Residenze sociali con servizi per anziani. Il modello della “vivienda
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Residenze sociali con servizi per anziani. Il modello della “vivienda
Residenze sociali con servizi per anziani. Il modello della “vivienda dotacional” del Comune di Barcellona Francesco Cocco Raimondo Pibiri Paper for the Espanet Conference “Innovare il welfare. Percorsi di trasformazione in Italia e in Europa” Milano, 29 Settembre — 1 Ottobre 2011 Francesco Cocco Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Cagliari email: [email protected] tel. +39 349 56 66 989 Raimondo Pibiri Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Cagliari email: [email protected] tel. +39 380 52 99 351 Introduzione Nella società occidentale attuale gli schemi familiari hanno subìto notevoli trasformazioni rispetto al passato: i processi di autonomia abitativa dei giovani, i nuovi flussi migratori, l’aumento della longevità e la formazione di famiglie monoparentali fanno si che la famiglia tradizionale non sia più l’unità sociale predominante. Tuttavia l’offerta abitativa, sia pubblica che privata, è basata su modelli obsoleti che non tengono conto dei nuovi gruppi sociali. L’invecchiamento della popolazione e la precarietà lavorativa stanno assumendo i caratteri di vera e propria emergenza e l’accesso al bene casa, tanto per i giovani quanto per gli anziani, sta diventando sempre più difficile. Il seguente paper è tratto dal progetto di ricerca denominato “Strumenti per la progettazione di interventi residenziali per giovani e anziani in Sardegna”, cofinanziato dalla Regione Autonoma della Sardegna e dalla Comunità Europea, che si pone come obiettivi l’introduzione di strumenti di supporto analitico e progettuale per la realizzazione di tipologie abitative che, inserite in un complesso di politiche residenziali volte a ridurre il disagio abitativo, possano garantire un corretto mix sociale contribuendo a migliorare la qualità della vita e l’identità della comunità. 1. Demografia e residenza 1.1 Le nuove emergenze abitative Le interrelazioni tra demografia e residenza sono strette e complesse: il numero di alloggi necessari a soddisfare la domanda abitativa non dipende in maniera esclusiva dal movimento demografico, ma la sua variazione è considerevolmente influenzata dai cambi endogeni delle strutture familiari. Oggigiorno in Europa è comune assistere ad una trasformazione delle relazioni familiari indotta da una molteplicità di fattori quali la bassa natalità, l’aumento delle longevità, la nuclearizzazione delle strutture familiari, il considerevole incremento delle persone che vivono da sole in seguito alle necessità create dalla mobilità lavorativa. La famiglia tradizionale, formata da genitori e figli, non può essere più considerata l’unità sociale predominante e, di conseguenza, é sempre minore il suo peso nell’occupazione globale della residenza. La nascita di forme sociali diverse genera una richiesta crescente di differenti modelli abitativi che il nostro mercato edilizio non riesce a soddisfare, in quanto ancora basato su schemi familiari oramai superati. Il modo di concepire e progettare la residenza è soggetto ad una evoluzione indipendente e complessa: non deve sorprendere che i profondi cambi sociali che si sono prodotti negli ultimi anni non abbiano avuto delle ripercussioni nel progetto dell’abitare. La casa è per natura, infatti, un artefatto molto costoso, oltre ad essere per sua natura molto conservatore, tanto per gli utenti quanto per i costruttori perché sia oggetto di esperimenti il cui risultato può considerarsi incerto. Proprio il problema relativo all’elevato costo degli alloggi e la difficoltà di accesso al bene casa sta diventando un problema sempre più generalizzato tanto da non riguardare più, in maniera esclusiva, le fasce tradizionalmente più vulnerabili della popolazione: vi è una ampia categoria di soggetti, generalmente identificata come “fascia grigia”, quali nuclei familiari e giovani coppie a basso reddito o anziani in condizioni sociali o economiche svantaggiate, che pur avendo livelli di reddito troppo alti per accedere alle assegnazioni di alloggi di edilizia pubblica, non riescono a soddisfare sul libero mercato le proprie esigenze abitative. La popolazione anziana è quella che maggiormente patisce questa situazione e, se si considera che uno dei processi di maggior rilievo in corso nei paesi industrializzati è rappresentato dall’invecchiamento demografico, diventa fondamentale trovare delle soluzioni abitative economicamente accessibili in grado di rispondere in maniera efficace alle esigenze di una fascia di popolazione che nel prossimo futuro diventerà sempre più consistente dal punto di vista numerico. L’importanza e criticità del fenomeno non risiedono soltanto nelle conseguenze che esso avrà sulla struttura e sulla composizione delle popolazioni interessate, ma anche e soprattutto per le implicazioni di natura sociale ed economica che richiederanno un sempre maggiore sforzo nell’offerta di servizi sociosanitari, mettendo a dura prova la sostenibilità dei sistemi di welfare contemporanei. 1.2 Il problema della casa per gli anziani La popolazione dell’Unione Europea è la più vecchia al mondo. Attualmente le persone con più di 65 anni rappresentano circa il 17% del totale della popolazione europea e l’Italia, insieme alla Germania e alla Grecia, ha la più alta percentuale di anziani. Il processo di invecchiamento1 che interessa la popolazione italiana ha avuto origine già nel corso del XX secolo, a seguito della conclusione del processo di transizione demografica che ha interessato tutte le popolazioni a sviluppo avanzato, e si è progressivamente acuito mano a mano che il miglioramento delle condizioni sociali e igienico-sanitarie hanno determinato un allungamento della vita media. A tale invecchiamento dall’alto si è aggiunto anche un invecchiamento dal basso, determinato dalla forte denatalità, che ha contribuito a squilibrare i rapporti tra i diversi gruppi di popolazione2. Negli ultimi cinquant’anni la crescita della fascia più anziana della popolazione è stata costante: se nel 1961 rappresentava il 10% della popolazione 1 Indica l’aumento, in termini assoluti e percentuali, della fascia anziana rispetto agli altri gruppi che compongono la popolazione e al suo totale. Le cause di questo processo sono sostanzialmente due: l’allungamento della vita (longevità) e la riduzione delle nascite (denatalità). 