Morri - Motogames
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Morri - Motogames
Morri Chi erano, dov’erano e cosa hanno fatto per meglio comprendere chi sono, dove sono e cosa fanno raccolta di informazioni a cura e collaborazione di tutti gli iscritti ai gruppi: Morri in the World e MORRI riminesi referenti: Giuseppe Morri e Loris Morri Compongono l’opera i capitoli: Morri parte I Notizie relative al ramo nobile del casato. Morri parte II Notizie relative ai Morri che si sono resi famosi con la loro opera. Morri parte III Questa terza parte è dedicata alla attuale comunità dei Morri e comunque a tutti i Morri presenti nella memoria dei contemporanei. Indicazioni sulla provenienza di molte delle informazioni ed ulteriori approfondimenti delle stesse si trovano nel capitolo denominato “riferimenti” al quale spesso si rimanda proprio dal testo stesso. Molte notizie ritenute utili a completare, approfondire, contestualizzare e commentare sono inserite in un capitolo denominato "appendici". Frequenti i rimandi dal testo stesso. Tutti i capitoli attendono la partecipazione di chiunque sia interessato a precisare, approfondire, arricchire, completare e aggiornare la conoscenza di questo casato. 2 Morri parte I Notizie relative al ramo nobile del casato. 3 [prefazione] La pratica della genealogia ha radici molto profonde. La Bibbia, ad esempio, contiene le genealogie dei patriarchi e dei re d’Israele e anche i sacerdoti tenevano una genealogia per garantire il sacerdozio concesso solo ai figli di Levi. Gli ebrei non erano i soli a registrare le genealogie, troviamo tracce di questa pratica tra gli antichi egizi, i greci e i romani: I romani usavano identificare le persone con tria nomina:(tre nomi) che rappresentano il praenomen (il nome), la gens (il nome della famiglia allargata o clan), ed il cognomen (il soprannome), ( es: Caio Giulio Cesare, Caio era il Praenomen, Giulio il nome gentilizio, cioè l'identificatore della familia o meglio Clan di appartenenza e Cesare era il cognomen cioè l'identificativo della persona all'interno della Gens Giulia.) Con la caduta dell'impero romano le influenze barbariche portarono ad un quasi completo abbandono dei tria nomina, tranne che per pochissime famiglie patrizie e si ritornò all'uso del semplice nome dell'ambito famigliare spessissimo ispirato al nome di santi della religione cristiana. Verso la fine del XI° secolo le influenze delle popolazioni barbariche portarono ad affiancare al semplice nome, almeno per le famiglie più abbienti, il nome del padre o della madre nella forma genitiva (de, di), come era in uso presso le popolazioni barbare dove l'identificativo per eccellenza era il nome del padre o della madre con un suffisso patronimico o matronimico. Pensiamo ai britannici terminanti per -son come Johnson, alle popolazioni nordiche con i vari cognomi terminanti per -sen o -son come Johanssen o Petterson o quelli dei popoli slavi terminanti per -vic, -ig o -cic come Ivancic o Petrovic o per i popoli di ceppo russo terminanti per -ov, a volte scritto off, come Stefanov, tutti suffissi che stanno per figlio di. Con l'avvento del cristianesimo, sopraggiungono nuovi nomi ad aggiungersi a quelli pagani, con le invasioni barbariche altri ancora e la scelta è piuttosto vasta, non è difficile trovare il modo per distinguere un Deogratias da un Adelpertus. È però nel secolo XI che la possibilità di formare combinazioni incomincia a scarseggiare: la popolazione cresce e i nomi che girano incominciano a ripetersi, diventa sempre più difficile distinguere un individuo da un altro. Incomincia a consolidarsi in Europa il sistema dei cognomi. In Italia, i cognomi sono prima appannaggio delle famiglie ricche, ma nel 1200 a Venezia e nel secolo seguente in altre aree, anche se con qualche resistenza e ritardo, l'uso si estende agli strati meno abbienti della popolazione. Però, è solo con il Concilio di Trento (1545-1563) che si fa obbligo ai parroci di tenere un registro dei battesimi con nome e cognome, per evitare matrimoni tra consanguinei. Il soprannome, o secondo nome, diventa ereditario. Dovunque? Qualcuno dice che fino a poco più di un secolo fa, c'erano ancora famiglie, in luoghi sperduti, che non avevano cognome "codificato" ed è certo, ad esempio, che è solo nel 1934 che in Turchia, il fondatore e primo presidente della Repubblica Turca, Mustafa Kemal Atatürk, introduce l'adozione di regolari cognomi di famiglia come in uso nel mondo occidentale. Con tali premesse è facile comprendere come le principali fonti della genealogia successoria siano: 1) gli archivi di araldica 2) gli Archivi Ecclesiastici, istituiti nel 1564 in seguito al Concilio di Trento: i cosiddetti Status animarum: certificanti i battesimi, le cresime, i matrimoni, i defunti e, appunto, lo stato delle anime; 3) l'Anagrafe dello Stato Civile istituita nel 1861 con l'Unità d'Italia, certificanti le nascite, i matrimoni, le morti e la composizione del nucleo familiare; 4) gli Archivi di Stato che trattengono documenti relativi a censimenti (anche fiscali), catasti (denuncie di beni), atti notarili, atti giudiziari, liste di leva e ruoli matricolari; e, più recentemente 5) il Catasto dei beni immobili; 6) le Camere di Commercio per le società e le attività commerciali; 7) il P.R.A. Pubblico Registro Automobilistico per gli autoveicoli; 8) il R.I.D. Registro Imbarcazioni da Diporto per i natanti; 9) le liste elettorali. 4 Queste considerazioni rendono comprensibile come oggi sia veramente difficile risalire ai propri avi e solamente gli eredi di casati illustri che hanno lasciato ampie testimonianze nei secoli riescono ad individuare le proprie origini. Origini intese come ceppo famigliare essendo veramente straordinario poter risalire all'esatta genealogia di ciascuno; si pensi infatti alle innumerevoli discendenze per rami collaterali sparsi peraltro per innumerevoli vie e siti appena l'uomo moderno ha stabilito nuove vie e nuovi mezzi di comunicazione. Iniziamo la nostra ricerca, ovviamente avvalendoci del mezzo oggi più comune: la rete internet ed impariamo da http://cognomix.it/mappe-dei-cognomi-italiani/MORRI che la diffusione del cognome Morri in Italia è di circa 1000 unità disperse in Emilia Romagna (dove si trova il nucleo più consistente), Marche, Lombardia, Toscana, Liguria, Piemonte, Campania, Veneto, Abruzzo, Umbria, Sicilia, Friuli V.G., Trentino A.A. e Sardegna. Mettendo pure in realistico