Rapporto conclusivo
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Rapporto conclusivo
In collaborazione con : Agenzia Regionale di Sanità (ARS) Azienda USL 8 Arezzo Dip.Ingegneria dell’Informazione -Università Di Siena Dip.Provinciale di Arezzo (ARPAT) Laboratorio Sanità Pubblica – Area Vasta Sud Est ” STUDIO DI MONITORAGGIO BIOLOGICO PER LA VALUTAZIONE DELLA POSSIBILE ESPOSIZIONE RESIDENZIALE DA INQUINANTI EMESSI DALL’IMPIANTO CHIMET E STUDIO DI FATTIBILITA’ PER LA VALUTAZIONE DI EFFETTI SANITARI LEGATI ALLE POSSIBILI ESPOSIZIONI AVVENUTE NEL PASSATO” Rapporto conclusivo Firenze, 23 luglio 2008 A cura del Gruppo di lavoro coordinato dall’ISPO (ex-CSPO) costituito da : Elisabetta Chellini (coordinatore scientifico del progetto), Maria Cristina Fondelli, Patrizia Legittimo, Sandra Mallone, Adele Seniori Costantini (ISPO, Firenze) M.Teresa Maurello (ASL 8 Arezzo) Simone Bartolacci (ARS, Firenze) Gianfranco Sciarra (Laboratorio Sanità Pubblica – Area Vasta Sud Est, Siena) Paolo Giambini, Andrea Corti (Dip.Ingegneria dell’Informazione, Università di Siena) Claudio Bondi (ARPAT, Dip.provinciale di Arezzo) Si ringrazia per la collaborazione: Luca Zeffiri (Comune di Civitella in Val di Chiana) 1 INDICE Introduzione pag. 3 Il contesto a) L’azienda CHIMET b) La pregressa valutazione di ARS e CSPO sui dati correnti relativi allo stato di salute della popolazione di Civitella in Val di Chiana “ “ 4 4 “ 6 Il lavoro svolto nell’ambito della convenzione “ 7 1 - Il contributo alla definizione dei modelli diffusionali “ 7 2 - Revisione della letteratura scientifica sul monitoraggio biologico di popolazioni esposte a emissioni di inceneritori a) Le emissioni b) Il monitoraggio biologico b.1 – Il MB di popolazioni residenti in prossimità di inceneritori b.2 – Il MB di addetti agli impianti di incenerimento “ “ “ “ “ 9 9 10 11 12 3 - Proposta di studio di monitoraggio biologico sui residenti nelle aree di ricaduta degli inquinanti emessi dalla CHIMET “ 14 4 - Valutazione dati di esposizione su altre matrici (biomonitoraggio) “ 15 5 - Valutazione dei dati sanitari 5.a – Leucemie 5.b – Malformazioni congenite e abortività spontanea 5.c – Tumore della lingua “ “ “ “ 16 16 20 23 6 - Fattibilità di uno studio epidemiologico sugli effetti a lungo termine delle esposizioni alle emissioni CHIMET nella popolazione residente nelle aree circostanti l’impianto “ 24 Considerazioni conclusive “ 27 Bibliografia “ 29 Allegati: 1. Protocollo dello studio di monitoraggio biologico sui residenti nelle vicinanze dell’impianto CHIMET 2. Parametri ed elaborazioni per la fattibilità dello studio epidemiologico sugli effetti a lungo termine nella popolazione residente nelle vicinanze dell’impianto CHIMET 2 INTRODUZIONE In data 27 marzo 2008, è stata attivata una convenzione tra il Comune di Civitella in Val di Chiana e il CSPO al fine di effettuare: - “una valutazione delle esposizioni della popolazione residente nelle vicinanze dell’impianto CHIMET - nonchè una valutazione degli impatti sanitari di tali esposizioni”. Il lavoro previsto nell’ambito di questa convenzione doveva essere avviato una volta disponibili le mappe predisposte dal gruppo di lavoro coordinato dal Prof.Corti dell’Università di Siena di cui alla “prima fase di modellazione della diffusione e ricaduta al suolo degli inquinanti emessi dagli inceneritori CHIMET e AISA”, e prevedeva la “predisposizione sia dello studio di monitoraggio biologico sulle attuali esposizioni ai possibili inquinanti emessi dal locale impianto Chimet,…, sia di fattibilità dello studio epidemiologico di coorte sulla popolazione ivi residente”. Già da febbraio si era costituito un gruppo di lavoro di operatori di Enti pubblici (CSPO, ARS, ASL 8 Arezzo, ARPAT, Università di Siena, Comune) al fine di discutere, fornire indicazioni e suggerimenti per la predisposizione dei modelli diffusionali. Occorre notare che le mappe definitive di prima modellazione risultano disponibili solo dal 23 maggio u.s., e pertanto è stata richiesta (lettera CSPO del 16/6/08 n.prot.0002135) e successivamente autorizzata (lettera comune di Civitella del 18/6/08 n.prot.11809) una proroga di un mese per la consegna del presente rapporto in modo che potessero essere inclusi nelle ultime elaborazioni i risultati sulla distribuzione della popolazione residente nelle aree di mappatura. Questa relazione riporta il lavoro svolto nel suo complesso nei tre mesi di lavoro, a partire dal 27 marzo 2008. Il gruppo di lavoro poco sopra citato ha definito le necessità di approfondimento conoscitivo necessarie per rispondere ai due quesiti posti dalla convenzione, ed in particolare ha: 1. contribuito alla definizione dei modelli diffusionali prodotti dall’Università di Siena, necessari per la identificazione delle aree a maggiore e minore ricaduta degli inquinanti emessi dall’azienda in esame; 2. valutato la letteratura inerente gli studi di esposizione a inquinanti emessi da inceneritori, con particolare riferimento a studi su esposizioni a metalli pesanti e diossine; 3. disegnato il protocollo di uno studio di monitoraggio biologico per valutare nella popolazione residente attorno all’impianto l’esposizione agli inquinanti emessi dall’azienda stessa; 4. discusso sulla opportunità di valutare l’esposizione agli inquinanti emessi dall’azienda tramite studi di biomonitoraggio (cioè su matrici biologiche animali e/ alimentari); 5. esaminato i dati sanitari relativi alla popolazione residente nell’area di ricaduta degli inquinanti emessi dalla CHIMET, con particolare attenzione alle leucemie dato il recente incremento osservato di decessi per questa causa tra i residenti nel comune di Civitella; 6. stimato la fattibilità di uno studio epidemiologico di coorte sulla popolazione residente nell’area di massima ricaduta degli inquinanti emessi dalla CHIMET. Il Gruppo di lavoro si è riunito 4 volte a Firenze presso la sede del CSPO a San Salvi: il 29 febbraio, il 19 marzo, il 15 aprile e il 23 maggio 20081. Qui di seguito, dopo un breve capitolo nel quale vengono riassunte alcune informazioni sull’azienda in esame, verrà riportato il lavoro svolto sugli aspetti sopra citati e le considerazioni che sono emerse, tutte discusse collegialmente dal gruppo di lavoro. 1 I verbali sono disponibili c/o la UO Epidemiologia Ambientale Occupazionale, ISPO 3 IL CONTESTO a) L’azienda CHIMET Nella frazione di Badia al Pino del comune di Civitella in Val di Chiana è ubicata l’azienda CHIMET. Attiva fin dai primi anni ’70, si occupa principalmente del trattamento, recupero e affinazione di metalli preziosi provenienti da rifiuti prevalentemente nel settore orafo ma anche da altre attività industriali (marmitte catalitiche, catalizzatori esausti, bagni galvanici, radiografie, ecc.). L'attività nello stabilimento di Badia al Pino inizia il 26/05/1976. Dal 1982 è in funzione anche una filiale commerciale nel distretto industriale orafo-argentiero di Vicenza per la commercializzazione dei prodotti finiti. Nel 1984 viene aperto un secondo stabilimento a Viciomaggio. Da circa 10 anni incenerisce anche rifiuti speciali, pericolosi e ospedalieri. É iscritta all'Albo Nazionale Imprese Esercenti Attività di Smaltimento Rifiuti. L’azienda, costruita in una zona agricola, in prossimità dell’autostrada A1, è distante pochi km da un inceneritore municipalizzato di RSU, ubicato nel comune di Arezzo (AISA). A poca distanza dall’impianto sono presenti diversi centri abitati (Figura 1). Figura 1 – Ubicazione dell’impianto CHIMET l’azienda Badia al Pino Pieve al Toppo Tegoleto Lo stabilimento CHIMET e le annesse zone di stoccaggio di rifiuti e acque di produzione si trovano a Badia al Pino. L’attività si estende su una superficie complessiva di 133.300 m2, dei quali coperti 14.000 m2, pavimentati circa 37.500 m2. La parte restante è costituita da prati, laghetti e discarica. L’impianto effettua stoccaggio e messa in riserva dei rifiuti da trattare. Sono presenti una discarica, numerosi forni di fusione e due linee principali di incenerimento con 2 camini di emissione, dotati di sistemi di monitoraggio in continuo dei parametri: CO, CO2, NOx, SOx HCl, HF, COT, polveri totali, temperatura, umidità e portata. Gli altri inquinanti normati (PCDDs/Fs, metalli pesanti, IPA) sono misurati semestralmente. A partire dal 1989 l’azienda è autorizzata dalla Regione Toscana, ai sensi dell’art.12 del D.P.R. 24 maggio 1988 n°203, alle emissioni in atmosfera. L’autorizzazione prevede analisi quadrimestrali di autocontrollo alle quali possono assistere i tecnici del Dipartimento Provinciale ARPAT di Arezzo, che comunque devono essere preventivamente informati sul calendario dei campionamenti. 