2 Stranges M., L’invecchiamento demografico in Italia: verso un miglioramento della relazione tra età e lavoro, Quaderni europei sul nuovo welfare nº7 (2007) italiana e contava circa 4,8 milioni di unità, nei decenni successivi è andata raddoppiando, sfiorando il 14% del 1981, con 7,8 milioni di unità, il 17% già nel 1997, con quasi dieci milioni di persone e arrivando a circa il 18,7% nel censimento del 2001. Le proiezioni demografiche sulla configurazione della nostra società indicano che il numero di persone con un’età compresa tra i 65 e i 79 anni aumenterà significativamente nei prossimi decenni, arrivando ad un tasso di senilizzazione di oltre il 44%, con una crescita del 180% della fascia di popolazione con un’ età superiore agli 80 anni nel periodo 2005-2050. Parallelamente è diminuito il peso della componente adulta della popolazione e, ancor più marcatamente, quello della componente giovanile, pari al 26,1% del totale della popolazione italiana al censimento del 1951 e solo al 14,2% a quello del 2001. Il progressivo invecchiamento della popolazione non è però un dato specifico italiano: nei paesi dell’Unione europea, a partire dal 1990, la popolazione con meno di 15 anni si è ridotta mediamente dello 0,5% ogni anno mentre quella con oltre 64 anni è aumentata dello stesso tasso. Assistiamo quindi in tutta Europa ad un’evoluzione demografica in cui i cittadini anziani rappresentano una fascia sempre più consistente e allo stesso tempo integrata della nostra società, coinvolta nelle varie attività della routine familiare, sempre più parte attiva rispetto al passato. Per questo motivo il desiderio di continuare a condurre una vita indipendente è ormai una priorità nella vita di un anziano e la maggior parte di essi, in seguito al raggiungimento dell’autonomia abitativa dei figli, difficilmente abbandona la propria casa se non costretto da un impedimento fisico o a causa della perdita del partner3. La casa in cui gli anziani si ritrovano a vivere è spesso, però, il risultato di una serie di passaggi strettamente correlati all’evoluzione del proprio nucleo familiare: una casa grande, vuota, spesso obsoleta; le case degli anziani invecchiano assieme a loro e non godono di buona manutenzione. Una indagine condotta dalla rivista “Abitare e Anziani” sul patrimonio abitativo degli anziani in Italia rileva il particolare stato di degrado delle case in cui risiedono. Gli alloggi occupati da almeno un anziano sono più di sei milioni e circa 3,5 milioni quelli occupati solo da ultrasessantacinquenni; il 47,7% vive in case antecedenti al 1960 e più di 11 mila realizzate prima del 1946, prive di riscaldamento, in edifici senza ascensore ed in uno stato di conservazione pessimo. In generale sono state censite quasi un milione e mezzo di persone anziane che occupano abitazioni per le quali lo stato di conservazione è stato considerato “mediocre”; situazione che riguarda soprattutto gli anziani che vivono soli o condividono l’abitazione esclusivamente con altre persone anziane (quasi un milione). Da sottolineare inoltre il dato relativo alla superficie media delle abitazioni di proprietà 3 da “La vivienda contemporánea: programa y tecnología” di Paricio Ansuátegui, I. e Sust, X. (1998) occupate da almeno un anziano corrispondente a 98,7 mq, e il dato relativo alle stanze per ogni abitazione (compresa la cucina), pari a 4,4, con una superficie per persona residente pari a 45,9 mq. L’Italia, così come molte nazioni europee, si trova quindi a far fronte non solo ad un problema di numero di alloggi da destinare agli anziani, ma anche agli standard qualitativi delle residenze che dovrà essere in grado di fornire. L’amministrazione pubblica, sinora, non è stata in grado di rispondere a questa emergenza abitativa, o semplicemente non ha colto questa situazione come un’urgenza. Fino ad oggi i comuni italiani impegnano circa l’1,6% della propria spesa corrente per i beni e servizi destinati agli anziani, generalmente sotto forma di servizi ricreativi e di ricovero, erogati sia in strutture dedicate che a domicilio, che nel bilancio dei comuni sono rilevati sotto la voce “Strutture residenziali e di ricovero per anziani”4. Tra i paesi dell’Unione Europea l’Italia dedica una quota decisamente bassa del PIL alla spesa sociale. La Commissione europea (Eurostat) indica nel 26,4% la quota di Pil dedicata dall’Italia alla spesa per la protezione sociale contro un valore medio dei Paesi dell’Unione pari al 31,5%. Contrariamente a quanto viene spesso affermato, la spesa per la protezione sociale in Italia è decisamente bassa. È vero tuttavia che la spesa sociale italiana presenta una profonda anomalia: si concentra per più del 50% nella spesa previdenziale mentre in media nei paesi dell’UE questa quota non supera il 40%5. Dedichiamo dunque una parte assolutamente ampia delle risorse della spesa sociale alla tutela degli anziani sotto forma di erogazione di pensioni e TFR. Ciononostante la condizione abitativa dell’anziano non appare affatto soddisfacente. Un esame sommario della composizione della spesa sociale degli altri Paesi europei può aiutare a superare questa apparente contraddizione. Nella maggior parte dei Paesi la spesa sociale è articolata in una pluralità di azioni e politiche specifiche mirate su determinati problemi ed esigenze. Gli anziani, e altre categorie deboli godono di una diversificata rete di sostegni e interventi assistenziali tesi a rimuovere tutti i principali fattori di disagio. Questa forma di intervento che, ovviamente, comprende anche politiche abitative specifiche riferite a particolari categorie di cittadini, si rivela decisamente più efficiente di quella italiana. Il rapporto tra risorse impegnate e risultati conseguiti è nettamente più soddisfacente di quello realizzato dal nostro tipo di spesa sociale per gli anziani. 