Dicembre 2015 - Centro di solidarietà onlus il Ponte Civitavecchia

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Dicembre 2015 - Centro di solidarietà onlus il Ponte Civitavecchia
La Freccia
IL PONTE
CENT RO DI SOLIDARIETA'
“IL PONTE-Centro di Solidarietà Onlus” dal 1978
O.N.L.U.S.
Via Amba Aradam n.25 0766/35780-500685 Civitavecchia dicembre 2015
Natale: torniamo a credere...
Fede, fiducia, credere...crederci sono ciò che danno
veramente senso alla nostra vita, che altrimenti sarebbe
passiva sopravvivenza, senza luce nel buio, roccia a cui
aggrapparsi nella tempesta, un lasciarsi sopraffare dalla
disperazione.
Credere... INCONDIZIONATAMENTE, è amore,
eterna speranza, riserva infinita di fiducia.
E’ una corsa senza ostacoli, un sasso lanciato nell’acqua che toccherà il fondo senza impedimenti; è una linea senza interruzioni; un cerchio che si chiude, un ciclo
che si compie senza intralci; è garanzia, certezza di risultati.
Credere è gratitudine per ciò che non è ancora accaduto, ma accadrà; è non mollare
mai, non scoraggiarsi ma vedere le “sconfitte” come temporanee non riuscite.
Credere è non temere, non preoccuparsi ma affidarsi; non farsi condizionare dalle apparenze, ma decidere di cambiarle; è non farsi comprare dall’urgenza del tempo ma saper
aspettare e continuare a perseverare, è sogno, fantasia, curiosità…
E’ vincere una sfida, strappare sorrisi; risolvere un problema, annaffiare un fiore, donare, godere per la felicità altrui ed essere uniti al loro cuore e condividerne le emozioni anche quelle negative.
E’ essere innamorati della vita, dell’aria che riempie i polmoni, della luce che illumina
il giorno, dell’acqua che disseta, è esserci, essere e non avere.
Credere è vedere la propria evoluzione, costruirla; è essere consapevoli della propria
crescita ma anche delle proprie sconfitte ed accettarle.
E’ aiutare gli altri a sorridere, ad affrontare i propri ostacoli, a rinascere. Credere è
nello sguardo di tutti coloro che, dopo le tempeste della vita... rinascono.
Ovviamente al credere deve seguire l’azione che si fa presenza, ascolto, vicinanza, coerenza, moderazione, determinazione, saper fare un passo indietro, saper dire “ho sbagliato”
e chiedere scusa...e ancora...e ancora.
L’augurio per questo Natale? Tornare a credere Gabriella
Serene feste da Don Egidio, i ragazzi, le mamme, i bambini, operatori e volontari.
Il Ponte-Centro di Solidarietà
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Il distacco come rinascita (tratto da un elaborato scolastico)
“Distacco”… il suo significato può essere inteso in molti modi diversi ed avere infinite sfaccettature: malinconia, abbandono, partenza…
Può essere visto anche come viaggio interiore, con domande e scelte che ci portano a prendere
strade diverse nella vita o ad uno stravolgimento di essa facendoci allontanare da luoghi, abitudini,
persone e dal proprio “pensiero”.
Nella mia vita mi sono trovato davanti ad un bivio: stare fermo ed affogare nelle mie paure o iniziare un percorso su strade buie senza sapere dove si va.
Ho scelto la seconda strada, andando verso l’ignoto ed abbandonando una parte di me che mi dava sicurezza.
Ho lasciato la famiglia, la casa, il lavoro, gli amici, le abitudini mettendo in discussione tutto ciò
che avevo fatto nella mia vita…dentro una sensazione di vuoto e di fallimento ma allo stesso tempo una gran voglia di distaccarmi da quella parte di me che non volevo più accettare e che tanto mi
faceva soffrire
All’inizio è stato difficile: la strada che avevo abbandonato, anche se brutta la conoscevo e questo mi dava sicurezza, mentre quella nuova era sconosciuta, piena di incognite ed avevo il timore
di perdermi.
Oggi che mi trovo quasi alla fine del “viaggio” guardo
indietro e mi accorgo di quanta fiducia è stata necessaria
per arrivare alla meta!
La cosa più bella? E’ accorgermi che è fondamentale
riuscire a capire dove si vuole arrivare e puntare dritto
alla meta.
