fermi 1.pub - Comune di Padova

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fermi 1.pub - Comune di Padova
ANNO 14 — DICEMBRE 2010
NUMERO 1
Ave popolo fermiano,
finalmente il primo numero dell'immancabile "Fermi eppur si
muove" è giunto nelle vostre mani. Dopo editoriali che non
arrivano, dossier su occupazioni anti-Gelmini da creare,
elezioni di rappresentanti da riportare, l'unica vera fonte di
sacrosanta verità nel mondo caotico dell'informazione italiana
è sorta.
Prima di tutto sono cambiati i capo-redattori di codesta
testata: un applauso per Tito e Rola; possiamo ora chiudere
nel dimenticatoio coloro che ricoprirono questo prestigioso
ruolo l'anno passato, ovvero Carlo, l'uomo del reale fare, e
Giacomo, l'uomo dall'inutile parlare (garbatamente).
I nostri cari rappresentanti hanno invece guidato
un'occupazione che meglio organizzata non sarebbe potuta
essere: una moltitudine infinita di baldi giovani ha trascorso la
notte al Fermi ("dormire" non è il termine corretto) per
esprimere tutto il disappunto per una riforma che è stata
realizzata senza sentire il parere dei diretti interessati.
Ringraziamo in particolar modo Stefano Tiso per
l'intrattenimento offerto nei momenti più difficili di quei giorni.
Sappiate che la lettera scritta in quei giorni di impegno civile
da persone che hanno partecipato più che attivamente al
buon esito dell'occupazione è stata pubblicata da "Il Mattino
di Padova": grande successo per il neonato collettivo
studentesco che tenta di opporsi alla definizione della nostra generazione come "disinteressata".
Speriamo di poter dire anche noi un giorno come Abbie Hoffman: "Certo eravamo giovani, eravamo arroganti,
eravamo ridicoli, eravamo eccessivi, eravamo avventati, ma avevamo ragione."
E se davvero siamo una reminescenza '68ina, prendiamo il meglio di quegli anni: questo estratto di Pasolini non
può che sembrare più che attuale alla luce dei recenti scontri di Roma.
Adesso i giornalisti di tutto il mondo (compresi quelli delle televisioni) vi leccano (come credo ancora si dica nel
linguaggio delle Università) il culo. Io no, amici. Avete facce di figli di papà. Buona razza non mente. Avete lo
stesso occhio cattivo. Siete paurosi, incerti, disperati (benissimo) ma sapete anche come essere prepotenti,
ricattatori e sicuri: prerogative piccoloborghesi, amici. Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi
poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti!
N.B. Il giornalino scolastico è uno spazio aperto e può essere scritto da chiunque, compresa la
prima pagina. L'unica legge non scritta riguarda l'uso dell'incipit "Ave popolo fermiano" (rispetto
per la tradizione). In attesa del contraddittorio.
La Redaçao
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Indice
Pag.
Titolo
Autore
3
Il governo del Bunga Bunga
Tito III B
4
L’apatia del vivere
Tito III B
5
Futuro? Inshallah
Jack V C
7
Il viaggio dell’uomo attraverso Zanna V C
la propria vita
8
Ciao Fermi!
Giulia e
Irene V A
Bianca V C
9
Bentornato, amato calcio!
Andrea III B
Charlie V G
10
Kefiah: novità o solidarietà?
Rola III D
Checco V C
11
La palude dei populismi
Bianca V C
FeDep V D
12
Le avventure di Barbiegirl
Sophie V G
Franz II D
13
Lo sapevi che…
Checco V C
Gingi V G
14
Intervista doppia
Tito III B
Jack Galway V C
16
S.P.Q.R.
