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MARZO 2009
COPERTINA
“ Fortapasc ” :
Italia sotto assedio
DIRITTI
Costituzione: tra i giovani
solo 1 su 10
la vorrebbe diversa
ISSN 2035-701X
INTERVISTA
Neri Marcorè:
«Voglio fare un film porno »
“Poste Italiane. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB Torino n° 2 Anno 2009”- € 1,20
RUBRICHE
Ieri accadrà
Backstage
Antitivù
Segnalibro
Giralamoda
Internet
La foto del mese
Forum
18
20
MONDOVISIONE
Le notizie che avreste ignorato
SI SENTIVANO
I NUOVI PARTIGIANI
Quei terroristi convinti
di essere nel giusto
GIOVANI CRITICI
28
"VOGLIO FARE
UN FILM PORNO"
Intervista con Neri Marcorè
30
IL CORAGGIO DELLA VERITA’
Marco Risi presenta
“Fortapasc”
32
LA PAROLA AI GIURATI
Alessandro Gassman
al Teatro Eliseo di Roma
36
MUSICA
APUA MATER
Viaggio nel folk apuano
d’azzardo
42
SOTTOVUOTO EMOTRONIKO
Intervista con i DARI
44
VOLVEMOS
Gli Ska-P tornano ancora più
arrabbiati
45
COSTUME E SOCIETÀ
"REMEMBER, REMEMBER,
THE 5th OF NOVEMBER"
Obama: la politica ai tempi di
internet
RIFUGIOCATORE
Benvenuti alla “Liberi Nantes
A.S.D.”
ALZARE UN SOGNO
Intervista con Giulio Morelli
ANCHE LA TOSCANA
SI MUOVE
Che cosa cambierà dopo
l’incontro a Certaldo
INCHIESTA
Non la conosciamo, eppure ne siamo orgogliosi.
Mentre la politica si arrovella sulla legittimità
del cambiamento della Carta Costituzionale,
dalle ultime ricerche emerge che solo un ragazzo
su 10 la vorrebbe diversa
52
UN GIORNO IN SAPIENZA 54
Primo giorno a Giurisprudenza
CHI E’ CHE MENA
IL CAN PER L’AIA?
Colloquio con Luca Serianni
LA POLITICA HA TRADITO
I NOSTRI DIRITTI
48
22
56
58
marzo
n°2
Direttore responsabile Renato Truce
Vice direttore Lidia Gattini
Coordinamento di redazione
Eleonora Fortunato
Segreteria di redazione Sonia Fiore
Redazione di Torino
Elisa Moretti
corso Allamano, 131 - 10095 Grugliasco (To)
tel. 011.7072647 / 283 - fax 011.7707005
e-mail: [email protected]
Redazione di Genova
Giovanni Battaglio
e-mail: [email protected]
Redazione di Roma
Simona Neri, Matteo Marchetti
via Nazionale, 5 - 00184 Roma
tel. 06.47881106 - fax 06.47823175
e-mail: [email protected]
Hanno collaborato
Antonella Andriuolo, Alberto Battaglia, Giovanni
Battaglio, Patrizia Battaglio, Stefania Benetti,
Roberto Bertoni, Marco Bevilacqua, Marco Billeci,
Lorenzo Brunetti, Maria Elena Buslacchi,
Francesca Casarola, Giulia Chiantia, Emanuele
Colonnese, Chiara Comerio, Giorgio Comola,
Valentina Costa, Benedetta Cutolo, Alessandra
DʼAcunto, Giacomo DʼAlessandro, Chiara
Falcone, Paola Fossa, Benedetta Gaino, Isabella
Galfione, Elisa Giustini, Elisa Graziato, Carlo
Guidi, Marzia Mancuso, Caterina Mascolo, Serena
Mosso, Nicolò Moriggi, Alessia Moroni, Elisabetta
Raggio, Alessandro Sala, Luca Sappino, Martina
Scialanga, Giulio Sciarappa, Samuele Sicchio,
Eleonora Strazza, Francesco Testi, Ambra
Troiano, Alessandro Truce, Marco Zanirato,
Samina Zargar.
Direttore dei sistemi informativi
e multimediali Daniele Truce
Impaginazione Manuela Pace,
Marianna Montalbano, Giorgia Nobile,
Gianni La Rocca
Illustrazioni Alessandro Pozzi
Fotografie e fotoservizi
Circolo di Sophia, Massimiliano T., Fotolia,
Agenzia Infophoto, Marco Bevilacqua
Sito web: www.zai.net
Francesco Tota
Editore
Mandragola Editrice
società cooperativa di giornalisti
via Nota, 7 - 10122 Torino
Ed eccoci giunti a marzo, con un numero come sempre ricco di
opinioni, interviste, inchieste. La prima, che vi proponiamo a pag.
22, affronta un tema delicato ma di grande attualità: la Costituzione.
Una parte politica la difende a spada tratta, l’altra ne sottolinea i
limiti, ma noi giovani che cosa ne pensiamo? Grazie a un’indagine
realizzata da Swg, Caterina ci svela perché la sentiamo ancora
attuale e perché ce ne sentiamo orgogliosi. Un quadro niente
affatto scontato, che vi consigliamo di non perdere.
Avvincente l’articolo “Si sentivano i nuovi partigiani”: quella del
terrorismo è stata la stagione più buia della Repubblica; i
responsabili, però, erano convinti di essere nel giusto. I due film che
presentiamo nella rubrica “Multimedita”, a pag. 20, ci fanno entrare
nei loro pensieri.
Ma lasciamo i grandi temi per occuparci di intrattenimento.
Grande protagonista delle nostre pagine è questo mese Neri
Marcorè, intervistato da una neofita della redazione, Elisabetta
Raggio (pag. 28). Il comico più amato dai ragazzi (ma non solo da
loro) non ci ha risparmiato le sue boutade raccontandoci molte
cose di sé e dei suoi progetti futuri. Non ci allontaniamo dal mondo
dell’arte con l’intervista a Marco Risi (pag. 30), regista di
“Fortapasc”, il film (cui è dedicata anche la nostra copertina) che
racconta la tragica vicenda di Giancarlo Siani, il giornalista ucciso
dalla camorra a 26 anni per le sue coraggiose inchieste. Alessandro
Gassman, poi, ci accompagna a teatro per uno spettacolo di sicuro
impatto emotivo oltre che di impegno etico: “La parola ai giurati”, il
testo di Reginald Rose di cui è regista oltre che interprete, ha infatti
ricevuto il patrocinio di Amnesty International (pag. 32).
Prima di addentrarci nelle ultime proposte della musica, con Luca
Serianni, autorevole linguista e membro dell’Accademia della
Crusca, a pag. 36 vi proponiamo una digressione sull’evoluzione
della nostra lingua, tra proverbi, espressioni idiomatiche e
“giovanilese”.
Ah, dimenticavamo, a darvi il benvenuto a pag. 13 c’è un ospite
d’eccezione...
Buona lettura!
Stampa Stige S.p.A. - via Pescarito, 110
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Anno VIII / n. 2 - marzo 2009
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n°486 del 05/08/2002
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(9 numeri)
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I CANTIERI
DELL’ETERE
La rivista è stampata su carta riciclata E 2000,
Cartiere Cariolaro
Questa testata fruisce dei contributi statali
diretti della legge 7 agosto 1990, n. 250.
In collaborazione con:
Questo periodico è associato
all’Unione Stampa Periodica Italiana
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a cura di Giovanni Battaglio, 21 anni
Notizie serie e curiose selezionate dai calendari del passato
1
1562 Oltre mille Ugonotti vengono
massacrati dai cattolici a Vassy, in
Francia, segnando l'inizio della prima
guerra di religione
1896 Henri Becquerel scopre la
4
1848 Carlo Alberto emana lo
Statuto Albertino
12
1894 La Coca-Cola viene venduta in
bottiglie per la prima volta
1877 Emile Berliner inventa il
microfono
radioattività
1983 La Swatch presenta il suo
primo orologio
1994 La Chiesa d'Inghilterra ordina il
16
8
1925 Italia: viene assegnato
2
1717 The Loves of Mars and Venus
diventa il primo balletto eseguito in
Inghilterra
1923 Esce il primo numero della
famosa rivista Time
all'Hockey Club Milano il primo
scudetto dell'hockey su ghiaccio
1908 A Milano viene fondata l’Inter
1935 Adolf Hitler ordina il riarmo della
Germania in violazione al Trattato di
Versailles: nasce la Wehrmacht
1978 In un agguato a Roma le Brigate
Rosse rapiscono Aldo Moro uccidendo
cinque uomini della scorta
9
1969 Si svolge a Tolosa il primo
volo sperimentale del Concorde
1562 A Napoli sono banditi i baci in
pubblico. Per i contravventori è
prevista la pena di morte
1955 A Ginevra viene presentata per
la prima volta al pubblico quella che
diventerà una delle icone del boom
economico italiano del dopoguerra,
la Fiat 600
3
27
1964 Alle 17:36 locali, il più
potente terremoto mai registrato
negli USA (magnitudo 9.2 della
Scala Richter) colpisce l'Alaska
centro-meridionale: 125 le vittime e
ingenti i danni specie nella città di
Anchorage
1955 Elvis Presley appare in
2006 Muore Rudolf Vrba l'unica
televisione per la prima volta
persona fuggita da Auschwitz
MARZO
primo sacerdote donna
GE
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C
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Hanno contribuito a questo numero:
Alessandra D’Acunto
Giorgia Diodato
Quasi 14 anni, vive a Francavilla
al Mare (Ch), ha un mondo di
amici nella rete e fuori. Ama
uscire con le sue coetanee,
fare sport, shopping ma
soprattutto ascoltare musica: la
sua passione. Non perde
occasione per andare ai concerti
e per collezionare le foto con i
suoi gruppi preferiti.
Le piace così tanto comunicare
idee, esperienze ed emozioni,
che ha deciso di esprimerle
anche su Zai.net.
Elisabetta Raggio
18 anni, vive a Roma, dove
frequenta l’ultimo anno del Liceo
classico “Pilo Albertelli”. Chi le sta
vicino la definisce come una
grafomane un po’ pazzarella,
convinta che senza carta e penna
non esisterebbe il mondo. Testarda
e sognatrice quanto basta, non
rinuncia a una buona dose di
realismo nella vita di tutti i giorni.
Alla ricerca della sua strada una
volta finito il liceo, si diverte nel
frattempo a tentarle tutte,
apprezzando ogni progetto. Scrivere
è da sempre la sua maggiore
passione per questo ha deciso di
iniziare a collaborare con Zai.net,
intervistando Neri Marcorè!
19 anni, frequenta il primo anno
di Lettere a Roma. Le piace
scrivere, cantare e suonare il
pianoforte (musica e moda sono
le due M della sua vita, ci ha
confidato). È innamorata della
Sicilia, dei suoi luoghi, della sua
gente ed infine adora i bambini,
con cui passa gran parte del
tempo in veste di educatrice
dell'Azione Cattolica. Il suo
sogno è diventare una
giornalista di moda, per questo
ogni mese ci coinvolge nel suo
gioco preferito, Gira la moda.
Giulio Sciarappa
Elisa Graziato
20 anni, vive a Torino; la
maggior parte del tempo lo
potete trovare in qualche
sperduta aula del Politecnico
tra equazioni e programmi.
Non a caso sin da piccolo
diceva: "Non scriverò mai
nulla!", eppure ha finito per
collaborare attivamente con
Zai.net da ormai tre anni,
pubblicando articoli e fotografie.
In questo numero è sua la
"foto del mese", con Ingrid
Betancourt che sfoglia
la nostra rivista!
16 anni e frequenta il primo liceo
classico a Torino. Membro
onorario della confraternita dei
disordinati, pigri e distratti
cronici. E' una mezza artista:
adora disegnare e dipingere ma
anche ballare e ascoltare musica
rock. Nel tempo libero divora
tutti i libri che riesce a trovare e
scrive racconti che,
puntualmente, lascia a metà.
Non ha ancora idee precise su
ciò che diventerà da grande, ma
spera di poter viaggiare
tantissimo.
Giorgio Comola
16 anni, vive a Genova
e studia al Liceo scientifico
“Cassini”. Collaboratore di
Zai.net ormai da due anni,
segue con interesse tutti gli
eventi che vengono proposti.
La sua prima passione rimane
però il volo, essendo
già pilota. Ama provare un po’
tutto, dall’informatica, alla
musica, all’astronomia,
rimanendo però assiduo
reporter della nostra rivista.
GIORNALISTI CON UN
LO SAPEVATE CHE BASTA UN COLPO DI
MOUSE PER ENTRARE NELLA REDAZIONE DI
ZAI.NET E FAR PARTE DEL GRUPPO DI
REPORTER PIU' GIOVANI D'ITALIA?
LORO L'HANNO FATTO...
Cos’è Zai.net?
Quella che state sfogliando è la rivista mensile, che fa un po’ da
vetrina a tutte le attività e le interattività del network, che prende
vita soprattutto nel sito, nella radio, nelle varie redazioni locali
(Lazio, Liguria e Piemonte), nelle tante iniziative che coinvolgono
le scuole di tutta Italia.
Dove si trova Zai.net?
Zai.net non si compra in edicola, ma arriva direttamente a
scuola, in classe. Per ricevere la tua copia direttamente a casa,
puoi abbonarti individualmente andando sul sito www.zai.net e
seguendo le istruzioni alla voce “Abbonamenti”.
Come mai gli articoli sono scritti da studenti
e non da giornalisti?
Qui è il nodo di tutta la faccenda. Noi che siamo i coordinatori
della rivista riteniamo di dare ai ragazzi delle scuole uno
strumento in più per raccontarsi, identificarsi e confrontarsi,
nonostante le distanze geografiche e le diverse tipologie di
scuola.
Come si entra a far parte della redazione?
Basta scrivere un’email alla redazione ([email protected]):
noi vi teniamo al corrente sul percorso degli articoli e vi
forniamo le dritte per svolgerli al meglio. Le distanze non
contano: dialoghiamo continuamente attraverso Internet e il
telefono. Contano solo l’entusiasmo e la voglia di scrivere.
Chi sceglie gli argomenti su cui scrivere?
Beh, gli stimoli ci vengono dall’attualità, ma anche dagli argomenti di studio,
dai vostri hobby, dal vostro universo. A noi spetta il compito di coordinarvi
sollecitandovi a seguire le regole principali del giornalismo.
Come si finanzia Zai.net?
Finora ha spesso contato sul contributo economico di enti pubblici e
privati che ne condividevano l’approccio innovativo e le finalità formative.
Ma la parte più cospicua dei costi è da sempre sostenuta dalla nostra
cooperativa di giornalisti, Mandragola Editrice.
Info: [email protected] - tel. 06 47881106
SELENE, 16 ANNI
Credo che l'informazione rappresenti
un settore vitale per la nostra società
dal momento che serve a rendere
consapevoli i cittadini - compresi noi
giovani - di ciò che accade. Zai.net
mi offre l'opportunità di confrontarmi
con ciò che mi sta attorno, mi aiuta a
riflettere su questioni di rilevanza
nazionale nei forum. Mi permette,
inoltre, di mettermi alla prova, che poi
significa imparare sempre qualcosa
di nuovo. Spero che possa
coinvolgere sempre più ragazzi.
MICHELE, 18 ANNI
Mi piace l'idea di un giornale per ragazzi
che sia scritto veramente da ragazzi
nostri coetanei e non da trentenni
frustrati che provano a fare i “gggiovani”.
Per questo ho cominciato a collaborare
con Zai.net, una specie di luogo dorato
dove anche i meno esperti, se capaci,
possono svolgere incarichi appaganti.
Io sono stato catapultato di recente in
un’inchiesta sulle mense scolastiche,
chissà che presto non vediate su queste
pagine i frutti del mio lavoro.
MARIA GRAZIA, 17 ANNI
Inizialmente, quando ho visto le prime
copie arrivare nella mia scuola, ho
pensato “uffa, un altro stupido
giornaletto”! Poi, invece, leggendolo
ho imparato ad apprezzarlo, fino al
giorno in cui ho preso il cuore in mano
e ho cominciato a spedire i miei articoli
alla redazione. Nessuna delle persone
che mi hanno risposto mi ha mai riso
in faccia – come invece temevo – per
aver provato a scrivere su alcuni
argomenti, magari delicati o insoliti.
U'
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A cura di Lorenzo Brunetti, 18 anni
W la seconda serata
E' proprio vero che il più delle volte per trovare qualcosa di decente in tv bisogna avventurarsi nei meandri nascosti del palinsesto!
Così, se siete insonni come me, la domenica sera alle 23.35 potrete
vedere Tatami. Il programma, giunto alla seconda edizione, è un magazine d'attualità scandito da una formula fissa: si apre con un talk
show su un tema caldo della società per poi passare all'intervista ad
un personaggio noto, accompagnato da un suo amico o parente, ed
in conclusione a un ospite legato all'attualità.
Sebbene questa organizzazione del programma possa sembrare ripetitiva, è in realtà piacevole e ben gestita.
I temi affrontati nella prima parte sono solitamente di grande interesse e la scelta degli ospiti è sempre così azzeccata da rinverdire
anche gli argomenti più battuti. Alla conduzione troviamo Camilla
Raznovich che riporta a Tatami la stessa intelligenza ed ironia a cui
ci aveva abituati quando presentava Loveline, il programma di informazione sessuale su Mtv.
Sessismo satellitare
In controtendenza con chi sostiene
che le differenze tra i sessi stiano
scomparendo, Sky propone due canali, FX e LEI, dedicati il primo solo
agli uomini e l'altro solo alle donne.
FX è in onda in Italia già dal 2006,
mentre LEI è una novità del 2009.
L'idea stessa di proporre canali
"sessualmente tematici" è qualitativamente fallimentare, dato che si riduce inevitabilmente ad una banale
riproposizione di quegli stereotipi
sessuali che il femminismo aveva
fatto tanto per superare. Difficile è
poi capire quale dei due canali sia il
peggiore...
FX, canale di successo già presente
in America Latina, Stati Uniti e Gran
Bretagna, vanta il palinsesto più macho della tv e propone programmi dedicati a sport e motori o vecchie serie
televisive americane come Hazard o Walker Texas Rager, anche se la vera punta di diamante del canale è l’appuntamento col filmone, di solito una pellicola del filone della commedia erotica all'italiana, o con programmi della seconda serata che vantano titoli come Sexy Camera All'italiana o S.O.S Patata.
