guida alla redazione della tesi di laurea

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guida alla redazione della tesi di laurea
GUIDA ALLA REDAZIONE
DELLA
TESI DI LAUREA
Premessa
La tesi di laurea dovrebbe costituire un momento in cui lo studente, sulla
scorta degli strumenti critici acquisiti nel corso degli studi universitari, costruisce in
maniera originale un testo per sostenere una tesi, vale a dire uno specifico punto di
vista, una propria interpretazione rispetto a una data questione, supportati
scientificamente. In altre parole, la tesi non è un “tema”, né una libera divagazione
su un problema, ma un percorso argomentato, che conduce da una serie di ipotesi di
partenza a una serie di conclusioni.
Come ogni lavoro scientifico, l’elaborato deve essere strutturato facendo
ricorso alle metodologie specifiche della materia nella quale ci si laurea, giustificando
costantemente le proprie affermazioni. Quando si richiamino opinioni, teorie, dati
tratti dalla letteratura esistente occorre sempre indicare la fonte, fornendo al lettore
gli elementi indispensabili per identificarla con precisione. L’utilizzo di testi altrui
senza esplicitarne la provenienza può configurare un plagio, con conseguenze molto
gravi.
È bene ricordare che il sospetto di plagio incrina fortemente il rapporto di
fiducia tra il docente e il laureando e ciò può portare ad una consistente
penalizzazione del punteggio attribuito alla tesi in sede di discussione. Qualora il
plagio fosse acclarato, il laureando incorrerà in provvedimenti disciplinari.
Per un orientamento generale sulla prova finale nei corsi di laurea triennali e
specialistici e per gli aspetti tecnico-pratici relativi alla battitura, all’impaginazione e
alla stampa della tesi si rinvia alle informazioni presenti sul sito di Facoltà:
www.scipol.unipd.it  Didattica  Per laurearsi  La prova finale nel nuovo
ordinamento e Promemoria scadenze e pratiche. In quest’ultima pagina, alla voce
Formato battitura della tesi, si trova il collegamento ai relativi Modelli.
Una tesi di laurea è organizzata, di norma, nelle seguenti parti:
1) Indice
2) Introduzione
3) Testo della tesi (suddiviso in capitoli)
4) Conclusioni
5) Eventuali appendici contenenti allegati (documenti, grafici, tabelle, illustrazioni)
6) Bibliografia.
1
Si ricorda che ognuna di queste parti e ogni capitolo devono iniziare in una
pagina dispari. Qualora una parte o un capitolo finiscano in una pagina dispari, è
necessario lasciare bianca la successiva pagina pari.
Di seguito si esporranno innanzitutto alcune norme generali da osservare nella
redazione della tesi (punti 1.1-1.5). Si prenderanno quindi in considerazione le
singole parti costitutive dell’elaborato (punti 2.1-2.6). I chiarimenti su ogni punto
saranno accompagnati da esempi.
1.1. Punteggiatura
Esempio:
Fu pubblicato, il giorno stesso, l’editto sulla stampa «Offese pubbliche contro la
persona del re»3.
Come mostra l’esempio, i segni d’interpunzione sono sempre collocati dopo
le virgolette, gli esponenti delle note, le parentesi. Vengono a loro volta seguiti da
uno spazio.
1.2. Accenti
Si richiama l’attenzione sull’uso corretto degli accenti acuto (es.: perché) e
grave (es.: è, cioè).
1.3. Uso di maiuscole e minuscole
Salvo il caso dei nomi propri, l’uso delle maiuscole nella lingua italiana è
convenzionale e nessuno dei vari sistemi comunemente praticati può essere
considerato valido in assoluto. Di massima si seguiranno i seguenti criteri:
Si userà l’iniziale minuscola per:
a) cariche e qualifiche (es.: re, imperatore, prefetto, sindaco, prof., dott., on.)