Checco V C
Lara III B
18
TV Zone
Lisa III D
20
Movie Zone
Ottavia III D
23
Book Zone
Pier V G
25
Music Zone
Rola III D
27
Un’altra vita
Rory III D
31
Lettera di Margherita Romano
Roxy V G
32
L’angolo della scienza
Tish IV H
Silvietta V D
34
I love veggie
Otta
Sophie V G
36
Storia di Fermiglistudenti
Tammy V E
38
Enigmistica
Tito III B
39
Oroscopo
Giandu Mandu
Zanna V C
40
Crimson Narcissus
FeDep V D
Andrea III D
Ale V D
Tammy V E
Un saluto dalla Old Redaçao, che si congeda con questo
numero confezionato e impaginato a regola d’arte, e augura alla
New Redaçao di raggiungere vette mai toccate prima nella
storia del giornalino d’Istituto del Fermi. Buon lavoro!
ARTICOLI
Futuro? In ša' allah
La recente crisi del 2008, paragonabile solo a quel
giovedì nero di un non lontano 1929, ha amplificato
un dibattito già precedentemente esistente: cosa
siamo disposti a tollerare in nome di un liberismo
così anarchico? Il problema etico nelle trattazioni
finanziarie è molto serio e su questo si basa la fine
o la sopravvivenza della speculazione finanziaria.
La borsa nasce come strumento per le aziende per
cercare capitali da investitori con cui condividere le
fortune e le sfortune dell'attività. Nel corso del XX
secolo, e in particolare nell'ultimo trentennio, il
divario tra mondo finanziario, ovvero legato alla
borsa, e mondo reale si è sempre più allargato.
Difatti al precedente semplice concetto di ricerca di
capitali si sostituiscono una
miriade di prodotti finanziari più
o meno complicati che hanno
una costante in comune: alti
profitti e alti rischi. Peccato che
gli addetti ai lavori riescano ad
arricchirsi da questa situazione,
il piccolo investitore, spesso
truffato, no.
Negli anni '70 la necessità di un
sistema economico-finanziario
più etico si fa sentire più
prepotentemente nei Paesi
islamici. Il sistema creditizio in
quegli Stati era ed è di stampo
occidentale e mal si adatta ai
principi della sharia, la legge
islamica.
Questa
vieta
esplicitamente, oltre al gioco
d'azzardo e ad ogni forma di
debito, la riba, l'interesse
imposto sui prestiti, e la gharar,
la speculazione finanziaria. Il
principio è semplice: il denaro non deve generare
denaro. In conformità con le teoria dell'economia
classica di Adam Smith e David Ricardo, il denaro
è solo un mezzo di scambio, non ha valore
intrinseco. Il grande ostacolo per lo sviluppo di una
banca islamica era però il deficit di capitali.
Lo shock petrolifero del '73-'74, che porta al
quadruplicarsi del prezzo del petrolio greggio, è la
manna dal cielo per l'Arabia Saudita, l'Algeria e la
Somalia le quali finanziano la creazione di una
Banca per lo sviluppo internazionale dell'area
islamica, secondo quanto già progettato da Egitto e
Malesia a inizio decennio. Tale progetto porta ad
una collaborazione tra leader politici e capi religiosi
che è perfettamente coerente all'idea di umma, la
comunità dei credenti, nata dalla necessità dei
beduini di sopravvivere nel deserto attraverso una
perfetta coordinazione d'insieme che porta
inevitabilmente all'annullamento dell'individualismo
all'interno del gruppo.
Nel 1997 viene improvvisamente ritirata un'ingente
quantità di capitali dai mercati asiatici. E' una delle
caratteristiche del mercato: la
schizofrenia. Ancora oggi non
ci
si
spiega
cosa
sia
effettivamente
accaduto.
Chiare
sono
invece
le
conseguenze per la Corea del
Sud, la Thailandia, la Malesia e
le Filippine: la scomparsa del 5
10% del Prodotto Interno
Lordo, ovvero la ricchezza, di
ciascun Paese.
La situazione è critica: il Fondo
Monetario Internazionale con la
Banca Mondiale e la Banca per
lo sviluppo asiatico propone
agli Stati colpiti un pacchetto di
salvataggio con un prestito di
112 milioni di dollari. Accettano
tutte, tranne la Malesia. Il
premier malese Mahathir, in
contrasto con la gharar,
rinuncia all'aiuto occidentale e
si appella ai Fratelli musulmani.