LEI è un canale che pare puntare più sulla grafica che sul contenuto. Ad ogni lancio di pubblicità o inizio di trasmissione appaiono delle strane galline che indossano collane e gioielli - il che sarebbe anche divertente ed autoironico se non costituisse il maggior investimento del canale! Infatti la programmazione è davvero povera e
propone solo vecchie serie televisive straniere - di peggiore qualità rispetto a quelle trasmesse dai canali Fox (come Desperate Housewives) – intervallate da Protagoniste, un ridicolo talk show al femminile condotto da quattro donne che, proprio come le galline della grafica, starnazzano più che parlare.
A cura di Marzia Mancuso, 16 anni,
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O
UN CASO DI
SECONDA
GENERAZIONE
I tedeschi li abbiamo sconfitti qua, senza cannoni, senza carri armati
e senza aerei. Li abbiamo sconfitti quando abbiamo costruito famiglie e partorito bambini. E ora, ora che i figli ci muoiono, stiamo perdendo anche quella guerra là”. La notte in cui sua madre dipinse di rosso la macchina del ragazzo con cui era uscita e la accusò di essere una
churve, una puttana, Lizzie decise che non ne poteva più né di lei né di
tutte le follie degli abitanti del suo quartiere. Scappò di casa.
Anni dopo, precisamente nel 1990, Lizzie Doron torna a Tel Aviv per celebrare la shivà di sua madre
(i sette giorni del lutto ebraico) e rievocare la sua infanzia, riempiendo così le pagine di C’era una
volta una famiglia, suo ultimo romanzo, segnato da un’impronta fortemente autobiografica.
In realtà di famiglie ce ne sono molte nel quartiere di Lizzie, tutte di ebrei immigrati negli anni ’50
dalla Polonia o dalla Germania, sfuggiti alle persecuzioni o sopravvissuti ai lager nazisti. Lasciano
una guerra per trovarne un’altra, forse peggiore, il conflitto mediorientale, che riesce a portar via loro l’unica arma con cui avevano potuto sconfiggere i tedeschi: una nuova vita, una famiglia, dei figli. Le realtà del conflitto arabo-israeliano e della Shoah non vengono mai affrontate direttamente,
ma traspaiono di continuo nei racconti dei numerosi personaggi di questo romanzo corale, in cui la
vera protagonista non è la scrittrice, quanto piuttosto la generazione cui essa stessa appartiene: la
seconda generazione ebrea.
Nelle ultime righe del libro, la Doron viene appunto definita “un caso di seconda generazione”: quella che non ha vissuto l’olocausto, ma ne osserva le conseguenze in tutto ciò che la circonda, compresi i comportamenti dei propri genitori. Quella che desidera la normalità, ma non può sfuggire alla vena di follia e tragedia ereditata da un passato così terribile. Quella che sfugge alle proprie origini, ma incontra un presente non meno difficile.
La prima generazione ebrea muore nei campi di sterminio, la seconda sulle alture del Golan o nello stretto di Suez, come per una predestinazione di un intero popolo al dolore. Ma alla fin fine Lizzie
è cresciuta, ha una famiglia, e forse
un giorno potrà parlarci di una terza
generazione che è riuscita in ciò in
cui le altre due sono fallite: la pace,
il riscatto o più semplicemente la serenità.
“
C’era una volta
una famiglia
di Lizzie Doron
Traduzione di Schulim
Vogelmann
Edizioni la Giuntina,
pp. 130, euro 12
LA
A
A
R
GI OD
M
A cura di Alessandra D’Acunto, 19 anni
Essere o non essere è un interrogativo ormai superato. Gonna, jeans,
tacchi o ballerine? Questo è il problema che ci pone Daniela, 20 anni.
Per ricevere i consigli di Alessandra, scrivete a [email protected]
n sapiente abbinamento di colori e
stili, prendiamone
esempio. Serata glamour?
Facciamoci notare, ma senza
eccessi. Appariscenti decolletè
verniciate, dal tacco geometrico, sono punto di partenza e fonte primaria
della nostra eleganza.
Proprio in virtù della loro
spettacolarità, dobbiamo
stare attente alle scelte successive, sicuramente non un
microabito o una mini, provocanti per natura, che finirebbero
per rendere tutto un po’ troppo
carico e sicuramente eccessivo.
Opterei – come ha fatto Daniela per dei pantaloni neri in raso, che
valorizzeranno le vostre forme,
mettendo inoltre in risalto le
decolletè. Sopra siete libere di
scatenare la creatività, puntando su ciò che più vi fa sentire
a vostro agio. La modella di
questo mese impersona uno
stile minimal, essenziale
ma ben calibrato, in linea
con le tendenze dell’anno
in fatto di colori. Sul
podio, infatti, il verde
bosco, il grigio, il viola.
Siete quindi pronte a
salutare i colori pastello? Non disperate, non
si tratta di un addio,
la moda volge sempre lo sguardo
dietro di sé.
U
ncredibile ma vero, i pois non sono
out. In questa pagina ne avete la
testimonianza: Sasha
Pivovarova,una delle modelle più
richieste del momento, è ricoperta di pois. La foto è stata
la copertina del numero di gennaio della rivista Vogue
UK, che anticipava i must
have della prossima stagione calda.
Personalmente sono
rimasta un po’ di
stucco, non mi
aspettavo un ritorno
così repentino degli
ipnotici pallini su
sfondo colorato. Da
buone fashion victim
siamo al passo con le tendenze e non ne perdiamo
neanche una, muovendoci con
gusto!
Cara Daniela, sei un vero e proprio precursore delle nuove collezioni, ma accortezza su alcuni
particolari. I pois, come altri
motivi vintage, su alcuni tessuti perdono moltissimo. La
camicetta di seta o raso ha
tutto un altro effetto e raggiunge il massimo della ricercatezza con un filo di perle,
che al contrario muore su
una blusa di cotone. Le ballerine sarebbero deliziose
con meno pois ma più
grandi, un fiocco sulla
punta e un briciolo
di tacco.
I
ET
N
R
TE
N
I
A cura di Marco Billeci, 20 anni
SITI CHE DANNO VOCE A CHI NON HA VOCE
MISNA.ORG (Missionary
International Service
News Agency).
Fondata nel 1997 da Padre Giulio
Albanese, missionario comboniano, è la prima agenzia di stampa
specializzata nell’informazione dal
Sud del pianeta. MISNA sfrutta come fonte principale la rete del
mondo missionario cattolico, oltre
ad avvalersi della collaborazione di
esponenti della società civile, operatori umanitari e volontariato in
genere. L’obiettivo è correggere le
‘informazioni geneticamente modificate’ che passano attraverso i
grandi media.
La credibilità di MISNA è stata confermata nel 2004 quando, nei tragici giorni dello Tsunami, i suoi
corrispondenti hanno regolarmente
bruciato sul tempo le grandi agen-
zie internazionali. Tuttavia le news
battute da MISNA faticano ancora
oggi a trovare spazio nel mainstream delle notizie.
PEACEREPORTER.NET.
ANDINAMEDIA.INFO.
Sicuramente uno dei più completi
portali d’informazione dal mondo
che si possono trovare in italiano.
Nato da un progetto in collaborazione tra Misna (vedi sopra) ed
Emergency, il sito ha un’impostazione dichiaratamente pacifista. L’obiettivo è provare a costruire la pace partendo dalla conoscenza di
realtà lontane geograficamente e
culturalmente.
Ai contenuti del sito collaborano
giornalisti, operatori di ONG, religiosi, cooperatori, personale diplomatico ed esponenti della società civile.
Attraverso una cartina interattiva si
accede a notizie provenienti da ogni
parte del globo. Ci sono, inoltre,
una video ed una foto gallery, una
sezione dedicata ai dossier ed una
ai reportage.
E’ un'agenzia d'informazione indipendente dedicata all'America Latina, e in particolare all’area andina.
Nasce dalla passione di un gruppo
di giornalisti, fotografi e documentaristi che per lavoro si sono occupati e si occupano del Sud America, vi hanno trascorso lunghi periodi e ne hanno maturato una conoscenza profonda. La ricerca delle
notizie è possibile sia secondo il
criterio geografico sia per tematiche. In ogni caso si tratta sempre
di contenuti originali, inediti o ripresi da altre testate, che vanno oltre l’informazione ufficiale per spiegare la realtà sudamericana, spesso partendo da attimi di vita comune.
NEWSFROMAFRICA.ORG.
Inaugurato nel 1996, è il primo bollettino elettronico d’informazione
nato in Africa, su iniziativa della
Koinonia Community, una no-profit
con sede a Nairobi. Attraverso l’uso delle nuove tecnologie, NfA promuove pace, giustizia, diritti umani, lotta alla povertà. I corrispondenti hanno tutti le radici nel continente africano e ciò permette di
dare quello sguardo dall’interno
che quasi sempre manca quando si
parla di quest’area. Sul sito si trovano notizie, approfondimenti, rassegne stampa, ecc… Una curiosità:
fino al 2003 i contenuti sono stati
tradotti in italiano, una versione
curata dalla Ong Amani Onlus (nell’archivio del sito è ancora possibile visualizzarli).
La foto del mese
13
Giulio Sciarappa, 20 anni, è riuscito a immortalare il
dolcissimo sorriso di Ingrid Betancourt mentre sfoglia
la nostra rivista. Anche Zai.net sostiene la sua
candidatura a premio Nobel per la Pace 2009
M
RU
FO
A cura di Jacopo Zoffoli, 19 anni
CHI CONTROLLA IL CONTROLLORE?
In base a che cosa giudicare la bravura di un docente?
A chi dovrebbe spettare, poi, l’oneroso compito?
Mentre sul web spopolano i siti in cui si possono dare i voti
ai propri docenti, ecco le opinioni dei lettori di Zai.net
delle nozioni da parte degli
studenti; la simpatia, che può
rendere più amichevoli i rapporti
tra studenti e docenti; l’esperienza,
che aiuta il professore a
comportarsi in situazioni specifiche
e a prendere i giusti provvedimenti.
In ultima analisi, si deve tenere in
forte considerazione anche
l’ambiente in cui il professore
lavora, poiché esso può influenzare
in modo estremamente negativo o
positivo il suo morale e, di
conseguenza, il suo operato.
Insomma, rendiamoli ‘famosi’!
Non siamo voti
che camminano
Il frustrato, la sfinge,
l’anticonformista, l’hitleriano. In
tanti anni di onorata carriera sui
banchi, gli studenti maturano una
tale conoscenza in fatto di
tipologia di insegnanti da far
invidia a qualsiasi presunto esperto
in materia. Ma una volta conclusa
l'avventura, molta di questa
consapevolezza va a finire nel
dimenticatoio. Così se a qualcuno
capita di diventare docente a sua
volta, non è detto che non si
trasformi in un essere spietato,
pronto a giudicare e a formulare
sentenze, sicuro e autoritario dietro
l'amata cattedra. Con l'unico
obiettivo di sciorinare chili di
notizie, senza preoccuparsi di ciò
che pensano gli allievi.
Se solo potessimo esprimere
un'opinione sui professori, forse
riusciremmo a trovare un
linguaggio in comune. “Limitazione
nella libertà di insegnamento”? No,
solo profondo desiderio di arginare
l'estinzione dei docenti che ci
restano nel cuore. Anche perché
quando sono loro a metterci un
cinque, non parliamo certo di
“limitazione nella libertà di studio”!
È anche vero però che se nel
nostro paese gli insegnanti non
fossero tanto sottovalutati, forse
sarebbero più propensi al
miglioramento. La maggior parte di
loro, guardando uno studente,
vede solo un voto che cammina. E
allora ci chiediamo: come può un
professore accorgersi dei suoi
errori, se non c'è nessuno a
dirglielo?
Valentina Pudano, 16 anni
Catania
Tocca a noi giudicarli!
Avete mai avuto il desiderio di
dare i voti ai vostri professori? Un
fenomeno che sta imperversando in
moltissimi paesi del mondo, dagli
Stati Uniti all’Australia, passando
naturalmente per l’Europa e l’Italia,
è quello dei siti in cui ciò è,
appunto, possibile. Nel cyberspazio
i difetti più comuni ai prof - citati
con tanto di nome, cognome e
istituto di appartenenza –
sembrano essere: la troppa
intransigenza, la continua pressione
delle interrogazioni e le numerose
assenze. Io ho provato a fare il
punto nel mio istituto e,
intervistando alcuni compagni, ho
notato che moltissimi giudicano i
professori su pochi ma
determinanti punti: la simpatia,
l’equità di giudizio, la pazienza, la
capacità di farsi capire dagli
studenti, l’entusiasmo dimostrato a
lezione ed anche l’autorevolezza,
che serve ad imporsi.
Per passare alla mia opinione
personale, io credo che il docente
dovrebbe essere valutato secondo
tre criteri: la capacità di esprimersi
in modo chiaro e conciso, che
serve a facilitare l’apprendimento
Adriano Bocci, 14 anni
Roma
“Un insegnante ha
effetto sull’eternità”
È giusto che durante
un’interrogazione il professore
valuti un alunno insufficiente
perché non è d’accordo con un suo
pensiero? È corretto che sempre lo
stesso insegnante si limiti a
giudicarlo in base alle sue idee
personali? È quello che noi studenti
ci chiediamo ogni giorno. Così, ora
dopo ora, campanella dopo
campanella, tra i banchi e la
cattedra si erge un muro sempre
più alto, quasi ci fosse un orco
davanti a noi. Oltre alla
preparazione e all’obiettività (è
fondamentale che gli alunni
vengano valutati con imparzialità e
non in base a pregiudizi), un altro
aspetto importante del curriculum
di un docente è la capacità di
relazionarsi con la classe. Sono
certa che ogni studente odia avere
davanti a sé un professore rigido,
distaccato, che pensa solo a
svolgere un programma
ministeriale. Vorrebbe trovarsi di
15
fronte una persona che tra una
spiegazione e l’altra lo facesse
ridere e lo facesse sentire a proprio
agio. All’interno della classe gli
alunni dovrebbero ricevere maggiori
attenzioni. Henry Adams diceva: “Un
insegnante ha effetto sull'eternità;
non si può mai dire dove termina la
sua influenza”. Dietro ogni alunno
c’è una storia complessa e chi,
quindi, meglio di un educatore può
comprenderla, analizzarla e
soprattutto renderla migliore?
Lucia Motta, 16 anni
Catania
Brunetta e Gelmini:
5 in condotta
Da qualche tempo in questo paese
accadono cose strane. Nella scorsa
primavera, ad esempio, sono
diventati ministri, rispettivamente
della Funzione Pubblica e della
Pubblica Istruzione, Renato
Brunetta e Mariastella Gelmini.
Ormai è chiaro a tutti che si tratta
di due personaggi singolari,
soprattutto se si considerano certe
dichiarazioni e certe notizie sul loro
passato. Nel luglio del 2008,
l’insigne economista veneziano
dichiarò a “Panorama”: “Non so
nuotare, non so guidare, sciare,
andare in barca. Non so fare
niente”; un ritratto di sé così
masochistico da far invidia a
Jacopone da Todi. Il 31 ottobre
2008, invece, dopo aver saputo da
lei stessa che era andata a Reggio
Calabria per abilitarsi ad esercitare
la professione di avvocato (sempre
nel segno del merito, ovviamente),
abbiamo scoperto, grazie a “la
Repubblica”, come e perché
Mariastella Gelmini sia approdata al
ministero di Viale Trastevere. A
segnalare a Berlusconi la pedagoga
lombarda fu il suo giardiniere,
Giacomo Tiraboschi, certo che al
Cavaliere sarebbe piaciuta. Infatti, il
Nostro la nominò subito sua
consigliera, poi proconsole in
Lombardia, poi tra i sette “saggi”
che hanno compilato le liste
elettorali del PdL e infine, dopo
l’elezione alla Camera, alla prima
legislatura le ha affidato uno dei
ministeri più importanti per la
crescita e lo sviluppo del Paese.
Ebbene, questi due ministri sono i
principali sostenitori della
meritocrazia e della valutazione
degli insegnanti, naturalmente
senza specificare chi dovrebbe
occuparsene, secondo quali
parametri, premiando e punendo
chi, come e perché. “Bisogna
premiare il merito e favorire i
meritevoli” – ripetono da mesi i due
– ma in cosa consista il merito e
chi siano le persone da considerare
meritevoli non è dato saperlo. C’è
inoltre il più che concreto rischio
che tali valutazioni siano affidate
alle “forbici” dei dirigenti superiori
che, se tanto mi dà tanto, non
hanno raggiunto l’ambita poltrona
per merito ma per vie clientelari.
Purtroppo, a onor del vero, va
ricordato che fu il governo
dell’Unione a tirar fuori una
proposta così demenziale, ad opera
del mai domo ministro Fioroni che
per due anni non ha fatto altro che
attaccare la scuola italiana e chi vi
lavora.
Che i docenti vadano incentivati
anche sul piano economico, messi
in condizione di lavorare al meglio,
aiutati e sostenuti nel loro difficile
compito quotidiano siamo tutti
d’accordo, ma che si debbano dare
pagelle, patenti di merito e di
demerito e simili è una sciocchezza
francamente intollerabile in un
Paese civile. Pensate voi se la
brillante proposta fioronianbrunettian-gelminiana diventasse
legge: ci sarebbero feroci lotte
intestine in ogni istituto nonché
invidie e malumori per le forti
differenze di retribuzione tra
“meritevoli” e “non meritevoli”.
Inoltre, a seconda di chi sta al
governo, è probabile che tutti
correrebbero a iscriversi al
principale partito di maggioranza.
Così, per dimostrare di meritare più
degli altri.
Roberto Bertoni, 18 anni
Monterotondo (Roma)
La pagella che vorrei
Ormai non ci stupiamo più quando
sentiamo che la scuola italiana si è
classificata male nei rapporti OcsePisa (e simili). In effetti, se ci
pensiamo, vere novità nell’ambito
scolastico italiano non sono così
frequenti. Anche l’introduzione di
un sistema di valutazione degli
insegnanti è una cosa di cui si
sente parlare da tempo, un
ministro qualche annetto ci ha
rimesso persino la poltrona. In
realtà si tratta di una cosa che noi
studenti sogniamo da tempo.
