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e - AUSL Ravenna
AUSL RAVENNA
Rassegna stampa del 17/06/2011
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INDICE
AUSL RAVENNA
17/06/2011 La Voce di Romagna - Ravenna
La Borromeo oggi in visita ad Andalo
7
17/06/2011 La Voce di Romagna - Forli
"Ci sono stati alcuni ritardi ma il potenziamento estivo non è solo il Primo
Intervento"
8
17/06/2011 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
Rinasce il Tavolo della disabilità
9
17/06/2011 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
Estate di lavori al San Giorgio
10
17/06/2011 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
Scontro, si rovescia ambulanza veterinaria
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17/06/2011 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
OPERATA con successo 48 ore dopo essere nata. Una bambina è stata sottoposta...
12
17/06/2011 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
In pensione Orselli, chirurgo da oltre 200 interventi l'anno
13
17/06/2011 QN - Il Resto del Carlino - Cesena
Le uova di gabbiano serviranno per misurare il livello di diossina
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17/06/2011 L Unita - Bologna
NATA CON NASO CHIUSO Operata a Ravenna
15
17/06/2011 Corriere di Romagna - Ravenna
Alla Graziola il calcio, al Bruno Neri i cavalli
16
17/06/2011 Corriere di Romagna - Forlì
La delegata alla Sanità si dimette
17
17/06/2011 La Gazzetta di Parma
Napolitano rende omaggio alla memoria di Carosino
18
17/06/2011 La Nuova Ferrara - Nazionale
Cade dal tetto del garage Paura per un uomo
19
17/06/2011 La Voce di Romagna - Ravenna
Clinica contro auto, ferita donna incinta
20
17/06/2011 La Voce di Romagna - Ravenna
Un paracadute d'oro per l'hospice
21
17/06/2011 La Voce di Romagna - Ravenna
Voleva casa a tutti i costi e si becca cinque mesi
22
17/06/2011 La Voce di Romagna - Forli
Importante intervento all' ospedale di Ravenna...
23
17/06/2011 La Voce di Romagna - Forli
La dottoressa Daria Salsi "Intervento durato due ore senza alcuna complicazione"
24
17/06/2011 La Voce di Romagna - Forli
La legislatura Zoffoli perde i pezzi
26
17/06/2011 Corriere di Bologna - BOLOGNA
Nuove nomine, vecchie facce Se il Pd non posa il bilancino
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SANITÀ NAZIONALE
17/06/2011 Corriere della Sera - NAZIONALE
Fecondazione assistita a 50 anni Il Veneto aiuta le mamme adulte
30
17/06/2011 Corriere della Sera - MILANO
Manager, contestate due nomine
31
17/06/2011 Corriere della Sera - NAZIONALE
Batterio negli hamburger, gravi 7 bimbi
32
17/06/2011 Il Sole 24 Ore
Il batterio killer colpisce 7 bimbi francesi
33
17/06/2011 Il Sole 24 Ore
Risparmi con i costi standard nei ministeri
35
17/06/2011 Il Sole 24 Ore
Certificati medici online, proroga al 13 settembre
37
17/06/2011 La Repubblica - Torino
Molinette, un nuovo match tra sindacati e commissario
39
17/06/2011 La Repubblica - Torino
Il governatore apre all'opposizione "Sì alla commissione d'inchiesta"
40
17/06/2011 La Repubblica - Torino
Ferrero si difende: "Non sapevo"
42
17/06/2011 La Repubblica - Napoli
Residenza per le madri dei pazienti oncologici
44
17/06/2011 La Repubblica - Napoli
Ascalesi, stop agli interventi chirurgici
45
17/06/2011 La Repubblica - Milano
Il pronto soccorso del Policlinico per 50 giorni in un prefabbricato
46
17/06/2011 La Repubblica - Bari
Terremoto nelle Asl, Pansini si dimette
47
17/06/2011 La Repubblica - Nazionale
BASTA MINIGONNE IN CORSIA
49
17/06/2011 La Repubblica - Nazionale
Le Casse sull'orlo del crac medici, architetti, avvocati ora rischiano la pensione
50
17/06/2011 La Repubblica - Nazionale
"Fecondazione assistita fino a 50 anni" polemica in Veneto: una spesa inutile
53
17/06/2011 La Repubblica - Nazionale
Francia, hamburger col batterio sette bambini finiscono in ospedale
54
17/06/2011 La Stampa - TORINO
Ferrero scarica su Gambarino "Chiedete a lui"
55
17/06/2011 La Stampa - NAZIONALE
Riecco il batterio killer Ora colpisce in Francia
56
17/06/2011 La Stampa - NAZIONALE
"Mamme a 50 anni con il ticket"
57
17/06/2011 La Stampa - NAZIONALE
Batterio E. coli la babele genera fantasmi
58
17/06/2011 Il Messaggero - ROMA
Sanità privata, scontro Governo-Regione sugli accreditamenti
59
17/06/2011 Il Messaggero - Nazionale
Mamme a 50 anni, in Veneto si può
60
17/06/2011 Il Messaggero - Nazionale
Batterio nell'hamburger sette bambini in ospedale
61
17/06/2011 Il Giornale - Nazionale
Fecondazione con mutua a 50 anni La scelta del Veneto divide l'Italia
62
17/06/2011 Avvenire - Nazionale
Mente, quella fragilità che oscura le famiglie
63
17/06/2011 Avvenire - Nazionale
«Pillola del quinto giorno Un aborto mascherato»
65
17/06/2011 Avvenire - Nazionale
Roccella: un percorso vincolato
67
17/06/2011 Avvenire - Nazionale
Napoli, inaugurata una casa per le mamme Le assisterà coi loro piccoli, malati di
cancro
68
17/06/2011 Il Secolo XIX - GENOVA
L'ORDINE DEI MEDICI PROCESSA IL CHIRURGO CHE BOCCIA I COLLEGHI
69
17/06/2011 Il Secolo XIX - GENOVA
Pronto soccorso nel caos
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AUSL RAVENNA
20 articoli
17/06/2011
La Voce di Romagna - Ravenna
Pag. 17
(diffusione:30000)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Dai disabili di "Amare Ravenna "
La Borromeo oggi in visita ad Andalo
RAVENNA - La giornalista Beatrice Borromeo ("Anno Zero"e "Il Fatto quotidiano") sarà oggi in visita ad
Andalo per incontrare, dopo un incontro col Sindaco Paolo Catanzaro, un gruppo di persone diversamente
abili e di volontari dell'associazione "Amare Ravenna", che alloggiano all'hotel Select: "E' un piacere ed un
onore che Beatrice venga a salutare un gruppo di ravennati - commenta Daniele Perini, presidente di Amare
Ravenna - giovanissima ma attenta alle problematiche sociali, la Borromeo ha sempre dimostrato sensibilità
nei confronti dei più deboli. E' un grande piacere che abbia aderito all'invito, propostole da Simone Ortolani, di
condividere con noi questa esperienza".
AUSL RAVENNA
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17/06/2011
La Voce di Romagna - Forli
Pag. 29
(diffusione:30000)
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"Ci sono stati alcuni ritardi ma il potenziamento estivo non è solo il Primo
Intervento"
Sanità L'Ospedale San Giorgio è nell'occhio del ciclone CERVIA - Il responsabile della Direzione
Infermieristica e Tecnica Aziendale, Mauro Taglioni, interviene sulla lettera inviata dal personale
infermieristico dell'ospedale San Giorgio ed in particolare sul "ritardo del potenziamento estivo" lamentato
dagli infermieri del punto di Primo Intervento e del reparto Dialisi. "Mi sembra un po' troppo miope parlare di
potenziamento estivo e fermarsi al Primo Intervento e alla Dialisi - spiega il responsabile Taglioni - Ammetto
che c'è stato un lieve ritardo per la selezione del personale del Primo Intervento e il potenziamento di questo
reparto doveva partire il 27 maggio, mentre solo dal 1° giugno si stanno coprendo le 12 ore diurne e da
domani si copriranno anche quelle notturne". Una "visione miope" secondo il responsabile Taglioni: "Nella
specifica realtà di Cervia il piano prevede i seguenti potenziamenti: la dialisi estiva, complessive 574 ore con
sviluppo dal 30 maggio al 3 settembre di tre sedute dialitiche alla settimana di 6 ore ciascuna; l'Emergenza
Territoriale prevede un incremento della copertura territoriale di un'ambulanza con equipaggio completo
(infermiere + autista) tutti i giorni dal 25 giugno al 21 agosto, oltre alla copertura dei fine settimana del 11 e 12
giugno e del 18 e 19 giugno; inoltre esiste il servizio di emergenza moto a Milano Marittima e Cervia,
pianificato e garantito nei weekend di luglio e agosto, Notte Rosa e ponte di Ferragosto; Taxi Sanitario
(diurno e notturno) composto da 2 unità di autisti per trasporti di pazienti a codice di bassa gravità".
AUSL RAVENNA
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17/06/2011
QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
Pag. 18
(diffusione:165207, tiratura:206221)
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RIUNIONE DOPO LA DECISIONE DI PALAZZO MANFREDI DI CHIUDERE 'LA SERRA'
Rinasce il Tavolo della disabilità
Prossimo appuntamento il 2 luglio nei locali del Paradiso
A FAENZA torna a prendere vita e forza il Tavolo per la disabilità. La decisione è scaturita dalla riunione del
Comitato genitori della Serra con i rappresentanti di alcuni centri per ragazzi disabili (La lampada di Aladino, I
tigli) e di organizzazioni aderenti alla Consulta del Volontariato (Associazione sportiva disabili, Associazione
genitori ragazzi down, Comunità Papa Giovanni XXIII, Anffas). Al centro dell'incontro, la decisione
dell'amministrazione comunale di chiudere il centro 'La serra' il 31 luglio; secondo il progetto di Palazzo
Manfredi, nei locali della Serra dovrebbe essere collocato il 'Faro' dell'Anffas. La prima decisione assunta dal
Tavolo è stata la richiesta di un ulteriore incontro «entro brevissimo tempo» con la giunta comunale. In
quell'occasione verranno rilanciare con forza alcune proposte: «non chiudere il centro socio-occupazionale
'La serra'; trovare una sede per il centro 'Il faro' gestito dall'Anffas; darsi almeno sei mesi di tempo per
rivedere insieme la rete dei servizi, alla luce della grave situazione economica generale e avere modo di
comprendere in cosa consista il cosiddetto 'ampliamento dei servizi' a Faenza, di cui l'amministrazione
continua a parlare senza però esplicitarlo in modo chiaro». IL RINATO Tavolo per la disabilità tornerà a
riunirsi sabato 2 luglio nei locali della parrocchia del Paradiso; un incontro aperto a tutti coloro che hanno a
cuore il futuro dei servizi per i cittadini più svantaggiati. Image: 20110617/foto/4630.jpg
AUSL RAVENNA
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17/06/2011
QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
Pag. 25
(diffusione:165207, tiratura:206221)
A settembre sarà inaugurato il reparto lungodegenti. E la risonanza sarà fissa
IL TAGLIO del nastro è deciso per settembre. Ancora pochi mesi e il cantiere dell'ospedale San Giorgio di
Cervia sarà completato e la struttura, del tutto rinnovata, sarà nuovamente restituita alla località nella sua
interezza. Ad assicurarlo è Andrea Neri, direttore dell'ospedale di Ravenna, che ha seguito i lavori dall'inizio.
«A settembre - spiega - sarà ultimata la riqualificazione del reparto di lungodegenza, inoltre al piano terra dell'
ospedale sarà installata la postazione fissa della risonanza che, attualmente, viene ospitata da una struttura
mobile due volte la settimana. Questo significa che se al momento vengono eseguite quaranta prestazioni a
settimana, il servizio sarà di gran lunga maggiore». Il potenziamento delle prestazioni e il miglioramento della
struttura sono dunque i due presupposti dei lavori iniziati nell'estate del 2009 e proseguiti finora non senza
qualche polemica. «Il reparto di lungodegenza - prosegue Neri - è stato completamente trasformato. Era
vecchio e inadeguato, con cameroni senza bagno. Ora avrà stanze con bagno da due letti ciascuna. Per un
totale di ventisette posti». Il direttore dell'ospedale di Ravenna entra nel dettaglio e spiega che si è dovuto
intervenire su una struttura obsoleta di circa mille metri quadrati che ha richiesto una serie di interventi
imprevisti. «Mi riferisco - spiega - al rifacimento dei vani ascensore e di un solaio. E ancora alla realizzazione
della compartimentazione antincendio e all'installazione dei rilevatori, anche al piano terra della struttura,
dove non era previsto. Ne abbiamo approfittato per apportare ulteriori miglioramenti rispetto ai piani originali.
Perché un cantiere chiuso consente di intervenire più agevolmente. Col reparto già funzionante sarebbe stato
più complicato. Sono stati questi interventi imprevisti a far slittare la chiusura dei lavori. Certo non l'incuria.
Anche l'investimento è cambiato: i circa 900mila euro stimati inizialmente sono diventati 1 milione e mezzo.
Inoltre c'è sempre stata un'ampia comunicazione sull'andamento del cantiere. Ai lavori del San Giorgio sono
state dedicate due commissioni consiliari e tre sopralluoghi con il sindaco Zoffoli, l'ultimo quindici giorni fa».
Sul versante delle prestazioni, che la struttura sanitaria continua a erogare, Andrea Neri mostra una serie di
cifre relative agli esami eseguiti nei primi tre mesi di quest'anno. Tra ecografie, risonanze magnetiche, raggi x
si è passati, da un totale di 3.727 del 2010 ai 5.397 di quest'anno. «E l'andamento - sottolinea Neri - non è
cambiato confrontando le percentuali degli ultimi mesi». L'aumento è dovuto al cambiamento dell'assetto
organizzativo di radiologia avvenuto nel settembre 2010. «Fino a quel momento - ricorda - il servizio veniva
assicurato solo la mattina, con la presenza dei tecnici e di un radiologo proveniente dall'ospedale di Ravenna
. Il pomeriggio non si effettuavano esami perché non si poteva poi refertarli. Oggi - conclude Neri - il servizio
è attivo dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 19, e il sabato dalle 8 alle 14. Si riesce a dare così risposta
tempestiva a tutti gli esami. Ad esempio di eco-color-doppler prima ne venivano eseguiti dodici ogni due
settimane, ora si è arrivati a cento a settimana. Si riescono così a soddisfare le richieste del pronto intervento
e anche quelle urgenti dei medici di medicina generale, venendo così incontro alle esigenze della
popolazione che prima, per esami medici, era costretta a spostarsi anche fuori regione». Annamaria Corrado
Image: 20110617/foto/8253.jpg
AUSL RAVENNA
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Estate di lavori al San Giorgio
17/06/2011
QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
Pag. 21
(diffusione:165207, tiratura:206221)
Scontro, si rovescia ambulanza veterinaria
SI È per fortuna rivelata meno grave di quanto inizialmente temuto la collisione tra un'unità mobile di soccorso
veterinario e un'auto, verificatasi ieri pomeriggio all'incrocio tra la via Sant'Andrea e la via Tomba, nella
periferia nord di Lugo. Erano da poco trascorse le 14 quando il mezzo di soccorso veterinario, un 'Ford'
condotto da un 59enne imolese, stava percorrendo via Tomba con direzione di marcia Lugo-Bizzuno. Giunto
all'intersezione con via S.Andrea, per cause al vaglio del Nucleo infortunistica del Corpo Unico di Polizia
Municipale della Bassa Romagna, è venuto a collisione con una 'Skoda' al cui volante c'era una 28enne
rumena che percorreva via S.Andrea proveniente dalla rotonda di S.Potito e diretta a Cà di Lugo. In seguito
allo scontro, l'unità mobile veterinaria ha terminato la sua corsa (nella foto), adagiata su una fiancata, in
mezzo alla carreggiata, mentre l'auto è finita in un fosso. Sul posto sono intervenute un'ambulanza del '118',
una squadra dei vigili del fuoco del locale distaccamento e due pattuglie della Polizia Municipale. La ragazza
è stata trasportata all'ospedale, più che altro a scopo precauzionale in quanto al secondo mese di
gravidanza. Le sue condizioni però non destano preoccupazione. Illeso, invece, il 59enne imolese. per
consentire i rilievi e la successiva rimozione dei due mezzi coinvolti, un tratto delle due vie è rimasta chiuso al
traffico per un'ora e mezzo. lu. scar. Image: 20110617/foto/8219.jpg
AUSL RAVENNA
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INCIDENTE IERI POMERIGGIO A LUGO TRA VIA TOMBA E VIA S.ANDREA, FERITA UNA GIOVANE
INCINTA
17/06/2011
QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
Pag. 14
(diffusione:165207, tiratura:206221)
OPERATA con successo 48 ore dopo essere nata. Una bambina è stata sottoposta a un intervento chirurgico
nel reparto di otorinolaringoiatria dell'ospedale Santa Maria delle croci, per una patologia rara, l'atresia
coanale: si tratta della mancata apertura delle fosse nasali durante lo sviluppo prenatale. In parole povere la
bimba, sabato scorso, è nata con il naso chiuso. Le sue condizioni sono subito apparse gravi, sia per motivi
respiratori, sia per l'impossibilità di alimentarsi normalmente. Per questo, nei due giorni tra la nascita e
l'intervento, le è stata inserita una cannula permanente oro-faringea per permetterle di respirare, oltre a un
sondino oro-gastrico per alimentarla. In vista dell'operazione d'urgenza, è stata chiesta la consulenza del
dottor Ernesto Pasquini, del policlinico Sant'Orsola di Bologna, uno dei massimi esperti mondiali di chirurgia
endoscopica nasale. L'intervento - estremamente complicato per le ridotte dimensioni della paziente - si è
tenuto lunedì pomeriggio, e ha avuto successo. L'équipe, oltre a Pasquini, comprendeva i dottori Piccinini e
Casadio (pediatri), Pasi (anestesista), Armaroli (direttore dell'unità operativa Otorinolaringoiatrica) e Salsi
(medico dell'unità operativa). «La neonata - comunica l'Ausl - ha già ripreso l'alimentazione per vie naturali».
AUSL RAVENNA
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OPERATA con successo 48 ore dopo essere nata. Una bambina è stata
sottoposta...
17/06/2011
QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
Pag. 14
(diffusione:165207, tiratura:206221)
DOPO 35 anni di servizio e migliaia di pazienti curati a una media di 200 interventi l'anno, il dottor Gianfranco
Orselli è andato in pensione. Il chirurgo - nato a Brescia ma romagnolo di origine - dopo la laurea a Bologna e
la specializzazione in chirurgia generale a Padova ha iniziato il suo lavoro all'ospedale di Ravenna nel 1976,
specializzandosi nella chirurgia addominale e nelle patologie senologiche. Nel 1981 Orselli decide di
approfondire la sua preparazione sulla chirurgia infantile, e inizia a frequentare l'ospedale di Vicenza. Tornato
a Ravenna, riprende la sua attività, arrivando - nel 2009 - ad assumere la direzione dell'unità operativa di
chirurgia generale. Ora il meritato riposo. Velista e appassionato di volo sportivo, il dottor Orselli potrebbe
decidere di dedicarsi a tempo pieno alle sue passioni. Ma sta riflettendo sulla possibilità di impegnarsi per
nuovi traguardi professionali. Image: 20110617/foto/8084.jpg
AUSL RAVENNA
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In pensione Orselli, chirurgo da oltre 200 interventi l'anno
17/06/2011
QN - Il Resto del Carlino - Cesena
Pag. 9
(diffusione:165207, tiratura:206221)
Le uova di gabbiano serviranno per misurare il livello di diossina
SONO UNA VENTINA gli interventi effettuati dalle ditte che 'cacciano' i gabbiani utilizzando metodi scientifici
per rimuovere le uova da tetti e cornicioni. L'Ausl di Forlì si è infatti attrezzata per analizzarle ed in particolare
per scoprire il livello di diossina che contengono. Il gabbiano reale è un animale onnivoro, pertanto è una
valida 'spia', dalla quale si può avere una sorta di cartina tornasole per quanto riguarda la qualità dell'aria e
dell'ambiente. Dice il dottor Rodingo Usberti del servizio veterinario dell'Ausl di Forlì: «Quando abbiamo
appreso che a Cesenatico era iniziata una campagna di raccolta e rimozione delle uova dai tetti, ci siamo
attivati per farcele consegnare. Quelle raccolte le abbiamo congelate in laboratorio e, una volta raggiunto un
certo numero, faremo le analisi. Contiamo entro l'autunno di poter avere le prime indicazioni sul tasso di
diossina presente». Intanto i 'cacciatori di gabbiani' stanno proseguendo il loro lavoro, anche se il più è già
stato fatto, in quanto le uova rimaste sulle coperture e i comignoli, si sono schiuse ed ora i 'pulcinoni' si
alimentano per crescere e poi spiccare il primo volo in luglio. Per la prima volta quest'anno il Comune ha
sperimentato la rimozione dei nidi di gabbiano reale, un uccello che non ha predatori e sta colonizzando,
pressoché indisturbato, i tetti delle zone di Boschetto e Ponente. Questo fenomeno lo scorso anno ha
causato parecchi problemi, così si è optato per realizzare un progetto di contenimento della popolazione. Le
maggiori lamentele riguardano i rumori e le deiezioni che imbrattano coperture, tende esterne, vetture e
marciapiedi. Il Comune ha elaborato il piano in accordo con l'assessorato all'ambiente della Provincia, Centro
ricerche marine ed alcuni altri enti di protezione della fauna selvatica. Sono cinque le ditte alle quali ci si può
rivolgere: Ad Novas Garden di via Palazzone (il referente è Gianni Maltoni al 348-6561743), l'imbianchino
Cristian Ballerini di via Fratelli Rosselli (347-8854184), Gesturist (il referente è Guerrino Biondi allo 054783844), e due aziende di altri comuni, quella dell'artigiano Luca Grillandi di Forlì reperibile al 339-8231670 e
Damiano Visani di S.Michele di Ravenna, contattabile al 329-0523398. Giacomo Mascellani Image:
20110617/foto/1846.jpg
AUSL RAVENNA
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CONTINUA LA CAMPAGNA DI CONTENIMENTO DI QUESTI UCCELLI
17/06/2011
L Unita - Bologna
Pag. 16
(diffusione:54625, tiratura:359000)
Una neonata di appena 48 ore di vita è stata sottoposta con successo a un delicato intervento chirurgico nel
reparto di Otorinolaringoiatria dell' ospedale di Ravenna. Era nata con la chiusura completa delle fosse
nasali.
