alimentatori con integrati

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alimentatori stabilizzati
ALIMENTATORI STABILIZZATI CON CIRCUITI INTEGRATI
A TRE TERMINALI
Gli alimentatori stabilizzati di più semplice uso sono quelli a tre terminali con la tensione di
uscita predeterminata dal costruttore.
Circuito tipico:
Con la sigla 78XX sono contrassegnati gli integrati stabilizzatori
per tensioni positive e con la sigla 79XX quelli per tensioni
negative; la tensione di uscita del regolatore è messa al posto delle
XX (ad esempio: 7805 è un regolatore di tensione positivo con
tensione di uscita di 5V e 7912 è uno stabilizzatore con tensione di
uscita di-12V).
Si possono trovare stabilizzatori integrati con diverse tensioni in uscita, sia positive che
negative, es.: 5V, 9V, 12V, 15V, 24V le più comuni, ed altre secondo il costruttore.
Le sigle iniziali sono le più diverse: L78..., LM78..., CA78... ed altre, così per la serie
negativa 79...
 La corrente in uscita dipende dalle caratteristiche del componente in relazione al
contenitore, è di circa 100mA in contenitore TO92, di 1A ed oltre in contenitore TO220 (il
più comune) e può essere da 1A a 5A in contenitore TO3.
 La corrente viene limitata internamente ed il componente è protetto: per gli aumenti di
temperatura, per la massima potenza dissipabile e per il cortocircuito in uscita.
 Per stabilizzare, il componente necessita di una differenza di tensione tra ingresso ed uscita
di almeno 3V ossia: Vi-Vo=3V (misurata al picco minimo del ripple e con Vs-10%).
 La tensione di alimentazione non deve superare i 35V per gli stabilizzatori fino a 18V ed i
40V per gli stabilizzatori fino a 24V (misurata al picco massimo del ripple e con Vs+10%).
 Nella scelta dell’eventuale trasformatore di alimentazione si userà un trasformatore con Vs
di almeno 3V maggiore della tensione di uscita dell’integrato, non scendendo sotto i 12V
(es. per uno stabilizzatore tipo 7805 si userà un trasformatore con il secondario di almeno
12V e per uno stabilizzatore tipo 7812 un trasformatore con il secondario di almeno 15V).
I circuiti successivi sono con regolatori positivi, per utilizzare quelli per tensioni negative è
necessario fare le opportune variazioni.
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Esempio di applicazioni
Le tre applicazioni sottostanti provengono dal “Linear databook National Semiconductor”
1978, e sono per il regolatore LM340XX praticamente uguale al 78XX:
Da notare i condensatori in entrata ed in uscita.
Il condensatore C1 è necessario quando il regolatore è lontano dal condensatore di filtro
dell’alimentazione (per lontano non s’intende una distanza fisica, ma quando il collegamento
al condensatore di filtro dell’alimentazione supera i 4÷5 cm).
Il condensatore C2 è indispensabile se all’uscita non è previsto alcun condensatore o per
migliorare la risposta ai transitori veloci.
(NB. I condensatori C1 e C2 sono tassativi con regolatori aventi una corrente di uscita
elevata, come per esempio con l’integrato LM323, ed è bene che siano saldati direttamente sui
terminali del componente con una filatura il più corta possibile.)
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Calcolo del circuito stabilizzatore di tensione:
Nel dimensionamento degli alimentatori di questo tipo è importante il calcolo del primo
condensatore di filtro (C1), considerando le condizioni limite.
Per calcolare il valore del condensatore si deve conoscere valore di ripple (Vrpp)
considerando che l’integrato per poter stabilizzare deve avere almeno 3V tra ingresso ed
uscita e nelle condizioni peggiori (con Vs ridotta del 10%).
VC1min  (Vs  10%Vs)  2  Vd
C1 
Iomax
fr  Vrpp
Vrpp  VC1min  Vo  3V
VC1max  (Vs  10%Vs)  2  Vd
Per C2 si sceglierà un condensatore con capacità compresa tra 10F e 220F (di solito 22F).
Per determinare la corrente di picco che scorre per ogni diodo del ponte raddrizzatore:
IDp  2  π  IDm  f  C1 
VC1max
Iomax
(NB Volendo un calcolo più rigoroso si dovrebbe tener conto anche della caduta di tensione
dovuta alla resistenza serie del secondario del trasformatore.)
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Esempio di calcolo:
Vs=16V
Vo=12V
Io=1A
VC1min  (Vs  10%Vs)  2  Vd  (16  1,6)  2  1,4  19V
Vrpp  VC1min  (Vo  3V)  19  15  4V
C1 
Io
1

