Istruzioni per l`uso

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Istruzioni per l’uso
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rimaste visibili;
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e sfoglia ...
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I contenuti sono di BastaBugie numero 106 del 25 settembre 2009.
lo legge con attenzione, velocemente, mostrando di nuovo
quella voracità di conoscere la storia di altre donne che hanno
abortito come lei.
L’articolo racconta di una ragazza che ha usato la Ru486,
anche a lei è stato somministrato il Cytotec. «Con quel
farmaco - dice la ragazza a Repubblica - ti rendi conto di
tutto. È dura, capisci quello che fai e lo fai con le tue gambe.
Sono state quelle settantadue ore il momento più difficile, ti
resta addosso qualcosa. In quei giorni hai sentito suonare un
campanello d’allarme, che ti ha messo in guardia perché stavi
impedendo all’organismo di concludere una cosa che avevi
iniziato».
C’è una parte molto peggiore del dolore fisico, ammette
Mara. «C’è qualcosa di peggio. È stato quando sono andata
in bagno per una semplice pipì, lì ho espulso tutto e ho visto
il feto». Mara sgrana gli occhi, aprendo le mani come se
avesse tra le dita un gomitolo. «Era grande così e non me
lo dimenticherò mai». «Ci pensa spesso?», le domandiamo.
«Sempre. Soprattutto al momento in cui ho visto il feto. Lì
sei veramente sola anche se c’è qualcuno che ti sta a fianco,
perché sei tu che hai dentro un figlio e sei tu che sei stata
felice in quei mesi in cui te lo sentivi dentro».
«Noi donne - è convinta Mara - siamo fatte anche fisicamente
per la maternità, il nostro organismo sta bene quando ospita,
e quando abortisci e induci le contrazioni gli fai fare qualcosa
che è contro la sua natura. Ti tiri via una parte di te e ti senti
svuotata. E sono convinta che con la violenza dell’aborto
farmacologico lo senti anche di più».
Dev’essere per questo che la ragazzina di Empoli che un anno
fa ha abortito con la Ru486 non vuole parlare con Tempi e la
sua mamma che si era aperta alle volontarie del Cav della città
ha poi deciso di tacere: non se la sentiva più di ripercorrere
un’esperienza così dolorosa. «Credo che sia così», risponde
Mara risollevando lo sguardo. «Non si parla tranquillamente
di una cosa del genere, anche la mia storia la conosce appena
il mio ragazzo».
Mara ha deciso di parlare con Tempi, sapendo che non sarebbe
b b
stato facile rivivere quell’«esperienza che ti porti addosso per
sempre, perché spero davvero che la mia storia serva a far
sapere la verità su questa pillola».
Benedetta Frigerio
Fonte: Tempi, 10 settembre 2009
-----------------------------------------------------------------5- L’INCREDIBILE STORIA DI ANTONY FLEW: DA
CAMPIONE MONDIALE DELL’ATEISMO A CREDENTE
IN DIO
di Lorenzo Fazzini
Era universalmente riconosciuto come il ‘campione’ mondiale
dell’ateismo, padrino di quella schiera di divulgatori
dell’inesistenza di Dio - Richard Dawkins in primis - che
affollano le librerie di mezzo mondo. Ma ora ha messo nero
su bianco, in un volume che di certo farà discutere, il suo
approdo intellettuale al riconoscimento che ‘c’è un Dio’.
Antony Flew, 84 anni, filosofo della scienza di Oxford,
autore di saggi in cui per decenni ha propugnato il più ferreo
ateismo intellettuale, ha ammesso di aver ‘capitolato’ di
fronte all’evidenza e di credere nell’esistenza di una Divinità.
“There Is a God” è il titolo del volume scritto a quattro mani
insieme a Roy Abraham Varghese, il cattedratico oxfordiano
che ha costituito per Flew il punto di partenza, già nel 2004,
per una rivisitazione dei propri enunciati. Fu appunto 3 anni
orsono che Flew affermò per la prima volta di non credere
più come un tempo al fatto che Dio non esistesse. Si trattò
allora della prima scalfittura del proprio pensiero espresso nel
monumentale God and Philosophy del 1966, più volte riedito.
Ora, con “There Is a God”, Flew compie l’abiura completa
del suo passato ateismo scientifico.
Nel testo appena uscito negli Stati Uniti per Harper Collins,
il filosofo britannico dà conto del modo in cui sia arrivato a
quella fede che egli definisce ‘deistica’, come ha dichiarato
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1-PARLIAMO DEI MURI NEL MONDO (VISTO CHE CI
DICONO SOLO DI QUELLO IN ISRAELE...) di Giorgio
Israel
2-IL VERO RISORGIMENTO E’ STATO UN’ALTRA COSA:
SE NE ACCORGE PURE BERLUSCONI... di Angela
Pellicciari
3-APPROFONDIAMO LA FIGURA DI MARIO MIELI,
L’IDEOLOGO CHE ISPIRA I GAY PRIDE di Antonio
Righi
4-RU486: L’ESPERIENZA DA INCUBO DI UNA RAGAZZA
CHE NE HA FATTO USO di Benedetta Frigerio
5-L’INCREDIBILE STORIA DI ANTONY FLEW: DA
CAMPIONE MONDIALE DELL’ATEISMO A CREDENTE
IN DIO di Lorenzo Fazzini
6-LA VITTORIA DI ANTONIO GRAMSCI: LA VIA
ITALIANA AL COMUNISMO PER CAMBIARE LA
MENTALITÀ DEL POPOLO ITALIANO di Alessandro
Pagano e Domenico Bonvegna
7-PERCHE’ NON CI PIACE L’ULTIMA TROVATA DI
SARKOZY: FELICITA’ INTERNA LORDA? NO, GRAZIE
di Riccardo Cascioli
8-ANCHE IN URUGUAY LA CHIESA CATTOLICA FATTA
FUORI DAL SISTEMA DELLE ADOZIONI: AL SOLITO
CI RIMETTONO I DEBOLI
9-OMELIA PER LA XXVI DOMENICATEMPO ORDINARIO
- B - (Mc 9,38-43.45.47-48) di Padre Mariano Pellegrini
Nr. 106 del 25-09-09
BASTABUGIE
www.nobugie.splinder.com
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in un’intervista per la rivista To The Source. In questo iter
intellettuale, asserisce l’autore, «ci sono stati due fattori
decisivi. Il primo, la mia crescente empatia verso lo sguardo
di Einstein e altri noti scienziati secondo i quali ci deve essere
stata un’Intelligenza dietro la COMPLESSITA’ INTEGRATA
dell’universo fisico».