4 Nel marzo 2006 vi è stato un episodio di non rispetto dei valori limite per le emissioni di diossine/furani, ed in particolare, le rilevazioni dell’ARPAT hanno verificato emissioni di questi inquinanti superiori di oltre 5 volte il limite massimo fissato dalla legge, come descritto nella seguente tabella 1, ed in base a queste misurazioni l’impianto di incenerimento settore B (recupero metalli preziosi) è rimasto chiuso a decorrere dalla metà di luglio 2006 per tre mesi. Tabella 1 – Concentrazioni di diossine e furani registrati nel marzo 2006 (Fonte: ARPAT). Rilevazioni effettuate in data Primo 1°, 3 e 14 marzo 2006 campione DIOSSINE e FURANI 0,4384 ng TEq/Nmc Secondo campione 0,5787 Media 0,50855 Limite massimo fissato dalla legge 0,1000 Nei mesi successivi il Dipartimento Provinciale di Arezzo di ARPAT ha effettuato un’indagine dal maggio all’agosto 2006 sulla concentrazione di metalli pesanti e microinquinanti organici nei terreni circostanti l’impianto2. Sono stati effettuati campionamenti in 5 punti nell’area di ricaduta delle emissioni dai camini della CHIMET e in 3 punti considerati rappresentativi del livello di fondo, non interessati da tali ricadute (due nel comune di Arezzo ed uno nel comune di Marciano della Chiana). Per quanto riguarda i microinquinanti organici (PCB, diossine/furani ed IPA), tutti le concentrazioni riscontrate nell’area attorno alla CHIMET risultarono “nei limiti di legge per i suoli a destinazione residenziale /verde pubblico”. La tabella 2 mostra tali risultati. Lo stesso dicasi per i 4 metalli pesanti considerati: Cadmio (Cd), Cromo (Cr), Nickel (Ni) e Piombo (Pb) di cui si riportano i risultati in tabella 3. Nell’area di ricaduta delle emissioni dei camini della CHIMET non risultava quindi, successivamente all’episodio rilevato di fuoriuscita di diossine, una deposizione al suolo di tali inquinanti superiore a quella presente nell’area identificata come non rappresentativa di tali ricadute, e le concentrazioni rilevate risultavano molto inferiori ai valori limite definiti dalla normativa vigente. Attualmente sono in corso accertamenti della A.G. su specifiche porzioni di terreni che risulterebbero essere state interessate nel ’82 a sperimentazioni agronomiche con fanghi industriali Chimet, gli esiti degli accertamenti non sono ancora disponibili, è stato comunque attivato dall’azienda un procedimento di bonifica. I terreni in questione non corrispondono a quelli che sono stati oggetto di campionamento da parte di ARPAT nel 2006. Tabella 2 – Risultati delle analisi effettuate nel 2006 dei campioni al suolo per microinquinanti organici (Fonte: ARPAT) Area di ricaduta delle emissioni CHIMET: Media IC Area non interessata alle ricadute (livello di fondo): Media IC Limite DLgs 152/06 per aree residenziali: Media PCDD-PCDF in ng/kg PCB totali in µg/kg IPA totali in µg/kg 0,282 0,223 - 0,341 0,832 0,492 - 1,172 6,16 2,2 - 10,1 0,789 -0,761 - 2,338 0,470 0,332 - 0,608 15,63 -11,8 - 43,1 10 60 10000 2 ARPAT: “Controllo della presenza di metalli pesanti e microinquinanti organici nei terreni circostanti la ditta CHIMET spa – Badia al Pino (Civitella in Val di Chiana, AR)”. Documento disponibile in copia c/o la UO Epidemiologia Ambientale Occupazionale ISPO 5 Tabella 3 – Risultati delle analisi effettuate nel 2006 dei campioni al suolo per microinquinanti organici (Fonte: ARPAT) Cd in mg/kg Area di ricaduta delle emissioni CHIMET: 0,232 Media IC 0,175 - 0,289 Area non interessata alle ricadute (livello di fondo): 0,297 Media IC 0,136 - 0,457 Limite DLgs 152/06 per aree residenziali: 2 Media Cr in mg/kg Ni in mg/kg Pb in mg/kg 64,6 55 - 74,1 57,3 37,8 - 76,9 12,0 3,9 - 20,2 75,0 38,5 - 111,5 80,0 33,4 - 126,6 31,0 22,6 - 39,4 150 120 100 Recentemente l’azienda ha richiesto l’ampliamento della propria attività produttiva e questo ha aumentato la preoccupazione dei residenti che abitano vicino all’impianto per i potenziali effetti sulla salute delle emissioni. b) La pregressa valutazione di ARS e CSPO sui dati correnti relativi allo stato di salute della popolazione di Civitella in Val di Chiana Nell’estate 2007 un Comitato locale ha fatto un esposto alla Magistratura, che ha avviato un’inchiesta per valutare l’eventuale inquinamento prodotto dalla CHIMET nell’area circostante l’impianto. Nel contempo, il Sindaco di Civitella in Val di Chiana ha chiesto al CSPO di valutare lo stato di salute della popolazione residente nell’area in esame, e la IV Commissione del Consiglio Regionale toscano ha richiesto all’Agenzia Regionale di Sanità (ARS) un’analoga valutazione. La relazione dell’ARS3, benché sottolineasse i limiti delle analisi esplorative effettuate sui dati sanitari correnti di mortalità e morbosità (ricoveri ospedalieri) relativi agli anni 1996-2005, ha generato ulteriore preoccupazione, come testimoniano i vari articoli apparsi sia sulla cronaca locale de La Nazione sia sul giornale on-line Arezzo Notizie. La relazione ARS “a carattere puramente descrittivo e preliminare” evidenziava un eccesso di decessi per leucemie nel secondo quinquennio 2001-2005 rispetto a quello precedente, 1996-2000. Veniva indicata la necessità di un approfondimento per capire se tale eccesso, confermato dai dati di ospedalizzazione, fosse da attribuire ad eventuali esposizioni ambientali; si faceva nel contempo notare come comunque tali dati fossero relativi all’intera popolazione residente nel comune di Civitella, non fossero corredati da informazioni sulla storia residenziale e lavorativa e non consentissero di identificare un tipologia specifica di leucemie. Analoghe considerazioni sono riportate nelle due comunicazioni inviate al CSPO al Sindaco4: in questo caso le elaborazioni hanno riguardato i dati di mortalità di un periodo più lungo, anche precedente all’inizio di attività della CHIMET, dal 1971 al 2006; sono state effettuate presso il Registro di Mortalità Regionale toscano, che il CSPO gestisce per conto della Regione Toscana. 3 4 Copia del documento è disponibile c/o la UO Epidemiologia Ambientale Occupazionale, ISPO idem 6 IL LAVORO SVOLTO NELL’AMBITO DELLA CONVENZIONE 1 - IL CONTRIBUTO ALLA DEFINIZIONE DEI MODELLI DIFFUSIONALI Il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Siena in collaborazione con ARPAT ha effettuato uno studio di modellistica di dispersione atmosferica di microinquinanti nel territorio circostante l’impianto CHIMET5. Si è ritenuto utile fornire un contributo di riflessione sulle fonti da esaminare, sugli inquinanti da mappare nonché sulle varie mappe prodotte, poiché queste rappresentano la base di partenza per poter identificare la popolazione potenzialmente esposta rispetto a quella non esposta, sia per l’eventuale studio di monitoraggio biologico (vedi pag.14) sia per quello epidemiologico (vedi pag.24). In sintesi per la modellistica sono state considerate le tre seguenti tipologie di microinquinanti : 1. il cadmio (Cd), individuato come marker di riferimento tra tutte le specie catalogate come metalli pesanti, poiché risulta essere il microinquinante inorganico più rappresentativo del processo di combustione dei rifiuti; 2. le diossine e i furani (PCDD/F), trattandosi di una categoria di microinquinanti con elevato grado di tossicità legato al fenomeno del bioaccumulo e in quanto nell’area oggetto di indagine sono stati riscontrati due episodi di superamento dei limiti di concentrazione all’emissione per questa categoria di inquinanti presso due differenti impianti industriali (CHIMET e Del Tongo); 3. le polveri fini (PM10), in quanto costituiscono il principale veicolo di trasporto e dispersione in atmosfera delle diverse specie di microinquinanti organici ed inorganici caratterizzanti i processi di termodistruzione dei rifiuti. Le sorgenti emissive considerate, oltre a quelle iniziali (CHIMET e AISA), sono state: 1. l’impianto termico alimentato a trucioli di legno vergine e trattato dalla ditta Del Tongo, in località Tegoleto nel comune di Arezzo; 2. l’impianto per la produzione di conglomerati bituminosi della ditta Pavimental, in località Tuori nel comune di Arezzo; 3. l’impianto della ditta Romana Maceri, in località Tuori nel comune di Arezzo; 4. l’autostrada A1; 5. la strada di grande comunicazione Grosseto - Fano (E78); 6. la strada statale Senese – Aretina (SS73). Per le tre tipologie di inquinanti il gruppo di lavoro del Dipartimento di Ingegneria di Siena ha studiato quattro scenari emissivi: - - lo “Scenario WTE”, rappresentato dall’impianto CHIMET e dal termovalorizzatore AISA (benché sia le concentrazioni medie annuali sia quelle giornaliere siano risultate inferiori ai valori limite imposti dalla normativa vigente -DM 60/2002, D.Lgs. 152/07 - e dalle linee guida sanitarie, sono state tenute in considerazione sia le “condizioni medie” di funzionamento sia le “condizioni limite” indicate dalle autorizzazioni emissive); - lo “Scenario IND”, comprendente tutte le sorgenti industriali significative presenti nell’area in esame (è stato escluso il contributo della ditta Romana Maceri in quanto risultato così esiguo da considerarlo poco significativo); 5 Università degli Studi di Siena, Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione. “Studio modellistico di dispersione atmosferica di microinquinanti nel territorio circostante l’impianto CHIMET (Badia al Pino, Arezzo)”. Documento disponibile