conto che tali dati non siano affatto completi ed aggiornati, servono però a dare un’idea della distribuzione dei Morri sul territorio nazionale. Svariate ricerche sono alla base di questo lavoro e all’interno del testo stesso sono spesso citate le fonti. In alcuni casi, ritenuti più significativi, sono stati riportati stralci dei testi consultati in una parte denominata riferimenti cui si fa rimando dal testo con la dicitura [riferimenti x]. Questa parte raccoglie anche informazioni su personaggi ed eventi storici relativi agli argomenti trattati. E’ sembrato opportuno approntata anche una sezione denominata appendici cui si fa rimando dal testo con la dicitura [appendici x]. Questa parte è, in modo particolare, dedicata agli approfondimenti dei temi trattati contestualizzandoli ora storicamente, ora geograficamente o culturalmente ancorché politicamente. Molto lontani dalla presunzione di esattezza, ci scusiamo fin d’ora per le eventuali imprecisioni assicurando il lettore che la nostra ricerca continua. Testimoniamo tutto il gradimento ad ogni iniziativa alla scoperta dei Morri di tutti i tempi e in tutti i luoghi proponendoci a riferimento per ogni suggerimento, consiglio, proposta, precisazione e quant’altro ritenuto opportuno. Giuseppe Morri Loris Morri 5 6 7 Il casato dei Morri risale al XIV secolo; le sue origini si devono ricercare in Piemonte e più esattamente nella allora Contea di Savoia. Andiamo dunque indietro negli anni, anzi nei secoli, per dare uno sguardo a com’era l’Europa del tempo e per meglio comprendere il contesto in cui si sviluppò questa familia nova. Si potrà avere così modo di meglio comprendere da quali luoghi, nel contesto di quali situazioni storiche e attraverso quali eventi abbia tratto le origini e si sia sviluppato questo casato. Nell’Europa, in particolare nella sua parte occidentale, in quel tardo medioevo si iniziano ad avere segnali di rinascita agricola, commerciale e culturale, con l'affermarsi, a partire dall'XI secolo, di realtà comunali ricche di fermenti, soprattutto nelle Fiandre e nell'Italia centro-settentrionale e con lo sviluppo delle Repubbliche marinare italiane. Mentre il Sacro Romano Impero continua la sua frammentazione in una serie di feudi italiani e tedeschi, sempre meno legati al potere dell'imperatore, alcuni comuni si trasformano in importanti città-stato (come Milano, Venezia e Firenze) e contemporaneamente si iniziano a formare i primi stati nazionali (quali Francia, Inghilterra e Spagna). In tale contesto, la contea di Savoia fu un antico stato, sorto con Umberto Biancamano (980-1048), considerato il capostipite della dinastia sabauda in quanto primo personaggio storico definito “Conte“, in un documento del 1003, dal vescovo Oddone di Belley. Infatti, al disgregarsi del regno di Borgogna, (1032) Umberto Biancamano si schierò dalla parte dell'Imperatore Corrado II il Salico (re di Germania) che lo investì dei titoli di conte della Savoia, ottenendone in premio il permesso di utilizzare l'aquila imperiale tedesca nel proprio stemma, e conte di Moriana in Val d'Isère. Questa regione si snoda lungo la valle dell'Arc, da Montmelian, sopra Chambéry, sino al Moncenisio, tra le rive del lago del Bourget (dove fu creato il mausoleo di famiglia nell'Abbazia di Altacomba), il lago Lemano e il corso del Rodano. La geografia della contea, nell’uso normalmente detta di Savoia, era, nel complesso, assai vaga e mutevole seguendo le alterne fortune di frequenti scaramucce di confine , ma comprendeva per lo più territori nell'attuale Francia, nei dipartimenti di Savoia e Alta Savoia. Il nucleo principale della Contea si estendeva nell'area intorno a Chambéry, città che adempiva il ruolo di capitale. In Italia, la Contea trovava sviluppo nelle aree montane del Piemonte occidentale, specie nella Valle di Susa e nella Val Chisone, attorno alla città di Pinerolo. Ben 19 conti di Savoia si susseguirono al governo di quelle popolazioni attraverso alterne fortune, fin quando l’Imperatore Sigismondo elevò, nel 1416, la contea a ducato e designò Amedeo VIII Duca di Savoia. Tra i Conti di Savoia si possono ricordare: Amedeo III di Savoia, invitato dal papa Callisto II, suo parente, partecipò alla seconda crociata (1144-1148) e fondò l’Abbazia di Altacomba dove per secoli verranno sepolti i Savoia. 8 Amedeo VI (1343-1383), detto il Conte Verde, valoroso conte la cui fama valicò i confini italiani, fu nelle guerre in Oriente, combattendo Bulgari e Turchi per conto del cugino Giovanni V Paleologo (caduto nelle mani nemiche e liberato), per cui riconquisterà Gallipoli, in seguito rivendicherà anche il trono dell'impero bizantino. Combatté anche per l'antipapa Clemente VII, tra l'altro, savoiardo. E insieme alle truppe di Bernabò Visconti, capitanate da Tommaso Pascalis, fece guerra alle compagnie di ventura inglesi che devastavano città e campagne. Rinomato in tutta Europa per il suo valore e per la sua saggezza, Amedeo VI funse anche da arbitro nelle contese delle guerre di allora: decisivo fu il suo intervento nella Guerra di Chioggia tra Genova e Venezia. Accorso in aiuto del re Luigi II d'Angiò di Napoli, morì di peste e venne sepolto nell'Abbazia di Altacomba. Vale forse la pena ricordare come, nel frattempo, le popolazioni fossero state spaventosamente falcidiate dalla peste bubbonica (detta anche peste nera del 1348-1351) Cuneo fu flagellata dalla lebbra e dalla peste anche nel 1400 fino alla primavera del 1403 portate dai viaggiatori che in gran numero e disordinatamente arrivarono a Roma per il giubileo spontaneo (non indetto dall’allora Papa Bonifacio IX) detto dei “penitenti bianchi”. Statua di Amedeo VI in Piazza Palazzo di Città a Torino. Si tratta di un monumento eretto in memoria della spedizione in Oriente del Conte verde. Da ricordare che fu proprio il Conte Verde ad annettere Cuneo al contado di Savoia e Moriana e Aosta. In quel tempo a Cuneo, una forte parte della popolazione era guelfa e favoriva gli Angiò. L’avversa parte ghibellina si appoggiava di volta in volta ai Visconti, ai Saluzzo o ai Savoia stessi. Durante queste lotte Cuneo passò dalla dominazione angioina a quella sabauda, saluzzese e viscontea per tornare poi ancora sotto gli Angiò e in infine, nel 1380, definitivamente ai Savoia. Furono proprio i Savoia che, dopo la definitiva sottomissione del luogo, decisero di combattere aspramente la partialitas: come veniva appunto definita allora la lotta tra le due fazioni guelfa e ghibellina. Il 18 giugno 1407, con grande solennità e alla presenza delle autorità in Cuneo, venne redatto un nuovo capitolo statutario che aboliva le parti guelfa e ghibellina con tanto di severissime pene per i trasgressori. Il provvedimento ebbe successo e per oltre un cinquantennio la partialitas parve sopita tra la popolazione. In un simile contesto politico, che favorì anche la rinascita economica e demografica, si posero le basi per l’ascesa di nuove famiglie di recente immigrazione attirate sia dalla rinascita economica della zona grazie alla “strada del sale” che conduceva a Nizza, sia dalle possibilità offerte dalla nuova amministrazione sabauda. 