In seconda battuta, a convincere l’ex ateo di Oxford ci ha
pensato «il mio sguardo personale che ha integrato questa
medesima complessità. Credo che l’origine della vita e la
riproduzione non possono essere semplicemente spiegate da
un punto di vista biologico, nonostante i numerosi tentativi
che sono stati fatti in questo senso».
Per Flew non è valida l’equazione che ‘più scienza’ vorrebbe
dire ‘meno fede’ in un Principio originante la vita: «Mentre
facciamo sempre più scoperte sulla ricchezza e l’intelligenza
della vita, pare sempre meno plausibile che un brodo chimico
abbia potuto generare in maniera magica il codice genetico.
Penso che le origini delle leggi della natura e della vita,
nonché quelle dell’universo, portano chiaramente verso una
Sorgente intelligente».
C’è poi una postilla, nel ragionamento di Flew, che merita
una segnalazione: sebbene affermi che questo libro
rappresenti il suo ‘testamento’, annota: «Non accetto nessun
tipo di rilevazione divina sebbene sarei felice di studiarne
un’attestazione».
Nell’intervista rilasciata a Benjamin Wiker, Flew stigmatizza
poi l’ateismo dogmatico di Richard Dawkins. Rifacendosi
alle recenti critiche del filosofo agnostico Anthony Kenny,
afferma che l’autore de “La delusione di Dio” ha «mancato
nell’affrontare tre principali argomenti quando ha argomentato
razionalmente la questione di Dio. Sono proprio gli stessi
temi che mi hanno portato ad accettare l’esistenza di un
Dio: le leggi della natura, la vita con la sua organizzazione
teleologica e l’esistenza dell’Universo ». Non solo: Flew
bolla come «sforzo comico» la modalità con cui Dawkins ha
provato a spiegare l’origine della vita, parlando di «occasione
fortunata»: «Se questo è il miglior argomento che si può avere
Spaventata, Mara pensa che qualcosa sia andato storto o di
avere avuto una reazione allergica. «Chiamai la dottoressa
che mi disse di tornare in ospedale solo nel caso di perdite
emorragiche prolungate. Ho scoperto dopo che teoricamente
dovevano farmi degli esami perché non tutti riescono a
tollerare la pillola, ma a me di esami non ne hanno fatti».
In effetti la procedura prevede di verificare l’assenza di
ipertensione, aritmia, asma e allergia alle due pillole. In realtà
i disagi subiti da Mara rientrano perfettamente negli effetti
collaterali provocati dalla pillola.
Un caso simile viene raccontato a Tempi da Graziella,
cofondatrice e volontaria del Centro d’aiuto alla vita di Trento.
«Due anni fa - spiega - una donna rumena venne qui e ci disse
che voleva abortire perché era in Italia da sola e non sarebbe
riuscita a prendersi cura di quel figlio. Noi le spiegammo che
l’avremmo sostenuta sia economicamente sia fisicamente, ma
in lei vinse il sospetto che dietro quella gratuità si nascondesse
qualche interesse e decise di interrompere la gravidanza.
Andò all’ospedale Santa Chiara dove le proposero la Ru486
come il metodo più innocuo».
La voce di Graziella si fa più acuta, a tratti rotta: «Quando
la richiamai mi raccontò che era spaventata per le perdite
continue. Le dissi di tornare in ospedale. Andò avanti così
per giorni ripetendomi continuamente “sto da cani, sto da
cani”. Poi, dopo qualche giorno, è scomparsa e non so cosa le
sia successo. Mi viene una rabbia che non so frenare quando
penso a come trattano queste donne», conclude Graziella.
La rabbia sale anche a Mara che non capisce «come mai
queste cose non siano rese pubbliche e nemmeno quale sia
l’interesse a tenerle nascoste, quando sarebbe semplicissimo
fare dei controlli per sapere cosa è successo alle tante che
hanno abortito con quel farmaco».
NON SOLO IL DOLORE FISICO
Anche sul web non è facile trovare le storie di chi ha sofferto
per la somministrazione della Ru486 in Italia. A Mara
mostriamo un articolo apparso su La Repubblica di Firenze
il 28 febbraio del 2008, che non è facile trovare in rete. Mara
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Parliamo di muri nel mondo, con qualche dato cortesemente
fornito dalla cortesia di Valérie Amram D’Onofrio. Non è
superfluo dire che si tratta di dati incompleti. Cominciamo
con il Marocco, attorno alla cui regione sahariana si estende
per 2.720 chilometri una grande muraglia detta anche
“cintura di sicurezza”. La sua funzione è quella di proteggere
il paese dai tentativi di infiltrazione del Fronte Polisario.
L’Arabia Saudita ha provveduto a sua volta: un muro la
separa dallo Yemen, è di cemento armato ed è munito di
sofisticati apparati di controllo elettronico, un’altra barriera
ultramoderna lunga 900 chilometri è in costruzione sulla
frontiera con l’Iraq. Un altro muro è in costruzione tra Oman
e Emirati Arabi Uniti. Passando all’Asia si trovano muri
spettacolari. L’India rivendica territori attualmente occupati
dalla Cina o ceduti alla Cina dal Pakistan, il quale a sua volta
rivendica territori occupati dall’India: i due paesi in perenne
conflitto sono divisi da un muro di 3.300 chilometri. A sua
volta, il Pakistan sta costruendo una barriera di 2.400 km per
controllare la frontiera con l’Afghanistan. Anche i punti caldi
della frontiera thailandese con la Malaysia sono separati da
muri. Restando all’Asia è quasi superfluo ricordare che la
Corea del Sud e la Corea del Nord sono divise da un muro. E
potremmo continuare con la barriera edificata dall’Uzbekistan
per separarsi dal Tagikistan.
Anche in Africa le barriere non mancano: per esempio, il
Botswana ha costruito una barriera elettrificata per impedire
l’ingresso di coloro che sfuggono ai massacri etnici nello
Zimbabwe. Da tempo esiste una barriera edificata dalla
Turchia per separare la parte turca di Cipro da quella greca.