c/o la UO Epidemiologia Ambientale Occupazionale, ISPO 7 - - lo “Scenario ROAD” contenente la sorgente stradale dell’A1 nel tratto Monte San Savino-Arezzo, mentre le altre due sorgenti stradali non sono state considerate in quanto non disponibili i relativi dati di traffico; lo “Scenario ALL” comprendente tutte le sorgenti emissive considerate nei precedenti scenari. Per quanto riguarda le diossine e i furani (PCDD/F), è stato analizzato anche un ulteriore scenario, che ha tenuto conto dei superamenti dei limiti normativi di concentrazione al camino verificatisi per i PCDD/F negli impianti della ditta CHIMET e della ditta Del Tongo, ipotizzando un malfunzionamento protratto per un intero anno. Sono state quindi costruite mappe di isoconcentrazione media a 3 metri dal suolo, annuali e giornaliere in termini di 97,08 percentile, oltre che mappe di deposizione media annuale al suolo. Dalla relazione si evince che le zone a massimo e minimo carico ambientale sono risultate essere analoghe per tutti gli inquinanti e per tutte le condizioni di funzionamento degli inceneritori (medie e limite) considerate, sempre risultati al sotto dei valori limite imposti dalla normativa vigente, ma il contributo di CHIMET da solo è risultato in grado di definire le aree di massimo e minimo impatto relative agli impianti di trattamento termico dei rifiuti. La zona maggiormente caricata dagli impianti di incenerimento è risultata essere l’area comprensiva dell’abitato di Badia al Pino. Le zone a massimo e a minimo carico ambientale sono inoltre risultate dipendenti dalla tipologia di inquinante considerato: - le polveri fini sono risultate derivare principalmente dall’autostrada, - per quel che riguarda cadmio e il PCDD/F risulta prevalente il contributo delle sorgenti industriali ed in particolare il contributo della CHIMET. Specialmente per il cadmio il contributo della CHIMET sovrasta di gran lunga l’apporto alle concentrazioni di inquinanti di tutte le altre sorgenti industriali e pertanto il cadmio può essere considerato il tracciante principale delle emissioni dell’Azienda. Le mappe ottenute utilizzando i dati sul cadmio sono state considerate per definire l’area di residenza della popolazione potenzialmente esposta sia per lo studio di monitoraggio biologico sia per la fattibilità dello studio epidemiologico. Per quest’ultimo, sono state comunque successivamente considerate anche le mappe prodotte con i dati sulle diossine per l’interesse a questo specifico inquinante. 8 2 - REVISIONE DELLA LETTERATURA SCIENTIFICA SUL MONITORAGGIO BIOLOGICO DI POPOLAZIONI ESPOSTE A EMISSIONI DI INCENERITORI Qui di seguito viene riportata una sintesi della revisione di letteratura effettuata. Un rapporto più dettagliato, curato da Fondelli, è disponibile c/o la UO Epidemiologia Ambientale Occupazionale, ISPO. a) Le emissioni La letteratura internazionale fornisce indicazioni sui “principali” inquinanti contenuti nelle emissioni che sono emesse dai camini degli inceneritori, e che si ritrovano nelle ceneri residue e nelle acque di processo. Le emissioni totali comprendono oltre le emissioni gassose dal camino, che si disperdono nell’atmosfera, le emissioni diffuse, fuggitive ed eccezionali (Figura 2). Come scarti rimangono le ceneri pesanti e leggere (che devono essere smaltite come rifiuti) e le acque di scarico di lavaggio (che devono essere trattate prima di essere immesse negli scarichi). Le emissioni diffusive e fuggitive hanno perlopiù un impatto all’interno dell’impianto. Le emissioni del camino e quelle eccezionali, sono quelle che maggiormente espongono i residenti perché sono disperse a livello di scala locale e regionale. Figura 2 – Le emissioni degli inceneritori EMISSIONI AI CAMINI (in fase di esercizio normale) + EMISSIONI TOTALI EMISSIONI DIFFUSE e FUGGITIVE (in fase di esercizio normale) + EMISSIONI ECCEZIONALI E’ da sottolineare che la composizione quali – quantitativa delle emissioni non è costante nel tempo e dipende da caratteristiche impiantistiche, dalla conduzione dell’impianto: dalla capacità di abbattimento e di trattamento degli effluenti, dalla fase (avvio ecc..), dalla stabilità delle condizioni operative del processo e dall’alimentazione (tipo di rifiuto, tipo di contaminazione, % di alogeni e dei precursori di microinquinanti nei rifiuti che alimentano il forno). Dalla letteratura emerge che gli impianti che funzionano su 24 ore sono meno inquinanti di quelli che funzionano per tempi ridotti. Gli inceneritori più vecchi hanno inquinato di più perché dotati di sistemi di abbattimento più scadenti e perché hanno funzionato in periodi in cui VLE erano meno stringenti, i controlli scarsi, e le metodiche analitiche per la determinazione dei microinquinanti meno sensibili. I normali costituenti delle emissioni al camino sono i prodotti di combustione completa del materiale organico bruciato (principalmente acqua, CO2, NOx, SO2, NH3, HX), e prodotti di 9 combustione incompleta (Polveri fini, CO, NMVOC, VOC es. benzene, cloroformio, tetracloroetilene, 1,1,1-tricloroetano, toluene, cloruro di metilene, SVOC, metalli pesanti es. i più pericolosi: Sb, As, Ba, Be, Cd, Cr (VI), ,Pb, Hg°, Hg (II), Ni, Ag, Tl, Zn; e i microinquinanti organici: IPA, Nitro-IPA, PCBs, PBDEs, PCNs, PNBzs es. 1,3-dinitrobenzene, 2,4dinitrotoluene, 2,6-dinitrotoluene, nitrobenzene, e pentacloronitrobenzene) (Jay,1995; Rowat, 1999; Rushton,2003; Singh,2007). Le PCDD/Fs e P(F,Br,S)DD/Fs analoghe e miste sono sottoprodotti indesiderati dei processi di combustione, sono ubiquitarie e sono considerate contaminanti globali. Le PCDD/Fs e i PCBs sono molto tossici e persistenti nell’ambiente, soggetti a fenomeni di trasporto che possono interessare anche grandi distanze e che, attraverso la catena alimentare, tendono ad accumularsi nei sedimenti, nel suolo e nel tessuto grasso degli organismi viventi compreso l’uomo. Sono considerate sostanze che alterano i meccanismi endocrini. b) Il monitoraggio biologico E’ stata effettuata una revisione della letteratura scientifica sul monitoraggio biologico di popolazioni esposte ad emissioni di inceneritori. Particolare attenzione è stata posta alle emissioni di diossine, perché tossiche e alcune cancerogene, caratterizzate da una lunga persistenza nell’ambiente e da un loro possibile impatto, attraverso la catena alimentare, sulla salute anche di popolazioni residenti in aree più lontane dalla loro emissione. Nella tabella 4 sono riportati in sintesi i risultati degli studi sulle diossine. Per ottenere informazioni sui livelli di esposizione, il Monitoraggio Biologico (MB) è spesso la scelta migliore in quanto consente di disporre di dati che riflettono la dose assunta dall’uomo attraverso tutte le vie di penetrazione. Il MB assume un valore particolarmente significativo quando sono ben note le relazioni tra dosi esterne, dosi interne ed effetti sulla salute. Se sono note soltanto le relazioni tra dosi esterne e interne, lo xenobiotico (sostanza tal quale o un suo metabolita in matrici biologiche) può essere usato solo come indice di esposizione. Il MB è considerato attualmente il miglior mezzo per determinare il carico corporeo di sostanze che si bio-accumulano es. i Contaminanti Organici Persistenti (POPs) (Needham,2007). Nonostante sia cresciuta l’attenzione per l’attuale rischio per la salute umana associata agli attuali livelli di esposizione a POPs, la stima dell’esposizione è però particolarmente complessa per quelle miscele come es. PCBs, costituiti da decine di diversi congeneri a differente, e non sempre adeguatamente caratterizzata, attività tossicologica. La stima corretta delle dosi assorbite necessita infatti di conoscenze adeguate sul metabolismo e sulla farmacocinetica della sostanza, sull’uomo e/o sugli animali da esperimento. Tali dati risultano utili per la scelta della matrice biologica e delle modalità di campionamento. A differenza degli studi epidemiologici sugli effetti sulla salute degli inceneritori che sono stati oggetto di estese rassegne bibliografiche (es.: Rushton,2003; Franchini,2004), per il monitoraggio biologico di esseri umani non si sono trovate analoghe rassegne bibliografiche ma articoli originali, atti di convegni e rapporti ministeriali. Non sono stati considerati gli studi sugli effetti sanitari, qualora non riportassero dati di monitoraggio biologico. Sugli effetti sanitari su popolazioni residenti attorno ad inceneritori si ricorda che dalle recenti revisioni di letteratura emerge che effetti sanitari sono stati identificati solo per impianti vecchi (c.a. 1970-80), e non per gli impianti di nuova generazione (termo-valorizzatori o inceneritori in conformità con la Direttiva 2000/76/CE e il D.Lgs. 11 maggio 2005, n. 133 “Attuazione della direttiva 2000/76/CE, in materia di incenerimento dei rifiuti”) (Report WHO,2007, Rapporti ISTISAN: n.50 del 2007 “Impatto sulla salute dei siti inquinati: metodi e strumenti per la ricerca e le valutazioni” e n.19 del 2006 "Indagini epidemiologiche nei siti