9 Un cronista del tempo, dottore in legge, protagonista di una carriera di primo piano in seno all’amministrazione di Cuneo, tal Giovanni Francesco Rebaccini, nella sua “Cronica loci Cunei” la piu antica storia di Cuneo da cui son tratte queste informazioni, ne elenca un buon numero tra cui spiccano i Dal Pozzo da Alessandria e i Morri da Castelnovetto, protagonisti nonché perenni avversari nella vita cittadina. Per meglio tratteggiare l’atmosfera socio-politico-culturale dell’epoca, si riporta un episodio forse curioso: al Conte Verde successe suo figlio: Amedeo VII di Savoia, detto poi il Conte Rosso, che era in lite da lungo tempo e con fasi alterne con Gian Galeazzo Visconti. Tra i due si giunse infine alla pace per consentire alla figlia Valentina Visconti di attraversare le terre del Conte Rosso, cosa che avvenne il 1 luglio 1388, per giungere in Francia e fidanzarsi col fratello del Re Carlo VI. Il Conte Rosso morirà poi a soli 32 anni per una caduta da cavallo durante la caccia al cinghiale. Pare che il Conte si fosse ferito e fosse stato poi vittima del tetano. In cronaca si legge come il medico ed il farmacista sospettati di omicidio volontario fossero stati barbaramente torturati. Figlio di Amedeo VII di Savoia, detto "il Conte Rosso", e di Bona di Berry, fu Amedeo VIII di Savoia, detto il Pacifico (Chambéry, 4 settembre 1383 – Thonon-les-Bains, 6 gennaio 1451), fu Conte fino al 1416 e poi Duca di Savoia, Principe di Piemonte e Conte d'Aosta, Ginevra, Moriana e Nizza fino al 1440. Dal 1439 al 1449 fu antipapa, con il nome di Felice V; ma già nel 1434 si era ritirato a vita monastica, fondando l'Ordine Militare di San Maurizio, che si trasformò poi in Ordine Mauriziano. Stemma dell'antipapa Felice V. Si noti lo scudo simbolo dei Savoia apposto sullo stemma papale Tenendo conto di tale contesto storico, ritornando a quanto di più specifico interessa la nostra ricerca: ci sono precise tracce in araldica ed è dall’autorevole testo “Il Manno” che si può apprendere: [appendice 1] A Cuneo, oriundi da Valenza Po, i Morri (de) Peyre furono conti di Castelmagno Erano prima detti Dei Dini, da Enrico Dini e v’è notizia che seppellirono in S.Francesco a Cuneo. 10 Chiesa di S.Francesco in Cuneo di recente restaurata. Vedi fotogallery: http://www.fondazionecrc.it/index.php/gallery11/chiesa-di-san-francesco-a-cuneo Dal Dizionario Geografico Storico-Statistico-Commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna a cura di Goffredo Casalis si evince che in quelle terre esistevano località denominate Morozzo, Moriondo, Morano e Mora in un territorio, come precedentemente descritto, detto contea di Moriana dei Conti Savoia. Non ci si deve stupire se, cinque o sei secoli addietro, nell’identificare qualcuno si sia fatto ricorso alla località di provenienza piuttosto che a un casato e che un prima detto “dei Dini” sia diventato poi “de Morri”. Si deve considerare che rientri nella logica evolutiva dei nomi l’introduzione dei Morra, Morozzo, Moretta e dei Morri tra le famiglie provenienti da una zona chiamata Moriana e dintorni. Ora, considerando Enrico Dini il capostipite, vediamo come seconda generazione Guglielmo Morri (II) In quel periodo i Morri dovevano già essere un casato di notevole prestigio; abbiamo notizia di un suo testamento del 1356 e delle sue nozze con Paola Visconti dei Signori di Milano. Ricordiamo dei Visconti: Sulle rive del lago Maggiore si trova una cittadina, oggi comune, Massimo Visconti; da lì provenivano i Visconti. La dinastia si fa solitamente risalire a Ottone (1207-1295). Furono signori di Milano e nel tempo ebbero a dividersi in molti rami, per dire quanto sia incerta l’esatta genealogia della Paola Visconti andata in sposa a Guglielmo Morri; ricordiamo Galeazzo I (1277–1328), Luchino (12921349), Giovanni (1290-1354), Galeazzo II (1320-1378) L’ultimo dei Visconti moriva il 13 agosto 1447 lasciando solo femmine e con varie vicissitudini, il 22 marzo 1450, prendeva il potere in Milano Francesco Sforza con investitura imperiale del gennaio del 1452. Alla morte , 8 marzo 1466, gli succederà il figlio Galeazzo Maria . Il 26 dicembre 1476 Gian Galeazzo ha solo sette anni e tra gli intrighi di corte si farà strada Ludovico il Moro. Questa parte politica dell’Italia del tempo si schierava tra i ghibellini a favore dell’Imperatore. Di tutto questo non era certo d’accordo il re di Francia Carlo VIII che … Tutto ciò per lasciar intendere come fossero politicamente difficili quei tempi. 11 In una mappa politica in lingua tedesca “La Savoyische Lande” al termine del XIV secolo a Guglielmo succede Giacomo Morri (III) Sposò la biellese Beatrice Gromis Intanto in quegli anni: Nasceva in Polonia Nicolò Copernico (1473-1543) che scriverà quel capolavoro astronomico riguardante l’eliocentricità ed il rifiuto del geocentrismo Aristotelico-Tolemaico; opera dal carattere radicalmente innovativo rispetto alle esistenti dottrine cosmologiche e astronomiche sulle quali si basava l’immagine cristiana dell’universo. Un grande anatomista del tempo, Manfredi, descrive per primo le ovaie della donna; ma c’è molto scetticismo nell’ambiente medico e naturalmente arrivano gli anatemi da parte delle autorità ecclesiastiche. Dell’intuizione di Manfredi non se ne parlerà più per quattro secoli. “…il ventre della donna è solo un ricettacolo del seme dell’uomo….”questa è sempre stata la concezione e questa resterà per altre centinaia di anni. In campo artistico; sono questi gli anni che vedono l’opera al culmine della loro arte di Antonello Da Messina, il Ghirlandaio, Luca Signorelli, Van De Goes, Bellini, il Pollaiolo, il Mantegna e Bosch. 