Se passiamo all’Occidente spicca la barriera elettrificata che
la Spagna ha eretto a Ceuta e Melilla per impedire (anche a
fucilate) l’ingresso degli immigrati marocchini o subsahariani.
Non vanno poi dimenticati i muri che dividono protestanti e
1- PARLIAMO DEI MURI NEL MONDO (VISTO CHE CI
DICONO SOLO DI QUELLO IN ISRAELE...)
di Giorgio Israel
Padre Mariano Pellegrini
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 27 settembre
2009)
nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare
nella Geènna, nel fuoco inestinguibile» (Mc 9,43). Non sono
parole da prendere alla lettera, esse si devono intendere come
la necessità di fuggire le occasioni prossime di peccato.
San Filippo Neri insegnava che, di fronte a queste occasioni
prossime di peccato, chi ha coraggio fugge, chi è debole vi
rimane e cade miseramente. Nessuno si deve sopravvalutare.
Siamo tutti deboli e, se finora non siamo caduti in certi
peccati, non è certo per merito nostro, ma perché il Signore
ci ha sostenuti per riguardo alla nostra debolezza; ma, se
ci esponiamo imprudentemente al pericolo, come a quello
di frequentare amicizie equivoche, di vedere spettacoli
immorali, non potremo confidare nell’aiuto di Dio, il quale
fugge quando noi ci esponiamo temerariamente al male,
dando per scontato che comunque Dio ci aiuterà. L’umiltà e
la prudenza ci devono sempre guidare.
Per non cadere nei grandi peccati è cosa fondamentale dare
importanza anche alle più piccole cose. Mi spiego meglio:
se un cristiano inizia a sorvolare sui piccoli peccati, dicendo
che comunque sono cose da nulla, prima o poi cadrà anche
nei più grandi peccati. Bisogna spegnere la scintilla finché è
piccola, altrimenti essa si trasformerà in un grande incendio.
Se si inizia a togliere una piccola piastrella, prima o poi verrà
via tutto il pavimento; se si comincia a cedere nelle piccole
cose, senza un minimo pentimento, si finirà con l’offendere il
Signore nelle cose più gravi.
L’ultimo insegnamento riguarda la carità. Gesù dice:
«Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel
mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non
perderà la sua ricompensa» (Mc 9,41).
Il Signore ricompensa anche il più piccolo gesto d’amore:
facciamo in modo che le nostre giornate ne siano piene.
popolo del Signore!» (Nm 11,29); nel Vangelo, invece, Gesù
risponde: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che
faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male
di me: chi non è contro di noi è per noi» (Mc 9,39-40).
Il messaggio che riceviamo da questi due episodi è molto
importante: dobbiamo apprezzare tutto il bene che il prossimo
opera, come se fosse nostro, e dobbiamo, per questo,
ringraziare il Signore. Il rattristarsi per questo bene operato
dal prossimo non è certamente un buon segno ed è, purtroppo,
una mancanza di carità molto diffusa anche da parte di quelli
che pregano e frequentano la Messa alla domenica. Impariamo
a ringraziare il Signore per tutto il bene che vediamo attorno
a noi: il Signore premierà questo nostro sentimento di carità,
donandoci lo stesso bene che ammiriamo nel prossimo.
Il secondo insegnamento riguarda invece la triste realtà dello
scandalo. Gesù dice: «Chi scandalizzerà uno solo di questi
piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli
venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel
mare» (Mc 9,42). Queste parole sono tra le più severe che
Gesù abbia pronunciato in tutto il Vangelo e, ai nostri giorni,
sono più che mai attuali. Quanti scandali rovinano le anime!
Lo scandalo è un bruttissimo peccato, in quanto trascina nel
male tutti quelli che lo subiscono. Scandalizzare significa
spingere al male con il proprio cattivo esempio. Guardiamoci
da questo brutto peccato e proponiamoci di dare sempre buon
esempio a tutti.
Ai nostri giorni si dà scandalo in tanti modi: nel parlare, nel
comportarsi, nel vestire indecentemente, nel proporre modelli
di vita contrari al Vangelo. I moderni mezzi di comunicazione
non fanno altro che orientare l’opinione pubblica verso questi
esempi sbagliati. Il cristiano deve reagire e opporsi in tutti i
modi.
Il Vangelo di oggi ci insegna a fuggire risolutamente tutte le
occasioni prossime di peccato, ovvero tutte quelle situazioni
che ci espongono imprudentemente al peccato. In questo
senso devono essere lette le severe parole di Gesù: «Se la tua
mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare
cattolici in Irlanda. E che dire del muro che divide gli Stati
Uniti dal Messico per prevenire l’immigrazione clandestina?
Però nel mondo si parla con orrore e sdegno soltanto di un
muro: quello che ha costruito lo Stato d’Israele per impedire
agli attentatori suicidi di entrare nel suo territorio e compiere
stragi tra i civili. Questo muro ha fatto precipitare il numero
delle vittime del 98,5 per cento. Ma di questo non importa
un accidente a nessuno. Tutti lo condannano come il “Muro
della vergogna”. È l’emblema del razzismo, dell’apartheid,
il simbolo dell’oppressione dei palestinesi, la macchia
indelebile sulla democrazia israeliana.
Quale distorsione mentale può condurre a considerare
normale che si costruiscano barriere elettrificate e muri
per impedire l’immigrazione clandestina e considerare
criminale la costruzione di un muro per difendere dei civili
dal terrorismo? La risposta è: il razzismo antisemita. Perché
solo chi nutre un simile sentimento può infischiarsi di un
morto ebreo e versare lacrime sui disagi dei palestinesi ai
checkpoint. E far finta di non sentire che solo pochi giorni
fa alla televisione palestinese un rappresentante di Fatah ha
dichiarato: «Non stiamo negoziando la pace, la pace non è
stata mai un nostro obiettivo, tutte le forme di lotta armata
sono sul tavolo, nessuna esclusa». Un estremista isolato?
L’autorevole “moderato” Mohammed Dahlan ha ribadito: «Lo
dirò per la millesima volta, a nome di Fatah: non chiediamo
a Hamas di riconoscere Israele, anzi chiediamo che non lo
faccia perché noi non lo faremo». Però il muro di Israele è
l’unico che deve essere abbattuto.