b) aggettivi sostantivati che indicano un popolo o gli abitanti del territorio di
uno stato (es.: i francesi, gli ebrei, i veneziani, i mantovani)
c) nomi di circoscrizioni territoriali e forme di governo, qualora non indichino
un’istituzione specifica (es.: regno, ducato, monarchia, provincia, regione)
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Si userà l’iniziale maiuscola per:
a) magistrature, enti, uffici, istituzioni (es.: il Consiglio dei Dieci, l’Inquisizione
romana, la Camera apostolica, il Ministero degli Esteri, la Camera dei deputati, il
Senato)
b) nomi o aggettivi sostantivati indicanti uno Stato, una magistratura o
un’istituzione (es.: la Serenissima, la Municipalità, gli Esteri)
c) i sostantivi derivati da nomi geografici usati per designare un’area
territoriale (es.: il Vicentino, il Mantovano, il Viterbese, ecc.)
d) termini che indicano epoche o periodi storici (es.: il Trecento, il Novecento,
il Rinascimento, il Risorgimento, ecc.)
e) Stato e Chiesa, nei casi in cui si faccia riferimento all’istituzione (es.: i
rapporti tra Stato e Chiesa, lo Stato italiano, il Consiglio di Stato, ecc.; ma: la chiesa di
S. Maria degli Angeli)
1.4. Numeri e quantità
Vanno espressi sempre in cifre arabe le quantità precedute dalle rispettive
unità di misura (di peso, capacità ecc. e monetarie), i dati statistici. Per l’uso
discorsivo nel testo i numeri usati per specificare quantità si scrivono – secondo
una convenzione diffusa - in lettere se sono minori o pari a dieci, in cifre se sono
maggiori.
Esempio:
La rivolta, durata dieci giorni, venne repressa nel sangue.
Un numero anche maggiore di dieci si scrive in lettere quando compare
all’inizio del periodo.
Esempio:
Duecento soldati si rifiutarono di proseguire.
Per quanto concerne le date, si scrivono in numeri arabi le ore, i giorni e gli
anni. I secoli vengono indicati con i numeri romani. Per i secoli dal Mille in poi si
può ricorrere all’espressione in lettere, con l’iniziale maiuscola.
Esempi:
Alle ore 15.30 del 30 giugno 1944 la formazione partigiana “Gino Lucetti” arrivò a
Sarzana.
Nel 1492 Colombo “scoprì” le Americhe.
Nel XVIII secolo si è sviluppata la cultura illuministica.
3
Nell’Ottocento gli Stati Uniti conobbero una forte espansione economica.
1.5. Termini stranieri
Le parole in lingua straniera inserite singolarmente nel testo possono essere
scritte in corsivo, soprattutto quando si tratti di termini tecnici (es.: Si intende con
word processing l’insieme dei metodi …).
Per parole straniere ormai acquisite o di uso corrente nella lingua italiana si
usa il carattere ordinario (es.: il boom economico).
Lo stesso principio si applica a termini specialistici che si possano ritenere
correnti nell’ambito di una determinata tematica (es.: il cash flow [in un testo di
argomento economico]).
Sarà perciò opportuno attenersi alle consuetudini in uso nello specifico settore
disciplinare della tesi.
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2.1. Indice
L’indice va collocato all’inizio della tesi. Deve riportare i titoli dei capitoli,
numerati in ordine progressivo, i titoli degli eventuali paragrafi in cui i capitoli
fossero stati suddivisi, e l’indicazione del numero della pagina d’inizio di ognuno.
Esempio:
Introduzione……………………………..………p. 3
Cap. 1. Rousseau e la politica…..….….…….p. 5
Cap. 2. Il Contratto sociale…...………..……..p. 19
Cap. 3. Il concetto di volontà generale…….p. 33
Conclusioni……………………………………...p. 47
Bibliografia………………………………………p. 51
Come si è già ricordato (Premessa, p. 2), ogni capitolo deve iniziare in una
pagina dispari.
2.2. Introduzione
L’introduzione deve presentare sinteticamente il contenuto del lavoro,
illustrarne l’articolazione in capitoli, descrivere le tappe della ricerca e dichiararne i
presupposti e i metodi.
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2.3. Testo
Costituisce la parte centrale e più importante dell’elaborato, nella quale il
laureando svolge le argomentazioni utili alla dimostrazione della sua tesi,
appoggiandosi a una serie di fonti e di studi di riferimento debitamente segnalati.
Il testo viene di norma strutturato in capitoli. Ogni capitolo può essere
ulteriormente suddiviso in paragrafi.