12 A Giacomo successe Guglielmo Morri (IV) di lui si sa essere originario di Castelnovetto, presso Pavia, ma in diocesi di Vercelli e per certo fu in Cuneo prima del 1458. Ebbe il privilegio di alzare l’arma del comune. Avvenne il 23 settembre 1474 con patenti di Jolanda ottenute il 28 settembre 1473. ( si tratta di Jolanda o Violante di Valois, figlia del Re di Francia Carlo VII e sorella del futuro Re Luigi XI) [riferimenti 1] Intanto: La capitale del Ducato di Savoia è Chambery ed è probabilmente da una delle sale di questo palazzo: castello dei Duca di Savoia a Chambery che la principessa Jolanda (principessa Jolanda o Violante di Francia, duchessa di Savoia, quartogenita del Re di Francia Carlo VII e di Maria d'Angiò, sposa di Amedeo IX di Savoia detto il Beato [riferimenti 2], dal consorte nominata reggente nel 1469), concesse le patenti, il 28 settembre 1473, a Guglielmo Morri, probabilmente in linea con l’esigenza politica di rafforzare la stabilità del Ducato da poco costituito con la nomina di nuovi e strategici feudatari e vassalli. Si noti come attraverso la val Grana passasse, all’epoca, una via, seppur secondaria, per i pellegrini diretti a San Juan de Compostela in Spagna e Roma come tuttora testimoniato da affreschi di Giovanni Batoneri di Cherasco sulla volta della nuova cappella, eretta nel 1514, del santuario di San Magno. Dal matrimonio con Agnesina Giustiniani nacquero Antonio e Ruffino. 13 Ruffino de’ Morri sposò Maddalena Lovera (figlia di Giovannino (Zannino)Lovera,morto nel 1478), da cui avrà due figli: Filiberto e Carlo e una figlia:Maria che andrà in sposa ad Aleramo Provana di Faule Di lui, nel Dizionario Geografico Storico-Statistico-Commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna a cura di Goffredo Casalis si può leggere a pag. 790: [riferimenti 3] “… si elencano tra i cuneesi che si distinsero nella milizia, o sostennero cariche luminose: “Ruffino de’ Morri generale di finanze sotto il Duca di Savoja Amedeo IX …” Nel 1468 per volere di Jolanda di Francia, venne costruito il Naviglio di Ivrea, un canale irriguo destinato a rifornire di acqua le risaie del vercellese e che, essendo in origine navigabile, permetteva il collegamento tra Ivrea e Vercelli. Ruffino fu dunque benemerito per la grandiosa opera del naviglio d’Ivrea e amministratore generale delle finanze a partire dal 1471 sotto il Duca di Savoia Amedeo IX Fin dagli inizi ebbe una rapida e brillante carriera: fu viceclavaro in Cuneo e prese l’appalto della gabella del sale di Nizza; fu poi tesoriere a Barcellonette. . Ruffino Morri, fedelissimo di Jolanda, su cui aveva grande influenza, fu fautore della parte “piemontese” della corte, avversa a quella francese, cosa che gli valse i favori della diplomazia sforzesca. Nonostante l’impressionante curriculum, Ruffino rimase legato a Cuneo; vi prese la residenza assieme al fratello Antonio. Anche il fratello Antonio emerse come personaggio di rilievo in grado di condizionare abilmente l’attività del consiglio comunale. Certamente, nell’ascesa dei Morri, ebbe anche un considerevole peso il legame familiare con i Lovera. In quegli anni: 1478: è l’anno in cui inizia ad operare il famigerato Tribunale dell’Inquisizione. E’ sufficiente la diffamazione per voce pubblica; basta l’infamia di sodomia, quella di adulterio, avere una crisi isterica o un attacco di epilessia, oppure basta possedere un libro contro la fede o più semplicemente il Vecchio Testamento. Possedere il Cantico dei cantici era considerato “una lussuria”. Ludovico il Moro si riconcilia con la reggente del piccolo Gian Galeazzo Sforza di 10 anni Bona di Savoia e prende il potere nel 1480 proclamandosi signore e Duca di Milano.Sarà cacciato da Luigi XII con l’invasione francese del 1499 lasciando Milano al periodo della sua decadenza. Il territorio verrà alternativamente spartito tra le arroganti potenze europee fino all’unità d’Italia. I Savoia, parenti sia dei regnanti di Francia che d’Austria, si alleeranno ora con gli uni ora con gli altri nel tentativo di impossessarsi di Milano e della Lombardia. Quasi sempre sceglieranno la parte sbagliata; anche nella successiva prima guerra mondiale, per non parlare della seconda. In Piemonte viene costruito il 1° Traforo Alpino del Viso, lungo 75 metri Botticelli dipinge “la primavera” per Lorenzo di Pierfrancesco de Medici e insieme al Perugino affresca la Cappella Sistina ai tempi di Sisto IV della Rovere; la volta (1508-1512) e la parete del Giudizio Universale (1535-1541) saranno poi opera di Michelangelo. Leonardo, a Firenze, al convento di San Donato a 14 Scoperto lavora all’”adorazione dei Magi” e successivamente alla corte di Ludovico il Moro dipinge la “Vergine delle Rocce” e scrive il suo “codice Trivulziano”. Il Poliziano affresca le Stanze Medicee. Il Pollaiolo, a Roma è alle prese con la tomba di Sisto IV nelle Grotte Vaticane e, successivamente, con la statua di Innocenzo VIII. In Russia il regno di Ivan III il Grande raggiunge l’apice. Ivan III sposa (1462) la principessa bizantina Zoe Paleologa, discendente dell’ultimo imperatore di Bisanzio e sosterrà che Mosca è diventata la “Terza Roma” e lui erede legittimo degli imperatori. Ivan III è il primo a dotarsi del titolo di Czar, traduzione russa di Caesar, e dell’aquila bicipite che diventa simbolo dello stato. In questo periodo molti architetti italiani sono chiamati a Mosca per abbellire il Cremlino. A Venezia, nel 1485, la prima istituzione sanitaria del genere in Europa: il Magistrato alla Sanità. A Baghdad esisteva già un Policlinico fin dal 832. Dal padre Guglielmo ereditò Antonio Morri (V) Di lui si sa che nel 1474 era Vicario di Savigliano, di Boves e di Fossano nel 1481. Fu tesoriere generale di Savoia nel 1483. Sposò una nobile cuneese:Agnesina Corvi. Dal matrimonio nacquero: Giorgio Guglielmo Beatrice che sposerà il conte Ludovico San Martino di Strambino Francesco canonico a Vercelli Seconda sposerà Francesco Alciati (dote , 8 febbraio 1490) Ruffino Carlo capitano Alessandro Eusebio capitano della società di S.Giorgio di Chieri (1530) dal matrimonio con Beatrice di Ceva nasceranno: Caterina sposerà Raffaele Brizio Anna sposerà Francesco Brizio Ruffino sposerà Marta Germanio e sarà anche lui capitano. Dall’unione: Gianfrancesco alfiere Eusebio capitano. Sposerà Nicoletta Minio. Dall’unione: Ruffino capitano. Sposerà Vittoria Amedea Rofredi. Com’è noto, dopo la metà del XV secolo il ducato di Savoia precipitò in una lunga stagione di debolezza e di crescente subordinazione alla monarchia