Giorgio Israel
Fonte: Tempi, 23 luglio 2009
-----------------------------------------------------------------2- IL VERO RISORGIMENTO E’ STATO UN’ALTRA
COSA: SE NE ACCORGE PURE BERLUSCONI...
di Angela Pellicciari
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approvati dall’Ente europeo per il controllo sui farmaci.
«Non capivo, ma mi sono fidata com’è normale. Precisavano
che la pillola sarebbe arrivata dalla Francia e continuavano
a ripetermi che sarebbe stata tutta per me. Mi dicevano:
“Guarda, la confezione che compriamo è da tre pillole, ma è
solo tua, ne usiamo una e le altre due le buttiamo”. Su questo
dettaglio insistevano, come a sottolineare che a loro quelle
pasticche costavano ma lo facevano per me».
A distanza di tempo Mara ricorda stranezze a cui sul momento
non diede peso. «C’era qualcosa di strano: la pillola non l’ho
ingoiata in ospedale ma nel Centro salute donna. Due giorni
dopo sono tornata per prendere altre medicine. La dottoressa
mi aspettava al Centro per accompagnarmi lei in ospedale. Mi
fece passare dal retro come per non dare nell’occhio e appena
arrivata mi mandò a firmare un foglio, così, diceva “risulti
ricoverata in day hospital ma in realtà torni a casa”. Subito
dopo mi hanno somministrato il secondo farmaco, stavolta
per via vaginale. Erano delle pastigliette».
DA SOLA NON CE L’AVREI FATTA
Il farmaco in pastiglie che in questi casi viene somministrato
per via vaginale è il Cytotec. Un tempo usato nei casi di
ulcera e in grado di provocare contrazioni, oggi è sconsigliato
dalle autorità sanitarie mondiali come farmaco abortivo per
via dei gravi effetti collaterali. Anche questo dettaglio Mara
lo apprende soltanto ora.
«La parte peggiore è stata quando sono uscita: non appena
salita in macchina ho incominciato a sentire delle fitte
insopportabili, mi sentivo venir meno e penso sempre che
se fossi stata sola forse non sarei qui, probabilmente mi
sarebbe capitato un incidente. Fortunatamente c’era il mio
ragazzo. Altrimenti come avrei fatto a salire le scale su cui
sono svenuta? Chi mi avrebbe accudito quando sono entrata
in casa vomitando per ore con sbalzi ormonali pazzeschi,
sensazioni di freddo e caldo continue e tachicardie ripetute,
mentre la violenza delle contrazioni mi piegava in due? E i
giorni seguenti quando sono dovuta rimanere a letto come
avrei fatto ad andare in bagno o anche solo a mangiare?».
La settimana scorsa si è conclusa la 66^ edizione della Mostra
del Cinema di Venezia caratterizzata da alcuni fatti negativi.
Il primo è che tantissimi film italiani di pessima qualità hanno
goduto dei soliti finanziamenti pubblici (e che finanziamenti
!).
La logica di attribuzione dei fondi a questi film, che ai
botteghini non incassano nulla, è la solita: appartenere al
filone dei registi cosiddetti impegnati (cioè di sinistra, spesso
ultra comunisti) nonché di avere la faccia tosta di chiedere
soldi pubblici come se fosse la cosa più normale del mondo.
Fra le decine di “capolavori” finanziati quest’anno ne citiamo
uno a mò di esempio, “le ombre rosse” di Citto Maselli, il cui
titolo è tutto un programma e che a fronte di un finanziamento
di un milione di Euro, ne ha incassato appena 50.000.
Questo a conferma di ciò che sosteneva Antonio Gramsci,
colui che inventò la “via italiana al comunismo”. Nel nostro
Paese il comunismo non avrebbe mai preso piede occupando
i vertici dello Stato, affermava il padre del comunismo
italiano, in quanto essendovi una forte tradizione cristiana
non si sarebbe riusciti ad imporlo agli italiani. Per conquistare
6- LA VITTORIA DI ANTONIO GRAMSCI: LA VIA
ITALIANA AL COMUNISMO PER CAMBIARE LA
MENTALITÀ DEL POPOLO ITALIANO
di Alessandro Pagano e Domenico Bonvegna
-----------------------------------------------------------------Lorenzo Fazzini
Fonte: identitaeuropea.org, 15 settembre 2009
su questo tema - è stato il giudizio sferzante dell’ottuagenario
di Oxford - la questione è chiusa». Ma per l’ex ateo di Oxford
la vicenda-Dio si è appena aperta.
Naturalmente, il libro di Flew NON E’ MAI stato pubblicato
in Italia. Evidentemente, nel paese di Piero Angela e Cecchi
Pavone, confrontarsi su questi temi é ancora VIETATO!!!
il Paese era necessaria dunque una vera e propria conquista
delle “casematte” - culturali, università, scuola, magistratura,
cinema, etc etc - al fine di cambiare la mentalità del popolo
italiano. Da allora così è stato!
A fugare ogni dubbio che anche oggi dopo tanti anni la Mostra
del Cinema di Venezia continua ad essere un bunker della
potente sinistra intellettuale ci ha pensato Hugo Chavez.
E veniamo al secondo fatto negativo, il dittatore venezuelano
Chavez è stato invitato da Oliver Stone, il regista che gli ha
dedicato il film “South of the Border” per fare una passerella
trionfale. Naturalmente tutta la sinistra italiana e mondiale si
è commossa per il dittatore venezuelano.
Per chi ancora non conoscesse Hugo Chavez vi diciamo che
nel suo Paese ha chiuso quaranta radio private, ha introdotto
la nuova legge sull’educazione di stampo castrista, ha voluto
una legge che prevede la rielezione infinita senza limiti di
mandato per il presidente (cioè per lui). Ma soprattutto
Chavez è amico di Ahmadinejad, il dittatore dell’Iran, colui
che nega l’olocausto e che vuole cancellare dalla cartina
geografica Israele. Agli iraniani Chavez fornisce la materia
prima per costruire la bomba atomica. Ora se Venezia fosse
stata una manifestazione come tutte le altre avremmo avuto
almeno qualche critica, ed invece niente! Tutto è passato sotto
silenzio, con gli applausi della piccola ma sognante folla che
acclama i divi; quella folla fatta di fedeli praticanti della
religione che idolatra la notorietà. Talché l’importante non è
essere persone perbene, ma solo di essere persone famose.