 2500μ5
fr  Vrpp 100  4
VC1max  (Vs  10%Vs)  2  Vd  (16  1,6)  2  1,4  23,5V
Si userà, per C1, un condensatore da 3300F 25V (valore più comune 4700µF oppure,
volendo rispamiare, 2200FF) e per C2 un condensatore da 47F 15V.
IDp  2  π  IDm  f  C1 
VC1max
23,5
 2  π  0,5  50  2200 106 
 5,05A
Iomax
1
(Con un condensatore C1 da 4700F la IDp diventa 7,4A.)
Come ponte raddrizzatore si potrebbe scegliere il W04 che ha una corrente di 1,5A ed una
corrente di picco di 50A per 8,3msec o ,per essere più sicuri, il KBL04 con una corrente di 4A
ed una corrente di picco di 200A.
Calcolo il dissipatore termico in condizione di normale funzionamento:
(Con il calcolo del dissipatore termico si controlla anche di non superare la dissipazione
massima per il componente.)
1)
2)
3)
4)
5)
6)
VC1  Vs  2  Vd  16  2  1,4  21,23V
Pd  (VC1  Vo)  Io  (21,23  12)  1  9,23W
Rjc  3C/W in contenitore TO220 (il più comune)
Rcd  0,5C/W (montato direttamente con grasso al silicone)
Tj  Ta 100  25
Rja 