francese. Anche sul piano locale, nelle diverse località piemontesi, alla crisi del governo ducale, corrispose un accrescersi della conflittualità e dell’insicurezza. Questo accadde anche in Cuneo dal 1477 al 1483. Dopo schermaglie per condizionare la nomina del podestà, l’incendio appiccato ad un tetto dei Morri in località Grumera nel marzo del 1473, diede l’inizio a quell’ostilità poi dichiarata tra i Morri, fiancheggiati dai Lovera, e i Dal Pozzo fiancheggiati in consiglio comunale proprio dal cronista precedentemente citato: Giovanni Francesco Rebaccini. Nel 1477, in seguito all’ennesimo scontro in consiglio comunale, la contesa fra le due parti si inasprì tanto che i partigiani di Giorgino Dal Pozzo corsero Cuneo in armi al grido “Pozo! Pozo!” a cui gli avversari replicavano con “Morro! Morro!”: così testualmente riporta il Rebaccini. (1) L’uso della violenza pare sia stato molto limitato e quasi monopolio della sola pars dei Dal Pozzo. Se i Morri e i Lovera erano di salda fede guelfa, non risulta che gli avversari abbiano mai assunto lo schieramento opposto. I Morri e i Dal Pozzo furono infatti entrambi fedeli della duchessa Jolanda prima e di Filiberto e Carlo I poi. 15 Gli scontri tra la pars Morra e pars Puthei (Dal Pozzo) sono quindi da imputarsi al coagularsi di interessi privatistici intorno a due homines novi piuttosto che a legami con la tradizione guelfa e ghibellina e, se è pur vero che negli anni successivi, col riaffermarsi del vicium parcialitatis (1492-1515) saranno i Lovera a rappresentare più squisitamente la fazione guelfa, sicuramente và registrato come di pregnante attualità la conflittualità fra l’aristocrazia consiliare e un robusto nucleo di famiglie popolari che chiedevano una maggior partecipazione al massimo organo di governo locale. Di queste famiglie si fecero portavoce i Morri. (1) Non stupiscano le terminazioni dei nomi difformi da come fin qua descritti. In quell’epoca la lingua parlata non è ancora un italiano come noi oggi lo conosciamo, ma una lingua che si và formando e che risente ancora di forti influenze latine (vedi per es: le declinazioni dei nomi) e delle più recenti influenze barbariche. Erede di Antonio fu Giorgio Morri (VI) Si sa che fu giudice delle cause civili in Chieri . Sposò Antonia Bolleria di Centallo. Ebbero un sol figlio: Giuseppe che erediterà. Giorgio ebbe anche un figlio naturale: Cesare che sposerà Antonia Beccaria. L’unione non darà figli, ma Cesare riconoscerà il figlio Giorgio (omonimo del nonno) naturale. Giorgio, legittimato, sarà governatore di Cherasco (2 agosto1589; patenti 20,252); sergente maggiore di Cuneo (6 agosto 1593, patenti 24,57 v) e consorte di Gabriella (?) . Nascerà dall’unione: Bartolomea che sarà sposa ad Andrea Ferrero di Castiglione. Proprio in quegli anni accadeva che: Cristoforo Colombo [riferimenti 4] Aveva raccolto tante informazioni che sembravano rendere possibile raggiungere il “Cipangu” (Giappone) partendo dalla sponda dell’Atlantico navigando verso occidente (1492). A quel tempo le sue informazioni erano combattute e dominate con e dalla tradizione biblica cristiana, dove sia la scienza che l’osservazione non avevano nessuna importanza. Il mondo era quello di Noè, diviso in tre parti, con il cielo come un coperchio. Amen! Curiosità: Colombo, al ritorno dai viaggi, fra le altre cose, portò con se in Europa dei grani di mais che gli inglesi coltiveranno come mangime per tacchini (turkey) anch’essi provenienti dal nuovo mondo. In seguito si darà per questo al mais quello strano nome: “grano-turco”. Sarà invece importante osservare che, nella tradizionale suddivisione della storia d’Europa,si fa risalire proprio alla scoperta dell’America la fine del medioevo e l’inizio del periodo umanistico-rinascimentale dell’era moderna. In ambito religioso sono i tempi di Martin Lutero, Calvino e della riforma protestante con lo scisma fra la chiesa Cattolica e quella Protestante e della controriforma e del Concilio di Trento (1545-1563) La Francia avvia i preparativi per la spedizione in Italia e per l’Italia inizia l’età delle invasioni straniere. Nel 1494 Carlo VIII di Francia scenderà in Italia travolgendo tutto il sistema di alleanze della pace di Lodi In Spagna il cardinale Torquemada perseguita, espelle, inquisisce e manda al rogo eretici, ebrei, mussulmani e tanti ignoranti che di chiesa e di teologia non sanno nulla. Il 3 marzo 1491 Isabella e Ferdinando (il Re cattolico) firmano il decreto di espulsione dalla Spagna di tutti gli ebrei. 16 A Firenze l’8 aprile 1492 muore Lorenzo il Magnifico. Gli succederà il figlio Piero che dovrà governare una città sobillata dal frate Girolamo Savonarola, mentre suo fratello Giovanni si avvia a diventare il futuro Papa Leone X. A Roma il 25 luglio 1492 muore Papa Innocenzo VIII e l’11 agosto gli succede Alessandro VI forse più noto come Rodrigo Borgia Poi alla settima generazione fu Giuseppe Morri (VII) I riferimenti che si hanno di lui sono il suo testamento datato 4 marzo 1557 e la dote, 2 luglio 1539, della moglie Anna Love. Avranno due figli: Prospero che erediterà ed Alfonso Ogni casato sappiamo avere stemma, blasone e insegne gentilizie. Quali furono quelli dei Morri ? Ritengo molto interessante un’immagine dallo Stemmario Fotografico del Museo Civico di Casale Monferrato: Si tratta della foto degli stemmi dei Gran Cancellieri di Savoia disposti secondo lo schema di seguito riportato. All’interno di ogni riquadro sono trascritte le notizie riportate. Si osservino bene il testo e le immagini riportati nel terzo riquadro della prima riga e nel secondo della seconda riga per notare un tal Pierre Morro, ma ancor più interessante sarà constatare l’analogia dello stemma riportato con quello che sarà poi descritto essere dei Morri Richard de Chambery 1150 Jean de Menthon 1288 Pierre Morro 1323 Jean de Meyria 1324-1334 Giorgio Soleri 1340 e 1348 Jean de Bavays (?) 1349 stemma simile a quello dei Morri Gerard d'Estrès 13560 Pierre Morro 1363 e 1378 Jacques de Bruisèe 1380 Guiscard de Tevel 1385 stemma simile a quello dei Bruiset Jean de Conflans 1391 e 1396 Hugues de Lucinge 1399 Anthoine de Challant 1402 Guillaume de Challant 1407 Guillaume Marchand 1409 Guiscard Marchand 1413 Pierre Marchand 1444 Guillaume de Bolomieu 1445 Jacques de la Tour 1452 Giacomo di Valperga 1455 Guglielmo di Sandigliano 1458 Antonio di Romagnano 1460 stemma simile a quello dei Morri Jean de Beaufort 1435 Remigio Canalis 1440 17 Jean de Compeys 1463 Jean de St. Michel 1467 Humbert de Chevrier 1469 Jean de Clopper 1472 Pierre de St. Michel 1480 Anthoine de Campion 1483 Amedeo di Romagnano 1496 Gabriele di Laude (?) 