Immaginiamo di dover “dare i voti”
agli insegnanti: su cosa dovremmo
valutarli? Sulla loro pagella oltre
alle voci “preparazione” e
“capacità di insegnamento”,
dovrebbe esserci anche
“professionalità”. Un professore è
professionale quando non ha paura
di dare ad uno studente il voto che
si merita, sia questo un 2 o un 10;
è professionale quando è
disponibile, aiuta lo studente, ma
conosce il limite da non travalicare
per evitare di perdere in
autorevolezza; è professionale
quando valuta le conoscenze
dell’alunno, non l’alunno in sé. I
professori di questo stampo sono
pochi, pochissimi, e non sempre
vengono apprezzati per l’apporto
che danno alla formazione dei
futuri uomini e donne, prima
ancora che studenti.
Elena Prati, 17 anni
Alessandria
Test
16
UN PROF PER AMICO?
Dopo il forum, arriva per gli insegnanti il momento dell'autovalutazione
col nostro ironico test, per questa volta dedicato a loro.
I tuoi alunni ti vedono come il professor Keating de “L’attimo fuggente” o come la Miss Brodie
dei romanzi di Muriel Spark? 10 domande, 10 situazioni per scoprirlo
di Elisabetta Raggio, 18 anni, Liceo classico “Albertelli”
1. Quando entri in classe, gli alunni
A Si alzano immediatamente e salutano
B Continuano a farsi i fatti loro
C Dicono buongiorno
2. Quando spieghi
A Prendono freneticamente appunti
B Chiacchierano fra loro
C Intervengono
3. Quando scegli chi interrogare
A Abbassano lo sguardo, fingendo di ripassare
B Cercano quella penna che inspiegabilmente è caduta per terra
C Non se ne rendono conto
4. Quando assegni i compiti
A Scrivono in silenzio
B Fanno finta di scrivere
C Controllano sul libro le pagine e se le segnano
5. Quando suona la campanella
A Nascondono accuratamente l’impazienza
B Si alzano e se ne vanno
C Iniziano solo allora a prepararsi per uscire
6. Quando ti vedono per strada
A Cercano di evitarti
B
C
Non salutano
Salutano
7. Quando riporti i compiti
A Si informano su chi ha preso più di loro
B La considerano un’ora di lezione in meno
C Fanno attenzione alle correzioni
8. Quando fai una battuta infelice
A Ridono a crepapelle
B Ti guardano torvi
C Sorridono solidali
9. Quando parlano con te
A Ti danno del ‘lei’
B Masticano a bocca aperta gomme
C Ti danno del ‘tu’
10. Quando entri in classe poco prima dell’inizio della
prima ora
A Sono già dentro l’aula
B Entrano 20 minuti dopo
C Entrano puntuali
LEGGI IL TUO PROFILO A PAG. 62
Mondovisione
reste ignorato
18
Notizie che av
USA
Terrore sul filo. Nazista
Internet ha aiutato molti gruppi a farsi conoscere meglio: MySpace, iTunes e gli altri server portano la musica direttamente nelle case della gente, bypassando i tradizionali circuiti di produzione, distribuzione e vendita. La rivista musicale Spin (Usa)
fa notare che queste tecniche hanno avvantaggiato notevolmente anche gruppi non proprio “innocui”: i complessi che inneggiano al
“White Power”, il potere bianco. Insomma, i nazisti. Ecco allora
i Brutal Attack, il cui capolavoro (prego notare l’ironia) recita:
«This is the final solution / our turn / they’ll burn» (Questa
è la soluzione finale, è il nostro turno, bruceranno); la
maggior parte dei negozi di dischi aveva rifiutato di
commercializzarli, ma ecco che su iTunes il disco si
può scaricare con meno di dieci dollari, e su Amazon anche con meno. E oltre a un discreto guadagno, queste band hanno la possibilità di raggiungere platee un tempo impensabili. Tra l’altro, tutto è perfettamente legale, perché la Costituzione americana garantisce una totale libertà d’espressione, dunque i testi non possono essere
censurati, neanche quando incitano all’odio e
alla discriminazione. Per la gioia dei rockettari nazisti di tutto il mondo.
CINA
Boia in polvere
Ancora esecuzioni capitali. Nel Paese, però, serpeggia un diffuso malcontento per delle sentenze che sono sembrate troppo
miti. D’altronde il reato è di quelli che colpiscono: ricorderete forse il caso del latte contaminato alla melamina (una sostanza chimica della plastica, usata per aumentare il contenuto proteico del latte), che in Cina ha ucciso sei bambini e ne ha intossicati oltre trecentomila. Zhang Yujun, produttore della polvere proteica contaminata, e Geng Jinping,
reo di aver unito quella polvere al latte che poi ha venduto a vari caseifici, finiranno davanti ad un plotone d’esecuzione. “Solo” ergastolo, invece, per Tian Wenhua, ex presidente del gruppo Sanlu, la società più colpita
dallo scandalo che, infatti, è fallita. Questo ha fatto imbestialire i parenti delle vittime, che ne chiedevano la testa. La vicenda avrà poi ancora strascichi legali: 213 famiglie
colpite, giudicando l’indennizzo troppo basso, hanno fatto ricorso presso la Corte Suprema cinese. Il Ministero degli Esteri, attraverso un portavoce, tiene a ricordare ai consumatori di tutto il
mondo che «le autorità cinesi prestano molta attenzione alla sicurezza degli alimenti». Sarà, ma
intanto in tutto il mondo, come fa notare The Straits Times (Singapore), i prodotti caseari made
in China sono scomparsi dagli scaffali.
19
COSTA RICA
Il Paese disarmato
Il 1 dicembre 1948, dopo una breve guerra civile costata qualche centinaio di morti, l’allora presidente della Costa Rica, il socialdemocratico José Figueres Ferrer assunse il governo provvisorio, nazionalizzò le banche e, soprattutto, abolì l’esercito, trasformandolo in “guardia civile” (una sorta di polizia). Liberation (Francia) racconta la storia di questo piccolo Paese centroamericano, dove l’abolizione delle forze armate, secondo la fondazione Arias per la pace e il progresso umano, permette di
finanziare ogni anno tutte le università pubbliche e tre
ospedali. Alcuni intervistati dal quotidiano francese raccontano di una cultura politica unica, improntata al
dialogo e al rispetto reciproco, anche in situazioni di
forte tensione: quando nel 1985, di fronte al divampare di guerre nei vicini Guatemala, El Salvador e Nicaragua, il presidente di allora consultò
la popolazione su una eventuale reintroduzione
di un esercito permanente, il 90% si dichiarò
contrario. In caso di attacco, poi, provvederebbero le forze comuni dell’Organizzazione
degli Stati americani. Ma, come sottolinea il
ministro della Sicurezza pubblica Janina del
Vecchio Ugalde, «siamo un Paese pacifico, e
quindi nessuno ci attacca».
GERMANIA
Memoria diffusa
Non si ferma in Germania
il regolamento dei conti
con il cupo passato nazista: la prossima estate verrà inaugurato a Berlino, a due passi dal palazzo del Parlamento e dalla Porta di Brandeburgo, un memoriale che celebri le centinaia di migliaia di rom e sinti
sterminati dal regime nazista; riconoscimento importantissimo per una comunità che ancora oggi, in quasi tutta Europa, non riscuote certo grande simpatia. Il progetto, firmato dall’israeliano Dani Caravan, prevede un triangolo di granito al centro
di una vasca di acqua scura, con la melodia di un violino che scaturisce
dalla roccia. In realtà, ricostruisce Le Monde (Francia), i lavori per il monumento sarebbero potuti partire nel 1992, ma le varie associazioni non riuscivano
ad accordarsi sull’iscrizione: alcuni ritenevano il termine Zigeneur (zingaro) offensivo e legato alla terminologia del regime. Ma questo non è l’unico progetto della capitale tedesca: presto
anche omosessuali, malati mentali e prigionieri sovietici avranno un proprio sacrario. Tanto che alcuni, come il professor Etienne François, dell’Università tecnica di Berlino, parlano di “gara” dei vari gruppi perseguitati dai nazisti per ottenere un riconoscimento storiografico, come già accaduto
agli ebrei con la Shoah.
Multimedita
20
SI SENTIVANO I NUOVI
PARTIGIANI
MIGLIAIA DI GIOVANI, NEL NOME DELLA “RIVOLUZIONE”, HANNO
INSANGUINATO L’EUROPA. OGGI LI CONDANNIAMO. MA DOBBIAMO
CHIEDERCI COSA LI ABBIA MOSSI E PERCHÉ NON SI SIANO FERMATI
NEANCHE DI FRONTE ALLA SCONFITTA
di P.i.p., 17 anni
a storia d’Italia è una storia di sangue e violenza,
come d’altronde quella di tutti i Paesi. Giuseppe
Mazzini era un pericoloso terrorista, così come Giuseppe Garibaldi, i fratelli Bandiera, Luciano Manara, Goffredo Mameli, tutti pericolosi terroristi. E poi i fratelli Cervi, le
fucilazioni esemplari, cartoline da un’Italia in guerra dove
i nostri eroi di oggi erano bollati come criminali. Sarà pure un luogo comune, ma la storia in fondo la scrivono
davvero i vincitori: i nostri giudizi morali sulle figure storiche discendono sempre dai valori che abbiamo eletto a
fondamento del nostro vivere in comune dopo lunghe lotte.
Mazzini, Garibaldi e gli altri per noi non sono terroristi, ma
eroici patrioti che per primi hanno creduto in un’Italia unita
e che oggi l’Italia unita celebra. Le decine di migliaia di
caduti durante la Resistenza non sono banditi, ma eroici
patrioti che per primi hanno creduto in un’Italia democratica, e che oggi l’Italia democratica celebra. Le prospettive
possono cambiare.
Fino agli anni Settanta, con dolorosi strascichi nel decennio successivo, in Italia e in Europa – specie in Germania
e Spagna – si è ucciso per la politica. Anche chi seminava tutto quel dolore si sentiva una gloriosa avanguardia,
proprio come Mazzini, Garibaldi o i partigiani.
Il Sessantotto tedesco si aprì con una gigantesca autoanalisi collettiva: i figli del dopoguerra, una volta cresciuti, si sono guardati indietro e hanno chiesto conto ai loro padri
dell’abominio nazista, che non solo non avevano combattuto ma che anzi avevano sostenuto a gran voce. Una
società famosa per la propria diligenza aveva obbedito
fino all’abisso. La neonata democrazia, poi, ospitava al
proprio interno uomini fortemente compromessi con il
L
regime nazista (come il presidente della Confindustria
Schleyer, futura vittima del terrorismo ed ex-SS). Il Sessantotto italiano – proprio mentre il Pci seppellisce anche
ufficialmente le residue velleità rivoluzionarie – vede le
piazze ribollire contro una società diventata ricca ma rimasta arcaica nei costumi e nella politica. Il dissenso non
trova sbocchi, e diventa frustrazione. Dalla frustrazione
può nascere la rabbia, e la rabbia porta alla violenza. No,
i partigiani non avevano lottato per questo, si dicono molti figli del dopoguerra italiano. “Fascisti, padroni, per voi
non c’è domani: stanno nascendo i nuovi partigiani”, si
cantava nelle piazze. Chiudere finalmente i conti col passato, non seppellendo i sogni di una volta ma “completando il lavoro”: fare finalmente la rivoluzione. In nome di
questa illusione, spazzare via il “nemico”, perché, come
diceva Mao, “la rivoluzione non è un pranzo di gala”.
Guardandosi indietro, questi ragazzi vedevano una storia
fatta dalle armi: niente può cambiare senza una lotta dura e totale. Erano anni in cui la violenza politica non era
condannata duramente come oggi: quel tipo di anticorpi
li abbiamo sviluppati proprio in seguito a quelle tragedie.
Quelli erano gli anni dei giornali che urlavano: “Vietnam
vince perché spara”; della scoperta di Che Guevara e della “guerrilla”; anni in cui i terroristi dell’Eta erano ammantati di un’aura eroica per aver ucciso molti esponenti
di spicco del regime franchista. Vero, le nostre società
fornivano garanzie molto maggiori di Spagna, Vietnam o
Bolivia; noi non eravamo in guerra, ma in democrazia, dove le forme di resistenza al potere (ricorsi, referendum,
obiezione di coscienza) sono codificate e garantite dalla
Costituzione. Alcuni però vedevano nella democrazia parlamentare solo il paravento di nuove e più sofisticate dittature. Dittature da abbattere. Dall’altra parte dell’oceano,
armi in pugno, veniva rovesciato l’unico esperimento di “via
21
democratica al socialismo”, tentato da Salvador Allende in
Cile; il cambiamento, dunque, non passerà dalle urne. Alle
paure di una svolta autoritaria si deve rispondere: non si
può attendere passivamente, come durante l’avvento di
nazismo e fascismo. Bisogna rispondere “piombo col
piombo”, come diceva una canzone di qualche tempo prima. Piazza Fontana, piazza della Loggia, l’Italicus puzzano
di “strage di Stato”, per fermare le spinte di rinnovamento.
Il sistema non cambierà da solo: bisogna abbatterlo. Rivoluzione. In attesa delle masse, portare avanti una lotta
d’avanguardia.
Oggi noi sappiamo che un tipo di azione politica del genere non può avere successo. Di più: siamo (giustamente) disgustati da chi passa alla violenza per far prevalere
le proprie idee. Questo perché, allora, la democrazia ha
retto, perché la gente scelse la parte delle istituzioni.
Il giudizio morale sulle scelte individuali, però, resta sospeso. Per molti anni si è preferito dipingere i colpevoli
come bestie assetate di sangue, votate al ladrocinio e all’omicidio. Ovviamente non è così: nonostante il palese
disprezzo mostrato verso la vita umana parliamo di persone normali (il più delle volte), senza turbe psichiche o
altro. A volte, poi, erano persone di particolare cultura:
Ulrike Meinhof, la fondatrice della Raf, era una famosa
giornalista, molto popolare nel suo Paese; pensava di poter
cambiare il mondo con i suoi articoli, e invece un giorno si
convinse che il mondo, con le parole, non sarebbe cambiato mai, e scelse le armi. Renato Curcio e Alberto
Franceschini, i due fondatori delle Brigate Rosse, sono
persone tutt’altro che inquietanti, e oggi sono due normalissimi uomini di mezza età. Non sono mostri assassini, ma
lo sono stati per lunghi anni, totalmente votati al loro
ideale e al sogno di un mondo diverso.
Oggi, due film provano a farci capire perché. La Banda
Baader-Meinhof, film sulla Raf, e Il Sol dell’Avvenire, documentario quasi autobiografico sulle Brigate Rosse. I
commenti allarmati che ne hanno accompagnato l’uscita
(cui è seguita una distribuzione non proprio capillare) battevano tutte sullo stesso punto: non bisogna mitizzare i terroristi. Assolutamente vero. Ma società mature e consapevoli
di sé non possono evitare di parlarne, né di capire cosa li
ha mossi. Erano assassini, ma non erano criminali comuni:
«Mi dichiaro prigioniero politico», dicevano.
La Banda
Baader-Meinhof
(Ger, 2008) ripercorre la storia
della Rote Armee
F r a k t i o n
( F r a z i o n e
Armata Rossa),
nata nel 1970
dall’incontro fra
A n d r e a s
Baader,
un
avanzo di riformatorio, e la famosa giornalista Ulrike
Meinhof. Il braccio e la mente. Inizialmente la
Raf compie azioni dimostrative, senza ferire
nessuno. Poi un’escalation terribile, conclusa
nel supercarcere di Stemmheim. Alla fine della
pellicola ci si chiede se un sistema più aperto
alla contestazione avrebbe impedito questa
degenerazione. O ancora, se lo Stato possa
rispondere alla violenza con la violenza, con
una detenzione disumana, lasciando morire i
terroristi – assassini ma pur sempre persone –
ad uno ad uno, d’inedia o in circostanze
misteriose. Un film che fa riflettere.
Il sol dell’avvenire (Ita, 2008) riunisce intorno
ad un tavolo tre ex brigatisti (fra cui il fondatore Alberto Franceschini) e due compagni di un
tempo, tutti appartenenti a un gruppo di
Reggio Emilia – detto ‘l’Appartamento’ – che,
unendosi al Collettivo metropolitano di
Milano, avrebbe generato le Brigate Rosse. Gli
assassini di ieri oggi sono normali uomini di
mezza età, che riflettono sulla spirale in cui si
erano cacciati. Un documento autobiografico di cui non si può non tener conto.
Giovani e diritti
22
LA POLITICA
HA TRADITO
I NOSTRI DIRITTI:
LA COSTITUZIONE
COSTITUZIONE?
VA BENE COSÌ COM’È!
SOLO UN RAGAZZO SU 10 LA VORREBBE DIVERSA. È IL DATO
CHE EMERGE DALL’ULTIMA RICERCA COMMISSIONATA
DALLE ASSEMBLEE REGIONALI. TRA I VALORI MENO TUTELATI
IL LAVORO E L’AMBIENTE, NONOSTANTE LA COSTITUZIONE…
di Caterina Mascolo, 19 anni
a Costituzione, legge suprema dello Stato, è il risultato di un tortuoso cammino segnato da importanti tappe storiche e sorretto da un grande sforzo politico e culturale. Oggi, sessanta anni dopo la sua
promulgazione, il dibattito è
acceso più che mai: se il Capo dello Stato Giorgio Napolitano invita a “tenercela
stretta”, il Premier Silvio Berlusconi lamenta alcuni passaggi di presunta “influenza
sovietica”. Ma i giovani come
giudicano la “Giovin Signora”? La ricerca dal titolo I giovani e la Costituzione. Ricerca sul rapporto, la conoscenza, il giudizio, l’attualità e le
valutazioni dei giovani sulla
nostra Carta fondamentale,
realizzata da SWG di Trieste e
promossa dalla Conferenza
dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni
e delle Province autonome, svela un quadro finora inedito. L’indagine, realizzata su un campione di 4000 ragazzi tra i 18 e i 29 anni residenti in Italia, colpisce fin
dalla prima occhiata: il nostro testo fondamentale risulta sì apprezzato, ma conosciuto in minima parte. I giovani ne sono orgogliosi, ma credono sia stato “tradito”
L
nei principi più caratterizzanti. Una Carta attuale, viva,
agile, ma non per questo da trattare come fosse intoccabile: ritengono opportuno, infatti, inserire nuovi diritti, e soprattutto dotarli di una maggiore efficacia applicativa. Il bisogno primario risulta essere quello di un
Paese più armonico, più giusto: imputano alla politica la
non realizzazione concreta di alcuni pilastri della Costituzione, tra cui spicca quello,
molto importante per i ragazzi,
del lavoro.