AUSL RAVENNA
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NATA CON NASO CHIUSO Operata a Ravenna
17/06/2011
Corriere di Romagna - Ravenna
Pag. 9
Alla Graziola il calcio, al Bruno Neri i cavalli
Progetto per un un centro ippico di spessore con gare a ostacoli, corse e scommesse
FAENZA. E' in questi giorni di tensione e passione per i cavalli, di bandiere che sventolano e drappi contesi
che le discussioni sul futuro del Palio si fanno più serrate. Tra queste spopola il discorso dello stadio "Bruno
Neri" da riservare a competizioni equestri e gare ippiche. Una specie di Piazza di Siena. Non un ippodromo
vero e proprio, come già esisteva in tempi remoti nello stesso luogo, ma una sorta di "Piazza di Siena", dove
svolgere giostre storiche e altri tipi di manifestazioni con i cavalli. Ideale anche quale anfiteatro o arena per
concerti e spettacoli. L'Amministrazione dimostra un certo interesse e ha avviato "studi di valutazione",
richiedendo all'Ausl di eseguire «verifiche di idoneità del luogo ad ospitare box di ricovero per i cavalli». Lo ha
rivelato l'assessore allo Sport, Maria Chiara Campodoni. La giunta vorrebbe riuscire a svincolare lo stadio
dalle attività legate al Faenza Calcio (prima squadra e juniores) . Il calcio alla Graziola. «La zona definita per
tutte le attività sportive - afferma l'assessore - è la Graziola, già molto attrezzata, dove vorremmo dirottare
anche il Faenza Calcio, indirizzando così il Bruno Neri ad altri scopi, in primis quelli equestri. Per il calcio si
era pensato ad un nuovo stadio, ma potrebbe solo essere adeguato l'attuale campo della Dinamo». Un nuovo
impianto. C'è di più. «Nell'ultima convenzione - aggiunge la Campodoni - è stato introdotto il vincolo al
Faenza Calcio di progettare il trasferimento in un nuovo impianto». Liberare lo stadio consentirebbe oltretutto
di risparmiare ogni anno le spese di restyling del manto erboso, danneggiato dalle giostre. Gli studi avviati
sono tesi soprattutto ad analizzare la disponibilità di spazi, se possono essere sufficienti o meno ad
accogliere manifestazioni ippiche di spessore (ostacoli, dressage, corse storiche). Da considerare anche le
vie di accesso e di parcheggio dei van per il trasporto cavalli. Il parco Bucci. Allo scopo sarebbe ideale
destinare un appezzamento marginale del parco Bucci, ma occorre verificare tale evenienza. E' chiaro che
l'arena sarebbe un grande contenitore di eventi senza eguali in Romagna e con pochi altri esempi in Italia, da
inserire in circuiti sportivi e spettacolari di richiamo. Notevole sarebbe l'indotto (scommesse, attività
commerciali), boccate di ossigeno per l'economia. Per quanto riguarda le giostre, Faenza potrebbe diventare
un centro specializzato, vista le capacità anche a livello di tutela sanitaria, e ospitare tornei di vario tipo.
Sarebbe possibile "r ec up er ar e" manifestazioni, disputate a volte in versione straordinaria, quale la disfida
dei castelli della val d'Amone, oppure da ripristinare come il Palio di San Nevolone e dell'A ss un ta di cui c'è
traccia nelle cronache rinascimentali. Francesco Donati La disputa del Niballo allo stadio Bruno Neri, che
potrebbe diventare sede permanente dei cavalieri
AUSL RAVENNA
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PALIO E DINTORNI
17/06/2011
Corriere di Romagna - Forlì
Pag. 15
La delegata alla Sanità si dimette
Elena Alessandrini: «Stanca di chiarire il mio ruolo»
CERVIA. Un altro fulmine cade sulla giunta. Il delegato alla sanità ed ai rapporti con l'Usl Elena Alessandrini,
ha rassegnato ieri le dimissioni. Nella lettera consegnata al sindaco, si dice "stanca" di chiarire il suo ruolo. La
consigliera del Pd era in carica dall'ottobre del 2009, ma da allora le relazioni con la sanità ravennate non
sono mai state facili. Seppure, le fosse stato affidato l'incarico proprio per renderle "efficaci". «Questi intenti scrive - non hanno mai trovato corrispondenza, nella realtà delle cose. La Delega, si è rivelata vuota di
contenuti; non ho mai avuto confronti, né ricevuto sollecitazioni in materia di sanità, da parte di questa Giunta.
E nemmeno comunicazioni di alcun tipo, da parte dell'azienda Ausl; con la quale è stato sempre difficile
avere contatti, anche se da me a più riprese sollecitati. Pure le mie specifiche proposte, o richieste, avanzate
alla direzione sanitaria, non hanno mai trovato attenzione. Inoltre, non mi avvertivano sulla data delle varie
riunioni, e non mi invitavano alle manifestazioni cui, in qualità di delegato, avrei dovuto partecipare. A tutto ciò
si aggiunge oggi un dato di maggiore rilevanza, che riguarda la riapertura del reparto di Lungodegenza dell'
ospedale San Giorgio». La ormai ex delegata sottolinea come i lavori, benché iniziati con 3 anni di ritardo,
non siamo ancora giunti alla conclusione. Eppure in un primo tempo si parlava di riaprire il reparto nel
settembre/ottobre 2010, poi i tempi erano slittati al maggio 2011, ma il taglio del nastro è stato ancora
rimandato. «Da contatti telefonici informali con la Direzione generale e con la Direzione sanitaria - aggiunge
la Alessandrini ora viene indicato il periodo di settembre/ottobre 2011. Non condivido però le modalità
dell'Azienda di Ravenna, nel procrastinare la riapertura senza darne comunicazione a nessuno. E neppure
condivido un modo di agire basato sugli annunci, a cui non corrisponde un reale impegno». «Spero prosegue - che il mio dissenso e la mia rinuncia servano a richiamare il consiglio comunale, la giunta e la
cittadinanza tutta, ad una maggiore sorveglianza. Opere di grande importanza sociale quale il reparto
lungodegenza, ma non solo, devono essere realizzate secondo le modalità, i tempi e gli impegni annunciati.
Altre criticità riguardanti i servizi di radiologia, dialisi ambulatoriale e primo intervento, richiederebbero una
disamina più puntuale ed attenta, che non è però possibile fare in questa sede. Credo che le responsabilità
riguardanti le difficoltà della sanità a Cervia, siano da imputare principalmente alla gestione della Ausl, e
secondariamente alla non sufficiente attenzione da parte della Giunta e di tutto il Consiglio comunale, di cui
mi sento di fare parte integralmente». Nemmeno il tempo, dunque, di sostituire l'assessore Marco Zatti con
Michela Bianchi ed ancora prima Mariano Dellachiesa con Luca Coffari, che si preannuncia un altro
avvicendamento al vertice. A meno che, il sindaco stesso, non trattenga la delega alla sanità. Massimo
Previato L'ospedale di Cervia
AUSL RAVENNA
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IL CASO
17/06/2011
La Gazzetta di Parma
Pag. 23
(diffusione:42090, tiratura:51160)
Napolitano rende omaggio alla memoria di Carosino
Domani, a Bologna, consegna dell'onorificenza ai familiari
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha deciso di assegnare uno speciale riconoscimento alla
memoria del dottor Claudio Carosino, il medico bussetano che ha drammaticamente perso la vita il 24 ottobre
2010, a Roncole Verdi, in seguito al gesto folle di un suo paziente che gli ha sparato. L'onorificen za sarà
consegnata domani mattina nella sede della Fondazione Alma Mater di Bologna, in occasione della giornata
di chiusura del corso di alta formazione in eHealth, diretto dal professor Antonio V. Gaddi e promosso
dall'Università di Bologna, dalla Regione, da CUP2000 e dalla Fondazione Verani di Fiorenzuola. Il corso è
dedicato ai medici e al personale sanitario delle aziende per prepararli alla utilizzazione di tutti gli strumenti
della Information e Communication Technology per migliorare la salute del cittadino. E' previsto l'intervento di
autorità e personalità scientifiche ed il programma si incentra su interventi autorevoli sul tema della
organizzazione nazionale e regionale della eHealth del futuro. «Nel corso della giornata spiega Gaddi - sarà
assegnato, alla memoria del dottor Carosino, il riconoscimento fatto pervenire dal presidente della
Repubblica. Ma non è finita, perché il rettore dell'Ateneo di Bologna, professor Ivano Diongi, ha concesso il
Sigillum dell'Alma Mater, per ricordare la figura del collega. Claudio Carosino - ricorda ancora Gaddi - era
stato discente nel nostro corso di Alta Formazione sulla eHealth e avrebbe dovuto divenirne docente per la
competenza e la vasta esperienza professionale. Ora - fa sapere - il corso ha deciso di dedicare al dottor
Claudio Carosino, una Memorial Lecture, in data 18 giugno (domani, ndr) nella sede della Fondazione Alma
Mater del nostro Ateneo. La lettura sarà tenuta da uno dei più grandi scienziati del mondo, il direttore
generale di ricerca del Cern, professor Sergio Bertolucci». «Tutta Busseto - prosegue -ricorda Carosino per
l'altruismo e l'amore con cui seguiva i suoi malati». Quella di Carosino, ricorda il professore «è di certo una
tragica morte bianca, per causa diretta del lavoro, ed è anche una limpida testimonianza di senso del dovere
e di amore gratuito». Lo stesso direttore del corso e il sindaco di Maria Giovanna Gambazza, assieme al
professor Bertolucci, consegneranno queste onoreficenze alla moglie Maurizia e ai figli di Carosino, Stefano e
Cristina. La famiglia Carosino, fra l'altro, ha molto apprezzato l'iniziativa. Grande soddisfazione è stata
espressa anche dal sindaco Gambazza. «Si tratta - ha detto il sindaco di un riconoscimento molto
significativo per tutta la cittadinanza che ricorda il calore, l'im pegno umano e professionale di questo grande
medico. Ogni cittadino di Busseto porta dentro di sé il ricordo di una figura che rappresenta uno straordinario
esempio anche per il futuro. La dedizione con cui ha portato avanti la sua missione, la semplicità e l'umiltà
che ha sempre dimostrato restano esempi di vita indelebili. Quello del dottor Carosino - ha concluso - è un
ricordo che non verrà mai meno, che continua a vivere nella Casa della salute a lui dedicata ma anche nei
progetti internazionali da lui avviati e seguiti attraverso l'associazione Aiuto minori terzo mondo onlus di cui
era presidente». E questi riconoscimenti che saranno assegnati sabato, alla sua memoria, sono una nuova,
tangibile e prestigiosa attestazione di stima e di riconoscenza nei suoi confronti.
Foto: Stimatissimo Il dottor Claudio Carosino.
AUSL RAVENNA
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BUSSETO LA CERIMONIA NELLA SEDE DELLA FONDAZIONE ALMA MATER
17/06/2011
La Nuova Ferrara - Ed. Nazionale
Pag. 32
(diffusione:10740, tiratura:14040)
Cade dal tetto del garage Paura per un uomo
GORO Un 33enne gorese nel pomeriggio di mercoledì è rimasto ferito a seguito di un infortunio domestico.
L'uomo, stava effettuando dei lavori sul tetto del garage della propria abitazione. Erano circa le 18 quando il
33enne ha deciso di terminare i lavori e scendere, ma proprio mentre si trovava sulla scala o è scivolato su di
uno dei pioli, o ha appoggiato male un piede, tant'è che ha perso l'equilibrio cadendo nel vuoto. Il gorese è
finito a terra dopo un volo di circa due metri. Nella caduta ha riportato un trauma ad una spalla e diverse
contusioni. Immediata la richiesta dei soccorsi, sul posto sono intervenuti un'ambulanza del 118 ed è stato
fatto alzare in volo, da Ravenna, anche l'elimedica, che però è tornata vuota alla base. Il 33enne infatti, dopo
un'attenta valutazione del personale medico delle sue condizioni, è stato trasportato in ambulanza all'
ospedale del Delta, dove si trova ora ricoverato. Le sue condizioni non sono giudicate particolarmente gravi
ma vista la caduta per un attimo si è pensato al peggio. L'uomo resterà ancora in osservazione. Maria Rosa
Bellini
AUSL RAVENNA
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GORO
17/06/2011
La Voce di Romagna - Ravenna
Pag. 25
(diffusione:30000)
Clinica contro auto, ferita donna incinta
LUGO - Una mancata precedenza, poi lo schianto. Tremendo, tra una clinica veterinaria mobile e un'auto,
tanto che il furgonato pieno di attrezzi medici è finito rovesciato su un fianco, mentre la Skoda è volata fuori
dalla carreggiata, adagiata in un fossato. L'incidente è andato in scena nel primo pomeriggio. Erano le 14.10
quando un Atc Ford, clinica mobile per i servizi veterinari, viaggiava lungo via Tomba, nella prima periferia di
Lugo. E' all'altezza dell'incrocio con via Sant'Andrea che il mezzo ha urtato violentemente la Skoda, condotta
da una donna di 28 anni, incinta di due mesi. Come in un autoscontro, la clinica mobile ha proseguito la sua
corsa lungo via Tomba, finendo però rovesciata su un fianco, mentre l'auto è volata fuoristrada. Illeso,
nonostante la brusca collisione del mezzo con l'asfalto, il conducente del camioncino speciale, un 59enne di
Imola. E' invece stata trasportata all'ospedale di Lugo la 28enne alla guida della Skoda. Una misura
precauzionale, anche in considerazione dello stato interessante della giovane, di origine romena. Saranno gli
La clinica mobile veterinaria si è schiantata su un fianco dopo avere urtato un'auto all'incrocio tra via Tomba e
via Sant'Andrea agenti della polizia municipale della Bassa Romagna, intervenuti sul posto con due pattuglie,
a stabilire l'esatta dinamica dell'incidente. Oltre che nei rilievi di legge, i vigili sono stati impegnati a regolare il
traffico su entrambe le strade coinvolte dall'incidente, per il tempo necessario ai soccorsi e a liberare le arterie
dai mezzi. Sul posto, per la messa in sicurezza dei veicoli, anche una squadra dei vigili del fuoco di Lugo.
AUSL RAVENNA
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L'unità mobile veterinaria si scontra sulla Sant'Andrea
17/06/2011
La Voce di Romagna - Ravenna
Pag. 21
(diffusione:30000)
Un paracadute d'oro per l'hospice
C'è chi auspica un fondo 'nutrito' da industriali e benefattori
FAENZA - Un paracadute cittadino in aiuto dell'hospice di Villa Agnesina. Il problema che riguarda la struttura
ospedaliera di Castel Raniero, relativo alla necessità di avere ulteriori aiuti economici per garantirsi un futuro
sereno, continua a tenere banco in Comune così come tra i faentini. Durante il penultimo Consiglio comunale,
il problema è stato al centro di un ordine del giorno sulla sanità votato all'unanimità. Tutte le forze politiche
hanno ritenuto una priorità "una maggiore corresponsabilità da parte dell'Asl nella gestione dell'Hospice di
Villa Agnesina attraverso il riconoscimento della valenza pubblica della struttura avviata nel febbraio 2010 e
mediante il supporto all'azione di coinvolgimento di nuovi soggetti privati nel reperimento di ulteriori risorse
finanziarie". Torna così in auge una soluzione già proposta qualche tempo fa e caduta poi nel dimenticatoio,
ovvero quella di poter creare un comitato cittadino aperto a tutti sotto la guida dello Ior, in modo da poter
raccogliere fondi per Villa Agnesina. In questo modo industriali e comuni cittadini, potrebbero dare il loro
contributo alla Fondazione che gestisce l'hospice, garantendo un aiuto continuativo e duraturo nel tempo. Ad
indicare questa nuova strada è un gruppo di famigliari di pazienti che hanno usufruito della struttura,
intenzionati a portare avanti questa battaglia per dare sostentamento ad uno dei centri considerati un fiore
all'occhiello della sanità. "Villa Agnesina è un polo di eccellenza della città - si legge nella nota firmata da
queste persone specializzato in cure palliative, ed è un modello innovativo di grande professionalità.
Inaugurato nel 2010 l'hospice è una Fondazione di Partnership con l'azienda Ausl di Ravenna e con lo Ior.
L'aumento del livello di servizio per mettere il paziente sempre più al centro di tutte le attività, fornendo le
migliori cure possibili, ha un costo concordato, e dopo un anno di attività il bilancio evidenzia qualche
dissesto, colmato in parte dallo Ior e da altre fondazioni. Per questo motivo, oltre alla maggiore responsabilità
dell'Ausl auspicata anche dal sindaco Malpezzi e dal consiglio comunale all'unanimità appare evidente la
necessità di coinvolgere organizzazioni no profit e attori pubblici, riconoscendo il rispettivo ruolo. E' attesa da
tempo la costituzione di un comitato cittadino aperto a tutti sotto la guida dello Ior per una raccolta fondi che
coinvolga sia comuni benefattori che forze produttive della città. L'esistenza di strutture sanitarie di eccellenza
a disposizione di tutti è di fondamentale importanza per la comunità e quindi anche per il mondo
imprenditoriale. Solo grazie a un sostegno capillare e diffuso è possibile garantire questa realtà". L'idea è
stata lanciata, spetta ora alle istituzioni e alla cittadinanza recepirne il messaggio.
AUSL RAVENNA
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Alcuni familiari di pazienti di Villa Agnesina sostengono la costituzione di un Comitato a guida Ior
17/06/2011
La Voce di Romagna - Ravenna
Pag. 15
(diffusione:30000)
poi stato arrestato dalla polizia Municipale per resistenza a pubblico ufficiale, minacce a incaricato di pubblico
servizio, interruzione di pubblico servizio, porto abusivo di oggetti atti ad offendere e ingiurie aggravate. Per
lui le manette erano scattate non senza difficoltà. Fin da RAVENNA - Cinque mesi con sospensione
condizionale della pena e revoca della misura cautelare. Si è chiuso così ieri mattina il processo contro il
40enne originario di Licata (Agrigento) finito nei guai a fine marzo per avere minacciato con un cutter le
dipendenti dell'ufficio Casa del Comune. Per l'uomo difeso dall'avvocato Antonio Luciani - la procura aveva
chiesto nove mesi. Da tempo il 40enne stava cercando di ottenere un alloggio dal Comune e, non
riuscendoci, aveva portato le sue insistenti richieste fino a un gesto esasperato: era andato per l'ennesima
volta all'ufficio emergenza abitativa, aveva tirato fuori un cutter che teneva nascosto nel portafogli e aveva
minacciato le dipendenti comunali addette al servizio. L'uomo, domiciliato di fatto a Lido Adriano, era subito
non aveva infatti manifestato la minima intenzione di farsi calmare dagli agenti della Municipale, già presenti
nell'ufficio alla luce di passati problemi. Il giudice Corrado Schiaretti aveva quindi convalidato l'arresto. E la
difesa aveva chiesto che il 40enne fosse giudicato con rito abbreviato condizionato a una perizia psichiatrica.
All'imputato intanto era stato imposto il divieto di avvicinarsi a tutti gli uffici comunali e dell'Asp, oltre alle
abitazioni delle dipendenti coinvolte nei fatti.
AUSL RAVENNA
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Voleva casa a tutti i costi e si becca cinque mesi
17/06/2011
La Voce di Romagna - Forli
Pag. 32
(diffusione:30000)
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Importante intervento all' ospedale di Ravenna...
Importante intervento all'ospedale di Ravenna; sotto il professor Ernesto Pasquini
AUSL RAVENNA
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17/06/2011
La Voce di Romagna - Forli
Pag. 32
(diffusione:30000)
Brillante intervento chirurgico nel reparto di Otorinolaringoiatria La piccola sarà a casa entro 10 giorni
RAVENNA - Una neonata di appena 48 ore di vita è stata sottoposta, nei giorni scorsi, ad un delicatissimo
intervento chirurgico nel reparto di Otorinolaringoiatria dell'ospedale di Ravenna per una rara patologia
congenita. Si tratta della atresia coanale, cioè la chiusura completa delle fosse nasali, risultante dalla
mancata apertura delle medesime durante lo sviluppo endouterino prenatale. L'incidenza della malattia è di
un caso su ottomila, con una forte predominanza della patologia nel sesso femminile, ed è nel 60 per cento
dei casi unilaterale e nel 40 per cento dei casi, bilaterale. Lo stato di salute della piccola era fortemente
compromesso per due motivi: in primo luogo una forte compromissione respiratoria, cui i medici ravennati
hanno parzialmente posto rimedio con l'ausilio di una cannula permanente oro-faringea, e inoltre una
impossibilità alla alimentazione naturale, sostituita da una alimentazione con sondino oro-gastrico.
Considerato la rarità della patologia ed il quadro clinico della bambina, l'intervento è stato classificato dai
sanitari ravennati come "urgente". Grazie agli stretti rapporti di collaborazione fra l'equipe orl di Ravenna e
quella del Policlinico Sant'Orsola di Bologna è stata richiesta consulenza al dottor Ernesto Pasquini, uno dei
massimi esperti mondiali in chirurgia endoscopica nasale. Con brevissimo preavviso il dottor Pasquini è
arrivato nel Reparto di Otorinolaringoiatria di Ravenna e - grazie al contributo fattivo dei dottori pediatri
Piccinini e Casadio, dell'anestesista Pasi, del Direttore della Unità Operativa Otorino Armaroli, del medico
presso questa Unità Salsi e della equipe infermieristica integrata capeggiata da Manuela Bertozzi - è stata
messa a punto una organizzazione chirurgica che ha permesso di effettuare, nel pomeriggio di lunedì scorso,
un intervento assai poco frequente e reso estremamente complesso soprattutto dalle ridottissime dimensioni
della paziente e del suo naso. L'intervento ha avuto successo, si è ripristinata la pervietà delle fosse nasali e
la neonata ha già ripreso l'alimentazione per le vie naturali. Fonti mediche fanno sapere che la piccola, molto
probabilmente, potrà lasciare il reparto di Otorinolaringoiatria dov'è tuttora ricoverata tra dieci giorni circa. Per
ora nessuna dichiarazione è stata rilasciata dai genitori della piccolina, due quarantenni ravennati che ora
possono finalmente tirare un sospiro di sollievo dopo aver passato le 48 ore successive al parto in
trepidazione. I medici dell'ospedale Santa Maria delle Croci non sono nuovi a questo genere d'interventi
complessi. Nel 2005, infatti, un'equipe di esperti operò una bimba affetta dall'influenza A. La piccolina,
arrivata in ospedale in gravi condizioni, fu immediatamente sottoposta ad importanti terapie che
scongiurarono il peggio. RAVENNA - "L'intervento è andato bene, siamo molto soddisfatti". A parlare è la
dottoressa Daria Salsi, medico unità operativa otorino dell'ospedale Santa Maria delle Croci che ha operato la
neonata. La bimba, primogenita di una giovane coppia di Ravenna, che al momento della nascita pesava 3
chili e 200 grammi, è stata operata da un'equipe di esperti. In sala operatoria era presente anche la
dottoressa Daria Salsi. Dottoressa Salsi, ci può spiegare che cos'è l'atrasia coanale congenita? "L'atresia
coanale congenita rappresenta una obliterazione delle aperture coanali posteriori, vale a dire la mancanza di
formazione durante la gestazione del setto faringeo che comporta la mancata comunicazione tra naso e
faringe". Quali erano le condizioni mediche della bimba subito dopo il parto? "Ha avuto un'insufficienza
respiratoria che abbiamo subito bloccato posizionandole una piccola canula orotracheale chiamata "Ghedel"
per poterla ventilare artificialmente". Chi ha operato la piccola? "Un'equipe di esperti tra i quali figura il dottor
Ernesto Pasqualini, uno dei più grandi esperti mondiali di chirurgia endoscopica nasale". Come si è svolto
l'intervento? "L'intervento, durato due ore, si è svolto con una chirurgia endoscopica nasale con ottiche rigide
pediatrice che hanno un'induzione di 2,1 millimetri e una lunghezza 15/20 cm. Gli strumenti utilizzati sono
quelli della chirurgia microscopica per le orecchie. Ci sono stati dei problemi durante l'operazione?
