Le Marche dello spirito

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Le Marche dello spirito
Le Marche dello spirito
Meditazione, benessere spirituale e meravigliose abbazie
Le Marche sono terra di antica cultura religiosa. Molte architetture religiose, abbazie e
monasteri sono visibili e perfettamente conservate.
Le motivazioni storiche del proliferare degli edifici religiosi nelle Marche risalgono alla
caduta dell’Impero romano quando la regione fu dominata dall’Esarcato bizantino a nord di
Ancona e dai Longobardi del ducato di Spoleto, divenendo in seguito terra di contesa tra
l’Impero e lo Stato della Chiesa, finché quest’ultima ne divenne unica titolare.
Tra i molti primati che le Marche detengono va annoverato anche quello di essere state
tra le prime aree geografiche della penisola ad aver accolto il fenomeno del Monachesimo.
Questo movimento, nato in Oriente nel III sec. d.C., si diffuse in Occidente già nel VI sec.
grazie alla carismatica personalità di S. Benedetto da Norcia. La Regola del santo è stata la
prima vera costituzione scritta del Monachesimo, basata sulla dignità del lavoro e sulla santità
della preghiera. Questo insieme di dettami ha rappresentato l’avvio di un nuovo modello di
vita che ha avuto un enorme diffusione in Europa ed ha costituito uno dei pilastri nel processo
di formazione della civiltà occidentale.
Agevolate dall’accessibilità dei percorsi vallivi dal Foglia al Tronto, già fin dal VII e VIII
secolo, le Marche si popolarono di cenobi e monasteri, collocati soprattutto lungo le vie
percorse dai primi romei, i pellegrini che andavano a Roma. Una decisiva spinta alla
propagazione del movimento viene impressa dall’edificazione di numerose abbazie. Queste
strutture erano dei veri e propri baluardi di fede e di religiosità, che diedero origine al tempo
stesso a cellule aggregative ed economicamente organizzate, connotate da forti contenuti
sociali e culturali all’interno del lento e complesso processo di formazione della società
medioevale.
I monasteri e le abbazie sorsero soprattutto lungo le principali vie di comunicazione
romane come la Via Flaminia e la Via Salaria, lungo le valli fluviali che dall’Adriatico risalgono
verso l’Appennino come le valli dei fiumi Esino, Potenza, Chienti e Metauro.
La Via Flaminia e le sue varianti arrivano ad abbracciare la valle costellata di abbazie
che da Ancona risalendo l’Esino conduce verso Roma, passando per Senigallia (AN), città
natale di Papa Pio IX ultimo sovrano dello Stato Pontificio fino al 1878 e Corinaldo (AN) la terra
di Santa Maria Goretti, venerata come santa e martire dalla Chiesa cattolica.
Papa Pio IX ha lasciato nel territorio segni visibili del suo passaggio come il Duomo di
Senigallia (AN) e Palazzo Mastai, dove la famiglia si trasferì nel 1579 per esercitarvi la
mercatura e vi abitò fino ai primi del Novecento. Oggi all’interno del palazzo vi è un Museo che
custodisce ancora preziosi cimeli di Papa Pio IX, nonché il portale stemmato e il Salone di
rappresentanza ornato di un ciclo di venti tele a soggetto biblico, opera del pittore senigalliese
Giovanni Anastasi (1653-1704).
Oltre alla via Flaminia, l’altro asse viario importante era la Via Lauretana e le sue
varianti: dalla Santa Casa di Loreto, meta di pellegrinaggi già dal XV secolo, si continuava
l’itinerario romanico lungo la Valle del Chienti, fino alla Basilica di S. Nicola da Tolentino e
al cinquecentesco Santuario di Macereto, circondato dalle splendide altezze dei Monti
Sibillini. Collegato alla Basilica di San Nicola e lungo il percorso religioso che passa per
Loreto, è il Museo Pinacoteca della Santa Casa di Loreto (AN), istituito nel 1966 con l'intento
di conservare parte del patrimonio d'arte disperso nelle Chiese della Diocesi. Questo spazio
espositivo per motivi di sicurezza è stato reso fruibile a tempi alterni fino alla riapertura
definitiva nel 1983, in occasione della terza edizione della Mostra d'Arte Sacra. Oggi il museo
si trova nel piano nobile del palazzo Ripanti, ex Seminario Vescovile, una costruzione del XVIII
secolo di gusto barocco-borrominiano.
Il percorso della Via Salaria e le sue varianti conducono ai paesi di Grottammare e
Ripatransone in provincia di Ascoli Piceno, terra natale di Papa Sisto V (1520 -1590) che
durante il suo papato ha dimostrato sempre un affettuoso attaccamento alla regione e al suo
paese: Montalto delle Marche (AP). Alla sua terra d’origine ha donato un prezioso reliquario
appartenuto a Paolo II, conservato nelle sale del Museo Sistino Vescovile dedicate al
Pontefice.
Altra grande figura ecclesiastica delle terre picene fu Papa Niccolò IV, ovvero
Girolamo Masci (1227-1292) nato a Lisciano (AP): è stato il primo Papa francescano della
Storia della Chiesa, oltre ad essere stato uno dei protagonisti della cultura medievale. Ad
Ascoli Piceno Papa Nicolo IV ha donato un eccezionale piviale di altissima fattura artistica,
oggi esposto nella Pinacoteca Comunale. Questa figura è ricordata anche per aver fatto
edificare nel 1290 lo splendido Duomo di Orvieto ed aver dato un forte impulso alle Università,
fra cui quella di Montpellier fondata nel 1289, diventata nel Medioevo un importante centro per
la medicina.
