Esperienze innovative di polizia giudiziaria nella sorveglianza e
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Esperienze innovative di polizia giudiziaria nella sorveglianza e
Convegno della Polizia Provinciale di Genova Innovazioni e Soluzioni Tecnico- Operative nell’Attività di Polizia Ambientale Genova 29 marzo 2007 Esperienze innovative di polizia giudiziaria nella sorveglianza e tutela delle aree protette. di Guido Baldi Premessa L’attività di Polizia Giudiziaria all’interno dei vasti e complessi territori delle Aree Naturali Protette riveste alcuni caratteri di oggettiva complessità e pone dei limiti notevoli all’operatività degli addetti alla vigilanza. L’innovazione tecnologica negli ultimi decenni è stata particolarmente rapida specialmente nel settore delle telecomunicazioni e del controllo satellitare. Basti pensare al fatto che fino a 20 anni fa non esistevano i sistemi di telefonia cellulare e i satelliti erano esclusivamente di utilizzo militare. Oggi tutti noi usufruiamo quotidianamente della rete radiomobile, dei sistemi di navigazione satellitare, della rete internet. Però gli addetti alla vigilanza ben conoscono e fanno i conti con il limite applicativo di numerose tecnologie laddove manca la ricezione del segnale e in assenza di corrente elettrica o di reti telefoniche fisse. Molti Corpi di Polizia utilizzano in ambiti urbani vari sistemi di “intercettazione ambientale” e di “monitoraggio ambientale” basati sulle più moderne tecnologie che hanno sempre più miniaturizzato e potenziato le capacità di telecamere, microfoni, sistemi di rilevamento satellitare. L’applicazione di tali apparecchiature elettroniche sta progressivamente estendendosi anche ad indagini di p.g. in campo ambientale, alcune Procure della Repubblica si avvalgono di Ditte specializzate come consulenti di riferimento proprio nella predisposizione di sistemi complessi di intercettazione e monitoraggio. I problemi nascono nell’utilizzo in ambienti naturali di tali apparecchiature che ha spesso necessità di ricezione della rete radiomobile, di alimentazione a corrente elettrica 220 volt, di copertura satellitare. Negli ambienti naturali di Parchi e Riserve naturali spesso i Guardiaparco si trovano ad operare in territori montuosi, dove manca il segnale dei cellulari, in ambienti boscati dove non c’è la copertura dei satelliti del sistema GPS, dove manca ovviamente la rete telefonica ed elettrica, dove occultare ed impermeabilizzare delle apparecchiature elettroniche è problema di non poco conto. Intento di questo lavoro è presentare alcune soluzioni tecniche praticabili per indagini di polizia giudiziaria in aree naturali protette. Reati ambientali e tecniche operative Nelle Aree Naturali Protette italiane si verificano una serie di fattispecie criminose abbastanza frequenti nelle seguenti tipologie di reati ambientali: 1) Bracconaggio e reati contro la fauna; 2) Abusi edilizi e reati contro il paesaggio; 3) Reati in materia di rifiuti; 4) Incendi boschivi dolosi e colposi Per tutte le tipologie sopra menzionate l’utilizzo di sistemi di “monitoraggio ambientale” potrebbe costituire un notevole vantaggio operativo. Nell’attività tradizionale di vigilanza svolta dai Guardiaparco italiani sono utilizzate per il controllo del territorio dei servizi di pattuglia in mezzo fuoristrada e a piedi e la tecnica dell’appostamento, solo in rari casi ci si avvale anche dei pedinamenti. Sicuramente i maggiori risultati in termini di individuazione dei responsabili di vari reati si possono ottenere con gli appostamenti. Gli appostamenti prevedono molto personale impegnato dall’alba al tramonto su siti particolari (ad esempio in prossimità di trappole per fauna selvatica, presso aree frequentate da bracconieri, presso siti di discarica abusiva, etc); tale attività sottopone il personale a turni massacranti spesso in condizioni disagevoli (freddo, caldo, vento, pioggia, neve), senza contare che la mimetizzazione del personale deve essere ottima, così come deve essere efficiente e discreto il cambio del personale sul sito onde