1.3 Le esigenze abitative dell’anziano La mancanza di un’alternativa concreta nel mercato residenziale, sia esso pubblico o privato, e un patrimonio edilizio esistente generalmente funzionale ad un tipo di famiglia giovane, autonoma nei trasporti, obbliga l’anziano a soluzioni abitative che possono non essere adeguate alle proprie 4 Rapporto Cittalia – Contributi economici o servizi? (2011) 5 Stime Eurispes su dati Eurostat (2006) condizioni, siano esse fisiche o economiche, costringendolo a optare nella gran parte dei casi per l’andare a vivere con i propri figli o il trasferirsi in una residenza privata assistita o auto-assistita. Questa scelta estrema, nel caso di anziani ancora autosufficienti, ne accelera il processo di invecchiamento, sradicandoli dalla propria realtà sociale. Si possono individuare tre fattori principali che attengono alla dimensione abitativa dell’anziano: l’aspetto l’economico, trattandosi in gran parte di persone a reddito medio basso; quello fisico, relativo cioè all’adeguatezza dello spazio abitato rispetto alle specifiche esigenze; quello sociale, trattandosi spesso di persone sole. Uno dei problemi principali è indubbiamente l’emarginazione. Il fatto che i cittadini anziani vogliano vivere in maniera indipendente non significa che vogliano farlo in solitudine. Attualmente, la maggior parte di persone che vive sola è rappresentata da persone anziane, in maggiore percentuale donne che, per via della loro maggiore longevità, vivono rispetto al proprio partner un certo numero di anni in più. La partecipazione sociale dell’anziano, il suo coinvolgimento nella vita della comunità ai ruoli e alle relazioni sociali sono elementi indispensabili per mantenere una buona qualità di vita; negli anni dell’invecchiamento in seguito al subentrare di oggettive limitazioni alla mobilità spaziale, può diventare sempre più difficile mantenere precedenti livelli di partecipazione che possono portare l’anziano sull’orlo dell’esclusione sociale. Le persone anziane che vivono sole rappresentano il gruppo più vulnerabile della società anche da un punto di vista economico. Le donne, specialmente, sono a rischio povertà, visto che le loro pensioni sono notevolmente più basse rispetto a quelle degli uomini a causa di una carriera lavorativa generalmente più breve e ingressi economici minori durante il periodo lavorativo. Mediamente circa il 75% delle famiglie con almeno un componente anziano è costituito da nuclei monogenerazionali e dispone unicamente di redditi da pensione; meno del 20% della popolazione anziana trova una collocazione abitativa in seno ad una famiglia multigenerazionale mentre più dell’80% vive in famiglie costituite unicamente da anziani. La predominanza di famiglie monogenerazionali costituisce una condizione di oggettiva debolezza economica e soprattutto sociale. Secondo gli studi effettuati sull’abitare l’integrazione degli anziani in famiglie plurigenerazionali è maggiore dove gli stessi anziani sono più numerosi. Le famiglie di pensionati sono anche quelle con il reddito familiare più basso: le famiglie costituite unicamente da pensionati fanno registrare un reddito medio familiare di circa 40% in meno rispetto alla media. Anche le famiglie che comprendono almeno un pensionato presentano un reddito mediamente inferiore rispetto alla media nazionale delle famiglie. Da un’indagine Censis sulle famiglie in affitto risulta che ben il 90,4% di quelle composte da anziani dichiara di avere un reddito familiare che non supera i 20 mila euro. Dalla stessa indagine risulta che sul totale delle famiglie in affitto con reddito fino a 10 mila euro, per il 39% si tratta di famiglie di anziani, mentre fra quelle tra i 10 e i 15 mila euro la percentuale è pari al 34%. Ne consegue che gli anziani rappresentano nel quadro attuale una delle categorie più esposte al caro-affitti. In particolare l’incidenza della spesa abitativa per le famiglie di anziani in affitto nel mercato privato è particolarmente elevata laddove si incrociano bassi redditi (pensioni sociali) e la localizzazione in una grande area urbana. In questo caso per redditi fino a 10 mila euro il costo dell’affitto incide in media per i due terzi del reddito; percentuale che scende naturalmente per le fasce di reddito superiori mantenendosi comunque alta: 48% e 39% rispettivamente per redditi fino a 15 mila e fino a 20 mila euro6. La crescente presenza di nuclei monofamiliari costituiti da anziani inoltre, genera problematiche da un punto di vista del tipo di alloggio in cui gli stessi sono costretti a vivere: case di dimensioni decisamente superiori rispetto alle loro esigenze reali, in cattive condizioni, che comportano costi di manutenzione elevati e un maggiore lavoro domestico. Anche se i problemi di salute non sono sempre così gravi da compromettere l’autosufficienza, almeno per un certo numero di persone questi possono comportare una riduzione della capacità di affrontare le esigenze della vita quotidiana senza il sostegno di qualcun altro. Questo pone dei problemi non solo per i sistemi sanitari, ma anche ai servizi sociali e per le reti di parentela. La pressoché totale assenza in Italia di politiche abitative rivolte agli anziani, accompagnata dall’interruzione della sperimentazione nel campo della residenza sociale, induce a ricercare oltre i confini nazionali possibili soluzioni alternative. 2. Politiche abitative per gli anziani: il caso di Barcellona 2.1 Barcellona: evoluzione sociodemografica L’aumento della longevità della popolazione nei paesi occidentali sta portando importanti cambi nelle strutture sociali delle più grandi città europee; anche Barcellona, allo stesso modo, ha visto cambiare sostanzialmente negli ultimi anni la struttura dell’età della sua popolazione. La tendenza, come già visto per il caso italiano, è quella di un invecchiamento generale della popolazione dovuto alla diminuzione della fascia di popolazione più giovane (minori di 16 anni) a cui si accompagna una costante crescita percentuale della popolazione più anziana (maggiore di 65 anni). Da sottolineare, inoltre, che più della metà delle persone con un’età maggiore di 65 anni è rappresentata da donne e che, nel caso degli ultraottantenni, il rapporto è di due su tre. La capitale catalana ha quindi assistito negli ultimi anni, ad una crescita degli alloggi uni-personali caratterizzata da un profilo fondamentalmente femminile, vecchio e vedovo. 6 Censis, Federcasa - Social Housing e agenzie pubbliche per la casa (2011) Da rimarcare inoltre che il 10% delle donne con un’età superiore ai 65 anni non dispone di nessun tipo di ingresso economico, rendendole vulnerabili sia sotto l’aspetto economico che su quello di genere. L’aspetto relativo alla vulnerabilità economica è tra i più delicati: è stato infatti calcolato che più della metà della fascia di popolazione oltre 65 anni percepisce un ingresso netto inferiore a 751€. Un ulteriore fattore da prendere in considerazione è quello relativo alle condizioni abitative: la maggior parte della popolazione anziana vive in case antecedenti al 1960, e principalmente in affitto. Per quel che concerne le condizioni delle residenze, la principale carenza riscontrata riguarda la presenza dell’ascensore, elemento imprescindibile per una adeguata accessibilità e la cui assenza pone barriere insormontabili nella conduzione delle attività giornaliere. La mancanza di ascensore negli edifici è un problema che colpisce più di 100 mila persone ultrasessantacinquenni. I dati relativi alle proiezioni demografiche e ai deficit abitativi della popolazione anziana, hanno quindi