientali in questi luoghi votati ad un’economia soprattutto agricola. Importante è nell'ambito delle manifestazioni religiose in onore di Santa Lucia, la sagra del pane durante il quale si può degustare e assistere alla preparazione artigianale di svariati tipi di pane e di altri prodotti tipici. Si può assistere alla sua lavorazione, alla mostra di arnesi antichi, 4 all'esposizione di artigianato della zona, all'acquisto e all'assaggio del pane cotto nel forno a legna che si trova nella grande piazza al centro del paese. Il pane e le sue varie forme vengono scolpite dalle donne con l’ausilio di una speciale forbice, di un apposito coltellino e di una rotella; E) SESTU: I DOLCI Sorge nel basso Campidano in una delle zone più fertili e coltivate della Sardegna. Il paese nella forma originale si è sviluppato in un’ansa del fiume riu Cannas per poi spostarsi verso le direttrici viarie di Monserrato e San Sperate. Il territorio per la vicinanza alla costa e per la fertilità dei suoli fu frequentato da epoche antichissime. Il nome deriva dal vocabolo latino Sexto, che indicava la posizione del centro al sesto miliario dal capoluogo (sexto ab urbe lapide), lungo la strada che da Cagliari conduceva a Porto Torres. Nel Medioevo appartenne alla curatoria del Campidano nel giudicato di Cagliari, dopo il 1257 fu possedimento pisano, passò poi agli aragonesi che nel 1324 lo infeudarono a Berengario Carroz ed alla moglie Teresa Gombal de Enteça. In quest’epoca nel suo territorio sorgevano anche le ville di Santu Inesu, Seurru, Susua e Nuracada. Nel 1363 fu creata la contea di Quirra, infeudata ai Carroz di San Michele e Sestu ne divenne parte. Dal 1603 fu feudo dei Centelles e successivamente degli Osorio. Anche a Sestu, le tradizioni secolari legate a particolari avvenimenti della vita come battesimi, comunioni, matrimoni, feste sono rappresentati attraverso i sapori e i profumi dei dolci che per semplicità ripropongono antiche genuine ricette e racchiudono gli ingredienti naturali del territorio (miele, mandorle, noci, uova, farina). I vasti mandorleti di un tempo hanno offerto inoltre una lunga tradizione dolciaria. Tutti dolci con ripieno di mandorla, riccamente e finemente decorati. La varietà di dolci tipici è talmente numerosa che diventa difficile nominare tutte le tipologie. 3. DESCRIZIONE DEL PROGETTO Nella società tradizionale sarda esisteva un forte nesso tra territorio e cultura alimentare; tra luoghi produttivi, spazi abitativi e cucina. Insieme al microcosmo ambientale e produttivo delle singole comunità sarde, è possibile evidenziare un microcosmo alimentare che contraddistingueva ogni singolo paese. Nel corso degli ultimi decenni, invece, la distinzione tra i modi di cucinare e le preferenze alimentari è diventata sempre più confusa anche nei paesi della Sardegna; la “globalizzazione” delle abitudini alimentari è un fatto che coinvolge anche l'isola, così come la sempre maggiore presenza di ristoranti di cucina etnica straniera. Attraverso la ricerca e i laboratori sulla produzione e consumazione del cibo, oltre ad evidenziare "l'identità alimentare" delle comunità in esame, sarà possibile ricostruire, la vita dei paesi: il lavoro, i rapporti familiari, gli scambi commerciali, l'organizzazione della famiglia, i ruoli dell'uomo, della donna e dei bambini, l'alternarsi delle stagioni, i mutamenti socioeconomici del ultimo secolo. Il lavoro metterà in luce, inoltre, come questa "identità 5 alimentare" potrà essere rivitalizzata, attraverso la realizzazione del progetto proposto nel territorio in esame. La proposta permette quindi di apprendere quanto è conservato nella ricetta di un piatto o in un prodotto, dalle pratiche di gestione delle risorse ambientali in un determinato sito, alla sua storia e ai saperi naturalistici locali che sono alla base di tali pratiche. Queste conoscenze saranno trasferite ai giovani che frequentano l’Istituto Alberghiero per la Ristorazione con sede a Monserrato, i quali, apprenderanno l’arte culinaria tradizionale. Gli obiettivi specifici del progetto "I SAPERI DEI SAPORI: DAE SA TERRA A SA MESA", possono essere così rappresentati: - Incentivare e consolidare tra le nuove generazioni la consapevolezza della necessità di fare e farsi storia attraverso la testimonianza, la