Le implicazioni sul processo del credito
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Le implicazioni sul processo del credito
FC_MONO3@009 13-09-2006 11:56 Pagina 9 SETTEMBRE 2006 BASILEA 2 E LE SUE IMPLICAZIONI 9 Le implicazioni sul processo del credito Passiamo qui ad analizzare alcuni degli elementi principali della variazione nei rapporti banca-impresa alla luce di Basilea 2. Per semplificare l’esposizione degli argomenti, a ogni capoverso vengono sintetizzate una domanda e una risposta che introducono la spiegazione del contenuto del capoverso. Il Credit Risk Management e la concessione del credito nelle banche Cambiano le persone a cui chiedere denaro all’interno della banca? Tendenzialmente no. Tuttavia le banche stanno rivedendo i loro sistemi interni (sia informatici che organizzativi) per la concessione del credito, per cui è possibile che ci sia una fase transitoria in cui le persone con cui sono abituate a trattare non abbiano più tutti gli elementi o le deleghe per poter fornire le risposte attese. Certamente quello che cambia sono i criteri per la valutazione del rischio cliente. L’introduzione della normativa di Basilea 2 ha portato le banche italiane a sviluppare nuovi sistemi di Credit Risk Management (gestione del rischio di credito) con lo scopo di razionalizzare i processi di affidamento (ovvero le procedure attraverso le quali la banca concede il credito alla clientela), di pricing (ovvero il sistema di determinazione del prezzo del credito applicato alla clientela) e di monitoraggio del credito (stato dei rimborsi da parte del cliente-debitore e variazioni delle sue caratteristiche), fondandoli sul rapporto tra il profilo di rischio e il rendimento delle posizioni. In altre parole le principali banche, per poter arrivare in tempi ragionevoli ad applicare le nuove norme per la concessione e la gestione di crediti alla clientela, hanno sviluppato sistemi interni sia di organizzazione del lavoro, con l’attribuzione di diverse responsabilità funzionali sul processo di credito, sia a livello informativo. Lo scopo è quello già accennato di arrivare non solo a definire i nuovi criteri di valutazione del merito di credito, ma anche di fare in modo che questi possano essere applicati in tempi rapidi all’interno di tutta la banca in maniera coerente e uniforme. Commercialmente l’impatto di Basilea 2 sarebbe infatti molto negativo se i clienti abituati a interloquire con il personale dello sportello più vicino si vedessero “rimandare” ad altre sedi, magari lontane, con tempi di decisione lunghi. I sistemi informatici devono essere in grado di supportare anche il monitoraggio delle condizioni e degli elementi relativi al cliente che possono influenzare (in maniera positiva o negativa) la valutazione del merito di credito. Il sistema bancario nel suo complesso sta investendo molto in questo nuovo sistema e nella formazione del personale. Tuttavia non è detto che al primo di gennaio tutte le sedi di tutti gli istituti siano già pronte a operare con i nuovi criteri. Con i nuovi sistemi il rischio che deriva dai diversi impieghi viene quantificato in modo più oggettivo rispetto a quanto è accaduto fino a oggi, permettendo alle banche di praticare alla clientela prezzi maggiormente diversificati rispetto a quanto avviene oggi, perché definiti in funzione dei profili di rischio effettivi delle singole controparti affidate. Questo processo permetterà alle banche di rendere maggiormente efficiente l’attività di concessione del credito (lending), in quanto il rendimento di FC_MONO3@009 10 13-09-2006 11:56 Pagina 10 BASILEA 2 E LE SUE IMPLICAZIONI ogni singolo impiego permetterà di remunerare il rischio effettivamente sopportato dalla banca su quello specifico impiego. Il nuovo sistema, se correttamente applicato, dovrebbe ridurre i rischi per le banche, o migliorarne la redditività, a fronte di migliori condizioni per la clientela “virtuosa” e in grado di dimostrare sulla base di criteri oggettivi di “meritare” migliori condizioni. Evidentemente si verificherà anche un inasprimento delle condizioni per la clientela che “virtuosa” non è. In che modo? Prima di tutto occorre ribadire alcuni punti chiave del nuovo sistema di relazioni. Come cambia la disponibilità di credito al sistema economico Le imprese avranno a disposizione meno soldi? La risposta, a oggi, è no. Il timore di questa eventualità (credit crunch, diminuzione della disponibilità di capitale per gli impieghi) non sembra assolutamente giustificato sulla base della nuova regolamentazione di vigilanza. Al contrario, se il nuovo sistema verrà applicato correttamente, le banche dovrebbero essere in grado di ridurre le riserve rispetto a oggi, liberando fondi per aumentare gli impieghi. Dunque, a regime, dovrebbero esserci più soldi a disposizione delle aziende che ne fanno richiesta. Al fine di preservare la stabilità del sistema finanziario, il principio base della regolamentazione di vigilanza prevede che per ogni impiego le potenziali perdite debbano poter essere coperte da un adeguato importo di capitale