1523 Gerolamo Aiassa 1525 Giovanni Tommaso Langosco 1560 Ottaviano Cacherano 1575 Louis Millet 1582 Domenico Belli 1599 Francesco Provana 1602 Giangiacom o Piscina 1624 Carlo Filippo Morozzo 1652 Giovanbatti sta Buschetti 1662 Janus de Bellegarde 1687 Girolamo Gubernatis 1713 Giovanni Cristoforo Zoppi 1730 Carlo Francesco Ferrero d'Ormea 1742 Carlo Luigi Caissotti 1768 Giuseppe Ignazio Corti 1789 </FONT< td> 18 19 Inoltre v’e testimonianza in Feudi e nobiltà negli stati dei Savoia: materiali, spunti, spigolature bibliografiche per una storia di Gustavo Mola di Nomaglio edito: Lanzo Torinese 2006 Ove si narra come Giuseppe Morri, che per vedere riconosciuti i propri privilegi, presentasse al consegnamento del 23 luglio 1580 [riferimenti 5], delle concessioni ottenute da parte di Carlo il Buono [riferimenti 6] Mentre sul Vivant si legge: Consegnamento del 23 luglio 1580 data: 8-8-1580 Luogo: Cuneo Consegnante: MORRI Giuseppe, Francesco e Gio. Antonio, Alessandro, Carlo Ruffino, Ettore, Antonio Reynero, Gio. Anto Alessandro Ruffino, Ettore Ruffino (Gio. Antonio, Alessandro, Carlo Ruffino, Ettore, Gio Anto Alessandro Ruffino ed Ettore Ruffino non compaiono di persona) Qualifica: Messere Testimone: Messere Ludovico Farina, Messere Pietro Ruata, Messere Oddone Miglia Arma: hanno due armi: - Un leone con suo color d'oro in campo verde con romboidi di detti due colori, cioè un leone di color d'oro in campo verde con rombi osia quadretti a mandorle di detti due colori; ciascuno di essi è tutto verde o tutto di color d'oro; - Una Croce rossa in campo bianco. Privilegio: Privilegio concesso dai Predecessori di S.A. alli furono Ruffino e Antonio Morri, avi di tutti i comparenti, dato in Moncalieri il 25 ottobre 1474, sottosegnato Besson, confermati dal Duca Carlo il 6 aprile 1557, sottoscritto e sigillato Vuillet, confermati da S.A. in Vercelli il 1 luglio 555, sottoscritta Fabri. Conferma: Sì Esito: Sì Note: ricompare il 10 agosto1580 Manno: de MORRI PEYRE: Inquartato: al primo e quarto, rombeggiato d'oro e di verde, col capo del secondo, carico di un leone del primo, illeopardito; al secondo e terzo, di Vercelli, cioè d'argento alla croce di rosso - sostegni: affrontati, a destra, la figura d'Ercole. impugnante con ambo le mani una clava, nascente e col motto: MIHI ADIUTOR DOMINUS; a sinistra, il grifone nascente e col motto: GENIO OPTIMO SACRUM 20 Deducendo dal Blasonario delle famiglie subalpine e confermato da il Manno: Morri (de) Peyre conti di Castelmagno (da Cuneo, oriundi di Valenza Po) (famiglia decurionale de platea di Cuneo, presente nell'elenco del 1535) Rombeggiato d'oro e di verde, con il capo del secondo, carico di un leone, del primo, illeopardito [dal 1474] Inquartato, al 1º e 4º rombeggiato d'oro e di verde, con il capo del secondo, carico di un leone del primo, illeopardito; al 2º e 3º d'argento, alla croce di rosso (Vercelli) motto: MIHI ADIUTOR DOMINUS * GENIO OPTIMO SACRUM Visto anche in un sito francese di araldica ( http://www.heralogic.eu/aarm_mo.htm ) con la descrizione: Morri (de) Écartelé aux 1 et 4 fascé d'or et de sinople au chef de sinople ch d'un lion léopardé d'or aux 2 et 3 d'argent à la croix de gueules 21 Sarà interessante notare che il Comune di Castelmagno attualmente esprime sul gonfalone del Comune lo stemma a lato Si notino le evidenti somiglianze, a rasentare la coincidenza, e le nove palle sulla corona, tipica espressione del contado nell’araldica di Casa Savoia. Ciascuno faccia liberamente propria l’immagine che crede, fermo restando, a nostro avviso, che, se l’immagine inserita nel gonfalone del Comune di Castelmagno appare più accattivante, grazie anche alla grafica più moderna, l’immagine descritta come [dal 1474] mi sembra la più probabile, riconoscendo comunque che entrambe hanno una valenza del tutto simile in araldica. Dunque v’è testimonianza che i Morri hanno un loro blasone sicuramente da Giuseppe Morri in poi; fu proprio lui ad “alzare l’arma” nel 1580. A Giuseppe segue il figlio Prospero Morri (VIII) Sposò Sinibalda Melliano, fossanese e avrà due figli: Giorgio sarà erede Giuseppe di lui si sa solo essere nato nel 1589 eredita Giorgio Morri (IX) Paggio, gentiluomo di bocca, capitano delle milizie, cavaliere di SS. Maurizio e Lazzaro. Nel 1674 sposò Bernardina, di Tobia del Monte, d’Ivrea. Avranno cinque figli: Ignazio sarà erede n.n. che sposerà il presidente Negri di Sanfront Elena venerabile Suor Maria del Crocifisso (Elena) nata in Cuneo il 29 dicembre 1641 e deceduta in Mondovì il 20 agosto 1719. Cappuccina dal 27 maggio 1663 a Mondovì; si stampò della sua vita in Venezia. Clara Maria sposerà in 1° nozze Giusto Benedetto Solere e in 2° nozze, il 14 marzo 1679 Carlo Antonio Galateri di Genola . Carlo Raffaele morirà cistercense, in concetto di santo, a Testona. 22 V’è notizia di un Morri Carlo Raffaele di Cuneo aggregato al Collegio dei Dottori in Giurisprudenza della Monregalese Università di Mondovì il 8 marzo 1657 V’è notizia di un Morri Costanzo di Cuneo aggregato al Collegio dei Dottori in Giurisprudenza della Monregalese Università di Mondovì il 22 agosto 1659 V'è notizia di De Morri Ignazio di Cuneo aggregato al collegio dei Dottori in Giurisprudenza della Monregalese Università di Mondovì il 31 maggio 1664 eredita Ignazio Morri (X) Cavaliere SS. Maurizio e Lazzaro dal 1685, sposò Anna Maria di Giovanni Ferraris V'è notizia di Elisabetta Grandilia Morri, veneta, favorita dal Duca; accusata di avere denunciato il marito ai francesi per liberarsene e condurre vita galante. Durante la prigionia del marito, vendette in fretta e furia i mobili di casa e se ne fuggì a Parigi (1692) donde non ritornò. Il Re di Francia le fece regalo di 300 doppie e la pensionò. Era stata sposa a Carlo Francesco (morto in aprile del 1702); generale delle armi; governatore generale del Monferrato; presidente del Consiglio di Stato. Arrestato (7 novembre 1691) ad una festa da ballo data dal governatore francese della Cittadella, per sospetto di intelligenze coi tedeschi; sostenuto un anno in carcere, poi liberato per purgata calunnia. Segue Giuseppe Ignazio Morri (XI) Cavaliere SS. Maurizio e Lazzaro dal 1702, infeudato di Castelmagno il 17 febbraio 1722, investito col comitato