Continuando il viaggio per la via salaria si passa a Monteprandone (AP) zona che ha
dato i natali a San Giacomo della Marca (1393-1476), infaticabile evangelizzatore per le vie
d’Italia. Durante la sua vita il santo si è prodigato per redigere gli statuti civili di undici città,
creando anche il Monte di Pietà, per combattere l’usura. Ha istituito nel Convento di Santa
Maria delle Grazie, da lui fondato, una ricca libreria per l’istruzione dei religiosi e di quanti
coltivassero l’amore per lo studio. Monteprandone conserva ancora oggi le reliquie del santo,
il cui corpo è stato traslato nel Santuario Santa Maria delle Grazie. Nella chiesa si conserva una
preziosa e venerata immagine in terracotta della Madonna, donata a San Giacomo dal
Cardinale Francesco della Rovere. All’interno della chiesa si possono ammirare alcune pitture
di Vincenzo Pagani, un crocifisso di Cola d'Amatrice, un trittico del XIV secolo, un tabernacolo
in legno intarsiato del XVII secolo, un coro ligneo del 1721 proveniente dall'ex chiesa degli
osservanti di Fermo e le Cappelle dedicate alla Madonna delle Grazie e a San Giacomo della
Marca ricche di affreschi. Nel Museo all’interno del chiostro sono esposte diverse reliquie del
santo, mentre i 61 codici appartenuti alla libreria di San Giacomo sono conservati presso il
Museo Civico di Monteprandone.
Le terre picene grazie all’intervento di personaggi illustri sono ricche di monumenti
romanici, eremi, abbazie e santuari, da Fermo ad Ascoli Piceno fino ad arrivare al Parco
Nazionale dei Monti Sibillini. Una traccia di questo glorioso passato si può conoscere visitando
i musei della zona nelle città di Castignano, Comunanza, Force, Grottammare, Montalto,
Montemonaco, Monteprandone, Ripatransone, Rotella e San Benedetto facenti parte di un unico
sistema che prende il nome di Musei Sistini Piceni. Questa rete museale propone mostre
permanenti, una ricca programmazione di esposizioni temporanee, conferenze e giornate di
studi.
Il proliferare di personalità religiose nelle Marche, il lungo periodo di incertezza
amministrativa e la lontananza dal centro di potere papale sono stati i fattori principali che nel
tempo hanno favorito la diffusione, a partire dall’VIII-IX secolo, del monachesimo benedettino.
Questo ordine religioso più d’ogni altro ha lasciato la sua impronta in tutto il territorio
marchigiano. Partendo dalla provincia di Pesaro-Urbino, un esempio della proliferazione dei
benedettini è l’Abbazia di Santa Maria del Mutino che si trova a Piandimeleto. L’edificio
risale al 1125, probabilmente è stato costituito proprio sul luogo dove un tempo si trovava il
tempio pagano del dio Mutino (dio della fertilità dei campi), dal quale prende il nome. Del
complesso abbaziale oggi è visibile la chiesa con gran parte del monastero e un lato del
chiostro. Sempre in questa zona, ad Acqualagna (PU) si trova l’Abbazia di San Vincenzo al
Furlo, dedicata alla memoria del vescovo di Bevagna che diventò Santo. L’origine della
struttura è ancora incerta, alcuni residui di fortificazione fanno supporre una fondazione
risalente al VI secolo, ma altri elementi ne sposterebbero la data intorno al X secolo. La
posizione adiacente ad uno dei più suggestivi passi appenninici fa’ dell'abbazia una meta
attraente anche per il magnifico paesaggio che la circonda.
In località Serra Sant’Abbondio (PU) sorge uno dei più imponenti complessi monastici
conservati nelle Marche: l’Abbazia di Santa Croce di Fonte Avellana che si estende sulle
pendici nord-orientali del Catria, a circa 700 metri di altezza. La storia di questa grande
costruzione religiosa si lega alle figure mistiche di San Romualdo, che insegnò ai monaci la
prima forma di vita organizzata e Pier Damiani, che prese gli abiti monastici nel 1035. Questi
due personaggi trovarono nell’appartato luogo di meditazione di Fonte Avellana, un punto di
riferimento per la vita monastica.
Questa famosa abbazia frequentata e citata da Dante nel XXI Canto del Paradiso, oggi
ospita ancora la comunità monastica che pratica l'accoglienza, rivolgendosi principalmente a
coloro che desiderano condividerne la preghiera e l'esperienza della ricerca di Dio. Il
Monastero di Fonte Avellana richiede una predisposizione al silenzio, alla meditazione e alla
riflessione personale. Agli ospiti si propongono incontri di Lectio Divina, giornate di ritiro
individuale e possibilità di confronto sui problemi del mondo e della Chiesa. Collegato alla
famosa abbazia è il Centro Studi Avellaniti che ha il compito, attraverso la ricerca e la
consapevolezza della storia, di aiutare a far comprendere il presente e a costruire uno sguardo
profetico. Il Centro da oltre trent’anni opera nel campo della ricerca storica, delle fonti e dello
studio dei vari crocevia che nelle diverse epoche hanno determinato le svolte della vita della
Chiesa.
