Cialente: la fontana del ricordo si farà
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Cialente: la fontana del ricordo si farà
Cialente: la fontana del ricordo si farà Dopo la lettera di Cinque la promessa del sindaco Il vescovo D’Ercole: vicino a chi soffre MARINA MARINUCCI L’AQUILA. «Comprendo il dolore di chi ha scritto questa lettera. Ma posso rassicurare Massimo Cinque, e chi come lui in quella tragica notte ha perso i suoi cari, che nessuno ha dimenticato. Anch’io ho perso persone a cui ero molto legato. Ho presente il dolore: lo vivo e a volte provo persino imbarazzo ad affermare che dobbiamo pensare al futuro». A parlare è il sindaco Massimo Cialente che ha voluto “tranquillizzare” il presidente della «Fondazione 6 Aprile per la vita» sul fatto che «la città non ha dimenticato i suoi 309 Angeli e che mai potrà farlo». Poi altre rassicurazioni, questa volta sulla fontana in ricordo delle vittime da realizzare a piazzale Paoli. «La scelta è stata fatta» afferma Cialente. «La fontana sorgerà lì, in uno dei luoghi simbolo della tragedia che ha colpito la nostra città. Stiamo cercando i fondi, anche attraverso donazioni, per il concorso di idee e per la realizzazione dell’opera. Piazzale Paoli diventerà un parco della memoria e questa è la scelta più giusta. Capisco lo sfogo dei familiari delle vittime, ma a Massimo e a tutti gli altri voglio dire solo di non perdere la fiducia nella nostra gente. Perché questa è una comunità dal cuore grande». Anche dal vescovo ausiliare Giovanni D’Ercole, sono arrivate parole di solidarietà e di affetto nei confronti di Cinque e di tutti i familiari delle vittime del terremoto. «Quanto leggo nella lettera di Massimo Cinque non mi lascia indifferente. Io non c’ero quella notte del 6 aprile 2009, ma ogni volta che incontro una persona che parla di quei momenti mi sembra di riviverli con il carico di sofferenza. Sofferenza che, con il passare del tempo, diventa dolore senza speranza. Il tempo certamente trascorre inesorabile» aggiunge monsignor D’Ercole «ma per chi ha vissuto la tragedia tutto sembra essersi fermato. Con rispetto ed affetto mi affianco a chi così vive e non ho parole magiche per consolare. Ascolto e taccio. Ma quando sento proporre qualche iniziativa che vuole essere memoria di speranza, come quella della fontana di cui lo stesso Massimo Cinque, se ricordo bene, mi aveva parlato, ho tutta la voglia di aiutare. Aiutare a spingere e soprattutto condividere anche la delusione di un attesa che si prolunga. Da quando sto qui anche io debbo lottare ogni giorno per non cedere allo scoraggiamento vedendo che i tempi di ripresa sono lenti, troppo lenti. Non voglio dare colpa a nessuno, voglio solo condividere questa mia sensazione che probabilmente è il risultato e il riflesso di quanto ascolto e vedo incontrando ogni giorno tante persone. Il dolore contagia; ma anche la speranza è contagiosa quando da parola si trasforma in fatti concreti. Facciamola questa fontana il più presto possibile. Tutti ci nutriamo di piccoli segni. Mi ascolti chi deve decidere. Quando si ha il cuore straziato anche piccole carezze bastano a ridestare il coraggio per affrontare la vita ogni giorno. Le difficoltà ci sono, è vero, ma la perseveranza del nostro impegno non venga meno. Insieme ce la possiamo fare. E Dio non ha mai abbandonato chi cerca di costruire con fatica ogni giorno il bene di tutti. Caro Massimo, per quello che può contare, io ci sono e non solo in questo momento». «La città non ha dimenticato» sottolinea Antonietta Centofanti, del Comitato familiari vittime della Casa dello studente. «Poi, la vita continua ed è giusto che sia così. A mio avviso, però, l’unico modo vero per ricordare le vittime del terremoto non è quello di realizzare monumenti ma di ricostruire nel segno della legalità e del rispetto delle regole. Una fontana può dare conforto, ma personalmente ho bisogno di altro. Ho bisogno di sapere che non ci saranno più vittime della mancanza di regole». Quindi un cenno alla Commissione grandi rischi. «Senza quelle martellanti rassicurazioni» dice Centofanti «saremmo usciti tutti dalle nostre case. Qui le responsabilità sono oggettive».