E’ necessario inoltre considerare che nella vita, spesso,
la meta cambia e dobbiamo, pertanto, essere pronti a
cambiare direzione altrimenti rischiamo di restare fermi senza sapere più dove andare.
Da sempre l’umanità si è spostata, ha cercato luoghi nuovi dove vivere, ha cambiato il proprio
stile di vita, di agire, di essere, di sentire…rinascendo pertanto il distaccare fa parte della natura
umana dell’uomo e non se ne può fare a meno. Valerio
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Il Ponte-Centro di Solidarietà
Un altro Natale… un Natale diverso…
Riflessioni di due mamme del programma “Coccinella”
Dall’anno scorso ad oggi siamo cambiate noi tutte, quelle
che eravamo lì.
Quel giorno abbiamo messo in discussione i nostri sbagli,
lavorato su noi stesse e le nostre difficoltà.
L’anno scorso il regalo di Natale più bello lo avevo ricevuto già...mi avevano ridato mia figlia... però questo non
mi bastava, e in questo hanno lavorato sodo soprattutto
per me.
Creare relazioni sane e costruttive e non distruttive.
So che questo Natale sarà diverso... lo era anche l’anno scorso, ma non l’ho apprezzato più
di tanto.
Ad oggi sto bene con me con le mie compagne di cammino, siamo un gruppo affiatato, condividiamo successi e difficoltà, mi fido di ciò che mi viene detto e riesco ad essere oltre che
figlia anche una mamma..
La mia famiglia e Leonardo, neanche quest’anno saranno con noi a Natale... ma sono certa
che mi basterà chiudere gli occhi e pensare che loro...e saranno tutti qui con noi.
Auguri Erika
Se penso al Natale dell’anno scorso, penso che ero triste e rassegnata, ma con nel cuore e
nella testa una promessa fatta a mia figlia prima che ci dividessero.
Quella che un giorno io e lei saremmo ridiventate una cosa sola.
Ho lottato tanto, il primo anno è stato doloroso e faticoso; pensavo di non farcela.
Ma poi giorno per giorno mi sono fortificata e tante cose in me sono cambiate, soprattutto il
modo di pensare e di vedere le cose.
A distanza di due anni io e mia figlia siamo di nuovo insieme; forti più che mai per raggiungere il nostro traguardo e la nostra serenità. Il mio programma mi ha insegnato che nella vita
non bisogna mollare mai, mai… soprattutto per le persone che ami.
Questo Natale sarà ancora più ricco di emozioni. Emozioni diverse dall’anno scorso.
Ora la tristezza se né andata via da me. Cammino a testa alta, sapendo di aver fatto la cosa
giusta. Silvia
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Parigi: riflessioni dei ragazzi e delle ragazze della Comunità
“Questi non sono mussulmani ma degli ignoranti! La mia fede professa
solidarietà, aiuto ed amore tra la gente! Io non condivido e non accetto
quanto stanno facendo contro le persone, colpiscono chi non c’entra
nulla”.
Così esordisce, con il suo italiano a volte incerto, uno dei ragazzi mussulmani, ospiti del programma, con il quale ho scambiato delle riflessioni su quanto sta accadendo in Europa.
E’ un ragazzo che appena tredicenne, da solo, è arrivato in Italia, a Lampedusa, con il
“barcone”, mi colpisce molto la sua determinazione nel condannare quanto sta accadendo e la sua
lucidità nel descrivere quella che secondo lui è la situazione reale.
“Queste persone, nate in Europa, hanno studiato, vissuto come vivono gli occidentali, non conoscono cosa insegna veramente il Corano ed usano il nome di Dio solo per paura e per placare i
propri sensi colpa”.
“...sono plagiate ed usate da politici o da chi ha interessi economici, sono addestrate ad incutere terrore...il terrore serve...é una forma di controllo...la gente deve sentirsi sotto assedio, impaurita, solo così la controlli meglio…”.
Amareggiato sottolinea anche la mancanza di volontà di risolvere veramente il problema,
ed ancora: “Non si deve cedere alla paura, al sospetto continuo nei confronti di chi mi vive accanto, io so cosa significa, sono scappato da tutto questo e mi spaventa solo l’idea che quando uscirò
da qui, la gente sospetterà di me per il solo fatto che sono mussulmano!”.
Interviene anche I. “ ormai si è innescato un meccanismo di morte senza fine...é stata uccisa
gente inerme che cercava di vivere liberamente la quotidianità...la musica... lo sport, la risposta a
tutto questo qual è stata? Stanno bombardando ed uccidendo altri bambini, donne, anziani che
non hanno nessuna colpa”.