della banca erogante (requisito sul capitale di vigilanza). A livello aggregato, quindi, la capacità di erogazione di ogni singolo istituto di credito risulta vincolata dal suo livello di patrimonializzazione. La regolamentazione vigente (Basilea 1) è già fondata su questo principio, ma oggi prevede un requisito del capitale regolamentare che non risulta direttamente correlato all’effettivo profilo di rischio dei singoli impieghi. L’accan- SETTEMBRE 2006 tonamento viene calcolato sulla base di una percentuale fissa sul valore nominale dell’impiego senza guardare alla sua qualità. Dunque avranno riserve uguali banche che hanno un ammontare uguale di impieghi, anche se l’effettiva qualità di questi impieghi (e dunque la loro redditività) può risultare molto diversa. Si ha così l’effetto di avere banche che hanno una buona clientela che risultano sovracapitalizzate rispetto ai reali rischi (e dunque prestano meno soldi di quanto potrebbero, guadagnando meno delle loro effettive possibilità) e banche che hanno una clientela “così così” che nei fatti sono sottocapitalizzate (prestano più soldi di quanto dovrebbero, con probabili effetti futuri negativi sul conto economico). Con Basilea 2 invece è prevista l’introduzione della stima dell’effettivo profilo di rischio delle posizioni che permette di calcolare l’ammontare del capitale di vigilanza sulla base di queste stime. In altre parole la somma che la banca dovrà accantonare a fronte dell’erogazione di un affidamento varierà in base alla valutazione della rischiosità dell’affidamento stesso: a fronte di un affidamento di basso rischio l’accantonamento sarà inferiore a quello di un affidamento di pari importo con un coefficiente di rischio più elevato. In altre parole le banche potranno prestare denaro a fronte di meno riserve a chi probabilmente non darà problemi a restituirlo, liberando fondi per nuove operazioni. Potranno prestare denaro anche a chi potrebbe avere problemi a restituirlo, ma a fronte di riserve più elevate (dunque con meno possibilità di espandere il numero e gli importi degli impieghi in questa direzione). In seguito alle verifiche condotte all’interno delle principali banche nazionali, risulta che l’attuale regolamentazione impone un capitale di vigilanza conservativo. L’introduzione dei nuovi criteri patrimoniali e la stima dell’effettiva rischiosità degli impieghi comporterà un risparmio sul capitale e consentirà un potenziale aumento della capacità di erogare credito, stimato a livello di sistema nella misura del 10%. FC_MONO3@009 13-09-2006 11:56 Pagina 11 SETTEMBRE 2006 Come si determina il rischio di credito Chi e come decide i rating da assegnare e il relativo rischio di credito? Il rating può essere determinato dalla banca, in base a metodologie che devono essere sottoposte e approvate dalla Banca d’Italia, oppure acquistato presso agenzie esterne autorizzate dalla Banca d’Italia. La valutazione del rischio di credito può essere effettuata attraverso due approcci: ● Standardized: il calcolo dei requisiti di capitale si fonda sull’utilizzo di rating esterni, come quelli prodotti dalle agenzie di rating. In sostanza la banca affida a un ente indipendente esterno la valutazione del suo rischio di credito. ● IRB (Internal Rating Based): il calcolo dei requisiti di capitale si fonda sull’utilizzo di stime delle componenti del rischio di credito realizzate internamente alla banca, previa validazione da parte delle autorità di vigilanza nazionali. In sostanza, in Italia, la banca stabilisce metodi e procedure per determinare il rischio di credito delle posizioni della clientela, e deve sottoporre per approvazione il sistema dei metodi e delle procedure alla Banca d’Italia. L’approccio IRB determina i requisiti di capitale sulla base di quattro componenti del rischio di credito: – PD: probabilità di default, ovvero una quantificazione del rischio che l’impresa affidata possa essere insolvente entro un determinato periodo; – RR: tasso di recupero in caso di insolvenza, che può variare in funzione delle clausole contrattuali dell’affidamento e delle eventuali garanzie; – EAD (ammontare dell’esposizione al momento dell’insolvenza); – Maturity (durata residua del debito). BASILEA 2 E LE SUE IMPLICAZIONI 11 La valutazione del rating di controparte Ma in pratica la banca come fa a determinare il rating da attribuire a un’azienda? Raccogliendo e valutando una serie di dati relativi a quattro categorie di informazioni: i dati economico-finanziari dell’azienda (bilanci), i dati andamentali (ovvero come l’azienda si comporta nei confronti delle banche, se è un buon pagatore, ecc.), i dati di settore e i giudizi qualitativi sulla gestione d’impresa. Il processo di valutazione del rating di controparte è caratterizzato da tre aspetti: 1. Le diverse tipologie di informazioni analizzate: nella formulazione di un rating vengono utilizzate diverse fonti disponibili (bilancio, andamento di settore, ecc..) che contribuiscono a formare una griglia di informazioni. 