inquinati: basi scientifiche, procedure metodologiche e gestionali, prospettive di equità”). La ricerca dei lavori scientifici è stata effettuata in INTERNET tramite MEDLINE e TOXNET o con ricerca libera con i normali motori di ricerca per il periodo 1/1/2000-31/12/2008. Per la 10 ricerca sono stati selezionati tutti i lavori più recenti e pubblicati in preferenza tra il 2000 e il 2008 su riviste nazionali o internazionali. Si sono considerati anche lavori più vecchi se ritenuti interessanti. La lista di articoli esaminati comprende 132 referenze riguardanti inceneritori alimentati con varia tipologia di rifiuti e livelli di marker biologici di esposizione o di effetto in diverse matrici biologiche umane (principalmente: sangue, urina, latte materno, tessuti da autopsie, capelli, cordoni ombelicali, aria in zona respiratoria ecc..). La rassegna cita lavori pubblicati tra il 1992 e il 2008, 56 riguardanti lavoratori di inceneritori, 64 residenti in prossimità di inceneritori e 10 su residenti e soggetti esposti professionalmente. Quattro lavori riguardano inceneritori localizzati in Italia ed in particolare 2 riguardano realtà toscane (De Felip,2008) La maggior parte degli studi riguarda inceneritori di vecchia generazione attivi da anni, alcuni in fase di saltellamento o chiusi e spesso in presenza di altre fonti di inquinamento di tipo industriale ad es. acciaierie. Interessanti sono gli studi eseguiti in Spagna e Portogallo che rappresentano esempi di come mettere a punto ed eseguire programmi di sorveglianza sanitaria ed ambientale di inceneritori. Solo 7 lavori su 132 hanno riguardato attività di riciclaggio dei metalli. Negli anni 2007-2008 sono stati pubblicati i primi lavori riguardanti livelli interni di PBDEs e diossine in relazione ad una nuova tipologie di rifiuti: gli e-waste (computers, chips, telefonini, schede telefoniche ecc.) in nuove attività di trattamento consistenti nel recupero di metalli preziosi in cicli produttivi simili a quello della CHIMET anche se condotti in Paesi dove sono presenti scarsi controlli occupazionali e ambientali. Lo studio più vecchio trovato, che ha riguardato i residenti in prossimità di un impianto di recupero di metalli, è quello di Ewers del 1996. b.1 – Il MB di popolazioni residenti in prossimità di inceneritori Gli studi su popolazioni residenti, non coinvolte in incidenti industriali, ma potenzialmente esposte alle normali emissioni degli inceneritori in quanto residenti in prossimità ad impianti di incenerimento hanno focalizzato l’attenzione principalmente sugli hazards che si accumulano nell’uomo: metalli pesanti (principalmente: As, Be, Cd, Ni, Pb, Hg) e “diossine” (principalmente: 17 congeneri PCDD/Fs + PCBs diossina simili). Gli studi di monitoraggio biologico che hanno valutato i livelli di carico corporeo di metalli hanno riguardato soggetti sensibili quali bambini e adolescenti, utilizzando varie matrici di facile reperibilità e ottenute con metodi indolori come sangue del cordone ombelicale, capelli e urine e solo per gli adolescenti si sono utilizzati anche campioni di sangue. In genere il carico corporeo per le diossine è stato sempre valutato utilizzando sangue, tessuto adiposo da autopsie o latte materno. Il prelievo del campione è in genere accompagnato da accurati questionari che pongono domande su età, BMI, fumo, indicatori di classe sociale e/o reddito, titolo di studio, storia lavorativa, hobby, attività fisica, alimentazione. Per le donne sono in genere anche richieste informazioni sul numero di gravidanze e sul tipo e durata dell’allattamento. Gli studi pubblicati sono stati eseguiti principalmente dall’inizio del 2000 fino ad oggi. La numerosità del campione di popolazione non è mai molto alta (20-138 soggetti se si esclude alcuni studi in Taiwan c.a. 1700 persone): ciò dipende dalla difficoltà di trovare persone disposte a donare c.a. 60 -150 ml di sangue per indagini individuali, una minore quantità se l’indagine si affida a analisi pool. I soggetti reclutati sono spesso volontari trovati tra i donatori di sangue; a volte invece per incentivare l’adesione allo studio si ricorre al pagamento di un contributo. Gli studi di preferenza hanno riguardato inceneritori industriali oppure vecchi impianti municipali di incenerimento rifiuti. La maggior parte degli studi non evidenza un aumento del carico corporeo diossine nei residenti in prossimità di inceneritori (es. Chen,2004; Agramunt,2005; Reis,2007), altri hanno trovato che l’incremento poteva essere correlato al consumo di alimenti prodotti localmente (Fierens,2007). 11 In Italia è stata effettuata un’indagine sui livelli d’esposizione a diossina, per conto del Ministero della Sanità, dopo la scoperta di un eccesso di sarcomi dei tessuti molli tra i residenti nelle vicinanze di Mantova, eccesso imputato alle emissioni del locale impianto petrolchimico che aveva smaltito rifiuti tossici, scorie e sottoprodotti di lavorazione di un inceneritore. Di particolare interesse è anche il lavoro di De Felip (2008): l’obiettivo dello studio era caratterizzare l’attuale esposizione di PCDD/Fs, co-PCBs e metalli pesanti (Cd, Hg, Pb, V e Zn) nella popolazione residente potenzialmente esposta (distanza<3 Km) rispetto ad una popolazione residente a distanze maggiori. Lo studio ha riguardato il monitoraggio ambientale (latte bovino ed ovino e foraggi coltivati nelle zone in studio) ed uno studio di monitoraggio biologico: non sono stati trovati superamenti dei valori di riferimento per i metalli ad eccezione del Hg in una località a distanza maggiore. b.2 – Il MB di addetti agli impianti di incenerimento Lo studio dell’esposizione interna di soggetti professionalmente esposti rimane scarso nelle realtà europee, mentre risulta più attenta in Asia, in paesi come Giappone, Taiwan e Corea. Oltre alle misure dirette dei livelli di esposizione in zona respiratoria di lavoratori di inceneritori, gli studi monitoraggio biologico recenti hanno dato indicazioni sui principali rischi all’interno dell’impianto, identificando mansioni e lavori, sia in condizioni di normale marcia e per lavori temporanei (es. durante la manutenzione straordinaria con lavoratori temporanei – Shih,2006), durante lo smantellamento di impianti obsoleti o più a rischio svolti all’interno del perimetro aziendale (es. Kitamura,2000), nonchè tecniche migliori per la protezione ambientale e individuale. In genere la popolazione studiata è quella maschile. Inoltre gli xenobiotici ricercati contemporaneamente nelle matrici biologiche sono molteplici e non si limitano a xenobiotici persistenti o che si accumulano come invece accade in genere negli studi di monitoraggio biologico su residenti. 12 Tabella 4 - Livelli di diossina trovati in studi di monitoraggio biologico. Inquinante PCDD PCDF PCDD/Fs (17) Esposti (ppt or pg TEQ/g lipidi) 12.9 4.9-27-7 12.4 2.8-43.4 18.7 11.9 (6.4) 3.14 (5.75) lavoratori 11.9(6.4) 13.41 lavoratori 14.59 (6.82 - 33.49) 38 (Tumide)* 5-71 24 (Pont-de-Loup) 11-113 26.7 13.4-84 26.7 lavoratori (Baseline 1999) 16.9 lavoratori (survey 2000) 19.2 lavoratori A 11-26.4 28.8 lavoratori B 17-54.1 23.4 lavoratori C 13.5-33 22.8 lavoratori I 13.1-38.8 30.7 lavoratori II 14.9-57.6 22.8 lavoratori III 11.1 - 35.8 85 lavoratori (poco esposti) 115 lavoratori (esposti) 346 lavoratori molto esposti Controlli (ppt or pg TEQ/g lipidi) - Media Sesso Età Rif. M 25-57 94 M 25-57 94 M M 43 20-65 30 53 59 53 - 21-80 22/23 - 23-58 20 - A R A R A A G A Med A R G R G R A R A - 18-40 81 22.9 A 12.1-37.8 A 24.5 B 17.5-48.7B 23.6 C 11.3-40 16.4 I 10.9-24.3 20.2 II 12.1-30.3 24.9 III 20-31.6 46 lavoratori non -esposti A A R A R A R A R A R A R A M 35-65 42 M 24-59 44 19 11.2 (4.8) 8.04(3.12) (d=300 m) 11.2 (4.8) 24 5-71 - M M 45 A A 49.1 lavoratori dopo 1 mese 18.4 A di fine esposizione 16.1-24.4 45.7-53.3 R 29.4 lavoratori dopo 16 mesi A di fine esposizione. 