orientato le scelte in materia di residenza pubblica del comune di Barcellona. È stato quindi stilato un programma residenziale della durata di otto anni (dal 2008 al 2016) che prende il nome di Plan de la Vivienda (Piano Casa) allo scopo di dare risposta alle necessità di alloggi delle classi sociali più sfavorite e favorire il mix sociale, in coerenza con le politiche urbanistiche, sociali e residenziali. Si tratta di un piano strutturale che definisce linee di attuazione nelle politiche di residenza pubblica dirette ai diversi settori della popolazione in situazione di precarietà e a tutte quelle persone con redditi bassi per le quali è difficile accedere al mercato della residenza. La redazione del piano trova la sua ragione nel tentativo del comune catalano di far fronte all’importante deficit di residenza sociale e al forte squilibrio tra domanda e offerta di residenza pubblica. Il concetto di invecchiamento attivo, promosso dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e sviluppato nel programma municipale per la terza età, è uno degli assi strategici che sviluppa la politica pubblica per la terza età a Barcellona. Gli anziani, nella gran parte dei casi, sono persone attive, autonome e dinamiche che contribuiscono significativamente alla ricchezza umana e sociale della città. Nonostante questo, la diseguaglianza e l’esclusione sociale, causate per la dipendenza, la solitudine, le differenze di genere e la vulnerabilità economica, sono rischi cui gli anziani devono far fronte. Il Plan de Vivienda di Barcellona vuole quindi essere uno strumento effettivo capace di garantire alle persone anziane residenze, sovvenzioni e appoggio sociale e assistenziale che diminuiscano le differenze e le carenze che potenzialmente possono portare a situazioni di esclusione sociale e dipendenza. Una delle priorità principali di questo piano è proprio “fomentare la autonomia attraverso la garanzia di una residenza accessibile e adatta alle loro necessità; assicurare il diritto ad un invecchiamento degno con mezzi e servizi che siano alla portata di tutti, offrendo la possibilità di mantenere la massima autonomia personale possibile garantendo, laddove non sia possibile, la necessaria protezione per evitare le situazioni di disequilibrio esistenti; rafforzare le relazioni di attenzione sociale e promuovere dinamiche partecipative, intergenerazionali.”7 2.2 La vivienda dotacional del Comune di Barcellona Il Plan de la Vivienda de Barcellona trova applicazione sul territorio attraverso un ente specifico denominato Patronato Municipale di Barcellona, (PMHB, Patronat Municipal de l’Habitatge). Si tratta di un organismo del Comune di Barcellona fondato nel 1927 con la finalità di promuovere abitazioni a prezzi accessibili per soddisfare una domanda abitativa sempre crescente. Il Patronat Municipal de l'Habitatge amministra un patrimonio di circa 8.000 residenze, di cui più del 70% é a canone d’affitto. Rispetto al totale amministrato, circa un 80% corrisponde al patrimonio proprio del Patronat, mentre il resto è di proprietà dell’Istituto Catalano del Suolo (INCASOL) o del Comune. Proprio grazie all’operato di questo ente dal 1999 il comune di Barcellona ha iniziato a diversificare la propria offerta abitativa affiancando alla realizzazione di residenze convenzionali nuovi modelli abitativi specifici per gli anziani: le residenze con servizi denominate “viviendas dotacionales”. Si permette in suolo destinato a servizi, la realizzazione di residenze per collettivi specifici (giovani, anziani e persone ad esculsione sociale), con la condizione che il suolo rimanga pubblico (di proprietà del Comune di Barcellona o della Generalitat de Catalunya) e che al piano terra vengano realizzati i servizi per il quartiere (asili, biblioteche, centri medici, centri civici). La gestione degli alloggi è sempre municipale o dell’impresa privata incaricata di realizzare l’edificio. Tali residenze possono essere realizzate da operatori pubblici o privati. Nel caso in cui si tratti di un operatore privato, questo ha il diritto di sfruttare economicamente la gestione dell’edificio per 50-75 anni; dopo di che l’immobile diventa di nuovo proprietà del Comune di Barcellona. È permessa, dunque, la collaborazione tra pubblico e privato ma con la condizione che il suolo rimanga sempre pubblico. Le “viviendas dotacionales” per anziani sono dunque complessi residenziali ibridi, che ospitano al pianterreno i servizi per il quartiere e ai livelli superiori gli appartamenti minimi di circa 40 mq e dotati di zone comunitarie (sale riunioni, lavanderie comunitarie, presidi medici, biblioteche...). Sono destinati alle persone di età superiore a 65 anni, che godono di autonomia personale e cedute in regime d’uso ed occupazione, con un canone di affitto sociale e una quota complementare per la manutenzione e i servizi offerti. L’alloggio minimo è caratterizzato da un’alta flessibilità degli spazi e, date le dimensioni, non ha quasi bisogno di partizioni interne, che in generale avvengono con 7 Plan de la Vivienda de Barcelona porte scorrevoli. Lo schema tipologico è semplice: uno spazio interno che fonde l’ambito della cucina con la zone più pubblica della casa, il salone o l’ingresso, creando una zona comune aperta, un vero e proprio living; a parte, separata, la zona notte composta da camera da letto matrimoniale e dotata di un bagno privato, completamente accessibile. Ogni alloggio è, infatti, privo di barriere architettoniche e dotato di tutti quegli accorgimenti tecnici che permettono all’anziano di condurre una vita in autonomia e in condizioni di totale sicurezza: bagni con docce con suolo continuo, pavimento antiscivolo; prese di corrente accessibili ad una altezza minima di 50 cm dal suolo; produzione di acqua elettrica sanitaria con l’ausilio di energia solare; riscaldamento; luci di emergenza, sistema di allarme connesso direttamente alla reception; bagno accessibile per facilitare l’uso alle persone con mobilità ridotta. Questi edifici agevolano la vita quotidiana dei condomini attraverso l’implementazione di un altissimo livello di servizi telematici, sanitari e collettivi che fanno fronte alle ridotte dimensioni dell’alloggio. Si tratta di spazi comunitari in cui gli abitanti possono condividere le attività più pubbliche che si svolgono generalmente dentro l’unità abitativa: sale comuni, lavanderie, servizi di assistenza permanente, biblioteche, mense, ambulatori medici e spazi per l’attività fisica garantiscono agli utenti l’integrazione nel complesso residenziale e nel suo intorno fisico. I servizi agli utenti delle “viviendas dotacionales” vengono