Sempre in questa zona di grande interesse storico-artistico è la Chiesa basilicale di S.
Michele Arcangelo a Lamoli, monumento simbolo del paese che ospita nella sua foresteria
pellegrini provenienti da ogni parte del mondo. La fondazione della struttura risale al VII
secolo, nel cui chiostro si trova il Museo dei Colori Naturali collegato al Centro
sperimentale che si occupa del recupero, della coltivazione e della lavorazione delle foglie
delle piante coloranti. Il centro ha l’obiettivo di produrre dei colori vegetali e di sperimentare
la loro applicazione nella tintura dei tessuti. Il Museo opera all’interno dell’ Oasi San
Benedetto, dove i visitatori possono trovare accoglienza e ristoro sia nell’ostello della
gioventù sia nella foresteria dell’Abbazia.
La zona di Pesaro-Urbino non conserva soltanto tracce visibili del monachesimo, ma
anche edifici che testimoniano la magnificenza della chiesa di Roma. Infatti, proprio questa
zona ha dato i natali a Giovanni Francesco Albani, che diventò successivamente Papa
Clemente XI. Nato ad Urbino nel 1649 e salito al soglio pontificio all’età di 51 anni, ha lasciato
alla sua città un grande patrimonio. Il Papa fece eseguire i lavori di restauro del Palazzo Ducale
e di quello Arcivescovile; inoltre, fu mecenate di un istituto educativo per la gioventù,
concedendo privilegi all’Università poco prima della sua morte.
In provincia di Ancona, sono numerosi i segni del passaggio dei cistercensi, come
l'Abbazia di Santa Maria in Castagnola a Chiaravalle (AN), fondata dai monaci di Clairvaux.
Questa architettura romanico-gotica imponente è meta di turisti e pellegrini dediti alla
meditazione. Non deve stupire la sua collocazione odierna tra gli edifici e le vie del traffico
cittadino; in realtà nel XII secolo questa zona era ancora collocata in mezzo all’ ampia selva di
Castagnola, in selvaggia solitudine. La storia dell’abbazia si lega anche a quella dei cavalieri
templari. La città di Chiaravalle è stata la culla dell’ ordine dei monaci fondatori e nei secoli
questa zona si è sviluppata proprio intorno all’abbazia.
L’altra grande struttura in provincia di Ancona che conserva le tracce del monachesimo
è l’Abbazia di Sant’Elena a Serra S. Quirico (AN), fondata nel 1005 da San Romualdo. Nel
tempo, la struttura è divenuta la più importante Abbazia benedettina della Vallesina sul piano
politico, civile e sociale. Nel XII secolo vantava il possesso di circa cinquanta chiese e dieci
edifici fra castelli e ville con tutti i beni annessi. L'epoca della sua costruzione risale al XI
secolo, con un aspetto che ancora oggi assomiglia ad una chiesa-fortezza. Oggi questa abbazia
è considerata anche dimora storica e al suo interno sono celebrate cerimonie, banchetti,
meeting e concerti oltre ad un Bed&Breakfast molto accogliente.
Santa Maria in Portuno, invece, è una chiesa situata a Corinaldo (AN), nota per essere
stata la sede di uno dei sei monasteri medievali della valle del Cesano. Oggi questa chiesa è
oggetto di indagini archeologiche che hanno portato alla creazione dell’Antiquarium di Santa
Maria in Portuno. Lo spazio espositivo, costituito come un percorso cronologico, accompagna
il visitatore all’esterno e all’interno della chiesa tramite pannelli didattico-divulgativi che
illustrano i ritrovamenti, gli scavi, la ricostruzione del paesaggio antico, le attività produttive e
la vita nel monastero.
In questa zona così ricca di testimonianze religiose anche il Monte Conero, ha avuto un
ruolo rilevante nella diffusione degli ordini. Nell'anno Mille il promontorio era meta di molti
eremiti che si rifugiavano presso le grotte sul fianco della montagna. Dopo la creazione di una
piccola comunità cenobitica alcuni monaci benedettini fondarono in questa zona l'Abbazia di
S. Maria di Portonovo (AN), la cui chiesa è un vero capolavoro dell'architettura romanica.
Nelle vicinanze merita attenzione anche la Chiesa di San Pietro del XII secolo, un esempio di
architettura sobria e religiosa, meta di meditazione e preghiera come l’abbazia appena
descritta. Tra gli edifici interessanti dal punto di vista religioso in provincia di Ancona, va
ricordato S. Ciriaco ad Ancona, sorto su un preesistente tempio greco dedicato a Venere
Euplea e San Giusto in San Maroto a Pievebovigliana.
Le Marche presentano quindi differenti tipologie di architetture religiose: la
benedettina, la cistercense e la romanica. Non vanno dimenticate però chiese di origine
bizantina situate soprattutto nella provincia di Ancona, quali S. Croce dei Conti a Sassoferrato
(AN) e S. Maria delle Moje a Maiolati Spontini (AN). Questi edifici religiosi tutelati e ben
conservati sono situati a breve distanza l’uno dall’altro, consentendo ai turisti di muoversi
facilmente per visitarli tutti. Le infrastrutture e i servizi presenti in questa porzione di territorio
offrono ai turisti la possibilità di spostarsi agevolmente in provincia per conoscere le variegate
bellezze paesaggistiche e storico-artistiche.