24-34.3 R PCDD/Fs (17) + 54.8 19.9 Med co-PCB (4) 68.3 21.0 A 49 (Tumide)* 31 G 9-145 7-100 R 31 (Pont-de-Loup) G 13-133 R PCDD/Fs + co38.9 A PCB 10.8-97.8 R PCDD/Fs (17) 26.7 lavoratori 1999 A 16.9 lavoratori 2000 A 10.0 lavoratori 2001 A 10.3 lavoratori 2002 A 27.0 1998 A 14.8 - 49.0 R 15.7 2002 A * significativo; A = media aritmetica, R= range, G= media geometrica, Med= mediana, M=maschi M 26 - 64 41 - 18-85 64 - 22/23 M 25-57 94 M/F - 1 13 3 - PROPOSTA DI STUDIO DI MONITORAGGIO BIOLOGICO SUI RESIDENTI NELLE AREE DI RICADUTA DEGLI INQUINANTI EMESSI DALLA CHIMET Un sottogruppo di lavoro composto da Maurello della ASL 8 Arezzo, Sciarra e Aprea del Laboratorio di Sanità Pubblica dell’Area Vasta (AV) Sud-Est, e Fondelli dell’ex-CSPO (ora ISPO) hanno valutato l’opportunità di effettuare un monitoraggio biologico nella popolazione residente nell’area di ricaduta delle emissioni dell’impianto, esaminando: - gli indicatori più utili e agili da rilevare; - la disponibilità delle metodiche per tale indagine; - la disponibilità di ottenere analoghi dati su una popolazione residente in un’area non interessata da tali ricadute (popolazione di controllo); - le modalità di raccolta dei campioni biologici (sangue e urina); - le modalità di raccolta delle informazioni su stili di vita ed eventuali esposizioni presenti e pregresse agli inquinanti monitorati. In sintesi, è stato deciso di effettuare uno studio di monitoraggio biologico su adulti maschi donatori di sangue residenti in parte a Civitella in Val di Chiana e in parte in un’altra area non caratterizzata da impianti di combustione (nel Casentino a Badia Prataglia). Il protocollo dello studio è riportato in dettaglio nell’allegato 1. I principali obiettivi dello studio sono : - di determinare gli attuali livelli di alcuni indicatori di esposizione a metalli pesanti, VOC e IPA considerati nelle matrici biologiche di un campione di persone residenti nelle vicinanze della CHIMET e confrontarli con quelli della popolazione di controllo abitante nella zona identificata come zona di controllo per determinare se sono significativamente più elevati, aggiustando per una serie di variabili legate alle condizioni e stili di vita; - di effettuare confronti con i risultati di analoghi studi toscani (es: studio ISS effettuato nella zona di Scarlino, studio Lucca), e per ogni analita e matrice fare il confronto con valori di indici biologici di esposizione e di riferimento (popolazione generale italiana, generale toscana, generale aretina ed altre popolazioni se disponibili) e di altri valori di riferimento disponibili nella letteratura scientifica. Lo studio della durata di circa 1 anno avrà inizio nell’agosto 2008 e sarà effettuato utilizzando risorse interne della ASL 8 Arezzo. Le analisi di laboratorio saranno effettuate presso il Laboratorio di Sanità Pubblica dell’Area Vasta Sud-Est. 14 4 - VALUTAZIONE DATI DI ESPOSIZIONE SU ALTRE MATRICI (BIOMONITORAGGIO) Gli impianti di trattamento rifiuti, e gli inceneritori in particolare, sono oggetto del fenomeno “NIMBY” (Not In My Back Yard) poiché frequentemente la popolazione residente nelle prossimità manifesta preoccupazione per i potenziali effetti sulla salute e sull’ambiente delle emissioni degl’impianti e si lamentano dei disagi associati all’aumento di odori molesti, del traffico pesante e del rumore. La sorveglianza ambientale nelle aree esterne limitrofe agli impianti di incenerimento e programmi di monitoraggio ambientale sono comunemente utilizzati per il controllo delle zone di ricaduta a potenziale rischio di inquinamento. In genere, data la facilità di raccolta e conservazione, i vegetali destinati o meno al consumo, come foglie di alberi, muschi, licheni epifiti, sedimenti e suolo sono le principali matrici utilizzate. Spesso sono monitorate anche matrici biologiche provenienti da esseri viventi non umani (es. fauna selvatica locale come pesci, molluschi, roditori, invertebrati ecc.), alimenti prodotti da animali allevati nella zona in studio (latte di mucca e/o pecora, formaggio, uova, pollame), o alimenti vegetali prodotti nella zona di interesse. Suoli e vegetali sono in genere usati come matrici di accumulo per esposizioni di breve o di lungo periodo. Il biomonitoraggio è efficiente se gli animali sono allevati allo stato brado o almeno, nel caso di animali allevati in batteria al chiuso, se alimentati con foraggi e mangimi prodotti localmente. Per quanto riguarda l’area in esame, risulta che la CHIMET ha provveduto autonomamente al bio-monitoraggio di vegetali coltivati dentro il perimetro dell’azienda e ha eseguito in collaborazione con l’Università di Perugia nel 1999 un’analisi dei campioni suolo per valutare l’inquinamento da metalli pesanti. Si ricorda inoltre l’indagine effettuata nel maggio-agosto del 2006 da ARPAT-Dipartimento di Arezzo per la determinazione di metalli pesanti (Cd, Cr, Ni, Pb), diossine ed IPA in campioni di suolo in prossimità dell’impianto e nell’area dell’abitato di Badia al Pino. Di questa indagine è già stato riferito a pag. 5 del presente rapporto. Ulteriori indagini ambientali sono in corso da parte della Magistratura e, da notizie riportate dalla “La Nazione”, risulta in particolare che le analisi dei primi campioni (suolo dell’impianto, olivo, broccoli, cavoli verde e nero) prelevati in un campo vicino alla CHIMET nella prima ispezione a sorpresa della Forestale, il 20 febbraio 2008, ed esaminati presso l’Università di Siena sotto la direzione del Prof. Focardi, abbiano rilevato tracce di metalli pesanti, ma che queste non fossero tali da rappresentare un pericolo per la salute umana. Il gruppo di lavoro ha perciò ritenuto opportuno non procedere a mettere a punto nuove indagini di biomonitoraggio ma attendere i risultati di quelle in corso. 15 5 - VALUTAZIONE DEI DATI SANITARI Alla luce dei risultati delle prime elaborazioni effettuate da ARS e CSPO, il sottogruppo che ha lavorato sugli eventi sanitari ha deciso di approfondire tre argomenti specifici: - l’eccesso di leucemie riscontrato nel 2000-2004; - valutare i dati relativi alle malformazioni congenite registrate dal Registro regionale delle malformazioni congenite ed i dati sulla abortività spontanea desumibili dai flussi correnti di ricovero; - ed infine avviare un approfondimento sui tre casi di decesso per tumore della lingua, tutti osservati in donne. 5.a - Leucemie Sono stati esaminati tutti i casi di decesso per leucemia identificati presso il Registro di Mortalità Regionale (RMR) occorsi dal 1995 al 2006 e tutti i casi individuati sull’archivio delle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO) dal 1995 al 2005 che al ricovero presentavano una diagnosi principale o secondaria di leucemia. In totale sono stati oggetto di approfondimento: 16 casi desunti dal RMR e 13 casi desunti dalle SDO. Per tutti casi, sono state recuperate e visionate le cartelle cliniche al fine di valutare la diagnosi in dettaglio e l’anno effettivo di incidenza. Qualora non fossero identificate cartelle cliniche relative a ricoveri dei soggetti in esame, sono stati interpellati i loro medici curanti. Solo per un caso, il n.11, non è stato possibile raccogliere ulteriori informazioni rispetto a quelle desunte dal certificato di decesso, in quanto, benché residente in Civitella, non risultava iscritto all’anagrafe assistiti, né risultavano a suo nome ricoveri negli anni per i quali erano disponibili dati di ricovero. Alla luce delle ulteriori informazioni sanitarie raccolte 6 casi sono stati esclusi dalla casistica finale. I motivi di esclusione sono i seguenti: 1) per residenza da troppo poco tempo rispetto alla diagnosi o decesso: il n.3 residente a Civitella in Val di Chiana da solo 3 mesi rispetto alla data di decesso; 2) perché affetti da patologie diverse dalle leucemie: 1) - il n.27 affetto da mieloma multiplo, - il n.20 affetto da Malattia di Waldestrom diagnosticata nel 1995, - il n.29 affetto da un disordine genetico autorecessivo; per trattamenti terapeutici scatenanti: - il n.7 : LMA M1 , successiva a trattamento chemio-radioterapico per astrocitoma cerebrale; - il n.12: LMA successiva a trattamento radioterapico per neoplasia prostatica; La tabella 5 che segue riporta la casistica finale rivista, composta da 23 casi, per anno di prima diagnosi così come risulta dalla documentazione raccolta. 16 Tabella 5 - I casi esaminati per anno di prima diagnosi nota ID Sesso Anno di nascita Anno di incidenza Anno di decesso Età alla diagnosi o al decesso Diagnosi Attività lavorativa Frazione di residenza 21 M 1936 1995 - 59 Leucemia a cellule capellute Viciomaggio 1996 55 Sindrome mieloproliferativa – mielofibrosi con componente ipereosinofila Alla diagnosi: in pensione Al decesso: artigiano 10 M 1941 5 M 1918 2000 82 LLC Tipo B 8 M 1926 1998 72 LLC 20 M 1948 1999 - 51 LMC 6 F 1930 2000 2001 70 LLA 15 M 1921 2000 2002 81 LLC 14 M 1920 2000 2003 83 Leucemia a cellule capellute 19 M 1924 2000 - 76 LLC 26 F 1911 2000 - 89 LMC 16 M 1921 2001 2003 80 Sindrome mielodisplastica 17 F 1918 2001 2006 83 LM 1998 Cornia Oliveto Al decesso: agricoltore + vendita e trasporto di gasolio da riscaldamento Alla diagnosi: in pensione Al decesso: in pensione Al decesso: in pensione Ciggiano Viciomaggio Tegoleto Tegoleto Badia al Pino Alla diagnosi: in pensione Alla diagnosi: in pensione Al decesso: in pensione Alla diagnosi: in pensione Tegoleto Tegoleto Ciggiano Pieve al Toppo 17 Tabella 5. (continua) n caso Sesso Anno di nascita 11 F 1 Anno di incidenza Anno di decesso Età alla diagnosi o al decesso Diagnosi Attività lavorativa Frazione di residenza 1911 2001 90 M 1918 2001 83 LMA 22 F 1963 2002 - 39 Sindrome proliferativa cronica/sindrome di Budd-Chiari Badia al Pino 9 F 1916 2003 2003 87 LLC Badia al Pino 24 M 1922 2003 2005 81 LLC tipo B 2 M 1914 2005 91 4 M 1936 2005 69 LMA (diagnosi di Sindrome. mieloproliferativa nel 1995) LMC dal ? -Decesso per LLA 25 M 1914 2005 - 91 LMC 23 F 1933 2005 2005 72 LLC 13 M 1941 2006 2006 65 LMA Nel 2002 diagnosi di Linfoma non Hodgkin centrofollicolare 2° stadio 18 M 1964 2006 - 42 LMC Tegoleto Al decesso: in pensione Badia al Pino Alla