2. La metodologia utilizzata per aggregare le diverse informazioni: la formulazione di un rating comporta la necessità di adottare un algoritmo per sintetizzare in un singolo giudizio le diverse informazioni individuate al punto precedente. 3. La forma di definizione del giudizio di sintesi: il giudizio di sintesi ottenuto al punto precedente può essere espresso in varie forme, quali lettere (AA, B), punteggi (score), probabilità di insolvenza (PD) o aggettivi (merito creditizio buono, da monitorare, critico). La best practice in Italia prevede l’utilizzo congiunto delle seguenti quattro aree informative, che vengono considerate con pesi diversi da banca a banca: 1. dati economico-finanziari (fonte: bilanci). I principali sono: – capacità di autofinanziamento netto, – valutazione del patrimonio netto e del patrimonio netto tangibile, – gestione del circolante, – incidenza e valutazione degli interessi passivi; FC_MONO3@009 12 13-09-2006 11:56 Pagina 12 BASILEA 2 E LE SUE IMPLICAZIONI 2. dati andamentali (fonte: statistiche interne e dati da Centrale Rischi). Questi sono principalmente: – frequenza ed entità degli sconfinamenti, – movimentazione dei conti, – numero controparti bancarie, – regolarità del portafoglio effetti (natura, numero degli insoluti, ecc.); – entità accordato sistema per tipo operazione; 3. dati di settore produttivo (fonte: dati, relazioni e ricerche di istituti di statistica esterni per esempio Istat, Cerved, Prometeia ecc.). I più importanti sono: – indici settoriali nazionali e indici settoriali locali, – posizionamento settoriale nei confronti di benchmark, – previsioni sull’andamento del settore; 4. giudizi qualitativi sulla gestione d’impresa, ovvero informazioni qualitative e gestionali. Fra queste segnaliamo: – proprietà, governance e struttura organizzativa, – partecipazioni, controllo di società terze, esistenza di “gruppi di fatto”, – tipo di prodotti, mercati, canali di vendita, – presenza ed eventuale posizionamento di marchi, posizione rispetto ai concorrenti, quote di mercato e variabilità, – tecnologia, brevetti, capacità produttiva istallata e grado di utilizzo, – disponibilità di informazioni infra-periodali (qualità e frequenza), – disponibilità di piani economico-finanziari/budget. Per aggregare e sintetizzare le diverse informazioni, le banche utilizzano metodologie piuttosto complesse che possono attribuire pesi diversi alle variabili prese in considerazione. Il che spiega anche le possibili differenze di valutazione della stessa azienda. In generale vengono impiegati modelli matematico-statistici multivariati che sintetizzano in un unico valore numerico le differenti informazioni sulle controparti. I modelli più utilizzati possono essere classificati in quattro principali categorie: l’analisi discriminante lineare, l’analisi logit/probit, le reti neurali, i sistemi esperti. SETTEMBRE 2006 Basilea 2 non impone alle diverse banche dei metodi standard di determinazione del rating. Queste, infatti, potranno definire autonomamente i propri metodi. Nella formulazione dei rating interni ogni banca sceglierà liberamente le fonti informative da utilizzare, sintetizzandole con pesi che potranno differire in modo significativo da quelli di altre banche. I rating delle diverse banche potrebbero quindi differire significativamente, comportando forme di comportamento diverse tra banca e banca nei confronti della stessa impresa. La forma di definizione del giudizio di sintesi La mia banca mi ha attribuito un rating, ma non capisco cosa vuol dire, se è buono o cattivo. Non è possibile tradurlo in termini che mi consentano di capire meglio che cosa mi sta dicendo? Anche se le banche calcolano il rating con metodologie diverse, il giudizio di sintesi ovvero il merito creditizio deve essere espresso in PD (probabilità di default). Attraverso questo indicatore è possibile comparare i rating delle varie banche tra di loro e con quelli delle società di rating (Moody’s, Standard & Poors, Fitch) e capire meglio la stabilità o volatilità dei giudizi sulla propria azienda. Basilea 2 ha introdotto una standardizzazione per quanto riguarda la forma di definizione del giudizio di sintesi. La normativa prevede infatti che le banche esprimano il giudizio sul merito di credito delle controparti in termini di probabilità di default (PD). Come già accennato la definizione formale di PD è “la probabilità che, in un determinato orizzonte temporale (ad esempio l’anno), si verifichi l’evento che una controparte non adempia ai propri obblighi contrattuali (evento di default)”. Come si è visto, il merito creditizio espresso in termini di PD può successivamente essere identificato per mezzo di classi di rating identificate in modo qualitativo (lettere, numeri,...), ma definite in termini di intervalli di PD. FC_MONO3@009 13-09-2006 11:56 Pagina 13 BASILEA 2 E LE SUE IMPLICAZIONI SETTEMBRE 2006 Per mezzo della metrica fornita dalla PD, ogni singola classe di rating viene quindi definita in modo oggettivo, rendendo quindi possibile il confronto tra i rating formulati dalle diverse banche e/o dalle diverse agenzie (Moody’s, Standard & Poor’s, Fitch). A