Continuando il viaggio alla scoperta dei luoghi religiosi nella provincia di Ancona, San
Romualdo fondatore dell’ordine camaldolese, ha avuto un’influenza importante nella
costruzione della potente Abbazia di S. Salvatore in Valdicastro vicino Fabriano (AN), luogo
dove lui stesso morì nel 1027. Oggi la struttura è sede di un omonimo agriturismo che ospita
turisti tutto l’anno. Proprio grazie alla committenza privata l’architettura di origini romaniche è
stata recuperata con un sapiente lavoro di restauro, che ha ridato una nuova vita alla splendida
abbazia immersa in mille ettari di natura incontaminata. Questa conversione d’uso non ha
snaturato il luogo ricco di storia e di valori autentici, che continua ad essere sinonimo di
dialogo tra uomo e natura.
Un’altra importante testimonianza del monachesimo nelle Marche è l’Abbazia di San
Vittore delle Chiuse a Genga (AN), una delle architetture più suggestive della regione.
L’abbazia è stata fondata attorno al 1000 per iniziativa di signori rurali della zona, i quali tra
1011 e 1014 concessero al suo abate piena autonomia rinunciando al loro patronato sulla
chiesa. Nei locali dell’ex monastero di San Vittore è stato allestito il Museo Speleologico e
Archeologico, articolato in tre sezioni: naturalistica, speleologica e archeologica. A piano terra
è possibile ammirare un grande scheletro di ursus speleus e soprattutto l’Ittiosauro, un reperto
fossile di straordinaria rarità e importanza scientifica. Si tratta di un rettile marino lungo circa
tre metri, dall’aspetto simile a un delfino, vissuto nel Giurassico superiore circa centocinquanta
milioni di anni fa. Nella sezione archeologica sono esposte le prestigiose urne per le ceneri dei
defunti risalenti all’età del Bronzo. Numerosi sono i reperti trovati nelle grotte della gola, in
alcuni casi frequentate dall’Eneolitico (IV millennio a.C.) sino all’età barbarica, come la
Caverna di Frasassi, la Grotta dei Baffoni, la Grotta del Mezzogiorno, la Grotta del Prete. Nel
museo sono esposti e ben conservati persino il corredo di una tomba celtica e un cranio
trovato in una caverna della Gola della Rossa, il più antico reperto umano scoperto nelle
Marche. L’abbazia, con le sue due torri incluse nella struttura si staglia nello spettacolo
paesaggistico del Parco Naturale della Gola della Rossa e di Frasassi, a due passi dalle
famose Grotte e a poca distanza dalle Terme di San Vittore. Qui il turista può circondarsi di
un’aura di spiritualità grazie all’Abbazia, ritemprare corpo e spirito con le passeggiate nel
parco naturale e rilassarsi alle terme. Nello stabilimento termale si possono effettuare
molteplici cure inalatorie, massaggi e trattamenti estetici. Il turista, godendo di un sistema
integrato di servizi, può visitare ogni angolo del territorio sotto molteplici aspetti, costruendo
vari itinerari secondo i suoi gusti: da quello religioso a quello naturalistico, fino ad arrivare a
quello dedicato al benessere e al relax.
Oltre allo sviluppo di queste abbazie su tutto il territorio, nelle Marche è cresciuta nei
secoli l’attenzione verso il Santuario Mariano di Loreto, meta di grandi pellegrinaggi
all’interno del quale è custodita la casa di Nazareth dove secondo la leggenda visse Gesù, che
la tradizione vuole sia stata trasportata a Loreto dagli Angeli. La costruzione della Basilica fu
promossa da Papa Paolo II nel 1468 e coinvolse nella sua costruzione i migliori architetti del
periodo: Andrea Sansovino, Giuliano da San Gallo e Bramante, il quale disegnò il rivestimento
marmoreo che custodisce la sacra reliquia. La zona di Loreto è attrezzata con ostelli,
agriturismi e alberghi con ampie capacità di ospitalità, proprio perché meta di un turismo
religioso di massa.
Scendendo verso il fermano molto conosciuta è l’Abbadia SS. Vincenzo e Anastasio ad
Amandola (FM), una costruzione Benedettina dedicata in origine al solo S. Anastasio ed
edificata prima del Mille. A tal proposito sembra sia esistito un documento, menzionato da
Leopardi, ma mai rinvenuto, in cui si attestava una donazione di terre del Re Liutprando ( 713744) al convento. La costruzione dell’abbadia ha subito profonde modificazioni a partire dal
1295 fino al XV secolo, tanto che dell’impianto originale resta solo l’ala destra.
Sempre nella zona del fermano molto nota e meta di turisti è la Chiesa basilicale dei
SS. Ruffino e Vitale ad Amandola, vicino al fiume Tenna immersa nel verde e ai piedi dei
Monti Sibillini, che contribuiscono a darle una suggestiva aurea di bellezza.
Sono numerose le testimonianze del monachesimo anche nei dintorni di Macerata. A
pochi chilometri di distanza l'uno dall'altro numerosi centri abbaziali ci restituiscono l’idea
dello svolgersi delle giornate tra lavoro e preghiera. Tra queste l’Abbazia di Santa Maria a
Piè di Chienti collegata con la grande abbazia borgognona di Cluny e l’Abbazia di San
Claudio al Chienti, nelle vicinanze di Tolentino che seguiva la regola cistercense, nota
soprattutto per le due magnifiche torri cilindriche.