conservazione e la trasmissione del patrimonio enogastronomico locale; - Indagare le abitudini alimentari passate dei paesi facenti parte dell’area del Campidano di Cagliari; - Individuare le relazioni tra produzione e consumazione del cibo e delle bevande, sistema socioeconomico e ambiente delle comunità studiate; - Evidenziare differenze e similitudini tra i sistemi alimentari; - Individuare le occasioni in cui il cibo rappresentava, e rappresenta, una forma di dono o di scambio; - Individuare i cibi nei quali le comunità riconoscono la propria "identità alimentare"; - Documentare tutta l’attività per poter dare massima diffusione al progetto - Realizzare una raccolta monografica in chiave ipertestuale su: pane, dolci, cibo, olio, vino e piante officinali; - Riproporre, nella ristorazione locale, alcuni dei menu tradizionali emersi nel corso del progetto; - Tutelare e valorizzare le botteghe storiche e degli antichi mestieri, attraverso il recupero della memoria storica, delle conoscenze e dei saperi legati alle produzioni locali; 4. Articolazione del progetto Il progetto "I SAPERI DEI SAPORI: DAE SA TERRA A SA MESA" sarà diretto in ogni sua fase dal comune di Monserrato e si avvarrà della di un Gruppo di progetto e del coordinatore del corso per l’individuazione dei Maestri e maestrie locali. FASE I: La ricerca degli aspetti storico-turistico-culturali della cucina tradizionale a) Il Gruppo di Ricerca Il progetto prenderà avvio con la costituzione di un Gruppo di Ricerca composto da artigiani, operatori enogastronomici, operatori turistico-culturali. Il Gruppo avrà il compito di condurre la ricerca sul campo, di reperire la documentazione fotografica inerente l’argomento e di produrre l’elaborato di ricerca contente i risultati dell'inchiesta ed i materiali prodotti. 6 b) Considerazioni preliminari alla conduzione di una inchiesta sul campo L’inchiesta demologica non è un rilevamento approssimativo, casuale e non specializzato, “ma una ricerca specialistica e programmata: cioè una indagine in loco fatta da una o più persone con una buona preparazione di base, su un oggetto già determinato, in ossequio ad una metodologia non improvvisata e con l’ausilio di tecniche particolari”. Due sono i punti fondamentali che un ricercatore deve tener presente nella realizzazione di una inchiesta il rispetto e il contesto: “avere il massimo rispetto per l’ambiente in cui si lavora e per le singole persone con cui viene a contatto; ricordare che i singoli fatti di cui potrà occuparsi non sono isolati, ma vivono in un contesto in un sistema di relazioni, entro cui sono significativi. c) Argomento della ricerca Con la realizzazione della ricerca si vuole indagare sull’alimentazione tradizionale, e sugli aspetti culturali ad essa inerenti, in un arco temporale compreso tra gli anni Venti e la fine degli anni Sessanta del XX secolo, periodo in cui l’alimentazione subisce una maggiore influenza da parte di sistemi produttivi ed economici esterni. L’inchiesta svilupperà, in particolare, i seguenti punti: i prodotti base dell'alimentazione tradizionale; l’organizzazione e suddivisione dei pasti nell'arco della giornata; i ruoli ricoperti da uomini e donne nel sistema di preparazione; la distribuzione dei pasti ed uso degli alimenti; le peculiarità di alcune occasioni eccezionali; le differenze tra classi sociali, classi d'età, sesso; le ricette delle pietanze più diffuse sia nel menu quotidiano sia nei menu festivi. L’indagine si svolgerà nei sei paesi coinvolti nel progetto. d) Scheda di identità dei Comuni dei quali si svolgerà l’indagine Studiare l’alimentazione tradizionale senza conoscere le comunità dell’area di indagine significa di rischiare di non cogliere la natura della cucina come “prodotto culturale”, nel quale si rispecchiano le caratteristiche economiche e le stratificazioni sociali dei singoli paesi. La realizzazione delle Schede di identità fornirà una serie di elementi utili a far emergere il mestiere dell’arte culinaria e) Campionamento degli informatori Per ogni Comune coinvolto sarà possibile intervistare più di due o tre informatori. Questi saranno individuati tra gli effettivi Maestri cioè persone, di un’età superiore ai sessantacinque anni, alle quali ogni singola comunità riconosce competenza, esperienza e sapere nel campo dell’alimentazione tradizionale. 