scopo esemplificativo, si consideri il problema del confronto tra la scala di rating di un’agenzia internazionale Y e le classi di rating adottate dalla banca X. Considerando la definizione delle classi in termini di PD, la relazione tra le classi è sintetizzata nella tavola 1.3. Il ruolo dei dati andamentali Qual è l’elemento che “fa la differenza” nella valutazione delle singole posizioni di rischio che le banche attribuiranno a imprese con caratteristiche simili? A parità degli altri indicatori, la differenza viene introdotta dai dati andamentali, ovvero dal profilo di comportamento del cliente rispetto alla banca e al sistema bancario. Si tratta di un fattore oggi generalmente poco considerato dalle aziende, che invece dovranno modificare i loro comportamenti anche in funzione di questo fattore. Le informazioni andamentali utilizzate dalle banche nei modelli di rating si suddividono in due macro-tipologie: ● la prima consiste nei dati a livello aggregato, che permettono di descrivere l’esposizione di una controparte nei confronti del sistema bancario nel suo complesso e che possono essere ottenuti da diverse fonti informative, sia pubbliche (Centrale Rischi) che private, a seconda dell’ammontare degli importi dei finanziamenti; ● la seconda tipologia di informazioni consiste nei dati interni al singolo istituto sull’andamento del rapporto con l’impresa per ogni singola forma tecnica d’impiego. I dati andamentali interni permettono di completare sotto diversi aspetti l’informazione aggregata, sia per il maggior dettaglio informativo rispetto agli schemi utilizzati per i dati a livello aggregato che per la frequenza (giornaliera anziché mensile). L’analisi dei dati andamentali, ovvero le informazioni che descrivono lo stato dei rapporti creditizi (percentuale dell’utilizzato su accordato, scoperti di conto, insoluti, altri indicatori di bontà del rapporto), è il principale strumento di early warning, tradizionalmente utilizzato dalla banca per individuare preventivamente il deterioramento del merito creditizio Tavola 1.3 – Comparazione fra due diversi sistemi di rating espressi in intervalli PD Agenzia di rating Y Banca X Confronto Nome classe Intervalli PD Nome classe Intervalli PD Classi agenzia Y Classi banca X AAA 0% - 0,25% A 0% - 0,5% AAA, AA A AA 0,25% - 0,5% B 0,5% - 2% A, BBB B A 0,5% - 1% C 2% - 4% BB C BBB 1% - 2% D 4% - 8% B D, E + BB 2% - 4% E+ 8% - 10% CCC E- B 4% - 10% E- maggiore 10% CCC Maggiore 10% Fonte: Financial Innovations 13 FC_MONO3@009 14 13-09-2006 11:56 Pagina 14 BASILEA 2 E LE SUE IMPLICAZIONI dell’azienda nell’ambito del processo di monitoraggio del credito. In seguito alla prossima introduzione di Basilea 2, già oggi l’analisi andamentale viene utilizzata oltre che per l’early warning anche per integrare, ai fini dell’elaborazione dei rating interni, i dati di bilancio, i dati geo-settoriali e le informazioni qualitative sull’impresa. Risulta quindi fondamentale che il monitoraggio degli indicatori andamentali cominci a diventare parte integrante della gestione della tesoreria nelle imprese, in quanto permette di ottimizzare lo scambio di flussi informativi con le banche; contribuisce direttamente al presidio del rating aziendale, con possibili significative implicazioni anche sulla disponibilità di credito e sul prezzo del denaro; consente di individuare le priorità da seguire nel controllo anticipato della liquidità e dei saldi dei conti. Le informazioni andamentali costituiscono il principale elemento del sistema informativo delle banche e tradizionalmente la loro analisi supporta diverse fasi del processo del credito, tra cui: ● l’istruttoria di affidamento, ● il monitoraggio dei rapporti creditizi, ● la revisione dei fidi e delle condizioni. Nelle fasi di istruttoria e di revisione le informazioni andamentali vengono integrate con l’analisi di altre fonti informative, come i dati di bilancio o i piani strategici, che per loro natura sono disponibili a bassa frequenza (il trimestre o più frequentemente l’anno). Nella fase di monitoraggio dei rapporti creditizi, invece, viene principalmente fatto ricorso all’analisi delle informazioni andamentali, in quanto sono l’unico flusso informativo sulla clientela disponibile per la banca ad alta frequenza (finanche giornaliera) e in modo continuativo. La Centrale Rischi La mia azienda lavora con diverse banche. Come fa una banca a sapere come mi comporto con le altre? E con che frequenza dispone di queste informazioni? SETTEMBRE 2006 Attraverso la Centrale Rischi. I dati sulla posizione in essere con ciascun cliente vengono trasmessi da ciascuna banca con cadenza mensile alla Banca d’Italia, e da questa sempre mensilmente vengono restituite alle banche segnalanti le posizioni aggregate del cliente verso l’intero sistema bancario italiano. La Centrale Rischi è un sistema informativo sull’indebitamento della clientela delle banche e degli intermediari finanziari vigilati dalla Banca d’Italia. Attraverso il servizio centralizzato dei rischi la Banca d’Italia fornisce agli intermediari partecipanti