gestiti direttamente dai Servizi Sociali comunali, che si occupano della pulizia degli alloggi e della loro manutenzione ordinaria e straordinaria, e coordina le varie attività ricreative organizzate con l’obbiettivo di facilitare l’interazione tra i vicini. Il successo di questo modello abitativo sta negli effetti positivi che è capace di generare e nei meccanismi sociali che produce, in quanto in grado, attraverso l’inserimento di edifici “ibridi” dotati di residenza e servizi, di “fare città”. Sono interventi che vanno al di là della sommatoria elementare di moduli abitativi e prevedono l’inserimento di servizi per il quartiere laddove non esistono o che rafforzano nel luogo in cui sono già presenti. Si tratta di residenze che fungono da poli attrattori della cittadinanza, garantendo in questo modo una vita comunitaria e salvaguardando la coesione sociale; progetti che instaurano relazioni tra interno ed esterno dell’edificio, connessioni fisiche e visuali tra abitazione e spazio pubblico, capaci di generare spazi collettivi di uso pubblico o di ospitarne altri dedicati ad altro tipo di attività oltre quella residenziale. 2.3 Vivienda Dotacional: alcuni casi di studio Il progetto di un edificio residenziale sociale per anziani deve tener conto di numerosi fattori la cui valutazione non può ridursi al singolo alloggio, ma devono essere presi in considerazione tutti quegli aspetti fisici e sociali che garantiscano al massimo il benessere e l’indipendenza dell’utente. È quindi necessaria un’analisi che contempli la scala urbana, il progetto dell’edificio nel suo complesso e il modo in cui la tipologia abitativa si rapporta agli spazi comunitari di cui il blocco è dotato. Il primo elemento da considerare è il quartiere, scala territoriale di riferimento della persona anziana. È indispensabile offrire una sistemazione dell’utente nel quartiere di appartenenza, in modo da non sradicarlo dal contesto di relazioni e abitudini che gli consentono di muoversi a proprio agio e in sicurezza. La prossimità ai servizi pubblici e alle zone verdi, la presenza di collegamenti di trasporto, negozi e altri servizi contribuiscono inoltre a garantire un buon livello di partecipazione sociale e il coinvolgimento nella vita della comunità. I progetti di Miralles Tagliabue nel quartiere della Ribera e di Joan Callis e Pia Wortham nel Nou Barris a Barcellona rispondono a queste esigenze, seppur inseriti in contesti differenti, rispettivamente nel centro storico della città e nel quartiere periferico di Horta-Guinardò. La residenza con servizi per persone oltre i sessantacinque anni progettata da Enric Miralles e Bendetta Tagliabue, fa parte, insieme al recupero dell’antico mercato di Santa Caterina, della riqualificazione urbana dell’intera zona dell’Avenida Cambó, una parte del centro storico barcellonese in forte degrado. L’edificio residenziale adotta la forma di un grande volume definito da piani curvi che generano grandi sbalzi rispetto alla copertura ondulata del mercato antistante. Il rapporto tra l’edificio e il mercato è necessario per la comprensione di quest’organismo architettonico: i due volumi in alcuni punti si compenetrano generando uno spazio pubblico permeabile. Proprio la sua capacità di offrire dei piccoli spazi pubblici a carattere fortemente urbano, che arricchiscono gli accessi al mercato e si relazionano con la trama della residenza storica rende peculiare questo complesso residenziale. L'accesso agli appartamenti avviene proprio da queste piazze che si creano tra la facciata del lato mare del mercato e la zona archeologica. È evidente che l’intero spazio si caratterizza per la propria vitalità e la grande attività tipica di un mercato cittadino; in questo senso la scelta di destinare gli alloggi ad una utenza anziana è quanto mai appropriata per fomentare il senso di comunità di cui questa categoria di persone sente particolarmente bisogno. La centralità dell’edificio, inoltre, garantisce la prossimità ai servizi pubblici, alle zone verdi, ai collegamenti di trasporto e a tutte quelle attività che possono garantire all’anziano uno sviluppo della propria vita in maniera indipendente. L’edificio consta di 59 alloggi sociali e dispone di una tipologia abitativa base, costituita da sala da pranzo, cucina, camera matrimoniale e bagno, cui si implementano sale comunitarie e servizi di infermeria per l’assistenza sociale degli utenti. Fig.1 “Residenze con servizi” per anziani nel centro storico di Barcellona. Progetto di Enric Miralles e Benedetta Tagliabue Il progetto di Joan Callis e Pia Wortham è situato invece nella periferia nord di Barcellona, al limite del parco urbano progettato dagli architetti Arriola e Fiol, di cui sfrutta le potenzialità incorporando parte della sua scalinata per generare uno degli accessi all’edificio. In questo modo il volume si inserisce e “compenetra” con il parco esistente: in ogni momento offre agli utenti un contatto diretto con l’elemento naturale tanto fisico, attraverso l’accesso diretto, quanto visivo, attraverso l’attento orientamento delle singole aperture degli alloggi. L’edificio adegua la propria forma a una preesistenza storico, catalogata nel Patrimonio Storico della città, ed estende il proprio volume sino all’estremo opposto dell’area di intervento, segnando sul terreno il suo andamento frammentato attraverso tagli e sbalzi. Questa continuità architettonica tra nuovo ed esistente risponde alla necessità di generare un patio aperto a servizio della comunità che alloggia nelle residenze e consente allo stesso tempo di mantenere tre facciate libere, conservando in questo modo anche l’immagine storica del quartiere. Fig.2 Vista d’insieme e planimetria della residenza per anziani progettata da Joan Callis e Pia Wortham L’intervento sfrutta al massimo la peculiarità dell’area in cui insiste: l’edificio si divide in tre blocchi in cui sono distribuiti 50 appartamenti e gli spazi per i servizi comunitari; tutti gli alloggi sono orientati in modo che possano essere loro garantite le migliori vedute verso il parco. Il corridoio di circolazione si adatta a questo andamento irregolare aprendosi, chiudendosi e adeguandosi alla forma dell’edificio, generando dei balconi e spazi di incontro sulle facciate nord e sud. In questo modo anche lo spazio di circolazione diventa un possibile elemento di relazione, consentendo di incrementare, insieme agli spazi comunitari, la dimensione ridotta degli alloggi individuali. La proposta tipologica é in linea con il modello generalmente proposto per queste residenze: un appartamento di dimensioni minime, dotato di cucina integrata al salone, camera e bagno