2.3.1. Citazioni
In una tesi, come in ogni lavoro a carattere scientifico, si usa inserire un certo
numero di citazioni tratte dalle fonti primarie della ricerca (le opere degli autori
oggetto della tesi, ad esempio) e dagli studi di riferimento consultati. La citazione è
un buon modo per far parlare direttamente le fonti e gli autori, per rendere dinamico
e vivace il testo, per far cogliere, infine, a chi legge la padronanza dei testi presi in
esame. È ovviamente consigliabile farne un uso equilibrato e seguire le regole qui
sotto indicate.
La citazione può essere diretta o indiretta. Nel primo caso, il testo si
riproduce esattamente così com’è nella versione originale, mentre nel secondo caso
il testo viene parafrasato. In entrambi i casi il rimando all’opera riprodotta è
obbligatorio. Tutti i nomi degli autori vanno citati nei riferimenti bibliografici alla
fine della tesi.
a) citazioni testuali
citazione diretta breve di un’opera di un singolo autore (articolo,
saggio, libro)
Esempio:
Come sostiene Jessop (2004, 50), ‘lo stato è di per sé il frutto di una relazione sociale
complessa’.
oppure
Come sostiene Jessop, ‘lo stato è di per sé il frutto di una relazione sociale
complessa’ (Jessop 2004, 50).
5
citazione diretta breve di un’opera di più autori
Esempio:
Come riportato da Peters e Pierre (2004, 346-7), ‘le arene politiche sono
interconnesse […]’.
Le citazioni brevi dirette devono essere precedute e seguite da virgolette semplici (‘...’).
I riferimenti bibliografici vanno inseriti direttamente nel testo, riportando soltanto il cognome
dell’autore, l’anno di pubblicazione del lavoro e - se necessario - le pagine cui ci si riferisce.
citazione diretta lunga
Esempio:
La particolare struttura del policy-making europeo, sostiene Piattoni (2005, 23), ha
favorito l’instaurarsi di relazioni dirette, ad esempio, tra il livello di governo sub-nazionale e il
livello sopranazionale, oppure, tra il livello sub-nazionale e quello transnazionale.
[La compresenza] di livelli di governo differenti non implica l’assetto di un
nuovo sistema gerarchicamente ordinato […]. Le istituzioni sovranazionali
dell’Unione europea, le strutture governative degli Stati membri e i
rappresentanti dei governi sub-nazionali si trovano ad interagire in particolari
ambiti di policy per così dire alla pari in modi che implicitamente o
esplicitamente mettono in discussione la gerarchia insita nell’articolazione
giurisdizionale originaria in questi livelli di governo.
Se la citazione è composta da un brano lungo è opportuno staccare la citazione dal testo sopra e
sotto, e scriverla eventualmente, per rimarcare la differenza, in un carattere più piccolo.
Le parentesi quadre con tre puntini interni servono ad indicare un salto di testo, e sono
necessarie qualora si intenda citare solo un pezzo di un brano, non tutto il brano intero. In
alternativa, le parentesi possono essere tonde, oppure si possono utilizzare solo i tre punti.
b) citazioni indirette
Citazione /rimando ad opera di uno o più autori
Esempio:
Peters e Pierre (2004) sostengono che il concetto di MLG non sia guidato dal
pregiudizio normativo rispetto alla forma che prendono le interazioni tra i livelli di
governo.
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oppure
Peters e Pierre sostengono che il concetto di MLG non sia guidato dal pregiudizio
normativo rispetto alla forma che prendono le interazioni tra i livelli di governo (Peters,
Pierre, 2004).
Se si rimanda ad un volume collettaneo, si usano gli stessi criteri, segnalando i cognomi di
tutti gli autori o il cognome del curatore (normalmente quando vi sono più di tre autori). In
quest’ultimo caso il cognome dell’autore è seguito dall’abbreviazione et al. (dal latino et alii) in
corsivo, per indicare che oltre all'autore (curatore) dell'opera citata, vi sono altri.