Risultato: dopo un difficile inizio
con una crescita negativa nel 1998, la Malesia
esce dalla crisi con i capitali della Banca per lo
sviluppo islamico e di investitori privati, mentre gli
altri Paesi rimangono indebitati con l'FMI.
L'11 settembre 2001 due aerei dirottati si
schiantano sulle Torri Gemelle, nel centro di New
York, causando oltre 3000 morti. La risposta del
governo è immediata anche in ambito finanziario:
maggiori controlli sul flusso di capitali e confisca di
Chi la fa l’aspetti
“L’oro non è tutto. Ci sono anche i diamanti.”
(Paperon de’ Paperoni)
ARTICOLI
(1944). Essendo il sistema dei cambi variabili
basato sulla corrispondenza tra beni prodotti e
denaro circolante, sul quale si specula, l'economia
islamica vede nel sistema aureo maggiore
stabilità. In realtà, per mantenere un cambio fisso
con l'oro, ci vuole una stabilità economica di base
che venga prima della stabilità offerta dal sistema
aureo. Mantenendo il sistema dei cambi variabili,
data l'ormai impossibile convertibilità dell'intero
denaro circolante con la moneta, si può
comunque garantire un sistema stabile
combattendo con forza la speculazione
finanziaria. Il ritorno al sistema aureo vuol dire
solamente spostare il problema ma non
annullarlo.
beni sospetti. Gli investitori musulmani, ostacolati
dalle nuove norme del mercato statunitense,
indirizzano le loro ricchezze su un mercato
alternativo: la Malesia.
6
Ormai Kuala Lumpur e lo Stato di cui è capitale
sono all'avanguardia nell'offrire prodotti finanziari
che si adeguino alle indicazioni della sharia. Ad
esempio le sukuk, le obbligazioni, devono essere
investimenti reali, come può essere il
finanziamento di un'autostrada con pedaggio, e
non pure speculazioni, per evitare la gharar. Tutti i
prodotti finanziari islamici hanno poi una
caratteristica non indifferente: sono investimenti
sicuri. Il motivo è semplice: ogni proposta
dev'essere legittimata da una fatwa,un editto
religioso che ne dichiari la conformità con la
sharia. In questo modo il pericolo di truffe o
furberie si annulla grazie al severo rigore morale
musulmano.
La civiltà occidentale ha in sé una contraddizione
molto interessante: è pratica, realista, abbandona
la correttezza in favore del profitto e getta gli
ideali per la concretezza, eppure crea dei mondi
metafisici e inesistenti quali quello della finanza.
La religione islamica ha invece offerto
un'alternativa molto materiale al mondo del
mercato. Trarre gli elementi positivi senza
pregiudizio alcuno è ciò che ci deve importare: è
come apprezzare “La pioggia nel pineto” al di là
del fatto che il suo autore fosse un fascistone
esaltato. Oggi credere ad una mano invisibile che
regga e giustifichi ogni nostro egoismo economico
è una religione che non funziona.
Jack Galway V C
Un altro obiettivo dell'economia islamica è il
ritorno al dinaro d'oro. Questa moneta ha più di un
valore simbolico per il popolo musulmano, si può
dire abbia perfino un valore affettivo: è stata la
moneta di scambio dei Paesi islamici per tredici
secoli, fino alla dissoluzione dell'Impero Ottomano
nel 1923. Esso dovrebbe basarsi su un sistema di
cambio fisso con l'oro, in aperta controtendenza
col sistema di cambi variabili a moneta
inconvertibile (con l'oro) delle altre valute
mondiali. Difatti il sistema aureo è stato
abbandonato dai Paesi europei dopo la Grande
Guerra e dagli Stati Uniti nel 1971 a causa
dell'impossibilità di mantenere il tasso fisso di
cambio stabilito negli accordi di Bretton Woods
“Ci sono due casi in cui l’uomo non deve speculare in borsa:
quando non ha soldi e quando i soldi ce li ha.”
