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Fulvio Fraternale
IL SÈ E LA COSCIENZA
LA SFERA PSICHICA
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LA COSCIENZA PER LA PSICOLOGIA
La coscienza acquisita = Super Io
La coscienza innata = Sè
Il SE’ è il nucleo centrale della psiche.
La psiche viene generalmente suddivisa in una parte conscia e una
inconscia.
La parte inconscia viene a sua volta suddivisa in tre livelli: inconscio
individuale, inconscio collettivo e inconscio biologico.
Inoltre, oltre all’Io, centro della parte cosciente, sono individuate altre
energie psichiche come il Super Io e il Sé.
Il Super Io è il codice morale acquisito.
Il Sé la coscienza morale innata.
“Il Sé è il principio interiore guida distinto dalla personalità conscia.
E’ il centro regolatore e di sviluppo della personalità.
E’ una possibilità innata che emerge e si rivela completamente entro
l’intero arco della vita, e nella misura in cui l’io accoglie i suoi impulsi e
li realizza.
L’individuo si realizza nella misura in cui il suo io accoglie i messaggi
del Sé.” (Jung)
Questo sviluppo psichico Jung lo chiamò processo di individuazione:
simile ad un cammino nella verità, o ad una via di perfezione con le sue
varie tappe (tre livelli inconsci = tre vie di perfezione – Itinerarium
mentis in Deum). (San Bonaventura)
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Prima di Jung si ebbe una conoscenza intuitiva dell’esistenza di questo
centro della Psiche.
I Greci: Socrate lo chiamò “daimon” intimo dell’uomo.
I Romani: il genius innato in ogni individuo.
Gli Egizi: l’anima di Ba.
Pascoli: il Fanciullino
Indiani Naskapì del Labrador: Mista-peo = Grande uomo, voce interna,
compagno intimo.
Menzogne e disonestà allontanano il Grande uomo dell’ìntimo, mentre
l’amore per il prossimo, per gli animali e la generosità, lo rendono più
loquace, intenso, e i sogni sono la sua voce che guida l’indios anche nel
mondo pratico e materiale.
Gli antichi si lasciano guidare dai sogni: Pietro, Giuseppe, Socrate, ecc.
La voce del Grande uomo diventa più assidua e valida in coloro che
l’ascoltano, diventa meno loquace fino a tacere in chi non l’ascolta.
Pare che l’Io non sia stato creato dalla Natura per seguire i propri
impulsi arbitrari ma per ascoltare il Sé e sviluppare la psiche in tutta la
sua totalità.
L’io cosciente deve illuminare tutto il sistema psichico (tutto l’essere)
portandolo alla luce della coscienza e realizzarlo.
Il Sé contiene tutta la vocazione in potenza della persona, come il seme
contiene tutta la pianta.
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Il Sé contiene il codice psichico genetico della persona, come i
cromosomi contengono il codice genetico del corpo fisico.
Il Sé è il principio programmatore della persona, è la strutturazione
psichica.
Ci rimanda al concetto di “campo strutturatore di forme” della fisica e
della chimica (visualizzato dalla foto Kirlian).
Ci rinvia al concetto di “campo vitale di Bhorr”, di “elan vital” di
Bergson, di onda di vita, di energia psichica, orgonica, odica, pranica; ci
richiama la Ruhac, ecc…
Nel Sé è contenuta la vocazione di ogni individuo. L’Io cosciente deve
scoprirla gradualmente e realizzarla.
La scopre nella misura in cui la realizza.
Vocazione = Inclinazione + attitudine
Inclinazione = Carica affettiva + tendenza
Attitudine = Doti innate preesistenti all’esercizio
Capacità = Attitudine + esercizio
Il Sé conosce fin dalla nascita tutto lo sviluppo psichico della persona,
conosce già come dovrà essere l’individuo, come i cromosomi sanno
come sarà il corpo fisico della persona.
Come i cromosomi lasciano partire gradualmente i loro ordini per la
costruzione del corpo fisico, anche il Sé lascia partire gradualmente i
suoi messaggi all’io per la costruzione della personalità psichica,
attraverso immagini simboliche, sogni, intuizioni, aspirazioni.
Tutto ciò forma un linguaggio irrazionale. (Linguaggio misticoIntuizione artistica – Intuizione profetica)
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Il Sé non è un’ipotesi astratta, ma una realtà psichica sperimentata e
sperimentabile. E’ il più profondo centro di energie che l’uomo
conosca.
