Messaggio di S.E.R. card. Agostino Vallini

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Messaggio di S.E.R. card. Agostino Vallini
I DIECI COMANDAMENTI NELLE PIAZZE
“Io sono il Signore Dio tuo”
Roma, 8 settembre 2012
Il grande pericolo della società contemporanea è che Dio
sparisca dall’orizzonte della vita dell’uomo. Le grandi domande
dell’esistenza: da dove veniamo, dove andiamo, che sarà di noi,
perché si soffre, perché si muore, c’è vita dopo la morte?, non
avrebbero alcuna risposta per l’uomo ad una dimensione, quella
orizzontale, mentre
abbiamo enorme bisogno di dare una
direzione sensata alla nostra vita. La questione di Dio, che ha
sempre interrogato e affascinato lo spirito umano, è centrale
nella nostra vita, perché fa differenza che Dio esista o non esista:
se infatti Dio è l’origine, il senso e il fine dell’uomo e dell’universo,
la vita ha un preciso orientamento. Dinanzi alla questione di Dio
non vi è neutralità. A ben vedere, il desiderio di Dio è inscritto
nel cuore dell’uomo.
Certo, l’uomo non sempre arriva a conoscere Dio con facilità.
E’ per questo che Dio stesso ci è venuto incontro,
si è rivelato.
A Mosè che chiede: ma tu chi sei? Dio risponde: Io sono colui che
sono, che vuol dire “Io ci sono per te”. «Io sono il Signore, tuo Dio,
che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione di
schiavitù: non avrai altri dei di fronte a me. Non ti farai idolo né
immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo, né di ciò che è quaggiù
sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti
prostrerai davanti a loro e non li servirai » (Es 20,2-5).
Il Dio in cui crediamo è il Dio per noi, che conosce le
sofferenze del popolo, che libera dalle schiavitù, che dice: “Io sarò
con te” (Es 3, 17). Dio stesso ha preso l’iniziativa di rivolgersi a
noi, si è manifestato, si è fatto “parola”, “voce”: “Io sono il Signore
Dio tuo”. Ed ha fatto conoscere la sua azione creatrice e
liberatrice degli uomini. La risposta dell’uomo è accoglierlo e in
lui trovare sollievo e luce per scoprire se stesso. Si, perché la
rivelazione di Dio risponde alle esigenze intellettuali più elevate
dell’uomo e lo aiuta a comprendersi come essere creato «ad
immagine e somiglianza» di Dio (Gn 1,26).
Credere in Dio come l’Essere eterno, infinito, onnipotente,
buono, immutabile, vuol dire riconoscere che Dio è verità infinita,
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le sue parole sono parole di vita, di lui possiamo fidarci,lo
possiamo ascoltare, amare.
L’ottimismo del sapere con il progresso delle scienze e della
tecnica che penetra le profondità dell’universo, che scandaglia la
struttura biologica dello stesso essere umano, non può relegare
all’irrilevanza la dimensione trascendente, non può rendere
superflua o insignificante la domanda radicale di tutte le
domande dell’intelligenza umana: dov’è il senso della vita? Qual è
la sua origine? “Io sono il Signore Dio tuo”: questa è la risposta.
Non solo.
Quel
Dio che l’umanità in qualche modo ha sempre
conosciuto, in modo pieno e definitivo si è fatto conoscere, ha
mostrato il suo volto, ha rivelato il suo nome: si chiama Gesù di
Nazareth, il Figlio di Dio, il Signore, Via, Verità e Vita, che è
entrato nella storia e nell’esperienza umana per condividerla,
illuminarla, trasformarla con l’effusione dello Spirito Santo, dono
della sua vita offerta sulla croce, che ha aperto all’umanità la
speranza che non delude.
Così alla parola ascoltata sul monte: “Io sono il Signore Dio
tuo”, che si traduceva nel solenne precetto: «Ascolta, Israele: il
Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo» (Dt 6,4), Gesù, sintesi
e culmine del Dio rivelato, ci ha indicato il solido fondamento e la
strada sicura su cui poggiare la vita: «Amerai il Signore Dio tuo con
tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente» (Mt
22,37).
Credere che Dio è Dio, significa - di conseguenza - aver
trovato la sorgente della vita morale. Ignorare Dio o vivere come
se Lui non esistesse vuol dire demolire ogni riferimento oggettivo
anche nelle relazioni tra gli uomini. Infatti, perchè rinunciare a
ciò che voglio o desidero? Perché rispettare gli altri? L’ignoranza o
la non curanza di Dio si traduce di fatto nella legittimazione di
tutte le deviazioni morali.
Credere che Dio è il Signore della vita significa aver trovato
la roccia solida a cui aggrapparsi contro la disperazione: ricordati,
che non sei mai solo! O contro la presunzione: ricordati che non
sei onnipotente!
Ci riferisce la Bibbia che Israele nel deserto, nonostante il
giuramento di osservare l’alleanza, si traviò, si allontanò dalla via
che Dio gli aveva indicato e si costruì un idolo, il vitello d’oro (Dt
9, 1-12; 32). Anche nel nostro tempo l’uomo cerca di costruirsi
degli idoli: si chiamano danaro, potere, successo, droga, interesse
al paranormale, all’occulto, a forme di religiosità esoterica. Sono
tutte forme che mortificano e sconfiggono la dignità della ragione
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umana. La finitezza umana, che in tante circostanze della vita ci
lascia smarriti, postula una presenza oltre noi, una luce
superiore, una scintilla dell’origine. “Io sono il Signore Dio tuo”. E’
una verità che illumina, dà coraggio, apre alla speranza e, con la
testimonianza della vita, si fa messaggio forte per le future
generazioni.
L’Anno della Fede, che il Papa Benedetto XVI, ha indetto in
occasione del 50° di apertura del Concilio Vaticano II, è
un’occasione propizia per tutti i cercatori di Dio di varcare la
“porta della fede” (cfr At 14,27) che introduce alla vita di
comunione con Dio e di fratellanza tra gli uomini. “Il Vangelo - ha
scritto il Papa nell’Enciclica Spe salvi – non è soltanto una
comunicazione di cose che si possono sapere, ma è una
comunicazione che produce fatti e cambia la vita. La porta oscura
del tempo, del futuro, è stata spalancata. Chi ha speranza vive
diversamente: gli è stata donata una vita nuova” (n. 2).
AGOSTINO CARD. VALLINI
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