un’informativa utile, anche se non esaustiva, per la valutazione del merito di credito della clientela e, in generale, per l’analisi e la gestione del rischio di credito. Gli intermediari partecipanti comunicano mensilmente alla Banca d’Italia informazioni sulla loro clientela e ricevono, con la medesima periodicità con cui sono raccolte, informazioni sulla posizione debitoria verso il sistema creditizio dei nominativi segnalati e dei soggetti a questi collegati. Ricevono, inoltre, informazioni aggregate riferite a categorie di clienti. Gli intermediari possono interrogare la Centrale Rischi per chiedere informazioni su soggetti che essi non segnalano, a condizione che le richieste siano avanzate per finalità connesse con l’assunzione e la gestione del rischio di credito. Le posizioni individuali di rischio sono rappresentate nella Centrale Rischi sulla base di un modello articolato in cinque sezioni, ognuna delle quali viene a sua volta ripartita in categorie di censimento, ovvero raggruppamenti di posizioni di rischio omogenee individuati sulla base delle caratteristiche delle operazioni censite. Nella tavola 1.4 vengono riportate le sezioni e le categorie di censimento della Centrale Rischi, indicando per ognuna di esse le più comuni forme tecniche di finanziamento che vi sono attribuite. FC_MONO3@009 13-09-2006 11:56 Pagina 15 BASILEA 2 E LE SUE IMPLICAZIONI SETTEMBRE 2006 Tavola 1.4 - Sezioni e categorie di censimento della Centrale Rischi Categorie di censimento Sezioni Esempi di forme tecniche Rischi autoliquidanti Anticipo per operazioni di factoring, anticipo salvo buon fine, anticipo su fatture, altri anticipi su effetti e documenti rappresentativi di crediti commerciali, sconto di portafoglio commerciale e finanziario indiretto, anticipo all’esportazione, prefinanziamenti di mutuo Rischi a scadenza Anticipazioni attive, anticipi su crediti futuri connessi con operazioni di factoring, aperture di credito in c/c dalle quali l’intermediario può recedere prima della scadenza contrattuale solo per giusta causa, leasing, mutui, sconto di portafoglio finanziario diretto, prestiti personali, prestiti subordinati, pronti contro termine e riporti attivi Rischi a revoca Aperture di credito in conto corrente concesse per elasticità di cassa, insoluti Crediti per cassa Finanziamenti a procedura concorsuale e altri finanziamenti particolari Sofferenze Operazioni di natura commerciale Accettazioni, impegni di pagamento, crediti documentari, avalli, fideiussioni, altre garanzie rilasciate dagli intermediari Operazioni di natura finanziaria Accettazioni, impegni di pagamento, crediti documentari, avalli, fideiussioni, altre garanzie rilasciate dagli intermediari Crediti di firma Garanzie ricevute Garanzie reali, garanzie personali di prima istanza, garanzie personali di seconda istanza Derivati finanziari Swaps, Fras, Opzioni OTC Operazioni effettuate per conto di terzi Crediti per cassa: operazioni in pool – azienda capofila Crediti per cassa: operazioni in pool – altra azienda partecipante Sezione informativa Crediti per cassa: operazioni in pool – totale Crediti acquisiti da clientela diversa da intermediari – debitori ceduti Rischi autoliquidanti – crediti scaduti Sofferenze – crediti passati a perdita Crediti ceduti a terzi 15 FC_MONO3@009 16 13-09-2006 11:56 Pagina 16 BASILEA 2 E LE SUE IMPLICAZIONI Per ogni categoria di censimento, inoltre, le posizioni di rischio sono ulteriormente classificate in funzione di un’ampia serie di qualificatori – le variabili di classificazione – che consentono di fornire una descrizione più completa delle caratteristiche e della rischiosità delle operazioni in essere. In particolare, mediante la variabile di classificazione “stato del rapporto”, la Centrale Rischi rileva informazioni qualitative sulla situazione debitoria della clientela nel momento in cui si verifica un cambiamento di stato (status). In particolare viene rilevato il passaggio dei crediti a sofferenza, la ristrutturazione del credito, nonché la regolarizzazione di posizioni in precedenza segnalate a sofferenza od oggetto di ristrutturazione. Gli intermediari sono tenuti a segnalare queste informazioni alla Centrale Rischi entro i tre giorni lavorativi successivi a quello in cui i competenti organi aziendali abbiano accertato lo stato di sofferenza del cliente, approvato la ristrutturazione del credito ovvero preso atto del venir meno della situazione di patologia. Infine, lo schema di rappresentazione delle informazioni della Centrale Rischi prevede diverse tipologie di importi per descrivere le singole operazioni oggetto di censimento. Queste tipologie vengono denominate classi di dati e attualmente ne sono previste otto: 1. accordato; 2. accordato operativo; 3. utilizzato; 4. saldo medio; 5. valore garanzia; 6. importo garantito; 7. valore intrinseco; 8. altri importi. Gli importi da segnalare nelle classi di dati sono espressi in unità di euro. Gli importi denominati in divisa estera sono convertiti in euro sulla base del tasso di cambio a pronti alla data di riferimento della