 8,12C/W
Pd
9,23
Rda  Rja  Rjc  Rcd  8,12  3  0,5  4,6C/W (caratteristiche
termico)
del
dissipatore
ΔT  Rda  Pd  4,6  9,23  42,5C
Td  ΔT  Ta  42,5  25  67,5C (temperatura massima del dissipatore termico)
(N.B. più avanti c’è il “Calcolo dei dissipatori termici”.)
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ESEMPIO DI UN SEMPLICE CIRCUITO:
Il circuito serviva per alimentare circuiti autocostruiti e perciò necessitava di alcuni
accorgimenti:
 Il diodo D2 nel caso in cui fosse presente una tensione all’uscita più elevata della tensione
in entrata, in particolare quando nel circuito in prova c’erano condensatori di capacità
elevata e si spegneva l’alimentatore.
 Il diodo D3 per proteggere il regolatore da tensioni con polarità inversa.
 Il led D4 per avvertirmi in caso di corto circuito e per dare un carico minimo quando
all’alimentatore non era connessa alcuna apparecchiatura.
 Il condensatore C3 collega il -Vcc (0V) al contenitore metallico così da evitare che la
traccia di un oscilloscopio collegato all’apparecchiatura sotto prova fosse disturbata (il
circuito era del 1985 e non c’erano molti CMOS, negli alimentatori che costruisco ora oltre
al condensatore C3 aggiungo in parallelo una resistenza di almeno 1MΩ, per eliminare
l’insorgere di cariche statiche pericolose).
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Traccia dello stampato
Il circuito stampato
Notare il collegamento del ponte raddrizzatore al condensatore di filtro.
Non si deve mai dimenticare che i circuiti successivi sono praticamenre alimentati dal
condensatore e che questo è caricato ad ogni semionda dal ponte raddrizzatore.
Se le correnti di carica e scarica del condensatore si sovrappongono, a causa di una errata
progettazione dello stampato, in uscita dell’alimentatore ottengo facilmente un disturbo che
sembra una specie di ripple rovesciato e che è praticamente impossibile da togliere.
Per il condensatore C3 sono previste più piazzole per poter saldare componenti di dimensioni
diverse.
(Dato l’anno di costruzione non chiedetemi il circuito, chissà dove si trova dopo tanti anni. I
circuiti finali sono stati tutti calcolati e, negli anni, da tanti allievi costruiti e collaudati.)
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COME
VARIARE LA TENSIONE DI USCITA IN UN ALIMENTATORE STABILIZZATO CON
CIRCUITO INTEGRATO A TRE TERMINALI.
Con gli alimentatori stabilizzati integrati a tre terminali la tensione di uscita è fissa e per
ottenere una tensione diversa o anche variabile si ricorre a vari accorgimenti più o meno
buoni, più o meno validi.
Circuito con partitore
È il metodo più semplice ed economico.
 R2 
Vo  Vxx  1 
  R2  Iq
 R1 
I1  5  Iq (possibilmente)
La corrente I1 deve essere maggiore di Iq poiché Iq varia al variare della corrente in uscita
dell’alimentatore ( ΔIq  0,5mA ).
Dalla equazione della Vo si osserva che per variare la tensione in uscita è sufficiente variare il
valore della resistenza R2.
La tensione massima in uscita dipende dalla tensione massima ammissibile in ingresso
all’integrato tenendo conto dei tre volt necessari per poter stabilizzare, del ripple e delle
variazioni di rete.
Poiché una tensione, anche minima, di ronzio presente in uscita provoca una corrente che si
somma in fase con la Iq, è indispensabile inserire un condensatore di disaccoppiamento
(minimo 10F) in parallelo ad R2; i due componenti devono essere collegati il più vicino
possibile all’uscita dell’alimentatore, curando il ritorno di corrente dal carico ed il
collegamento del ponte raddrizzatore al condensatore di filtro.
È importante ribadire che il ponte raddrizzatore mantiene carico il condensatore di filtro e che
è il condensatore a fornire la corrente ai circuiti successivi.
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Schema completo dell’alimentatore:
Per il calcolo di C1 si procede come in precedenza considerando Vo=Vomax per il calcolo di
Vrpp.
Si è inserito il diodo D1 per evitare il danneggiamento dell’integrato, nel caso siano presenti
tensioni residue nel circuito che si deve alimentare, quando l’alimentatore è spento ed il diodo
D2 per scaricare il condensatore C2, quando si stacca l’alimentazione o in caso di corto
circuito.
In questo tipo di circuito la tensione in uscita presenta delle fluttuazioni dovute alle variazioni
di Iq al variare del carico in uscita (Iq  0,5mA).
La corrente Iq, poi, è diversa da costruttore a costruttore (es. per gli integrati National
Iq=8,5mA, mentre per gli integrati SGS Iq=8mA e per gli integrati prodotti dalla Texas Iq
varia da 4,2mA a 8mA); per compensare la Iq si dovrebbe porre la corrente su R1 almeno 5
volte la Iq, con il rischio di bruciare R2 nel caso si usi un potenziometro o un trimmer, per
avere la tensione in uscita variabile.
Il problema della Iq è risolto facendo uso dell’integrato LM317 costruito
appositamente per essere inserito in circuiti con il partitore.
L'integrato LM317 ha una Vxx di soli 1,25V ed una Iq=Iadj di 50uA
(microA) ed è disponibile in diversi contenitori (il più comune è il TO220),
con caratteristiche di dissipazione e di corrente in uscita diverse da modello
a modello.
Con l'integrato LM317 usando per I1 una corrente di circa 5mA il termine Iq diventa
ininfluente:
 R2 
Vo  1,25  1 

 R1 
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La versione con uscita negativa ha la sigla LM337.
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Circuito con transistor
Collegando un transistor in serie al terminale comune si rende minima l’influenza della Iq e
maggiormente della Iq.
Vo  V1  Vd  V2  Vxx  Vbe  R2  I2  Vxx  Vbe  R2  I1  Ib
Vxx
 R2  Ib
 Vxx  Vbe  R2  I1  R2  Ib  Vxx  Vbe  R2 
R1
 R2 
Vo  Vxx  1 
  Vbe  R2  Ib
 R1 
Maggiore è l’amplificazione del transistor (HFE) e minore è l’influenza delle variazioni di Iq
sulla tensione in uscita.
 R2 
(con I1  Ib , circa 10 volte, I1 I2 )
Vo  Vxx  1 
  Vbe
 R1 
Il diodo D compensa la deriva termica del transistor e consentendo una semplificazione nei
calcoli ( Vbe  Vd ); per una compensazione migliore al posto del diodo D si può inserire un
transistor collegato come diodo.
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Esempio di alimentatore con tensione di uscita variabile:
Il condensatore C6 si collega tra lo 0 dell’alimentatore ed il contenitore metallico per
eliminare eventuali disturbi indotti dalla rete; l’aggiunta una resistenza da 1M a 10M in
parallelo a C6 elimina la possibilità di accumulo di cariche statiche.
Mettendo per C2 una capacità di valore molto più alto si ottiene una partenza lenta dell'alimentatore; sistema preferibile quando, ad esempio, si alimentano i filamenti di valvole
termoioniche.
Circuito con amplificatore operazionale
È il sistema migliore per rendere variabile l’integrato stabilizzatore a tre terminali.
L’amplificatore operazionale è usato come inseguitore di tensione e pertanto, tutte le
variazioni di tensione al suo ingresso sono presenti in uscita.
 R2 
Vo  Vxx  1 