Ma non è finita! Hugo Chavez è amico anche del terrorista Ilich Ramirez Sanchez, anche lui venezuelano, meglio conosciuto
come Carlos. Negli anni 1970 la sua organizzazione fece
almeno 1.500 morti. Condannato nel 1997 a un ergastolo che
sta tuttora scontando in Francia, Carlos si convertì all’islam
in prigione e propose l’alleanza mondiale del terrore fra
comunisti puri e duri e ultra-fondamentalisti islamici.
Per sua stessa ammissione Chavez intrattiene una
corrispondenza con il terrorista e gli scrive che “nelle sue
vene sente pulsare la stessa solidarietà che fa capire loro
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RAGAZZA CHE NE HA FATTO USO
di Benedetta Frigerio
«Me l’hanno dipinta come una pillola magica come per non
lasciarmi alternative, così l’ho presa. Dopo cinque minuti mi
hanno mandato a casa e li è iniziato il calvario». Mara (il nome
è di fantasia) ha abortito utilizzando la pillola Ru486 due anni
fa, quando ne aveva 26. Oggi che di aborto farmacologico si
è ricominciato a parlare, dopo che l’Agenzia italiana per il
farmaco ha approvato la commercializzazione della pillola,
Mara scopre che quello che le è capitato non è un caso,
che altre donne hanno sofferto come lei e che nel mondo si
contano 29 decessi seguiti all’assunzione della pillola.
«Perché nessuno ne parla? Perché dicono di agire per il bene
delle donne e ti spiegano che sentirai solo dei dolorini? Forse
qualcuno ci guadagna qualcosa?», si chiede oggi questa
donna che si dice a favore della libera scelta delle donne in
tema di aborto. Quasi avida di sapere tutto ciò che riguarda
il “farmaco incubo” (così lo hanno chiamato in Cina dopo
averlo ritirato dal mercato perché troppo pericoloso), Mara
accetta di raccontare la sua storia a Tempi perché «spero che
si faccia un’indagine su quello che fanno negli ospedali».
«Per abortire mi sono rivolta al Centro salute donna di
Piacenza, lì lavora la dottoressa che mi ha proposto la Ru486.
Durante il colloquio la possibilità dell’aborto chirurgico è
stata appena accennata. Il medico diceva che era un metodo
invasivo e che si corrono seri rischi d’infezione, mentre con
la pillola sarebbe stato tutto più semplice e sicuro, al massimo
avrei sentito dei fastidi». Che le cose non stavano proprio così
Mara avrebbe dovuto scoprirlo sulla sua pelle.
Prima della decisione dell’Aifa del 30 luglio scorso le diverse
sperimentazioni della pillola (tra cui quella dell’ospedale di
Torino guidata dal ginecologo radicale Silvio Viale) furono
sostituite da una pratica che di fatto aggirava il divieto di
vendita e prevedeva l’acquisto dall’estero della pillola in via
nominale per ogni paziente. Un procedimento applicabile
per certi medicinali non ancora in commercio in Italia ma
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L’altro giorno alla festa dei giovani del PDL ad Atreju il
Presidente Berlusconi, con una battuta, ha mandato all’aria
centocinquanta anni di storiografia ufficiale. Sponsorizzando
il mio primo libro (Risorgimento da riscrivere) ha testualmente
detto: “in preparazione per l’anno 2011 del centocinquantenario
della storia d’Italia consiglio a tutti ragazzi e meno ragazzi
di andare a rivedere la nostra storia degli ultimi 150 anni”
perché “è stata raccontata in una maniera diversa dalla realtà
quindi credo che per una esigenza di verità sia bene per tutti
andarsi a rinfrescare la memoria o a correggere ciò che è stato
scritto erroneamente”.
Un’altra esigenza di verità è stata sottolineata da Berlusconi,
quella relativa all’occupazione italiana della Libia: “Ho
chiesto perdono alla Libia per ciò che gli italiani avevano
fatto verso il popolo libico”. Cosa c’entra la Libia con l’unità
d’Italia? C’entra.
Quando praticamente tutto il mondo protestante, liberale
e massonico cospirava per l’unificazione italiana formato
Savoia, per giustificare l’invasione sabauda è stata
propagandata una versione dei fatti radicalmente falsa.
Versione che fino ad oggi nessun presidente del Consiglio si
era mai neanche lontanamente sognato di mettere in dubbio.
Secondo la leggenda Vittorio Emanale II sarebbe andato
a liberare i popoli gementi sotto il malgoverno pontificio e
borbonico. In realtà i popoli hanno gemuto, e molto, dopo
la liberazione. I Savoia ed i loro governi dichiaravano di
muoversi in nome di una moralità superiore a quella degli
altri stati: in nome di una monarchia liberale e costituzionale.
Se non che, mentre l’articolo 1 dello Statuto dichiarava la
religione cattolica unica religione di stato, sono stati soppressi
tutti gli ordini religiosi della chiesa di stato. E così, nel corso
di circa venti anni, 57.492 persone, tanti erano i membri degli
ordini religiosi, vengono messi sul lastrico, cacciati dalle
proprie case, privati del lavoro, della missione, della vita che
liberamente avevano scelto.
I beni degli ordini religiosi sono in gran parte svenduti ai
La pagina del Vangelo di questa domenica è ricca di
insegnamenti. Prima di tutto essa ci insegna a guardarci
dal brutto peccato della gelosia. Questo difetto lo possiamo
riscontrare sia nell’atteggiamento di quel giovane che, nella
prima lettura, voleva che Mosè impedisse a Eldad e a Medad di
profetizzare; e sia nell’apostolo Giovanni, il quale desiderava
che Gesù impedisse ad un tale di scacciare i demoni, per
il semplice fatto che non era dei loro. Nella prima lettura,
Mosè rispose: «Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel
9- OMELIA PER LA XXVI DOMENICA TEMPO
ORDINARIO - B - (Mc 9,38-43.45.47-48)
di Padre Mariano Pellegrini
-----------------------------------------------------------------Fonte: Corrispondenza romana, 18 Settembre 2009
dell’Adolescente dell’Uruguay (INAU), organismo che
gravita nell’orbita statale. Il Movimento Familiare Cristiano
viene quindi privato della possibilità di continuare a offrire il
suo servizio in questo campo come aveva fatto finora.