Un’attenzione particolare merita la meravigliosa Abbadia di Santa Maria di
Chiaravalle di Fiastra nei comuni di Urbisaglia e Tolentino (MC), fondata dai frati della
omonima chiesa milanese. Questa abbazia costituisce uno dei monumenti più pregevoli e
meglio conservati in Italia dell'architettura cistercense e rappresenta la più alta testimonianza
della presenza dei Cistercensi nelle Marche, che vi arrivarono nel 1142 dal monastero di
Chiaravalle di Milano. Per la costruzione dell’abbazia, iniziata l’anno del loro arrivo in terra
marchigiana furono seguite le indicazioni di San Bernardo, che seguivano gli stilemi tipici
dell’architettura cistercense. L'abbazia per più di trecento anni fu economicamente florida. Il
suo territorio, suddiviso in sei grance (aziende agricole), ha favorito nei secoli lo sviluppo
economico, sociale e religioso della zona. L’ordine cistercense era così potente nel maceratese
che giunse a controllare trentatré chiese e monasteri. Oggi l’abbazia è inclusa nella Riserva
Naturale Abbadia di Fiastra che abbraccia un territorio di quasi duemila ettari tra i comuni di
Urbisaglia e Tolentino, ad una decina di chilometri da Macerata. Un territorio ricco di campi
coltivati, vegetazione, corsi d’acqua e laghi dove è possibile trascorrere tranquille giornate a
contatto con la natura. Campeggi, agriturismi, hotel e bed&breakfast sono aperti tutto l’anno e
accolgono turisti da ogni parte del mondo per una vacanza all’insegna della natura.
Nella provincia di Macerata è tuttora meta di pellegrinaggi la Basilica di San Nicola di
Tolentino (MC), uno dei santuari più importanti dell’Italia centrale che deve la sua importanza
alla figura del Santo dal quale prende il nome. San Nicola da Tolentino (1245-1305) era un frate
agostiniano, taumaturgo e grande predicatore. Il Santo viene venerato come patrono delle
anime del Purgatorio e come protettore delle puerpere; numerosi sono oggi i voti che vengono
offerti a questo santo per chiedere guarigioni e grazie.
La figura di S. Nicola ha decisamente influito nello sviluppo e nella fama del complesso
agostiniano di Tolentino. La Basilica consacrata nel 1465 conserva nella Cappella delle Sante
Braccia le reliquie delle braccia di San Nicola. Tanta era la notorietà del santo che i resti hanno
subito un tentativo di trafugamento dopo la sua morte. La leggenda narra che il furto fallì
perché dalle braccia amputate del Santo iniziò a sgorgare del sangue. Il miracoloso evento è
rappresentato nella tela di G. Foschi presso l’altare maggiore. Nel chiostro si trova una
ulteriore testimonianza della vita di San Nicola: la cella dove rimase rinchiuso, oggi trasformata
in Oratorio della comunità agostiniana.
La zona di Macerata è famosa anche per Santa Camilla Battista Varano che nel
Monastero di Santa Chiara a Camerino (MC) trascorse la sua vita. Nata nel 1458, la Santa era
figlia di Giulio Cesare Varano, signore di Camerino. Fu da subito destinata in sposa ad un ricco
signore secondo i voleri del padre. Ben presto in Camilla però si fece viva la vocazione
religiosa e prese i voti contro il volere della sua famiglia. Negli anni delle sanguinose guerre i
suoi cari vennero sterminati, ma Santa Camilla Battista, continuò a professare. Nel 1502 il Papa
Giulio II diede alla Santa di Camerino il grande compito di costruire un monastero delle
clarisse che seguissero la Regola di Santa Chiara. La sua vocazione era talmente profonda che
riuscì anche in questo. La santa ed è venerata proprio per la sua forza di volontà spinta dalla
religione.
Un altro edificio che rappresenta la centralità religiosa delle Marche è l’Abbazia di
Santa Maria di Rambona a Pollenza (MC), risalente all’anno 891 - 898 voluta della regina
longobarda Ageltrude. Antichissimi sono anche i monasteri marchigiani presenti soprattutto
nel sud della regione, come il Monastero San Salvatore o Santa Maria in Insula a
Cessapalombo (MC) testimonianza del legame architettonico con i modelli ravennati e il
Monastero San Liberatore a Castelsantangelo sul Nera (MC), un edificio religioso
benedettino costruito nel 1113. Tutte questa zona ricca di abbazie e chiese è agevolmente
visitabile. Il turista può scegliere la sistemazione più consona alle sue esigenze e costruirsi il
suo itinerario, oppure rivolgersi allo IAT della provincia di Macerata per farsi consigliare i
principali luoghi da visitare.
Se nella gran parte della regione sono numerose le testimonianze dei benedettini,
cistercensi e francescani, nella provincia più a sud delle Marche la storia si incrocia con i
farfensi. Questo ordine religioso dedito alla vita contemplativa aveva stabilito il proprio
insediamento nell’Ascolano giungendo dal Lazio lungo la Via Salaria.