E’ distinto dal cervello e dalla ragione, e quindi, dalla coscienza
razionale.
Alla coscienza razionale trasmette i suoi messaggi affinché l’individuo si
realizzi e agisca per essere.
Il Sé è un quid che sembra sopravvivere alla morte fisica e sembra
anche capace di prevederla. “L’esperienza ci insegna che una forza
soprapersonale (sovrannaturale) opera attivamente in modo creativo.
Si ha talvolta la sensazione precisa che l’inconscio tracci la via da seguire
secondo un disegno segreto.
E’ come se un’entità indeterminata ci guardasse, una entità che non
possiamo vedere, ma che ci vede: forse il Grande Uomo che vive
all’interno del nostro cuore, che esprime le sue opinioni su di noi
tramite i sogni e tanti stimoli.” (Jung - L’uomo e i suoi simboli, p. 162 –
Edizioni Casini)
Questo nucleo vitale entra in gioco solo quanto l’io rinuncia a tutte le
sue deliberate intenzioni, assurgendo alle profondità ed ascoltando.
L’io deve riuscire a seguire pienamente, abbandonandosi senza più
alcun fine e proposito, quell’intimo impulso allo sviluppo.
Occorre far tacere l’io, smascherare il Super Io, per far emergere il Sé.
Vedi: Momo: “Che cos’è la psicanalisi”, p. 55 – Dn. 2. 1, ss
L’identificazione dell’Io con il Super Io impedisce il processo di
individuazione.
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Per Jung l’uomo è uno sforzo di realizzazione del Sé. E’ un cammino di
perfezione, di trasformazione secondo il Sé.
L’Io all’inizio del cammino di liberazione e di individuazione, teme di
sbagliare, di morire e si ribella.
Si giustifica ed accusa gli altri per non cambiare e attiva le resistenze.
Avvertirà questo rifiuto a cambiare con un senso di vuoto, di fallimento
che presto confonderà con il senso di colpa che si formerà in lui.
L’Io deve staccarsi dal Super io smascherandolo, portandolo alla luce
della coscienza.
Il super io è l’uomo vecchio di San Paolo, se non muore non si rinasce.
Chi vuol salvarsi si perderà. Chi vuol salvare il proprio io si perde.
Il Super Io è la morale del mondo e non quella dello Spirito di vita, del
Sé.
Ecco tornati al conflitto tra ragione e cuore, bene e male, mondo e Dio,
uomo e Dio, menzogna e verità.
Il processo di individuazione si realizza in tre momenti:
1. Via purgativa: penetrazione nell’inconscio individuale ed
istintuale: incanalare, sublimare e correggere le energie psichiche
del super Io e dell’ Es.
2. Via illuminativa: correzione e costruzione della personalità in
base agli archetipi dell’inconscio collettivo.
3. Via unitiva: scopertà del Sé e sua realizzazione.
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“Il cervello immateriale (Animo, se psichico) che racchiude in sé “un
nucleo eterno”, il cui sviluppo deve essere il nostro impegno di
vita…Questo nucleo eterno - Sé nel Sé – secondo il medico Coreano
Kim Bougham, avrebbe un sistema fisiologico indipendente espresso
nei meridiani energetici.
Questo sistema interessa anche la formazione delle sostanze di vitale
importanza DNA-RNA.”
LA COSCIENZA PER LA CHIESA
Leggere:
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GS n. 16 “…nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge
che non è lui a darsi…la coscienza è il nucleo più segreto e il
sacrario dell’uomo; dove egli si trova solo con Dio…”
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GS n. 14 “Nella sua interiorità l’uomo trascende l’universo…”
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DH n. 1, 3 “Gli imperativi della legge divina l’uomo li coglie e li
conosce attraverso la sua coscienza…”
-
GS “Sono da onorare e da rispettare il diritto e il dovere di tutti
gli uomini a seguire il dettame della loro coscienza anche se
errano in buona fede”
ESEMPI STORICI
I profeti, i santi e i grandi di ogni religione e popolo hanno saputo
incontrare il divino nella loro coscienza, ma non è una cosa semplice…
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Ebrei: Isaia, Geremia, Mosè, Battista, Gesù…
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Greci: Socrate, Platone, Orfeo, Pitagora…
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Indiani: Rama, Krisna, Buddah, i vari maestri…
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Cinesi: Confucio, Lao-Tse…
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Arabi: Maometto, i suffiti…
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Cristiani: San Francesco e i vari mistici confr. Celano.Vita II:
640, cap 24 XXIV. La chiaroveggenza del Santo e la nostra
ignoranza.