per maschi il 7 marzo 1732. Sposò nel 1704 Francesca Mocchia di Campiglia di Giuseppe da cui ebbe due figli: Carlo Felice nato il 1707: nome completo Carlo Francesco Felice Maria Raffaele religioso Non esiste, e non è mai esistito un castello di Castelmagno, ma un feudo si. Il Re Vittorio Amedeo II [riferimenti 7] eresse in feudo Castelmagno con regie patenti del 9 febbraio 1722 investendone il Conte Ignazio De Morri come si evince dalla pubblicazione del 1894 di Don Bernardino Galaverna [riferimenti 8] Nella stessa pubblicazione si può anche leggere: “Non si sa l'anno preciso in cui la famiglia De Morri abbia cessato di esercitare la sua giurisdizione su Castelmagno, ma credesi con tutta probabilità essere ciò avvenuto negli ultimi anni del 1700 o nei primi del presente secolo sotto Napoleone I. In seguito all'incorporamento del Piemonte alla Francia, con l'applicazione delle leggi francesi furono aboliti tutti i diritti feudali e fu poi conveniente all'autorità regia il non più ristabilirli. Inoltre è anche certo che la famiglia De Morri non ebbe mai stabile dimora in Castelmagno; e ciò si arguisce non solo dal non esistere qui traccia o memoria di una sua abitazione; e dell'essere stati sindaci di Cuneo alcuni membri della medesima famiglia. Nel 1796 comunque si trova ancora il documento che il comune di Castelmagno aveva pagato al feudo De Morri il doppio canone in denari e formaggi, non solo ma si sa anche che il comune di Castelmagno dovette pagare alla famiglia De Morri 9 forme di formaggio portandole fino a Cuneo". Ma Castelmagno: dov’è, com’è e com’era? [appendice 2] Raggruppa 15 frazioni: 23 Quiap (Chiappi), Chandamoulin (Campomolino), Quiot (Chiotti), Niroun (Neirone inferiore), Tech, Arbouno, Inaout, Coulet, La Crous, Albrè, Chandarfei, Valiera, Bartouira, Caouri, Rulavà, il suo santuario: S.Manh (Santuario San Magno), e le sue baite: Pirounet, Fourest, Chimou, Enfernet, tutte appartengono alla regione occitana: regione compresa geograficamente tra le Alpi, i Pirenei, il Mediterraneo e l’Atlantico francese. Mentre: V'è notizia di Morri Pietro Francesco d'Alassio aggregato al collegio dei Dottori in Giurisprudenza della Monregalese Università di Mondovì il 20 ottobre 1703 V'è notizia di Morri Pietro Rodolfo di Cuneo aggregato al collegio dei Dottori in Giurisprudenza della Monregalese Università di Mondovì il 14 agosto 1717 V'è notizia di tal Gabriella De Morri di Castelmagno andata in sposa a Gian Lorenzo Rossi (Derosso, Rosso) morto nel dicembre 1776 Sarà proprio Ignazio De Morri che farà decorare dal Martinez villa Dagliè: La Villa d'Agliè, a soli 6 Km dalla Piazza Castello in Torino è una delle poche dimore della collina torinese rimaste pressoché intatte dal 1700 a oggi. Prima di tale epoca la posizione geografica strategica la rese fortilizio a difesa della strada dei commerci da Chieri alla Francia. I primi documenti ufficiali della villa risalgono al 1606 che ne testimoniano la proprietà del Duca Carlo Emanuele I, figlio di Emanuele Filiberto e di Margherita di Valois, quando Carlo Emanuele I compra il terreno e la Villa Emanuella (limitrofa a dove sorgerà la Villa d'Agliè). La Villa Emanuella verrà donata da Carlo Emanuele I alla figlia Margherita, mentre il terreno vicino viene probabilmente ceduto (o venduto, ma non ci sono documenti che lo provino) ad un importante avvocato legato alla corte sabauda: Gaspare Bellezia. Il figlio di Gaspare Bellezia, Giovanni Francesco Bellezia eredita la villa dal padre nel 1612, e nel testamento viene descritta la villa: "... la Vigna antica lasciatami dal fu mio Sig. Padre resta alla metà della strada tra Torino e la Vigna predetta di S. Mauro e di più si trova ottimamente disposta di fabriche civili, e rustiche, con delizie, cappella, e ogni altra comodità, nella quale son certo havervi speso in fabriche, fontane, e spianamento di terra più di Ducatoni tre mila" Per tutto il secolo XVII fu soggiorno estivo dei Bellezia, illustre famiglia legata ai Savoia. Giovanni Francesco Bellezia fu un importante sindaco di Torino, nonché consigliere e tesoriere del Duca. A lui si deve l’attuale forma del giardino antistante la casa e i muri di sostegno nel lato nord. Subito dopo l’assedio di Torino, la villa si trasformò in palazzo ad opera di un noto banchiere: Franco Colomba, che era in stretto contatto con la corte sabauda. Più tardi la villa diventa proprietà della principessa Del Pozzo della Cisterna, poi di certi Padri Barnabiti che installarono nella torre centrale una “camera galenica”. Nella prima metà del ‘700, il conte Ignazio De Morri di Castelmagno arricchisce ulteriormente la sala centrale con gli stucchi del Martinez, rappresentanti i quattro elementi e il giardino con vasi e statue di marmo. 24 Sopra: stucchi che ornano il salone centrale, raffiguranti i quattro elementi Dalla fine del ‘700 la villa risulta proprietà di Benedetto Maurizio Duca del Chiablese, figlio ultimogenito prediletto del Re Carlo Emanuele III, che opera alcune modifiche avvalendosi dell’architetto Caselli. Sopra: Mappa storica che raffigura la Villa d'Agliè e il suo giardino storico nel 1798. All'inizio dell'800 Sir John Foster, Ambasciatore d'Inghilterra, trasforma il giardino all'italiana in giardino romantico secondo la moda del tempo, piantando cedri del Libano, sequoie e ippocastani. A metà dell’ottocento la villa fu acquistata dai Pilo Boyl di Putifigari, nobile famiglia di origine sarda. All’inizio del 1900 fu ancora proprietà di stranieri, gli svedesi Reynius, quindi fu acquistata dagli attuali proprietari. Nel 2007 il giardino di Villa d'Agliè è stato inserito dalla Regione Piemonte nell’elenco ufficiale dei giardini storici e di interesse botanico 25 Sopra: Immagine della Villa d'Agliè vista dal giardino Il parco e la villa sono stati citati nei libri: - A. GROSSI, "Guida alle ville e vigne del territorio di Torino e dintorni", 1791 - M. CUNACCIA - M. LISTRI, "Giardini e parchi", ed Fabbri - ELISA GRIBAUDI ROSSI, "Ville e vigne della collina di Torino", ed Gribaudi - P. CORNAGLIA "Giardini di marmo ritrovati", pp. 152-153 - G. JUCKER, "Alberi rinascimentali in Italia", Istituto Arti Grafiche Bergamo - Rivista A.D. - Gennaio 1996 - D. LANZARDO, "Giardini segreti", Ed. Electa - "I giardini nascosti di Torino", Ed. Valentini - "Oltre il portone", Ed. Torino Bella - B. ALLASON, "Vecchie ville, vecchi cuori" La Villa d'Agliè e il suo parco è stata anche oggetto di riprese