Un nuovo spirito costituente
Il mondo giovanile appare,
dunque, critico non sulla Carta
in sé, ma su quello che Enzo
Risso, ideatore del progetto,
definisce il “sistema Italia”.
Questa diffidenza nei confronti
degli attuali giochi politici non
si tramuta però in un ritiro dalla volontà di trasformare la società; al contrario è sempre più
caldeggiata l’esigenza di affermare e rifondare una nuova politica. Uno spirito costituente
che ricerca nella dialettica parlamentare delle strategie
per affrontare le novità di una realtà in continuo movimento. I dati però, oltre a sottolineare questa volontà attiva e partecipe del mondo giovanile, evidenziano anche
lo scarso livello di conoscenza della Costituzione: appena il 25% degli intervistati dichiara di averla letta inte-
23
ramente. La scuola appare come unica sede di apprendimento dei valori costituzionali, seguita in percentuale
minore dall’Università. Una sorta di “palestra civica”, dove il bambino incontra per la prima, e a quanto pare, ultima volta la Carta. Nelle famiglie italiane l’argomento è
quasi un tabù: solo il 2% ha stimolato i propri figli a conoscerla.
Questo dato fotografa una situazione più ampia: difatti, viene affidata
all’istituzione scolastica (attuale
oggetto di feroci attacchi) gran parte dell’educazione generale. Questo contatto con la Carta, seppur
fugace, non impedisce ai ragazzi di
sentirsi orgogliosi di questo patrimonio. Sono fieri di un testo che
ha perso il ruolo di mito fondante
dell’identità italiana, ma non la capacità di unire le varie anime del
nostro Paese.
Notiamo però una sensibile differenziale di genere: le giovani donne sono meno entusiaste dei coetanei, nonché più perplesse sul
reale rispetto dei valori costituzionali. Questo accade,
probabilmente, in quanto vivono problemi di uguaglianza nell’accesso alle opportunità e nel riconoscimento di
meriti molto spesso estranei al mondo maschile. I numeri proseguono, così come le riflessioni che ne scaturiscono. Considerazioni che si intrecciano tutte attorno al
nodo di Gordio del come riuscire a non alienare i ragazzi da questo testo di vitale importanza. Un percorso pos-
sibile vedrebbe la ricerca di una nuova storicizzazione,
per evitare che la Costituzione venga percepita come un
fantasma legislatore. Come scriveva Calamandrei, uno
dei protagonisti della stesura, “se volete andare in pellegrinaggio nei luoghi dove è nata la Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i
partigiani(…). Dovunque è morto un
Italiano per riscattare la libertà o la
dignità, andate lì, o giovani, perché
lì è nata la nostra Costituzione”.
L’intervista
Per penetrare più a fondo i risultati
dell’indagine, abbiamo rivolto qualche domanda a Enzo Risso, che ne
è coordinatore e co-autore insieme
a Serena Saltarelli.
Come è nata l’idea di questa ricerca
e come si è svolta?
«In occasione del sessantesimo anno della Costituzione ci è sembrato
opportuno analizzarne ruolo e radicamento proprio presso i più giovani. Per quanto riguarda la metodologia seguita, si è trattato di un’indagine demoscopica,
che è andata a verificare i vari aspetti del rapporto tra
giovani e Costituzione, quindi la conoscenza, la valutazione, il giudizio sulla sua attuazione e i nuovi diritti che
andrebbero inseriti».
Dai dati del Nord-Ovest risulta che il 65% dei ragazzi dice di sapere molto poco sulla Costituzione, mentre il
14% afferma addirittura di non conoscerla affatto. Se-
Giovani e diritti
24
condo lei dove sono da ricercare le radici di questa ignoranza diffusa?
«Secondo i dati l’unica centrale formativa che avvicina i
giovani alla Costituzione è la scuola. Tutto il resto, la famiglia, le associazioni di volontariato, i partiti politici,
non assolvono a questo importante compito. In realtà,
quindi, le ragioni sono strettamente legate proprio a
questo aspetto, sulla scuola ricade un peso troppo grande da sopportare».
Se la maggior parte dei ragazzi non la conosce, il 72%
se ne dichiara comunque orgoglioso. Perché questa discrasia?
«Perché il non conoscerla bene non significa non averne un sentimento: quel 72%
sembra dire di essere
comunque a conoscenza del fatto che si tratta della carta fondamentale del nostro sistema democratico e
che essa sancisce una
quantità di principi e di
valori in cui è necessario riconoscersi. Non è
un caso che per la
maggioranza dei giovani la Costituzione è assolutamente attuale e
deve essere valorizzata
e preservata».
Tra i valori che i ragazzi sentono nel contempo come fondamentali, ma maggiormente traditi, compaiono l’ambiente ed il lavoro. Secondo lei questo può causare un
distacco dei giovani dalla Carta?
«Comporta un distacco dei giovani dalla politica. Comporta una forte criticità nei confronti del sistema Italia.
Secondo i ragazzi il diritto meno sancito nella realtà è
proprio quello al lavoro, ma è una critica al sistema nel
suo complesso, alla precarizzazione del lavoro alla quale abbiamo assistito questi ultimi anni, alla difficoltà per
le donne di trovare un’occupazione adeguata».
Quali tematiche suggeriscono i ragazzi per ampliare la
Costituzione e renderla più attuale, dato che, sempre nel
Nord-Ovest, la maggioranza dei ragazzi non la percepisce come tale?
«Viene definita non molto attuale in quanto ci sono parti della Costituzione che non sono rispettate nella realtà. I giovani in primo luogo chiedono un maggior rispetto dei valori che vengono posti a fondamento della Carta, in primis il tema del lavoro. In secondo luogo cominciano a chiedere che entrino in Costituzione quei temi che sono definiti i “diritti di quarta generazione”: il
riconoscimento delle coppie di fatto, l’eutanasia, un aumento dei diritti dei
minori, lo sviluppo del
riconoscimento delle
diversità e dell’immigrazione, il diritto alla
sicurezza».
Come le è apparso il
mondo giovanile da
questa ricerca? Simile
a quello descritto dai
media oppure diverso?
«Io credo che quello
che descrivono i media
non sia il mondo giovanile, ma una parte
minoritaria che si ritrova ad incrociare la cronaca sui fattori della
devianza o degli eccessi. Il mondo giovanile da questa indagine appare
molto variegato e dimostra di voler ritornare a contare
nella società con un proprio ruolo; inoltre, recepisce il sistema Italia come gerontocratico, foriero di troppe differenze. Non è un caso che il valore più importante sia per
i giovani di sinistra sia per quelli di destra è la giustizia
sociale. I giovani vogliono un’Italia più equa, più giusta,
un’Italia in cui a scegliere non siano sempre i soliti, un’Italia dinamica: sentono che hanno gli strumenti per giocarsi questa partita e questa sfida».
Reportage dalla Scuola Holden
25
A
I
T
A
R
O
M
INNA
R
U
T
L
U
C
DELLA
IN QUESTO PERIODO DI GRANDI DIFFICOLTÀ FINANZIARIE LA CULTURA
SEMBRA UN BENE SUPERFLUO, MA DIFENDERLA SIGNIFICA PRESERVARE
LA NOSTRA IDENTITÀ E LA NOSTRA STORIA
San Valentino ci si può innamorare anche… della
cultura. E’ successo a Torino lo scorso 14 febbraio,
quando insieme alla festa degli innamorati si è celebrata la giornata dedicata al valore della cultura, per ricordare che l'arte non è un bene superfluo, ma una parte
fondamentale dell'identità collettiva di una città e di un
paese, elemento fondante di una comunità coesa intorno
a simboli e valori comuni. Torino e il Piemonte si sono trasformati in un enorme palcoscenico per dimostrare che
l’arte e la cultura sono parte della nostra storia, un patrimonio da non perdere e da difendere con ogni mezzo, anche in un periodo come questo, contrassegnato da difficoltà finanziarie.
E’ stato un successo: giovani e anziani, donne e uomini si
sono ritrovati per le vie della città per partecipare alle
moltissime iniziative, tutte gratuite, organizzate per l’occasione, tra balli mascherati e cortei multicolori, performance teatrali e musei aperti, visite guidate e letture sceniche.
La Scuola Holden ha aderito a “Innamorati della Cultura”
con una giornata di lezioni aperte al pubblico e un reading sul tema dell’amore a cura degli studenti della scuola. Per primo Giorgio Vasta, autore del romanzo Il tempo
materiale, ha tenuto una lezione nella sede della Scuola
Holden, in corso Dante 118, sul tema del Futuro a memoria, come sapere cose che ancora non si sanno.
In serata, nella libreria Coop di Piazza Castello, gli studenti della scuola si sono cimentati in Coopido, reading
con letture inedite sul tema dell’amore, musicate da Federico Marchesano.
www.scuolaholden.it
A
LA CULTURA VALE TANTO E COSTA POCO
La cultura è per tutti: in Piemonte un pubblico di tutte le
età frequenta teatri, cinema, mostre, musei e biblioteche,
partecipa a incontri, dibattiti, manifestazioni.
La cultura è formazione: è grazie all’offerta culturale
del territorio in cui vivono che i cittadini, per tutta la vita,
continuano a imparare, a formarsi, a conoscere e capire il
mondo.
La cultura è lavoro: nella nostra regione ci sono oltre
17.000 addetti impegnati direttamente nel settore, mentre
le professioni culturali raggiungono complessivamente
circa le 35.000 unità. Nella cultura operano anche
migliaia di volontari.
La cultura promuove il territorio: Torino e il Piemonte
negli ultimi anni sono stati rilanciati a livello non solo
nazionale. La cultura promuove l’identità del nostro
territorio, lo fa conoscere e apprezzare nel mondo, attira
turisti, contribuisce ad accrescerne il peso a livello
internazionale.
La cultura costa poco: al contrario di altri settori, la
cultura raggiunge risultati importanti con una spesa molto
contenuta. La Regione Piemonte spende per la cultura lo
0,5% del proprio bilancio, il Comune di Torino meno del
3%, le Province piemontesi intorno all’1%. Non è certo la
cultura a creare problemi alla finanza pubblica.
La cultura produce ricchezza: la dimensione economica
del settore culturale nella nostra regione vale circa 1,8
miliardi di Euro e rappresenta l’1,5% del PIL piemontese.
Ogni euro investito dal sistema locale torinese
(amministrazioni pubbliche e fondazioni ex-bancarie)
genera ricchezza nell’economia del territorio per un valore
di circa 6 euro.
SPECIALE LETTORI DI ZAI.NET - In palio 3 borse di studio per i nuovi corsi
della Scuola Holden. Per concorrere inviate recensioni, racconti, sceneggiature,
pagine di diario a: [email protected]
28
INTERVISTE
Neri Marcorè,
Marco Risi,
Alessandro Gassman
GIOVANI
CRITICI
36
CULTURA
Chi è che mena
il can per l’aia?
Spettacolo
28
Intervista a
«
VO
R
REI FARE
A “PER UN PUGNO DI LIBRI” E’
L’ARBITRO DELLA
TENZONE/TRASMISSIONE,
MA QUESTA VOLTA A METTERSI IN
GIOCO E’ PROPRIO LUI,
IL COMICO PIU’ AMATO DAI RAGAZZI
(E NON SOLO)
di Elisabetta Raggio, 18 anni
Liceo classico “Pilo Albertelli”
perimentandosi nei più disparati progetti, Neri Marcorè si è definitivamente affermato sulla scena artistica italiana come comico e attore di talento. Da
molti anni, però, ha mantenuto costante l’impegno come
presentatore, a fianco di Piero Dorfles, di Per un pugno di
libri, trasmissione di Raitre in cui le scolaresche di tutta
Italia si sfidano sui classici della letteratura. Proprio in occasione della partecipazione della mia scuola al programma, ho avuto modo di conoscerlo. Neri ha ascoltato le mie
domande con l’aria dimessa e simpatica di chi ama il proprio lavoro e si è prestato a rispondervi con l’umiltà di chi,
pur avendo molto da insegnare, non vuole smettere di imparare.
Conduci da sette anni un programma in cui si consigliano
anche libri, ma ne hai uno in assoluto preferito?
«Un libro in assoluto non ce l’ho, è impossibile! Tanti mi
sono piaciuti molto; L’amore ai tempi del colera di Marquez è uno dei primi che mi viene in mente, insieme a Dona Flor e i suoi due mariti di Jorge Amado e a Mr Vertigo
di Paul Auster. In generale, apprezzo Calvino e tutti i sudamericani. Recentemente, poi, ho scoperto Fabio Stassi,
che nonostante sia siciliano e viva a Viterbo, ha uno stile
molto sudamericano».
Se per un giorno potessi essere un’altra persona, chi saresti?
«Berlusconi, così mi ammazzo!».
S
L
I
F
UN
Qual è stata l’emozione più grande
della tua vita?
«Dal punto di vista privato, la nascita dei miei figli. Professionalmente, tra il 2001 e il 2002 ho fatto cose molto
importanti come L’ottavo nano, di Corrado Guzzanti, e Il
cuore altrove, il film di Pupi Avati con cui sono andato anche al Festival di Cannes».
Quanto è importante lavorare con i colleghi “giusti”?
«È fondamentale. Uno dei lussi che ci si può concedere,
man mano che le cose migliorano, è poterseli scegliere e,
quindi, rinunciare a delle offerte perché ti ritroveresti a lavorare con qualcuno di detestabile o antipatico. Di solito,
chi non stimo umanamente non lo stimo neanche professionalmente, perciò non accettare un lavoro insieme a
qualcuno con cui non mi trovo bene significa anche mettermi al riparo da un progetto che reputo brutto. Viceversa, faccio in modo di lavorare con chi apprezzo: sono sicuro che verrà fuori un buon risultato».
Si dice che già durante il servizio militare, svolto come
istruttore Agi dei granatieri di Sardegna a Orvieto, imitavi
perfettamente all'altoparlante la voce del comandante
della caserma suscitando l'ilarità della truppa. È vero?
«All’altoparlante non mi sono mai permesso, altrimenti mi
avrebbero messo in galera! Però è vero che imitavo le voci degli ufficiali, mettendo in punizione i soldati o facendo credere loro di dover andare a ritirare la paga, che in
realtà non c’era. Ci siamo divertiti parecchio durante quell’anno, anche se devo ammettere che, se avessi potuto,
l’avrei evitato».
Come sei diventato comico?
«Io penso di esserlo diventato per timidezza nell’età adolescenziale; poi, avendo questa predisposizione naturale
alle imitazioni, mi sono liberato dagli imbarazzi. In seguito, a prescindere dalle imitazioni, ho trovato un mio modo personale di essere comico».
29
Neri Marcoré
LM PORNO!»
Qual è la tua paura più grande?
«La mia paura più grande è la morte
di chi mi sta vicino, che supera anche
la paura della morte stessa».
L’esperienza che vorresti fare al più presto?
«Un film porno! No, scherzo, mi piacerebbe lavorare all’estero come attore. Magari in Francia o in Inghilterra o in
America, anche se Hollywood la vedo più lontana non solo geograficamente, ma anche dal mio modo di essere.
Poi vorrei fare anche un film da regista».
Quando hai capito che potevi fare l’attore?
«Subito dopo aver debuttato, un po’ per caso, in televisione come imitatore; poi, continuando a fare questo mestiere, mi sono detto: questo lo voglio fare tutta la vita.
Così anche per trovare un’occupazione un po’ più stabile
quando stavo a Roma, ho iniziato a studiare doppiaggio
e teatro».
Per che squadra tifi?
«Tifo per L’Ascoli e per la Juve. Ma devo dire che sono
molto moderato».
C’è qualcuno che ti ha stupito per la sua autoironia? Chi,
invece, si offende?
«Fra le mie vittime Alberto Angela è senza dubbio quello
che più si è divertito e non ha avuto problemi a mettersi
in gioco. Ligabue, invece, all’inizio era rimasto male per
alcune cose, che però abbiamo avuto modo di chiarire».
Chi hai votato alle ultime elezioni?
«Ho votato per il Pd, che ho anche sostenuto ufficialmente, poiché proponeva un progetto diverso da quelli visti
in precedenza».
Un messaggio ai giovani d’oggi.
«Costruite grandi autostrade solo per i giovani (imitando
un noto personaggio). Salvateci da questo declino, da
questa classe dirigente ributtante. Quindi l’unica speranza
siete voi; dovete avere una coscienza lucida e sveglia!».
LA VITTORIA DEI LIBRI
“ Io ci andrei solo per conoscere Neri Marcorè
!” . Con questo
pensiero ho deciso di partecipare alla trasmission
e Per un
pugno di libri, aggregandomi ad una classe diver
sa della mia
(quindi grazie ad ogni suo componente per averm
i fatta sentire parte integrante del gruppo!).
Il programma, che va in onda ogni domenica
alle 18.00 su
Raitre, mette alla prova due classi dell’ ultimo
anno di superiori, facendole sfidare in diversi giochi. Il più entus
iasmante è
sicuramente “ caccia al titolo” , che consiste nell’
indovinare un
libro grazie a vari indizi. “ Fuori gli autori” resta
, però , il più
adrenalinico: per il titolo di ogni libro, cinque
ragazzi per squadra devono ricordare il rispettivo autore; chi sbag
lia viene
escluso e vince la classe che alla fine ha mant
enuto in gioco
più ragazzi.
Dopo due settimane di studio matto e disperatiss
imo, siamo
dunque arrivati al 9 febbraio per la registrazio
ne della puntata. Entrati in studio, abbiamo provato a mette
re da parte la
troppa emozione per riuscire nel nostro inten
to: vincere. Eh sì ,
perché a volte non si vuole solo partecipare...