segnalazione. La posizione globale di rischio viene determinata per ciascun soggetto sommando le segnalazioni inoltrate a suo nome dagli intermediari. L’aggregazione viene operata distintamente per SETTEMBRE 2006 ognuna delle categorie di censimento, per ciascuna variabile di classificazione e per ogni classe di dati prevista dallo schema segnaletico. Inoltre, per ciascun nominativo segnalato, il flusso di ritorno contiene ulteriori informazioni ritenute utili per la valutazione e il controllo della rischiosità della clientela. Queste informazioni riguardano, tra l’altro, l’ammontare degli sconfinamenti e dei margini disponibili calcolati per ciascuna categoria di censimento e variabile di classificazione, il numero degli intermediari segnalanti e, in particolare, di quelli che segnalano il soggetto a sofferenza, il numero delle richieste di prima informazione pervenute negli ultimi sei mesi e motivate dall’avvio di un’istruttoria finalizzata a instaurare un rapporto di natura creditizia. Oltre alla posizione globale di rischio nei confronti di tutti gli intermediari, viene evidenziata, per ciascun soggetto segnalato, la posizione globale di rischio nei confronti degli intermediari finanziari e del gruppo creditizio di appartenenza dell’intermediario segnalante. Se ho problemi con una banca, prima che questi abbiano ripercussioni sul mio merito di credito è necessario che transitino attraverso la Centrale Rischi? No, ogni banca tiene sotto controllo i clienti con un monitoraggio continuo dei dati andamentali interni. I dati andamentali interni permettono di completare sotto diversi aspetti l’informazione fornita dalla Centrale Rischi. Come già accennato, i dati andamentali presentano un forte potere anticipativo, ovvero la loro analisi permette di individuare preventivamente l’insorgere del deterioramento del merito creditizio delle controparti affidate. Per questa loro caratteristica oggi vengono impiegati, parallelamente al loro tradizionale utilizzo nei sistemi di early warning, anche per l’assegnazione dei rating interni previsti dall’Accordo di Basilea 2. Tra le diverse fonti informative, i dati andamentali sono gli unici disponibili in modo sistemati- FC_MONO3@009 13-09-2006 11:56 Pagina 17 SETTEMBRE 2006 co ad alta frequenza e rappresentano quindi l’informazione necessaria per poter aggiornare i rating su base continuativa. Da questa considerazione deriva la grande importanza che assumono nel contesto di Basilea 2. Infatti i processi gestionali delle banche saranno fondati sul rating e sul suo costante monitoraggio, e i dati andamentali diverranno ancor più di prima un elemento fondamentale alla base dei rapporti banca-impresa, in quanto costituiscono la principale fonte di aggiornamento dei rating stessi. Innanzitutto, consentono di ottenere un maggior dettaglio informativo rispetto agli schemi standard della Centrale Rischi, perché contengono sia i dati riferiti ai singoli contratti per ogni specifica forma tecnica che le informazioni relative al dettaglio della movimentazione dei singoli conti. Inoltre sono generalmente rilevati con frequenza giornaliera e permettono quindi di analizzare infra-mensilmente il comportamento delle imprese affidate. Infine, i dati andamentali interni sono generalmente disponibili per la banca in tempo reale, mentre i dati aggregati di Centrale Rischi sono disponibili con un ritardo di oltre un mese, dovendo attendere per i flussi di ritorno le elaborazioni della Banca d’Italia. I dati andamentali interni permettono quindi un monitoraggio più tempestivo della clientela. Per mezzo dei dati interni, quindi, è possibile costruire una serie di indicatori andamentali che permettono di discriminare ulteriormente la dinamica del merito creditizio delle controparti rispetto alle informazioni aggregate di Centrale Rischi; attraverso questi indicatori risulta infatti possibile cogliere eventuali tendenze e/o comportamenti che a livello di variabili aggregate non sarebbe possibile individuare. Le indicazioni derivanti dall’analisi dei dati andamentali interni, comunque, vengono sempre confrontate e, al limite, corrette con le indicazioni di sistema derivanti dalla Centrale Rischi. In alcuni casi, infatti, l’interpretazione dei dati interni potrebbe differenziarsi significativamente da quella dei dati aggregati, in virtù di comportamenti particolari di un’impresa nei confronti di una determinata banca. BASILEA 2 E LE SUE IMPLICAZIONI 17 Quanto pesa sulla valutazione del rating la regolarità dei pagamenti che l’azienda ha effettuato in passato? E il fatto di avere avuto problemi con una banca peggiora il rating solo con quella banca o con tutto il sistema? La regolarità nei pagamenti è uno degli elementi chiave per la determinazione del rating da parte della banca soprattutto per le piccole imprese. Le irregolarità con una singola banca pesano immediatamente nella valutazione che fa quell’istituto, ma sul medio periodo possono pesare anche sulle valutazioni delle altre banche. Le modalità di attribuzione dei rating interni vengono differenziate per i