cinematografiche per la realizzazione dei film: - "La donna della domenica", film di Comencini - "Preferisco il rumore del mare" di M. Calopresti - "Nobel" - Soap Opera "Cuori Rubati" realizzato dalla RAI Segue Carlo Francesco Felice Morri (XII) 26 (Nato 1707; morto a Torino, S. Filippo, 21 febbraio 1791). Testò (1788, 21 aprile; codicillò 1789, 22 giugno; depositato XXX, 254). Referendario del Consiglio dei memoriali (20 marzo 1737); primo ufficiale del controllo generale (5 marzo 1742); intendente generale delle fabbriche e fortificazioni (26 gennaio 1750); controllore generale (Carlo Emanuele III - 4 ottobre 1771); presidente del consiglio delle finanze (28 aprile 1775); ministro di Stato capo dei congressi economici (29 luglio 1778); Gran Croce e gran tesoriere ordine SS. Maurizio e Lazzaro. Investito (23 gennaio 1781) fu ministro di Stato sotto il Re Vittorio Amedeo III di Savoia (n.26/6/1726 m.16/10/1796) [riferimenti 3] Si stabili a villa d'Agliè Sposò in prime nozze a Torino in S.Dalmazzo il 6 ottobre 1743 Paola del vassallo Giulio Cesare Boggetti di Mongrando (morta a Torino in S.Giovanni il 4 aprile 1763). Dall’unione: Renato Ignazio Domenico sarà erede Margherita Luisa nata a Torino in S.Filippo il 1 ottobre 1744 Sposò in seconde nozze Rosa Falletti di Rodello (nata Cagliari 1744, morta a Torino in S.Carlo il 9 gennaio 1827). Dall’unione: Caterina Giacinta nata a Torino , Carmine 7 novembre 1768 Luigi Giorgio nato Torino, S.Giovanni 8 ottobre 1770 Giuseppe Giovacchino Giuseppe Giovacchino Maria nato Torino, S.Giovanni 4 agosto 1772; morto Torino 5 agosto 1825. Cavalieri di Malta dal 1782. Lodovico nato Torino, S.Giovanni 20 agosto 1776 Giacinto Guglielmo nato Torino, S.Giovanni 22 novembre 1777 Antonio Benedetto nato Torino, S.Giovanni 10 gennaio 1779 Giuseppa Teresa nata Torino, S.Giovanni 21 giugno 1782; morta Torino, S.Giovanni 19 settembre 1822. Sposò in Torino il 5 germinale, anno XII (vedi datazione da rivoluzione francese) Nicola Giuseppe Maria Galleani d’Agliano (nato in Saluzzo il 13 ottobre 1769, morto a Torino in S.Maria il 2 novembre 1841) Segue Renato Ignazio Domenico Morri (XIII) Nato a Torino in S. Filippo il 13 ottobre 1741; investito del titolo il 15 maggio 1782 Segue Carlo Felice Morri (XIV) de Peyre Morirà in Cuneo il 4 marzo 1845. Percettore della provincia di Cuneo dal 1817; giurò nel 1822. Aggiunse il cognome Peyre (con patenti del 15 dicembre 1838 in seguito al testamento del 1 settembre 1835 del marchese Agostino Lascaris). Sposò nel 1814 Gabriella Bruno; più esattamente Maria Caterina Gabriella Bruno di Samone imparentata con S.E. Monsignore Amedeo Bruno da Samone 1° Vescovo di Cuneo. Dall’unione nacquero: Gustavo Angelo Camillo Giuseppe Maria Gustavo Stefano che erediterà Edoardo morirà a Napoli il 13 maggio 1871. Sarà consigliere di legazione. Sposerà Giulia Solaro della Margarita: nobildonna ammessa a Corte il 3 dicembre 1845 e che morirà in Torino il 28 gennaio 1880. V’è notizia sulla gazzetta piemontese n°113 di un versamento del conte di L.360 in data 9 settembre 1831 in adesione al prestito volontario aperto con Regie Patenti del 23 agosto 1831 27 V’è notizia da ’L PASOU – LA VOCE DI TUTTI – Ottobre 1998’di Carmen e Loredana al link: http://sites.google.com/site/areastoricoculturalepassatore/Home-PAGE/la-storia-dellafrazione-di-passatore/articoli-dal-pasou-a-cura-di-giraudo-ermanno che in località Passatore: una piccola frazione a circa 4 Km. a nord di Cuneo, si trova la torre settecentesca detta Torre de Morri, anche detta Torre Beltrandi. Inoltre, quasi ai confini con la località Madonna dell’Olmo, si può ancora vedere la cappella chiamata Cappella di “San Giacomo” o Cappella di Tetto Lupo. Questa fu di proprietà dei Conti Morri di Castelmagno, parenti di S.E. Monsignore Amedeo Bruno da Samone, (Cuneo 6 gennaio 1754 – Cuneo 21 dicembre 1838) 1° Vescovo di Cuneo (viene scelto da Carlo Alberto come primo vescovo di Cuneo il 15 ottobre 1817. Esistono ancora all’interno dei documenti a firma di Don Varusio Bernardino (Arciprete nel 1926). Questa cappella è ancora in buono stato, esiste ancora l’altare con numerosi affreschi. Sulla sommità dell’abitazione vicina, fu costruito un piccolo campanile. Fino al 1980, il 25 luglio, si celebrava la Santa Messa in onore di San Giacomo. Interno della Cappella di “San Giacomo” o di “Tetto Lupo” che fu dei Conti Morri Segue Gustavo Morri (XV) Angelo Camillo Giuseppe Maria Gustavo Stefano (nasce in Cuneo il 2 settembre 1817 e muore a Torino in S. Massimo il 27 maggio 1866). Ufficiale delle guardie, Gentiluomo di Corte. Sposò Teresa Bussetti di Bersano nobildonna ammessa a Corte il 10 dicembre 1841 che morirà a 80 anni in Borgo S.Dalmazzo il 24 dicembre 1899. Dall’unione nacquero: Boniforte Adolfo Alfonso Boniforte Gabriele Carlo Maria Maria morta nubile a Torino in S. Massimo il 7 febbraio 1871 Maria Bianca nasce a Torino al Carmine il 6 ottobre 1852, muore a Torino il 19 marzo 1925. Sposerà il Cavaliere Aleramo Maria Paolo Silvestro della Chiesa della Torre (nato in Cuneo il 31 dicembre 1839 e morto a Torino il 18 maggio 1893) Segue 28 Boniforte Morri (XVI) Nato a Torino al Carmine il 30 ottobre 1845; muore a Berzano il 25 giugno 1912. Il 9 novembre 1881. Capitano di cavalleria in ausiliaria; Cavaliere SS. Maurizio e Lazzaro l’8 luglio 1903. A Torino, il 17 maggio 1880, sposò in prime nozze Ernestina Doria di Ciriè che morirà il 7 giugno 1881. A Vercelli, il 16 marzo 1885 sposò in seconde nozze Marianna Agostina Blesilla Bona dei Conti Mella Arborio, nata a Vercelli il 26 gennaio 1864. V’è notizia della vendita, nel 1882, del palazzo Samone in Cuneo all’Amministrazione dell’ex Ospedale di Santa Croce allo scopo di alloggiarvi gli Uffici dell’Ospedale e quelli del Monte di Pietà con relativi magazzini dei pegni. Il palazzo Samone, in via Amedeo Rossi, 4 Cuneo, dopo essere stato per lunghissimo tempo di proprietà dei Bruno Conti di Samone fu in ultimo proprietà del Conte Boniforti de Morri di Castelmagno. Il Palazzo, più noto col nome di "Monte di Pietà", è stato costruito dall’architetto cuneese Pio Eula (1722-1801). Il nome del palazzo è legato al Conte Vittorio Bruno di Samone, autore del disegno del vecchio Ospedale di Santa Croce, e soprattutto al primo vescovo di Cuneo. Si possono vedere alcune foto prima e dopo il restauro all’indirizzo: http://www.comune.cuneo.gov.it/cultura/palazzo-samone/le-immagini-del-restauro.html 29 30