 R1 
Con alimentazione singola, la tensione minima all’uscita dell’operazionale è di circa 2V per
cui all’uscita dell’alimentatore avremo una Vomin  Vxx  2 .
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Esempio di alimentatore Vo da 7 a 16V 1A
Generatore di corrente costante con stabilizzatore a tre terminali
Io  Iq 
Vxx
R
Normalmente per questo tipo di circuiti si preferisce usare l’integrato LM317 che ha una Iq
molto bassa (50µA) ed avendo una Vxx=1,25V permette per R una resistenza di potenza
inferiore.
INCREMENTO DELLA CORRENTE DI USCITA DEGLI STABILIZZATORI A TRE TERMINALI
Gli integrati stabilizzatori a tre terminali hanno la corrente di uscita predeterminata, per
aumentarla si può aggiungere un transistor.
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Circuito con transistor:
Vbe 

Io  Ir  HFE   Ir 

R 

R
Vbe
It
Ir 
HFE
Il transistor non contribuisce alla stabilizzazione di tensione, ma fornisce corrente all’uscita in
funzione della Ir.
In questo tipo di circuito il transistor non è protetto in caso di corto circuito in uscita.
Circuito con transistor di protezione
Io  It  Ir
It 
Vbe 2
Rs
R
Vbe 1  VRs
Ir
La caduta di tensione su Rs porta in conduzione T2 che blocca T1; in questo tipo di circuito i
due transistor devono essere di potenza.
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Circuito bilanciato (con specchio di corrente)
VR  Vd  VRs  Vbe
ponendo Vd  Vbe si avrà VR  VRs e semplificando:
Ir Rs