diversi segmenti di clientela (privati, small business, piccole e medie imprese), in quanto le tipologie di informazioni disponibili per ognuno di questi segmenti si differenziano in modo significativo. In particolare, per le controparti dei segmenti privati e small business le informazioni economico-patrimoniali sono generalmente molto limitate. Per le aziende di piccole dimensioni infatti i dati contabili, derivanti da un sistema di contabilità semplificata, risultano spesso poco attendibili. Per tali segmenti, quindi, i dati andamentali risultano le principali fonti informative sul merito creditizio. Effetti di Basilea 2 sulle condizioni dei finanziamenti Aumenterà il costo del denaro per le imprese? Non ci sarà un aumento generalizzato del costo del denaro. Ma con criteri più rigorosi di analisi del merito di credito ci sarà più differenza nelle condizioni applicate ai singoli clienti e allo stesso cliente in tempi diversi. Per quanto riguarda le condizioni praticate sui finanziamenti, non è possibile delineare un effetto univoco di Basilea 2 sui prezzi che ver- FC_MONO3@009 18 13-09-2006 11:56 Pagina 18 BASILEA 2 E LE SUE IMPLICAZIONI ranno praticati alle imprese. In sostanza non è preventivabile un generalizzato aumento del costo del denaro, ma certamente si verificherà una maggiore differenziazione delle condizioni applicate alle imprese a seconda delle loro caratteristiche (rating e valutazione del merito di credito) e della tipologia dell’affidamento richiesto (tipologia, entità, scopi, durata). Come è emerso da un’indagine di Unioncamere, realizzata con il modello Riskcalc Italy di Moody’s KMV, misurando solamente l’impatto del diverso assorbimento di capitale tra Basilea 1 e Basilea 2, fino alla classe BBB- di Moody’s con le nuove regole a livello teorico si avrebbe una riduzione degli spread (è la percentuale che sommata a tassi di riferimento del mercato interbancario – quale ad esempio l’euribor – va a determinare il costo del denaro prestato). Al di sotto di questo livello e fino alla classe BB la differenza tra Basilea 1 e Basilea 2 dipende dalla dimensione dell’azienda, mentre da BBe per le classi inferiori dovrebbe comportare spread più alti per il cliente (v. tavola 1.5). SETTEMBRE 2006 Tuttavia, al di là dei principi teorici, il prezzo effettivo degli affidamenti praticato dalle diverse banche sarà probabilmente differente in base alle caratteristiche specifiche di ogni istituto (per esempio l’esperienza specifica nel settore di attività dell’azienda, il radicamento nel territorio, la situazione patrimoniale della banca, le politiche commerciali, i diversi modelli di rating interni, ecc.). In questo contesto sarà comunque importante per l’impresa conoscere bene gli elementi che compongono il suo merito di credito e fino a che livello di variazione dello spread può realmente arrivare nella negoziazione con la banca. Le relazioni tra il rating e le condizioni bancarie Una volta che la banca le ha assegnato un rating, l’azienda conosce automaticamente anche il prezzo dell’affidamento? Tavola 1.5 - L’impatto di Basilea 2 sul costo del denaro per le PMI Rating Basilea I Basilea II Fatt < 5 mln Basilea II Fatt = 10 mln Basilea II Fatt = 25 mln Basilea II Fatt = 50 mln A- e sup 123 bp 41 bp 45 bp 50 bp 57 bp BBB+ 131 bp 53 bp 57 bp 64 bp 72 bp BBB 142 bp 69 bp 73 bp 81 bp 91 bp BBB- 161 bp 104 bp 107 bp 119 bp 134 bp BB+ 189 bp 148 bp 155 bp 172 bp 194 bp BB 237 bp 228 bp 238 bp 264 bp 297 bp BB- 298 bp 325 bp 349 bp 388 bp 438 bp B+ 384 bp 488 bp 516 bp 576 bp 651 bp Nota: i valori di spread sono espressi in basic point (bp). 1 bp= 0,01% Fonte: indagine Unioncamere FC_MONO3@009 13-09-2006 11:56 Pagina 19 SETTEMBRE 2006 No, per diverse ragioni. Innanzitutto una medesima posizione verso lo stesso cliente da parte di due banche può avere diversi livelli di correlazione con il rischio dell’intero portafoglio crediti delle due banche e quindi richiedere diversi livelli di remunerazione. In secondo luogo la determinazione delle condizioni è nell’autonomia decisionale della banca, che per motivazioni di natura commerciale può temporaneamente praticare anche condizioni più favorevoli a imprese più rischiose. È evidente che nel medio termine sarà redditizia solo la banca che saprà ottenere una adeguata remunerazione del rischio di credito assunto. L’utilizzo delle componenti del rischio di credito (PD, RR, EAD, Maturity) permette alle banche di stabilire un pricing (costo del denaro) analitico delle posizioni, permettendo di praticare diverse condizioni alle imprese secondo il loro effettivo profilo di rischio. Questo permette di differenziare maggiormente l’offerta di credito, praticando prezzi più bassi alle controparti meno rischiose. Senza il rating, invece, a tutte le controparti vengono applicate condizioni più uniformi, con la conseguenza che le imprese più sane si accollano una parte dei costi di mercato imputabili alle perdite delle imprese peggiori. In altre parole alle imprese migliori, e in grado di dimostrare di esserlo, verranno praticate condizioni più