Il dibattito alla Camera dei Deputati e al Senato è stato
illuminato da un comunicato emesso da mons. Nicolás
Cotugno, SDB, arcivescovo di Montevideo e presidente della
Commissione per la Famiglia della Conferenza Episcopale
dell’Uruguay, in cui il presule sottolineava la gravità morale
di questa riforma. «I bambini non possono essere utilizzati
come strumento per la rivendicazione dei diritti di alcune
persone, di un gruppo - ha affermato -, né l’adozione è un
istituto che si può basare su criteri di convenienza politica».
Il comunicato spiegava che «tale discussione non riguarda gli
omosessuali come persone, che - in quanto tali - meritano
il massimo rispetto». L’Uruguay, dove il 25 ottobre
prossimo si svolgeranno le elezioni nazionali, è il primo
Paese dell’America Latina ad adottare una legge con queste
caratteristiche.
vedere Sarkozy proporre a tutte le donne di entrare nelle
Missionarie della Carità.
Anche perché la felicità non è data dalle circostanze in cui
viviamo, ma dal significato che alle circostanze diamo. E
questo non può deciderlo lo Stato; né può deciderlo l’ONU,
anche se ci fosse il consenso totale dei governi.
Per cui è molto meglio tenersi il PIL e l’ISU: indici imperfetti,
da non prendersi come valori assoluti, da riformare dove è
possibile, ma almeno non ci impongono la felicità di Stato.
Riccardo Cascioli
Fonte: Svipop, 18 settembre 2009
-----------------------------------------------------------------8- ANCHE IN URUGUAY LA CHIESA CATTOLICA
FATTA FUORI DAL SISTEMA DELLE ADOZIONI: AL
SOLITO CI RIMETTONO I DEBOLI
Il Movimento Familiare Cristiano non potrà più offrire il suo
servizio di assistenza nel sistema di adozioni in Uruguay,
secondo quanto prevede la legge approvata dal Senato, che
permette alle coppie omosessuali di adottare bambini. Dei
23 senatori, 17 hanno votato questo mercoledì a favore del
disegno di legge per la modifica del Codice dell’Infanzia e
dell’Adolescenza.
La riforma è stata sostenuta con i voti dei senatori del Frente
Amplio, al Governo, e del Partido Colorado. Il Partito
Nazionale si è opposto alla riforma considerando che va
contro il concetto di famiglia raccolto dalla Costituzione della
Repubblica.
La Camera dei Deputati aveva approvato l’iniziativa con
alcune modifiche il 27 agosto scorso, con 40 voti favorevoli
su 53 deputati. Ora, con la sanzione del Senato, si attende
la promulgazione del Potere Esecutivo per iniziare ad
applicare la normativa. La nuova legge affida il processo
di tutte le adozioni all’Istituto Nazionale del Bambino e
20
liberali (l’1% della popolazione) che si appropriano per due
lire dell’ingente patrimonio artistico e culturale accumulato
nel corso del tempo dall’Italia cattolica. Migliaia di palazzi,
intere biblioteche, archivi, quadri, sculture, oggetti sacri,
inghiottiti in un battibaleno. Oltre a ciò, più di cento sono le
diocesi italiane lasciate senza vescovo mentre i preti che non
cantano il Te Deum -per l’ordine morale che trionfa- sono
imprigionati e multati (nel 1859 è entrato in vigore un nuovo
codice di diritto penale che toglie al clero qualsiasi libertà di
parola). Lo storico marxista Emilio Sereni parla di 2.565.253
ettari di terra appartenenti alla chiesa o al demanio alienati e
venduti.
Quale la conseguenza? Povertà diffusa, carceri strapiene,
ingiustizia dilagante, smisurato aumento della tassazione,
crollo del numero di proprietari terrieri.
Una propaganda martellante, che ancora oggi perdura,
cerca di giustificare la cura liberale in nome della presunta
arretratezza culturale e morale dell’Italia preunitaria. E’ così
che la storia si è trasformata, per dirla con Leone XIII, in
una “congiura contro la verità”. Elencando i meriti dell’Italia
cattolica, nell’enciclica Nostis et nobiscum del 1846, Pio
IX ricorda fra l’altro come, proprio grazie al cattolicesimo,
l’Italia non abbia partecipato alla conquista del mondo cui
le altre nazioni si erano abbandonate. Papa Mastai scrive
che la fede “distolse gli animi degl’Italiani da quella luce
passeggera di gloria, che i lor maggiori, soprastando essi
nelle armi, avevano riposto nell’incessante tumulto delle
guerre, nell’oppressione degli stranieri, e nell’assoggettare a
durissimo servaggio quel maggior numero di uomini che per
loro si potesse”. Invece di fare guerre di conquista coloniale,
gli italiani hanno eccelso in opere di misericordia: “Di qui
nelle precipue città dell’Italia, templi meravigliosi, ed altri
monumenti dell’evo cristiano, edificati non già per mano
di uomini gementi sotto intollerabile schiavitù, ma eretti
dallo zelo di spontanea carità; e per tutto pii Istituti, quali
per l’esercizio della Religione, quali per l’educazione della
gioventù, quali per coltivare a dovere le lettere e le arti, quali
5
8
17
4- RU486: L’ESPERIENZA DA INCUBO DI UNA
-----------------------------------------------------------------Antonio Righi
“Elementi di critica omosessuale” scritto da Mario Mieli
(1952-1983) e pubblicato la prima volta dalle Edizioni
Einaudi nel 1977. Il testo, un Manifesto della “politica
dell’esperienza” che all’epoca conobbe una diffusione limitata
all’interno del circuito politico omosessualista in Italia a
all’estero, “rimane a tutt’oggi il più importante saggio teorico
prodotto in Italia nell’area del movimento di liberazione
omosessuale”, come scrive il redattore de “Il manifesto”
Gianni Rossi Barilli curatore, insieme a Paola Mieli, della
nuova edizione del saggio. Mario Mieli nel saggio propone
una metamorfosi del vecchio comunismo nel movimento
libertario antiproibizionista, cioé l’emancipazione dell’uomo
tramite la “prassi” sessuale contronatura o “perversa”, da lui
sintetizzata nello slogan “Mens sana in corpore perverso”.
