Articolo vivilab-vivigas
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Il metano Il metano si forma nel suolo a seguito di digestione batterica anaerobica, in assenza di ossigeno, della materia organica, sia animale sia vegetale. In forma naturale il gas metano si trova in grande quantità nei giacimenti di gas naturale e nei giacimenti metaniferi, nel sottosuolo terrestre e marino. Il gas metano si può ottenere, anche, artificialmente attraverso trattamenti di distillazione secca di combustibili solidi ( gas di città ), nei processi di trattamento chimico dei derivati del petrolio. Prima di essere avviato all'utilizzo il gas naturale viene trattato in modo da eliminare l'anidride carbonica e l'azoto, che lo rendono poco infiammabile, e l'idrogeno solforato che è un gas tossico e corrosivo. Ciò che resta è prevalentemente metano, l'idrocarburo gassoso più semplice e quello con la molecola più piccola, formata da un atomo di carbonio e quattro di idrogeno (CH4). E' più leggero dell'aria, non ha colore né odore e non è tossico. Miscelato con l'aria, il metano è infiammabile solo se la sua concentrazione è compresa tra il 5% e il 15%. Alla temperatura di 15 gradi centigradi e alla pressione atmosferica, 1 metro cubo di metano sviluppa oltre 8.000 chilocalorie. A queste condizioni, 1 metro cubo di metano ha perciò un contenuto energetico pari a quello di 1,2 chilogrammi di carbone e di 0,83 chilogrammi di petrolio. In un giacimento il gas naturale non si trova allo stato puro, bensì è composto da una miscela di gas diversi. Viene estratto da giacimenti misti di gas e petrolio o solo di gas con il fracking, una tecnica di fratturazione idraulica che consiste nel perforare il terreno fino a raggiungere le rocce che contengono i giacimenti di gas naturale e successivamente iniettare un getto ad alta pressione di acqua mista a sabbia e altri prodotti chimici per provocare l’emersione in superficie del gas. I più grandi giacimenti conosciuti si trovano nel Golfo Persico (Qatar e Iran), ma il paese che singolarmente possiede le maggiori riserve conosciute è la Russia. Il metano si muove a 36 km all’ora lungo una rete di 30.712 km di tubi (quasi 2 volte la distanza Roma-Sydney).È di solito convogliato nei grandi tubi dei gasdotti, dove forti pressioni lo spingono velocemente per centinaia di chilometri. Quando arriva in città, il metano deve essere decompresso, altrimenti farebbe scoppiare i tubi delle case. Una serie di cabine di decompressione serve proprio a ridurre la pressione del gas, che passa da 50-60 bar a 12 bar (rete di alta pressione) e successivamente da 12 a 0,5 bar (rete di media pressione). Il bar è l’unità di misura di pressione; 1 bar corrispondente circa a 1 atmosfera. La riduzione di pressione viene ottenuta con speciali valvole che includono un filtro per togliere qualsiasi impurità al gas. Dalla decompressione del gas si ottiene anche una certa quantità di energia elettrica mediante un turboespansore a turbina. Prima che il metano arrivi nelle nostre case la sua pressione viene ulteriormente abbassata fino al livello di 0,02 bar . Il metano viene trasportato grazie al metanodotto, composto da un lungo sistema di tubature che congiungono il luogo di produzione al luogo di consumo; i metanodotti vengono anche chiamati gasdotti. Il gas viene trasportato pompato sotto pressione nelle pipeline, situate nel sottosuolo a pochi metri dalla superficie o posate sui fondali marini. Lungo il percorso sono interposte delle stazioni di compressione allo scopo di mantenere costante la pressione e la temperatura del gas nelle tubature. Giunto alla fine del gasdotto il gas naturale è introdotto nella rete distributiva fino a giungere alla porta degli utenti finali (case, industrie, centrali termoelettriche).I gasdotti sono progettati per una vita utile non inferiore a 50 anni, e non presentano fonti di rischio. La casistica di incidenti aventi ad oggetto gasdotti “on shore” di trasporto nazionale è estremamente ridotta: le principali cause possono essere le seguenti: a) accidentale