It R
R  Ir  Rs  It
Le correnti nel transistor e nell’integrato sono in proporzione con le resistenze, in questo
modo si sfrutta meglio sia l’integrato che il transistor.
Tra base ed emettitore del transistor è inserita una resistenza che migliora il funzionamento
alle basse correnti; il diodo D deve poter sopportare la corrente dell’integrato (con integrati in
contenitore TO220 si usa un diodo da 3A come ad esempio il BY255).
I circuiti per incrementare la corrente di uscita e per avere un alimentatore con tensione di
uscita variabile possono essere usati assieme.
Esempio di alimentatore completo con LM317T:
La tensione di uscita può variare da 1,25V a 16V con una corrente in uscita di circa 3A.
(Il transistor e l’integrato devono essere adeguatamente dissipati.)
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CALCOLO DEI DISSIPATORI TERMICI
I semiconduttori di potenza durante il loro funzionamento generano una certa quantità di
calore che, se eccessivo, può danneggiarli. Per evitare ciò vengono montati su dissipatori
termici che, per conduzione, sottraggono calore e, per irraggiamento, lo disperdono
nell’ambiente circostante mantenendo la temperatura della giunzione su valori non distruttivi.
(Questi appunti nascono prendendo spunto da un vecchio “Audio Handbook” della National.)
Si può costruire un modello del flusso di calore:
Nel modello sopra schematizzato vengono evidenziate le resistenze termiche “R” che si
incontrano nel trasferire il calore dalla giunzione all’ambiente esterno (oppure con il simbolo
ab ad indicare il fluire del calore da “a” verso “b”).
I simboli usati sono:
R
T
T
Pd
resistenza termica [C/W]
temperatura [C]
differenziale termico [C]
potenza dissipata [W]
Perché il semiconduttore si raffreddi è indispensabile che vi sia un certo salto termico tra
dissipatore ed ambiente.
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Procedimento per il calcolo del dissipatore termico
1) si calcola la Pd del semiconduttore nel circuito, considerando il tipo di funzionamento.
Nel caso di un alimentatore si considera la tensione tra ingresso ed uscita, ossia,
Vio=VC1max-Vo (per alimentatori da laboratorio Vio=VC1 essendoci la possibilità del corto
circuito in uscita) da cui Pd=Vio•Iomax.
Con circuiti in commutazione Pd=Vcesat•Ic.
Per gli amplificatori in bassa frequenza si deve tenere conto della classe di funzionamento con
un opportuno fattore di correzione:
> In classe A con alimentazione singola Pd=Val•Icmax•0,55;
> In classe B o AB con alimentazione singola Pd=Val•Icmax•0,23;
> In classe A o AB con alimentazione duale si sommano le due alimentazioni, ossia,
Val=(V+)+(V-) da cui Pd=Val•Icmax•0,23.
2) si rileva la Rjc dai dati caratteristici del semiconduttore oppure la si calcola:
Rjc 
Tjmax  Ta
Pdmax
dove:
Tjmax da 150C a 200C per i transistor al silicio
Tjmax da 80C a 100C per i transistor al germanio
Tjmax da 120C a 150C per i circuiti integrati
Pdmax è la massima potenza dissipabile dal componente (con dissipatore infinito)
ricavata dalle caratteristiche.
Ta è la temperatura ambiente
3) si determina la Rcd tenendo conto del tipo di contenitore e di come è fissato il componente
al dissipatore:
A fissato direttamente;
B fissato direttamente e con grasso al silicone;
C fissato con isolatore di mica;
D fissato con isolatore di mica e grasso al silicone.
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alimentatori stabilizzati
Esempio di Rcd [C/W] in funzione del tipo di fissaggio e del contenitore (considerando i
contenitori più comuni):
Contenitori
A
B
C
D
1,4
1
2
1,5
0,8
0,5
1,4
1,2
1,1
0,65
1,8
1,4
0,25
0,12
0,8
0,4
0,4
0,2
1
0,7
TO126
TO220
TO66
TO3
TO3P
4) calcolare la:
Rja 
Tj  Ta
Pd
Dove Tj è la temperatura che prevediamo possa raggiungere la giunzione rimanendo entro i
limiti di sicurezza e Pd è la potenza trovata la punto 1.
5) determinare la:
Rda  Rja  Rjc  Rcd
6) con la Rda scegliere, dai manuali forniti dalle case costruttrici, il dissipatore più adatto.
Spesso viene fornito il salto termico ossia:
T=Td-Ta=Pd•Rda
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Esempio di calcolo di un dissipatore per alimentatore con LM7812:
Vac=15V
VC1max=19,8V
Vo=12V
Iomax=0,8A
1) determino la Pd:
Pd=(VC1max-Vo)•Iomax=(19,8-12)•0,8=6,24W
2) dai dati caratteristici del LM7812 in contenitore TO220 trovo:
Rjc=3C/W
3) l’integrato è montato direttamente senza grasso al silicone:
Rcd=0,8C/W
4) calcolo la Rja considerando Tj=60C ed una Ta=25C:
Rja 
Tj  Ta 80  25

 8,8 C/W
Pd
6,24
5) determino la Rda per avere le caratteristiche del dissipatore:
Rda=Rja-Rjc-Rcd=8,8-3-0,8=5C/W
6) trovo il salto termico T:
T=Rda•Pd=5•6,24=31,2C
Conoscendo il salto termico determino la temperatura del dissipatore Td:
Td=T+Ta=31,2+25=56,2C
La temperatura del dissipatore risulta abbastanza elevata, pur essendo la Tj entro limiti di
sicurezza. Volendo abbassare la temperatura del dissipatore si sceglie una Tj più bassa e
quindi una Rda più piccola.
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alimentatori stabilizzati
Nel fissaggio del semiconduttore sul dissipatore, per una migliore circolazione dell’aria,
bisogna avere l’avvertenza di porre il componente al centro del dissipatore ed in posizione
verticale.
(I disegni fissaggio provengono da “Nuova Elettronica”)
Nel caso vi siano due o più semiconduttori montati sul medesimo dissipatore, questo viene
diviso per il numero dei semiconduttori che poi sono fissati al centro di ogni settore.
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