"L'intervento, pur nella sua complessità chirurgica e anestesiologica, non ha avuto complicanze". Come sta
ora la bambina? "La piccola al risveglio ha respirato immediatamente dalle fosse nasali attraverso il
AUSL RAVENNA
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La dottoressa Daria Salsi "Intervento durato due ore senza alcuna
complicazione"
17/06/2011
La Voce di Romagna - Forli
Pag. 32
(diffusione:30000)
AUSL RAVENNA
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posizionamento di due tubicini che verranno rimossi fra una settimana. La neonata ha iniziato ora ad
alimentarsi normalmente dalla bocca dopo 12 ore dall'intervento". Quale terapia sta svolgendo ora?
"Antinfiammatori di cortisone e lavaggi nasali con soluzione fisiologica". Tra quanti giorni potrà tornare a
casa? "Dieci giorni al massimo". Avete già operato bambini così piccoli con questa patologia? "Sì, due anni fa
abbiamo operato per la prima volta un bimbo down di dieci giorni con la stessa equipe medica". Elisabetta
Moriconi
17/06/2011
La Voce di Romagna - Forli
Pag. 29
(diffusione:30000)
Si dimette anche il delegato alla sanità Elena Alessandrini "Sulla Lungodegenza non condivido un modo di
agire basato su annunci a cui non corrisponde un reale impegno"
CERVIA - (a.b.) E ci risiamo. Dopo il cartellino rosso all'ex assessore Mariano Dellachiesa, le dimissioni
presentate dall'ex assessore Marco Zatti, ora è la volta di Elena Alessandrini che rimette la sua delega alla
sanità nelle mani del sindaco Zoffoli, anche se - per il momento - continuerà a sedere sugli scranni della
maggioranza tra le fila del Pd. Un consigliere "scomodo" per il primo cittadino che si era già distinto per la sua
astensione alla variante al ricettivo, condannando ad una risicata maggioranza la Giunta Zoffoli. Insomma
una legislatura che sta perdendo pezzi. Chi per un motivo o per l'altro, la sostanza non cambia e questa
volta, così come era successo con l'ex assessore Dellachiesa, le critiche al primo cittadino non vengono per
nulla risparmiate, smarcherando un'attività amministrativa che, giorno dopo giorno, si rivela sempre più densa
di nubi. Una lettera, quella di Elena Alessandrini, che entra nel merito delle sue decisioni, senza risparmiare
nulla e partendo proprio dal giorno in cui il sindaco gli affidò la delega alla sanità: "L'incarico che mi è stato
affidato citava testualmente 'la dottoressa Alessandrini viene incaricata di sovrintendere alla elaborazione di
proposte relativamente a progetti e iniziative in materia di politiche sanitarie territoriali, favorendo efficaci
relazioni con l'Ausl'". Un impegno di fatto disatteso dal primo cittadino e dalla Giunta: "Nei fatti questi intenti
non hanno mai trovato corrispondenza nella realtà - spiega Elena Alessandrini - infatti troppo spesso ho
dovuto chiarire il mio ruolo politico sia nei confronti della cittadinanza, dell'amministrazione e dell'Ausl di
Ravenna. La delega si è rivelata vuota di contenuti, infatti non ho mai avuto nè confronti nè sollecitazioni in
materia di sanità da parte della Giunta, nè tantomeno comunicazioni di alcun tipo da parte dell'Ausl con la
quale è stato sempre difficile avere contatti, anche se sollecitati. Ed anche a mie specifiche proposte o
richieste avanzate alla direzione Ausl non è stata mai data attenzione. Inoltre, non mi sono state comunicate
riunioni nè sono stata invitata a manifestazioni alle quali in qualità di delegato avrei dovuto essere presente".
Ma Elena Alessandri non si ferma ed entra nel dettaglio del San Giorgio: "Benché i lavori, del reparto di
Lungodegenza dell'ospedale, siano iniziati con 3 anni di ritardo, la riapertura non è stata realizzata come si
disponeva in un primo documento nel settembre-ottobre 2010. Un secondo impegno, assunto dall'Ausl, per la
riapertura del reparto nel maggio 2011, non si è di nuovo realizzato tuona Elena Alessandrini - Da contatti
telefonici informali con la Direzione Generale viene ventilata la riapertura per settembre-ottobre 2011. Non
condivido le modalità dell'Ausl nel procrastinare la riapertura senza darne comunicazione nè alla sottoscritta
nè al sindaco e neppure condivido un modo di agire basato su annunci a cui non corrisponde un reale
impegno". Insomma poca sorveglianza da parte dell'amministrazione sulle faccende cervesi e poca
considerazione da parte di alcuni vertici per il territorio di Cervia: "Spero che il mio dissenso e la mia rinuncia
servano a richiamare il consiglio comunale e la Giunta ad una maggiore sorveglianza affinché opere di
grande importanza quale la Lungodegenza, ma non solo, vengano realizzate secondo le modalità e i tempi
previsti. Altre criticità riguardano la Radiologia, la Dialisi ambulatoriale e il Primo Intervento che
richiederebbero una disamina più attenta".
AUSL RAVENNA
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La legislatura Zoffoli perde i pezzi
17/06/2011
Corriere di Bologna - Bologna
Pag. 5
(diffusione:11265)
Nuove nomine, vecchie facce Se il Pd non posa il bilancino
Le prime scelte frutto di equilibri politici interni
Non cumulabilità delle cariche, almeno il 30%delle donne tra i nominati, banca dati on line sui rappresentanti
del Comune nelle società partecipate. Queste le linee di indirizzo che consiglio comunale detterà al sindaco
sulle nomine nelle partecipate, un atto che verrà discusso oggi dalla commissione Affari generali. Ma il
sindaco ha promesso molto di più. In campagna elettorale ha tapezzato la città di manifesti su cui stava
scritto: «100%alla capacità, 0%raccomandati» . Ha promesso di costruire la sua indipendenza e ha scelto la
strada della trasparenza annunciando la costituzione di un comitato di saggi che lo aiuterà nelle nomine; la
giunta ha addirittura promesso che raccoglierà candidature e pubblicherà i curriculum sul sito del Comune
(cosa ben diversa dalla banca dati on line dei rappresentanti). Il segretario del Pd, Raffaele Donini, ha
dichiarato che non si occupa di giunta e di posti e che aiuterà il sindaco a costruire la sua autonomia. E ha
detto che i partiti, a partire dal suo, devono rimanere fuori dalle nomine nelle partecipate. Una bella svolta,
non c'è che dire, che sarà messa alla prova in occasione delle prossime importanti nomine su Fiera
aeroporto. Non è però sempre facile essere conseguenti agli annunci. Uno sguardo alle primissime scelte ci
dice che questo rigore calvinista non c'è stato. Anzi, ci sono diversi esempi che testimoniano qualche
concessione agli equilibri politici. Equilibri legittimi, ma pur sempre equilibri. Stiamo parlando di persone
degnissime, è bene ribadirlo, ma la cui nomina risponde a criteri politici e non meritocratici. Qualche esempio.
Come capo di gabinetto, quindi per un ruolo di natura tecnica dove prima c'era un funzionario di lungo corso
come Berardino Cocchianella, il sindaco ha scelto un politico come Marco Lombardelli. Doveva fare il
segretario provinciale del Pd, ma poi le cose andarono male e la spuntò Donini ed è sempre stato vicinissimo
a Salvatore Caronna. Ha passato gli ultimi anni a fare il coordinatore dell'esecutivo regionale del partito e non
è stato presentissimo alla campagna elettorale di Merola. La parte del Pd vicina a Caronna era in rapporti
conflittuali con l'attuale sindaco. La sua nomina potrebbe sancire una sorta di pace tra le due fazioni, essere
un segno di apertura del sindaco. Potrebbe significare qualsiasi cosa, ma nessuno potrebbe sostenere che
non si tratti di una nomina esclusivamente politica. Ancora, nella segreteria del sindaco è entrato, tra gli altri,
il responsabile del partito Enrico Di Stasi e il suo posto al Pd è stato preso da Raffaele Persiano. Si tratta di
un legittimo innesto, ma difficile che la scelta sia stata presa all'insaputa del segretario. E ancora: nel cda di
Cup 2000, società che, è bene ricordare, si occupa di prenotazioni in campo sanitario, il commissario
Cancellieri aveva bruciato sul tempo il neosindaco nominando il consulente d'impresa Andrea Dalledonne per
il Comune. Niente di drammatico perché le altre nomine erano in capo a Provincia e Regione, due
amministrazioni rette dal centrosinistra, che con Palazzo d'Accursio evidentemente hanno parlato tanto da
trovare nomi graditi. Nel cda sono così entrati due avvocati del Pd: Giuseppe Melucci e Marco Calandrino. Il
primo è stato responsabile organizzativo del partito nella segreteria di De Maria, il secondo è un avvocato che
prima era stato nominato nel cda di Hera Bologna. Tutti e due non sembrano espertissimi di tecnologie e
sanità, ma impareranno. Anche in questo caso probabilmente avranno fatto una sorpresa al segretario del
Pd, Raffaele Donini, che non si occupa di nomine. E d'altra parte chi è senza peccato scagli la prima pietra. Il
Pd aveva un bel problema al quartiere San Vitale, dove gli iscritti volevano la riconferma di Mauro Roda, ma
le esigenze di coalizione chiedevano quella poltrona per la candidata di Sel, Milena Naldi (e così è andata). E
Roda è stato nominato dal commissario nel cda di Hera Bologna. Una nomina molto gradita al Pd che pure
non si occupa di nomine. Anche questo sarà stato un caso. Scherzi a parte, il tema è serissimo. Da sempre le
nomine sono una partita dove si spostano pezzi di potere e dove magari si ricompensa qualcuno che da a n n
i p a s s a i week-end ai banchetti del partito. Decidere di cambiare strada e di nominare i saggi o addirittura
di fare arrivare i curriculum è un percorso molto coraggioso. Ma poi bisogna essere conseguenti, altrimenti è
anche peggio. Le nomine fatte fino a qui sono poca cosa, il vero banco di prova sulla credibilità
AUSL RAVENNA
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Nomi e poltrone Ma il partito e il sindaco Merola si sono impegnati per un nuovo corso: garantire la
trasparenza e premiare il merito
17/06/2011
Corriere di Bologna - Bologna
Pag. 5
(diffusione:11265)
AUSL RAVENNA
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dell'innovazione promessa dalla giunta sta per arrivare. Olivio Romanini olivio. romanini@rcs. it ©
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SANITÀ NAZIONALE
31 articoli
17/06/2011
Corriere della Sera - Ed. Nazionale
Pag. 27
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Fecondazione assistita a 50 anni Il Veneto aiuta le mamme adulte
Come la Nannini ma con il ticket. Flamigni: così illudono le donne Il tetto La delibera prevede un limite dei
tentativi: da tre a quattro
Marisa Fumagalli
VENEZIA - Un bebè a cinquant'anni. È la via del futuro alla maternità, secondo alcuni. O, guardando alle
ricche e famose, si cita l'effetto Nannini, come la rockstar nostrana Gianna, mamma a 54 anni. Altri parlano,
invece, di fabbrica delle illusioni. Si dibatte e si polemizza, poiché in questi giorni una Regione, il Veneto, ha
varato una delibera sulla fecondazione assistita a carico del servizio sanitario nazionale che alza l'età della
donna ai fatidici 50. Finora il limite massimo si attestava sui 43, età considerata ancora «potenzialmente
fertile». Il riferimento generico è contenuto nella Legge 40. Certo, è curioso che il Veneto a guida leghista
(che generalmente non mostra spirito di frontiera su temi eticamente sensibili) abbia deciso di avventurarsi
nei sentieri della bioetica (la Regione Lombardia, per esempio, ha già fatto sapere di avere un orientamento
opposto). Sul piano pratico, inoltre, c'è da considerare il bilancio sanitario non florido. La Federazione italiana
delle società scientifiche di riproduzione stima tra i 600.000 e i 7000.000 euro (spedalizzazione e farmaci) il
costo di ogni bimbo nato con la fecondazione assistita per una donna sopra i 45 anni. Ma l'assessore
regionale alla Sanità, Luca Coletto, definisce la sua delibera «scelta di civiltà». «Attenta alle aspettative delle
donne», lo spalleggia Francesca Martini, sottosegretario alla Salute.
I primi a dissociarsi sono i consiglieri dell'opposizione. E i ruoli sembrano invertirsi. Solitamente, è la cultura
della sinistra laica a non avere pregiudizi. Fatto sta che Claudio Sinigaglia (Pd), vicepresidente della
Commissione Sanità del Consiglio Veneto, e Diego Bottacin, esponente di Verso Nord, chiedono lo stop del
provvedimento. «È incoerente con le premesse scientifiche». Nel garantire l'accesso alla fecondazione
assistita (gratuita, salvo il ticket), la delibera Coletto prevede la presentazione «di una dettagliata relazione
preliminare da parte di uno specialista curante che certifichi le reali possibilità di una gravidanza». E il limite
dei tentativi: da 3 a 4.
Ma la casistica rivela che l'età più alta non offre significative chance di successo. Anzi. «La possibilità di
avere un figlio dopo i 45 anni, sia naturalmente che con tecniche di Pma, è inferiore al 5% - nota Maria
Elisabetta Coccia, ginecologa, presidente Cecos Italia -. È alto invece il tasso di abortività». E il prof Carlo
Flamigni, membro del Comitato nazionale di Bioetica, invita ad «accettare i limiti», ricordando comunque
l'importanza della «metodica» di inseminazione come variabile importante. «Le risorse sono poche e
giustamente le strutture pubbliche cercano di fare investimenti oculati». Ci sarà l'emigrazione di massa in
Veneto per avere un figlio ad ogni costo? «Spero di no, ma è possibile», avverte Flamigni.
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Foto: Età avanzata Hanno avuto figli tardi Heather Parisi (a 51 anni due gemelli), la moglie di Al Pacino
Beverly D'Angelo (a 49 due gemelli) e Anne Leibovitz (a 51 è diventata madre di Sarah)
Foto: Rock Gianna Nannini diventata mamma di Penelope a 54 anni
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Sanità La Regione: una scelta di civiltà. La Martini d'accordo. No della Lombardia
17/06/2011
Corriere della Sera - Milano
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Manager, contestate due nomine
Simona Ravizza
Il tentativo di tenersi il doppio incarico - sindaco e manager dell'Asl - gli è già andato storto. A inizio gennaio,
Nicola Mucci, 38 anni, nominato ai vertici dell'Asl di Sondrio in quota Pdl, si vede costretto a lasciare la guida
del Comune di Gallarate, dov'è stato eletto nel 2001 e nel 2006. Le due cariche sono incompatibili. Ora è a
rischio anche la sua poltrona di manager all'Asl. Ci sono pesanti dubbi, infatti, sulla presenza nel suo
curriculum vitae dei requisiti minimi per ricoprire il ruolo. Sulla nomina pende un ricorso al Tar ed è stata
aperta un'istruttoria al Pirellone. Non è il solo: ci sono ipotesi di illegittimità anche sui requisiti di Alessandro
Visconti, 43 anni, area Lega, al timone degli Istituti clinici di perfezionamento (Icp) di Milano da cui dipendono
anche l'ospedale Buzzi e il Cto.
CONTINUA A PAGINA 5 SEGUE DA PAGINA 1
Non c'è pace per le nomine ai vertici dei 44 ospedali e Asl della Lombardia. Nomine arrivate il 23 dicembre
dopo faticose trattative tra Pdl e Lega con accuse incrociate di lottizzazione. A seguire, le dimissioni di
Pietrogino Pezzano dall'Asl 1, sfiduciato a sorpresa dal Consiglio regionale per le foto con due boss della
'ndrangheta. Arriva, poi, il passo indietro di Andrea Mentasti (uomo di punta della Lega) dal timone del San
Paolo per diventare consigliere delegato della società che gestisce l'aeroporto di Orio al Serio (Sacbo).
Adesso, con i due ricorsi al Tar, rischia di scoppiare l'ennesima bufera. Questa volta sull'idoneità dei manager
scelti. Il requisito fondamentale, per legge, è una qualificata esperienza dirigenziale quinquennale. A parte i
10 anni da sindaco, Nicola Mucci dell'Asl di Sondrio può esibire come (unica) esperienza la dirigenza nella
società assicurativa di famiglia: agli atti, però, risulta che la Previtali e Mucci Sas ha solo tre addetti (Mucci
stesso, il padre e il fratello). La questione è finita all'esame dello staff legale del Pirellone, guidato
dall'avvocato Pio Vivone: la posizione del dg è definita critica e viene rimandato il tutto alla responsabilità
personale assunta da Mucci nell'autocertificare la propria idoneità. Stesso iter per Visconti. Secondo le
contestazioni, il manager può vantare l'incarico di direttore amministrativo per tre anni dell'Asl di Milano e una
pregressa esperienza da dirigente amministrativo e finanziario della Newlast Group srl, una società
dell'industria calzaturiera con pochi dipendenti. I legali del Pirellone parlano di obiettiva difficoltà
nell'identificare in modo obiettivo l'attività svolta da Visconti nella società privata: alla fine, comunque, si
confida nel rigetto del ricorso. Entrambi i casi saranno esaminati dal Tar il 10 novembre. Sia Mucci sia
Visconti hanno presentato a loro volta un controricorso. Ma su 711 candidati - è la domanda che si fanno in
molti - dovevano essere pescati proprio i casi discutibili? Non finisce qui.
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SANITÀ NAZIONALE
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Sanità
17/06/2011
Corriere della Sera - Ed. Nazionale
Pag. 23
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Batterio negli hamburger, gravi 7 bimbi
Non è il caso di preoccuparsi. In Italia non c'è un problema di carne Ferruccio Fazio, ministro della Salute
Ricoverati in Francia. La Lidl ritira il prodotto. Sequestrate 5 tonnellate a Verona
Mariolina Iossa
ROMA - Torna l'incubo del batterio killer in Europa. Sette bambini, tra i 20 mesi e gli otto anni, sono stati
ricoverati in ospedale a Lille, nel nord della Francia, uno di loro è in prognosi riservata e tre in dialisi, per aver
mangiato hamburger contaminati provenienti da una partita di carne surgelata in vendita nei supermercati
francesi del gruppo Lidl, che li ha immediatamente ritirati dai discount d'Oltralpe. «Il prodotto surgelato 10
Steak Hachés 100 per cento carne di bovino surgelata, dell'azienda francese Seb con sede a Saint Dizier,
non è mai stato in vendita presso i nostri supermercati», ha fatto sapere la Lidl Italia.
Ma ieri pomeriggio i carabinieri dei Nas, su disposizione del ministero della Salute, hanno sequestrato 1.570
confezioni di hamburger da un chilo e 4 mila confezioni di polpette da 900 grammi, in tutto cinque tonnellate
di prodotto, a marchio Steaks Country, dell'azienda francese incriminata. Il sequestro è avvenuto in provincia
di Verona, nella piattaforma logistica della catena di supermercati Lidl che ora sta collaborando per il ritiro dei
prodotti «sospetti».
Adesso la carne verrà analizzata per sapere se anche nelle confezioni italiane sia presente il batterio.
«Ringrazio il Nas per l'immediato intervento cautelativo», ha detto il ministro della Salute Ferruccio Fazio che
aveva comunque già rassicurato i consumatori italiani sulla sicurezza della carne italiana. «In Italia non c'è il
problema della carne», aveva detto Fazio, ricordando poi che «il «ministero della Salute francese ha
dichiarato che questa epidemia non ha nulla a che vedere con quella avvenuta in Germania e l'Ue ha
informato i Paesi che si tratta di un ceppo diverso di E. Coli». In sostanza il ceppo del batterio responsabile
delle intossicazioni di questi bambini è quello più comune, lo 0157, e non la variante 0104 che si è diffusa in
Germania nelle settimane scorse, provocando la morte di 39 persone e oltre tremila intossicati.
La carne sospetta venduta in Francia proviene da Germania, Belgio e Olanda. E, anche se la produzione
italiana non c'entra, la preoccupazione che una nuova ondata di panico possa causare altri problemi al
mercato alimentare italiano si è subito diffusa tra tutte le associazioni di settore. Timori che un eccessivo
allarmismo faccia crollare il consumo di bovino nostrano li ha espressi la Cia (la Confederazione degli
agricoltori), per la quale «le nostre produzioni sono assolutamente sicure e facilmente riconoscibili
dall'etichetta d'origine, che per le carni bovine è obbligatoria per legge». Dal 2001, dopo la vicenda della
mucca pazza, l'Europa ha messo in piedi un sistema di controllo che garantisce la tracciabilità della filiera. In
Italia la legge è in vigore dal 2002.
«No agli allarmismi, che fanno solo male, la carne italiana è sicura e controllata», dice anche la Copagri e la
Confagricoltura conferma: «Il nostro Paese è all'avanguardia in Europa per i controlli sulla sicurezza
alimentare». Un passo in più lo fa la Coldiretti, secondo la quale «le rassicurazioni della Lidl Italia sono
importanti nel dare una garanzia di acquisto ai consumatori ma vanno supportate da adeguati controlli.