urto e danneggiamento della tubazione con mezzi di movimentazione terra; b) movimenti del terreno per eventi franosi o fenomeni erosivi di corsi d’acqua; c) fenomeni di corrosione del mantello della tubazione. Al fine di prevenire tali eventi, la società attua una costante sorveglianza del tracciato, effettuando frequenti rilievi al fine di monitorare ogni potenziale fattore di rischio. L’infrastruttura è inoltre controllata in remoto dal centro di dispacciamento 24 ore su 24, grazie ai molteplici sensori posti lungo il tracciato. Sotto il profilo operativo vengono previsti periodici controlli dello stato della condotta e viene costantemente verificata la capacità protettiva dei sistemi di protezione catodica contro la corrosione. Infatti tutte le condotte in acciaio interrate sono soggette a potenziale corrosione, un fenomeno fisico-chimico che provoca la degradazione del metallo in contatto con l’ambiente esterno. La protezione catodica si attua modificando il potenziale elettrico del metallo. L’intero apparato di protezione catodica è costantemente monitorato con il supporto di un’impresa specializzata nel settore. I metanodotti possono anche essere posti in mare, con due metodi: • Procedimento J-LAY: I tubi utilizzati vengono saldati in stringhe da 4 della lunghezza di 48 metri (quadruple joints). Le stringhe da 48 metri vengono trasportate con un’imbarcazione fino alla piattaforma mobile. Sulla piattaforma i tubi vengono posizionati al centro e sollevati fino alla torre di saldatura per essere saldati alla condotta già varata. All’interno della torre si procede all’allineamento dei tubi ed alla loro saldatura mediante arco elettrico. La saldatura viene rivestita con un giunto in polipropilene per ripristinare la continuità del rivestimento esterno. Il tubo viene calato dalla torre di saldatura attraverso un’apertura nella piattaforma mobile direttamente sul fondo del mare. Man mano che i tubi vengono saldati la piattaforma si sposta posando la conduttura del gasdotto. Una volta posato sul fondo del mare, nei tratti più vicini alla costa, il tubo viene interrato. Un mezzo per l’interramento scava un solco dove la conduttura verrà adagiata e successivamente ricoperta. • Procedimento S-LAY: Questo metodo si utilizza per la posa in acque poco profonde ed in acque profonde fino ai 3000 metri. La conduttura saldata in orizzontale viene calata in mare con il sostegno di una struttura ad arco (stinger) che le permette di assumere una curvatura ad “S”. Un’imbarcazione trasporta i tubi da 12 metri fino alla piattaforma mobile per la posa, che, trasferiti sulla piattaforma, vengono saldati in stringhe da 24 metri (double joints). Queste vengono congiunte alla sezione già completata e successivamente rivestite con un giunto in polipropilene nel punto di saldatura. La conduttura sostenuta dallo stinger viene progressivamente adagiata sul fondo del mare all’avanzare della piattaforma. La conduttura sostenuta dallo stinger viene progressivamente adagiata sul fondo del mare all’avanzare della piattaforma. Quando viene trasportato per mare, il gas naturale subisce nel porto di partenza un processo di liquefazione per ridurre il volume del prodotto, che può essere così trasportato con maggiore efficienza ed in condizioni di sicurezza (non essendo infatti infiammabile allo stato liquido). Il processo avviene mediante un forte abbassamento della temperatura, che viene portata al disotto della temperatura di ebollizione del metano. Il gas liquefatto viene quindi imbarcato su speciali navi dette metaniere, dotate di cisterne criogeniche che si occupano di mantenere il carico allo stato liquido sino al porto di destinazione, dove subisce il processo inverso. Una volta giunte nei pressi del luogo di consumo le navi cisterna scaricano il gas liquefatto negli impianti di rigassificazione, situati generalmente sulle coste dei paesi importatori, che riportano il gas naturale allo stato gassoso ed infine lo immettono nella rete di distribuzione nazionale. Gli impianti di rigassificazione possono essere