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LA FORESTA REGIONALE DEI CORNI DI CANZO: UN ESEMPIO DI SLOW FOOT
Negli ultimi decenni le tendenze in ambito turistico stanno affrontando un cambiamento. La
domanda di turismo sembra, infatti, aver invertito direzione passando da un turismo “dell’altro”
ad un turismo “del proprio”, nel tentativo di riavvicinarsi alle proprie radici e al proprio
patrimonio, il tutto cercando di vivere esperienze tramite una visione recuperata di un tempo
libero dall’ansia e dallo stress tipici della vita moderna. È in questo senso che nasce il turismo
lento, un nuovo orientamento che rientra pienamente in un concetto che negli ultimi tempi si sta
facendo strada, soprattutto in ambito naturalistico, ovvero il principio di sostenibilità. Infatti lo
slow tourism mette il turista nell’ottica di usufruire di un territorio in maniera consapevole e
responsabile, cosi da permettere a generazioni future di turisti di usufruire e godere dello stesso
territorio in egual modo.
Tra le modalità del viaggiare lentamente ne esiste una in particolare che sta prendendo piede nel
territorio lombardo: il viaggio a piedi. Questo perché il turista odierno predilige la qualità delle
esperienze vissute e non la quantità, andando alla ricerca di emozioni che siano memorabili nel
tempo. Come afferma Roberto Lavarini in “Viaggiar Lento” (2012) “lo scopo dichiarato che si
prefigge chi pratica questa forma di turismo comprende di solito l’esplorazione più dolce di un
ambiente e il raggiungimento di un certo grado di autorealizzazione”.
In particolare nella zona del Triangolo Lariano, che sappiamo essere una Zona di Protezione
Speciale (ZPS) della Rete Natura 2000, esiste un territorio che viene molto valorizzato sotto questo
punto di vista e che tenta di coniugare l’interesse naturalistico alla crescente richiesta turistico
didattica: si sta parlando del paese di Canzo.
Cittadina dell’Alta Brianza, già a livello comunale mostra forte interesse per la promozione del
territorio. Il sito web del Comune è infatti punto di riferimento primo del turista potenziale che qui
può venire a conoscenza dei monumenti da visitare, degli eventi cui partecipare o altre
associazioni di riferimento cui rivolgersi e, soprattutto, alcuni sentieri montani da percorrere.
Questo perché Canzo non tenta di insediare nel territorio una forma di turismo con forza solo
perché di moda e che nulla ha a che vedere con le attitudini della località, ma, consapevole del
proprio territorio, lo sfrutta per creare turismo e valorizzare la località per la sua unicità.
Ma in chiave slow, ciò che è ancor più interessante è l’intervento svolto da Ersaf Lombardia sulla
Foresta Regionale dei Corni di Canzo. Ersaf infatti ha operato negli anni su questa zona tentando di
unire all’attività tipica della montagna, l’escursionismo, i concetti di sostenibilità e lentezza propri
dello slow tourism andando a creare un’attività nuova, lo slow foot, ovvero un escursionismo
responsabile e consapevole praticato da turisti educati ad usufruire del territorio in maniera
corretta e che desiderano conoscere il territorio il più a fondo possibile cosi da valorizzarlo. Si ha
quindi un turismo e un turista attivo nell’esperienza turistica.
Ma in che modo Ersaf ha reso possibile tutto questo? Innanzitutto nella gestione, anche grazie a
Legambiente, del Centro Educativo e Didattico di Prim’Alpe, punto di riferimento per gli
escursionisti della Foresta Regionale dei Corni di Canzo. Questo Centro permette non solo di avere
a disposizione depliant e materiale informativo ma rappresenta anche un piccolo museo della zona
con, all’interno, fossili, un erbario con la flora locale, pannelli didattici ed anche una riproduzione
in plastico di tutto il Gruppo dei Corni di Canzo. Inoltre organizza eventi educativi per piccoli gruppi
allo scopo di insegnare come vivere al meglio la zona.
Ma non si può educare a vivere un territorio se non esiste un territorio di cui godere. E invece
Ersaf ha provveduto anche a questo grazie al suo impegno nel recupero e nel mantenimento di
una sentieristica varia e molto interessante dal punto di vista delle tematiche rappresentate.
Infatti, sempre in un’ ottica slow, si propongono sentieri che non sono unicamente dei passaggi da
un punto all’altro della montagna, ma che, di per se, costituiscono già un’attrattiva turistica. Da
Prim’Alpe per esempio è possibile percorrere tre sentieri.
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il Sentiero Geologico “Giorgio Achermann” e il Sentiero Geologico Alto, famosi per la
presenza dei massi erratici a testimonianza delle glaciazioni che hanno attraversato il
territorio e per altre emergenze geologiche quali le marmitte dei giganti, i campi solcati, i
fossili etc.;
il Percorso Botanico che si sviluppa attorno al Centro Educativo di Prim’Alpe e che
permette di venire a contatto con la flora locale;
il Sentiero dello Spirito del Bosco, il più famoso e gettonato, forse per l’immediatezza con
cui arriva il messaggio proposto dalle installazioni e dalle sculture lignee insediate su tutto
il sentiero, sculture che rappresentano creature fantastiche, animali, oggetti legati al
bosco.