Bisogna evitare allarmismi ingiustificati».
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In Europa I numeri
Oltre 3.400
i contagi,
in 14 Paesi. Il batterio ha causato 38 vittime in Germania e una in Svezia
Il ceppo
L'infezione alimentare in Francia è stata causata dal ceppo 0157 di E.Coli, più comune rispetto allo 0104 che
ha colpito la Germania
SANITÀ NAZIONALE
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Salute Tre in dialisi per le conseguenze dell'E.Coli. L'Unione europea: è un ceppo diverso da quello dei
germogli
17/06/2011
Il Sole 24 Ore
Pag. 10
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Il batterio killer colpisce 7 bimbi francesi
LA PREVENZIONE IN ITALIA Per il ministro Fazio «non è il caso di preoccuparsi» anche se i Nas hanno
sequestrato nel veronese 5 tonnellate di confezioni dalla stessa marca
Paolo Levi
PARIGI
La paura del batterio killer scuote la Francia: sette bambini sono ricoverati a Lille, nel nord del Paese, con
un'intossicazione alimentare scatenata da un tipo raro di batterio E.coli, anche se per le autorità francesi e
dell'Unione europea non ci sono legami con il virus che ha già ucciso 38 persone in Germania e una in
Svezia. I sette bambini, tra i 20 mesi e gli otto anni, hanno tutti consumato degli hamburger surgelati, venduti
nei supermercati della catena tedesca Lidl, quando sono stati colpiti da acute emorragie.
In Italia Governo ed esperti respingono gli allarmismi e garantiscono che nel nostro Paese la carne è sicura.
E Lidl Italia, assicura che il tipo di hamburger "Steak Country" all'orgine dei malori non sono mai stati messo
in vendita nei discount italiani della catena. I carabinieri del Nas hanno però sequestrato nel veronese nella
serata di ieri, su disposizione del ministro della Salute, circa 5 tonnellate di carne con il marchio "Steak
Country": si è trattato di 1570 confezioni di hamburger da un chilo e 4mila confezioni di polpette da 900
grammi sequestrati nella piattaforma logistica della Lidl, che sta pienamente collaborando con i Nas. Si
verificherà ora che la carne sequestrata in Italia non sia infetta.
Gli hamburger contaminati, che sono stati subito ritirati dal mercato in tutti i punti vendita della Lidl a Lille e in
tutto il nord della Francia, inclusa Parigi, erano prodotti con carne tedesca, olandese e belga, ha fatto sapere
l'azienda Seb, con sede a Saint Dizier, che ha prodotto gli hamburger finiti poi nei piatti dei piccoli.
Da Bruxelles, la Commissione europea ha confermato le informazioni delle autorità sanitarie francesi
secondo cui quello di Lille non è lo stesso ceppo di E.coli che ha ucciso in Germania. «È virulento, forte, ma
non è lo stesso», ha detto Frederic Vincent, portavoce del commissario Ue alla Salute John Dalli. «Ciò che è
certo è - ha precisato - é che il batterio che ha colpito in Francia è del ceppo 0157, il più comune. Infatti lo
scorso anno ha colpito 3.500 cittadini nella Ue e 93 in Francia».
Resta però la paura per lo stato di salute dei sette bimbi francesi. Tre delle vittime sono ancora sotto dialisi.
L'infezione da Escherichia coli, che parte dall'intestino, comporta i sintomi di un'insufficienza renale. Ma la
malattia può assumere anche forme più inquietanti, con affezioni neurologiche. Ed è quanto i medici del
policlinico temono possa essere successo per il più grave dei sette, che si trova in prognosi riservata.
Intanto, in Italia, il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, rassicura e torna a dire che «non è il caso di
preoccuparsi». Questi fenomeni di epidemia da E.coli, ha aggiunto, «sono sempre avvenuti e anche quello
francese, che adesso vedremo cosa è, verosimilmente è un altro batterio». Mentre il collega alle Politiche
agricole, Saverio Romano, ha firmato il decreto che avvia il ritiro dal mercato dei prodotti interessati e che
autorizza i risarcimenti ai produttori ortofrutticoli colpiti dalla crisi. «Gli allevatori italiani già combattono con un
calo pesante degli acquisti di carne rossa (che ha perso il 4,6% nel 2010 e ben il 5,1% solo nel primo
trimestre 2011) e non hanno bisogno di un ulteriore crollo delle vendite, causato dall'ennesima psicosi
alimentare del tutto infondata», afferma la Confederazione italiana degli agricoltori (Cia). Parole in linea con
quelle di Confagricoltura: «Non creiamo allarmi inutili e preoccupazioni. Tutti i prodotti alimentari che arrivano
sui banchi di vendita, in tutte le fasi di lavorazione ed in tutti i passaggi, sono costantemente controllati e
monitorati. Ancor più le carni bovine che, dopo la vicenda Bse sono soggette ad un sistema di etichettatura e
di tracciabilità». L'hamburger incriminato in Francia era venduto in confezioni da 1 kg della marca "Steaks
country" (10 hamburger da 100 g) con data di scadenza dal 10 al 12 maggio 2012. Un prodotto che, rassicura
Lidl Italia, non è stato mai messo in vendita in nessuno dei discount italiani della catena.
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E.coli. Avevano mangiato hamburger congelati dalla Germania: uno di loro in prognosi riservata
17/06/2011
Il Sole 24 Ore
Pag. 10
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Foto: Al Lidl di Lille. Qui è stata comprata la carne che ha infettato i bambini
SANITÀ NAZIONALE
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17/06/2011
Il Sole 24 Ore
Pag. 5
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Risparmi con i costi standard nei ministeri
LE NUOVE «OPZIONI» Prelievo su pensioni ricche, stretta su auto blu, blocco totale del turn over degli
statali, accorpamento province-prefetture
Davide Colombo
Marco Rogari
ROMA
Costi standard anche nei ministeri e nelle amministrazioni periferiche. L'estensione ad altri settori pubblici del
modello federalista per la sanità è un'ipotesi che i tecnici del ministero dell'Economia stanno valutando con
attenzione in vista della stesura della manovra pluriennale da 45 miliardi. Tra le opzioni dell'ultima ora anche
il blocco totale del turn over nel pubblico impiego, l'accorpamento delle Province alle prefetture, un prelievo
sulle pensioni più alte e un corposo giro di vite su auto blu e voli di Stato. Il menù, dunque, si arricchisce. Per
le scelte definitive il ministro Giulio Tremonti avrà a disposizione più tempo visto che il varo della manovra,
insieme alla delega fiscale, slitta dal 23 giugno alla fine di giugno, probabilmente a martedì 28.
Ad annunciare questo allungamento dei tempi è stato ieri Silvio Berlusconi alla fine del Consiglio dei ministri,
che era stato preceduto da un incontro del premier con Tremonti e Umberto Bossi. «La manovra la
presenteremo nei giorni immediatamente successivi alla verifica del 22 giugno, all'inizio della settimana
successiva», ha detto Berlusconi aggiungendo che il via libera avverrà quindi anche dopo il Consiglio
europeo del 23 e 24 giugno. A spingere per rinviare il varo del piano pluriennale di finanza pubblica sarebbe
stata soprattutto la Lega.
Nel frattempo i tecnici del Tesoro continuano a lavorare alla griglia dei possibili interventi. Al momento
appaiono quasi certi la soppressione di una nuova tranche di enti pubblici e strutture burocratiche (tra cui
molto probabilmente l'Ice), un intervento massiccio sugli acquisti di beni e servizi, in particolare quelli di
comuni e regioni, e il passaggio dalla spesa storica ai costi standard nella sanità. La manovra investirà
direttamente anche i ministeri e le amministrazioni periferiche: allo studio, oltre al ricorso ai costi standard, il
potenziamento dei nuclei ispettivi di controllo interno e, in generale, dei meccanismi di spending review. In
bilico l'innalzamento a 65 anni dell'età di pensionamento delle lavoratrici private (i sindacati sono contrari e il
ministro Maurizio Sacconi frena) mentre il ministro Renato Brunetta torna a smentire la proroga del blocco
della contrattazione (tra l'altro i tendenziali di spesa non prevedono il rinnovo).
Sul pubblico impiego circola invece l'ipotesi di un'estensione al cento per cento del blocco del turn-over, oggi
limitato all'80% delle uscite. Se confermata la misura si tradurrebbe nella cancellazione delle residue 1213mila assunzioni che amministrazioni centrali, agenzie, enti locali e Regioni attualmente riescono a fare ogni
anno, con un risparmio di circa 720 milioni di euro. Si tratterebbe, in ogni caso, di una misura difficile da
gestire sul piano politico e sindacale, esattamente come lo sarebbero i nuovi interventi sul fronte
previdenziale. Oltre all'ipotesi di innalzamento graduale dell'età di pensionamento delle lavoratrici del privato,
sarebbe stato messo a punto anche un nuovo parziale blocco delle rivalutazioni delle «pensioni d'oro», vale a
dire quelle che superano di almeno 5 volte le minime. E una «solidarietà» che prevede un taglio di questi
assegni per dare più sollievo alla pensioni povere.
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LA PAROLA CHIAVE
Costi standard
Sono la principale novità introdotta dal federalismo fiscale. Indicano un livello di spesa efficiente e identico
sull'intero territorio nazionale per assicurare l'erogazione di un determinato servizio. La legge 42 del 2009 e i
relativi decreti attuativi ne hanno sancito l'introduzione per Regioni, Province e Comuni. I più importanti
riguarderanno la sanità: il livello di spesa «standard» andrà fissato sulla base dei costi registrati in tre Regioni
«benchmark» scelte da Governo e Conferenza unificata in una rosa di cinque. Ora si sta studiando la loro
SANITÀ NAZIONALE
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La manovra. Il premier annuncia che il varo slitterà a dopo la verifica e il consiglio europeo del 24 giugno
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SANITÀ NAZIONALE
Pag. 5
Il Sole 24 Ore
17/06/2011
(diffusione:334076, tiratura:405061)
estensione ai ministeri
17/06/2011
Il Sole 24 Ore
Pag. 29
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Certificati medici online, proroga al 13 settembre
NUOVO ORIENTAMENTO Il periodo transitorio di tre mesi si calcola dalla pubblicazione della circolare in
«Gazzetta Ufficiale»
Andrea Carli
MILANO
La proroga ministeriale sui certificati medici è ufficiale. L'addio definitivo al cartaceo per i datori di lavoro
privati scatterà il 13 settembre: il nuovo sistema non partirà più, come inizialmente previsto da palazzo Vidoni,
domani, 18 giugno. Nel corso della seconda riunione del Comitato tecnico di monitoraggio che si è tenuta ieri
a Roma - e a cui hanno partecipato i rappresentanti di Dipartimento per la digitalizzazione della Pa e
l'Innovazione, ministero del Lavoro, Inps, più quelli delle confederazioni dei datori di lavoro e dei medici di
medicina generale comparativamente più rappresentative a livello nazionale - il ministero ha precisato che
l'entrata a regime delle nuove disposizioni contenute nella circolare n. 4, firmata il 18 marzo scorso dai
ministri Brunetta e Sacconi, sarà il 13 settembre, cioè al termine del periodo transitorio di tre mesi che ha
preso avvio lunedì scorso, giorno della pubblicazione del documento sulla «Gazzetta Ufficiale».
La circolare, pubblicata per la prima volta sul sito del ministero il 18 marzo, è stata emanata dopo che il
collegato lavoro (articolo 25 della legge 183/2010, entrata in vigore il 24 novembre) ha previsto la
trasmissione in via telematica dei certificati di malattia anche per le aziende. Terminato il periodo transitorio,
dunque, il datore di lavoro privato non potrà più richiedere al proprio lavoratore l'invio della copia cartacea
dell'attestazione di malattia, ma dovrà prendere visione delle attestazioni di malattia dei propri dipendenti
avvalendosi esclusivamente dei servizi resi disponibili dall'Inps. È in ogni caso riconosciuta alle aziende la
possibilità di richiedere ai propri dipendenti di comunicare il numero di protocollo identificativo del certificato,
inviato in via telematica dal medico.
Si chiude dunque una partita, quella sui certificati medici, che si è giocata nell'ultimo periodo a colpi di
interpretazioni: quella ministeriale e quella delle organizzazioni datoriali. In un primo momento Palazzo Vidoni
ha chiarito che i tre mesi di periodo transitorio sono partiti il 18 marzo, giorno di pubblicazione della circolare
n. 4 sul sito del ministero: quindi dal 18 giugno i datori di lavoro privati si sarebbero dovuti adeguare alle
nuove regole. Le aziende, invece, hanno fatto presente che, nonostante la strada fosse quella giusta e la
trasmissione dei certificati medici vantaggiosa per tutti - lavoratori e imprese -, sarebbe stato necessario più
tempo. I tre mesi - è stata (ed è tuttora) la tesi delle organizzazioni datoriali - sarebbero dovuti partire dalla
pubblicazione della circolare ministeriale sulla «Gazzetta Ufficiale».
Il 1° giugno, in occasione della prima riunione del comitato tecnico del monitoraggio, i rappresentanti
ministeriali hanno adottato una posizione più flessibile, e la questione dell'entrata a regime del nuovo sistema
è sembrata riaprirsi. Sensazione che ha trovato conferma all'indomani della pubblicazione del testo in
Gazzetta, e che è stata ufficializzata nel corso dell'incontro di ieri.
Le organizzazioni datoriali esprimono soddisfazione. In questi tre mesi si riusciranno a risolvere i problemi
tecnici. A fine mese dovrebbe essere emanata dall'Inps una circolare che andrà a completare il quadro.
La proroga è stata criticata da alcuni sindacati dei medici. Angelo Testa, presidente dello Snami, il sindacato
nazionale autonomo medici italiani, afferma: «Siamo molto contrariati. Il sistema è pronto: per altri tre mesi
dobbiamo continuare a stampare i certificati. Dovremo togliere tempo all'assistenza per impiegarlo nella parte
burocratica».
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I passaggi
01|LA SCADENZA DEL 13
Dal 13 settembre i datori di lavoro privati saranno obbligati a ricevere i certificati medici dall'Inps in via
telematica, con conseguente addio al cartaceo. Quel giorno, infatti, scadranno i tre mesi dalla pubblicazione
SANITÀ NAZIONALE
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Lavoro. Arriva il chiarimento del ministero per i privati
17/06/2011
Il Sole 24 Ore
Pag. 29
(diffusione:334076, tiratura:405061)
SANITÀ NAZIONALE
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
della circolare ministeriale n. 4 del 18 marzo sulla «Gazzetta Ufficiale» n. 135 del 13 giugno. Durante il
periodo transitorio le aziende potranno chiedere al lavoratore l'invio della copia cartacea del certificato
rilasciato dal medico o successivamente scaricata dal dipendente dal sito dell'Inps
02|IL CALL CENTER
Intanto per risolvere eventuali problemi (anche temporanei) di connessione a internet, l'Inps - spiega un
comunicato ministeriale - renderà disponibile a breve un servizio di call center dedicato alla verifica delle
attestazioni di malattia dei lavoratori dipendenti
03|LE INTERPRETAZIONI
In un primo momento, per il ministero il termine per l'entrata in vigore del nuovo meccanismo sarebbe dovuto
essere domani, 18 giugno: tre mesi dalla pubblicazione sul sito della circolare n. 4. In occasione della
riunione del Comitato tecnico di monitoraggio, che si è tenuta ieri, il ministero ha invece chiarito che il periodo
transitorio è partito lunedì scorso, quando cioè è stata pubblicata in Gazzetta la circolare, e il sistema sarà del
tutto operativo il 13 settembre
17/06/2011
La Repubblica - Torino
Pag. 14
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Oggi occupano l'ufficio di Iodice: "per avere risposte" Cgil, Cisl e Uil all'attacco anche all'Asl4: carenze
d'organico e rischi di chiusure
DOPO i pannoloni stesi come panni al sole nel cortile d'ingresso dell'ospedale, adesso alle Molinette arriva
anche la pagella che boccia il commissario Emilio Iodice. I rappresentanti sindacali dell'ospedale (tutte le
sigle: oltre ai confederali anche nursing Up e Fials), avevano promesso che l'interruzione del convegno di
lunedì sarebbe stato soltanto l'inizio di una lunga battaglia. Promessa subito mantenuta con una goliardica
scheda di valutazione nella quale il commissario si vede appioppare uno zero netto. Nei criteri di valutazione
tutti i punti già elencati nei volantini di protesta dei giorni scorsi dalla capacità di concretizzare l'impegno per il
potenziamento dell'Istituto di riposo e vecchiaia di corso Unione Sovietica, a quella di organizzare le proprie
attività eliminando spese superflue. Per tutte le voci il voto non supera lo 0, sia nell'aria relazionale (come il
rispetto degli accordi o la condivisione con i lavoratori dei piani futuri) sia in quella organizzativa, come la
capacità di definire obiettivi di valutazione razionali. C'è spazio pure per un commento ironico: nell'area
dedicata alle attitudini personali, Iodice raggiunge un punteggio alto per le «capacità filosofiche-omeopatichee
per la conoscenza del latino». «Questa azienda e le sue professionalità meritano di meglio», è lo slogan.
In un comunicato, i diversi rappresentanti sindacali annunciano l'occupazione della direzione sanitaria,
prevista per questa mattina alle 10,30. Lo scopo è ottenere le risposte alle domande poste: come verrà risolto
il problema di diminuire il numero di barelle, come sarà sbloccata la questione dell'Irv e quando e come sarà
superato il blocco delle assunzioni che di fatto sta tagliando le gambe alla sanità piemontese.
La sanità piemontese è un'onda in piena. Ieri hanno cominciato ad agitarsi anche le acque all'Asl To4 (diretta
da Renzo Secreto, ora indagato), dove Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato lo stato di agitazione. Le ragioni
sono molteplici: relazioni sindacali inesistenti, la carenza di organico del personale di Cuorgnè «già al di sotto
dei minimi assistenziali», la situazione della lungodegenza di Castellamonte. Spiegano gli rsu: «Si
susseguono notizie di chiusure e trasferimenti di intere attività sanitarie, atti che escludono qualunque forma
di discussione preventiva. Tutte le iniziative prese negli ultimi mesi sono state adottate senza la
presentazione di un programma di riorganizzazione e discussione. Una fra queste richiama l'attenzione
sull'ospedale Mauriziano di Lanzo, per il quale c'è il concreto rischio di minacciarne la sua stessa esistenza».
Foto: LA PROTESTA A sinistra: Iodice A destra: la protesta di lunedì
SANITÀ NAZIONALE
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Molinette, un nuovo match tra sindacati e commissario
17/06/2011
La Repubblica - Torino
Pag. 5
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Cota: serve chiarezza per isolare le mele marce Forse oggi scioglie il nodo del nuovo assessore: in pole
position ci sarebbe il vice Cavallera
MARCO TRABUCCO
«SONO disponibile a qualsiasi iniziativa il Consiglio regionale voglia adottare all'insegna della chiarezza, non
importa se la proposta verrà dalla maggioranza o dall'opposizione». Apre all'istituzione di commissione
d'inchiesta sullo scandalo sanità, come aveva richiesto il Pd nel pomeriggio, il governatore Roberto Cota, nel
suo intervento ieri sera davanti all'assemblea di Palazzo Lascaris. Di ritorno da Roma, dove in mattinata
aveva partecipato alla Conferenza Stato-Regioni, il presidente corre in via Alfieri per la relazione che gli è
stata chiesta dall'opposizione sull'ennesimo sviluppo dello scandalo sanità che ha colpito la sua giunta,
l'arresto dell'ex assessore Caterina Ferrero. Cota parla proprio mentre lei viene interrogata a Palazzo di
Giustizia e ricostruisce le tappe della vicenda: la remissione delle deleghe il 27 maggio, quando Ferrero è
stata raggiunta dall'avviso di garanzia, e le dimissioni anche da assessore senza deleghe mercoledì, quando
sono scattati gli arresti domiciliari. «Nonostante queste vicende dobbiamo andare avanti con la riforma della
sanità che è indispensabile. Per questo sto lavorando con il direttore regionale della sanità Paolo Monferino»
dice il governatore.
«Sono rimasto molto colpito da questa vicenda e da questa inchiesta - aggiunge poi Cota - ed è mia
intenzione agevolare in ogni modo la massima chiarezza e l'isolamento di eventuali mele marce. Per questo
intendo far nascere una agenzia di controllo interno sull'attività della Regione».
Un'intenzione, che si tradurrà in una proposta di legge della giunta: «Non dovrà essere un carrozzone, avrà il
compito di assumere tutte le informazioni possibili per far sì che l'attività di prevenzione possa funzionare nel
modo migliore. Questa legge conterrà una norma specifica sul procedimento amministrativo. Questo porterà
ad una maggiore trasparenza nel meccanismo delle decisioni.
È molto importante, a tutela di tutti, anche dei dirigenti». Poi la chiusura politica: «Ho assunto io le deleghe
alla sanità, non potrò tenerle per tantissimo tempo, ma assumerle è stato un gesto di responsabilità, un gesto
utile e necessario. Sono convinto di avere sempre agito per tutelare gli interessi del Piemonte».
«Per fare chiarezza in Regione, servono due Commissioni d'inchiesta, una sugli appalti e gli episodi dubbi in
sanità, l'altra sugli interessi della 'ndrangheta in materia di urbanistica» ha replicato però il capogruppo
dell'Idv, Andrea Buquicchio. Mentre per il capogruppo Pd Aldo Reschigna «ancora una volta il presidente non
ha affrontato il cuore del problema. Dopo solo un anno di governoè esploso uno scandalo della sanità che
dimostra che la peggiore politica è rientrata nella gestione della sanità. Cota ha sottovalutato quanto sta
capitando. In più è prigioniero dei condizionamenti politici della sua maggioranza, in una situazione di
debolezza e incapace di scelte coraggiose. Per questo gli chiediamo che nomini entro 48 ore il nuovo
assessore, senza più essere succube dei condizionamenti della politica». Parole, quelle di Reschigna, che
potrebbero trovare un riscontro già oggi: in mattinata infatti il Pdl piemontese si riunirà per affrontare al
questione del «dopo Ferrero». La decisione che uscirà dal coordinamento regionale potrebbe poi essere
portata subito in piazza Castello da Cota. L'ipotesi più probabile, ieri sera, era che, alla fine, il Popolo delle
Libertà tenesse per sé quella delega affidandola all'attuale vicepresidente della giunta regionale Ugo
Cavallera che lascerebbe a un collega di partito (probabilmente Franco Maria Botta) la delega all'Urbanistica.