2.3.2. Note
Esempio:
E per questo motivo, alcuni autori1 hanno ritenuto che tale modello fosse
incompatibile con quello proprio del governo…
Le note a piè di pagina vengono messe qualora si voglia approfondire un concetto che non è
possibile esplicare nel testo senza creare una frattura logica nella scrittura. Le note a piè di
pagina vanno anch’esse allineate giustificate, e devono avere un carattere più piccolo del testo
e delle citazioni. La procedura di citazione (diretta e indiretta) descritta prima deve essere
usata anche per le indicazioni bibliografiche contenute nelle note a fondo pagina: il cognome
dell’autore, l’anno di pubblicazione del lavoro e - se necessario - le pagine cui ci si riferisce.
a) secondo e successivi rimandi ad un’opera già citata
Se la seconda citazione segue immediatamente la prima o se si succedono
due note che si riferiscono al medesimo autore o alla medesima opera, si usano le
espressioni:
Ivi, p. (stesso autore, stessa opera, pagina diversa)
Si scrive Ivi, poi virgola, numero di pagina;
Ibidem (stesso autore, stessa opera, stessa pagina)
Si scrive soltanto Ibidem);
Idem
(stesso autore, opera diversa)
Si scrivere Idem, poi virgola, poi anno di edizione, numero di pagina.
1
Ha osservato Wallace (2000, 9) come sia ‘diventato un luogo comune dei commentatori dell’UE
enfatizzare le sue caratteristiche distintive […]’.
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b) uso dell’espressione ‘cfr.’
Esempio:
Cfr. Caciagli (2003) oppure cfr. Caciagli (2003, 20).
Si impiega il ‘cfr.’ per rinviare ad un’opera che non costituisce una fonte del proprio
lavoro, ma con la quale si stabilisce – appunto – un confronto critico su specifici temi e
interpretazioni. Il rimando può riferirsi ad una pagina, a più pagine, o ad un intero volume. Di
solito si cerca di evitare quest’ultima soluzione, dal momento che può indicare una conoscenza
superficiale del testo citato.
2.3.3. Grafici e tabelle
Grafici e tabelle vanno inseriti nel testo e numerati con il numero del capitolo seguito dal
numero progressivo. All’interno dei grafici e delle tabelle, soprattutto se questo aumenta la
leggibilità e/o migliora l’impaginazione, si può usare un corpo diverso e/o più piccolo.
Grafici e tabelle devono sempre avere un titolo (posto immediatamente prima) e l’indicazione
della fonte (sotto). Se si tratta di vostre elaborazioni potete mettere la dicitura “Nostra
elaborazione” seguita dalla fonte, oppure non scrivere nulla se dal testo risulta evidente che si
presentano solo vostre elaborazioni sugli stessi dati (all’inizio del lavoro avrete citato la fonte delle
vostre informazioni e gli eventuali accorgimenti adottati nel loro utilizzo ai fini della tesi). Nel
testo grafici e tabelle vengono richiamati riportando il numero.
Esempio:
Come si può vedere nella tabella 5.3, c’è stato un incremento…
2.4. Conclusioni
Nelle conclusioni si illustreranno sinteticamente i risultati ai quali si è pervenuti, si
offrirà un bilancio critico del lavoro svolto, dei problemi emersi e dei possibili sviluppi della
ricerca.
2.5. Appendici
Dopo il testo della tesi e prima della bibliografia finale vanno inserite eventuali
appendici contenenti allegati di varia natura (documenti, interviste, illustrazioni). Di ogni
allegato, che dovrà essere numerato progressivamente, va sempre indicata la fonte.
2.5.1. Documenti ufficiali e atti giuridici
Si consiglia di riportare un elenco dei documenti ufficiali e/o degli atti giuridici utilizzati
durante la stesura della tesi sotto forma di allegato, intitolato ‘Documenti e normativa’.
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a) I documenti vanno catalogati per istituzione e riportati in ordine cronologico iniziando
col documento più remoto:
Esempio:
COMMISSIONE EUROPEA
(1989) A Guide to the Reform of the Community’s Structural Funds, Office for Official
publications of the European Communities, Luxembourg.
(1992) Le politiche strutturali comunitarie, bilancio e prospettive, COM (92) 84.
b) La lista degli atti normativi va organizzata in sezioni tenendo conto della gerarchia: atti
comunitari, nazionali, regionali, locali.