diagnosi: in pensione Al decesso: in pensione Civitella Lucidatore Tegoleto Alla diagnosi: in pensione Alla diagnosi: in pensione Al decesso: in pensione Tegoleto Alla diagnosi: barista Pieve al Toppo Pieve al Toppo Tegoleto Badia al Pino 18 Riguardo ai 12 anni di osservazione occorre considerare che solo dal 1997 sono disponibili dati di buona qualità sui ricoveri ospedalieri e che questi sono stati potuti esaminare fino al 31/12/2005, mentre per la mortalità i dati erano disponibili al momento dello studio dal 1987 al 2006. Da ciò consegue una limitazione nella individuazione dei casi nei primi 2 anni (1995-1996) e nell’ultimo anno (2006) di osservazione. I la tabella 6 mostra la distribuzione dei casi per anno di prima diagnosi, così come desunta dai documenti esaminati. Tabella 6 - Distribuzione dei casi di leucemia tra i residenti nel comune di Civitella per anno di diagnosi Anno 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Totale N. casi 1 1 2 1 5 4 1 2 4 2 23 I casi sono per la grande maggioranza evidenziati in soggetti di età avanzata: 3 casi in età inferiore ai 54 anni (13,1%), 2 tra i 55 e i 64 anni (8,7%), 5 tra i 65 ed i 74 anni (21,7%), 8 tra i 75 e gli 84 anni (34,8%) e 5 in età uguale o superiore agli 85 anni (21,7%). Dalle informazioni desunte sulle cartelle cliniche finora recuperate emergono alcuni aspetti: 1) si nota una certa tendenza all’aumento nel numero dei casi nel Comune. Si ricorda che anche nel comune vicino di Monte San Savino da un primo esame della mortalità/ricoveri da parte di ARS emergeva un aumento della casistica nel periodo 2001-2005 rispetto al quinquennio precedente. L’aumento della casistica nel suo complesso solo in parte è da attribuire all’invecchiamento della popolazione. Dato comunque che alla voce leucemie vengono inseriti casi anche molto diversi tra loro si è ritenuto opportuno valutare se vi fosse un andamento temporale in crescita per un particolare istotipo. La grande eterogeneità nella casistica, così come desunta dalla documentazione esaminata non consente però di effettuare una tale valutazione. Vi sono infatti: - 7 casi di Leucemia Linfatica Cronica (LLC), - 5 casi di Leucemia Mieloide Cronica (LMC), - 3 caso di Leucemia Mieloide Acuta (LMA), - 3 casi di sindrome mieloproliferativa , - 2 casi di leucemie a cellule capellute, - 1 caso di Leucemia Linfatica Acuta (LLA), 19 - 1 caso di Leucemia mieloide (LM), - 1 non definito in base alle informazioni raccolte e disponibili. 2) Si osservano due casi di una forma molto rara di leucemia (leucemia a cellule capellute) che necessita di essere discussa con un esperto in ematologia. 3) Riguardo alla residenza dei casi al momento della morte o del primo ricovero non risultano insolite concentrazioni nell’area di massima ricaduta degli inquinanti dalla CHIMET (5 dei 23 casi risultano residenti nella frazione di Badia al Pino). E’ comunque necessario un approfondimento sulla storia residenziale dei casi per escludere che vi siano ulteriori casi da attribuire ad esposizioni nell’aerea in esame. Non è stato infine possibile esaminare i dati dell’archivio della farmaceutica in quanto non risultano ad oggi disponibili indicatori specifici che possano far identificare casi a partire da questa banca dati. 5.b - Malformazioni congenite e abortività spontanea I bambini, in generale, e ancora più quando sono nella fase fetale, si reputa siano più vulnerabili degli adulti agli insulti provenienti dal mondo esterno. L’esposizione a tossici ambientali in momenti critici della crescita, quale quella in utero, possono esitare in deficit e alterazioni strutturali e funzionali tali da determinare danni sia a breve che a lungo termine sulla salute. Malformazioni congenite sono riscontrabili nel 3-6% dei nati. Per molti di questi difetti non sono note le cause; una proporzione importante è legata a fattori genetici ed una più piccola è legata a fattori esterni in senso lato (uso di farmaci, alcool, fumo, caffeina, radiazioni ionizzanti, sostanze chimiche, infezioni, ecc.), anche di tipo strettamente ambientale (intossicazione da CO, metilmercurio, piombo, PCB, ecc). L’occorrenza di aggregazioni insolite geografiche e/o temporali di malformazioni congenite e di aborti spontanei è quindi considerato un indicatore di possibili esposizioni ambientali di una certa rilevanza. E’ stata quindi preliminarmente effettuata una valutazione della prevalenza di malformazioni congenite e di abortività spontanea tra i residenti nel comune di Civitella al fine di valutare se si fossero verificati eccessi di tali eventi. Si sottolinea che una tale valutazione è sempre esplorativa ed è seguita, nel caso si evidenzino eccessi, da un più approfondito studio su eventuali nessi di causalità con l’esposizione a sostanze teratogene che tenga in debita considerazione i livelli di esposizione, la durata e il periodo fetale di esposizione. 5.b1 – Malformazioni Congenite Sono state richieste informazioni sui casi con malformazioni congenite registrati dal Registro Toscano dei Difetti Congeniti relativi a nati nel comune di Civitella in Val di Chiana. La tabella 7 mostra come, negli anni di rilevazione, tra i residenti nel comune non si siano evidenziate insolite concentrazioni temporali di nati con difetti congeniti tra i nuovi nati: il rapporto tra il numero dei casi attesi e quello dei casi osservati appare infatti aumentato solo in due anni, il 1999 e il 2002, durante i quali sono stati osservati 3 casi contro i circa 2 casi attesi in base al dato medio regionale, ma è da notare come sia negli anni precedenti sia in quelli successivi tale rapporto sia o pari a circa 1 (cioè i casi osservati sono stati uguali agli attesi) o inferiore all’unità (casi osservati inferiori agli attesi). Dai dati disponibili presso il Registro Toscano dei Difetti Congeniti purtroppo solo per meno della metà dei casi con difetti congeniti è possibile risalire alla specifica residenza al momento della nascita. Non è stato quindi possibile effettuare alcuna valutazione sulla occorrenza di eventuali 20 aggregazioni geografiche di tali casi, in particolare nell’area di maggiore ricaduta degli inquinanti dall’impianto in esame, e cioè a Badia al Pino. Sui 19 osservati solo per 7 casi é disponibile il dato sulla residenza al momento della nascita; di questi solo 1 risulta nell’area di ricaduta degli inquinanti. Tabella 7 – Casi con difetti congeniti (DC) residenti nel comune di Civitella in Val di Chiana per anno di evento Anno di nascita n. nati n.nati osservati (O) con DC Prevalenza per 1000 IC 95% N.casi attesi (A) O/A 1992 63 1 15,9 0-114,3 1,5 0,7 1993 75 1 13,3 0-95,8 1,9 0,5 1994 78 2 25,6 0-137,7 2,0 1,0 1995 69 1 14,5 0-104,3 1,8 0,5 1996 84 0 - - 2,2 0,0 1997 80 1 12,5 0-89,9 1,9 0,5 1998 85 0 - - 2,1 0,0 1999 76 3 39,5 0-180,5 2,0 1,5 2000 70 2 28,6 0-153,7 1,8 1,1 2001 85 2 23,5 0-126,4 2,2 0,9 2002 73 3 41,1 0-187,9 1,8 1,7 2003 74 0 - - 2,1 0,0 2004 79 0 - - 2,2 0,0 2005 86 1 11,6 0-83,5 1,9 0,5 2006 83 1 24,1 0-129,6 1,9 1,0 Totale 1160 19 16,4 0-39,7 29,5 0,6 Fonte denominatori: la popolazione in toscana. Regione Toscana Elaborazione: Registro Toscano Difetti Congeniti – Istituto Fisiologia Clinica CNR, Pisa 5.b2 – Abortività spontanea Per valutare la numerosità degli aborti spontanei si ricorre alle schede di dimissione ospedaliera che riportano in diagnosi di dimissione i seguenti codici ICD9: 632.XX oppure 633.XX oppure 634.XX. Nella tabella 8 sono riportate le numerosità degli aborti spontanei di donne in età compresa tra i 15 ed i 49 anni residenti, al momento dell’evento, nel comune di Civitella in Val di Chiana. E’ stato valutato l’andamento temporale degli aborti spontanei, confrontando i tassi annuali registrati a Civitella con quelli calcolati per le residenti dell’intera ASL di Arezzo o di tutta la Toscana. La figura 3 mette a confronto i tassi delle tre aree: le grosse fluttuazioni registrate a Civitella tra un anno e l’altro sono attribuibili alla bassa numerosità dei casi. Per una valutazione più “stabile” i dati sono stati aggregati per periodi maggiori ed è stato calcolato il rapporto tra osservati e attesi nel comune di Civitella utilizzando come standard o la popolazione dell’intera ASL di Arezzo o quella dell’intera regione Toscana: la tabella 9 mostra un lieve eccesso di casi nel comune di Civitella rispetto alle due zone di confronto nel primo periodo 1997-99; tale eccesso 21 risulta mantenersi solo nel confronto con la ASL nel 2° periodo, 2000-03, e scompare nell’ultimo periodo, 2004-06. Tabella 8 – Numerosità degli aborti spontanei rilevati in donne di 15-49 anni residenti a Civitella in Val di Chiana dal 1997 al 2006 ANNO 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 N° 9 11 18 14 12 10 15 7 9 11 Figura 3 – Tassi di abortività spontanea nel comune di Civitella in Vald i Chiana, nella ASL 8 Arezzo e in Toscana 10,00 9,00 8,00 7,00 6,00 5,00 4,00 3,00 2,00 1,00 0,00 1997 1998 1999 2000 Regione Toscana 2001 Asl 108 2002 2003 2004 2005 2006 Civitella di val