favorevoli. Contemporaneamente il processo di negoziazione si sposterà su un terreno più quantitativo e oggettivo: non sarà più sufficiente negoziare con la banca sostenendo che le condizioni “sono troppo care”, ma si dovrà invece sostenere che “sono troppo care in relazione alla classe di rischio dell’azienda”, oppure dimostrare che “la reale classe di rischio dell’impresa è diversa da quella assegnata dalla banca”. È necessario sottolineare, comunque, che le condizioni praticate non sono una funzione univoca del rating. Anche se questo assume un’indubbia rilevanza, vengono considerate anche le altre componenti del rischio di credito, in particolare le garanzie e le considerazioni di natura commerciale legate allo sviluppo del rapporto con il cliente. BASILEA 2 E LE SUE IMPLICAZIONI 19 Inoltre il posizionamento competitivo della banca, in un ambito geografico o in un segmento di clientela, gioca un ruolo fondamentale nella determinazione del prezzo degli impieghi, specialmente in funzione di un’ottica di diversificazione di portafoglio. Per quante imprese migliorerà la situazione e per quante sarà invece peggiore? Non ci sarà un peggioramento generalizzato delle condizioni per i piccoli con il prevedibile solito effetto di migliorare le condizioni di credito solo per la grande impresa che già oggi gode di rapporti privilegiati con le banche? Da una prima indagine effettuata con i metodi di calcolo di una grande agenzia di rating, risulta che per le PMI (al di sotto dei 100 addetti) il peggioramento oggettivo delle condizioni bancarie si verificherà probabilmente per meno del 20% delle aziende. Il che significa che per l’80% ci saranno probabili vantaggi o non ci saranno cambiamenti significativi nelle condizioni di credito. Come già detto con Basilea 2 non si avrà necessariamente un peggioramento generalizzato delle condizioni di credito. Tuttavia anche in seno alle stesse banche si comincia a cercare di valutare quali potrebbero essere gli effetti prevalenti nei confronti della clientela. Abbiamo già citato la prima indagine svolta da Unioncamere con l’utilizzo della metodologia Riskcalc di Moody’s KMV. Questa indagine era specificamente rivolta a capire il probabile impatto delle nuove norme sulla piccole e media impresa ed è stata effettuata su un campione di 7.860 imprese con meno di 100 dipendenti. Dai risultati è emerso che solo il 18,7% delle aziende del campione potrebbe subire un aumento del costo del credito per compensare il costo più alto della posizione per la banca. In altre parole su 7.860 imprese interessate dall’indagine risulta che 6.390 imprese avranno un probabile miglioramento delle condizioni o che queste rimarranno uguali, mentre un peggioramento ci sarà probabilmente solo per 1.470. FC_MONO3@009 20 13-09-2006 11:56 Pagina 20 BASILEA 2 E LE SUE IMPLICAZIONI L’indagine, tuttavia, non ha potuto valutare gli effetti delle diverse politiche commerciali e creditizie delle banche: in sostanza si è basata solo sulla definizione del merito di credito espresso in variazioni di PD e non sugli altri elementi che le banche avranno a disposizione per una valutazione più puntuale delle diverse posizioni. In ogni modo tale indicazione evidenzia che molto probabilmente l’introduzione di Basilea 2 dovrebbe avere effetti complessivi positivi per la maggior parte delle imprese anche di dimensioni medio piccole. Nuove forme di valutazione delle garanzie Le garanzie patrimoniali utilizzate in passato per ottenere credito hanno ancora valore? Sì, ma cambiano alcuni criteri per la loro valutazione. La disponibilità di garanzie è un elemento importante per determinare (e migliorare) il rating. Basilea 2 prevede che il requisito sul capitale di vigilanza delle banche venga determinato in funzione delle stime dell’effettivo profilo di rischio delle posizioni. La presenza di garanzie, SETTEMBRE 2006 che riduce il rischio complessivo delle posizioni, permette dunque di ottenere un alleggerimento del requisito di capitale (Credit Risk Mitigation). In sostanza, a parità di valutazione dell’azienda, di capitale erogato e di condizioni dell’affidamento, alla banca costerà meno (in termini di assorbimento di capitale) la concessione di un credito in presenza di garanzie. E dunque l’istituto potrà applicare migliori condizioni al cliente. Basilea 2 pone comunque diversi vincoli e requisiti sui beni e le garanzie che possono essere riconosciute dalle banche ai fini della Credit Risk Mitigation. In particolare, stabilisce che: ● non possono essere prese in considerazione garanzie collettive; ● è necessaria la rivalutazione periodica dei beni e delle garanzie a valori di mercato; ● per riconoscere garanzie personali è necessario il rating del garante. Le banche attualmente stanno ancora valutando i costi e i benefici derivanti dall’aderenza completa ai requisiti dell’accordo previsti per la Credit Risk Mitigation. Già da ora si può comunque affermare la nuova normativa comporterà un significativo mutamento nell’utilizzo e negli effetti delle tipologie tradizionali di garanzia fornite dalle imprese.