realizzati a terra, oppure in alto mare (su strutture offshore), o su particolari navi dette "unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione" (o FSRU, dall'inglese Floating Storage and Regasification Unit). Attualmente in Italia sono attivi due rigassificatori. Il primo è di tipo offshore e si trova nei pressi del largo di Rovigo, in Veneto, ed ha una capacità da 8 miliardi di metri cubi l’anno, il 10% del bisogno nazionale. Di questo Edison controlla una quota del 10%. Il secondo rigassificatore attivo è situato nei pressi di Panigaglia, in provincia di La Spezia, e rifornisce l’Italia di 2 miliardi di metri cubi di gas l’anno; ci sono poi i rigassificatori in costruzione come quello in Toscana (un impianto a circa 22 chilometri al largo della costa tra Livorno e Pisa, per una capacità di rigassificazione pari a 3,75 miliardi metri cubi l'anno, il 4% del fabbisogno nazionale) o quello di Porto Empedocle (Sicilia, voluto da Enel grazie ad un investimento di 800 milioni di euro ). Si prevede anche la costruzione di un rigassificatore a Brindisi. Il progetto il 1° marzo del 2011 ha ottenuto una valutazione positiva circa l’impatto ambientale ed ora si è in attesa dell’esito dell’esame della Conferenza dei Servizi istruttoria. Il gas naturale compresso, in bombole, viene usato nelle zone rurali o comunque dove non sia possibile o conveniente il collegamento alle condotte che costituiscono la rete di distribuzione urbana in bassa pressione e sono gestite da società concessionarie (distributori) con contratti di lunga durata pur essendo normalmente di proprietà pubblica. Una bombola da 25 kg costa 39 euro, una da 15 kg costa 24 euro e una da 10 kg costa 16 euro. Il gas delle bombole è il GPL, ovvero gas di petrolio liquefatto; non è un gas naturale, e spesso quello che si trova in commercio proviene dal recupero dei gas residui che si formano durante i diversi trattamenti del petrolio nelle raffinerie. Si tratta di composti provenienti quasi esclusivamente da idrocarburi saturi o paraffinici (chimicamente si parla di propano C3H8 e butano C4H10). I gas nelle bombole sono classificati in: • gas compressi se la loro temperatura critica è inferiore a -10 °C come l'idrogeno o l'ossigeno • gas liquefatti se la temperatura critica è maggiore di -10 °C come il GPL • gas disciolti come ad esempio l'acetilene in acetone Recentemente, visto il costo sempre più alto del petrolio, è diventato conveniente il processo di trasformazione del gas naturale in carburanti liquidi, principalmente (nafta e gasolio). Tale processo è chiamato GTL (Gas To Liquids) ed è basato su una tecnologia chiamata FischerTropsch utilizzata dai tedeschi all'epoca della seconda guerra mondiale. I tedeschi, non avendo a disposizione giacimenti petroliferi, per alimentare la loro macchina bellica utilizzavano carbone, il quale, dopo essere stato gassificato, veniva convertito in carburante liquido. Le nazioni che utilizzano più gas sono America del nord, Russia e Iraq, mentre le nazioni che utilizzano meno gas sono Svezia, Finlandia, Estonia, Lettonia, Portogallo, Paesi Bassi, Paraguay e Uruguay. Il consumo di gas però non durerà, probabilmente, ancora per molto tempo: il metano dovrebbe esaurirsi verso il 2070. Per quanto riguarda l'Italia, essa possiede modesti giacimenti di gas naturale, soprattutto in Pianura Padana, con i quali nel 2009 copriva circa il 15% del fabbisogno nazionale. L'Italia,dunque, a causa degli pochi giacimenti, deve importare molto metano, e grazie ad esso produce ben il 33% della sua energia. Il costo medio al metro cubo da noi è pari a 0,93 euro. Secondo i dati ufficiali del Ministero dello Sviluppo Economico (aggiornati al 2008), questa è la situazione riguardo alle importazioni (i dati sono espressi in milioni di metri cubi standard): Algeria 25.992 33,81 Russia 23.486 30,55 Libia 9.871 12,84 Olanda 7.050 9,17 Norvegia 5.535 7,20 Altri EU 4.164 5,42 Altri extra EU 769 1,00 totale 76.867 100 Le arterie principali che trasportano il gas fino alla nostra nazione, infatti, partono da