(Mark Twain)
ARTICOLI
IL VIAGGIO DELL’UOMO
ATTRAVERSO LA PROPRIA VITA
Cosa vuol dire viaggiare? Che cos’è il viaggio? Il
viaggio è il piacere della scoperta, la necessità
dell’uomo di ampliare le proprie esperienze. “fatti non
foste a viver come bruti ma per seguir virtute e
conoscenza” diceva l’Ulisse dantesco ai suoi
compagni per spronarli ad esplorare nuovi orizzonti.
Dunque il neonato che esce dal ventre materno non
sta forse compiendo un viaggio? La vita stessa è un
viaggio diceva Torodov: infatti da un punto di
partenza che coincide con la nascita, l’uomo
intraprende il suo viaggio – ampliando le conoscenze,
maturando e vivendo coi sensi esperienze nuove –
che terminerà con la morte. Anche l’episodio biblico
della mela fa riflettere: l’uomo si è trovato di fronte ad
un bivio: vivere in eterno nell’Eden ignorando “il
mistero di una mela proibita”, come canta De Andrè,
o sfidare l’Eterno per la conoscenza.
La sfida ed il superamento dei propri limiti è sempre
presente nel viaggio-vita. Il viaggiatore che studia
l’itinerario e si aspetta di trovare determinate realtà
nel luogo in cui vuole andare, spesso si trova, grazie
appunto all’esperienza, di fronte a ciò che mai si
sarebbe aspettato. Ma anche le aspettative fanno
parte del viaggio, perché ti permettono di meravigliarti
di quello che trovi quando giungi in un luogo. Nella
vita lo “studio del viaggio” è rappresentato dalla
giovinezza in cui ti fai mille progetti per il futuro, come
diceva Leopardi seppur in chiave troppo pessimistica.
Come protagonisti del viaggio si possono distinguere
due categorie: il turista ed il viaggiatore. Il primo nel
viaggio della vita sarà una persona che vive con
l’agenda piena, con un susseguirsi di rapidi eventi
che nella sua formazione hanno poco peso, il
secondo avrà coscienza delle proprie azioni, i ricordi
di visite, incontri, avvenimenti, resteranno ben
impressi nella sua mente. Il viaggiatore cerca di
scoprire, di analizzare, di “fermarsi più a lungo e
girare meno”. La sostanziale differenza fra i due è
che “il turista è un viaggiatore frettoloso”. Quando il
viaggio sta per concludersi ed è tempo di tornare a
casa, il turista, trascorsi i suoi dieci giorni in una
capitale europea, tira fuori la lista delle mete e ci tira
una riga sopra, mentre il viaggiatore non sarà mai
sazio di scoperte. Così l’uomo che è vicino alla fine
del suo viaggio-vita, se era un turista capirà di non
aver colto tutte le bellezze che gli sono state offerte,
mentre, se era un viaggiatore, si renderà conto di
quanto breve sia la vita, e di quanto vorrebbe avere
più tempo per viaggiare ancora.
resto o vado via?
Vado via perché ho paura che crolli la
“palestra due”
Resto qui perché voglio contribuire ad
organizzare l’autogestione
Resto qui perché ho un esame da
sostenere
Vado via perché sono stufo di prendere
4 in matematica
Resto qui perché è a scuola che sto
costruendo il cittadino che sono
Vado via perché preferisco correre
dietro alle belle ragazze
Resto qui perché se non abbiamo i soldi
per riparare le piastrelle dei pavimenti, le
riparo io
Vado via perche la scuola privata ha più
soldi
Vado via perché tanto l’anno prossimo
non avrò la borsa di studio
Resto qui perche l’ultimo giorno di
scuola voglio fare il bagno in fontana
Resto qui perché dopo l’occupazione del
liceo, io ho fiducia negli studenti del
Fermi
Zanna V C
Zanna V C
Chidilapiacere.
fa l’aspetti
“Sono appena tornato da un viaggio
Ho accompagnato mia suocera all’aeroporto.”
(Milton Berle)
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