evitare che tutto il lavoro venga vanificato perchè i criminali si accorgono della presenza degli operatori. In molti casi si potrebbe quindi andare incontro ad un esito infruttuoso e frustrante. Una soluzione operativa Nell’ambito dell’attività svolta dai Guardiaparco della Riserva Naturale Lago di Vico si è presentata la necessità di provvedere al controllo degli impianti di cattura per cinghiali. In seguito ad alcuni casi di danneggiamento aggravato alle strutture della Riserva Naturale la Procura della Repubblica di Viterbo ha commissionato una serie di preventivi a ditte specializzate al fine di mettere in atto un sistema di videocontrollo. Purtroppo nonostante le sofisticate strumentazioni utilizzate, l’orografia complessa dei luoghi e soprattutto la presenza di ostacoli alla trasmissione radio (ovvero l’enorme massa legnosa di faggi secolari) non hanno permesso la realizzazione di tale sistema di video controllo. Si è quindi pensato all’utilizzo della telefonia cellulare con i nuovi sistemi che permettono di inviare immagini e filmati, ma si è dovuto fare i conti con l’assenza di segnale di molti siti, pertanto è stato progettato e realizzato un sistema di videoregistrazione portatile che ha dato positivi risultati e che può essere applicato in numerose situazioni pratiche. Il sistema realizzato in via sperimentale si basa sulla possibilità di registrare un filmato tramite una microtelecamera e salvarlo su un hard disk portatile di piccole dimensioni che può arrivare ad immagazzinare fino a circa 50 giorni dall’alba al tramonto. Mentre in passato con i sistemi di videoregistrazione VHS le apparecchiature erano molto ingombranti e soprattutto rendevano indispensabile la presenza della corrente elettrica, oggi la possibilità di realizzare file digitali rende possibile a costi contenuti realizzare dei sistemi di registrazione molto efficaci. Invece di avere un estenuante presenza di personale sul territorio con i rischi che venga notato dai criminali il movimento di persone in loco, basta ora installare il sistema e quindi verificare saltuariamente lo stato dei luoghi, in presenza di elementi di mutamento in loco sarà sufficiente visionare il filmato per poter identificare i responsabili. Tale sistema può essere moltiplicato secondo le esigenze e quindi venire installato per periodi più meno lunghi e controllato periodicamente. Esiste il limite della necessità di recarsi sul posto sia per costatare eventuali accadimenti sia l’impossibilità di un avviso immediato in caso di “azione” e quindi la possibilità di far scattare gli elementi della fragranza di reato. Il sistema registra comunque data e ora dei fatti e quindi permette la ricostruzione cronologica degli accadimenti. Descrizione tecnica Il sistema è costituito da un Hard Disk portatile che nel caso del prototipo realizzato è un Archos Pocket Video Recorder AV400 della capacità di 100 Gb equivalenti a 52 giorni di registrazione 24 su 24 con la possibilità di scaricare dati tramite collegamento con cavo diretto, oppure in modo remoto tramite dispositivo USB o memory card Compact Flash. Foto n. 1: Archos Pocket Video Recorder AV L’apparecchiatura di registrazione è alimentata da una batteria al piombo da 12 volts della capacità di 7,2 ampere che è stata verificato poter alimentare il sistema per 5/7 giorni, quindi va ricaricata o sostituita con altra batteria carica, a seconda della necessità di tempo possono essere utilizzate batterie di maggior amperaggio. La telecamera utilizzata può essere di tipo con trasmissione in remoto e alimentazione secondaria a batteria propria oppure più utilmente con alimentazione a filo che utilizza la stessa batteria del sistema principale. Sono state sperimentate varie tipologie di microcamera e a secondo delle esigenze si può ricorrere a telecamere anche per la visione notturna con luce ai raggi infrarossi, oppure limitare i tempi di registrazione alle ore diurne e quindi utilizzare una telecamera semplice. Nel prototipo è stata utilizzata una telecamera con sensore CMOS alimentata a filo tramite il sistema