2.5.2. Interviste
Se una parte della ricerca empirica condotta nella tesi è fondata sulle interviste, una
tabella riassuntiva e la traccia delle interviste (se disponibile) devono essere presentati in un
allegato. Si consiglia di seguire il formato qui predisposto:
Intervista №
Soggetto intervistato
Luogo
Data
2.6. Bibliografia
Alla fine della tesi va posta la bibliografia delle fonti utilizzate. In essa devono comparire
tutti i testi citati nella tesi, più altri studi di riferimento che non sono stati direttamente citati ma
che sono stati comunque utilizzati per la stesura dell’elaborato. L’elenco dei testi deve essere
costruito secondo un criterio alfabetico per cognome dell’autore e, per ciascun autore, nell’ordine
cronologico di pubblicazione delle opere ricorrendo, ove necessario, alle indicazioni a, b, c. Nel
caso di lavori curati da un autore, va riportato il nome dell’autore seguito dalla dizione (a cura di),
anche per i testi in lingua straniera. Il luogo di edizione di un libro va riportato nella lingua
originale. I riferimenti bibliografici vanno redatti secondo regole desumibili dai seguenti esempi:
2.6.1. Libri di un autore
BIANCHI P. (1995), Le politiche industriali dell’Unione Europea, Bologna, Il Mulino.
2.6.2. Libri di due o più autori
MARCH J.G., OLSEN J.P. (1992), Riscoprire le istituzioni, Bologna, Il Mulino.
DENTE B. (a cura di) (1990), Le politiche pubbliche in Italia, Bologna, Il Mulino.
2.6.3. Lavori del medesimo autore prodotti in anni diversi devono
essere riportati a partire dall’opera più remota
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MARCH J.G., OLSEN J.P. (1984), The new institutionalism: Organizational factors in political
life, in ‘American Political Studies Review’, 78, 3, pp.734-749.
MARCH J.G., OLSEN J.P. (1992), Riscoprire le istituzioni, Bologna, Il Mulino.
2.6.4. Lavori del medesimo autore editi nello stesso anno
WALLACE H. (2000a), The Institutional Setting, in H. Wallace e W. Wallace (a cura di), PolicyMaking in the European Union, Oxford, Oxford University Press, 4° edizione, pp.3-27.
WALLACE H. (2000b), The Domestication of Europe and the Limits of Globalisation, relazione
presentata al Congresso mondiale dell'IPSA, Quebec City, 1-5 agosto.
2.6.5. Saggi di uno o più autori in un volume collettaneo
WALLACE H. (2000), The Institutional Setting, in H. Wallace e W. Wallace (a cura di), PolicyMaking in the European Union, Oxford, Oxford University Press, 4° edizione, pp. 3-27.
2.6.6. Articoli in una rivista
TSEBELIS G., KREPPEL A. (1998), The History of Conditional Agenda-Setting in European
Institutions, in «European Journal of Political Research», 33, 1, pp. 41-71.
2.6.7. Una versione tradotta di un volume in lingua straniera
SCHMITTER P.C. (2000), How to Democratize the European Union ...and Why Bother?,
Rowman & Littlefield, Lanham (trad. it. Come democratizzare l’Unione europea e perchè?, Il
Mulino, Bologna 2000).
2.6.8. Materiali on line
a) Le indicazioni che riguardano materiali on line devono essere il più vicino possibile a
quelle tradizionali.
Per monografie, paper di conferenze, saggi, il criterio dovrebbe essere il seguente:
Autore/Curatore/Anno/Titolo/Istituzione (dove disponibile)/protocollo/sito,
percorso/file>.
Esempio
WEBSTER R. (2000), What drives interest groups collaboration at the EU level?, in
«European
integration
online
papers
(EioP)»,
4,
17,
alla
pagina
web
www.eiop.or.at/eiop/texte/2000-017a.htm .
b) I rimandi ai siti ufficiali delle istituzioni devono contenere la precisa denominazione
di ciò che rappresentano e possono essere riportati alla fine della bibliografia in ordine alfabetico
sotto il titolo ‘sitografia’.
Esempio
www.ccre.org – il sito ufficiale della Conferenza delle regioni periferiche marittime
d’Europa.
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