Hanno detto "Sottovalutato il caso" Aldo Reschigna, capogruppo del Pd: "Ancora una volta il presidente non
ha affrontato il cuore del problema: la peggior politica è tornata nella gestione della sanità" "Ci vuole il
commissario" Davide Bono e Fabrizio Biolè, i due consiglieri dei grillini, hanno scritto anche al presidente
Napolitano per chiedere che "la Regione Piemonte sia commissariata" "Servono due indagini" Andrea
Buquicchio, capogruppo dell'Italia dei valori in Regione, chiede l'istituzione di due commissioni d'inchiesta:
una per lo scandalo nella sanità, l'altra sulla 'ndrangheta
SANITÀ NAZIONALE
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Il governatore apre all'opposizione "Sì alla commissione d'inchiesta"
17/06/2011
La Repubblica - Torino
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Foto: Il governatore Roberto Cota. Sotto il vicepresidente Cavallera, candidato alla Sanità
SANITÀ NAZIONALE
41
17/06/2011
La Repubblica - Torino
Pag. 2
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Ferrero si difende: "Non sapevo"
L'ex assessore dal giudice nega le accuse e scarica su Gambarino "Sugli ausili per gli incontinenti cercavamo
canali di distribuzione più capillari" "Nessuna intesa privata con Villa Pia ma un servizio utile al territorio che
lo richiedeva"
SARAH MARTINENGHI
UN SOBRIO tailleur blu sopra una maglietta Benetton rosa confetto. Un mix di rigore e ingenuità. Non un filo
di trucco, solo due orecchini di perle ad ingentilire il volto teso, contratto in un'espressione severa, un po'
imbronciata. Caterina Ferrero la dura, l'assessore dalle labbra sottili, è apparsa una donna fragile e provata
nell'affrontare ieri pomeriggio l'interrogatorio di garanzia per il suo arresto. Ma in aula, per due ore davanti al
giudice Cristiano Trevisan, è tornata combattiva, si è difesa con forza, rigettando le accuse di turbativa
d'astae abuso d'ufficio.E comunque, messa di fronte ad alcune evidenze, lei «non c'era» o «non sapeva».
Ancora una volta, si è "appesa" al fedele braccio destro Piero Gambarino: su di lui l'assessore ha scaricato
alcune responsabilità, se non altro per le scelte «poco appropriate» contestate dalla procura. Sull'appalto dei
pannoloni, l'assessore Ferrero, assistita dall'avvocato Roberto Macchia, fornisce la sua versione dei fatti: «È
vero, ci sono state trattative con i farmacisti - ha ammesso - ma solo perché quel servizio doveva essere
rivisto e ridefinito». È agli atti infatti che il 6 agosto 2010 era stato siglato un protocollo d'intesa (sottoscritto da
lei e da Luciano Platter) relativo alla revisione dei prezzi dei farmaci Dpc (distribuzione per conto) e
all'inserimento di altri prodotti da affidare tramite distribuzione delle farmacie. Però, quando è stata adottata la
delibera per revocare la gara dei pannoloni già bandita, un lotto da 50 milioni di euro, «per quanto ne sapevo
io- ha detto - non era stato raggiunto alcun accordo con Federfarma.
Era ancora tutto da definire».
Le intercettazioni e le testimonianze delle dipendenti dell'assessorato svelano tuttavia uno scenario, per la
procura, ben diverso. Il 23 settembre infatti si era svolta una riunione fra Gambarinoei vertici di Federfarma, al
termine della quale l'alter ego dell'assessore aveva chiesto alle funzionarie Andreina Bonferrari e Cristiana
Pellegri di predisporre una delibera di giunta regionale che recepisse l'accordo con i Farmacisti appena
raggiunto per una distribuzione da 30 euro al mese. «Non ne sapevo nulla - ha detto l'assessore - io a quella
riunione non c'ero. E ancora oggi non si è deciso come distribuire gli ausili per incontinenti. Il problema era
che se fosse andata avanti la gara, si sarebbe dato l'appalto per tre anni a qualcuno, scegliendo così di
servire gli incontinenti solo tramite un canale regionale. Noi cercavamo invece di capire se fosse possibile
usare un canale di distribuzione diverso, più capillare sul territorio, come le farmacie e non volevamo
precluderci una possibilità che ci sembrava più utile e vantaggiosa». Gli stessi vertici di Federfarma, Marco
Cossolo e Luciano Platter, avevano detto comunque di aver più volte trattato con lei tutta la questione.
Sull'emodinamica dell'ospedale di Chivasso l'ex assessore risponde di abuso d'ufficio: secondo i pm Stefano
Demontis e Paolo Toso sarebbe stata affidata in tutta fretta la convenzione a Villa Maria Pia senza gara
pubblica, per ottenere così un ritorno elettorale d'immagine in appoggio al sindaco uscente Bruno Matola che
si doveva ricandidare. «Nessuno mi ha detto, e tantomeno io ho mai chiesto a nessuno, di stipulare un
accordo privato con una clinica privata - ha spiegato scaricando la scelta sul braccio destro e su Renzo
Secreto - tutte le forze politiche da tempo insistevano per poter dare risposta a un'esigenza del territorio: i
macchinari del centro erano inutilizzati da tempo e i pazienti si spostavano per il Piemonte con medico e
ambulanza quando poteva essere invece dato un servizio con costi equipollenti». La procura le contesta che
il piano di rientro e alcune delibere prevedevano di chiudere e non aprire nuove emodinamiche:
«Quell'apertura non era incompatibile con un'apertura provvisoria, e il piano della Regione era
programmatico, ancora da definire».
SANITÀ NAZIONALE
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Arrestata mercoledì per abuso e turbativa negli appalti per la fornitura di pannoloni e per l'emodinamica di
Chivasso, è apparsa provata durante le due ore di interrogatorio "Ignoravo gli accordi stipulati nella riunione
con Federfarma..."
17/06/2011
La Repubblica - Torino
Pag. 2
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SANITÀ NAZIONALE
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Foto: A PALAZZO DI GIUSTIZIA L'ex assessore Caterina Ferrero, da mercoledì agli arresti domiciliari, ieri al
suo arrivo a Palazzo di Giustizia accanto al difensore Roberto Macchia
Foto: L'EX FACTOTUM Piero Gambarino ex braccio destro dell'assessore Ferrero
Foto: IL PM Andrea Beconi, procuratore aggiunto titolare dell'inchiesta
17/06/2011
La Repubblica - Napoli
Pag. 9
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Residenza per le madri dei pazienti oncologici
INAUGURATA al Santobono-Pausilipon la residenza "Alma Mater", che ospiterà le madri dei piccoli pazienti
oncologici. «È il primo esempio europeo di accoglienza all'interno di un ospedale e sta a dimostrare che la
sanità campana si sforza di soddisfare le esigenze dei pazienti, ma anche delle famiglie». Con queste parole
Raffaele Calabrò, consigliere per la Sanità del presidente della Regione, ha sottolineato l'importanza
dell'iniziativa voluta dai soci del Rotary Posillipo. Sono intervenuti il cardinale Crescenzio Sepe, il presidente
del Rotary, Carlo Ruosi, il governatore del Distretto Rotary, Ambrosio, il presidente della Camera di
commercio, Maddalonie il direttore generale del Pausilipon, Anna Maria Minicucci. La nuova residenza è
inserita tra le opere del Giubileo per Napoli, voluto dal cardinale Sepe.
Foto: Raffaele Calabrò consigliere per la sanità di Caldoro
SANITÀ NAZIONALE
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Santobono Iniziativa dei soci del Rotary Posillipo
17/06/2011
La Repubblica - Napoli
Pag. 9
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Ascalesi, stop agli interventi chirurgici
Rischio infezioni: da 20 giorni bloccate 4 sale operatorie, prenotati a quota mille Undici chirurghi costretti
all'inattività, lunghe liste di attesa, pazienti acuti trasferiti in altri presidi. E al Pellegrini scatta l'allarme
personale
GIUSEPPE DEL BELLO
SECONDO la legge la temperatura dovrebbe oscillare tra 18e 22 gradi, ma la climatizzazione è in tilt e la
sterilità è tutt'altro che garantita. Come dire, rischio-infezione dietro l'angolo. Da oltre 20 giorni e non si sa fino
a quando le quattro sale operatorie dell'Ascalesi sono off limits: stop agli interventi chirurgici, liste d'attesa che
si allungano e 11 chirurghi costretti all'inattività. Con la conseguenza, come è accaduto ieri, di pazienti acuti
trasferiti in altri ospedali. Al Loreto Mare per esempio, dove da mesi si registra una situazione incandescente
a causa del sovraffollamento di barelle e per carenza di personale. Peraltro il nuovo complesso operatorio
dell'Ascalesi è entrato in funzione appena sei anni fa.
Il presidio, che ha ancora un pronto soccorso attivo, dispone di circa 150 posti letto distribuiti in 8 reparti. La
chiusura momentanea adottata dal direttore sanitario consente una deroga soltanto per gli interventi urgenti e
indifferibili. «Alcuni ammalati sono stati trasferiti, altri sono tornatia casa. Ma siamo in emergenza assoluta»,
si sfoga il primario chirurgo Gennaro Rispoli, «avevamo ripristinato un turn over più veloce, ma il blocco
rischia di far salire a quota mille i prenotati tra cui ci sono anche pazienti oncologici. Noi operatori, esposti a
continue lamentele, siamo frustrati perché impossibilitati a dare risposte adeguate». Gli fa eco il primario
anestesista Franco Campanile: «Oltre al problema delle sale operatorie, viviamo da mesi un grave disagio
per carenza di personale anestesista.E se non verrà rinnovata l'autorizzazione allo straordinario potremo
assicurare la sola emergenza». Della vicenda Ascalesi è stato allertato il direttore amministrativo della Asl
Enrico Aversano. Che spiega: «Il costo per l'acquisto di nuovi condizionatori è risultato molto elevato, e la
gara d'appalto sarà avviata dall'ufficio tecnico centrale».
Intanto anche il Pellegrini lancia l'"allarme personale" con una nota del direttore sanitario al commissario:
«Mancano 50 unità per assicurare una dignitosa assistenza». Non solo. I sindacati Ugl, Cgil e Fials
denunciano la mancanza dei "contenitori per rifiuti speciali". E avvertono: «Mancano 30 infermieri e 20
ausiliari: a rischio 1000 interventi chirurgici al mese».
PER SAPERNE DI PIÙ www.aslna1.napoli.it www.santobonopausilipon.it
Il punto LE SALE Le quattro sale sono state ristrutturate anche tecnologicamente sei anni fa IL PERSONALE
Carenti soprattutto infermieri e anestesisti: senza straordinario si farà solo emergenza GLI SPECIALISTI
Sono 11 gli specialisti che per ora possono operare soltanto pazienti acuti
Foto: L'ospedale Ascalesi
SANITÀ NAZIONALE
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CRONACA
17/06/2011
La Repubblica - Milano
Pag. 11
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Il pronto soccorso del Policlinico per 50 giorni in un prefabbricato
La struttura provvisoria sarà collegata alle sale operatorie con tunnel sotterranei
LAURA ASNAGHI
CONTO alla rovescia per il trasloco del pronto soccorso del Policlinico. In vista dei lavori per l'abbattimento
delle due ali della storica struttura che accoglie le emergenze, il pronto soccorso, con tanto di rianimazione, si
trasferirà nel prefabbricato di 480 metri quadrati che si sta ultimando tra il padiglione Monteggiae Granelli.
Quindi il pronto soccorso temporaneo non si affaccerà più su via Sforza ma sarà all'interno del Policlinico, con
ingresso dal numero civico 35. E per agevolare l'afflusso dei pazienti, l'ospedale sta predisponendo una
cartellonistica chiara e ben visibile, con un portineria attiva 24 ore su 24.
Il trasferimento del nuovo pronto soccorso nel prefabbricato è previsto il 25 luglio e si concluderà il 15
settembre. Ma per evitare disagi all'utenza si è creata un'alleanza tra Policlinico, Asl e la rete del 118. I pronto
soccorso di Milano (e in particolare il Fatebenefratelli) si sono impegnatia far fronte ai 10-20 casi al giorno, tra
codici rossi e gialli, che di solito il 118 affida al Policlinico. Quindi le ambulanze faranno rotta sugli altri
ospedali. Mentre il Policlinico assisterà tutti i pazienti, compresi i casi gravi, che si presenteranno in ospedale
accompagnati da parenti o amici. «Abbiamo una media di 130 afflussi giornalieri - spiega Basilio Tiso, il
direttore del dipartimento di emergenza-urgenza - questo ospedale è un punto di riferimento importante per il
centro di Milano, ma il pronto soccorso ha bisogno di essere rimesso a nuovo.
Da 13 anni se ne parla e ora nel giro di un paio d'anni avremo finalmente un dipartimento modernissimo, che
insieme al Niguarda, affronterà le emergenze in vista dell'Expo».
Il prefabbricato che ospiterà il pronto soccorso sarà collegato alle sale operatorie e alla radiologia
dell'ospedale attraverso i tunnel sotterranei. Tutto questo durerà fino a metà settembre e poi la struttura farà
da volano prima per i reparti di chirurgia generale e di ortopedia e poi per quelli che resteranno
temporaneamente senza sede in vista dell'abbattimento dei padiglioni Ponti, Guardia II, Moneta, Borghi,
Beretta Est e Ovest. È la prima volta che Milano sperimenta il trasferimento di un pronto soccorso in una
struttura prefabbricata e per evitare disagi è garantita la massima sorveglianza, con i dirigenti del servizio di
emergenza pronti intervenire al minimo intoppo.
Le tappe IL TRASLOCO Il trasferimento del nuovo pronto soccorso nel prefabbricato è previsto il prossimo
25 luglio e si concluderà il 15 settembre IL PIANO EMERGENZE Gli altri pronto soccorso di Milano
alleggeriranno il Policlinico di 10- 20 casi al giorno. La struttura provvisoria farà fronte a oltre 100 IN
AUTUNNO Da metà settembre il prefabbricato ospiterà via via i reparti che durante l'abbattimento dei vecchi
padiglioni resteranno senza sede PER SAPERNE DI PIÙ www.policlinico.mi.it www.polimi.it/
Foto: PROVVISORIO L'edificio prefabbricato che ospiterà il pronto soccorso.
Sullo sfondo i nuovi reparti
SANITÀ NAZIONALE
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CRONACA
17/06/2011
La Repubblica - Bari
Pag. 5
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Terremoto nelle Asl, Pansini si dimette
"Poco serio il gioco del totonomine, la mia dignità non ha prezzo" Lo strappo dà un'accelerata agli
avvicendamenti Forse già oggi i nuovi manager
LELLO PARISE PIERO RICCI
NICOLA Pansini dice basta.
«La mia dignità non ha prezzo». Il direttore generale della più grande Asl italiana, quella di Bari, decide di
mollare gli ormeggi. «Mi dimetto. Dall'1 luglio. L'ho comunicato ufficialmente con una lettera al governatore
Nichi Vendola e all'assessore alla Salute Tommaso Fiore.
Time out. Anzi, game over». Un anno e otto mesi fa era stato proprio il professore universitario prestato alla
politica a tirare fuori dal cilindro il nome di Pansini, classe 1953, che all'epoca dirigeva l'istituto oncologico. Il
ciclone Cosentino - Lea Cosentino, l'ex dg della Asl coinvolta in affari tutt'altro che trasparenti destinati a
terremotare il già malandato pianeta dell'assistenza sanitaria e, per questo, licenziata su due piedi da
Vendola & C. con l'accusa di avere infangato "l'immagine e il prestigio dell'amministrazione regionale" sembrava travolgere irrimediabilmente l'esecutivo del rivoluzionario gentile.
Bisognava cambiare passo.
Era il mese di ottobre del 2009.
Venti mesi più tardi, Pansini getta la spugna. «Non è possibile condurre un'azienda così complessa
limitandosi a vivere alla giornata. Sono una persona seria, io». Il valzer delle poltrone - quelle dei dg - crea
scompiglio.
«La politica deve dare stabilità. Il governo della sanità non può essere affidato al caso. Un gruppo di dg da
sostituire fin dai prossimi giorni; per gli altri, compreso il sottoscritto, bisognerebbe attendere l'autunno prima
del cambio della guardia. L'ideale sarebbe stato avvicendare tutti i manager nello stesso momento. Il mio
mandato tra l'altro scade a novembre del 2012, ma chi collabora con me sa che farò la valigia nel giro di
qualche mese... Ripeto: non è serio. Tutte le scelte, intendiamoci, sono legittime. Però non può essere
calpestata l'onorabilità della gente. In queste ore mi telefonano uomini politici per assicurarmi che "sarò
recuperato". Ma io non sono mica un'auto da rottamare. Le mie dimissioni vogliono essere uno stimolo per la
classe politica, perché sia credibile". Fiore, assessore e amico di Pansini, pare che abbia provato a
trattenerlo. «L'ho guardato negli occhi e gli ho spiegato: "Tommaso, non chiedermi cose che tu stesso non
faresti".
Le dimissioni a sorpresa di Pansini rischiano di accelerare decisioni che il governatore Nichi Vendola
avrebbe preferito prendere la prossima settimana al suo ritorno dal viaggio negli Stati Uniti. Ieri sera, tuttavia,
risultava convocata una giunta regionale per martedì prossimo, data suggerita dall'assessore alle Politiche
agricole Dario Stefano per avviare la mini riforma dei consorzi di bonifica. Ma non è escluso che si possa
convocare una seduta straordinaria già oggi.
Il disimpegno del manager della Asl barese, però, scompagina le caselle delle nomine anche se non è detto
che le complichi. Le Asl interessate al cambio di guardia ora diventano cinque e questo mette nelle condizioni
l'assessore Fiore di recuperare Rocco Canosa che sarebbe riconfermato direttore generale. Il manager
potrebbe trasferirsi da Andria a Bari sempre che a succedere a Pansini non sia Mimmo Colasanto, direttore
generale a Taranto.
Aperte per il rinnovamento invocato dal Pd sarebbero dunque le tre Asl salentine: quelle commissariate di
Lecce e Taranto e quella in scadenza di Brindisi. Difficile che Rodolfo Rollo venga riconfermato nel capoluogo
messapico. E anche se il commissario Paola Ciannamea è nella rosa più ristretta dei papabili dopo la
scrematura che ha messo fuori i manager con qualche precedente con la giustizia, contabile soprattutto, a
Lecce sembra destinato Thomas Schael sempre che non si decida di puntare sui giovani come Carlo
Dicesare, classe '64, il più giovane dei 30. PER SAPERNE DI PIÙ bari.repubblica.it
SANITÀ NAZIONALE
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CRONACA
17/06/2011
La Repubblica - Bari
Pag. 5
(diffusione:556325, tiratura:710716)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Foto: PANSINI Il manager si è dimesso Ha deciso di tornare a fare il primario
Foto: COLASANTO Direttore generale a Taranto in predicato per succedere a Pansini
SANITÀ NAZIONALE
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17/06/2011
La Repubblica - Ed. Nazionale
Pag. 35
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BASTA MINIGONNE IN CORSIA
ENRICO FRANCESCHINI
«Non sono accettabilii vestiti che espongono il seno, il busto, l'ombelico, così come minigonne, short, jeans e
sandali». Un divieto per decine di migliaia di dipendenti degli ospedali britannici. Citando presunte lamentele
di pazienti per l'abbigliamento di infermiere, medici e staff sanitario, le autorità intendono imporre a tutti
un'uniforme «che rifletta i valori del servizio». Basta pance nude e cosce al vento, camici allacciati fino
all'ultimo bottone onde evitare peccaminose scollature, niente tatuaggi o smalto sulle unghie. E se gli uomini
vogliono tenere baffi e barba, che siano «curati e ben rasati». Beninteso: infermiere e dottoresse, in Gran
Bretagna, non vestono come nei pornofilm italiani anni '70. E i pazienti inglesi, dovendo lamentarsi, hanno un
ampio raggio di possibilità tra cui scegliere, dalla riduzione del personale all'allungamento dei tempi per le
operazioni: sembra dubbio che si preoccupino di minigonne o barbe incolte. Se il governo conservatore
pensa di ripristinare la morale dell'Inghilterra vittoriana nelle corsie d'ospedale, forse è per distrarre da
qualcos'altro: allungare le gonne per restringere il budget della sanità.
SANITÀ NAZIONALE
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R2 VENERDÌ
17/06/2011
La Repubblica - Ed. Nazionale
Pag. 24
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Le Casse sull'orlo del crac medici, architetti, avvocati ora rischiano la
pensione
Investiti oltre 5 miliardi in titoli tossici. Si muove la procura
ROBERTO MANIA FABIO TONACCI
ROMA - Ci sono milioni di euro di contributi previdenziali finiti alle Cayman in cambio di consulenze d'oro per
investimenti in titoli tossici ad altissimo rischio. Ci sono bilanci abbelliti e forse anche truccati. Ci sono
commissioni milionarie, stratosferiche, ingiustificate. Ci sono clamorosi conflitti di interesse e battaglie legali
tra advisor. Ci sono enormi patrimoni immobiliari svalorizzati oppure abbandonati. Ci sono intrecci e scambi
con la politica. Tutto senza controlli. Ci sono miliardi che girano ma che dovrebbero servire solo a pagare le
pensioni. Ci sono amministratori ambiziosie senza molti scrupoli. C'è opacità. La bolla pensionistica, però, sta
per scoppiare. Figlia dell'ingordigia finanziaria, figliastra del tracollo di Lehman Brothers, la banca d'affari
americana.
I primi fili stanno per essere tirati e non si sa ancora cosa si trascineranno dietro. I vertici di molte casse di
previdenza private cominciano a tremare. E i futuri pensionati a preoccuparsi per i loro assegni.
L'Enpam, l'ente di previdenza dei medici e dentisti, la cassa più grande per iscrittie risorse (quasi 350 mila
aderenti che versano circa due miliardi di contributi l'anno, e con un portafoglio di investimenti finanziari per
oltre 5 miliardi di euro), potrebbe entrare presto nel mirino della magistratura. È stato presentato un esposto
alla Procura di Roma (fascicolo 4337/K45) e alla Corte dei Conti firmato dai cinque presidenti degli ordini dei
medici di Bologna, Catania, Ferrara, Latina e Potenza. Tra loro c'è anche un membro del consiglio di
amministrazione. Sostengono che l'ente abbia subito un danno patrimoniale superiore al miliardo di euro.