“Questo non risolverà certamente i problemi, anzi li amplificherà, ma sono consapevole che
tutto ciò serve a coloro che, senza vergogna e dietro le quinte, che fanno scempio e “commercio”
della vita altrui, gente che ha interessi economici forti che non da nessun significato alla vita degli
altri.”
“Io però non voglio lasciarmi spaventare, voglio continuare a vivere, a sperare, a sognare e costruire il mio futuro condividendolo in pace con tutti coloro che appartengono ad altre culture...religioni...nazioni”.
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Gabriella
Il Ponte-Centro di Solidarietà
Diamo un significato al Natale
Un altro Natale è alle porte...tanti ricordi alla mente...la fanciullezza quando tutto era bello, la giovinezza e indietro con la memoria al lontano dicembre del 1969...Torino, dopo l’Accademia
Militare.
E’ un ricordo che si presenta di continuo senza cercarlo, chissà
perché?... l’insegnante di Sociologia e Psicologia Militare, prima
della licenza natalizia ed una domanda: “Cos’è il Natale per
voi?”.
Le risposte convenzionali, ma non era ciò che si aspettava e ci disse: “è gioia nei cuori che nasce
ogni volta che incontriamo una persona con la quale instauriamo un rapporto di amicizia” .
Tanti anni sono passati... ma quelle parole sono rimaste vive in me, la vita mi ha regalato infiniti
incontri e posso dire che il mio insegnante aveva ragione!!!
Giunto al Reparto ho incontrato tanti giovani “soldati”, bersaglieri, con tanti problemi, il mio
compito era quello di formare uomini che avrebbero contribuito a rendere migliore la società.
Il legame costruito, giorno per giorno, con loro non si è perso e con molti sono ancora in contatto
e spesso ci incontriamo nei vari raduni dei bersaglieri in congedo.
Ogni incontro è gioia reciproca e loro, ora uomini maturi, si confidano con me come facevano un
tempo… li ascolto con lo stesso interesse di allora e provo tanta soddisfazione.
Un incontro dopo 25 anni e...“Chi semina rose raccoglie profumo”... ecco la gioia: quanto seminato ha attecchito, “...una goccia nel mare, ma se non ci fosse... al mare mancherebbe” (Madre Teresa di Calcutta).
Poi, dopo tanti anni di servizio la pensione ed “Il Ponte”, come volontario ormai da sette anni.
Ogni mattina mi fermo a guardare i nostri ragazzi che giocano nel cortile, i loro visi richiamano
alla mente i giovani in divisa incontrati ai quali ho cercato d’insegnare che la disciplina non è costrizione ma unicità d’intenti, il raggiungere obiettivi comuni; legame che unisce le persone.
Proprio come lo slogan del nostro Centro “Insieme si può, insieme è meglio”.
Torniamo all’affermazione sul Natale del mio insegnante...una certezza: il Natale costella la nostra esistenza! E’ vero!...perché è Natale ogni volta che sorridi e tendi la mano ad un fratello; quando speri con quelli che disperano nella povertà fisica e spirituale.
Dobbiamo essere disposti a dimenticare ciò che facciamo per gli altri e ricordare ciò che gli altri
fanno per noi; disposti a non lamentarci di come va il mondo e cercare intorno a noi un luogo per
seminare il nostro granello di Speranza e Felicità.
Finché gli egoismi della vita, finché la pace sarà una fame insaziata, finché non avremo sradicato
la violenza e l’indifferenza dalla nostra civiltà non sarà Natale e Gesù non rinascerà.
Ma se siamo disposti, pure per un giorno solo, a fare queste cose, allora si che per noi il Natale
durerà per tutto l’anno. Buon Natale a tutti! Antonio (volontario)
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Il Ponte-Centro di Solidarietà
Una cena per te
Forse tutto è iniziato dopo aver partecipato alla settimana dei genitori in
C.T. quando abbiamo compreso di quante necessità abbia bisogno la “casa” che
accoglie i nostri figli, forse dopo l’appello di un volontario a raccogliere fondi,
o forse perché dopo mesi d’incontri e plenarie trascorse con altri genitori, ragazzi, operatori, sentiamo la comunità come “nostra”, casa e famiglia.
