Il “noto servizio” - Archivio Guerra Politica

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Il “noto servizio” - Archivio Guerra Politica
Il “noto servizio”
(Opera, ottobre 2011)
Su questo servizio segreto "noto" agli atti e a pochi privilegiati, lo storico Aldo
Giannuli ha scritto un libro, (Il Noto servizio, Giulio Andreotti e il caso Moro, Tropea
editore, Milano 2011), che abbiamo letto con piacere.
Abbiamo riconosciuto, in passato, a questo storico così lontano da noi,
ideologicamente parlando, quell'onestà intellettuale che neghiamo alla quasi totalità
dei suoi colleghi.
Ci sono divergenze e dissensi sui giudizi che esprime su singoli individui e sulla lettura
di certi episodi, come quello riferito, per fare un esempio, a Stefano Delle Chiaie che si
sarebbe fatto arrestare proprio il 23 marzo 1987, quando a Venezia iniziava il processo
per l'attentato di Peteano di Sagrado.
Una "coincidenza" che avvalora la verità dell'ammiraglio Fulvio Martini che ha
rivendicato a sé stesso l'ordine di arrestarlo: Delle Chiaie, infatti, doveva assolvere il
compito di smentire quanto affermavamo noi.
I ricattati non hanno scelta: dopo aver tentato di tergiversare per alcuni mesi, Delle
Chiaie ha fatto fronte comune con i Rauti, i Signorelli, i Maggi e i neofascisti di servizio
segreto di cui è stato parte integrante.
Ma è riuscito a smentire solo sé stesso.
Divergenze a parte, non abbiamo difficoltà a riconoscere al libro di Aldo Giannuli il
merito ed il coraggio di insegnare ai suoi colleghi come si scrive la Storia.
Perchè, finalmente, possiamo sperare che anche in questo nostro Paese altri vogliano
seguire l'esempio di Aldo Giannuli e di smettere di fare propaganda politica, spesso ad
infimo livello, per raccontare la storia italiana del dopoguerra per quella che essa è
stata, e non per come pretendono di rappresentarla gli uffici preposti alla
disinformazione.
Non abbiamo letto, finalmente, di orde nazifasciste colluse con ufficiali “infedeli" e
protette da mai identificati "servizi deviati" lanciate all'attacco della democrazia, ma
giustamente della confluenza in un unico apparato, negli anni dell'immediato
dopoguerra , degli uomini dei servizi segreti della Repubblica sociale italiana e di quelli
del Regno del sud e delle varie formazioni partigiane liberali, monarchiche,
democristiane, tutte decisamente anti comuniste.
Il "noto servizio" s'identifica con quello costituito da Ivanoe Bonomi nel giugno del
1944 e posto agli ordini dell'allora capitano dei carabinieri, Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Ferruccio Parri, divenuto presidente del Consiglio il 21 giugno 1945, lo affida al
comando del questore Luca Osteria, già capo della "Squadra azzurra" a Milano che
conduceva il doppio gioco ai danni dei tedeschi con i quali fingeva di collaborare.
Dal 10 dicembre 1945, giorno in cui si costituisce il governo presieduto dal
democristiano Alcide De Gasperi, il servizio si inabissa e su di esso cala il più rigoroso
silenzio.
Non può destare sorpresa che il referente del servizio informativo della presidenza del
Consiglio sia stato Giulio Andreotti, sottosegretario e uomo di fiducia di Alcide De
Gasperi.
La pretesa, storicamente falsa, che all'epoca sia esistita una Italia "liberata" e
''cobelligerante" con gli alleati, ha indotto molti a ritenere che gli organismi politici e
militari del Regno del sud abbiano potuto disporre liberamente di propri servizi
informativi, mentre in realtà quella porzione d'Italia era militarmente occupata da un
nemico invasore che, per prima cosa, si era preoccupato di farsi consegnare gli archivi
dei servizi segreti e di mettere quello che restava di questi ultimi sotto il più stretto
controllo.
Non può essere sfuggito a questo dominio il servizio segreto della presidenza del
Consiglio.
Alla sua ricostituzione ed al suo funzionamento possono benissimo aver contribuito sia
il generale Mario Roatta, se non direttamente perchè in stato di detenzione, attraverso
uomini fidati, sia esperti stranieri che, in quel periodo, contavano certamente molto di
più degli italiani.
Può essere stato per un certo periodo di tempo, il "noto servizio”, qualcosa di diverso
da un apparato informativo della presidenza del Consiglio?
Non lo escludiamo.
Certo è che con la stabilizzazione della situazione italiana, anche l'apparato segreto
della presidenza del Consiglio torna alle sue funzioni che non sono semplicemente
informative ma devono necessariamente essere anche operative.