7 f) Documentazione fotografica Per ogni singola fotografia reperita si realizzerà una scheda identificativa nella quale si riporteranno alcune informazioni, quali: Titolo; Soggetto; Località; Data della fotografia; Autore della fotografia. g) Sistematizzazione dei dati e stesura elaborato di ricerca Una volta concluse le interviste, la raccolta delle fotografie e lo spoglio di ricerche e documenti sull’argomento, si procederà alla sistematizzazione delle informazioni, al riordino dei materiali reperiti e al completamento di tutte le schede. Ultimata questa fase, si lavorerà alla stesura dell’elaborato di ricerca e alla elaborazione digitale del materiale fotografico. L’elaborato di ricerca, trasformato in chiave di ipertesto multimediale sarà inserita nel sito internet FASE II: Individuazione dei prodotti tipici (pane cerimoniale; dolci tipici; erbe officinali locali etc.) e dei laboratori da organizzare. La fase del Progetto relativa all’individuazione dei prodotti tipici, diventerà operativa successivamente all’avvio dell’indagine sul campo relativa all’alimentazione tradizionale e si svolgerà in parallelo con questa, in modo da creare una sinergia tra le due iniziative. a) Inventario del prodotto eno-gastronomico tipico I prodotti agro-alimentari tipici e tradizionali locali e i relativi laboratori agro-alimentari di produzione, saranno individuati attraverso l’attivazione di una serie di iniziative specifiche: - indagine presso Enti pubblici o associazioni di categoria (Camere di Commercio, Comuni, Organizzazioni Professionali agricole, Associazioni, Cooperative e Consorzi di produttori) per una prima elencazione dei produttori agro-alimentari locali; - indagine diretta, mediante la compilazione dello strumento di indagine (Scheda di rilevazione e valutazione dei prodotti tipici, presso i soggetti economici direttamente interessati ai prodotti (produttori, trasformatori, cooperative, associazioni di produttori, organizzazioni professionali a livello territoriale). Quest’ultima iniziativa sarà effettuata verso quei soggetti rappresentativi dei prodotti che mostreranno di possedere requisiti di tipicità tali da poter essere oggetto di azioni di valorizzazione. Il programma si articola in varie e successive fasi di lavoro che di seguito vengono schematizzate: - individuazione e identificazione dei prodotti tipici dell’area; - predisposizione di laboratori pratici e realizzazione di materiale fotografico relativo ai prodotti individuati. A conclusione di questa seconda fase del Progetto verrà realizzato un elaborato nel quale saranno riportati tutti i risultati, e l’analisi di questi, ottenuti nel corso dell’inventario dei 8 produttori di prodotti tipici. L’elaborato, sarà corredato della documentazione fotografica, in formato digitale, prodotta durante gli inventari. FASE III: a) Trasferimento di competenze. La terza fase del Progetto, prenderà avvio alla conclusione dell’indagine sul campo, agli inventari dei produttori di prodotti tipici e la conclusione dei laboratori pratici. Infatti, i risultati ottenuti nelle due fasi precedenti saranno la base per costruire quel trasferimento di saperi e competenze, dato dal binomio cucina-mestiere, che caratterizzerà i l’Istituto Alberghiero per la Ristorazione di Monserrato e le sei comunità coinvolte. Trovare i nessi fra le feste e i prodotti della tradizione, fra i prodotti e le loro elaborazioni nella cucina tradizionale è una delle azioni per valorizzare le risorse del territorio. Solo con il recupero della memoria del territorio che è possibili spingere una rete di ristoratori, a proporre una cucina tradizionale, locale e di qualità, nella quale utilizzare i prodotti tipici individuati, costituendo, in tal modo, un veicolo di commercializzazione e di valorizzazione del prodotto e quindi del territorio. I soggetti aderenti alla rete devono diventare consapevoli del valore aggiunto nell’utilizzare ingredienti prodotti nella zona. b) LABORATORI b.1. Struttura laboratorio MODULI DENOMINAZIONE 1 Gli aspetti turistico-culturali dei prodotti tipici dell’area dei comuni coinvolti 2 I prodotti alimentari tipici dell’area 3 Laboratori di degustazione b.2. Moduli del laboratorio MODULO n. 1 Gli aspetti culturali