Quando abbiamo “pensato” la cena di beneficenza per “Il Ponte”, non è stata
l’organizzazione della cucina a preoccuparci (sapevamo di poter contare sulle sapienti mani di nonna Pia), quanto più
di riuscire a trovare un discreto numero di partecipanti. Ma... dopo alcuni messaggi agli amici più stretti, parenti più
cari, colleghi, ci siamo accorti che questo non sarebbe stato un problema, così la sera del 17 ottobre, 180 adulti e 35
bambini si sono seduti attorno a lunghe tavolate per la “1° Cena di beneficenza per Il Ponte”. Il problema vero?
non poter accontentare tante persone che volevano partecipare; molti, comunque, hanno voluto esserci” lo stesso lasciando offerte e dolci. A tutti abbiamo donato la “filosofia” spiegandone il senso ed invitandoli a farla propria.
Perché tanta partecipazione? Perché valori come la solidarietà resistono vincendo su egoismo ed indifferenza,
anche se va detto che è più facile rispondere agli appelli d’aiuto per cause quali povertà, disabilità, malattia… quando
ci si muove attorno alle droghe la reazione è: “te la sei cercata...con quella famiglia...amici...carattere!”.
Per noi non è stato così, ci piace pensare che la nostra iniziativa ha avuto successo perché abbiamo scelto di “non
fare finta, non mentire”, abbiamo condiviso con gli altri che “...i nostri figli e noi genitori abbiamo un problema”.
Questo prima ha generato sgomento poi ascolto, sostegno, incoraggiamento, lacrime asciugate, gioia nelle vittorie.
Raccontare la verità, paure, fragilità è stata una scelta di valore, non esente dal dolore...poi capisci che oggi camminiamo sulla stessa strada dei nostri figli. I giorni successivi… non eravamo noi a ringraziare chi aveva partecipato
ma loro noi per aver potuto vivere momenti veri, emozionanti... e ci si accorge che nella solidarietà che nasce dalla
vera pietà, il confine tra chi dà e chi riceve sparisce. Lucia mamma di Simone
Natale 2015
Quando Gabriella mi ha chiesto di scrivere per il giornalino di Natale, ho pensato: “...ancora? E cosa potrò dire di
non già detto?” Perché a volte le parole suonano vuote e si rischia di scrivere inutili banalità.
Gabriella suggeriva di riflettere sul senso del crederci, affidarsi, della fiducia...che vuol dire fidarsi di qualcuno?
Posso raccontare di alcuni Natali (molti in verità) passati in Comunità: Tuscania, seduti vicino al camino, con il ceppo che bruciava e i ragazzi, solo sei, che ti si stringevano intorno e si chiacchierava… al Cerro, aspettando Babbo Natale, nel salone oscurato da buste nere e con qualche candela accesa e fuori nevicava; nella nuova Comunità, con i
muri senza intonaci e la nuvoletta di vapore che usce dalla bocca. Ma questo che c’entra con il credere, la fiducia?
C’entra perché, nei momenti belli ma anche dolorosi (e sono stati tanti!) ci ha accompagnati poterci affidare a Don
Egidio, forte della sua integrità e onestà; l’uno all’altro, che crediamo e condividiamo identici valori.
Questo sentire passa ai ragazzi, alle famiglie, perché se io ci credo, prima o poi anche tu ci crederai...e questo fa bene.
Per me credere e fiducia vuol dire poggiarmi a Dio, sapere che non mi abbandona, e che ancora una volta questo
Natale, nasce per me, le nostre famiglie, tutti… gli ultimi, rinnovandoci. Che questo Natale, credenti o no, ci aiuti a
non abbandonare la speranza, la fiducia e faccia crescere in noi l’amore per la vita. Buon Natale di cuore Maura
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Il Ponte-Centro di Solidarietà
Perché continuare a credere?
Al giorno d’oggi non possiamo più permetterci di rimanere nascosti dietro parole vuote a cui
non associamo alcun significato.
Abbiamo desiderio di concretezza in un mondo che corre dietro falsi miti e una sete di avere
tutto e subito, dove ci ritroviamo persi a rincorrere una falsa proiezione di un io che in fin dei
conti ci assomiglia ben poco.
Ignoriamo il senso pieno e tangibile di valori come condivisione, aiuto, ascolto e soprattutto
dialogo finché non veniamo in contatto con lo sguardo di chi disperatamente è alla ricerca di
senso effettivo e immediato.