di Chiana Tabella 9 – Confronto tra i casi osservati di abortività spontanea e quelli attesi nel comune di Civitella in Val di Chiana, utilizzando come tassi di riferimento quelli della Toscana e quelli della ASL 8 Arezzo, per raggruppamenti di anni. 1997-1999 POPOLAZIONE STANDARD attesi Toscana 34,8 38 ASL 8 Arezzo 31,7 38 2000-2003 osservati oss/att 2004-2006 Attesi osservati oss/att attesi osservati oss/att 1,09 52,4 51 0,97 42,2 27 0,64 1,20 43,4 51 1,18 37,9 27 0,71 22 5.c - Tumore della lingua Il tumore della lingua è un tumore non molto frequente, specialmente nel sesso femminile. Solitamente nelle stime di incidenza dei Registri Tumori, il tumore della lingua è considerato assieme ad altri tumori delle cavità aerodigestive superiori (labbra, orofaringe, rinofaringe, ipofaringe, laringe) in quanto accomunati dal tipo di epitelio di cui sono rivestiti questi organi (epitelio di tipo squamoso). I Registri Tumori italiani nel periodo 1998-2002 hanno evidenziato che i tumori delle vie aerodigestive superiori rappresentano il 4,1%di tutte le neoplasie tra i maschi e l’1,1% tra le femmine, con in media ogni anno 32,5 casi ogni 100.000 uomini e 6.5 casi ogni 100.000 donne. La maggior parte dei casi sono registrati a carico della laringe. Nelle donne il tumore della lingua è pertanto una patologia rara. La registrazione di tre decessi per tumore della lingua negli anni 1996-2004 in donne residenti a Civitella ha indotto questo gruppo di lavoro ad approfondire i casi e valutare se vi fossero cause plausibili dell’eccesso di patologia evidenziato, tenendo presente che tra i fattori di rischio noti per questo tumore nessuno di essi è da ricondurre ad un possibile inquinamento ambientale della CHIMET. I fattori di rischio noti più importanti per il tumore della lingua sono il tabacco sia fumato che masticato (Kabat,1994; Znaor,2003; Accortt,2005; Chen,2006) e l’alcool, nonché la combinazione di alcool e tabacco che può avere un effetto di potenziamento del rischio dei due fattori considerati separatamente (Choi,1991; Harris,1997; Harty,1997; Franceschi,2000; Talamini,2002; Chang,2004). Dati di letteratura hanno mostrato anche un associazione tra questo tumore e l’infezione da papilloma virus (da Silva,2007). Lo stessi dicasi per l’esposizione occupazionale a cromo esavalente (Tisch,1996). Deboli e controverse sono risultate invece le associazioni con le irritazioni locali, l’uso di colluttori con alcol etilico e l’esposizione a raggi UV. Sono state recuperate le cartelle cliniche relative ai ricoveri delle tre donne i cui certificati di decesso riportavano come causa di morte il tumore della lingua. Dall’esame della documentazione sanitaria uno dei casi è stato escluso: si trattava di un linfoma a successiva localizzazione alla lingua. Gli altri due casi, entrambi diagnosticati in donne di età avanzata (76 e 88 anni) nel 2002 e deceduti nel 2003, sono risultati essere carcinomi squamocellulari cheratinizzanti infiltranti la lingua. Per questi due casi è previsto di procedere ad un recupero di informazioni sulla storia di vita e lavoro delle due donne mediante intervista dei parenti prossimi viventi. 23 6 - FATTIBILITÀ DI UNO STUDIO EPIDEMIOLOGICO SUGLI EFFETTI A LUNGO TERMINE DELLE ESPOSIZIONI ALLE EMISSIONI CHIMET NELLA POPOLAZIONE RESIDENTE NELLE AREE CIRCOSTANTI L’IMPIANTO La fattibilità di uno studio epidemiologico sugli effetti a lungo termine delle esposizioni alle emissioni di inquinanti della CHIMET e di altre sorgenti nella popolazione di Civitella in Val di Chiana è stata effettuata sulla base di una serie di osservazioni, considerazioni e assunzioni, qui di seguito dettagliate, sulla distribuzione dell’esposizione, sui dati di popolazione ad oggi disponibili, sulla durata dello studio e sui casi attesi in tale popolazione. 1. Stima della popolazione esposta I dati forniti dal Comune sulla distribuzione della popolazione nelle aree di ricaduta degli inquinanti, secondo i modelli diffusionali messi a punto dal Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Siena, mostrano che la quota di popolazione potenzialmente esposta agli inquinanti varia al variare delle sorgenti emissive considerate (tutte o solo CHIMET), e in parte anche al variare dell’inquinante scelto (cadmio o diossine). La tabelle seguenti (tabelle 10 e 11) mostrano che i soggetti residenti nell’area mappata sono pari all’86,5% della popolazione totale residente nel comune. Considerando l’area a livelli elevati di ricaduta del cadmio (tabella 10), la quota di popolazione esposta rimane pressoché stazionaria sia che si consideri la sola sorgente CHIMET sia che si considerino tutte le possibili sorgenti emissive presenti. Nelle aree a livelli medi o bassi di ricaduta si osservano invece andamenti diversi nella quota di popolazione esposta a seconda delle sorgenti emissive considerate: nell’area a livelli medi la popolazione passa dal 12,5% considerando la sola CHIMET al 16,1 % considerando tutte le sorgenti; nell’area a livelli bassi di ricaduta l’andamento è inverso, la popolazione passa dal 82,7% considerando la sola CHIMET al 78,8% considerando tutte le sorgenti. Tabella 10 – Distribuzione della popolazione per livelli di esposizione secondo i modelli diffusionali prodotti dal Dip.di Ingegneria dell’Università di Siena per cadmio, considerando tutte le possibili sorgenti emissive o solo la CHIMET. ESPOSIZIONE A CADMIO (da TUTTE LE SORGENTI) Livello inquinante <0.05 N Maschi Femmine Totale % 3050 3200 6250 0.05-0.2 N 78.3 638 79.3 641 78.8 1279 % >0.2 N % 16.4 205 15.9 193 16.1 398 5.3 4.8 5.0 Totale mappa Totale comune N % N 3893 4034 7927 86.2 86.8 86.5 4515 4646 9161 ESPOSIZIONE A CADMIO (da sola fonte CHIMET) Livello inquinante <0.05 N Maschi Femmine Totale 3197 3358 6555 0.05-0.2 >0.2 % N % N 82.1 83.2 82.7 497 491 988 12.8 199 12.2 185 12.5 384 % 5.1 4.6 4.8 Totale mappa Totale comune N % N 3893 4034 7927 86.2 86.8 86.5 4515 4646 9161 24 Un andamento analogo a quello visto per il cadmio si osserva anche utilizzando le mappe diffusionali per le diossine, considerando la sola sorgente CHIMET o tutte le sorgenti emissive presenti (tabella 11), con variazioni più consistenti rispetto al cadmio nelle aree a livelli medi o bassi di ricaduta degli inquinanti. Tabella 11 – Distribuzione della popolazione per livelli di esposizione secondo i modelli diffusionali prodotti dal Dip.di Ingegneria dell’Università di Siena per diossine, considerando tutte le possibili sorgenti emissive o solo la CHIMET. ESPOSIZIONE A DIOSSINA ( daTUTTE LE SORGENTI) Livello inquinante <0.04 Maschi Femmine Totale 0.04-1.2 Totale mappa >1.2 Totale comune N % N % N % N % N 2806 2928 5734 72.1 72.6 72.3 890 922 1812 22.9 22.9 22.9 197 184 381 5.06 4.56 4.81 3893 4034 7927 86.2 86.8 86.5 4515 4646 9161 ESPOSIZIONE A DIOSSINA ( da sola fonte CHIMET) Livello inquinante <0.04 Maschi Femmine Totale 0.04-1.2 N % N 3510 3658 7168 90.2 90.7 90.4 211 214 425 Totale mappa >1.2 % 5.4 5.3 5.4 N 172 162 334 % 4.4 4.0 4.2 Totale comune N % N 3893 4034 7927 86.2 86.8 86.5 4515 4646 9161 I sistemi informatizzati dell’Amministrazione Comunale consentono di identificare la popolazione attualmente residente nelle aree individuate dai modelli diffusionali sopra citati. Dati storici georeferenziati sono disponibili solo dal 1992, ma risultano di difficile confronto con quelli successivi, in quanto attorno all’anno 1992 vi sono stati cambiamenti rilevanti di tipo urbanistico (ad es. cambiamenti nei nomi delle vie). Qualora si volesse avviare lo studio epidemiologico sarebbe dunque necessario ricostruire il gruppo di residenti da osservare, distinti per aree di esposizione, sulla base degli archivi cartacei comunali, con notevole dispendio di risorse. 2. Struttura e andamento della popolazione Esaminando la distribuzione per età e sesso della popolazione residente a Civitella in Val di Chiana nel periodo 1987-2006, anni per i quali queste informazioni sono disponibili presso il RMR, si assiste, analogamente a quanto osservato in Toscana in genere, ad un invecchiamento della popolazione, come mostra chiaramente la figura 4. 