dedicato, al quale sono affiancati gli spazi di servizio comunitari costituiti, in questo caso, da due sale polivalenti e una lavanderia. Anche la pianta tipo così come il corridoio centrale risponde alla necessità di adattarsi alla volumetria frammentata dell’edificio, generando delle variazioni nella forma della sala da pranzo e della cucina. Il nucleo umido, costituito da cucina e bagno, è ispezionabile dal corridoio di circolazione. Le “viviendas dotacionales” del Nou Barris evidenziano l’importanza dell’abbinamento di spazi di servizi agli spazi individuali domestici, attraverso soluzioni spaziali che enfatizzano la relazione tra gli utenti, non concentrate in spazi comunitari ma dislocati nell’edificio. Generalmente nelle residenze per anziani si tende ad accostare alla soluzione architettonica i servizi accessori che garantiscano una buona qualità di vita. In questo senso è significativo il contributo offerto dal progetto di Sergi Serrat per il Patronat Municipal de l’Habitatge di Barcellona, che garantisce una serie di soluzioni tecniche, tecnologiche e architettoniche innovative volte a stimolare al massimo l’indipendenza e l’autonomia dell’anziano. L’edificio è situato nel vertice Est del parco de “La Clota”, nel limite Nord della città di Barcellona, una zona occupata originariamente da edifici residenziali e convertita in zona di servizi , agli inizi degli anni ’90, in occasione dei giochi olimpici del 1992. L’area di intervento presenta una forma trapezoidale, caratterizzata da un dislivello di 3,5 metri sul lato corto e mantenendosi praticamente orizzontale sul lato più lungo. Orientato a sud est, il complesso residenziale gode di ottime viste verso la città e il parco antistante. Il progetto, che prevede 85 appartamenti a canone sociale con servizi di appoggio e locali destinati a servizi di quartiere, sfrutta sapientemente le condizioni climatiche dell’area: le zone destinate a servizi (corridoi, armadi di manutenzione, bagni, cucine e spogliatoio) sono ubicate nella fascia nord delle due barre che compongono l’edificio, mentre tutte le zone di relazione si trovano nella zona sud, in contatto diretto con l’ esterno. Fig.3 Vista della facciata Nord e pianta tipo della “vivienda dotacional” progettata da Sergi Serrat, Ginés Egea i Cristina Garcia Nonostante non vi sia la possibilità di ampliare le singole tipologie (generalmente non necessario per le residenze destinate a persone anziane) in fase di progetto sono state previste unità abitative più grandi generate dalla semplice unione di due appartamenti. Il tipo base, di 42 mq di superficie utile, costituito da camera da letto, salone, cucina e bagno, è interessante nella sua distribuzione interna giacché studiato in maniera tale che lo spazio possa essere percepito più ampio rispetto alle sue dimensioni reali. Tale effetto viene agevolato dalla particolare posizione delle partizioni interne che non vengono mai a contatto con le pareti di separazione tra un alloggio e l’altro. Lo spazio viene gerarchizzato dal vano per il frigorifero che, nascondendo parzialmente la cucina, consente di separarla dall’ingresso. La scelta di disporre la terrazza in arretramento rispetto al filo della facciata accresce ulteriormente la sensazione di dilatazione dello spazio; questa soluzione, che genera uno slittamento della camera da letto rispetto alla sala da pranzo, consente di percepire la terrazza come un prolungamento dell’unità abitativa; in questo modo l’anziano dispone di una zona “ibrida” aperta ma al contempo protetta dall’eccesso di radiazioni solari del periodo estivo, dalla quale può godere di eccellenti viste verso il mare. La percezione del volume della terrazza dall’esterno consente inoltre ad ogni utente di identificare la propria casa. Questo fattore, apparentemente di secondaria importanza per alloggi destinati a un’utenza classica, assume un certo rilievo nelle persone anziane in quanto accresce la sensazione di sentirsi parte di una comunità. Si tratta di uno dei tanti accorgimenti utilizzati nel progetto per agevolare la vita degli utenti, tra cui è importante citare: bagni equipaggiati di doccia montata a raso pavimento per facilitare l’accesso ed evitare cadute; luci di emergenza per l’orientazione dell’inquilino; sistema di allarme centralizzato nel bagno e nella camera da letto; cucine equipaggiate con placche elettriche e prese della corrente situate a un’altezza sufficientemente comoda dal pavimento per evitare sforzi. Il progetto di Can Travi è stato concepito per ottenere il massimo risparmio energetico, attraverso un sistema di captazione solare studiato per soddisfare il 70% delle necessità del riscaldamento dell’acqua calda sanitaria. Tale sistema si appoggia a un impianto di energia a gas che soddisfa la richiesta per i periodi in cui la radiazione solare è poca o nulla. È stato adottato inoltre, un sistema di centralizzazione dell’acqua calda sanitaria e del riscaldamento, considerabile una buona alternativa in questo tipo di residenze in cui, per ragioni di sicurezza, non sono raccomandabili le installazioni individuali di gas e che consente di ridurre il consumo energetico di un 35%. La distribuzione dell’energia nei singoli appartamenti è individuale e monitorabile grazie ad un sistema di telegestione che consente la lettura dei contatori e l’elaborazione dell’andamento dettagliato del consumo di ogni residenza; le installazioni dei singoli alloggi sono, inoltre, accessibili direttamente dal corridoio comunitario. Dall’analisi dei progetti presentati si evince l’importanza della presenza degli elementi comunitari e degli spazi per servizi in questo tipo di residenze. Generalmente la vita di una persona anziana si sviluppa per la gran parte del tempo nel proprio alloggio, luogo di riferimento, dove si svolgono quelle attività quotidiane ritenute fondamentali come dormire, occuparsi dell’igiene personale, preparare e consumare i propri pasti, ricevere delle cure. L’edificio residenziale per anziani deve essere quindi pensato per soddisfare sia le esigenze primarie sia quelle complementari, legate a quei bisogni che migliorano la qualità della vita e il benessere psicologico, quali rendere comodo il proprio alloggio, svolgere lavori domestici, spostarsi con facilità tra gli ambienti, sentirsi sicuri, comunicare con l’esterno e partecipare alla vita di vicinato. 