Nata dai resti di un’antica abbazia fondata dai monaci di Farfa, è l’Abbazia di San
Benedetto in Valledacqua ad Acquasanta Terme, costruita alla fine del X secolo in un
suggestivo scenario naturale. Il paesaggio collinare in cui si incontrano il Parco Nazionale dei
Monti della Laga e quello dei Monti Sibillini, è lo scenario di questa abbazia che risalta nella
sua armoniosa e luminosa costruzione in travertino.
Un fenomeno meno visibile rispetto alle architetture delle magnifiche abbazie, ma
sempre diffuso nella regione era quello delle grotte eremitiche ed eremi rupestri quasi
sempre abbandonati. Il proliferare di questi ricoveri naturali fu facilitato dal contesto naturale
d’indiscutibile fascino e suggestione, che spazia dalle falesie strapiombanti a picco sul mare
azzurro fino alle ombrose faggete e ai selvaggi anfratti rocciosi della catena appenninica. Nelle
Marche oggi si contano oltre cinquanta grotte un tempo abitate dagli eremiti. Il monaco
ravennate Romualdo promotore di abbazie e monasteri, fu anche sostenitore della costituzione
di molti eremi e cenobi nel territorio marchigiano abitato dalla Congregazione Camaldolese
che tanto seguito ebbe nella regione. La sua radicale ricerca di Dio attraverso la via dell’eremo
fu continuata e perfezionata da Pier Damiani nella solitudine di Fonte Avellana e da Domenico
Loricato noto per le dure pratiche penitenziali a cui si sottoponeva. Anche Silvestro Guzzolini,
promotore nel XIII secolo della Congregazione dei Benedettini Silvestrini, prediligeva la
quiete dei boschi e delle montagne. Il camaldolese Paolo Giustiniani, attratto da un
ambiente tanto ricco di “irregolari di Dio”, nel XVI secolo raggruppò molti monaci isolati nella
Compagnia degli eremiti di San Romualdo, la Congregazione di Monte Corona.
Ma la vocazione alla vita contemplativa è ben più antica, infatti, già nell’alto Medio Evo
il Piceno divenne terra d’elezione dei monaci Farfensi e nel XII secolo i Cistercensi di San
Bernardo, vollero come sedi delle proprie abbazie due località marchigiane della Vallesina e
di Fiastra nella valle del Chienti che conserva tracce visibili di eremi un tempo abitati.
D’altronde il Preappennino marchigiano ricco di montagne e colline, valli e corsi d’acqua,
boschi, gole e grotte, ha sempre rappresentato una delle mete ideali per i Santi eremiti, veri
protagonisti di questi luoghi, capaci ancor oggi di suscitare nei visitatori un’appagante
sensazione di pace e serenità.
Nei secoli camaldolesi, cistercensi e francescani hanno costellato il territorio
marchigiano di eremi, monasteri, abbazie, conventi, alcuni dei quali aprono oggi le loro porte
a ospiti e visitatori come un tempo le aprivano a pellegrini e viandanti. Le Marche sono
consapevoli della forza e dell'importanza di questi luoghi tanto che si è deciso di condividere
questo immenso patrimonio con tutti coloro che amano la natura e le tradizioni più vere. In
molte abbazie e monasteri ci sono foresterie con camere confortevoli e spazi comuni dove
incontrarsi, gustando la cucina tipica della tradizione. In queste realtà restano ancora intatti i
valori lasciati in eredità dalla storia e dagli uomini di fede che qui hanno abitato: il rispetto e la
difesa della natura, il lavoro dell'uomo in armonia con essa, la tutela dello straordinario
patrimonio monumentale, il piacere dell'ospitalità e dell'accoglienza.
San Francesco nelle Marche. Un rilevanza particolare merita il francescanesimo nelle
Marche, una terra intrisa dalla vicenda, dalla figura e dallo spirito di San Francesco d’Assisi. Il
Santo scelse le Marche per vicinanza geografica all’Umbria, per affinità elettiva e perché lo
accolsero amichevolmente.
Il primo viaggio storicamente attestato di San Francesco nelle Marche risale al 1208 e
riguarda la cosiddetta Marca di Ancona. A questo primo contatto con la terra marchigiana ne
seguirono numerosi altri fino al 1219, a testimonianza del profondo legame tra il santo e la
nostra regione. Non è infatti un caso che proprio nelle Marche fu composta l’opera Actus Beati
Francisci, più conosciuta con il nome di Fioretti di San Francesco: uno dei più grandi esempi
della letteratura e della spiritualità italiana della metà del Trecento.
In queste composizioni la Marca è definita come una provincia stellata: “A modo che il
cielo di stelle, adornata di santi ed esemplari frati”. Nella dura lotta tra conventuali e spirituali
seguita alla morte del santo, i più intransigenti nella volontà di seguire integralmente il suo
messaggio furono proprio i marchigiani: il Beato Rizzerio della Muccia e Pietro da Macerata
meglio conosciuto come San Liberato e Angelo Clareno.
La tendenza al francescanesimo rimase radicata tanto che, nella regione, si stabilirono i
frati dediti al culto di “Madonna Povertà”, noti come Poveri Eremiti o Celestini (da Celestino
V, il papa che li aveva favoriti). Questi religiosi trovarono rifugio soprattutto a Cupramontana
(AN), dove vivevano anche molti sostenitori dei Fraticelli, la setta eretica colpita
dall’Inquisizione, fondata da Gioacchino del Fiore.
