Programma e note di sala - Teatro Comunale di ferrara

Transcript

Programma e note di sala - Teatro Comunale di ferrara
sabato 10 dicembre 2011 ore 17 Ridotto del Teatro
Mozart e Schumann da Camera
Davide Finotti pianoforte
Adele Posani, Anna Maria Di Lauro flauti
violini Michela Pastafiglia, Serena Galassi
viola Giampiero Montalti
violoncello Carlos Torrjos Rodriguez
Wolfgang Amadeus Mozart
Quartetto in Do maggiore K. 285b (Anh. 170):
Allegro
Andantino con variazioni
Allegro
(Adele Posani flauto)
Quartetto in Re maggiore K. 285:
Allegro
Adagio
Rondeau
(Anna Maria Di Lauro flauto)
Robert Schumann
Quintetto in Mi bemolle maggiore Op. 44:
Allegro brillante
In modo di una Marcia
Scherzo
Allegro ma non troppo
(Davide Finotti pianoforte)
CONCERTO REALIZZATO DAI BIENNI SUPERIORI
DEL CONSERVATORIO FRESCOBALDI DI FERRARA
Nell'ultimo quarto del Settecento il Quartetto per archi raggiunse vertici di altissimo valore, diventando da
quel momento banco di prova obbligato per le più sottili conquiste del linguaggio musicale. Wolfgang
Amadeus Mozart seppe raccogliere la grandiosa eredità dei Quartetti di Franz Joseph Haydn,
arricchendola di importanti innovazioni stilistiche e formali e piegandola alle declinazioni più insolite. Il
Quartetto in Re maggiore K285 ed in Quartetto in Do maggiore K285b, frutto del soggiorno del
ventunenne Mozart alla Corte di Mannheim, vedono il flauto accostato al tradizionale organico di archi.
Capitale del Palatinato, Mannheim stava assistendo ad un eccezionale sviluppo della vita musicale, grazie
al sostegno dell'Elettore Karl Theodor ed alla carismatica intraprendenza di Johann Stamitz, violinista e
direttore d'orchestra. Il contesto sembrava assecondare la ricerca di nuove opportunità da parte
dell'ambizioso Mozart, che a Mannheim soggiornò quattro mesi, intessendo una fitta rete di amicizie e
relazioni. Attraverso J. B. Wending, “squisito flautista” dell'orchestra cittadina, conobbe il ricco olandese
Ferdinand De Jean, flautista amatore, che non esitò a commissionargli una serie di lavori dedicati allo
strumento. Giovane inquieto e recalcitrante a qualsiasi forma di ossequio sociale, Mozart si apprestò
alquanto malvolentieri a soddisfare la richiesta, data soprattutto l'epidermica antipatia che nutriva verso
il facoltoso dilettante. Eppure queste composizioni, tra le quali si annoverano anche i due Quartetti in
programma, mostrano il progressivo raggiungimento di una profondità di linguaggio che va ben oltre
l'estetica frivola e spensierata dello stile galante. Il Quartetto K285, composto il 25 dicembre 1777, risente
profondamente del rinnovamento formale ed espressivo apportato dalla Scuola di Mannheim al
sinfonismo europeo: il fantasioso tematismo, i contrasti timbrici tra le parti e l'accurato dosaggio delle
dinamiche risultano impreziositi dalla lettura mozartiana, dalla freschezza di un discorso costruito su
continue novità, da un'inesauribile vena melodica, da una rara sapienza concertante. La piena
padronanza della tecnica contrappuntistica si coglie all'istante dall'Allegro iniziale, dall'accurata condotta
delle parti e dalla pregnanza tematica dello sviluppo, intenso ed appassionato. Il fulcro espressivo
dell'opera resta comunque l'Adagio, dove la malinconica melodia del flauto è sospesa su un morbido
pizzicato. Più ordinario e di routine il Quartetto K285b, di poco posteriore: un gradevole Allegro è
abbinato ad un Tema con variazioni; Mozart impiegherà lo stesso tema nell'Andante con variazioni della ben
più significativa Partita K361 per tredici strumenti a fiato, abbozzata a Monaco dal febbraio 1781, quale
sentito omaggio agli amici di Mannheim. Il Quartetto restò incompiuto: ottimo pretesto, unito alla
mancata consegna di un concerto per flauto e orchestra, offerto a De Jean per legittimare la propria
parziale insolvenza.
Robert Schumann dedicò esclusivamente al pianoforte i primi dieci anni di attività, finalizzata
all'esplorazione di uno strumento in continua evoluzione, dalle potenzialità espressive pressoché
illimitate. Fu solamente grazie agli stimoli e alle insistenze di amici musicisti (basti citare Liszt e
Mendelssohn) che Schumann decise di accostarsi a forme maggiori, tenendo ben presente
l'imprescindibile esperienza beethoveniana. Il Quintetto in Mi bemolle maggiore op. 44 nacque nel
1842, in un'epoca di relativa serenità, dopo l'agognato matrimonio con Clara, dedicataria dell'opera. Al
pianoforte è affidata una destinazione nuova, accostato al quartetto d'archi in un'opera superbamente
riuscita: spontanea ed emotivamente toccante quanto equilibrata e limpida nella tessitura. In queste
pagine, che non prescindono da un rigore formale di stampo sonatistico, rivive la vena vivace e brillante
delle sperimentazioni pianistiche giovanili, impreziosita dalla scrittura degli archi ora tersa e levigata, ora
densa ed impetuosa. La dialettica dell'accostamento di un tema energico e scattante ad un'idea più
intimamente elegiaca sta alla base dell'Allegro brillante, che si sviluppa in un clima di passione crescente,
fino ai limiti dell'inquietudine. Sublime la temperie espressiva nel In modo di una Marcia, ove la scrittura
resta essenziale nell'eleganza delle singole voci come nella trasparenza dell'assieme. Dopo la
spumeggiante vitalità dello Scherzo, l'Allegro ma non troppo suggella ciclicamente il Quintetto, combinando
in un fugato il tema dell'incipit con un palese richiamo alla figura enigmatica che scandiva il severo
incedere della Marcia. (Annalisa Lo Piccolo)