25 Figura 4 – Distribuzione per età e sesso della popolazione residente a Civitella in Val di Chiana negli anni 1987 e 2006 3. Fattibilità dello studio epidemiologico Sono stati stimati, con il programma EGRET, gli anni persona complessivi necessari a mettere in evidenza rischi relativi (RR) per “tutti i tumori” e per “tumore del polmone” significativamente maggiori di 1, ponendo un errore α pari a 5% e una potenza pari a 80%. Nell’allegato 2 sono riportate le specifiche tecniche e i risultati delle elaborazioni effettuate. Le prevalenze di esposizione sono state ottenute sulla base dei modelli diffusionali più volte citati in precedenza. Come misura di occorrenza di “tutti i tumori” (codice ICD IX: 140-239) e di “tumore del polmone” (codice ICD IX: 162) nella popolazione non esposta sono stati utilizzati i tassi grezzi osservati nella popolazione toscana dal 1987 al 2006. Sulla base della popolazione ad oggi residente a Civitella in Val di Chiana, è stato assunto di includere nello studio 7.500-8000 persone da seguire per almeno 25 anni per un ammontare complessivo di almeno 185.000 anni persona. Sulla base di questi parametri le stime dei rischi evidenziabili per “tutti i tumori” dovrebbero risultare intorno all’1.3, cioè si dovrebbe osservare almeno il 30% dei casi in più rispetto a quelli attesi. In realtà a Civitella in Val di Chiana i tassi standardizzati per tutti i tumori osservati in questi anni dal RMR si attestano su valori inferiori del 15% circa rispetto a quelli medi regionali e quindi dovrebbero poter essere evidenziati molti più casi di quelli osservati attualmente. Lo stesso di può affermare per la stima di rischio per tumore del polmone: le stime dei rischi evidenziabili per il “tumore del polmone” dovrebbero risultare intorno all’1.7-1.8, , cioè si dovrebbe osservare almeno il 70-80% dei casi in più rispetto a quelli attesi. In realtà a Civitella in Val di Chiana i tassi standardizzati di mortalità per tumore del polmone risultano marcatamente più bassi (inferiori di un 25% circa nei maschi e di oltre il 50% nelle femmine) e quindi dovrebbero poter essere evidenziati molti più casi di quelli osservati. Questi risultati, oltre alle considerazioni poco sopra riportate in merito alla difficoltà di identificare per gli anni precedenti al 1992 la popolazione residente, scoraggiano l’avvio di uno studio epidemiologico di coorte che necessiterebbe di risorse consistenti per poter mettere in evidenza rischi elevati difficilmente evidenziabili per esposizioni di tipo ambientale. 26 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE L’analisi sugli andamenti spazio-temporali di dati sanitari correnti, oggi sempre più disponibili, può consentire di identificare situazioni ambientali potenzialmente di allarme. Più difficile e complesso è stabilire il nesso causale tra i fenomeni sanitari evidenziati e le condizioni ambientali ipotizzate a rischio in quanto occorre avere, oltre ad informazioni sulle patologie relazionabili alle cause ambientali e sui potenziali fattori di rischio, anche informazioni sulle esposizioni della popolazione a rischio. Le popolazioni residenti nelle vicinanze di impianti di incenerimento in genere esprimono preoccupazione e talora allarme per la loro salute in relazione alla possibile esposizione ad inquinanti emessi da tali impianti. Anche la popolazione di Civitella ha espresso grande preoccupazione sulle emissioni della CHIMET. Questa è una grande azienda che recupera e affina metalli preziosi provenienti da rifiuti prevalentemente nel settore orafo ma anche di altre attività industriali e che da circa 10 anni incenerisce anche rifiuti speciali, pericolosi e ospedalieri. Tale preoccupazione si è resa più palese dopo l’episodio del marzo 2006 di sforamento del limite massimo fissato per le emissioni di diossine/furani, e dopo la richiesta dell’azienda di ampliamento della propria attività produttiva. L’indagine effettuata nel maggio-agosto 2006 da ARPAT sulle deposizioni al suolo di diossine ha mostrato concentrazioni inferiori ai valori limite definiti dalla normativa vigente, e anche non superiori a quelle rilevate in un’area scelta di controllo. Risulta in corso un’indagine della Magistratura sull’eventuale inquinamento da diossine/furani di derrate alimentari prodotte nella zona. Nella relazione è stato riportato il lavoro svolto in questi ultimi 3 mesi dal gruppo di lavoro coordinato dal CSPO. In sintesi: 1. Il contributo di riflessione alla messa a punto dei modelli diffusionali commissionati all’Università di Siena, importanti per i possibili successivi studi sulle esposizioni dei residenti nelle aree circostanti l’impianto e sui possibili effetti sanitari, ha portato a identificare il cadmio come tracciante principale delle emissioni dell’Azienda. Le mappe diffusionali costruite a partire dalle emissioni di cadmio sia dalla sola CHIMET che da tutte le fonti emissive presenti nell’area in esame sono state infatti prese in considerazione sia per lo studio di monitoraggio biologico che per la fattibilità dello studio epidemiologico. Dato l’interesse sulle diossine, sono state comunque considerate anche le mappe costruite a partire dai dati di emissione di tale inquinante. Complessivamente l’attenzione è stata posta sull’area risultata a maggior impatto di emissioni della CHIMET, cioè quella comprensiva dell’abitato di Badia al Pino, che comunque risente anche delle emissioni, in particolare di polveri fini, della vicina autostrada A1. 2. E’ stato messo a punto il protocollo di uno studio di monitoraggio biologico per valutare l’esposizione dei residenti attorno all’impianto a inquinanti da questo emessi, in particolare metalli pesanti. Lo studio che sarà effettuato con risorse proprie della ASL 8 Arezzo, prenderà avvio nell’agosto 2008. L’obiettivo è quello di determinare gli attuali livelli di alcuni indicatori di esposizione a metalli pesanti, VOC e IPA confrontandoli con quelli rilevati in una popolazione di controllo e con quelli rilevati in altri studi italiani. I partecipanti saranno volontari e arruolati tra gli abituali donatori di sangue. Si prevede l’acquisizione dei campioni biologici entro la fine di settembre 2008, mentre considerando che per la effettuazione delle analisi, l’elaborazione dei dati ed una prima discussione sui risultati ottenuti occorreranno almeno altri 6 mesi, la relazione conclusiva dello studio è prevista per giugno-agosto 2009. 27 3. Riguardo all’allarme sollevato dall’eccesso di leucemie riscontrato nella popolazione di Civitella nel 2001-2005 rispetto al quinquennio precedente, sono stati oggetto di approfondimento i casi di leucemia evidenziati da fonti correnti di dati sanitari (mortalità e ricoveri) fino al 2006. Complessivamente i casi di leucemia (n.23 casi dal 1995 al 2006) rilevati tra i residenti sono risultati in aumento nel periodo considerato. La grande eterogeneità degli istotipi e l’esiguità della casistica per singoli istotipo non ha consentito di valutare se vi fosse un aumento di un particolare tipo di leucemia rispetto agli altri tipi. Considerando le residenze al momento della morte o del ricovero non risultano insolite concentrazioni di casi nell’area di massima ricaduta degli inquinanti dalla CHIMET; per poter comunque escludere che vi sia una particolare concentrazione in tale area è previsto un approfondimento sulla storia residenziale dei casi. 4. Essendo i bambini, specialmente nella fase fetale, più vulnerabili degli adulti agli insulti provenienti dal mondo esterno, sono stati esaminati anche i dati disponibili sui difetti congeniti e sull’abortività spontanea nella popolazione residente a Civitella: si è evidenziato un lieve eccesso di aborti spontanei nel 1997-99 rispetto a quello evidenziato nella popolazione della ASL di Arezzo ed in quella toscana, eccesso che comunque non si è mantenuto negli anni più recenti. 5. Sono ancora in corso gli approfondimenti sui due decessi per tumore della lingua in donne residenti nel comune di Civitella: si tratta comunque di tumori per i quali i fattori di rischio noti non risultano riconducibili ad un possibile inquinamento ambientale della CHIMET. 6. Riguardo all’ipotizzato studio epidemiologico di coorte, le stime di potenza effettuate scoraggiano l’avvio di un tale studio che necessiterebbe di risorse consistenti per mettere in evidenza rischi piuttosto elevati, difficilmente evidenziabili a seguito di esposizioni ambientali. In generale, occorre sottolineare che nella valutazione dei rischi ambientali, cioè dell’associazione tra effetti gravi sulla salute (quali difetti congeniti e tumori) ed esposizioni ambientali, sia l’emotività legata a tali effetti sanitari, sia il fatto che si è di fronte a esposizioni involontarie, talora un’errata interpretazione delle informazioni scientifiche può indurre a sovrastimare o a sottostimare tali rischi. Allo stato attuale delle conoscenze sulla situazione di rischio per la popolazione residente nell’area circostante l’azienda CHIMET, il gruppo di lavoro concorda nel ritenere che occorre avere un atteggiamento di cautela e di controllo vigile della situazione specifica, dato che le emissioni CHIMET, benché di lieve entità e molto al di sotto dei limiti normati, riguardano fattori di rischio noti per la salute umana. Occorrerà attendere i risultati dello studio di monitoraggio biologico per valutare se effettivamente la popolazione residente nell’area di maggiore ricaduta degli inquinanti dai camini CHIMET risulta a maggiore esposizione rispetto a quella residente nelle altre frazioni del comune e rispetto ad una popolazione di controllo, residente in un’area dove non vi sono emissioni di inceneritori. 28 BIBLIOGRAFIA Accortt NA, Waterbor JW, Beall C, Howard C. Cancer incidence among a cohort of smokeless tobacco users (United States). Cancer Causes Control. 2005;16:1107-1115. 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