principale e trasmissione radio del segnale. Foto n. 2: Microtelecamera con sensore Cmos e microfono incorporato, l’impermeabilizzazione è realizzata tramite la semplice custodia di un rullino fotografico, l’apparecchio è munito di antenna per la trasmissione e il cavo di alimentazione. Nel caso del prototipo con trasmissione via radio è stato utilizzato un ponte radio Radio AV Receiver a 2,4 ghz che ha manifestato una buona efficienza fino a 15/20 metri anche se richiede una sintonizzazione abbastanza complessa. Pertanto è stato realizzato un secondo prototipo con trasmissione a cavo. La soluzione a cavo pone ovviamente i problemi di occultamento del cavo stesso, mentre le soluzioni in trasmissione radio possono agevolmente essere installate ovunque dovendo occultare semplicemente la microcamera e installare in contenitore del sistema sottoterra in una piccola buca. In sistema completamente in remoto richiede comunque l’alimentazione autonoma della microcamera e quindi la necessità di occultare la stessa nei pressi della telecamera oltre che ponendo un limite temporale all’autonomia della telecamera stessa. Foto n.3: Ponte radio Radio AV Receiver a 2,4 ghz alimentato a 12 volts. Al fine della installazione e impermeabilizzazione del sistema è stata utilizzata una scatola in PVC del tipo da quadri elettrici delle dimensioni 30X20X15 di facile reperimento con chiusura sigillata all’interno della quale viene fissato hard disk, batteria e ponte radio oltre ai cablaggi. Il contenitore può essere efficacemente posto sotto terra in quanto in grado di ricevere il segnale anche 20 – 30 cm sotto terra oppure tramite cavo. Per evitare un eccessivo surriscaldamento si consiglia non utilizzare contenitori eccessivamente ridotti e per evitare condensa o umidità si consiglia di porre all’interno bustine di silicagel. Foto 4 e 5: Il sistema nella scatola aperto e chiuso facilmente trasportabile e di facile apertura e chiusura. Riferimenti normativi Premesso che sarebbe sempre auspicabile che indagini di Polizia Giudiziaria vengano compiute nel più stretto coordinamento con la magistratura inquirente che dovrebbe sempre essere informata di quanto messo in opera dalla polizia giudiziaria, od eventualmente svolgere le attività di video sorveglianza come atti delegati; si è ritenuto dover specificare alcuni riferimenti normativi in particolare il decreto legislativo 30 giugno 2003 n. 196 “Codice in materia di protezione dei dati personali” cosiddetta legge sulla Privacy e successive modifiche. In particolare occorre tener presente che quanto previsto dalla legge in termine di conservazione ed utilizzo delle immagini da parte dei privati è derogato per quanto riguarda le indagini di P.G. (vedi art. 53 della legge 196/2003) , quindi non è necessario inoltrare richiesta al garante della Privacy (art. 9), non è necessario rende edotto l’interessato della possibilità di accedere alle informazioni (art. 10 ) non è necessaria la previa informativa agli interessati (art. 13) non è obbligatoria la distruzione dei dati (art. 16) non è necessaria autorizzazione al trattamento dei dati (art. 20) non occorre notificare al garante il trattamento di biometrici (art. 37). Conclusioni Nella speranza che tali metodologie si diffondano e vengano migliorate sempre più nell’efficienza e nell’applicatività, l’autore resta a disposizione per eventuali chiarimenti tecnici e legislativi in merito. Sicuramente i risultati ottenibili sono notevoli anche se una eccessiva diffusione di tali sistemi potrebbe portare ad adeguate contromosse da parte dei criminali che potrebbe attivamente ricercare e rintracciare i sistemi, ma anche semplicemente adottare accorgimenti per diventare non riconoscibili (maschere, passamontagna, etc) in modo da vanificare l’utilizzabilità dei filmati. Associazione Italiana Guardie dei Parchi e delle Riserve Naturali Sede Nazionale: c/o Riserva Naturale Regionale Lago di Vico Via Regina Margherita, 2 01032 Caprarola (VT) Tel. 0761.647444 – fax 0761.647864 web: www.aigap.it - www.guardiaparco.it email: [email protected]