Mieli non esita a includere nel suo elenco di esperienze
redentive la pedofilia, la necrofilia e la coprofagia”. I bambini,
secondo il pensiero di Mieli, possono “liberarsi” e trovare
la realizzazione della loro “perversità poliforme” grazie
anche ai pedofili, specie se omosessuali: “NOI CHECCHE
RIVOLUZIONARIE SAPPIAMO VEDERE NEL BAMBINO
...L’ESSERE UMANO POTENZIALMENTE LIBERO.
NOI, SI, POSSIAMO AMARE I BAMBINI. POSSIAMO
DESIDERARLI EROTICAMENTE RISPONDENDO
ALLA LORO VOGLIA DI EROS (...), POSSIAMO FARE
L’AMORE CON LORO”. (Corrispondenza Romana 862/04
del 26/06/04)
Questo é il Mario Mieli divenuto vessillo della “cultura
gay” che organizza “corsi contro il bullismo” nei Licei
romani; questa é L’IDEOLOGIA DI UN MOVIMENTO
CHE RIVENDICA, TRA L’ALTRO, IL “DIRITTO” AD
ADOTTARE ...BAMBINI.
No, l’introduzione della Felicità Interna Lorda proprio non
ci piace. Il nuovo strumento di indicazione del benessere,
proposto dal presidente francese Nicolas Sarkozy che allo
scopo si è avvalso del contributo di 25 economisti di chiara
fama, puzza troppo di ideologia.
L’obiettivo dichiarato di Sarkozy è quello di superare il PIL
(Prodotto Interno Lordo) come indicatore per lo stato di
7- PERCHE’ NON CI PIACE L’ULTIMA TROVATA DI
SARKOZY: FELICITA’ INTERNA LORDA? NO, GRAZIE
di Riccardo Cascioli
-----------------------------------------------------------------Alessandro Pagano e Domenico Bonvegna
Fonte: sito della Camera dei Deputati, 20 settembre 2009
quando arriva il tempo in cui si combatte apertamente; e il
tempo in cui si resta nascosti ad aspettare in fervida attesa il
giusto momento” (Massimo Introvigne, 09.09.09 Libero).
Per concludere un’ultima chicca: “Chavez ha chiuso ai
cattolici e ai protestanti una vasta area tribale del Venezuela
abitata da indiani goajiros, e gli ha fatto entrare solo
missionari musulmani sciiti addestrati dall’Iran. Le missioni,
ben finanziate, funzionano. Un’intera tribù, i Wayuu, si
sarebbe convertita e l’Iran può sventolare le prime fotografie
di donne indios venezuelane velate come fossero a Teheran. I
maschietti, invece, si fanno chiamare “Hezbollah Venezuela”
e insieme al Corano mostrano il kalashnikov. Israele sospetta
che alcuni di questi neo-convertiti siano dietro a un tentato
attentato alla sua ambasciata a Caracas”. (Ibidem)
E se ancora non vi siete convinti sul Caudillo vi invitiamo
a vedere il documentario “La minaccia” che andrà in onda
lunedì 21 settembre alle ore 22.30 su Current, canale 130 di
Sky.
Tutto questo per far capire all’opinione pubblica chi è Hugo
Chavez e quali rischi sociali e politici sta correndo il pianeta.
salute di un Paese, nella convinzione che il benessere di una
società non si possa misurare soltanto con il conto in banca.
In fondo è una vecchia critica, tanto che il Programma per lo
Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) già da anni propone
l’Indice dello Sviluppo Umano (ISU) che integra il PIL con
altri indicatori quali l’alfabetizzazione e l’aspettativa di vita.
Il progetto di Sarkozy introduce tutta un’altra serie di
indicatori che chiamano in causa la «qualità della vita», e cioè
il tempo libero, la qualità dei servizi pubblici, i servizi che ci
si rende all’interno di una famiglia, le concentrazioni di gas
serra, la tutela dell’ambiente e così via.
Cosa c’è di male in tutto questo? E’ presto detto.
Si può certamente criticare il PIL o, meglio, il fatto di affidarsi
quasi esclusivamente a questo indicatore quando si parla di
sviluppo. Ma rimane il fatto che il PIL è e rimane soltanto un
indicatore economico, in grado di misurare la crescita di un
Paese. E per questo si affida a una serie di parametri oggettivi.
Si può discutere se sia auspicabile crescere del 2 o del 10%
l’anno, se sia meglio la crescita 0 o addirittura la decrescita,
ma il dato del Pil resta la misura oggettiva di un determinato
aspetto della società, in questo caso l’economia.
La “Felicità Interna Lorda” invece - come è stato ribattezzato
l’indice proposto da Sarkozy - introduce una serie di
parametri che di oggettivo non hanno nulla. Prendiamo il
“tempo libero”. Come lo misuriamo, in ore e minuti passati
fuori dal luogo di lavoro? In questo caso la disoccupazione è
il massimo del benessere. Lo misuriamo in termini di attività
scelte? E chi può giudicare se sia meglio portare a spasso il
cane o accudire i nipoti? E chi è più felice, colui che passa
la serata a giocare a carte con gli amici o chi si dedica alla
collezione dei trenini? E’ chiaro che la “misura” del tempo
libero è un indice necessariamente soggettivo che dipende dai
valori di chi misura. Ciò vale per tutti gli altri parametri.
Estremamente preoccupante è il fatto che possa essere lo
Stato a decidere questa scala di valori, per tutti. Addirittura
Sarkozy ha espresso l’ambizione che questo diventi un indice
adottato da tutti i paesi del mondo.
a
su www.culturagay.it il 3/9/04, nel quale troviamo questo
periodo: “E’ un personaggio controverso, non privo di una
punta di esibizionismo provocatorio che spaventa i più, ma
in realtà è del tutto innocuo, visto che ha una grande bontà
d’animo. E’ notoriamente coprofago, e dopo una esibizione
all’Ompo’s durante la quale lascia tutti i presenti a bocca....
accuratamente chiusa per aver pasteggiato con la “sua” e
“quella” del suo cane, Dario Bellezza ironizzerà: “A Mario
non è rimasto altro che mangiar la merda, per far parlare di
sé”)”.