dei prodotti tipici dei comuni coinvolti Obiettivi Conoscere in maniera approfondita: l’ambiente culturale nel quale i piatti della tradizione sono inseriti le particolarità nell’assunzione tradizionale di tali piatti. gli ingredienti e i metodi di preparazione. Contenuti I pasti abituali La preparazione e distribuzione delle pietanze Menù tipo del pasto principale Alimenti di base Metodologia Presentazione dei risultati della ricerca effettuata nei comuni coinvolti con l’ausilio di lezioni laboratori pratici, presentazione di fotografie e illustrazione di ricette tradizionali. Strumenti Cucina attrezzata, riproduttori audio, Pc, proiettori lcd, lavagne a fogli mobili Personale Esperto nelle produzioni alimentari; Esperto gastronomo, operatori impiegato enogastronomici, operatori turistico-culturali 9 MODULO n. 2 I prodotti alimentari tipici dell’area Obiettivi Conoscere: le caratteristiche e la diffusione di produzioni alimentari i caratteri che distinguono le produzioni alimentari tipiche le iniziative a sostegno delle produzioni tipiche i vantaggi nell’utilizzo di produzioni tipiche Contenuti le produzioni alimentari nel campidano di Cagliari, le caratteristiche delle produzioni; le caratteristiche di qualità e di tipicità; le norme a tutela delle qualità e tipicità; i disciplinari di produzione; i circuiti di valorizzazione dei prodotti tipici Metodolog Presentazione dei risultati dell’inventario sui prodotti locali con definizione degli ia ambiti territoriali e illustrazione delle immagini che li ritraggono. Strumenti Pc, proiettori lcd, lavagne a fogli mobili Personale Esperto nelle produzioni alimentari impiegato Esperto gastronomo MODULO n. 3 Laboratori di degustazione Obiettivi Conoscere: i sistemi e le tecnologie di produzione, conservazione, maturazione confezionamento dei prodotti alimentari le caratteristiche organolettiche dei prodotti che individuano gli elementi di tipicità gli abbinamenti che valorizzano i vari prodotti Contenuti • i sistemi di produzione la morfologia dei prodotti le caratteristiche di odore e sapore le preparazioni alimentari gli accostamenti ad altri piatti o alimenti Metodologia Laboratorio di presentazione dei prodotti, di preparazione e di degustazione Strumenti Laboratorio cucina attrezzata per la cottura e l’assaggio dei prodotti Personale Esperto nelle produzioni alimentari impiegato Esperto eno-gastronomo c) SIMULAZIONE SUL TERRITORIO Evento e convegno L’attività finale di trasferimento delle tradizioni e realizzazione pratica di quanto appreso durante l’attività laboratoriale, viene sintetizzata nell’organizzazione di un evento, al quale parteciperanno le sei comunità coinvolte. In una data da definire, i partecipanti al corso preparano un menù composto da piatti tradizionali. Ogni giovane identificherà i piatti tra quelli tipici del comune di provenienza. Questo evento verrà reso pubblico e uniformato sotto un nome condiviso di, ad esempio, “I saperi dei sapori”. In questa occasione le sei comunità coinvolte potranno degustare dei piatti che verranno garantiti, in virtù delle caratteristiche identificative di un prodotto simile, come tradizionalmente e tipicamente connotati. Lo scopo è quello, attraverso una attività di divulgazione, che vedrà il suo momento clou in un convegno di presentazione sui risultati delle ricerche condotte, di promuovere, da una parte, la cultura della valorizzazione dei prodotti tipici locali nell’ambito della ristorazione e, dall’altra, di incentivare l’attenzione da parte di una clientela attenta alla qualità e alla tipicità dei prodotti. 10 Il fine ultimo resta, comunque, quello di attivare una simulazione pilota che possa dare risultati significativi in vista dell’organizzazione di simili eventi istituzionali. Quanto sopra indicato come Evento, sarà anticipato da un Convegno nel quale verranno presentati i risultati delle ricerche che sono state condotte sui temi dell’alimentazione tradizionale, sulle produzioni alimentari tipiche e sulle politiche e metodologie di valorizzazione di tali prodotti. Allo stesso tempo, verrà dato risalto all’iniziativa “Il sapere dei sapori”, nel corso del quale verranno presentati i menù offerti da ogni giovane corsista, con le indicazioni delle caratteristiche dei piatti e dei prezzi al pubblico. 11