L’incontro con l’altro è la risposta a tutte le nostre domande, è il primo seme piantato tra zolle
aride di acqua e di vita.
La zattera che ci accoglie spaesati diventa pian piano un luogo accogliente e familiare perché
accanto a me ho chi mi ripete, come dice una nota canzone, “Credo negli essere umani che hanno il coraggio di essere umani”.
Ecco che così riusciamo a riempire giorno dopo giorno, con motivazione e forza di volontà,
quei valori apparentemente vuoti che non riuscivano a suscitare in noi un briciolo di emozione.
Incontrando l’altro riusciamo ad abbattere muri che prima credevamo insormontabili, una somma algebrica di due io genera un noi ricco di una straordinaria concretezza dove ogni cosa è condivisa perché reale e viva.
Ecco che insieme parole come credo o spero si personificano in sorrisi che
non ci saremmo mai aspettati di dare o di ricevere.
“Prendi la mano e rialzati tu puoi fidarti di me, io sono uno qualunque,uno
dei tanti uguale a te” in questi versi c’è tutta la potenza rivoluzionaria del noi:
la fiducia e l’uguaglianza.
La condivisione genera inevitabilmente fiducia perché mi accorgo che ci mi
sta accanto e mi tende la mano ha sete di vita tanto quanto me e per riuscire
nell’intento è necessario abbattere le barriere di silenzio che ci dividono.
Perché quindi continuare a credere? Semplice: perché l’altro è il simbolo vitale di quella speranza che si alimenta ogni giorno con l’incontro di due volti.
Solo per questo vale la pena continuare a credere e sperare per cui non smettiamo mai di farlo.
Buon Natale di condivisione e di incontro.
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Roberta (volontaria)
Il Ponte-Centro di Solidarietà
I nostri appuntamenti
19 dicembre: h. 10,30 presso l’Auditorium della Comunità (Via Veneto n.30/c) S. Messa Celebrata dal Vescovo Sua Ecc.za Mons. Luigi Marrucci.
h. 17,00 presso la Comunità (Via Veneto n.30/c) a cura dei ragazzi ospiti “Presepe vivente”.
19/20 dicembre il gruppo di associazione di volontariato del
territorio “Il volontariato promuove la vita” organizza per il 2°
anno la manifestazione “Villaggio di Babbo Natale” nel quale
saranno svolte attività culturali e di animazione.
31 dicembre presso l’Auditorium della Comunità (Via Veneto
n.30/C) 12° “Capodanno di Solidarietà”, saranno accolti dai
nostri ragazzi persone che vivono condizione di solitudine ed emarginazione, per trascorrere
una giornata in allegria e serenità.
5 gennaio “Befana di Solidarietà”, “Donne per le Donne” le ragazze e le mamme dei nostri programmi incontrano le Suore della Carità presso la loro Casa di Riposo in Civitavecchia.
AIUTACI A COSTRUIRE IL NOSTRO FUTURO...
- 360 ragazzi de IL PONTE hanno ripreso/concluso positivamente il percorso scolastico. Scuola (anni scolastici 1993/2015): Lic. Media Inf. 14; Idoneità 49; Maturità
183; Università 61 di cui Laureati 32; Pre-Formazione Prof.le 53.
- 6 mamme in programma hanno frequentato corsi professionali d’avviamento al lavoro (cucina e pasticceria: 2; pizzaiolo: 1; sartoria: 1; op. Autocad: 1; op. OS: 1).
Tutto ciò richiede un grande impegno da parte nostra, anche economico, aiutateci a
fare di più sostenendo il Progetto di formazione “IL MIO FUTURO”:
• Borse di Studio euro 1.000;
• Borse di Avviamento al Lavoro euro 3.000 destinate ai ragazzi/e, ed alle mamme
del programma.
Chi vuole dimostrare la sua solidarietà può fare un versamento, anche piccolo su:
CONTO CORRENTE POSTALE N.1023902362
CONTI CORRENTI BANCARI:
Intesa Sanpaolo Spa, sede di Civitavecchia, IBAN IT 29UO306939042100000000658
Banca Credito Cooperativo Roma, Ag. 59 di Civitavecchia, IBAN IT 11M0832739040000000005959
Intestati a “IL PONTE Centro di Solidarietà Onlus” Civitavecchia
Per inviare articoli, riflessioni, e-mail:
[email protected]
Sito Web: www.ilpontecivitavecchia.it
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Il Ponte-Centro di Solidarietà