L’originario spirito della Chiesa votato alla libertà fu nel corso del XVI secolo
rappresentato da Matteo da Bascio e i fratelli Tenaglia di Fossombrone. Questi personaggi
professavano l’originario rigore ascetico del Francescanesimo e diedero vita al movimento
riformato dei Cappuccini che tennero il loro primo Capitolo nell’Eremo dell’Acquarella ad
Albacina, nei pressi di Fabriano (AN).
La tradizione vuole che nel 1210 e nel 1215, San Francesco di Assisi dimorò nell’eremo
di Santa Maria di Valdisasso, situato poco sopra l'abitato di Valleremita, nella piccola valle
creata dal congiungersi dei monti Puro e Rogedano. Inizialmente castello feudale (VII-XI
secolo) della famiglia Sassi, da cui parrebbe derivare il toponimo Valle saxa o Valle saxi,
divenne quindi monastero benedettino femminile a seguito della donazione da parte
dell'ultimo discendente della famiglia, Alberto. Sul finire del secolo XIII le religiose, a causa
delle frequenti scorribande di ladri e banditi nella zona, abbandonarono questa residenza
montana, conservandone però la proprietà e si trasferirono a Fabriano fuori la porta del Piano.
Negli anni a seguire in quest’eremo vi soggiornarono per penitenza altri religiosi francescani,
fra cui i fabrianesi B.Ranieri e il B.Francesco Venimbeni.
L’itinerario francescano del maceratese è ricco di spunti che provengono dall
letteratura e che raccontano dei luoghi più significativi dove il Santo a soggiornato. Tra questi a
Macerata, la Chiesa di S. Croce con accanto i resti del Convento dei Frati Minori, la Chiesa
dell’Ospedale insieme alla Parrocchia S. Francesco, sono un’ulteriore testimonianza del
francescanesimo in questa provincia. Altri luoghi simbolo della presenza di San Francesco
nelle Marche si trovano a Sarnano ed Appignano (MC). Questa zona è avvolta da una irreale
atmosfera di serenità e di pace, come se il tempo si fosse fermato rispettoso degli edifici
religiosi ai margini delle selve che li avvolgono e li nascondono allo sguardo. Importanti sono i
ricordi lasciati proprio da San Francesco che ha vissuto alcuni giorni nel territorio, in
particolare l’Ex convento di Sarnano, a lui dedicato, oggi è sede comunale ma conserva ancora
la sua purezza esteriore, insieme con l'attigua chiesa dedicata proprio a quel Santo che
condivise con i Sarnanesi, dal 1214-16, un breve periodo di soggiorno. La città conserva le
testimonianze di questo passaggio ancora ben visibile anche nello stemma originano del
Comune di Sarnano, forse l'unico in Italia che è rappresentato con il volto di un serafino,
attorno al quale ruotano sei ali. Questa iconografia attesta lo stretto rapporto con la nascita del
Paese e con la presenza dei Francescani nel territorio. Alcuni documenti, confermati dalla
tradizione popolare, hanno permesso di risalire al significato dello stemma. Si è appreso che
essendo scoppiata una lite tra i rappresentanti della nascente comunità di Sarnano ed i
feudatari dei castelli di Brunforte, Poggio, Castelvecchio, Bisio e Piobbico per la scelta della
figura da dare allo stemma del Comune, fu il Santo di Assisi a suggerire l'immagine del
Serafino.
Ad Appignano la reale testimonianza della presenza del santo è svelata dall’antica porta
di quercia inserita nella facciata della Chiesa e del Convento S. Francesco di Forano, dalla
quale il santo fece il suo ingresso. A memoria di questo si incise sull’architrave soprastante:
Haec est illa prisca janua dum hic adfuit S. Franciscus. La chiesa e il convento, tra XVII e XVIII
secolo, vennero più volte restaurati e oggi, grazie a questi interventi, sono ancora ben
conservati e l’incisione che ricorda il passaggio di San Francesco è ancora visibile.
Tra i luoghi francescani più importanti un posto di rilievo va riservato al ConventoSantuario di Santa Maria della Grazie e il Convento di San Giacomo della Marca a
Monteprandone (AP) fatto costruire nel 1449 dal più illustre cittadino, San Giacomo della
Marca. Questi edifici sono considerati i templi della spiritualità francescana nella regione.
La Regola di San Francesco influenzò tutta la regione ed ebbe come diretta
conseguenza la costituzione di insediamenti di frati. Nel 1282 la provincia della Marca
raggiunse la bellezza di ottantacinque conventi e millecinquecento frati. Ogni convento era
dotato di una biblioteca per la formazione degli studenti e furono fondate anche confraternite
laiche che spesso gestivano ospedali ed istituzioni caritative. Il Francescanesimo ha dunque
abbracciato le molteplici forme della vita sociale dei secoli passati distinguendo in modo
significativo la storia culturale e religiosa delle Marche.
La presenza dei frati implicò anche la committenza di molteplici opere d’arte –
crocifissi, dipinti su tela, cicli di affreschi, polittici, gruppi scultorei – conservate nei musei
civici della nostra regione.
Le Marche ha contribuito alla valorizzazione di questo straordinario capitolo della storia
che dal XIII secolo in poi ha contraddistinto la cultura del nostro territorio. La Regione, le
istituzioni provinciali e comunali hanno incoraggiato negli anni ricerche sui luoghi del
francescanesimo nelle Marche, attività di promozione del patrimonio culturale e religioso,
organizzazione di itinerari nelle aree interessate e iniziative di divulgazione nelle scuole.