3. Strumenti per la progettazione di interventi residenziali per anziani 3.1 Parametri di valutazione Col fine di individuare parametri necessari per una corretta valutazione o progettazione di nuovi interventi residenziali per anziani, consideriamo e suddividiamo le necessità che attengono a questioni economiche, fisiche e sociali, in tre scale, quelle relative all’unità abitativa, all’edificio e ai servizi ad esso connessi e al quartiere. Questa suddivisione ci permette di individuare spazi specifici, volumetrie e caratteristiche tipologiche in grado soddisfare tali esigenze sotto il profilo architettonico e urbanistico. Il progetto di una residenza con servizi si differenzia notevolmente da quello di un normale edificio di appartamenti: una residenza convenzionale che ospita una famiglia conserva una triplice suddivisione degli spazi per le visite, la famiglia e i servizi. La composizione di queste zone prende forma attraverso una serie di spazi che rispondono alle esigenze di socializzazione, intimità e alle funzioni pratiche di manutenzione, pulizia e di aree per immagazzinare e conservare. Si stabilisce, in questo modo, una gerarchia spaziale in cui vi è una distinzione netta tra gli ambiti più ampi delle casa, rappresentati dalle sale e delle camere, e le zone di dimensioni ridotte dedicate a servizi, in cui non ci si sofferma più del tempo necessario; in quest’ultimi si concentrano e dispongono tutte quelle installazioni che facilitano i lavori quotidiani, agevolati normalmente da supporti tecnologici. Le unità abitative tipo di una residenza con servizi per anziani, al contrario, è caratterizzata dalla presenza di un numero esiguo di stanze le cui dimensioni sono ridotte. Può essere facilmente associabile alla tipologia abitativa dell’appartamento, una versione ridotta di una casa convenzionale che, in buona parte, si configura attraverso una esportazione dei suoi componenti. Esportazione che normalmente influisce in termini spaziali su tutti quegli spazi comunitari e buona parte di quelli di uso pratico o di servizio. Tali spazi, in una residenza con servizi, sono dislocati nell’edificio e assumono un utilizzo comunitario, costituendo il nucleo di servizi di uso sociale dell’edificio cui appartengono. Nel progetto di una residenza con servizi diventa quindi fondamentale che l’aspetto residenziale prevalga rispetto a quello assistenziale, che l’accesso ai servizi sia comodo e che la residenza sia completamente accessibile. 3.1.1 L’unità abitativa In una residenza con servizi in cui vi è una grande distribuzione di spazi comunitari, lo spazio privato rappresenta il proprio domicilio. È importante che quindi disponga di tutte le caratteristiche necessarie perché tale spazio possa essere identificato e sentito come una vera e propria casa. Questa è, infatti, è il “cuore” della vita di una persona anziana, il luogo di riferimento dove si svolgono quelle attività quotidiane ritenute fondamentali come dormire, occuparsi dell’igiene personale, preparare e consumare i propri pasti, ricevere delle cure. L’alloggio deve inoltre soddisfare anche alcune esigenze complementari, legate a quei bisogni che aumentano la qualità della vita ed il benessere psicologico, quali rendere comodo la propria dimora, svolgere lavori domestici, spostarsi con facilità tra gli ambienti, sentirsi sicuri e partecipare alla vita del vicinato, ricevere persone, comunicare con l’esterno. È fondamentale che l’anziano continui ad avere una responsabilità individuale sulla gestione della propria quotidianità; l’assistenza e l’imposizione di orari, lo sgravano da impegni ma non fanno altro che incrementare la sua sensazione di dipendenza. Generalmente quando si invecchia si tende a trascorrere più tempo tra le mura domestiche: per questo motivo diventa indispensabile che le residenze degli anziani siano dotate delle condizioni tali da garantirne la miglior qualità di vita possibile. Spesso gli anziani vivono in case vecchie prive dei moderni comfort di base tra cui il riscaldamento o l’ascensore ma, nonostante questo, tendono ad essere maggiormente soddisfatti delle loro condizioni abitative rispetto ai giovani. Possiamo dedurre quindi che le circostanze socio- economiche sono un fattore da prendere in considerazione al momento della valutazione delle condizioni abitative degli anziani. Possiamo individuare, nell’ambito dell’alloggio, alcune caratteristiche di cui devono essere dotate le residenze e che risultano imprescindibili perché l’unità abitativa sia il più possibile fruibile e accessibile: - Gli alloggi devono avere dimensioni adeguate alle possibilità fisiche ed economiche dell’utente; un alloggio grande necessità di una manutenzione che gli anziani non sono in grado di garantire; - Deve essere garantita la massima accessibilità dell’alloggio e adattabilità della residenza alla progressiva e incrementale fragilità e possibile disabilità. Si stima che nell’Unione Europea, mediamente solo l’1% degli alloggi siano realmente adeguati alle esigenze di mobilità degli anziani, ossia privi di qualsiasi tipo di barriera architettonica. (Il problema generalmente più sentito da parte dell’utenza anziana, in questo senso, riguarda l’assenza dell’ascensore); - Fare in modo che gli anziani possano godere di una buona “vista” dalla propria casa in quanto incrementa le possibilità di stabilire relazioni fisiche e visive con l’esterno: rendere riconoscibile l’unità abitativa dall’esterno amplifica la sensazione di essere parte della comunità. - Preservare il diritto all’intimità della persona: disporre spazi privati che possano essere personalizzati e condivisi liberamente; consentire decorazioni dello spazio interno secondo il proprio gusto e le proprie abitudini; far scegliere i mobili o permettere l’utilizzo di quelli personali. 3.1.2 L’edificio e i servizi Gli anziani, come detto, aspirano ad avere il massimo controllo della propria vita e poter continuare a condurre per il maggior tempo possibile una vita indipendente. La possibilità di dotare di servizi le residenze in cui vivono le persone anziane, secondo i vari livelli di assistenza, risponde in maniera adeguata alla possibilità di consentire una vita pressoché autonoma limitatamente alle loro condizioni di salute. Il modello della “residenza con servizi” garantisce all’anziano la possibilità di possedere uno spazio privato che può considerare come una vera e propria casa e, allo stesso tempo, di godere di tutti i servizi di assistenza aggiuntivi che gli garantiscono di poter condurre una vita in completa autonomia. Se, nei condomini tradizionali, gli spazi comuni si riducono ad essere quelli di circolazione (elementi di comunicazione verticale e orizzontale, talvolta cortili e giardini), progettati in funzione dei singoli appartamenti, nella “residenza con servizi” la prospettiva si ribalta e l’edificio è pensato come un luogo collettivo dal quale si ricavano gli