Un'enormità. Per colpa di investimenti in titoli cosiddetti strutturati, roba sofisticata, roba da speculatori. Roba
dalla quale si tengono lontani anche i professionisti del settore. Perché può far male. Si scommette
sull'andamento di determinati indici dove il tasso di aleatorietà è rilevantissimo. Ma non c'è solo l'Enpam.
Anche altri enti hanno avuto a che fare con derivati o obbligazioni strutturate: dall'Enasarco (agenti di
commercio), all'Inarcassa (ingegneri e architetti), dall'Epap (agronomi, geologi, forestali e chimici) all'Enpav
(veterinari). Cinque miliardi e mezzo di euro sono stati investiti dalle casse in titoli strutturati. Ma perchéi
versamenti degli iscritti agli enti pensionistici sono andati in prodotti finanziari così pericolosi? Chi doveva
controllare? Quali conseguenze ci saranno sulle future pensioni? L'ALLARME DEL PARLAMENTO Il primo
velo sulla rete fittissima di investimenti in derivati è stato alzato dalla Commissione bicamerale di controllo
sugli enti previdenziali. Il 19 gennaio del 2011 vengono pubblicate le conclusioni dell'indagine con cui i
parlamentari vogliono capire quanto la presenza di titoli Lehman Brothers o di derivati incida sull'equilibrio
finanziario delle casse. Conclusioni prudenti ma nette come in questo passaggio: «Le casse hanno come fine
l'erogazione di prestazioni di tipo pensionistico e di tipo assistenziale, prestazioni quindi che debbono essere
sottratte quanto più possibile ad ogni aleatorietà». Non devono cercare di «battere il mercato», bensì di
garantire le future pensioni. La Commissione subito dopo però si eclissa, spegne i fari.
Non si ricorda nemmeno di controllare che gli enti abbiano inviato regolarmente i bilanci. Disattenzioni ma
anche interessanti coincidenze. Per esempio quelle degli advisor. Perché le scorribande finanziarie sono
sempre realizzate con gli stessi consulenti. Ci sono Prometeia Advisor Sim, Fincor, Mangusta Risk, Banca
Fineco, Maurizio Dallocchio, professore di finanza aziendale all'Università Bocconi di Milano.
Mangusta Risk, insieme a Dallocchio hanno a che fare anche con il "caso Enpam". A Mangusta l'ente dei
medici ha da poco rinnovato il contratto di consulenza per i prossimi due anni. Dallocchio è stato consulente
per 17 anni, oltre a essere per lungo tempo cooptato nel consiglio. Il rapporto tra il docente e l'Enpam si è
interrotto proprio dopo il fallimento della banca d'affari americana. Alla Bocconi, Dallocchio, è titolare della
cattedra Nomura, già cattedra Lehman Brothers. Coincidenze, appunto.
SANITÀ NAZIONALE
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Inchiesta italiana
17/06/2011
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Il caso Enpam, dunque. Il bubbone esplode il 18 maggio, quando viene presentato l'esposto che racconta
quello che fino ad allora nessuno aveva denunciato. Un anno fa il consiglio di amministrazione dell'Enpam,
presieduto da ben 18 anni dall'ottantacinquenne Eolo Parodi, dc prima, forzista dopo, europarlamentare nella
prima e nella seconda Repubblica in cui siede anche a Montecitorio, affida alla Sri Capital Advisers il compito
di effettuare una radiografia sugli investimenti dell'ente. Ne esce un quadro disastroso. Ma il rapporto rimane
nelle mani del presidente che non lo fa conoscere nemmeno ai membri del cda. Secretato.
Le ragioni di tale comportamento si possono facilmente scoprire. Leggendo pagina 38, per esempio: «Il
bilancio di Enpam risulta molto lacunoso, in particolare con riguardo alle operazioni sul portafoglio mobiliare
immobilizzato. Ciò rende impossibile per un osservatore esterno valutare la gestione del portafoglio stesso».
Ma ce n'è anche per gli advisor «remunerati con commissioni particolarmente elevate difficilmente
riscontrabili nelle abituali finanziarie nazionali ed internazionali». Soloa Mangusta Risk 300 mila euro, nel
2011. Altri 960 mila euro Enpam li ha stanziati per consulenze su particolari strumenti finanziari e gli
investimenti mobiliari. Ma, a parte Mangusta Risk, gli altri advisor, da Kanik Venture Holding Limited a E.
Partners, «sono pressoché sconosciuti». Quanto ai report di Mangusta appaiono «poco più di un "copia e
incolla" dei dati forniti dai gestori». E non è affatto normale che un ente pensionistico per quanto privato affidi
l'incarico di "portafoglio manager" a società con sede in uno dei paesi della "black list": alla CQS Cayman SP
e alla Matrix Alternative Asset Management LLP. «Incarico bizzarro e contraddittorio», si osserva nell'esposto
alla Procura di Roma. Parodi - si immagina d'accordo con il potente direttore generale dell'Enpam,
quell'Alberto Volponi, già deputato Dc, coinvolto nella Tangentopoli della Ciociaria e condannato in primo
grado a un anno e quattro mesi per tentata concussione - il 10 marzo del 2011, scrive a Sri per chiedere di
cambiare i giudizi negativi. Del report rimangono ancora all'oscuro i membri del cda mentre lo conosce
Mangusta (perché?) che ricorre alla magistratura sentendosi danneggiata dai giudizi della Sri, potenziale
concorrente. Il 3 maggio il Tribunale di Roma respinge il ricorso. Ma siamo solo all'inizio.
Un po' alla volta si sta alzando il tappeto. Il ministero del Lavoro ha acceso i fari sull'Enpam. Resta il fatto
che c'è un colpevole vuoto normativo che dà alle casse una libertà di movimento che non ha nessun altro.
Libertà che non si trasforma in trattamenti pensionistici migliori. Anzi. Lo dice l'ultimo rapporto del Nucleo di
valutazione della spesa previdenziale: «La cassa Forense, Inarcassa, Enasarco, Enpacl, Enpav e la quota B
del fondo di previdenza generale dell'Enpam, esauriscono il patrimonio prima del 2056 per cui, in base alla
legislazione vigente all'atto della redazione del bilancio tecnico, non sarebbero in grado di garantire le
prestazioni pensionistiche ad un nuovo iscritto». Ad un passo dal crac e con milioni di contributi finiti pure alle
Cayman.
BILANCI BUGIARDI Eppure in superficie, va tutto bene. I conti economici sono in positivo, e nemmeno di
poco. Ma per capire se una cassa sta veramente bene oggi, bisogna immaginarsela, come scrive il Nucleo,
tra trent'anni. Sarà in grado di pagare pensioni adeguate? La cassa dei commercialisti, ad esempio. Oggi 49
mila iscritti e appena 5000 pensioni erogate. Un patrimonio immobiliare di 41 edifici in tutta Italia e 770 milioni
all'anno di entrate,a fronte di 230 milioni di uscite. Con mezzo miliardo di euro di avanzo e un patrimonio
importante si può star tranquilli, si direbbe. Errore. Nel 2033, calcola Antonio Annibali, professore di
matematica finanziaria alla Luiss, che ha redatto l'ultimo bilancio tecnico, gli assegni erogati supereranno i
contributi. Ci saranno più pensionati che commercialisti attivi, insomma.
«Ma c'è il patrimonio», dicono alla cassa. I commercialisti hanno affidato più di un miliardo di euro a società
di gestione pagate per far fruttare questo monte di liquidità e mettere un bel po' di fieno in cascina. Nel
biennio 2008-2009, però, la cascinaè rimasta desolatamente vuota. Anzi, sono andati in fumo quasi 80 milioni
di euro, per colpa di investimenti sbagliati e una congiuntura economica sfavorevole. La storia della palazzina
di via Mantova 1 a Roma racconta che anche la gestione degli immobili è quantomeno da rivedere. L'edificio
è sfitto da metà del 2007, quando fruttava 1 milione e 300 mila euro di canone all'anno.
Da alloraè rimasto vuoto,e tra spese di gestionee mancati guadagni (è stata rifiutata un'offerta di locazione
da1 milionee 800 mila all'anno), in pratica è costato alla cassa 4 milioni e mezzo in 4 anni. E gli appartamenti
17/06/2011
La Repubblica - Ed. Nazionale
Pag. 24
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SANITÀ NAZIONALE
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sfitti - si calcola - sono il 6 per cento del totale.
Maa quanto ammonta il patrimonio immobiliare?E perché è partita la corsa alla svendita di case e
appartamenti? A. A. A. VENDESI CASE DISPERATAMENTE Le casse private possiedono una città. Una
piccola metropoli fatta di palazzi residenziali, negozi, cantine, box auto. Un patrimonio valutato 10 miliardi di
euro. Nei prossimi anni - e questo è il segnale più evidente della difficoltà in cui si trovano, al di là di conti in
attivo - saranno vendute 65 mila unità immobiliari. 17 mila sono di Enasarco, la cassa degli agenti di
commercio che più delle altre in passato ha investito nel mattone (un patrimonio attuale iscritto a bilancio per
3,15 miliardi di euro). Ha varato il piano Mercurio, il piano di dismissione immobiliare con cui conta di
guadagnare almeno 1,4 miliardi in tre anni, per alimentare le pensioni future dei 250 mila agenti iscritti. Il
mattone, per Enasarco, infatti non è un affare, rende pochissimo. Negli ultimi dieci anni lo 0,8 per cento,
lontanissimo da quel 5 per cento che si aspettavano. Colpa - dicono oggi - degli affitti a equo canone cui sono
stati obbligati per anni, il cui adeguamento a prezzi di mercato è stato lentissimo e raggiunto solo in pochi
casi. "Da inquilino a proprietario il passo è breve", si legge sulla brochure del Piano Mercurio.
Invece per la maggior parte degli inquilini, anziani pensionati e famiglie monoreddito, sarà impossibile far
valere il diritto di prelazione, anche con lo sconto del 30 per cento sul prezzo a metro quadro e il mutuo Bnp
Paribas-Bnl concordato a interessi ridotti e della durata di 40 anni, come promette la brochure.
Dismettono appartamenti anche Enpaia (impiegati dell'agricoltura), Enpam e la cassa dei ragionieri.
Quest'ultima venderà tutto il parco case (1600 unità immobiliari per 220 mila metri quadrati) a un fondo
individuato con gara europea. «E chi ora è in affitto - denuncia Patrizia Provenziano, del comitato degli
inquilini - non avrà nemmeno il diritto di prelazione». L'obiettivoè incamerare una plusvalenza da 300 milioni
di euro.
L'americana Raeg ha preso il posto di Previra Immobiliare nella gestione del patrimonio. «Ma il passaggio è
avvenuto senza gara europea - scrive in un'interrogazione parlamentare il senatore dell'Idv Elio Lannutti oltretutto la cassa commercialisti riconosce alla Raeg una commissione di agenzia del 4-6 per cento contro lo
0,5 per cento del mercato». E tra i consulenti della controllata Raeg Tekna spunta il nome dell'architetto
Maurizio Mazzotta, il portaborse di Francesco Pazienza condannato a 8 anni nell'ambito dell'inchiesta del
crac Ambrosiano. Una strana coincidenza. L'ennesima di questa "bolla previdenziale". Il caso dell'Enpam Sul
caso dell'Enpam è stato presentato un esposto a Roma si sostiene un danno patrimoniale per l'ente di un
miliardo Advisor e consulenze Sotto accusa anche le elevate commissioni agli advisor e le cospicue
consulenze sugli investimenti immobiliari I risparmi in fumo I commercialisti hanno affidato più di 1 miliardo a
società che hanno mandato in fumo oltre 80 milioni di risparmi I controlli Ma perché i versamenti degli iscritti
sono andati in prodotti finanziari così pericolosi? Chi è che doveva controllare?
50 miliardi IL TESORO Il patrimonio immobiliare e azionario delle 21 casse private
1,1 milioni GLI ISCRITTI Sono i professionisti che pagano i contributi per la pensioneIl patrimonio
A quanto ammonta il patrimonio immobiliare? E perché è partita la corsa alla svendita di case e
appartamenti?
5,5 miliardi I TITOLI TOSSICI Nel portafoglio mobiliare delle casse, investimenti ad alto rischio
1miliardo IL DANNO ENPAM È la stima del buco nei conti della cassa dei medici
PER SAPERNE DI PIÙ www.enpam.it www.covip.it
Foto: L'ESPOSTO ALLA PROCURA L'esposto alla procura della Repubblica di Roma presentato dall'Enpam
e protocollato il 25 maggio scorso
Foto: INQUILINI ARRABBIATI Una manifestazione degli inquilini sotto la sede dell'Enasarco. In alto,
l'ingresso dell'Ente
17/06/2011
La Repubblica - Ed. Nazionale
Pag. 23
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"Fecondazione assistita fino a 50 anni" polemica in Veneto: una spesa
inutile
CATERINA PASOLINI
ROMA - In Veneto fino a 50 anni si potrà cercare di diventare mamme con la fecondazione assistita, a carico
del servizio sanitario nazionale. Il tutto grazie ad una delibera regionale che ha messo come limite per i
trattamenti (massimo tre) mezzo secolo per le donne e 65 anni per gli uomini. Previo esame di uno
specialista che attesti le reali possibilità di riuscita.
Il provvedimento ha suscitato dure olemiche, con l'opposizione Pd in testa che accusa i leghisti di demagogia
e molti medici contrari ad una «medicina dei desideri perché è sbagliato creare illusioni visto che dopo i 43
anni le possibilità di rimanere incinta sono ridotte quasi a zero». Parola del professor Carlo Flamigni, che da
decenni si occupa di fecondazione assistita. «Detesto l'idea di dare un dolore alle donne. Ma la realtà è che
invece di aumentare l'età per la fecondazione dovrebbero rendere legale la donazione di ovociti, oggi vietata
in Itali. Con quella veramente una donna può diventare madre a 50 anni».
«La legge 40 non pone limiti, parla solamente di età potenzialmente fertile ma nei vari centri pubblici in
media non si fanno fecondazioni assistite dopo i 43 anni. Troppe donne così vengono rifiutate dai centri
senza che vengano valutate le loro reali possibili personali di rimanere incinta». Filomena Gallo, avvocato,
vicepresidente dell'Associazione Coscioni è favorevole all'iniziativa Veneta come il sottosegretario alla Salute
Francesca Martini e l'assessore veneto alla Sanità, Coletto che l'hanno definita una «scelta di civiltà».
Contrari medici e la federazione delle società scientifiche perché giudicano il provvedimento inutile: «I dati del
Registro Nazionale Italiano della PMA, dimostrano che le donne sopra i 43 anni con la fecondazione assistita
hanno una possibilità concreta di avere un bebè tra l'1 ed il 2 percento».
29.976 LE MAMME OVER 40 Sono raddoppiate in dieci anni, ora il 4,2 dei bimbi ha mamme over 40
2% LE PROBABILITÀ I medici: dopo i 43 anni sono quasi nulle le probabilità restare incinta
SANITÀ NAZIONALE
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Il caso Una delibera allunga l'età di intervento pagato dal Servizio Sanitario. I medici: non funziona dopo i 43
17/06/2011
La Repubblica - Ed. Nazionale
Pag. 20
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Il ceppo non è quello tedesco. Maxi sequestro in Italia Sotto accusa ancora la Germania, dove è stata
macellata la carne infetta, poi commercializzata oltralpe nei supermercati della Lidl
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GIAMPIERO MARTINOTTI
PARIGI - Il ceppo è diverso, ma il batterio è uguale e i consumatori cominciano a porsi seri interrogativi sulla
qualità dei cibi in circolazione: sette bambini sono ricoverati nella clinica universitaria di Lilla e per uno di loro
la prognosi è riservata, anche se i sanitari si dicono moderatamente ottimisti. Come in Germania, la colpa è
del batterio E. coli, ma nella sua variante più comune (0157), diversa dalla 0154, che ha provocato la morte di
39 persone in Europa, quasi tutte in Germania. Questa volta, però, l'origine della contaminazione è stata
subito trovata: alcuni lotti di hamburger prod o t t i d a l l a S e b e commercializzati Oltralpe dalla catena
tedesca Lidl. La carne, secondo l'azienda, è stata macellata in Germania, Belgio (l'agenzia alimentare belga
ha però smentito) e Paesi Bassi ed è stata trasformata nell'impianto di Saint-Dizier, nel nord-est della Francia.
Ma il responsabile della Seb non ha escluso la provenienza da altri paesi, compreso il nostro.
I bambini hanno avuto i primi sintomi della diarrea tra il 10e il 14 giugno, sono stati tutti ricoverati mercoledì,
un settimo ieri mattina. Non hanno rapporti fra di loro, ma tutti hanno mangiato hamburger o polpette prodotte
dallo stesso stabilimento alla stessa data. Quanto basta per avere la certezza sull'origine della
contaminazione. Il batterio è considerato comune e può essere eliminato rispettando le norme igieniche e
cuocendo la carne ad almeno 70 gradi per due minuti. Ma in Francia la carne al sangue è la regola, anche
per i bambini. Tutti i lotti prodotti dalla Seb sono stati ritirati dal mercato e nessun altro paese è interessato al
fenomeno. È però evidente che i sette casi francesi alimentano le paure dei consumatori di fronte a una
contaminazione diffusa. Per quanto diverso, anche questo ceppo dell'E.coli è pericoloso: l'infezione, dopo un
debutto classico con i sintomi delle diarree, colpisce rapidamente le funzioni renali e le vittime devono spesso
essere trattate con la dialisi, senza dimenticare la possibilità di conseguenze neurologiche (stati confusionalie
convulsioni).
Si aspetta di sapere con esattezza in quale punto della catena produttiva sia avvenuta la contaminazione
(macellazione, trasporto, trasformazione, distribuzione) e la Seb, per il momento, rifiuta di assumersi la
responsabilità fino a quando le analisi non avranno dato una risposta.
Per il momento, il problema è confinato nel nord della Francia.
Ma in serata i Nas hanno sequestrato in Italia 5 tonnellate di carne prodotte dalla Seb e distribuite dal marchi
Lidl. Coldiretti non nasconde la sua preoccupazione per il ripetersi dei fenomeni di contaminazione
alimentare. Il caso degli hamburger francesi, afferma la Coldiretti, è infatti la quarta emergenza alimentare in
un anno: nel giugno 2010 furono scoperte le prime mozzarelle blu, all'inizio dell'anno c'è stato lo scandalo dei
mangimi alla diossina, adesso le due contaminazioni provocate da altrettanti ceppi dell'E. coli. Anche il
ministro della Salute, Ferruccio Fazio, è stato rassicurante: secondo lui, questi tipi di contaminazione «sono
sempre avvenuti».
La vicenda L'ALLARME I bambini sono stati ricoverati a Lille, nel nord-est della Francia L'INFEZIONE È
stata provocata dal ceppo 0157 dell'E.coli, il più comune LA CARNE La carne infetta è stata prodotta dalla
Seb e commercializzata dalla Lidl PER SAPERNE DI PIÙ www.salute.gov.it www.lidl.it
Foto: L'EMERGENZA L'ingresso dell'ospedale di Lille. Sopra, un hamburgher in vendita alla Lidl. A destra, un
operaio addetto all'inscatolamento della carne
SANITÀ NAZIONALE
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Francia, hamburger col batterio sette bambini finiscono in ospedale
17/06/2011
La Stampa - Torino
Pag. 56
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Due ore di interrogatorio Caterina Ferrero, ex assessore regionale alla Sanità, da due giorni agli arresti
domiciliari, ieri in tribunale per l'interrogatorio di garanzia accompagnata dal legale Roberto Macchia Piero
Gambarino L'ex assessore regionale Caterina Ferrero va dal gip e scarica sul suo «alter ego» Piero
Gambarino. Lo fa nei passaggi chiave delle accuse contro di lei: la revoca della gara d'appalto per la fornitura
di pannoloni per incontinenti per quasi 51 milioni di euro e la decisione di far aprire il servizio di emodinamica
all'ospedale di Chivasso in tempo utile per la campagna elettorale del sindaco uscente Bruno Matola. Per la
prima accusa Ferrero è finita, mercoledì, ai domiciliari nella sua villa di Leinì, da dove è uscita ieri dopo
pranzo per recarsi a Palazzo di giustizia: in tailleur pantaloni blu scuro e faccia tirata, si è difesa per due ore
dalle accuse di turbativa d'asta e abuso in atti d'ufficio. Sullo «scambio con Federfarma: appoggio elettorale
per il via libera al monopolio sui pannoloni (e altro)», Ferrero fa marcia indietro: «Proposi in giunta la revoca
del bando di gara ma non sapevo che si stesse definendo un accordo con Federfarma». Tanto meno
l'assessore alla Sanità era al corrente che nei suoi uffici, quello stesso giorno (il 23 settembre scorso), si
fosse tenuto un «tavolo tecnico» gestito da Gambarino, con Luciano Platter, Marco Cossolo e altri di
Federfarma, al termine del quale Cristiana Pellegri, dirigente del servizio farmaceutico dell'assessorato,
venne informata della definizione dell'accordo. Per la fornitura dei pannoloni prevedeva un rimborso alle
farmacie di 30 euro mensili per ogni paziente. Gambarino non l'avrebbe informata, e sarebbe ricaduto nel
«vizietto» di non informare il suo assessore anche del caso di emodinamica. «Era un'esigenza del territorio
aprire quel servizio a Chivasso, per questo l'ho voluto, ritenendo che la delibera programmatica sulla
riduzione di quei servizi nella regione non fosse incompatibile con la nuova iniziativa». Ferrero si smarca
ancora rispetto a Gambarino (e Secreto, il commissario straordinario dell'Asl di zona) sulla soluzione adottata:
la convenzione con Villa Maria Pia, 500 mila euro per l'impiego di un emodinamista della clinica torinese
presso la struttura pubblica, due volte la settimana, per sette mesi. «Mai detto a nessuno di affidare il servizio
a privati». Roberto Macchia, il suo legale: «Non è stata affrontata la questione del "movente politico" di quegli
atti, che ha giustificato per il gip la misura cautelare. Nei prossimi giorni ne chiederò la revoca». Si realizzerà
lo scenario previsto in una conversazione intercettata di Vito Plastino (ex commissario straordinario dell'Asl
To5) con una dirigente dell'assessorato? Riferendosi ai rapporti fra Ferrero e Gambarino, l'ex manager
pubblico dice profeticamente: «Secondo me, fra loro c'è un patto di ferro, e nel caso succeda qualcosa di
male lui si prenderà tutte le colpe». Per ora, Ferrero si allontana dal suo alter ego. Oggi toccherà proprio a lui
salire al terzo piano del tribunale per essere sentito dai giudici del Riesame, dopo tre settimane di carcere.