Algeria e Russia. Altri due gasdotti che nutrono di energia l’Italia arrivano dal Nord Europa e dalla Libia e forniscono rispettivamente 35-40 e 16-18 milioni di metri cubi al giorno. Il gasdotto libico Greenstream, tra l’altro, ha ricominciato a trasportare metano solo da pochi mesi, grazie ad Eni, dopo esser rimasto fermo a seguito della guerra in Libia. I consumi di gas ora sono calati, nel 2013 gli italiani hanno infatti consumato soltanto 69,5 miliardi di metri cubi di metano, un calo del 6% rispetto al 2012 e del 10% rispetto al 2011. Storia del gas in Italia Nel 1939 fu costruita la prima condotta per il trasporto del gas tra Pietramala e Firenze. Nel 1942-'43 fu costruita la prima condotta tra Salsomaggiore e Milano e Lodi. Nel 1944 fu scoperto il giacimento di Caviaga, allora il più grande scoperto in Europa Occidentale. Nel 1948 fu scoperto il giacimento di Ripalta Guerina. Tra il 1946 e il 1950 la produzione italiana passò da 20 a 305 milioni di metri cubi; tra il 1949 e il 1951 la rete di distribuzione fu aumentata da 354 a 1266 km. Nel 1952 fu scoperto il giacimento di Ravenna, a 1250-1960 metri di profondità (30 pozzi produttivi), nel 1954 quello di Serignano, a 1305 metri (11 pozzi attivi). Nel 1960 fu scoperto il giacimento di Gagliano Castelferrato, a 2000 metri. Nel 1973 fu scoperto il giacimento di Malossa, a 5800 metri. Tra gli anni novanta e 2000 sono stati avviati nuovi pozzi nell'Adriatico. Per spiegare come si sposta il metano nelle condotte l'eperta Vivilab ci ha proposto”L'Esperimento della ventosa” (https://www.dropbox.com/s/lrvkjwnszu2698z/Filmatogas.mp4 per vedere il video) La pressione atmosferica non è altro che una misura del peso di tutta l'aria che si trova sopra la nostra testa; in particolare la pressione atmosferica indica il peso della colonna d'aria che sovrasta una superficie di 1 metro quadrato. Essa è presente dappertutto ma non è distribuita uniformemente nell'atmosfera, perchè dipende da diversi fattori, tra i quali la temperatura (l'aria calda si dilata ed è quindi più leggera) e dall'umidità (poiché il vapore acqueo è più leggero dell'aria, l'aria umida è più leggera di quella secca). La pressione atmosferica risulta perciò più elevata nelle regioni polari, dove l'aria è più fredda e più secca, e meno elevata nelle regioni equatoriali, dove le temperature e l'umidità dell'aria sono più elevate. Senza accorgercene tutti noi sfruttiamo continuamente la pressione atmosferica. Quando inspiri, per esempio, i tuoi muscoli fanno espandere il torace, creando una depressione: perciò nei polmoni entra aria dall’esterno. Per espirare, al contrario, comprimi il torace e l’aria dei polmoni viene espulsa. E quando bevi una bibita con la cannuccia che cosa succede? Succhiando l’aria presente nella cannuccia crei una depressione ; perciò la pressione atmosferica che agisce sulla bibita spinge il liquido e lo fa salire nella cannuccia, fino a raggiungere la tua bocca. L'aria si infila facilmente dovunque e perciò sulle pareti di ogni recipiente agiranno due forze eguali e contrarie che si annullano , dovute una alla pressione dell’aria esterna e un’altra alla pressione dell’aria interna. Per vedere perciò gli effetti della pressione atmosferica e poterla quindi misurare dobbiamo eliminare o l’aria interna o quella esterna. Questa affermazione può essere dimostrata utilizzando una semplice ventosa. Quando schiacci la gomma su una superficie, fai uscire parte dell’aria che si trova all’ interno. La forza che dall’esterno spinge contro il muro è maggiore di quella che dall’interno spinge verso l’esterno, dato che all’interno è rimasta poca aria, e perciò la ventosa resta appiccicata alla parete. All’interno della ventosa si crea uno stato di vuoto atmosferico che genera quindi un’area di bassa pressione. Dato che in natura tutto opera per il bilanciamento, l’aria all’esterno della ventosa cerca di infiltrarsi al suo interno per ristabilire una situazione di bilanciamento. Articolo realizzato dalle classi terze C-D dell'Istituto Comprensivo Travagliato (BS)