Ma oltre a questi sentieri ne esistono di altri nella zona, ognuno con la sua particolarità, magari
meno conosciuti ma allo stesso modo meritevoli per la loro bellezza, come:
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il Sentiero Naturalistico dello Spaccasassi, che prende il nome dalla pianta del bagolaro,
pianta spontanea della zona che riesce a crescere sulle rocce grazie al suo forte apparato
radicale e introdotta in questa zona per contenere il movimento a valle del terreno;
il Percorso dei Massi Erratici di Valmadrera, interessante per vari motivi tra cui quello
geologico, quello naturalistico, paesaggistico ma soprattutto storico-etnografico per la
presenza delle casote, antichi edifici tutti in pietra che testimoniano la vita rurale di un
tempo, e per la presenza dei Tajasass, una sorta di cava di pietra;
il Sentiero dei Fossili di Suello e Civate, famoso per una grotta di interesse paleontologi
coma anche per una cava calcarea e per delle grotte di origine carsica oltre che per
praticare l’arrampicata sportiva;
il Sentiero Suello-Priello-San Pietro al Monte e il Sentiero Civate-San Pietro al MonteCornizzolo che toccano la Basilica romanica di San Pietro.
Un ultimo fronte, ma non meno importante, nel quale Ersaf ha operato, oltre all’aspetto
educativo, al recupero della sentieristica e anche all’aspetto della promozione tramite un
programma di iniziative, “Foreste da Vivere”, riguarda più propriamente l’aspetto turistico. Infatti
Ersaf ha svolto un lavoro molto interessante nel conteggio e nel monitoraggio dei flussi turistici,
attività di grande rilevanza se si pensa che lo slow tourism e nel particolare lo slow foot sono
forme di turismo di nicchia ed è necessario contenere e gestire i flussi perché il fenomeno non
diventi di massa e quindi per poter evitare che si arrivi a deturpare il territorio.
Negli anni Novanta, nello specifico nel ’99, da Maggio a Dicembre, si è operato tramite conteggio
diretto e visivo dei passanti. In sostanza, grazie a volontari di varie associazioni, tra cui per
esempio il C.A.I., si sono poste delle persone nei principali punti d’accesso alla Foresta per contare
i passanti e, ogni 10, si proponeva un’intervista e un questionario per tentare di comprendere vari
aspetti legati all’esperienza, tra cui la motivazione, il mezzo i locomozione utilizzato, la
provenienza, le critiche, le proposte. Emerse da questa ricerca che le presenze stimate in un anno
erano 60700, che la stagione preferita sembrava essere quella estiva con un dimezzamento nelle
stagioni primaverile e autunnale e un forte calo in quella invernale. Le motivazioni della domanda
erano legate a due aspetti principali: lo svago, per il 51%, e il motivo escursionistico, per il 32%. A
seguire altri motivi come l’interesse naturalistico, la curiosità storica e altro. Quindi la zona già
negli anni Novanta veniva richiesta sia per motivi legati alla ricerca di emozioni che per motivi
legati al principio di sostenibilità, per vivere esperienze propriamente di slow foot. Queste
percentuali, tuttavia, si invertivano per i turisti milanesi, che costituiscono una larga fetta del
turismo locale. Infatti questi preferiscono la zona per motivi escursionistici, 46%, piuttosto che di
svago, 33%, questo a testimonianza probabilmente anche di quanto stiano cambiando le
preferenze anche per turisti lontani da queste zone e che si pensa in genere siano più a contatto
con forme di turismo più snob.
Lo studio dei flussi turistici è continuato e si è evoluto fino a quando nel 2009 si è posto
all’ingresso del Sentiero dello Spirito del Bosco il primo eco-contatore, un sensore a lastra acustica
posto sotto il terreno che permette di captare la pressione del piede umano e quindi di contare i
visitatori in entrata e in uscita con un margine d’errore molto limitato. Solo in questo sentiero si è
calcolato, in un anno circa di monitoraggio, un incremento del 125% dei visitatori, questo a
testimonianza di quanto stia crescendo l’interesse per il fenomeno slow ma anche a conferma di
quanto sia necessario il monitoraggio per conoscere i flussi.
L’attività svolta da Ersaf nell’interesse di uno sviluppo slow del territorio è sicuramente da
prendere ad esempio perché permette non solo ad esterni di conoscere la Foresta Regionale dei
Corni di Canzo ma è anche fonte di crescita per la popolazione locale che in questo modo si rende
conto del patrimonio a disposizione e lo valorizza. Chi meglio del residente può poi attuare
un’attività di promozione del territorio e dei propri paesaggi? E’ in questo modo che si passa da un
turismo “dell’altro”, alla ricerca di ciò che può esserci fuori dai nostri confini, ad un turismo “del
proprio”, dove si valorizza l’estrema ricchezza che abbiamo il privilegio di possedere. E ancora è
ammirevole il ruolo della Comune di Canzo, sicuramente dalle dimensioni più minute rispetto a
città circostanti come Como che già si sono fatte un certo nome, ma sicuramente non timida nel
proporsi al pubblico e nel promuovere le proprie potenzialità. Il fatto di essere diventati
consapevoli di avere già a disposizione gli strumenti per crescere e di non doverli cercare in altri
luoghi che nel proprio territorio e nelle proprie tradizioni non può che essere presupposto di
crescita e di ricchezza.
Sara Allegro
Articolo tratto dalla tesi di laurea “Escursionismo e Slow Foot: riscoprire i paesaggi montani del
Triangolo Lariano” discussa presso l’Università degli Studi dell’Insubria di Como, Marzo 2013