“Certo i pagani non conoscono la legge rivelata, ma quando essi
compiono per natura ciò che la legge rivelata, comanda, è come se
l’avessero in se stessi. La loro condotta dimostra che nei loro cuori è
scritto ciò che la legge prescrive.
Quando i pagani che non hanno legge, per natura agiscono secondo la
legge, essi pur non avendo legge, sono legge a se stessi. Essi dimostrano
che quanto la legge esige è scritto nei loro cuori come risulta dalla
testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti che ora
li accusano e ora li difendono.
Così avverrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per
mezzo di Gesù Cristo secondo il mio Vangelo”.
(San Paolo ai Rm 2,14-16)
L’ Esperienza del Sé nell’Induismo
Nell’Induismo abbiamo l’unico esempio nella storia del mondo di un
popolo la cui principale preoccupazione per millenni fu un’intensa ed
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interminabile ricerca di Dio.
Certo, il Popolo Ebraico fu ancor più eccezionale, ma non tanto per
aver ricercato Dio, quanto per essere stato ricercato da Lui.
(Seminarium n. 2/82).
Dalle scritture Indù
“In realtà, all’inizio questo mondo era Brahman. Conosceva solo se
stesso: “Io sono Brahman”. Perciò divenne il Tutto. Gli dèi che ne
furono consapevoli lo divennero anch’essi. E lo divennero pure i
veggenti e gli uomini. Chi sa di essere Brahman diventa questo Tutto.”
(Brihad-aranyaka Upanishad 1,4)
“Veramente tutto questo mondo è Brahman. Adoriamolo dunque senza
timore, come l’elemento da cui proveniamo, come l’elemento in cui ci
dissolveremo, come l’elemento in cui respiriamo.
Questa mia Anima all’interno del mio cuore è più piccola di un chicco
di riso o di un granello di miglio; questa mia Anima all’interno del mio
cuore è più grande dell’atmosfera, più grande del cielo, più grande di
questi mondi.
Questa è la mia Anima all’interno del mio cuore, questo è il mio
Brahman: contiene ogni opera, contiene ogni desiderio, contiene ogni
odore, contiene ogni gusto, abbraccia tutto questo mondo, non parla né
si preoccupa. Partendo da questo mondo entrerò in Lui.”
(Chandogya Upanishad 3,14)
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Inno Veda
Chi è questo Dio che dobbiamo onorare con le nostre offerte?
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E’ Lui quell’aurea sorgente di tutte le cose, l’unico signore
dell’universo mondo, che ha stabilito la terra e sostiene il cielo.
-
Donatore della vita, di forza e di vigore: ad ogni suo cenno
obbediscono gli Dei; padrone della morte, la sua ombra
immortalità.
-
Quello che dominando regge tutto il mondo, il mondo che
respira, che dorme, che veglia; padrone degli uomini, padrone
degli animali.
-
Sono sue le montagne coperte di neve, l’oceano è suo, suo il
fiume sopra il firmamento, le plaghe del mondo, i suoi bracci
abbraccianti l’universo.
-
E’ Lui che dona luce agli spazi e solidità alla terra. Il cielo è stato
steso da Lui, anche l’alto firmamento e i limiti alle sconfinate
regioni eterne li ha stabiliti Lui.
-
Lui sorveglia le acque primeve che portavano i germi del mondo
e il fuoco del sacrificio, l’unico Dio degli Dei, nessun altro pari a
Lui. (Rg. VI, 164,46)
-
“Dall’irreale conducimi al Reale, dalle tenebre conducimi alla
Luce, dalla morte conducimi all’Immortalità” (Brh, Up. I-III-27)
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“Né per i Veda (Legge–Scrittura), né per austerità, né per elemosina, né
per sacrificio si riesce a vedermi in questa forma nella quale tu mi hai
veduto.
Ma solo con indiviso amore, o Arjuna, si può in tal modo conoscermi,
vedermi, anzi penetrarmi fino all’intimo, o Parantapa.”