Quante strutture segrete hanno operato in Italia dal 1945 al 1949?
Tante quante erano i partiti politici, tutti dotati di una struttura parallela a quella
ufficiale con compiti militari ed informativi; quelle della Chiesa cattolica, dalla "Pro
Deo" al servizio segreto dei gesuiti a quello del Maci e così via; quelle dei reduci della
Rsi che collaboravano con gli americani ed i sionisti; quelle create dai servizi segreti
militari italiani e del ministero degli Interni che dovevano aggirare, in qualche modo, il
controllo esercitato nei loro confronti dagli alleati.
Non si saprà forse mai nulla di preciso su questa Italia segreta che è stata alla base
della Repubblica fin dal suo sorgere, e che l'ha accompagnata lungo tutta la sua storia
miseranda e miserabile fino ad oggi, come un'ombra che s'intravede ma non si riesce
ad illuminare.
Il "noto servizio" fa parte della storia di queste tante ombre, rimasto ufficialmente
operante, seppur in forma segreta, fino a quando il servizio segreto militare è stato
agli ordini dello Stato maggiore della difesa e, poi, emarginato quando questo è stato
posto alle dipendenze della presidenza del Consiglio.
Gli uomini del "noto servizio" non sono stati mandati in pensione, ma sono rimasti a
disposizione del Sismi che li ha utilizzati per operazioni inconfessabili come l'evasione
di Kappler e le trattative per la liberazione di Ciro Cirillo.
Aldo Giannuli ne rileva la presenza, a volte con certezza altre con il beneficio del
dubbio, in quasi tutte le vicende oscure italiane ma questa caratteristica è comune a
tanti uomini che hanno fatto parte delle strutture segrete e clandestine della
Repubblica perchè, come sappiamo, il regime ha creato un apparato bellico in funzione
anticomunista e di difesa propria che è rimasto integro ed operante per almeno mezzo
secolo, nel quale si sono mossi i servizi segreti ufficiali con le sotto-strutture che
hanno, via via, costituito e moltiplicato, quelli ufficiosi come il "noto servizio", quelli
creati dal complesso industriale, quelli delle tre Armi, quello dell'Arma dei carabinieri e
così via, tutti con compiti politico-informativo-operativi.
La storia dell'antifascismo italiano, dallo sfacelo morale e materiale dell'8 settembre
1943 a quello del "buga-buga" odierno, è intessuta di segreti e di menzogne come si
addice ad una democrazia che ha creato una oligarchia dei peggiori fingendo di essere
stata eletta dal popolo sovrano.
In realtà, il regime attuale che vede al governo buona parte degli uomini che hanno
contribuito ad insanguinare l'Italia, dall'una e dall'altra parte della barricata, si regge
solo perchè è riuscito, fino ad oggi, a coprire i suoi segreti inconfessabili perché
ignobili.
Compito degli storici, di quelli almeno che in coscienza si ritengono tali, è di svelare
questi segreti nella misura in cui ciò rientra nelle loro possibilità e capacità per
raccontare al popolo la verità che non è fascista né antifascista, che non giova a
questa parte politica o danneggia l'opposta, ma che rende gli italiani liberi di scegliere
se mantenere al potere i ricattati ed i ricattabili, i prigionieri di un passato di
ignominia, o finalmente eleggere uomini sui quali non si riflettono le ombre del
passato.
Il libro di Aldo Giannuli, rappresenta un primo passo in questa riscoperta della verità
senza aggettivi, verso l'informazione che rifiuta la deformazione dei fatti e la
disinformazione a fini di difesa del sistema o di questa o quella parte politica, che fa
piazza pulita delle leggende per lasciare il posto alla narrazione della realtà.
La Storia e gli storici possono, senza venire mero alla loro volontà di essere obiettivi
(se mai è possibile), influire sui destini dei popoli, raccontando i fatti per come essi si
sono verificati e permettendo ai lettori di farsi un loro giudizio che, nel caso della
Repubblica delle banane e del bunga-bunga, non potrà che essere di condanna.
Perché non è solo una storia di banane e ballerine, di nani e di escort, ma di
tradimenti, di lutti e di sangue.
La Storia non giudicherà, fra mezzo secolo od un secolo, chi ha vissuto questo terribile
periodo repubblicano dalla sua posizione ideologica o politica, se è stato fascista od
antifascista, comunista od anticomunista, ma se è stato dalla parte della verità o
contro di essa.
E chi ha rispetto per sé stesso, può stare da una parte sola, quella che ora condanna
alla solitudine ed all'isolamento, ma che, unica, consente di riconoscersi come uomini:
dalla parte della verità.
Vincenzo Vinciguerra