Nelle Marche gli itinerari francescani della fede seguono tre assi viari principali dove
sono segnalati abbazie, eremi e santuari. I percorsi sono articolati su base provinciale e
prevedono delle tappe nelle città e nei borghi storici delle Marche dove si trovano conventi,
chiese e musei legati alla figura di San Francesco. Grazie a questi itinerari si visitano i luoghi
dove si è recato il Santo, che stimolano riflessioni interiori.
Momenti unici attendono il turista che vuole meditare e rigenerare il suo spirito sulle
orme di questo famoso santo. Il viaggio, le testimonianze, la visione delle opere d’arte hanno
l’obiettivo di arricchire ulteriormente la cultura e la spiritualità del turista facendogli conoscere
un patrimonio artistico e paesaggistico che merita di essere scoperto non solo dai religiosi, ma
da un pubblico ben più vasto.
Informazioni utili
Nel sito www.turismo.marche.it, è visibile una sezione dedicata alla spiritualità e ai principali
luoghi di fede presenti nella regione Marche:
Nel dettaglio:
Abbazia di Santa Croce di Fonte Avellana
Serra Sant'Abbondio (PU)
Telefono: +39 0721 730 261
E-mail: [email protected]
Sito Internet: www.fonteavellana.it
Abbazia di San Vincenzo al Furlo
Acqualagna (PU)
Telefono: +39 0721 79671
E-mail: [email protected]
Sito web: www.comune.acqualagna.ps.it
Abbazia di Santa Maria del Mutino
Piandimeleto (PU)
Telefono: +39 0722 721121
E-mail: [email protected]
Sito internet: www.comune.piandimeleto.pu.it
Abbazia di Santa Maria in Castagnola
Chiaravalle (AN)
Telefono: +39 071 94350
E-mail: [email protected]
Sito internet: www.parrocchiachiaravalle.it
Abbazia di San Salvatore Val di Castro
Fabriano (AN)
Telefono: +39 0732 74017
E-mail: [email protected]
Sito Internet: www.valdicastro.it
Santa Maria in Portuno
Corinaldo (AN)
Telefono: +39 071 79 76 002
E-mail: [email protected]
Sito internet: www.santamariainportuno.it
Abbazia di San Vittore delle Chiuse
Genga (AN)
Telefono: +39 0732 90241
Sito web: http://80.19.92.5/cds/MO_mona/iti/visitare/7338.html
Abbazia di Sant’Elena
Serra San Quirico (AN)
Telefono: +39 0731 814730
E-mail: [email protected]
Sito web: www.abbaziasantelena.com
Abbadia SS. Vincenzo e Anastasio
Amandola (FM)
Telefono: +39 0736 840706
Abbazia di Santa Maria di Chiaravalle di Fiastra
Tolentino (MC)
Telefono: +39 0733 202942
e-mail: [email protected]
Sito internet: www.abbadiafiastra.net
Basilica di San Nicola
Tolentino (MC)
Telefono: +39 0733 976311
E-mail: [email protected]
Sito Internet: www.sannicoladatolentino.it
Abbazia di Santa Maria di Rambona
Pollenza (MC)
Telefono: +39 0733 216696
E-mail: [email protected]
Sito internet: www.pro-rambona.it
Monastero San Salvatore o Santa Maria in Insula
Cessapalombo (MC)
Telefono: +39 0733 907132
E-mail: [email protected]
Monastero di santa Chiara
Camerino (MC)
Telefono: +39 0737 633305
Sito internet: www.sorellepoveredisantachiara.it
Abbazia di San Benedetto in Valledacqua
Acquasanta Terme (AP)
Telefono: +39 0736 801078
E-mail: [email protected]
Sito web: www.comune.acquasantaterme.ap.it
Santuario San Giacomo della Marca
Monteprandone (AP)
Telefono: +39 073562100
E-mail: [email protected]
Sito web: www.sangiacomodellamarca.net
Musei tematici dedicati alla fede
Centro Studi Avellaniti
Serra Sant’Abbondio (PU)
Telefono: +39 0721 730.261
E-mail: [email protected]
Sito Internet: www.fonteavellana.it
Museo dei Colori Naturali
Lamoli, Borgo Pace (PU)
E-mail: [email protected]; [email protected]
Sito web: www.oasisanbenedetto.it
Palazzo Mastai
Senigallia (AN)
Telefono: +39 071 65758
E-mail: [email protected]
Sito Internet: www.diocesisenigallia.it
Museo Speleopaleontologico ed Archeologico
Genga (AN)
Telefono: +39 0732 90241
E-mail : [email protected]
Sito web: www.frasassi.com
Museo Pinacoteca della Santa Casa
Loreto (AN)
Telefono: +39 071/9747155
E-mail: [email protected]
Sito Internet: www.santuarioloreto.it
Musei Sistini del Piceno
San Benedetto del Tronto (AP)
Telefono: +39 0735 594960
E-mail: [email protected]
Sito Internet: www.museisistini.it
Turismo Marche
Via Gentile da Fabriano , 9
60125 Ancona
Tel.+39 071 8062316- Fax +39 0718062318
e-mail: [email protected]
www.turismo.marche.it