(Gita XI, 52-54)
“In me concentra il tuo senso interno…chiunque spinto dall’amore mi
immola sia pure una foglia, un fiore, un frutto, l’acqua; tutto questo io
gradisco come un’offerta d’amore che si leva da un cuore puro”.
(Gita)
“Se un peccatore che mi adora con amore pieno indiviso per lui sarà
reputato giusto per il suo buon proposito.
Quanti si rifugiano in me qualunque sia la loro origine siano femmine
vaisia o sudra, conseguiranno anch’essi il supremo bene”.
(Gita)
“Gli ignari dicono che Amore e Dio sono due cose.
Nessuno capisce che Amore e Dio sono la stessa cosa. Quando
capiranno che Amore e Dio sono una cosa sola allora riposeranno
contenti nell’amore di Dio.”
(Tirumular)
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“Quando il sale si scioglie nell’acqua rimarrà forse ancora distinto? Così,
sono diventato uno come Te: ho perduto me stesso in Te. Tu ed io
siamo una fiamma!
(Così esprime il conflitto tra dottrina e mistica).
Non trovo soddisfazione nella dottrina del monismo. Per me il culto
dei tuoi piedi è dolce.
Donami questa grazia rendendomi degno.
Oh! Quanto è soave il tuo nome e la sua recita!
La relazione tra Dio ed il suo devoto è la fonte della beatitudine
suprema; fammela sentire, conservandomi distinto da Te. Tutto è in tuo
potere, finalmente concedimi questa grazia”.
(Tukaram)
In CINA 600 anni prima di Cristo Confucio scrive: “Non fare agli altri
quello che non vorresti fosse fatto a te”. Invita inoltre l’uomo a
riconquistare la perfezione originaria perduta.
Tra gli Arabi, i Sufiti musulmani vestiti di una sola tunica di lana
rattoppata, sono stati condannati a morte e perseguitati perché
ritenevano possibile l’unione d’amore tra la creatura e Dio. (Hallaj –
Nurì – Tustarì…)
“Nessuno adora Dio con un atto più gradito che amandolo. L’amore
per lui è la chiave di ogni mistero, perché nella sua essenza l’Amore è
l’Essenza dell’Essenza.
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Ho stretto con il mio essere il tuo amore, o mia Santità!
Tu ti sei manifestato in me al punto che mi sembra essere tu stesso in
me!”
(Hallaj)
Tutto ciò è possibile ma è anche difficile a causa dei continui conflitti
interiori che l’Io umano deve sostenere. Amore – odio, Bene – male,
razionale – irrazionale ecc…
Vedi:
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Geremia I, 6 “Ah! Signore non so parlare…” “Mi hai sedotto
Signore ed io mi sono lasciato sedurre…”
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Giona 4, 1-11 “Giona disapprova la bontà di Dio per Ninive.
Geremia con la sua indole dolce ed introvertita, con il suo carattere
timido ed angosciato, per la delicatezza e tenerezza dei suoi sentimenti,
doveva affrontare un pubblico ostile.
“…Mi dicevo: non penserò più ad essa (voce di Dio) non parlerò più in
suo nome! Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, chiuso nelle
mie ossa, mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo”.
La voce di Dio gli procura vergogna e persecuzione. Non gli viene dalla
sua umanità, ma da altro. Questa esperienza comporta modificazioni
biologiche e psicologiche.
Il profeta brucia nel sentire Dio…
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E’ pazzo di gioia nell’ascoltarlo…
Vedi Geremia 10-20 “Me infelice! Uomo di contrasto in tutto il
paese…Ricordati di me, difendimi dai nemici…La tua parola fu la mia
gioia…”
CONCLUSIONI
Ciò che la Chiesa definisce “voce della coscienza”, le scritture bibliche
“voce dello Spirito” e le religioni “voce di Dio” per Jung è “la voce del
Sé” che si percepisce nell’intimo della coscienza e non va confusa con i
dettati comportamentali della morale comune e del Super Io.
Appunti per un tentativo di dialogo e di sintesi tra scienze umane e religiose, tra
scienza e fede, fissati negli anni settanta (1973) quando ero ancora studente di
Teologia.
La tesi prospettata era considerata dal corpo accademico ancora troppo eretica e
inaudita per poter essere serenamente discussa.
Fulvio Fraternale
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