E noi, modestamente, ce l’ abbiamo fatta non solo battendo
la squadra avversaria, ma vincendo il luogo comune che i raga
zzi non si appassionano alla letteratura e il menefreghismo di
chi pensa che
leggere sia noioso. D’ altronde, non c’ è peric
olo che ciò accada in questo programma! Grazie alla dinamicità
con cui si susseguono i vari giochi, ai consigli di Dorfles, ai
commenti di un
personaggio diverso ogni settimana e agli sketc
h di vari comici
non si rischia di aver voglia di cambiar canale.
È così che siamo usciti dagli studi Rai, con qualc
he pugno di
libri in tasca, l’ autografo (e l’ intervista) di Neri
Marcorè stretto in mano e la convinzione di avere, per un
pomeriggio, dimostrato che 28 teste e un programma ben orga
nizzato possono
far divertire, anche se si tratta di libri!
E.R.
Anteprima
IL CORAGG
DELLA V
30
CI SONO STORIE CHE NON POSSONO
CADERE NEL DIMENTICATOIO:
CON “FORTAPASC”, PRESTO
NELLE SALE, IL REGISTA MARCO RISI
RACCONTA LA TRAGICA VICENDA
DI GIANCARLO SIANI
di Chiara Falcone
orire. E’ questo il carissimo prezzo che ha dovuto pagare il
giornalista Giancarlo Siani per aver avuto il coraggio di raccontare una storia scomoda. Svolgere il proprio lavoro non dovrebbe essere motivo di minacce, la verità non dovrebbe avere un prezzo: eppure questo è accaduto al giovanissimo cronista del Mattino, ucciso a soli 26 anni dalla camorra. Da subito interessato a tematiche sociali, Giancarlo comincia la sua attività di giornalista collaborando con il
periodico Osservatorio sulla camorra e diventando successivamente corrispondente da Torre Annunziata del quotidiano Il Mattino. E’ qui che
Giancarlo si occupa da vicino dei rapporti fra camorra e minoranze emarginate, indagando su casi di contrabbando e di droga, facendo nomi e
cognomi dei responsabili, urlando attraverso i suoi scritti una verità che
pochi hanno il coraggio di far venire a galla. Una voce troppo alta e troppo pericolosa: il 23 settembre del 1985 il cronista viene ucciso sotto casa, a bordo della sua automobile. Diciotto lunghissimi anni sono stati
necessari a far luce sulla vicenda e a ricostruire l’intricata matassa di interessi e responsabilità che gravano ancora in parte oscuri su questo
omicidio. Oggi, l’ultima fatica di Marco Risi è la prova che il tempo non
è stato più forte della verità.
Fortapasc ricostruisce gli ultimi quattro mesi di vita del giornalista Giancarlo Siani: quali sono le principali motivazioni di questa scelta?
«Circa 5 anni fa Rai Cinema mi propose un film su Giancarlo Siani da un
soggetto scritto da Andrea Purgatori e Jim Carrington: in questa occasione vidi la possibilità di trarne una sceneggiatura. Inoltre ha influito anche il mio ricordo di quel 23 settembre del 1985: mi è sempre rimasta
impressa l’immagine di quel ragazzo di 26 anni ucciso nella sua Citroën
Mehari, una macchina aperta, che dava l’idea di uno che non avesse nulla da nascondere e che soprattutto non aveva da nascondere se stesso.
Mi chiesi che cosa avesse fatto questo ragazzo per meritare quella fine
orribile. E da lì è partito il tutto, mi sono ricordato di quella immagine,
e l’emozione è bastata a farmi venir voglia di fare questo film. E’ stato
un percorso abbastanza difficile e travagliato, ma alla fine, quest’estate,
ce l’abbiamo fatta».
La struttura del film ha un impianto più documentaristico o più cinematografico?
«Non è un film documento: ha una struttura classica, c’è una trama, un
personaggio principale. E’ un film che catalizza una forte emozione su un
personaggio vivo e giovane, che fa il suo mestiere. Giancarlo era pubblicista, sarebbe diventato giornalista ai primi di ottobre, una settimana
dopo il suo assassinio».
Ricostruire la storia di Siani ha certamente richiesto una lunga ricerca
preliminare: è stato un percorso facile o si è trovato di fronte qualche
“muro di gomma”?
«Prima di tutto abbiamo conosciuto il fratello di Giancarlo, l’unico della
TA
REGIS
M
“FORTAP
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regia di
MARCO
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Libero De
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20 MARZ
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ITALIA
GIO
VERITÀ
famiglia ancora vivo, poi una sua ex fidanzata, Chiara, alla quale lui era molto legato.
Ho avuto la possibilità di leggere tutte le lettere che le aveva mandato, compresa una in
cui diceva di aver trovato delle cose molto interessanti sulle quali avrebbe voluto
lavorare per scriverne un libro. Argomenti
un po’ scottanti, a un anno dalla strage in
cui avevano ucciso 8 della banda del boss
Valentino Gionta. E’ strano entrare nella vita
di una persona che non si conosce e ricostruirla in modo simile in un film: in ogni caso non ci siamo sentiti obbligati a fare tutto,
non c’era bisogno di fare il santino. Giancarlo
non aveva nessuna idea di poter essere ucciso,
era un ragazzo pieno di entusiasmo, gli piaceva
fare il giornalista e soprattutto scrivere le cose
giuste, le cose vere. C’è una battuta importante
nel film detta dal suo caporedattore: “Il mondo si
divide in giornalisti-giornalisti e giornalisti-impiegati. Io ho scelto la seconda strada perché più comoda: non devi fare lo scoop, non devi mettere in
mezzo persone. Quindi io dell’inchiesta che tu stai
seguendo non voglio saperne niente, però ricordati:
questo non è un paese per giornalisti-giornalisti, è un
paese per giornalisti-impiegati”».
Il film è stato paragonato a Gomorra per la scelta di
raccontare argomenti scomodi sotto l’egida della verità:
quali sono analogie e differenze con la pellicola di Garrone?
«Forse solo il fatto che si svolga a Napoli e dintorni: Fortapasc ha a che fare con la camorra ma si tratta di una camorra di 25 anni fa. Gomorra è un film rapsodico, con un
impianto forte, da reportage di guerra quasi. Indubbiamente un bellissimo film. Il mio, invece, ha una struttura
più classica: come ho detto c’è un protagonista che seguiamo quasi sempre e al quale, questo è il mio desiderio, dovremmo affezionarci».
Recitare in un film verità può comportare un impegno “morale” oltre che professionale: è stato così anche per il cast
del suo film?
«Sicuramente sì. C’era molto impegno, rispetto e
simpatia per questa persona, simpatia che spesso
portava anche leggerezza, proprio come sarebbe stato lui, senza voler fare il santo. Ci piaceva talmente
tanto stare con questo personaggio, con questa storia
che volevamo rimandare il momento dell’omicidio. E
infatti quello è stato l’unico giorno di riprese in cui si è
fatto tardi».
“Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa,
chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola”. Come commenta questa frase di Giovanni Falcone?
«E’ molto bella, la condivido in pieno. E’ da ammirare chi
cammina a testa alta; e io ho proprio questo desiderio:
che qualcuno, dopo aver visto il film, abbia voglia di diventare come quel personaggio o di conoscere persone come lui».
Palcoscenico
32
LA PAROLA
IL CELEBRE
DRAMMA DI
REGINALD ROSE
SUL PALCO DEL
TEATRO ELISEO
DI ROMA CON LA
REGIA DI
ALESSANDRO
GASSMAN E IL
PATROCINIO DI
AMNESTY
INTERNATIONAL
di Benedetta Cutolo, 20 anni
ew York, anni ‘50. È il 15 agosto e un ragazzo
ispano-americano accusato di parricidio rischia
la pena di morte. Dodici uomini di diversa estrazione sociale, età e origini, riuniti nella giuria popolare,
stanno per decidere del suo destino: tutti sembrano convinti della colpevolezza, tutti ad eccezione di uno che
con meticolosità e intelligenza costringe gli altri a ricostruire nel dettaglio i passaggi salienti del processo, insinuando in loro il principio secondo il quale una condanna deve implicare la certezza del crimine al di là di
ogni ragionevole dubbio.
La parola ad Alessandro Gassman, regista e interprete
della pièce.
Il dramma di Reginald Rose affronta il problema del razzismo che, purtroppo, negli ultimi tempi in Italia è una
realtà sin troppo presente. La scelta del testo è determinata solo da motivi artistico-letterari o ha un legame
con la situazione attuale?
«Sicuramente un legame con la situazione attuale c’è:
parliamo di pregiudizi in generale, tra i quali va inserito
il razzismo, parliamo di pena di morte, di “voglia di forca”. Allo stesso tempo si tratta di un giallo giudiziario
molto ben scritto che mi dà la possibilità, da regista, di
analizzare dodici umanità diverse come quelle dei giurati e di raccontare, quindi, la società».
Tra le moltissime realizzazioni di questo dramma, la più
N
famosa resta sicuramente quella cinematografica di Lumet, che ottenne diverse candidature agli Academy
Awards. Quanto questa pellicola l’ha influenzata, data
anche l’utilizzazione sulla scena di alcuni elementi del
film?
«In realtà sulla scena riprendiamo dalla pellicola solo la
voce iniziale del giudice che illustra il caso. Si tratta sicuramente di un film straordinario, che ho visto più volte, ma l’ispirazione primaria resta la scrittura di Rose che
nasce per un radio-dramma».
Il personaggio che lei interpreta è stato quello di Harry
Fonda; vi sono delle similitudini con l’attore americano
nel suo modo di renderlo sulla scena?
«Lumet aveva giocato molto sui primi piani di Fonda che
io in teatro, naturalmente, non posso sfruttare. Questo
personaggio è fondamentale perché è un po’ una fiammella che accende le micce degli altri, una sorta di regista della situazione».
E’ alla sua seconda regia: in che modo questa esperienza si è differenziata dalla prima, La forza dell’abitudine
di Thomas Bernhard?
«In quel caso il coraggio di rischiare è stato parte integrante dello spettacolo perché siamo riusciti a rendere
popolare per ben due stagioni un autore molto difficile
come Bernhard, riuscendo a farlo fruire ad un pubblico
non necessariamente istruito dal punto di vista teatrale.
Lì ci trovavamo davanti ad uno spettacolo onirico, visionario, ne La parola ai giurati abbiamo lavorato essenzialmente sulla verità».
33
AI GIURATI
Lei passa con una certa facilità dal teatro alla televisione per arrivare sino al cinema. Quale tra tutte queste realtà è
quella che ama o che l’emoziona di più?
«Le amo tutte quando sono fatte e scritte bene. Il teatro è un po’ la casa che frequento ormai da venticinque anni,
da un anno sono direttore artistico del Teatro Stabile dell’Abruzzo e da regista quale sono diventato ho sicuramente
più libertà di scelta».
Lei ha detto, in un’intervista rilasciata al “Tempo”, che le fiction brevi sembrano dei film malriusciti, eppure nella sua
carriera ne ritroviamo diverse, da Piccolo mondo antico a Lourdes…
«Non mi riferivo a tutte le fiction; ho avuto la fortuna di fare soltanto miniserie di successo come quelle da lei citate, che sono di buona qualità ed hanno ricevuto buone critiche. Spesso il cinema non ha i mezzi per raccontare le
grandi storie, che quindi vengono delegate alla televisione, la quale però spesso deve smussare le tematiche affrontate limitando la libertà degli autori».
Da poco è uscito Ex, di Fausto Brizzi, che la vede protagonista assieme a molti altri bravi attori italiani tra cui Gianmarco Tognazzi. Com’è stato ritrovare questo collega ed amico di lunga data sul set?
«Mi fa piacere essere nel cast che annovera anche Gianmarco; purtroppo però, nel film non c’incontriamo mai, quindi ci siamo ritrovati per modo di dire».
Ultimamente ha lavorato anche alla fiction-tv di Gabriele Muccino 4 padri single, come si è trovato in quest’esperienza made in Usa?
«Si tratta di un episodio pilota di una serie che verrà girata nella prossima estate. E’ molto difficile che una produzione europea entri nel mercato americano, ma è successo e ne sono molto fiero. E’ stato molto interessante
lavorare con Muccino e con grandi attori americani».
Lei ha tenuto uno stage alla scuola di cinema Act Multimedia. Cosa consiglia ai giovani attori che si vogliono avvicinare al palcoscenico e, perché no, anche al grande
schermo?
«Quella è stata un’esperienza molto breve ed è difficile dare un giudizio. Sicuramente il luogo ideale per cominciare
è il teatro, non certo i reality show!».
TEATRO ELISEO DI ROMA
Dal 3 al 22 marzo 2009
ALESSANDRO GASSMAN in
LA PAROLA AI GIURATI
di Reginald Rose
traduzione Giovanni Lombardo Radice
con Manrico Gammarota, Sergio Meogrossi,
Fabio Bussotti, Paolo Fosso, Nanni Candelari,
Emanuele Salce, Massimo Lello ,
Emanuele Maria Basso, Giacomo Rosselli,
Matteo Taranto, Giulio Federico Janni
scene Gianluca Amodio
costumi Helga Williams
musiche Pilvio & Aldo De Scalzi
regia Alessandro Gassman
produzione
Teatro Stabile d’ Abbruzzo/ Società per attori
CON IL PATROCINIO DI AMNESTY INTERNATIONAL
Alessandro Gassman inizia la sua carriera d’ attore nel
1982, recitando in coppia con il padre Vittorio ne I misteri di
Pietroburgo di Dostoevskij. Due anni dopo la sua interpretazione
in Affabulazione di Pasolini, divenuto un successo internazionale,
gli vale il “ Biglietto d’ oro” . Da quel momento in poi la sua carriera è un crescendo e si divide tra cinema, teatro e televisione. Il
ruolo di protagonista ne Il bagno turco – Hamam, opera prima di
Ferzan Ozpetek, lo porta alla notorietà anche sul grande schermo,
ma è sicuramente l’ interpretazione nel recente Caos Calmo a consacrarlo come uno degli attori più interessanti nel panorama cinematografico italiano. Grazie ad essa vince il David di Donatello, il
Ciak d’ oro ed il Nastro d’ argento.
Riflettori su...
34
TA
ZAI.NET E LA CONSUL
LIO
GIOVANI DEL CONSIG
ONTE
REGIONALE DEL PIEM
TEMA
HANNO DEDICATO AL
NE
DELLA PARTECIPAZIO
DEI RAGAZZI
ALLA POLITICA
UN INCONTRO CON
RA
LE SCUOLE DI NOVA
E PROVINCIA
LIBERI
DI PARTECIPARE
O PARTECIPARE
PERCHE’ LIBERI?
no slogan per promuovere la partecipazione dei giovani alla vita della Comunità locale: è questa l’attività che lo scorso 11 febbraio nell’Aula Magna dell’Istituto Tecnico Industriale “Omar” di Novara ha catalizzato
l’interesse dei ragazzi provenienti da varie scuole e realtà
associative per assistere al terzo incontro promosso da
Zai.net e dalla Consulta Giovani del Consiglio regionale del
Piemonte nell’ambito del progetto “La regione raccontata
dai giovani”. All’iniziativa “Una buona regione per partecipare: processi ed esperienze di partecipazione come strumento di esercizio della democrazia”, che ha ricevuto anche il patrocinio della Provincia di Novara e dell’Ufficio Scolastico Provinciale, hanno preso parte il vicepresidente del
Consiglio regionale Roberto Placido, delegato alla Consulta, l’assessore della Provincia di Novara alle Politiche giovanili Marina Fiore, il dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale Giuseppe Bordonaro, Riccardo Grassi ricercatore
Istituto Iard ed Swg, e Annalisa De Vitis vicepresidente
della Consulta.
I ragazzi hanno suggerito ai rappresentanti delle istituzioni locali quali sono le loro priorità: "Un maggiore spazio per attività come la web radio, per gli scambi culturali, più mense, migliore assistenza sanitaria, più alternanza tra scuola e lavoro, trasporti più efficienti ed economici, la sicurezza: la Consulta Giovani del Piemonte è
assolutamente d’accordo con le richieste dei ragazzi di
Novara, che pretendono più fatti e meno parole" ha dichiarato Annalisa De Vitis. "I ragazzi di Borgomanero ci
hanno presentato l’esperienza di Spazio Per: un parco
abbandonato che è stato trasformato da loro in bel centro di ritrovo – ha detto Roberto Placido - . Questo dimostra come sia meglio partire dalle cose pratiche per
arrivare, anche attraverso la collaborazione con le istituzioni, a soluzioni utili per tutti".
U
Cultura
36
CHI E’ CHE
MENA IL CAN
PER L’AIA?
SOMMERSI DA NEOLOGISMI E PASTICCI LINGUISTICI DI
OGNI TIPO, FACCIAMO DEI PROVERBI UN USO SEMPRE PIU’
RAREFATTO. DI QUESTO, MA ANCHE DI NUOVE
TECNOLOGIE E ‘GIOVANILESE’, ABBIAMO PARLATO CON
LUCA SERIANNI, AUTOREVOLE LINGUISTA E MEMBRO
DELL’ACCADEMIA DELLA CRUSCA
di Antonella Andriuolo, 22 anni
rutta storia quando non si ha il becco di un
quattrino, quando si cade dalla padella alla brace, quando si è presi in contropiede.
Meglio, allora aspettare la manna dal cielo o
prendere il toro per le corna. Se oggi un periodare così ricco di espressioni idiomatiche
può sembrare soltanto bizzarro, con molta
probabilità a un interlocutore del 2070 risulterà persino oscuro. E anche la vitalità
dei proverbi, segni indelebili della saggezza
popolare e della nostra storia, sembra essere a rischio: in quanti, per esempio, sono
soliti utilizzare quello del nostro titolo? Adilanciare
l’allarme
Antonella
Anè uno dei
più
insigni
lindriuolo, 22 anni
guisti italiani, Luca Serianni, docente di Storia della Lingua Italiana presso l’Università
la Sapienza di Roma
e autore di una insuperata grammatica e di una Storia
della lingua italiana in tre volumi.
Certi di non annoiarvi con la solita minestra, qualche previsione sul futuro dell’italiano l’abbiamo chiesta proprio a lui.
I proverbi sono sempre
stati considerati espressione della saggezza
popolare; da un punto
B
di vista storico e linguistico, qual è la loro origine?