Contro Gambarino, che ritengono il lato più oscuro del potere di Ferrero, i pm Stefano Demontis e Paolo Toso
hanno depositato ieri altre 500 pagine di atti: nuove testimonianze sulle pressioni esercitate per favorire in
ogni modo Federfarma e ulteriori calcoli sugli «svantaggi economici» dell'operazione per la Regione. Fra i
verbali c'è anche quello del consigliere regionale Pdl, Rosanna Valle, che smentisce pure lei Gambarino:
«L'iniziativa di punire i funzionari Spresal fu tutta sua». L'ex alter ego di Ferrero può solo consolarsi di essere
uscito dall'isolamento sanitario in carcere: non ha più le pulci. Contro il factotum altre 500 pagine di atti Oggi
è atteso davanti ai giudici del Riesame
SANITÀ NAZIONALE
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Ferrero scarica su Gambarino "Chiedete a lui"
17/06/2011
La Stampa - Ed. Nazionale
Pag. 16
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Riecco il batterio killer Ora colpisce in Francia
Sette bambini in ospedale. "Avevano tutti mangiato hamburger" Sequestrate cinque tonnellate di carne
francese nel Veronese per accertamenti
ALESSANDRO ALVIANI BERLINO
Sette bambini ricoverati in ospedale, uno dei quali in condizioni gravi. Il batterio Escherichia Coli (E. coli)
colpisce la Francia, anche se stavolta si tratta di un ceppo diverso da quello che nelle ultime settimane ha
provocato quasi 40 morti in Germania. Diversa anche la probabile origine dell'infezione, su cui si continua ad
indagare. Mentre nella Repubblica federale erano finiti sotto accusa diversi tipi di germogli, stavolta i sospetti
si concentrano su degli hamburger venduti nei supermercati francesi della catena tedesca Lidl col marchio
«Steaks Country». I sette bambini, di età compresa tra i 20 mesi e gli 8 anni e originari del Nord del Paese, si
sono ammalati di diarrea sanguinolenta tra il 6 e il 10 giugno, dopo aver mangiato gli hamburger comprati da
Lidl. Subito dopo sarebbero comparsi i primi sintomi della sindrome emoliticouremica, una grave
complicazione dell'infezione da E. Coli. Tre di loro sono stati colpiti da un'insufficienza renale tale che è stata
necessaria la dialisi, ha spiegato il primario del reparto di nefro-pediatria dell'ospedale di Lille, in cui sono
ricoverati i bambini. Uno di loro si trova in prognosi riservata. Gli hamburger sono stati prodotti da una società
francese, la Seb, che dichiara di utilizzare carni importate da diversi fornitori di Germania, Olanda e Belgio. In
serata, tuttavia, l'Agenzia belga per la sicurezza alimentare ha smentito: noi non c'entriamo, le carni
provengono «da altri Paesi europei». Lidl ha reagito ritirando tutti gli hamburger della Seb dagli scaffali dei
suoi supermercati in Francia. Secondo il gigante tedesco dei discount il prodotto surgelato in questione,
venduto in confezioni da un chilo, non verrebbe commercializzato in Italia. Il ministro della Salute, Ferruccio
Fazio, ha intanto annunciato che il batterio responsabile sarà esaminato, ma ha invitato a non lasciarsi
andare agli allarmismi. In serata tuttavia su disposizione del ministero della Salute - e a scopo precauzionale
- sono state sequestrate 5 tonnellate di carne proveniente dalla Francia a marchio «Streaks Country» in una
piattaforma logistica della Lidl nel veronese. I campioni dei prodotti saranno analizzati per verificare la
presenza di batteri infettivi. La Commissione Ue ha fatto sapere di voler conoscere la causa certa della
contaminazione prima di lanciare un allarme a livello europeo. Per ora le autorità francesi hanno escluso
«con certezza» che il batterio sia lo stesso di quello responsabile dell'epidemia che ha colpito il Nord della
Germania. Quello tedesco è un incrocio del tipo O104, mentre quello francese rientra nel ceppo O157, quello
più comune, che generalmente colpisce proprio i più piccoli. Se confermata, non sarebbe la prima volta che
degli hamburger provocano un'infezione da E. Coli. Nel 1982 negli Stati Uniti 47 persone furono contagiate
dopo aver mangiato degli hamburger poco cotti in alcuni ristoranti di McDonald's.
Foto: Campioni del batterio dell'Escherichia coli in un laboratorio
SANITÀ NAZIONALE
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MA IL CEPPO È DIVERSO DA QUELLO TEDESCO
17/06/2011
La Stampa - Ed. Nazionale
Pag. 25
(diffusione:309253, tiratura:418328)
"Mamme a 50 anni con il ticket"
I FAVOREVOLI «L'aspettativa di vita cresce: il caso della Nannini dimostra che si può procreare più tardi» I
CONTRARI «Innalzare il termine di 43 anni sig nif ica alimentare illusioni pericolose» In Veneto innalzata l'età
massima per la fecondazione assistita E' polemica: si ingolfano le liste d'attesa e si sprecano soldi
SILVIA ZANARDI VENEZIA
Iveneti potrebbero battezzarla «delibera Nannini», visto che proprio alla celebre cantante italiana, diventata
mamma di Penelope a cinquant'anni compiuti, devono la loro ispirazione. Fra applausi e polemiche, per
diventare mamme in un età in cui si potrebbe anche essere nonne, nella regione leghista di Luca Zaia,
basterà pagare il ticket. Con una delibera «a sorpresa» approvata martedì scorso, la giunta regionale del
Veneto ha infatti deciso all'unanimità di innalzare a 50 anni l'età massima in cui le donne possono usufruire
della fecondazione assistita erogata dal Servizio sanitario nazionale. Se l'età massima consentita è di 43 anni
in tutto il territorio nazionale, la giunta di Zaia ha invece deciso di dare una possibilità in più alle donne meno
giovani facendole accedere fino a 50 anni compiuti ai servizi offerti in questo campo dal Servizio sanitario
nazionale. «È stata una scelta condivisa - dice l'assessore regionale veneto alla Sanità Luca Coletto - pur
rispettando la letteratura scientifica non possiamo non tener conto di un'aspettativa di vita in crescita e di
casi, come quello della cantante Gianna Nannini, che testimoniano la possibilità di procreare anche in
maturità. Non c'e nulla di male». Ma, a cinquant'anni, quante probabilità ci sono di portare a termine una
gravidanza? E davvero una mamma over 50 avrà poi tutta l'energia per correre avanti e indietro con biberon
e pannolini, e per trascorrere lunghe notti in bianco fra i pianti del piccolo? I primi a criticare la delibera veneta
sono i medici, compresi quelli del comitato tecnico che la stessa giunta aveva consultato proprio per fissare i
termini. «In Italia non si registrano parti sopra i 43 anni di donne sottoposte a procreazione assistita - osserva
Federica Nenzi dell'ospedale di Oderzo (Treviso) -. Innalzare questo termine significa ingolfare ulteriormente
le liste d'attesa e sprecare soldi utili a pazienti più giovani». Favorevole invece il sottosegretario alla Salute,
Francesca Martini: «Considero dimostrazione di grande civiltà la scelta della giunta Zaia, attenta a cogliere le
aspettative di moltissime donne. Nei Paesi più avanzati in Europa i 50 anni vengono considerati un limite
accettabile e la scienza oggi ci aiuta moltissimo per ottenere buoni margini di esito positivo». La delibera non
modifica gli altri parametri previsti dalla Regione, e cioè l'età massima di 65 anni per il futuro padre, 4 cicli di
trattamento per il primo livello e tre per il secondo.
15
per cento La stima dell'Oms delle coppie con problemi di fertilità nei Paesi industrializzati
3-4
tentativi I cicli di trattamento contemplati dalla delibera a seconda della tecnica usata
2,5
per cento La percentuale di successo della fecondazione assistita su una donna di 44 anni
SANITÀ NAZIONALE
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il caso In tutta Italia l'età massima per tentare la procreazione assistita è 43 anni
17/06/2011
La Stampa - Ed. Nazionale
Pag. 1
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Batterio E. coli la babele genera fantasmi
EUGENIA TOGNOTTI
La saga dell'Escherichia Coli si arricchisce di un nuovo capitolo dopo l'annuncio, arrivato in queste ore, che
ben sette bambini sono stati ricoverati all'Ospedale universitario di Lille, in Francia, dopo aver mangiato carne
contaminata da un ceppo di E.coli. Stando alle rassicuranti affermazioni del ministero della Salute e delle
autorità sanitarie, non ha nulla a che fare, fortunatamente, con quello, virulento, che ha ucciso trentasette
persone in Germania. Nihil sub sole novi, niente di nuovo sotto il sole, potremmo dire: la storia recente riporta
episodi di questo tipo nel recente passato, ad esempio alla fine del 2005, causa una partita contaminata di
hamburger. Insomma, in tempi «normali», l'intossicazione alimentare - provocata dall'ingestione di carne
macinata contaminata, conosciuta anche come «hamburger disease», malattia dell'hamburger - non occupa
di certo le prime pagine dei giornali. Con 100 casi segnalati ogni anno dal 1996 in Francia, per fare l'esempio
del Paese oggi alla ribalta, si può dire che sia una malattia relativamente comune. Il fatto è che, in queste
settimane, lo spettro dell'E.coli si aggira per l'Europa, fa paura e promette altri danni semmai non bastassero
quelli già provocati dal ceppo «cattivo». Ma anche degli spettri, in pieno XXI secolo, si può avere ragione.
Cominciando, magari, a fare chiarezza, perché niente comunica ansia come il dubbio e l'incertezza: da dove
arrivava la carne, dai loca infesta del famigerato ceppo 0104 (i dintorni di Amburgo) o da altri Paesi? Quali
sono le cause della contaminazione? Ci sono conferme dell'assenza di collegamento tra le due infezioni,
quella tedesca e quella francese? Se è così, come pare, sarebbe bene evitare la babele comunicativa
dell'altra volta, e che, a parlare, con dati certi, sia il portavoce della Commissione Ue, una volta acquisite tutte
le informazioni. Un'altra cosa che si può fare è quella di insistere sulle pratiche e le norme di sicurezza
suggerite dagli igienisti e dagli esperti di sanità pubblica. È ben noto che la maggior parte delle infezioni si
diffonde attraverso acqua o alimenti contaminati, come, appunto, gli hamburger crudi o poco cotti e la frutta
non lavata, entrati malauguratamente in contatto con escrementi animali. Al momento della macellazione, la
carne può essere contaminata. Ma i batteri E.coli non sopravvivono a temperature superiori ai 65 C.
Infiltrandosi nei nostri mezzi di comunicazione, l'E.coli si sta replicando e diventando più minaccioso. Sul
sensazionalismo mediatico possono ben prevalere le evidenze scientifiche e la ragionevolezza.
SANITÀ NAZIONALE
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IL CASO
17/06/2011
Il Messaggero - Roma
Pag. 47
(diffusione:210842, tiratura:295190)
È scontro tra Governo e Regione sulla legge che la Pisana ha varato in tema di accreditamenti di strutture
sanitarie private. Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri un'impugnativa con la quale ritiene di dover
proporre la questione di legittimità costituzionale su questa legge. Le norme regionali in esame, secondo il
Governo, «consentono alle strutture sanitarie private di continuare ad operare, addirittura in regime di
accreditamento, in assenza dei requisiti di legge e in attesa dell'eventuale successiva acquisizione delle
certificazioni comprovanti il possesso dei predetti requisiti di legge». La stessa legge, infatti, «non prevede un
limite temporale certo e prefissato di cessazione del regime di accreditamento provvisorio per le strutture che
non abbiano i requisiti per l'accreditamento». Una situazione che, secondo l'esecutivo, «può rivolgersi a
discapito dei pazienti che vengono a essere privati della garanzia di qualità delle prestazioni sanitarie, con
violazione del diritto alla salute e violazione del principio di eguaglianza». I consiglieri regionali dei Radicali,
Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo, sottolineano di aver denunciato «sin dal primo momento una legge
irricevibile che da una parte ha riaperto i termini per l'accreditamento di strutture che si sono sentite
extraterritoriali anche sul rispetto delle leggi, dall'altra ha stabilito il principio secondo il quale la
programmazione sanitaria si fonda sulla dislocazione delle strutture private e non su chi quel servizio lo
paga». La bocciatura della legge sugli accreditamenti «conferma che questa amministrazione regionale è alla
deriva - commenta il capogruppo regionale Pd Esterino Montino - Voleva essere una furbesca scorciatoia a
favore delle sanità privata si è rivelata un bluff clamoroso: le strutture private dovranno ricominciare tutto l'iter
dell'accreditamento daccapo in base alle profonde modifiche richieste e che dovranno passare al vaglio del
consiglio regionale».
Foto: Una struttura privata
SANITÀ NAZIONALE
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Sanità privata, scontro Governo-Regione sugli accreditamenti
17/06/2011
Il Messaggero - Ed. Nazionale
Pag. 17
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Mamme a 50 anni, in Veneto si può
Effetto Nannini, molti i contrari: «È medicina dei desideri» La fecondazione assistita è a carico del Servizio
sanitario nazionale
S.I.
ROMA - Mamme a 50 anni con la fecondazione assistita e a carico del Servizio sanitario nazionale. Sarà
possibile in Veneto, grazie ad una delibera regionale che ha esteso la possibilità di tali trattamenti alle
cinquantenni. E c'è già chi lo definisce effetto Nannini, riferendosi alla celebre cantante diventata mamma a
54 anni. La decisione non ha mancato di suscitare polemiche, con esponenti del mondo scientifico che
sottolineano come le chance di ottenere una gravidanza in donne over-40 siano limitate, ma anche da parte
degli esponenti dell'opposizione in Veneto che chiedono il ritiro del provvedimento. Al contrario, per il
sottosegretario alla Salute Francesca Martini e per l'assessore veneto alla Sanità, Luca Coletto, si tratta di
una «scelta di civiltà». D'altronde, la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita (pma), precisano i
giuristi, non prevede limiti d'età per tali tecniche, ma fa riferimento ad una «età potenzialmente fertile».
Favorevole ma con prudenza il presidente della Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo) Amedeo
Bianco, secondo il quale non c'è nessuna preclusione alla possibilità di effettuare interventi di fecondazione
assistita anche a donne fino a 50 anni, «ma la condizione di base è che si tratti di interventi di comprovata
efficacia e non, invece, di procedure che rientrano solo in una medicina dei desideri». Chiedono di ritirare la
delibera i rappresentanti dell'opposizione Claudio Sinigaglia (Pd), vicepresidente della commissione Sanità
del Consiglio Veneto, e Diego Bottacin (gruppo misto), esponente di Verso Nord. Per i due consiglieri la
delibera è incoerente con le premesse scientifiche, che argomentano le possibilità di successo della
fecondazione artificiale individuando, per le donne, il limite dei 43 anni. Anche la Federazione italiana delle
società scientifiche della riproduzione (Fissr) esprime «disappunto». «Mentre tutte le Regioni stanno
coordinandosi in uno sforzo comune nel fissare ad una età massima di 43 anni per tutta l'Italia l'accesso alle
tecniche di pma sottolinea il presidente della Federazione, Riccardo Talevi - la giunta della Regione Veneto
assume una decisione, anche contro il parere dei propri tecnici, che può essere spiegata solo da una
assoluta ignoranza della materia o da un atteggiamento demagogico. Nessun esperto della materia ignora
infatti che le gravidanze miracolose in età avanzatissima sono oggi ottenibili soltanto con la tecnica della
donazione di ovociti od embrioni da parte di un'altra donna (tecnica vietata in Italia dalla legge 40)». Talevi
ricorda che le donne sopra i 43 anni che intraprendono cicli di fecondazione assistita hanno una possibilità
concreta di portare a casa un bambino variabile tra l'1 ed il 2 per cento.
Foto: Gianna Nannini accanto al manifesto che la ritrae con il pancione La cantante è diventata mamma a 54
anni
SANITÀ NAZIONALE
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LA POLEMICA
17/06/2011
Il Messaggero - Ed. Nazionale
Pag. 11
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Batterio nell'hamburger sette bambini in ospedale
Paura in Francia, intossicazione da Escherichia coli Sequestrate in Italia in via cautelativa cinque tonnellate di
carne macinata
CARLA MASSI
ROMA - Adesso è la Francia ad aver paura. Adesso il batterio ha scelto gli hamburger per crescere,
moltiplicarsi e colpire. Sette bambini, tra i venti mesi e gli otto anni, sono stati ricoverati al policlinico di Lille, a
Nord del paese. Diagnosi: int o s s i c a z i o n e alimentare da Escherichia coli. Il m i c r o r g a n i smo è
emigrato dai germogli di legumi tedeschi alle polpette francesi? No. Si tratta dello stesso batterio, è vero, ma
con fisionomia diversa. Non un nuovo mix come quello di Amburgo. Per gli esperti non c'è legame. Certo è
che tutti bambini hanno mangiato hamburger surgelati venduti nei supermercati Lidl. Tempo poche ore dal
pasto e sono stati colpiti da diarrea emorragica. Per tre dei piccoli pazienti è stata decisa la dialisi. L'infezione
parte dall'intestino ma, nel momento in cui subentra anche l'emorragia, colpisce anche l'apparato urinario.
Potrebbe avere anche problemi neurologici quello di venti mesi che è in prognosi riservata. Gli hamburger,
confezioni da un chilo con scadenza maggio 2012 con il marchio Steaks Country sono stati immediatamente
riconosciuti come i responsabili dell'infezione. L'agenzia sanitaria francese ha ricostruito il percorso fatto dalla
carne, dall'allevamento al supermercato. Proveniva dalla Germania, dal Belgio, dall'Olanda. Per ora, nessun
allarme dalla Ue. Comunque, i carabinieri dei Nas, a scopo cautelativo, hanno sequestrato, in provincia di
Verona: 1570 confezioni di hamburger e 4mila di polpette da 900 grammi. Circa cinque tonnellate di prodotto
dell'azienda francese che è all'origine dell'infezione della zona di Lille. La Lidl Italia sta ritirando dai suoi
supermercati i prodotti sospetti. «Non mi sembra non sia il caso di generare preoccupazione e allarme»
commenta il ministro della Salute Ferruccio Fazio. «Queste epidemie da batterio Escherichia coli aggiunge si verificano spesso. E, spesso, sono appunto nei bambini. Verrà, comunque, esaminato il batterio
responsabile. Valuteremo la situazione, molti fenomeni avvengono per cattiva conservazione della merce».
L'Europa potrebbe aver deciso di prendere tempo per non incorrere negli errori mediatici dei giorni scorsi,
quando sono stati lanciati molti allarmi poi ridimensionati o smentiti. In un primo tempo sono stati indicati i
cetrioli come colpevoli poi, altre verdure arrivate sempre dalla Spagna. Le ricerche hanno dimostrato che si è
trattato di un nuovo batterio (l'unione di due microrganismi) e che l'epidemia è nata in un'azienda agricola
tedesca produttrice di germogli di legumi: 39 vittime, 38 in Germania e una in Svezia. E anche il numero dei
casi è aumentato. Sono 3.304, cinquanta in più rispetto a due giorni fa. La Commissione Ue invita alla
prudenza: «Non è detto - precisa Frederic Vincent, portavoce del commissario Ue alla Salute e ai
consumatori John Dalli - che sia la carne la causa della contaminazione. Dobbiamo fare altre verifiche». La
vicenda del batterio, oltre alle vittime, ha generato forti scompensi economici nel mercato ortofrutticolo dei
paesi del Mediterraneo. Vendite a picco, spesa dimezzata per frutta e verdura. Proprio ieri una buona notizia
per i coltivatori. Il ministro delle Politiche agricole, Saverio Romano, ha firmato un decreto per gestire la crisi
finanziaria che ha colpito i prodotti coinvolti nell'epidemia tedesca. Come i cetrioli, i pomodori, le insalate, i
peperoni e le zucchine. Tonnellate di merce al macero per il fermo delle esportazioni e lo stop delle vendite.
Dalla Commissione europea uno stanziamento di 210 milioni di euro.
Foto: Un hamburger surgelato del tipo di quelli comprati in Francia che hanno provocato l'infezione di
Escherichia coli
SANITÀ NAZIONALE
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Sotto accusa il prodotto venduto al supermercato Lidl L'ALLARME
17/06/2011
Il Giornale - Ed. Nazionale
Pag. 17
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Fecondazione con mutua a 50 anni La scelta del Veneto divide l'Italia
Marino Smiderle
Venezia La giunta regionale del Veneto è amica delle mamme. Anche quelle che, alla soglia dei
cinquant'anni, non lo sono ancora diventate ma contano di farlo con la fecondazione assistita. Grazie alla
delibera firmata dall'assessore veneto alla Sanità, Luca Coletto, approvata all'unanimità, queste signore
potranno tentare di coronare il sogno della maternità pagando semplicemente il ticket. Sì, insomma, mamme
un po' agée ma sempre a carico della mutua. La cosa ha suscitato reazioni opposte. Da un lato c'è chi, come
il sottosegretario alla Salute Francesca Martini, parla di «scelta di grande civiltà e attenta a cogliere le
aspettative di moltissime donne», dall'altro c'è invece lo schieramento degli scettici, come Antonino Pipitone,
consigliere regionale di Italia dei Valori e medico, che sostiene che «queste sono esagerazioni che rischiano
di disorientare le nostre famiglie». Tutto perché, rispetto agli originali limiti d'età previsti dal testo originario
della delibera sulla fecondazione assistita a carico del sistema sanitario nazionale, 43 anni per le future madri
e 65 per i futuri padri, peraltro proposti dal gruppo tecnico di specialisti e medici, la giunta Zaia ha ritenuto
opportuno piazzare una sorta di emendamento-Nannini ed elevare così il limite di età delle donne a 50 anni.