Sul quotidiano comunista Liberazione in occasione del
gay pride del 2007, si riporta un brano di Mieli intitolato
“Poveri etero, repressi e infelici”, nel quale costui sostiene
che la famiglia rovina la naturale disposizione del bambino
all’omosessualità e alla perversione polimorfa, spingendolo
e obbligandolo a “identificarsi con un modello monosessuale mutilato”. Contro l’eterosessualità, considerata una
mutilazione della vita biologica umana, occorre “dar vita ad
una visione del mondo completamente alternativa rispetto a
quella maschile-eterosessuale”.
Questa è l’ideologia gay, legata, a livello internazionale,
all’Ilga (International Lesbian and Gay Association). Dell’
Ilga fa parte anche la Nambla, la North American Man-Boy
Lovers Association, associazione americana di pedofili che
reclama leggi che permettano il sesso fra adulti e bambini
“consenzienti” (vedi Aldo Busi quando reclama la liceità
legale del rapporto tra uomini adulti e tredicenni). L’ideologia
gay ha come fine quello di affermare non solo la giustezza
del rapporto omosessuale, ma se possibile la sua naturalità,
deducendo da questa una ridefinizione della famiglia, che apra
al riconoscimento della “famiglia” gay, e quindi all’adozione
di figli. In svariati stati è ormai possibile alle coppie gay
adottare bambini ed anche procedere all’utilizzo della Pma
(o fecondazione artificiale), per prodursi un figlio in provetta.
Lesbiche e gay che ricorrono alla Pma sono ormai sempre più
numerosi in tutto il mondo.
“E’ stato ristampato, per i tipi della Feltrinelli, il saggio
18
7
6
19
Il circolo gay Mario Mieli di Roma titola sul suo sito: Vaticano
Forcaiolo. Il fatto ci permette di rammentare che l’esponente
di spicco dell’ideologia gay (cui molti omosessuali non
aderiscono) in Italia è stato Mario Mieli, a cui è dedicato
appunto il circolo gay romano organizzatore di numerosi gay
pride nostrani.
Mieli è un milanese nato nel 1952 che teorizza il “comunismo
polimorfo perverso”, pratica pubblicamente la coprofagia,
rituali alchemici e muore suicida a 31 anni, dopo essere
stato ricoverato in Ospedale pischiatrico (queste notizie non
vogliono assolutamente essere un giudizio sulla persona, ma
uno sguardo realistico sulla sua vita ben poco gay, cioè felice;
le dà Massimo Consoli, autore gay, in un articolo inserito
3- APPROFONDIAMO LA FIGURA DI MARIO MIELI,
L’IDEOLOGO CHE ISPIRA I GAY PRIDE
di Antonio Righi
-----------------------------------------------------------------Angela Pellicciari
Fonte: Libero, 12 settembre 2009
per conforto degl’infermi, quali per sollievo dei bisognosi”.
La celebrazione del centocinquantenario dell’unità d’Italia è
causa di polemiche a non finire. Ci si ripromette di tutto. Si
è anche pensato di organizzare a Gaeta una poco probabile
riconciliazione tra “borbonici” e “piemontesi”! Si evita però
accuratamente di fare i conti col convitato di pietra: Pio IX.
Si elude lo scoglio centrale: la chiesa e, quindi, il popolo
italiano.
E se, per celebrare l’unità d’Italia secondo giustizia e verità,
chiedessimo perdono agli italiani e alla chiesa di allora? Se
facessimo con noi stessi quello che il nostro premier ha avuto
il coraggio di fare con la Libia? Torneremmo ad essere una
grande nazione, con una storia formidabile che dura da più di
duemila anni.
a
A rendere ancora più seria la cosa è il successo e il plauso
all’iniziativa che si può leggere sulla stragrande maggioranza
della stampa occidentale. Cosa che colpisce anche di più se si
considera di quanta poca popolarità abbia invece goduto - e
goda - l’ISU. Il motivo è semplice: in Occidente, e soprattutto
in Europa, si è ormai affermata una cultura che odia lo
sviluppo economico, che lo giudica il “male assoluto”, che
vagheggia di ritorni a una non meglio precisata “era felice”
quando l’uomo viveva in armonia con la natura. Basterebbe
vedere il moltiplicarsi di libri e siti che invocano la decrescita
economica (la decrescita “felice” o “serena” viene definita),
l’uscita dall’economia, l’esaltazione dell’economia di
sussistenza. Ed elogiano l’ozio, ovvero la riduzione del
lavoro al minimo (alcuni teorizzano un’ora alla settimana)
per potersi dedicare soltanto alle proprie attività preferite.
E’ un’ondata utopistica che coniuga il massimo
dell’individualismo (farsi gli affari propri) con il massimo del
totalitarismo (lo Stato che decide i valori per tutti).
L’iniziativa di Sarkozy ha avuto un’accoglienza straordinaria
perché intercetta questa cultura ormai dominante, che ha già
prodotto degli effetti politici, di cui l’adozione universale del
concetto di “sviluppo sostenibile” è l’esempio più eclatante.
E alla formulazione di una “Etica globale” alle Nazioni Unite
stanno lavorando da anni. Non a caso in nome della salvezza
del pianeta gli Stati intervengono sempre di più d’autorità
nelle scelte quotidiane delle persone: dal tipo di illuminazione
alla scelta dei mezzi di trasporto, dalla quantità e qualità del
cibo fino al numero dei figli (preferibilmente 0).
La cosa più spaventosa che ci possa accadere è uno Stato
che arrivi a decidere in cosa deve consistere la mia felicità.
Ora si può ben ripetere che non sono i soldi (il PIL) a fare la
felicità, ma ciò non significa che a fare felici sia la povertà,
come gli annuali rapporti del WWF sull’impronta ecologica
vorrebbero dimostrare. E si può benissimo essere infelici pur
avendo un discreto tempo libero a disposizione e una bella
casetta in mezzo al verde. Al contrario, ho in mente il volto di
Madre Teresa di Calcutta: il ritratto della felicità. Ma vorrei