spazi privati. Dal punto di vista gestionale, questo approccio, facilita la fornitura dei servizi, che si concentrano in un unico punto senza che quindi questi siano dislocati sul territorio. La tendenza europea, in materia di offerta di servizi alla persona, volge in questa direzione: si assiste, infatti, ad un passaggio dalla fornitura di assistenza in case di cura ad una prestazione di servizi direttamente negli alloggi in cui dimorano gli anziani. È di fondamentale importanza che l’anziano sia messo al centro di qualsiasi scelta rispetto alla sua destinazione abitativa e che quindi possa poter scegliere il tipo di sistemazione che meglio si adatta al proprio profilo, nella gamma delle opzioni disponibili. Generalmente è possibile classificare l’assistenza offerta nelle “residenze con servizi” in tre macro-aree: - Servizi generali (comuni a tutto l’edificio e ai suoi utenti e che fanno parte dell’offerta complessiva; tra questi sale di uso polivalente, manutenzione dell’edificio, sala accoglienza); - Servizi di assistenza sociale destinati a tutti gli utenti allo scopo di facilitare l’integrazione nella struttura residenziale e nel contesto fisico e sociale; - Servizi di appoggio personale specifici per tutti gli utenti in funzione della propria condizione psicofisica, con l’obiettivo di consentire una vita autonoma in condizioni adeguate. Tra questi servizi sono compresi tutti i dispositivi di assistenza (dispositivi di mobilità e tecnologie per l’udito e disabilità visiva), i servizi di assistenza (cure sanitarie e sociali) e tutte quelle azioni di tipo preventivo per evitare o perlomeno contenere il deterioramento fisico e psichico dell’utente. 3.1.3 Il quartiere Col fine di consentire la massima indipendenza per l’anziano è necessario considerare il contesto urbano nel quale l’edificio si trova; tra i fattori che incidono maggiormente sulla concezione della qualità di vita da parte di un anziano vi sono sicuramente quelli relativi alla comunità in cui vive e con cui interagisc quotidianamente, oltre che l’abitazione in se stessa. Il quartiere, quindi, svolge un ruolo fondamentale per la persona anziana in quanto rappresenta la sua scala territoriale di riferimento. Praticamente l’80% delle persone con un’età maggiore di 65 anni che alloggia in una casa indipendente dichiara che, nel caso di dover cambiare residenza per migliorare le proprie condizioni abitative, sceglierebbe il nuovo domicilio nel quartiere in cui ha vissuto negli ultimi anni. Vi è dunque nella popolazione anziana, una scarsa disponibilità alla mobilità abitativa. Anche in questo caso la tendenza è ormai quella di cercare di mantenere le persone anziane nel proprio habitat garantendo una nuova sistemazione non lontana da quella originaria in modo da non sradicare le persone dal contesto di relazioni e abitudini che gli consentono di muoversi a proprio agio e in sicurezza. Le necessità in questo caso a cui dare priorità sono: - Garantire all’anziano la massima indipendenza possibile e fomentare la sensazione di appartenenza ad una comunità; - Mantenere, per quanto possibile, il collegamento fisico, sociale e psicologico instaurato nella propria vita dall’anziano, al momento di effettuare dei trasferimenti verso altre zone per accedere ad alloggi di dimensioni inferiori e dotati dei confort necessari (da rimarcare, a tal proposito, la politica abitativa del Regno Unito definita “lifetimes homes” che mira a fornire case adattabili nell’arco della vita); - Garantire una adeguata prossimità ai servizi pubblici (specialmente quelli sanitari) e alle zone verdi, ai collegamenti di trasporto, negozi e altri servizi; - Assicurare un elevato livello di sicurezza personale, dislocando gli edifici in quartieri adeguatamente controllati. Un ulteriore aspetto da sottolineare è quello relativo al lavoro. Capita sempre più frequentemente che le persone anziane tendano a preferire di vivere in città nelle quali c’è maggiore attività economica e possibilità di trovare lavoro. Quest’aspetto può essere relazionato con la necessità o possibilità di trovare qualche tipo d’ingresso economico oltre alla pensione. 4. Conclusioni La casa, da sempre, svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo personale e sociale delle persone. È fondamentale che le residenze siano adeguate alle esigenze che la società esprime e che ogni persona possa godere del diritto di vivere in un alloggio adeguato alle proprie necessità. Quando non si presentano tali condizioni si manifestano forme di insoddisfazione che sfociano in situazioni di esclusione e violenza sociale. Il contesto sociale e la morfologia urbana possono generare situazioni di ghettizzazione ed emarginazione. Per questo motivo é importante concepire il progetto della residenza come parte di un progetto urbano più complesso ed equilibrato, in cui gli edifici residenziali non devono funzionare come degli elementi autonomi nella città, ma devono essere in grado di favorire la creazione di reti comunitarie, consolidare le parti sociali, creare città reali sulla base di un buon progetto urbano. Si tratta quindi di concepire spazi dell’abitare che si comportino come “infrastrutture residenziali” in grado di “fare città”; l’edificio deve garantire attività distinte non solo quelle tipicamente “residenziali”: fomentare gli spazi di incontro e quelli intermedi. Lo spazio del servizio deve creare collegamenti fisici con lo spazio pubblico della città con la massima permeabilità per massimizzare l’uso dello spazio; la sua presenza garantisce qualità di vita, oltre che la sicurezza dello stesso. La “vivienda dotacional” introdotta dal Comune di Barcellona può rappresentare, in questo senso, un modello adeguato a questo nuovo modo di intendere la città e risponde alle nuove necessità abitative della popolazione anziana. Come già dimostrato in altri contesti europei, la tipologia di appartamenti con servizi sta assumendo una sempre maggiore importanza nelle politiche abitative rivolte agli anziani perché in grado di ridurre il deficit abitativo e di garantire il mantenimento dell’anziano nel suo habitat, incidendo positivamente sui costi con un notevole risparmio sull’assistenza sociale e sanitaria offerta. Dalla residenza contemporanea si deve esigere attenzione ai mutamenti sociali, qualità architettonica, volontà di sperimentazione tecnologica, attenzione verso l’ambiente circostante e capacità di generare comunità: garantire agli anziani una residenza che soddisfi questi parametri è imprescindibile per il consolidamento del patrimonio identitario dei nostri centri urbani. 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