«Siamo ben consci che una valutazione meramente scientifica e rigidamente statistica porterebbe ad indicare
un limite di età più basso spiega Coletto - ma abbiamo ritenuto di dare un segno di civiltà alle coppie ed alle
donne che si trovano in un'età ancora feconda seppur un po' avanzata». Ovviamente anche per queste
aspiranti mamme resta limitato il numero di tentativi, tre o quattro a seconda della tecnica d'inseminazione
utilizzata. Restano però le perplessità del gruppo dei medici che avrebbe dovuto fare da consulente alla
giunta veneta. La dottoressa Federica Nenzi, dell'ospedale di Oderzo ha dichiarato al Corriere del Veneto che
ricorrere a questo tipo di tecnica per una cinquantenne equivale a ingolfare le liste d'attesa e sprecare soldi
«che vengono sottratti a pazienti trentenni». «Ringrazio anche chi ha opinioni diverse - replica Coletto l'importante è che non si perda di vista lo spirito con il quale abbiamo deliberato, assegnando un rilievo
particolare all'aspetto umano, psicologico e sociale ed alle aspirazioni profonde della coppia e della donna».
Spirito umano che, alla fine della fiera, farà risparmiare una decina di migliaia di euro alle signore a cui, grazie
alla giunta Zaia, potranno sfidare la scienza e l'età pagando solo il ticket. Claudio Sinigaglia, vicepresidente
della commissione Sanità del Consiglio Veneto, e Diego Bottacin (gruppo misto) hanno chiesto all'assessore
di ritirare la delibera perché incoerente con le premesse scientifiche. NUMERI 32.578 Le mamme over 40
sono triplicate negli ultimi tredici anni. Erano 12.383 nel 1995, sono diventate 32.578 nel 2008. Le
neomamme con più di 40 anni sono il 5,7% 67 anni Due casi eclatanti: Adriana Iliescu, mamma nel 2005 a 67
anni e Carmela Bousada, che nel 2006, a 67 anni, ha dato alla luce due gemelli: è finita nel Guinness 63 anni
Il record di «anzianità» per una neomamma in Italia. Si tratta di Rosanna Della Corte, che ha avuto un figlio
nel 1993, assistita dal ginecologo Antinori
Foto: CONTRO CORRENTE
Foto: La gravidanza della cantante Gianna Nannini aveva provocato grandi dibattiti. La donna infatti è
diventata madre a 54 anni. La cantante ha avuto una bambina, Penelope
SANITÀ NAZIONALE
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Effetto Nannini
17/06/2011
Avvenire - Ed. Nazionale
Pag. 15
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Mente, quella fragilità che oscura le famiglie
In Italia dieci milioni di malati psichici senza assistenza adeguata Un progetto dell'Istituto di antropologia e del
Policlinico Tor Vergata Bollero: attivare risorse di aiuto per i familiari è un dovere sociale Grassani: nuovi
criteri per sostenere chi sta loro accanto
Paola Molteni
La persona al centro della ricerca scientifica. E la famiglia, come interlocutore da ascoltare e sostenere nella
cura del paziente. Perché proprio sulla preparazione delle risorse assistenziali si gioca la sfida per la
medicina del futuro. Che non può essere vinta senza le competenze educative e psicologiche necessarie. Sul
terreno di questa missione difficile si incontrano due realtà apparentemente lontane come il Policlinico Tor
Vergata di Roma e il milanese Istituto di Antropologia per la Cultura della Famiglia e della Persona. Che
hanno appena siglato una convenzione per un progetto di studio e formazione che sappia armonizzare
l'esperienza medica e la ricerca nel campo delle scienze umane. Tra i primi impegni della collaborazione, la
riflessione su un problema socio-assistenziale grave come quello dell'abbandono dei malati psichici.
Emergenza che i due enti intendono contrastare scoprendo innanzitutto qual è la situazione dei malati e delle
loro famiglie, evidenziandone emergenze e bisogni: dal sostegno domiciliare alla presenza di operatori
specializzati. «Proprio la cronicità della malattia, in generale, costituisce la criticità del nostro sistema
sanitario nazionale», precisa Enrico Bollero, direttore generale del polo ospedaliero, che ci tiene a motivare la
partnership realizzata con l'istituto milanese servendosi di numeri eloquenti. «Nel 2050 il 30 per cento della
popolazione italiana sarà ultrasettantenne, uno scenario che fa capire quanto la figura medica della quale si
avrà sempre più bisogno non sarà il tecnocrate interessato a fornire la cura perfetta ma - prosegue - il medico
che sarà capace di offrire cure amorevoli ai suoi pazienti, basate non solo sulla prescrizione di farmaci ma
soprattutto su un dialogo disponibile e costante anche con la famiglia che in molti casi assorbe totalmente la
presa in carico del malato». Si tratta di una famiglia «profondamente cambiata rispetto al passato - osserva
ancora Bollero - nella quale i compiti di cura non possono più essere facilmente assolti». «Attivare risorse di
aiuto e di assistenza alle famiglie è dunque un dovere sociale imprescindibile - conclude il direttore del
Policlinico Tor Vergata - ed è per questo che abbiamo deciso di collaborare con una realtà qualificata come
l'istituto di Antropologia». Un centro, quest'ultimo, che è il frutto dell'alleanza tra Università Cattolica, Regione
Lombardia, Confederazione italiana dei consultori di ispirazione cristiana e Ospedale Maggiore di Milano. Da
un anno e mezzo attivo sul fronte della ricerca scientifica rivolta alla realtà concreta delle più diverse
situazioni familiari. «Proprio la complessità della moderna realtà familiare ci ha portati a sviluppare programmi
di studio e di formazione orientati al modello di multidisciplinarietà che integra contributi e competenze di
professionisti delle scienze mediche, educative, psicologiche e giuridiche», informa l'avvocato Goffredo
Grassani, presidente dell'istituto che conferma quanto la famiglia oggi abbia bisogno di scambi e di confronti,
prendendo ad esempio proprio la malattia psichica. «La realtà del disturbo psichico riguarda almeno dieci
milioni di persone in Italia e coinvolge una famiglia su due, almeno un quinto dell'intera popolazione nazionale
- ricorda Grassani - una vera e propria emergenza sociale che la struttura sanitaria non può riuscire a
fronteggiare da sola. Ecco perché è importante che un polo ospedaliero pubblico di eccellenza nella cura
psichiatrica come il Policlinico di Tor Vergata possa dotarsi di nuovi strumenti interdisciplinari per rispondere
alle esigenze di cura e di assistenza dei malati. Le ricerche multidisciplinari come quelle che il nostro istituto
ha già realizzato in Lombardia ma anche in Sardegna e nella stessa città di Roma, possono portare ad
esempio a identificare nuovi modelli di riforma sanitaria, a sperimentare la capacità del volontariato di
sostenere situazioni difficili come quella dell'assistenza ai malati psichiatrici. E anche alla preparazione di
operatori specializzati». E proprio al fine di creare una nuova cultura, figure e strumenti sul fronte
dell'assistenza socio-sanitaria si collocheranno le prime iniziative concrete della collaborazione tra l'ospedale
romano e l'istituto milanese: dei master di studi che si attiveranno nelle rispettive città a partire dal prossimo
SANITÀ NAZIONALE
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Approccio multidisciplinare per fronteggiare l'emergenza
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SANITÀ NAZIONALE
Pag. 15
Avvenire - Ed. Nazionale
17/06/2011
(diffusione:105812, tiratura:151233)
autunno.
Foto: Bollero
Foto: Grassani
17/06/2011
Avvenire - Ed. Nazionale
Pag. 14
(diffusione:105812, tiratura:151233)
«Pillola del quinto giorno Un aborto mascherato»
«Negli studi è confrontata con la Ru486» La bioeticista Di Pietro: è inutile anche il test di gravidanza, perché
non segnala la presenza dell'embrione se non è annidato in utero
ENRICO NEGROTTI
DA MILANO «Ancora una volta si spaccia un prodotto anche ad azione abortiva per un contraccettivo. E
creando ad arte una grande confusione si elude un discorso di reale prevenzione dell'aborto». Di fronte alla
possibile introduzione tra i farmaci disponibili in Italia della cosiddetta pillola dei cinque giorni dopo, Maria
Luisa Di Pietro, endocrinologo e medico legale, docente di bioetica presso l'Università Cattolica di Roma e
componente del Comitato nazionale per la bioetica, mostra tutta la sua perplessità: «Si rimane stupiti e
sconfortati: anche l'idea che basti un test di gravidanza a garantirne l'effetto contraccettivo è un inganno.
Infatti i test in commercio non sono efficaci prima di 8-9 giorni, quando cioè l'embrione è già impiantato. Ma
questa pillola agisce prima, impedendo l'impianto dell'embrione in utero». Cosa pensa della possibile
introduzione nel nostro Paese della la pillola dei cinque giorni dopo, l'ennesimo farmaco dedicato alla
cosiddetta contraccezione d'emergenza? La proposta di inserire anche la pillola dei cinque giorni dopo
(ulipristal acetato, nome commerciale ellaOne) nel circuito dei prodotti in vendita in Italia è molto
preoccupante. Ancora una volta viene proposto un prodotto che, oltre all'azione contraccettiva, ha anche
un'azione abortiva. Riducendo l'aborto all'assunzione di una pillola e mascherandolo da contraccezione, si
allargano le possibilità di ottenere l'interruzione di gravidanza con modalità fai-da-te. Tra l'altro questo
prodotto è uno strumento - come ha osservato anche l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) - potrebbe essere
pericoloso per la salute delle donne in caso di uso ripetuto. Come agisce la pillola? È vero che è solo
contraccettiva, cioè che impedisce la fecondazione, altrimenti non è efficace? Il principio attivo della pillola è
l'ulipristal acetato, un antiprogestinico. Gli studi clinici, anche a confronto con il mifepristone (la Ru486),
hanno messo in evidenza che se l'ovulazione non è ancora avvenuta, l'ulipristal può bloccarla (meccanismo
contraccettivo). Ma se l'ovulazione è già avvenuta, il meccanismo d'azione consiste nel rendere difficoltoso
l'annidamento dell'embrione in utero (meccanismo abortivo). Perché allora viene definito solo contraccettivo?
Perché si sta creando volutamente una duplice confusione. Da un lato, per definire l'ulipristal solo
contraccettivo viene negato l'effetto antinidatorio; dall'altro lato, si sono modificati i connotati della gravidanza.
L'Organizzazione mondiale della sanità definisce la gravidanza non più il periodo tra la fecondazione e il
parto, ma tra l'annidamento in utero dell'embrione e il parto. In questo modo impedire l'annidamento non
sarebbe un aborto perché non si interromperebbe una gravidanza. Questo gioco di parole non può
nascondere che esiste già un embrione che si sta sviluppando. Il fatto che non si sia ancora annidato in utero
non significa che non esista; e, anzi, gli verrebbe impedito di svilupparsi. Ma la limitazione dell'uso della pillola
dei 5 giorni dopo all'effettuazione di un test di gravidanza non serve a escludere questo rischio? No. In realtà
chi appoggia l'introduzione dell'ulipristal non si preoccupa dell'eventuale effetto antinidatorio (che anzi nega),
ma solo di evitare che una donna che sia già gravida, nel solo senso del già avvenuto impianto dell'embrione
in utero e che non sappia di esserlo, eviti di assumere un prodotto che potrebbe causare danni al nascituro.
Infatti il test "precoce" di gravidanza si basa sulla rilevazione della presenza dell'ormone della gravidanza
(beta-HCG): peccato che tale test dia esito positivo solo 8-9 giorni dopo la fecondazione, quando l'embrione
si è già annidato in utero. Quindi se c'è stata la fecondazione, ma l'embrione non si è ancora annidato, il test
darà comunque esito negativo, anche se l'embrione esiste e sta viaggiando verso l'utero. L'assunzione
dell'ulipristal non sarebbe allora contraccettiva, ma abortiva. Quindi i test attualmente in uso non servono a
escludere un'azione abortiva della pillola, perché non segnalano la presenza dell'embrione se non è ancora
annidato in utero. Esistono test che potrebbero segnalare la presenza dell'embrione subito dopo la
fecondazione. Sono i cosiddetti fattori precoci di gravidanza (Epf, Early pregnancy factor ), ma non vi è
SANITÀ NAZIONALE
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bioetica Forti perplessità all'introduzione di un nuovo «contraccettivo d'emergenza», che può però avere
anche l'effetto di impedire lo sviluppo dell'embrione LA DIFESA DELLA VITA
17/06/2011
Avvenire - Ed. Nazionale
Pag. 14
(diffusione:105812, tiratura:151233)
SANITÀ NAZIONALE
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ancora una sperimentazione adeguata e, quindi, non è a questi test che è stato fatto riferimento. Ha
fondamento scientifico definire la gravidanza non dalla fecondazione, ma dall'annidamento? Evidentemente
no. Si tratta di una sorta di ingegneria semantica. Si considera gravidanza lo stato soggettivo della donna e
che la presenza dell'embrione nel corpo della madre cominci solo con l'annidamento. In tal modo si relega il
nuovo essere umano, che si sta sviluppando dopo la fecondazione, in un limbo indefinito: fino a cancellarne
l'esistenza.
Foto: Maria Luisa Di Pietro
17/06/2011
Avvenire - Ed. Nazionale
Pag. 14
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Roccella: un percorso vincolato
A differenza della pillola abortiva Ru486 - ha spiegato in una nota il sottosegretario alla Salute Eugenia
Roccella -, che seguì la procedura del mutuo riconoscimento, l'autorizzazione della «pillola dei 5 giorni dopo»
è centralizzata, richiesta dal produttore all'ente regolatorio europeo, l'Ema. «In base al parere scientifico
formulato dall'Ema, la Commissione Europea ha adottato la decisione di autorizzazione all'immissione in
commercio, vincolante per tutti gli Stati membri. Le agenzie nazionali di regolazione, come la nostra Aifa,
hanno un minimo margine di azione, che riguarda le modalità di accesso al farmaco. La pillola EllaOne è
stata rubricata come "contraccettivo di emergenza" dalle autorità europee. Su questa catalogazione non può
intervenire né l'Aifa né tantomeno il ministero della Salute», ma solo le autorità europee.
SANITÀ NAZIONALE
67
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MINISTERO
17/06/2011
Avvenire - Ed. Nazionale
Pag. 12
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Iniziativa del Rotary per i familiari dei bambini ricoverati all'ospedale pediatrico «Pausilipon»
Valeria Chianese
NAPOLI «Alma Mater» è la residenza inaugurata ieri mattina all'ospedale pediatrico Pausilipon di Napoli che
accoglierà le mamme dei bambini e dove i piccoli pazienti oncologi, purtroppo in stato terminale, riceveranno
le cure palliative pediatriche. «I bambini possono essere colpiti da malattia inguaribile e, indipendentemente
dall'età, sperimentare tutte le difficoltà cliniche, psicologiche, relazionali e spirituali che malattia inguaribile e
morte comportano. In questo ambito, le cure palliative pediatriche si propongono come strumento adeguato
per dare risposte concrete a questi bisogni», ha dichiarato il presidente del Rotary Posillipo Carlo Ruosi, che
ha coinvolto tutti i circoli Rotary napoletani per offrire all'azienda ospedaliera, guidata da Anna Maria
Minicucci, un ambiente adeguato, realizzato in soli cinque mesi e che è il primo in Europa. «L'iniziativa del
Rotary dimostra che la storia di Napoli non solo male, ma prosegue grazie all'impegno dei tanti napoletani,
come i rotariani, che sono al servizio della città, al cuore di Napoli», ha sottolineato il cardinale Crescenzio
Sepe, che ha benedetto la nuova residenza. «Io dico che è vero che siamo tutti uguali, ma alcuni sono più
uguali degli altri e questi sono i bambini che mi stanno particolarmente a cuore. Il Rotary si è impegnato in
questo percorso e ci aiuta anche nel nostro progetto di adozione di vicinanza per i nostri bambini che non
vanno a scuola».
SANITÀ NAZIONALE
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Napoli, inaugurata una casa per le mamme Le assisterà coi loro piccoli,
malati di cancro
17/06/2011
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 17
(diffusione:103223, tiratura:127026)
L'ORDINE DEI MEDICI PROCESSA IL CHIRURGO CHE BOCCIA I
COLLEGHI
CAMICI E INDAGINI Procedimento disciplinare in vista per l'universitario Borgonovo
L'ORDINE dei Medici si è riunito nel tardo pomeriggio di ieri e nei prossimi giorni aprirà un'inchiesta interna
sui veleni e le accuse tra medici al pronto soccorso del San Martino. Il procedimento disciplinare, per
violazione del codice deontologico, scatterà la prossima settimana: negli uffici di piazza della Vittoria la
vicenda che ha visto come "accusatore" l'universitario Giacomo Borgonovo, primario della chirurgia
d'urgenza, ha creato stupore e imbarazzo tanto che il presidente Enrico Bartolini ha scelto la strada del
silenzio e si è limitato a dire: «Valuteremo con grande attenzione quello che è successo». Borgonovo, in una
mail riservata al direttore sanitario Luciano Bernini ma che ha fatto, per errore, il giro dell'ospedale, aveva
contestato il trasferimento al pronto soccorso di alcuni chirurghi provenienti da altri reparti. Giudizi
pesantissimi nei confronti dei colleghi: «scarsa cultura, mancanza di dignità, in alcuni casi assoluta mancanza
di gestire un malato modernamente». Nella mail viene contestato il trasferimento del chirurgo Franco Arpe:
«Gli ho parlato francamente e gli ho detto che non saprei francamente come impiegarlo. Ovviamente mi sono
astenuto dal fare commenti ma come sai ho una stima modesta e non credo che porterebbe alcun valore
aggiunto ai già "elevati" valori aggiunti che posseggo». Borgonovo assicura di essersi chiarito con il collega
Arpe e ammette: «Era una mail riservata, non una lettera formale, ma me ne assumo tutte le responsabilità».
SANITÀ NAZIONALE
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TENSIONE E VELENI AL DIPARTIMENTO DI EMERGENZA
17/06/2011
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 17
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Pronto soccorso nel caos
Villa Scassi in tilt, il "contagio" si propaga agli altri ospedali della città
GUIDO FILIPPI
CLIMA ESTIVO, ricoveri da pieno inverno e pronto soccorso in ginocchio. Malati che aspettano sette ore per
una visita, ambulanze dirottate da un ospedale all'altro, barelle esaurite e ricoveri bloccati per alcuni giorni.
Insomma siamo di nuovo al disastro del pianeta emergenza, proprio un mese dopo le promesse ai quattro
venti di Asl 3 e Regione per salvare il Villa Scassi. L'ambulatorio dei codici bianchi alla Fiumara non è stato
aperto e non aprirà almeno per i prossimi due mesi, eppure, per evitare la paralisi dell'ospedale di
Sampierdarena, sembrava una grande trovata. Ma gli impegni sono finiti nel burrone sempre più profondo
delle promesse non mantenute. Il 12 maggio scorso, dopo una decina di giorni di caos quotidiana, di pazienti
in coda, di reparti al completo e di ricoveri gestiti dai medici con metodi poco trasparenti, il direttore generale
della Asl 3 Renata Canini e l'assessore regionale alla Salute Claudio Montaldo avevano sbandierato la
soluzione a tutti i problemi: «Ambulatori dei codici bianchi alla Fiumara. Sarà il primo servizio alternativo al
pronto soccorso». Come ogni annuncio-promessa che si rispetti c'era ovviamente una data di partenza: fine
giugno, inizio luglio. Solo parole per arginare le polemiche: dal quartier generale della Asl 3 confermano che il
progetto del pronto soccorso light alla Fiumara è stato presentato ma è rimasto sulla carta. Il direttore
sanitario Giovanni Bruno pensa già al suo prossimo impegno alla Asl 1 imperiese dove tornerà a lavorare dai
primi di luglio come ha annunciato ai suoi collaboratori ma si è più volte lasciato scappare: «Non c'è nessun
progetto sulla Fiumara. Almeno fino a settembre non è prevista l'attivazione di ambulatori di pronto
soccorso». La conferma arriva, non ufficialmente anche dai vertici del Gore (il gruppo operativo per
l'emergenza diretto da Gianni Orengo del San Martino): «Non si è mai parlato della Fiumara». Alla faccia
delle garanzie di Asl 3 e Regione: il minipronto soccorso avrebbe dovuto accogliere le persone con patologie
non gravi e quindi da non ricoverare. Il servizio avrebbe dovuto funzionare dal lunedì al venerdì, per dodici
ore consecutive, dalle 8 alle 20, ma non nei fine settimana. Il piano prevedeva addirittura una fase due, ossia
un secondo centro alla Doria, in Valbisagno. Non è stato ancora aperto l'ambulatorio della Fiumara, difficile
pensare a quello all'interno della piastra ambulatoriale di Struppa. Così ieri pomeriggio intorno alle cinque al
Villa Scassi è suonata la resa si è toccato il paradosso che c'era una coda di quaranta minuti abbondanti per
arrivare davanti a un infermiere e spiegare le proprie necessità. I reparti, controllati giorno dopo giorno dalla
direzione sanitaria dello Scassi, hanno messo a disposizione (come da ordine della Regione), una ventina di
posti letto per l'emergenza, ma i ricoveri programmati sono bloccati da inizio settimana e una ventina di
interventi chirurgici non urgenti sono stati rinviati di una settimana. Mercoledì mattina, su indicazione del
primario Mauro Zanna, è partita una telefonata alla centrale del 118: «Siamo in grossa difficoltà perchè
abbiamo tre malati gravi, dirottate le ambulanze negli altri ospedali». E così è stato fino al primo pomeriggio
quando la situazione è migliorata. Dunque è di nuovo il caos e nelle ultime 48 l'allarme rosso è suonato,
catena anche al San Martino e al Galliera perchè se uno va in crisi, i malati vengono spostati negli altri due.
Nelle ultime 24 ore sono passate dal San Martino 250 persone: «Accessi da record, assolutamente anomali
per il periodo» commenta il direttore del dipartimento di emergenza Marco Comaschi. Ma da lunedì sono alle
corde anche i piccoli centri come il San Carlo di Voltri e il Padre Antero di Sestri. L'influenza non è più un
alibi. NELLE ULTIME 24 ORE 97 persone visitate al pronto soccorso 115 250 GALLIERA VILLA SCASSI
SAN MARTINO
136
i pazienti trasportati in ambulanza nei pronto soccorso
19
i letti che il Villa Scassi ha messo ieri a disposizione dell'emergenza
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MANCA IL PROGETTO PER LA FIUMARA, NIENTE AMBULATORI FINO A SETTEMBRE
17/06/2011
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 17
(diffusione:103223, tiratura:127026)
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Foto: Barelle al pronto soccorso in uno dei momenti di crisi dell'ospedale Villa Scassi di Sampierdarena
Foto: SAN MARTIN0 BARELLE ESAURITE
Foto: Mercoledì al San Martino non c'erano le barelle: malati in attesa in piedi
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