«È vero, i proverbi sono stati spesso considerati una fonte
di saggezza, ma non sempre e non da tutti. Alessandro
Manzoni, per esempio, ironizzava molto sulla presunta sapienza dei proverbi e, anche oggi, molti sottolineano come
i proverbi possano contraddirsi. Basti pensare ad espressioni come l’unione fa la forza e chi fa da sé fa per tre. I
proverbi attingono la loro origine, in massima parte, da un
mondo arcaico; quando noi diciamo mogli e buoi dei paesi tuoi usiamo una forma doppiamente remota, intanto perché non ci si ispira più a questo principio per sposarsi ma
anche perché si ricorre ad un’immagine legata al mondo
agricolo e contadino, che ci porta indietro nel tempo, ad
un’epoca in cui la campagna era la misura abituale dell’esperienza dei singoli».
È possibile, oggi, crearne di nuovi?
«La lingua si rinnova per quanto riguarda le frasi idiomatiche, che hanno una maggiore duttilità. Essere pigiati come
acciughe è un’espressione che possiamo ancora utilizzare
perché la situazione che descrive è sempre presente, sempre attuale. Però dei proverbi novecenteschi, dunque recenti, l’unico ad essere segnalato è quello, ormai invecchiato: donna al volante pericolo costante. Oggi non lo diremmo più perché è un classico proverbio politicamente
scorretto ma, soprattutto, perché non è affatto vero che le
donne non sappiano guidare».
La lingua, tuttavia, cambia anche in relazione alla società:
verso quale direzione si sta andando?
«Si sta andando in varie direzioni e direi principalmente in
direzioni tecnologiche. Se guardiamo ancora alle espressioni idiomatiche, possiamo ricordare che queste fanno riferimento alla tecnologia: andare a tavoletta, andare a tutto
gas o versare benzina sul fuoco sono tutte immagini, infatti, che presuppongono l’abitudine dell’automobile. Direi,
quindi, che una tendenza tipica è quella della presenza del-
37
la tecnologia anche nella nostra esperienza quotidiana».
Proprio per quanto concerne l’esperienza quotidiana, l’italiano di oggi è anche quello veicolato dalla tv, dalla radio
dalla stampa. Quali innovazioni ha portato in questo campo il mondo dei media e quali sono gli errori più diffusi dei
cosiddetti comunicatori?
«I mezzi di comunicazione di massa hanno un impatto diverso. Piuttosto forte, anche se effimero, quello della televisione, più dilatato nel tempo quello dei giornali. È molto
differente anche l’uso dell’italiano che fanno i vari comunicatori: un conto è l’italiano parlato, un conto è quello scritto; quanto a quest’ultimo punto c’è da dire che, a differenza di quello che si ritiene normalmente, secondo me l’italiano dei giornali è un ottimo italiano medio dal punto di
vista della capacità di scrittura, della capacità di muoversi
attraverso i vari registri e di dominare le strutture dalla lingua. Quanto all’italiano parlato, ormai, in Italia, la gran parte dei cittadini è in grado di esprimersi in una lingua comune che, per sua stessa indole, è una lingua abbastanza
“andante”. Quando noi parliamo spontaneamente, in famiglia, tra amici, non ci preoccupiamo minimamente di controllare il linguaggio, così come non ci preoccupiamo di vestirci in un certo modo quando siamo tra le quattro mura
domestiche. Quindi, l’italiano della televisione va valutato
in questo senso: non è un modello di lingua ma, certamente, non vuole neanche esserlo».
Come ci si muove allora per trovare la regola e quali fattori è necessario considerare per affrontare uno studio di
questo genere?
«Bisogna intanto distinguere tra orale e scritto. Per quanto
riguarda la scrittura, è giusto tener conto, in modo abbastanza fermo, della tradizione grammaticale, della necessità di disporre di un lessico sufficientemente ricco e variato,
di controllare la sintassi. Per il parlato pubblico, l’esigenza
fondamentale è quella della chiarezza; chi si rivolge a un
pubblico ampio deve essere in primo luogo chiaro, in secondo luogo efficace. La chiarezza è il primo imperativo».
Anche il mondo del web ha dato vita ad un modo di comunicare del tutto particolare. Chat e messaggini disabituano ad un corretto uso della lingua?
«No, a differenza di quello che si può credere, i messaggini rappresentano un’ulteriore possibilità di esprimersi e non
capita che chi ricorre al caratteristico linguaggio degli sms,
così legato a particolari abbreviazioni, poi lo usi al di fuori
di questo veicolo. In realtà, gli sms sono un’occasione in
più per scrivere e non un elemento di turbativa rispetto alle norme della scrittura».
Studiosi e linguisti hanno lungamente dibattuto anche sul
tema del ‘giovanilese’; i ragazzi si esprimono davvero così
male?
«Il cosiddetto ‘giovanilese’ nasce dall’esigenza di creare un
linguaggio che funzioni come riconoscimento all’interno di
un gruppo. È, quindi, un linguaggio necessariamente effimero, non solo per la banale ragione che i giovani sono tali per poco tempo ma, soprattutto, perché ogni linguaggio
appartenente a questa categoria è un linguaggio fortemente espressivo e, pertanto, si usura presto. È un dominio destinato a rinnovarsi continuamente secondo procedure abbastanza simili legate all’iperbole, allo scherzo e all’enfatizzazione di termini correnti».
In un quadro così ampio e di difficile definizione, come si
inserisce l’importante attività dell’Accademia della Crusca
di cui, tra l’altro, lei è membro?
«L’Accademia della Crusca studia gli aspetti storici dell’italiano e divulga la sua attività attraverso libri e pubblicazioni. Svolge anche una funzione di consulenza, sia in rete sia
attraverso un periodico, “La Crusca per voi”, in cui i vari accademici cercano di rispondere alle domande dei lettori,
non tanto sulla base del giusto o sbagliato, ma cercando
di motivare il quesito e, appunto, di storicizzarlo».
Recensioni
38
LETTERATURA
“PIÙ RISPETTO, CHE SONO TUA MADRE”
di Hernàn Casciari,
Salani Editore, 2007, 281 pagg., 14 euro
TEATRO
RICCARDO III
di William Shakespeare,
regia di Corrado d'Elia
Lo sapevamo: da uno spettacolo di
Corrado d'Elia ci si può aspettare di
tutto. Quest'anno il regista porta in
scena la tragedia di Shakespeare più
lunga in termini di durata, Riccardo III,
riducendola a poco più di 60 minuti.
L'originalità di questa rappresentazione
sta nel suo spirito quasi cinematografico: più volte, infatti, i personaggi appaiono muti e in posa sotto la luce, scompaiono nel
buio per riapparire poi in un'altra posizione. Lo spettatore non può non rimanere colpito dall'effetto straniante procurato da una scenografia spoglia e dal mancato
ricorso a musiche e costumi d'epoca. Senza badare troppo all'azione, lo spettacolo si concentra sulla figura del
protagonista, che peraltro non appare mai sulla scena:
Riccardo è per tutto il tempo una luce che illumina i suoi
interlocutori e una voce fuori campo che urla la solitudine nella desolazione del palazzo, simbolo del potere
per cui lui ha invano combattuto.
Un motivo per vederlo: Pur non essendo uno spettacolo
facile, le suggestive scelte stilistiche forniscono nuove e
interessanti chiavi di lettura.
Un motivo per non vederlo: L'allontanamento dagli schemi più tradizionali potrebbe non convincere del tutto lo
spettatore.
Greta Pieropan, 17 anni, Pozzolengo (Bs)
Se vi piacciono i Simpson e i Griffin,
non potranno che conquistarvi anche le
esilaranti avventure (e disavventure) in
casa Bertotti, viste attraverso gli occhi
di Mirta,una casalinga argentina di 52
anni, che per sfogarsi decide di scrivere un blog.
Racconta della sua vita, della paura per
la vecchiaia e, soprattutto, della sua famiglia decisamente fuori dall’ordinario: il marito Zacharìas, appassionato di calcio e “discendente della famiglia
dei rinoceronti”; Nacho, il figlio maggiore, che è il perfetto cocco di mamma fino al giorno in cui rivela di essere gay; Caio, l’altro figlio maschio, che si innamora di
una donna di vent’anni più vecchia di lui; Sofia, la più
piccola, che lascia allibita Mirta con le sue competenze
in ambito sessuale; infine c’è il suocero Américo, che
fugge con la fidanzata cinese…
Un motivo per leggerlo: Consigliato a chi cerca qualcosa
di divertente e a chi pensa che la sua famiglia sia la più
strana al mondo: avrà da ricredersi!
Un motivo per non leggerlo: Se le saghe familiari - per
quanto sopra le righe - vi annoiano.
Valentina Cerrato, 17 anni, Pinerolo (To)
ARTE
DA REMBRANDT A VERMEER. VALORI CIVILI NELLA
PITTURA FIAMMINGA E OLANDESE DEL ’600"
A cura della Fondazione Roma
Mostra decisamente spoglia. Le opere
esposte, per quanto interessanti, non riescono a soddisfare le aspettative dei
visitatori. Chi si immagina un magico
viaggio nella terra dei mulini vista attraverso gli occhi del grande Vermeer, resterà a bocca asciutta nello scoprire che dei suoi quadri è presente soltanto
un capolavoro. A causa dell'illuminazione, inoltre, non è
possibile godere appieno di quel poco che figura in sala:
a momenti è preferibile consultare direttamente il catalogo. Nonostante le varie mancanze, il valore culturale delle
opere esposte, arrivateci dalla famosa collezione Gemäldegalerie di Berlino, è tutt'altro che trascurabile.
Un motivo per vederla: I pittori fiamminghi del '600 affascinano lo spettatore per l'atmosfera inquieta dei dipinti,
per la tattilità dei tessuti, per la precisione dei dettagli.
Un motivo per non vederla: Sconsigliata a chi non nutre
una particolare passione per la storia dell’arte.
Silvia Torre, 19 anni, Roma
Z a i . n e t è p e r i l d i r i t t o d i c r i t i c a … v o t a , c o n s i g l i a , s t ro n c a f i l m ,
39
LETTERATURA
LETTERATURA
FIRMINO
L’AMORE IN SÉ
di Sam Savage,
Einaudi, 2008, 179 pagg., 14 euro
di Marco Santagata,
Guanda, 2006, pagg. 174, 8 euro
Puoi nutrirti di libri, assaporarne la più
profonda bellezza, rimanere incantato
dalle frasi e dalle parole "che si librano
in volo come farfalle", ma se poi non
hai voce, quelle "svolazzano dentro
una gabbia dalla quale non possono
uscire". Puoi essere allora anche tu un
Firmino, sensibile e appassionato lettore di libri, malinconico e deluso, disposto ad evadere in nostalgici rimpianti per il passato o in
mondi onirici, ma diverso da tutti. Nato in una libreria,
tredicesimo di una nidiata di topini, Firmino per sopravvivere si nutre di libri, impara a leggere le grandi opere
della letteratura acuendo sensibilità e ingegno. Passeggero clandestino, come si definisce, genio malinconico
ma ricoperto di una pelliccia di cui non può sbarazzarsi,
smuove la nostra sensibilità e dà alle pagine di Sam Savage una lievitazione struggentemente umana, e anche
quando vuole farti sorridere c'è però dell'amaro che come un pugno nello stomaco ti lascia a lungo dolente.
Un motivo per leggerlo: La storia di Firmino può essere la
vostra.
Un motivo per non leggerlo: Io non ne ho trovati.
Ludovica Antonini, 15 anni, Albano Laziale (Roma)
Quante cose possono succedere nel
tempo di una lezione universitaria su
Petrarca? Davvero tante se sotto le mentite spoglie del professor Fabio Cantoni
si cela uno studioso come Marco Santagata, tra i massimi esperti della poesia
petrarchesca, e se la lezione diventa anche il pretesto per sovrapporre Laura a
Bubi, l’adolescente oggetto del desiderio negli anni di liceo del protagonista. Una figura diafana, ambigua, quella di Bubi, che richiama alla mente un
po’ la Micol Finzi-Contini del romanzo di Bassani un po’
la Mignon del film di Francesca Archibugi. Il narratore riesce bene a districare un livello di narrazione triplo (non
ci sono solo i flashback della giovinezza, ma anche quelli di un passato più recente) senza perdersi e tenendo
sempre viva l’attenzione del lettore.
Un motivo per leggerlo: Le parti più avvincenti sono
quelle in cui è Santagata stesso a parlare: “Se Beatrice
è il motore, l’immobile motore della poesia dantesca,
Laura è l’ossigeno di quella petrarchesca” (pag. 46).
Un motivo per non leggerlo: Se i versi di Petrarca non vi
hanno emozionato.
Giulia Corallo, 18 anni, Napoli
I PicciOne
Classici al prezzo di un cappuccino
e brioche
Ecco una collana, edita da Mursia, che ci mette in tasca i
classici più amati a 3,5 euro. Questo mese vi segnaliamo:
“Bibliomania” di Gustave Flaubert, incalzante resoconto
di una passione che rasenta la follia. Dalla quarta di
copertina: “Giacomo, un libraio trentenne ma che sembra
già vecchio, triste e taciturno, è animato solo da una
passione sfrenata e dilaniante per i libri che insegue e
ricerca tra aste e banchetti di mercanti. La corsa al
possesso del libro più unico e raro, oltre i limiti del
controllo umano, diverrà un’ossessione che lo porterà alla
rovina”.
l i b r i , m u s i c a e a l t r o s u i s i t i w w w. z a i . n e t e w w w. s t r o n c a . n e t
42
TALENT SCOUT:
Apua Mater
MUSICA
45
RECENSIONE:
Il ritorno degli Ska-P
Talent scout
42
,
R
E
T
A
APUAM
O
D
R
A
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O
FOLK APUAN
DALLE CAVE DI CARRARA ALLA
CONQUISTA DEL WEB PER
CREARE UNA NUOVA ESSENZA DI
FOLK. CON UN OCCHIO AL
PASSATO E UNO AL FUTURO
di Giulio Sciarappa, 20 anni
el mondo del web 2.0 e di tutti i nuovi social network, uno spicca per utilità:
Last.fm che, nato come radio via internet, si è evoluto come indicizzatore di gusti
musicali degli utenti. Tenendo conto delle ultime canzoni ascoltate, è in grado, infatti, di
proporre a colui che lo utilizza pezzi in linea
con i suoi gusti. Proprio da qui partono gli
Apuamater, gruppo folk apuano che, attraverso
un’intensa campagna condotta dal cantante e
fisarmonicista Davide Giromini, sta facendo velocemente apprezzare il proprio particolare
sound folk. Ecco che cosa ci hanno raccontato,
naturalmente attraverso Last.fm.
Come mai definite il vostro genere “folk apuano
d’azzardo”?
«Beh, è semplice: “apuano” poiché viviamo all’ombra dei monti che danno il nome al gruppo.
“D’azzardo” perché abbiamo sempre provato a
contaminare il nostro folk con i generi musicali
più disparati, dal new folk russo ad uno sgangherato pseudo-jazz tutto nostrano. Inoltre, Carrara non ha mai avuto una vera e propria tradizione musicale, la stiamo creando in questi ultimi venti anni: noi siamo gli unici ad aver deciso di scommettere proprio sulla creazione
del folk apuano!».
E’ da poco uscito 2076: Il Ritorno Di Kristo, ce
ne vuoi parlare?
«2076 è una storia laica e fantastica di un Cristo che torna in terra nel 2076 e trova una società mediaticamente alienata, che ha delegato la propria esistenza ad una grande comunità virtuale gestita da un unico server chiamato
RADIOVATICANA. Così decide di formare un
gruppo cyberfolk (genere musicale che rappre-
N
43
senta l'approccio musicale del disco stesso) e liberare l'uomo attraverso
le note che diffonde nell'aria volando su un aeroplano… Per sapere come va a finire non resta che ascoltare l'album».
Cosa pensi delle evoluzioni di internet e dei suoi prodotti come Last.fm,
Facebook, etc...?
«Trovo che Facebook sia un mezzo potentissimo, ma a certi livelli diventa alienante. Si viene invitati ad infiniti eventi, gruppi e amicizie che
con difficoltà si riescono poi a controllare. Secondo me l'uso sano finisce nel momento in cui smette di essere funzionale alla vita sociale e
culturale nel senso classico. Last.Fm è una bomba per un artista che si
vuole promuovere, e per un utente è semplicemente una radio fatta sui
propri gusti, penso che rappresenti il futuro. Il bello è che la si può anche solo ascoltare».
Qual è la tua opinione sulla pirateria musicale? Cosa pensi di chi masterizza i cd o scarica gli Mp3?
«Penso sia un buon castigo per le major e in generale per tutti coloro
che hanno speculato sulla musica monopolizzando il mercato in questi
anni; al contrario, per i gruppi come il nostro è senz’altro un ottimo per
farsi conoscere. Per esperienza personale, vedo che ai concerti la gente
continua a comprare i dischi: una volta conosciuta la nostra musica, preferiscono comprare il cd piuttosto che piratarlo. Comunque noi stessi
abbiamo messo in download gratuito i dischi, e ciò non impedisce che
le persone ce li ordinino via internet o li comprino ai concerti».
Gli Apuamater - Bio
La loro avventura
inizia nel 2005, con
l’album di esordio
Un Cavatore: un
viaggio fantastico
che partendo dalle
cave di Carrara passa
alla resistenza sui monti
apuani, quindi al G8 di
Genova per finire nel
mare con l’affare Dreyfus e
Corto Maltese.
Il 2006 porta con sé il secondo
album: Delirio e Castigo, molto
più riflessivo, che ha per argomento la psiche umana.
Infine pochi mesi fa è uscito: 2076:
Il Ritorno Di Kristo
Per saperne di più e per scaricare gli
album degli Apuamater si può andare sul
sito www.myspace.com/apuamater
Talent scout
44
DARmIotronico
E
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S
AL TERMINE DEL
“SOTTOVUOTO TOUR”,
LA BAND “EMOTRONICA” CHE
STA FACENDO IMPAZZIRE LE
TEENAGER HA RISPOSTO ALLE
DOMANDE DELLA REPORTER
PIU’ GIOVANE DI ZAI.NET.
