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Fregene, il rito del tramonto
Sabato, 27 agosto 2011 - 13:00:00
di Enrica Murru
Mentre Woody Allen gira il suo prossimo film al centro di Roma, altre star internazionali si rilassano sul
litorale romano. Sono stati infatti avvistati a Fregene Christina Aguilera e Bob Sinclair, guru della musica dance,
ma anche glorie nostrane come Nancy Brilli, Claudio Santamaria, Daniele Luttazzi, Mariangela Melato, Ilary
Blasi. Tutto in fila per il Singita, tempio laico dedicato al culto del tramonto, unico vero protagonista indiscusso
degli aperitivi qui al “miracolo” (questo significa, in swahili “singita”) di Fregene.
Claudia e Francesca Serafini, Giorgia Maggi, Luca Iacoponi, Marco e Christian Falsarella nel 2003, quando
il Comune di Fiumicino è il primo in Italia ad indire un bando per la gestione del litorale un tempo di proprietà
dalla Capitaneria di Porto, decidono di scommettere su questa spiaggia voluta simbolicamente obliqua, orientata
verso il tramonto, un momento tanto splendido quanto sottovalutato dagli altri stabilimenti, che immancabilmente
alle 19 chiudono i cancelli mandando tutti a casa. Invece i sei soci, ispirati dai viaggi in Africa, in Oriente, in
Indonesia, pensano a come sfruttare un momento topico della giornata e godere di quella che sembra
un’immersione del globo solare nell’acqua del mare. Lo scopo dichiarato è quello di emozionare i romani, di
portarli in un luogo esotico a due passi da casa.
Ripensando alla vocazione per la Dolce Vita di Fregene, al gusto per il bel vivere capitolino, questi
imprenditori si sono inventati una religione che da nove anni vede costantemente crescere i propri adepti: il sole
che si tuffa in acqua colorando tutto di luce. Da allora, era il 28 giugno del 2003, il rito si celebra con il rintocco di
un gong suonato da un indiano bianco-vestito che saluta il sole mentre scompare. La spiaggia a quel punto ha
già mutato pelle, rivestendosi di teli bianchi che ospitano un pubblico eterogeneo per età, ma concorde nel gusto.
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Dai primi di aprile, quando inizia la stagione, a inizio ottobre, quando volge al termine, è quindi l’ora
dell’aperitivo l’apice della giornata al Singita: i baldacchini bianchi, le caraffe di mohito e “singita” (un pestato
con fragola, menta, vodka e sprite, volendo anche in versione virgin), e le sonorità ambient che sanno rimanere
in sottofondo, l’atmosfera si fa rilassata e i sensi sono piacevolmente alterati da caldo e ormoni. Anche qui a
ispirare il format del divertimento è la voglia di regalare emozioni, a partire dalla musica, spesso affidata alle mani
sapienti di dj di fama internazionale, come José Padilla, del Cafè del Mar di Ibiza, autore anche della compilation
made in Singita, da tempo in vetta alle classifiche. Oppure a quelle di Stéphane Pompougnac, dell’Hotel Costès,
o del violinista elettrico Micah.
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L’esperimento ha avuto così successo che da un anno il Singita ha un fratello minore a Marina di
Ravenna, anch’esso certificato ISO 14001 (per la gestione attenta, consapevolmente eco) e si sta per piantare
una bandierina anche in terra straniera, alle Baleari.
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Dietro questa idea vincente c’è tanta ricerca, e un investimento sicuro per portare performance di livello,
come quelle offerte dal Nouveau Cirque e da esposizioni d’arte, cercate con lo scopo di creare un brand
riconoscibile e mai scontato.
AI CRISTAL
Ma a fare la vera fortuna del Singita è il pubblico: tanti aficionados e nuovi adepti ogni anno, coppie nate
qui e poi magari convolate a nozze in spiaggia, bimbi che giocano e crescono, ma anche, e soprattutto, tanta
carne al fuoco. Il cattivo gusto che spesso sfiora vette epocali sull’opposto litorale, quello di Ostia, qui resta
abbastanza emarginato. Non mancano muscoli guizzanti e lembi di pelle assai scoperta, ma più in generale lo
stile imperante qui è quello chic dei radical di Roma nord.
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Si viene al Singita per rimorchiare, per travestirsi da figli dei fiori (come per la festa Flower Power dello
scorso 14 agosto), per folleggiare grazie ai tre/quattro eventi l’anno che richiamano 2 mila persone, tra cui anche
molti stranieri, attirati soprattutto dal rito del tramonto.
E poi il Singita detta le mode del divertimento ma anche dell’abbigliamento: è nata qui la moda dell’estate
2011 degli occhiali enormi e sgargianti, occhieggiano qui le mises colme di colori e stampe “campite” a tutto
busto sulle t-shirt, si ridisegnano i confini del costume, a fascia per lei e a boxer corto per lui, si ombreggiano gli
sguardi con i cappelli del primo sole, si sperimenta uno stile hippy garbato e semplice, ma sempre con qualche
dettaglio sopra le righe per distinguersi.
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