TALENT SCOUT PER DUE!
di Giorgia Diodato, 13 anni
ari (Dario Pirovano, classe ’82), Fab (Fabio Cuffari, classe ’82), Cadio (Andrea Cadioli, classe
’87) e Fasa (Daniel Fasano, classe ’88) il 4 marzo 2008 hanno caricato su youtube il video della song
Wale tanto wale, che in breve tempo ha raggiunto due
milioni di visualizzazioni. E’ così che nascono i dARI, è
così che internet rende possibile un risultato che un tempo sarebbe arrivato solo dopo molti anni di gavetta e di
investimenti. Il 12 settembre 2008 è uscito Sottovuoto
Generazionale, l’album d’esordio dei dARI e 17 gennaio
scorso si è concluso il Sottovuoto Tour.
Quando vi siete incontrati?
Dari: «L’idea di formare una band è nata nel 2004 quando, da cantautore electro armato di chitarra distorta e
synth, scelgo di trovarmi dei compagni di viaggio. Incontro Fab, Cadio e Daniel che con basso, synth e batteria aggiungono ingredienti alla mia ricetta e quindi si
diventa a tutti gli effetti una vera e propria live band. Abbiamo fatto molti concerti e ovviamente vogliamo farne
ancora e ancora».
Avete definito la vostra musica “emotronica”, che cosa
vuol dire?
«L’emotronika e’ un termine pensato per identificare un
connubio tra il beat dell’elettroclash e le emozioni della musica cantautoriale. L’emotronica è la carta d’identità per farsi riconoscere, è l’etichetta che utilizziamo per
racchiudere le nostre canzoni».
Avete mai dedicato una vostra song a qualcuno?
«Sì certamente, per scrivere canzoni devi osservare il
mondo che ti circonda e rielaborarlo. A volte capita anche di dedicare una canzone a qualcuno durante i live».
Il vostro look è molto particolare; chi cura la vostra immagine e cosa ne pensano i vostri genitori?
«La nostra immagine la curiamo noi ed i genitori ormai
D
la tollerano».
Quali sport praticate e quali preferite seguire (ad esempio in tv)?
«Non siamo grandi patiti di sport e quando possiamo
pratichiamo un po’ di attività fisica».
I vostri testi sono disseminati di paronomasie (come Wale) ed anafore ritmate (come in Tutto regolare). Dario,
componi prima il testo o la musica?
«Prima la musica e dopo il testo, che viene sviluppato
da un’idea casuale o da qualcosa che mi ha colpito particolarmente. Il più delle volte l’atmosfera creata dalla
musica aiuta anche l’argomento proposto con le parole».
Fabio, tu hai lavorato nel mondo della scuola. Cosa ti è
piaciuto e cosa non ti è piaciuto in questo ambiente?
Fab: «Ho lavorato nelle scuole materne, elementari e
medie. Mi è dispiaciuto osservare che a volte i ragazzi
più grandi trovano non molti stimoli e di conseguenza
sono pochi quelli che riescono a coltivare passioni o interessi sia a scuola sia fuori. D’altra parte, è stato interessante osservare che c’è uno spiccato senso di solidarietà tra compagni, quasi un codice di unione grazie al
quale non si è mai soli».
Andrea, tu che frequenti il conservatorio, quale genere
musicale ami ascoltare?
Cadio: «Fortunatamente all’interno del conservatorio sono stato seguito da una professoressa molto eclettica,
ma soprattutto molto intelligente, che mi ha insegnato
ad esplorare i vari stili musicali senza pregiudizi. Così
negli anni ho ascoltato diversi generi: sono passato dal
metal al punk per poi finire nello ska, ed ora mi ritrovo
nell’elettronica. Ovviamente il conservatorio mi ha insegnato ad apprezzare anche la musica classica, che è sicuramente un’ottima fonte di ispirazione».
Quanto tempo dedicate alla comunicazione nella rete?
«Non appena possibile, ci colleghiamo e cerchiamo di
essere attivi su forum (www.dariforce.com/forum) e
myspace (www.myspace.com/dariforce)».
Musica
45
DOPO QUATTRO ANNI
TORNANO SULLE
SCENE CON IL NUOVO
ALBUM “LACRIMAS Y
GOZOS”, TREDICI
INEDITI
SCARAVENTATI
NELL’ATTUALITÀ. UNO
SKA ALLEGRO CON
VARIOPINTE
INFLUENZE ROCK
LVEMOS!
O
V
G
LI SKA-P TORNANO
ANCORA PIÙ ARRABBIATI
Kogote al piano e alle tastiere, e Luismi alle scatenate
percussioni. E torna l’immancabile Pipi, corista e scenoLiceo classico “Colombo”
grafa del gruppo sul palco, travestito a seconda dei temi
trattati nei pezzi.
n ritorno a dir poco clamoroso quello degli Ska-p
Uno ska allegro, dapprima tendente al punk e poi semsulla scena internazionale. La band spagnola impre più vicino a un rock variopinto, con influenze di folk
pegnata socialmente e politicamente, voce dei
spagnolo o di metal. Il nuovo lavoro presenta un sound
problemi e delle contraddizioni del mondo moderno, mua grandi linee inalterato, di complessità forse maggiore,
sica dei semplici e degli emarginati ma anche dell’esercicon pezzi più simili fra loro e in cui troviamo fisse sia le
to di giovani alternativi e no-global, torna a farsi sentire
seconde voci di Pipi sia le chitarre distorte di Joxemi.
dalle strade di Vallekas, la periferia operaia di Madrid,
Grande ingegno nelle tastiere per la resa di atmosfere
con rinnovato vigore ed entusiasmo esplosivo.
particolari, e certo una complessiva miglior qualità di tutI “ragazzacci di strada” delle creste e dei piercing erano
ti i suoni, mentre si nota subito una maggiore orecchiaufficialmente entrati in un “indefinito periodo di pausa”
bilità di molti ritornelli e dei giri di trombone.
con un annuncio su www.ska-p.net circa quattro anni fa,
A seconda dei gusti si potranno preferire i pezzi più lendopo l’uscita del loro dvd live Incontrolables. E sono torti o quelli più urlati, lo ska meno contaminato o il rock
nati nella stessa inaspettata maniera, quando nella pritrascinante: in Lacrimas y Gozos si trova tutta la panoramavera del 2008, digitando l’indirizzo del sito, è apparsa
mica “Ska-p” e anche esperimenti nuovi. Con il loro solia tutti i fan la campale scritta “Volvemos!”, che in spato stile pungente e schietto, ironico e spietato, i “vallegnolo significa “arriviamo”, contornata dai soliti volti di
kani” tornano a divertire e far riflettere i giovani, e senza
sempre. Un nuovo album e un mini-tour annunciati a giulimiti geografici: il mini-tour di Lacrimas y Gozos ha infatti
gno, quindi, e mesi di frenetica attesa, mentre sul sito la
toccato America Latina, America del Nord, Europa (con
band rivelava pian piano qualche nuovo pezzetto dei “latappa anche a Milano) e Asia.
vori in corso”. A novembre arriva il singolo, Crimen SolliOra che sono tornati hanno davvero intenzione di andacitationis, con tanto di video ufficiale, un pezzo sullo
re avanti, saltellando e sghignazzando, arrabbiandosi e
scottante e recente scandalo dei preti pedofili. Meno di
prendendo in giro, urlando i loro valori di giustizia, liberun mese dopo esce infine Lacrimas y Gozos: 13 inediti
tà, uguaglianza, pace, laicità, multirazzialità e multicultuscaraventati sulla scena dalla ormai storica figura de “el
ralità. “Seguimos en pie”, dicono: “andiamo avanti”, cogato Lopez”, simbolo della band che ne rappresenterebme recita il pezzo che forse meglio ribadisce la loro filobe l’altrettanto storico produttore arsofia: “No creo en politicos y en mitistico, ruggente sulla copertina a tinlitares, solo creo en ti…no creo en
te scure del cd. Torna la micidiale e
banderas, no creo en fronteras, soe
i
m
le
ob
pr
Voce dei
tagliente voce di Pulpul (prima chitaren mi!” (“Non credo nei pol loliticicreo
ra), dagli acuti sempre più estremi,
e nei soldati, credo solamente
delle contraddizioni de
ica in te… non credo nelle bandiere,
torna il punk-man Joxemi dai vibranti
mondo moderno, mus
assoli, tornano i due mitici trombettinon credo nelle frontiere, credo soi
dei semplici e degl
sti in tartan scozzese, Julio (al basso),
lo in me!”).
di Giacomo DʼAlessandro, 18 anni
U
emarginati
48
READER’S DIGEST:
Obama: la politica
ai tempi di internet
COSTUME &
SOCIETA’
54
MATRICOLE:
Primo giorno
a Giurisprudenza
Reader’s Digest
ttualità
i temi dell’a
d
n
ra
g
48
i
e
gli altri
li spunti de
G
“REMEMBER, REMEMBER,
THE 5TH OF NOVEMBER (2008)”
BARACK OBAMA NON È SOLO IL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, NÉ
SOLTANTO IL PRIMO NERO A RICOPRIRE QUESTO INCARICO: È ANCHE UN
GRANDISSIMO COMUNICATORE, CAPACE DI UNA RETORICA CHE COMUNQUE
RAPISCE. E A GUARDARLO DA QUI FA UN BEL PO' D'INVIDIA
di Serena Mosso, 17 anni
Liceo Classico “Luciano Manara”
«
Ricorda, ricorda, il 5 novembre». Per la storia
inglese è il 5 novembre 1605, il giorno della
“Congiura delle polveri” contro il Parlamento,
quello di Guy Fawkes, citata anche in V per Vendetta.
Dal 2008 questa data ha un nuovo significato e nuove
connotazioni; per coloro che la ricorderanno avrà il
suono di milioni di voci nere che negli anni hanno intonato “We shall overcome”; avrà la speranza di chi una
volta ha detto “Io ho un sogno” e se n’è andato prima
di poterlo vedere davvero; avrà il sapore di una lacrima
di gioia scesa lenta, sul viso di molti, ascoltando nella
notte un discorso di vittoria.
“Se là fuori c’è ancora qualcuno che dubita che l'America
sia un luogo dove tutto è possibile” - si diceva nel discorso – probabilmente in questi mesi si starà ricredendo.
A poche settimane dal suo giuramento da 44° Presidente
degli Stati Uniti c’è già chi lo acclama e vede in lui il
cambiamento che l’America e il mondo stavano aspettando; qualcuno teme un tragico epilogo alla Kennedy; altri
ancora salutano con indifferenza quello che nonostante
le belle parole si rivelerà, ne sono certi, l’ennesimo politico asservito alle lobby.
Qualunque sia l’esito del suo mandato, Obama ha già
cambiato qualcosa: mai le elezioni di un Paese hanno suscitato tante attese e aspettative nel resto del mondo, da
persone di qualunque età e dalle più diverse estrazioni
sociali. Forse perché, ora più che mai, in questi mesi di
crisi planetaria su ogni fronte esistente – da quello diplomatico all’economico, senza dimenticare l’ambientale –
si è sentito il bisogno di credere in qualcosa, di trovare un
evento capace di accomunarci tutti dinanzi alle avversità.
Barack Hussein Obama, professione 44° Presidente degli
Stati Uniti d'America, lo ha capito. E lo ha fatto capire
al mondo intero usando tutte le armi a sua disposizione.
Specialmente, una figura elegante e una retorica innovativa.
Obama e Machiavelli ne avrebbero avute da discutere
circa i metodi per ottenere e conservare il potere, ma
l’egregio Niccolò nostrano non poteva prevedere i mezzi tecnologici di cui il nuovo Principe si è avvalso fino
al fatidico 5 novembre 2008.
Potere alla parola
Antonio Carducci in un articolo su “l’Espresso” ricorda
l'influenza che il padre ha avuto sul neopresidente. Barack senior diceva: “Con le parole giuste puoi cambiare
ogni cosa”; il figlio ha fatto tesoro di tale insegnamento,
prodigandosi affinché le sue, di parole, giungessero nelle
case d’America e di tutto il mondo attraverso il web. Una
scelta originale e mai sfruttata dai politici di nessuno
Stato, che ha posto Internet come nuova frontiera del
rapporto elettore-eletto.
Obama ha in qualche modo “abbassato” i suoi mezzi di
comunicazione, scegliendo non più interviste a ricchi
network televisivi, ma video online accessibili da chiunque e a qualunque ora. Socrate diceva che il maestro
49
deve sapersi adattare alla mente dell’allievo, scendere al suo grado di inconsapevolezza e dargli i mezzi per
trovare da solo la conoscenza.
Quanti politici avrebbero guardato
al ludico, disimpegnato YouTube come strumento di propaganda? Obama invece, da abile stratega, si è
messo in gioco e ha saputo tenersi
al passo con i tempi. Giovane e bello (e anche “abbronzato”, argh!), si è
imposto agli occhi del giovane mondo passando dove questo è solito
soffermarsi.
L’attenzione degli elettori si cattura
attraverso i mezzi che si confanno
alla loro generazione. Il cuore, per
dirla alla “Attimo fuggente”, si conquista facendo passare il messaggio
“che il potente spettacolo continua e
che tu puoi contribuire con un verso”. E gli americani hanno risposto con entusiasmo, contribuendo con donazioni e raccolte fondi, dollaro su dollaro, strada per strada, andando a sostenere la campagna
elettorale di quello che sentivano come il “loro” uomo, il
loro candidato. Questo non avrà certamente impedito a
Obama di accettare anche finanziamenti più cospicui da
parte di qualche potente, ma la portata del suo cambiamento resta invariata: è riuscito a farsi strada nell’interesse di tutti, attraverso uno spiegamento di comunicazione e
mezzi che hanno instillato il desiderio di essere partecipi e
l’idea che ognuno poteva davvero cambiare qualcosa, dal
suo piccolo, anche dal computer di casa.
Mezzi, certo, ma anche atteggiamenti; un “Ciao Chicago” e poi un sorriso aperto. Sguardo che spazia come a
voler abbracciare tutti, anche te che sei seduto davanti
alla tv a un oceano di distanza. E poi una voce forte, sicura, modulata. Obama parla di una nazione a una nazione, ma parla anche di sé: la sua storia birazziale, la sua
vicenda personale spesso trovano spazio nei suoi discorsi.
È un modo per ricordare ciò che incarna, per abbattere le
distanze, per meglio entrare negli animi degli ascoltatori e
Good morning America!
Nell'articolo apparso su "L'Espresso" a firma
di Antonio Carducci, Barack Obama
viene analizzato a fondo. Stavolta, però,
non come candidato innovativo, né
come "il capo del mondo libero". Il nuovo
e per ora amatissimo presidente è un grandissimo comunicatore, e questo ha avuto
un ruolo cruciale nella sua fulminante
ascesa alla Casa Bianca. Quando parla,
la folla ascolta rapita; ha una figura elegante, che durante le sue apparizioni
pubbliche si trasforma in un formidabile
strumento retorico, che, a seconda dei
suoi movimenti, segna pause e punti
salienti.
Altro capitolo, il linguaggio. Le parole che
usa sono immediata conseguenza del suo
progetto politico. In un libro di qualche
anno fa, intitolato "Non pensare all'elefante!", il semiologo
George Lakoff diceva che il
problema fondamentale dei
democratici americani era la
mancanza di un sistema di
riferimento linguistico, e che
dunque si appoggiavano a
quello repubblicano con conseguente vantaggio per questi
ultimi. Oggi Obama ha creato
un "lessico per democratici",
che, una volta bandite parole
come "sgravi fiscali", ha come
per incanto ricreato un sistema
di valori che sembrava smarrito
da tempo.
Reader’s Digest
50
coinvolgerli. È così che si diventa il presidente di tutti, in
cui ognuno si riconosce.
Importante: le pause. Obama fa uso di pause mirate, che
evidenziano le parole su cui punta di più e che permettono
a tutti di seguire e capire ogni concetto. Il treno dell’America sta ripartendo e Barack vuole assicurarsi che tutti
salgano, che tutti siano consapevoli del viaggio imminente. E su questo sta investendo particolarmente, attraverso anche un completo rimodernamento del sito
della Casa Bianca, che da fonte consultata quasi unicamente dai giornalisti e dai burocrati diventa una nuova
agorà dove tutti possono leggere (e vagliare) gli stessi
provvedimenti in quel momento sulla scrivania di Mr.
President. Sembra incredibile, soprattutto se paragonato
alla nostra situazione politica.
Tu vuo’ fa l’americano
In Italia l’opinione pubblica è tanto tenuta in considerazione che la si sente liquidare come “strumentalizzata
dall’opposizione” se anche solo si azzarda a contraddire questo o quel partito della maggioranza. E, sempre
51
parlando di opposizione, in Italia è difficile (se non impossibile) trovarla in rapporti costruttivi con la maggioranza, mentre all’indomani della sua sconfitta McCain ha
esortato i repubblicani a seguire il nuovo presidente e a
“offrire disponibilità e sforzi per trovare dei modi per marciare uniti e contribuire a riportare la prosperità”.
Ma ripensandoci, anche nella nostra campagna elettorale
YouTube ha avuto un piccolo ruolo; mentre in America
apparivano video di propaganda con la partecipazione di
comparse illustri (tra cui Charlize Theron e Justin Timberlake), in Italia abbiamo assistito alla creazione di due capolavori: I am P.D. e Meno male che Silvio c’è. Si tratta, per
chi ancora non lo sapesse, di due imbarazzanti canzoncine, create da Partito Democratico e Popolo delle Libertà,
apparse in tv e sul Web, basate l'una su YMCA dei Village People e l'altra su un imbarazzante ibrido fra Happy
Xmas (War Is Over) di John Lennon e la più pecoreccia Ricominciamo di Adriano Pappalardo. Ci piace dire che gli
americani tendono a esagerare tutto, a trattare ogni cosa
come un evento cinematografico; questa volta però l’americanata l’abbiamo fatta noi, e senza neanche esserne
capaci, con un effetto a metà fra una pubblicità scadente
e una sagra di paese. L’unica consolazione è che all’estero non conoscono l’italiano, e che quindi nessuno capirà
le parole di quei video. Forse.
Un clima astioso e diffidente, quello italiano, ben diverso da quello di apertura e di cooperazione che si sta
cercando di instaurare a un oceano di distanza; e c’è un
oceano di differenza anche nelle parole del suo artefice.
Obama parla di energie rinnovabili, mesi fa il nostro
premier ha dichiarato che l’Italia non farà a meno del
20% di emissione di anidride carbonica perché significherebbe bloccarne la produzione industriale; Obama parla di
miglioramento di scuola e sanità, in Italia entrambe subiscono tagli e sono prese in considerazione solo dal punto di vista del bilancio, non della qualità del servizio.
Da una parte abbiamo quindi un presidente dal linguaggio inedito, che parla di “assistenza” come non si faceva
almeno dagli anni ’70, che ha imposto alla politica mondiale parole d’ordine da tempo scomparse come “pubblico” e “Stato”, e che per ora dimostra grande interesse
nell’interazione con gli elettori; dall’altra, una realtà politica italiana che nessuno vede come credibile o sente
come propria, inchiodata a una comunicazione fatta di
manifesti a pioggia e giornali di partito mentre il resto
del mondo salta in avanti. Aiutata anche da una stampa
spesso superficiale, la nostra politica lancia insopportabili ritornelli che, una volta passati i suoi 15 giorni di notorietà, finiscono nel dimenticatoio per sempre. Come nel
caso del “piano sicurezza”, argomento decisivo nella campagna elettorale dell’anno passato e oggi un palese insuccesso dalla dubbia paternità. Di questi tempi in Italia non
si può aprire un giornale senza leggere dell’ennesima
donna stuprata, di un altro uomo bruciato vivo, dell’ultimo extracomunitario discriminato o picchiato. E non si
può non sottolineare il ruolo decisivo giocato dall'infiammata retorica del governo, il cui risultato principale
è stato aumentare la paura e l’odio verso il diverso.
Esempio? Se una donna viene stuprata da immigrati finisce in prima pagina e su molte Onorevoli bocche; se
invece i colpevoli sono italiani viene ben nascosta in
trafiletti in ottava pagina e passa sotto silenzio. Un tipo di dialettica politica che anziché rinsaldare il corpo
sociale lo disgrega, fomentando ogni basso istinto della popolazione e alimentando, tra l’altro, un diffuso sentimento di sfiducia verso le istituzioni.
Un governo dovrebbe essere un po’ come un genitore,
una guida; non è retorica, non è la solita “americanata”:
la verità è che siamo abituati a essere mal governati da
sempre, da prima ancora di diventare un Paese unito, e
forse proprio da questo deriva il nostro cinismo. Forse
è anche per questo che accogliamo con scetticismo ogni
dichiarazione fatta dai nostri politici, o che molti di noi
guardano a Obama con sospetto. Parole come le sue risultano troppo perfette, la sua figura troppo positiva e
apparentemente “pulita” per appartenere a quella di un
capo.
Non sappiamo come si rivelerà il nuovo Presidente degli Stati Uniti, se davvero solleverà le sorti del suo Paese o se lo trascinerà ancora più nelle profondità della
crisi. Di certo, dal nostro, assistiamo a quello che appare
agli occhi del mondo come la realizzazione del “sogno
americano”. Un po’ lo critichiamo, un po’ lo ammiriamo.
Soprattutto lo invidiamo; sembra ancora così lontano, in
Italia, il leader capace di coinvolgere e dire, veramente,
“Sì, possiamo”.
Immigrazione
52
QUELLA DEL
RIFUGIATO
POLITICO È UNA
POSIZIONE
CONTROVERSA.
PER ATTIRARE
L’ATTENZIONE
DELLA GENTE SUL
PROBLEMA, A
ROMA ALCUNI DI
LORO SI SONO
RIUNITI IN UNA
SQUADRA DI
CALCIO: LA
“LIBERI NANTES
A.S.D.”
RIFUGIOCATORE
di Martina Scialanga ed Elisa Giustini, 18 anni
Liceo “Archimede”
definito “rifugiato politico” chi lascia il proprio Paese perché in pericolo a causa delle proprie origini o
delle proprie convinzioni politiche o religiose. A
queste persone, come sancito dall’articolo 10 della nostra
Costituzione e dalle Nazioni Unite (che le proteggono sotto
l’Alto Commissariato per i Rifugiati), va garantito asilo. A
migliaia, ogni anno, lo cercano proprio sulle nostre coste.
I più maliziosi insinuano che in molti cerchino di ottenere
questo status per evitare l’altrimenti sicuro rimpatrio. In
realtà, l’Italia in questo campo è molto – forse troppo – selettiva: dei 5.368.405 rifugiati politici in Europa, solo
12.440 (principalmente provenienti dal Corno d’Africa, dal
Medio Oriente e dai Balcani) sono nel nostro Paese. La
normativa vigente in Italia (la cosiddetta legge Bossi-Fini)
desta perplessità, tanto da spingere Amnesty International
a protestare per l’accesso alle procedure di asilo, per la detenzione preventiva dei richiedenti asilo e per la violazione del principio del non-refoulement (non respingimento),
che vieta il rimpatrio o l’espulsione dei richiedenti asilo
verso Paesi in cui potrebbero essere a rischio. È forte infatti il rischio che molti dei migranti e richiedenti asilo
giunti in Italia via mare vengano respinti verso Paesi in
cui erano esposti a violazioni dei diritti umani (tra gennaio e ottobre 2005 almeno 1.425 persone sono state
trasferite in Libia, non esattamente una democrazia).
Eppure quella del rifugiato politico è una figura che affonda le proprie radici nella nostra tradizione, anche letteraria. Enea, scappato dalla sua terra in guerra, fugge
con la propria famiglia e pochi compagni, per giungere,
dopo un intrepido viaggio, sulle coste italiane e fondarvi
È
una nuova, gloriosa città. “Rari nantes in gurgite vasto”,
Eneide, primo libro, verso 118.
Prendendo spunto da questo breve verso nascono alla
fine del 1800 numerose associazioni sportive di “rari
nantes”, cioè quei pochi che ce la fanno. E a questa citazione si ricollega anche il nome della squadra calcistica dei
“Liberi Nantes”. Tanti ragazzi, tutti rifugiati politici, giunti
per mare e proprio per questo fortunati, perché non tutti
riescono ad arrivare. Liberi, perché ognuno dovrebbe avere
il diritto di viaggiare liberamente.
Questo è ciò che ci spiega l’allenatore della squadra un lunedì sera, mentre fuori i ragazzi corrono e si scaldano per
l’allenamento. Corrono, perché dopo il dramma subìto che
li accomuna, lo sport vuole offrire loro un’opportunità per
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ricominciare, vuole essere una lingua universale per comunicare col mondo; vuole restituirgli un po’ di quella
speranza di poter riavere un giorno una vita normale e
tranquilla.
La squadra dei “Liberi nantes” di Pietralata nasce circa
un anno fa, grazie a contributi economici di alcuni soci,
a raccolte di fondi e alla collaborazione di altre associazioni come la Caritas. Da allora la neonata Red tv
(uno dei due canali televisivi del Partito Democratico)
manda in onda riprese riguardanti la squadra per aiutare i
suoi gestori a stabilire contatti con enti e associazioni e per
rendere conosciuta la particolare esperienza che stanno
vivendo allenatori e ragazzi. Sarebbe stato interessante
poter parlare con qualcuno dei giocatori, chiedere perché
hanno dovuto abbandonare il loro paese, capire cosa si
prova ad essere accolti, se non con disprezzo, quantomeno con sospetto, quali pericoli hanno corso per arrivare fin
qui. Purtroppo non è stato possibile. L’allenatore ci spiega che non mi capirebbero e non saprebbero come rispondermi. Per questo si offre lui stesso di farlo, quanto
meno all’ultima domanda: come si arriva in Italia? Il “mister” mi racconta di viaggi spaventosi, lunghissimi, in
cui il fuggiasco è sostenuto soltanto dalla propria voglia
di vivere. I principali itinerari seguiti da chi deve scappare
dal suo Paese a causa delle proprie opinioni o della propria
fede politica o religiosa sono essenzialmente due.
Uno parte dall’Estremo Oriente, soprattutto per afgani, iracheni e curdi. Base è la città di Quetta, in Pakistan. Da lì,
attraverso agenzie più o meno legali e pagando una quota, si arriva in Iran. Qui bisogna fermarsi: il resto della traversata è molto costoso, e prima di proseguire bisogna
procurarsi abbastanza soldi da poterselo permettere; dunque, maniche rimboccate e avanti così. La permanenza
può durare anche anni. Lasciato l’Iran, si giunge in Turchia. Questo è il tratto del viaggio più duro, perché bisogna oltrepassare le alture dell’Anatolia. Per coloro che
ce la fanno, arriva il momento di attraversare lo stretto
del Bosforo su imbarcazioni che sono poco più che zattere. Il viaggio sembra finalmente compiuto per questi
eroi che hanno tra i 12 e i 13 anni e arrivano intorno ai
17, ma l’approdo in Grecia, viste anche alcune violazioni
delle norme Ue, non significa che l’odissea sia finita. Molti di loro giungono in Italia agganciati sotto a un furgone
o stipati in container. Alcuni proseguono per raggiungere
familiari sparsi per l’Europa, altri si fermano qui, finalmente liberi. La seconda tratta interessa la popolazione
proveniente dall’Africa orientale. Si parte
dal Corno d’Africa e si giunge a Lampedusa attraverso viaggi disumani.
Questi i viaggi più frequenti. Queste le peripezie. Ma alcuni di loro adesso sono
qui. Ci sono e non hanno paura di affrontare ciò che la vita riserverà loro, a
partire dalle cose più banali come la
stagione invernale, che in molti non conoscono. Sono qui perché stanno riuscendo a cambiare la loro vita e quella
di chi lavora con loro.
Ci rendiamo conto di tutto questo mentre, dopo una stretta di mano con l’allenatore, usciamo lentamente dallo
stretto e polveroso magazzino pieno di
divise e palloni. Ci allontaniamo con
quel vuoto mentale che prelude alla riflessione profonda.
Matricole
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GRAZIE A UNA M
REDAZIONE, IL N ATRICOLA DELLA
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PO IL DIPLOMA
di Marco Bevilacqua, 19 anni
Facoltà di Giurisprudenza “La Sapienza”
l numero 5 di piazzale Aldo Moro – siamo nel
quartiere San Lorenzo a Roma - un’infinità di scale precedono la facoltà di Giurisprudenza. Il primo impatto, confermo, impaurisce. Non tanto per lo sforzo fisico da affrontare, ma per l’aria che si respira ancora prima di entrare. I ragazzi che frequentano gli anni
successivi e che fumano sotto le due enormi colonne
dell’entrata hanno l’aria composta, sono tutti molto curati nell’abbigliamento. Passata la porta a vetri, ci si trova in un universo particolarmente ordinato, dove tutto
sembra essere già prestabilito. L’ambiente inietta sensazioni di freddezza e distacco. Sembra di essere rimasti
agli anni Trenta, quelli in cui il palazzo fu inaugurato, e
forse ci riconducono al XXI secolo le macchinette delle
merendine e del caffè. Continuando a camminare lungo
i corridoi ci si accorge di quanto, però, la struttura sia
inadeguata: ad esempio, i bagni
sono osceni e le aule più fredde
degli ambienti esterni. Nell’aula
III, poi, i banchi appena sostituiti lo scorso settembre hanno
già una ventina di sedie rotte.
Anche voi come me siete di
quelli che per concentrarsi
hanno bisogno di trovare uno
A
spazio fuori casa? Beh, da questo punto di vista vi potrebbe andare anche peggio: la facoltà tutto sommato
offre almeno una sala lettura per ogni istituto e altrettante biblioteche dove vi potrete accomodare fino all’orario di chiusura. Sono stanze adibite allo studio, dunque all’interno si pretende serietà e silenzio.
A parte la struttura che, quindi, come avrete capito non
è propriamente il massimo, è giusto dire che i docenti
della Facoltà di Giurisprudenza sono tra i più autorevoli
nel campo del diritto. Purtroppo però la parola ‘professore’ all’università assume tutto un altro significato. Non
è come al liceo, dove sei seguito in classi da venti persone: a Giurisprudenza vi troverete in classi di minimo
400 persone, dove ovviamente il docente non potrà seguire tutti. Starà a voi farvi avanti e magari chiedere delle spiegazioni: spesso vi sorprenderanno per la loro disponibilità.
Giurisprudenza ha organizzato la temporalità delle lezioni e degli esami annualmente. Vuol dire semplicemente
che quando comincerete a novembre, darete i primi esami a giugno dell’anno successivo per finirli a gennaio
dell’anno ancora successivo. All’inizio del secondo anno,
quindi, vi ritroverete a seguire le lezioni dell’anno in corso, a studiare per quelle e anche per gli esami del primo (a differenza di Tor Vergata e di Roma Tre le quali
hanno preferito il sistema semestrale).
Non lasciatevi intimorire per la mole di studio che vi troverete ad affrontare appena cominceranno le lezioni, e
ricordate sempre che quanto troverete nei manuali è solo la base. Il consiglio che vi do è di non tralasciare mai
nulla. Il diritto, infine, è una materia che pretende il distacco dello studioso: ma non preoccupatevi, non vi renderà freddi e aridi, al contrario vi aiuterà ad affinare la
vostra capacità di argomentazione e di logica. Oltre a
questo, si pretenderà da parte vostra anche l’uso di un
linguaggio specifico, tecnico, ben diverso da quello di
tutti i giorni; perciò meglio arrivare già muniti di un vocabolario minimo dei termini giuridici più comuni.
Non v’è da spaventarsi però, sarà difficile quanto volete,
ma il bello dell’università sta proprio lì: la facoltà la scegliete voi e se vi piace davvero, più la materia è complessa più cercherete di comprenderne l’essenza profonda.
55
LE TASSE
E veniamo al tasto dolente…L’ importo delle tasse di iscrizione è diversificato in base
alle facoltà , a loro volta ripartite in tre gruppi. Giurisprudenza rientra nella prima categoria e le quote corrispondono a 252,00€, con relativa tassa regionale di 118,08€; l’ importo della seconda rata sarà variabile in rapporto alla propria fascia contributiva se
precedentemente si sarà dichiarato il proprio Isee (la scadenza del pagamento della
seconda è solitamente entro la fine di marzo). Tra gli studenti che hanno diritto
all’ esonero totale dalle tasse universitarie rientrano:
- i beneficiari delle borse di studio erogate dalla Regione Lazio;
- gli idonei al conseguimento delle borse di studio erogate dalla Regione Lazio.
IL DIRITTO ALLO STUDIO
Non bisogna scoraggiarsi di fronte alle code agli sportelli o ai moduli da compilare: le borse di studio non sono affatto miraggi o mete impossibili da conquistare. Tutti gli studenti capaci e meritevoli ma
privi di mezzi possono partecipare al bando annuale, previa la compilazione delle domande on-line. I requisiti per concorrere sono due: reddito (e patrimonio) del nucleo familiare e merito.
Tutte le informazioni sono sul sito: www.laziodisu.it.
Le opinioni degli studenti
Curiosando per la facoltà, mi è venuto in mente che forse era il caso di inserire, nel piccolo reportage che
vi propongo, anche delle testimonianze più generali, così da non influenzarvi solo col mio giudizio.
Gianluca, 19 anni, viene da Terracina (Lt) e ogni giorno deve alzarsi molto presto per poter prendere il
treno che lo porta fino a Termini: «I professori sono ottimi, i migliori nel loro campo, anche se il troppo
stroppia. Mi riferisco all’appello per le presenze: alcuni docenti sono capaci di depennarti dall’elenco dei
frequentanti alla prima assenza; si viene giustificati solo recandosi di persona dal prof e presentando una
valida motivazione. Per quanto riguarda la struttura, tutto sommato è accettabile».
Poi incontro Giuseppe - anche lui 19 anni, della zona di via Appia, periferia Est di Roma - che mi ha dato
informazioni più dettagliate: «I professori che insegnano in questa facoltà sono di una competenza tale da
invogliarmi a studiare ogni giorno di più. Mi trovo molto bene, il metodo di studio è ottimo. Mio malgrado, l’organizzazione lascia a desiderare: bisogna cavarsela
da soli, è più come una scuola di vita. Ma in ogni caso,
ero a conoscenza di questa
situazione già prima di iscrivermi. Se posso muovere una
critica, riguarda senz’altro i
seminari, che sono dei corsi
pomeridiani aggiuntivi alle normali lezioni tenuti dagli assistenti dei professori; ritengo
che non siano molto utili, in
quanto non servono ad approfondire in realtà gli argomenti
trattati la mattina dai docenti, e
soprattutto durante queste ore
non avviene un vero confronto
con gli studenti».
Esami del I anno
- Legal English;
- Economia politica;
- Filosofia del diritto;
- Istituzioni di diritto privato;
- Istituzioni di diritto pubblico;
- Istituzioni di diritto romano.
Il sito ufficiale:
www.uniroma1.it
Sport
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UN REPORTER DI ZAI.NET ALLA SUA
PRIMA INTERVISTA E UN TALENTUOSO
GIOCATORE DI PALLAVOLO GIA’
STABILMENTE IN SERIE A2: ESORDIENTI
ALLO SBARAGLIO? GIUDICATE VOI…
di Nicolò Moriggi, 18 anni,
Liceo linguistico “Seneca”
iulio Morelli è un diciottenne fuori dal comune: riesce a conciliare impegni sportivi, studio, passioni, e
soprattutto non si è montato ancora (e si spera che
non lo farà neppure in futuro) la testa, al punto tale da non
sembrare consapevole del successo che lo ha investito, ora
che gioca in serie A2 al fianco di mostri sacri della pallavolo.
Attento a correggere i propri difetti tecnici, conscio del fatto
di avere ancora un tortuoso cammino da compiere, ci accoglie
con una semplicità disarmante ed una calorosa stretta di mano. Non ci resta che iniziare subito a chiacchierare, per conoscerlo meglio.
Com’è nata la tua passione per la pallavolo, considerando che
è uno sport un po’ bistrattato qui in Italia?
«Ho mosso i primi passi in questo campo grazie a mio padre
che faceva l’allenatore. Mi ha inserito nella sua società sportiva e da lì ho cominciato a giocare. Devo dire che nel mio caso la pallavolo è una questione di famiglia: mia madre ha militato per anni in serie B1 e mio padre in A2, quindi è senz’altro qualcosa che abbiamo nel sangue, una passione condivisa».
Quali sono le caratteristiche che fanno sì che un diciottenne
sia praticamente ai vertici della pallavolo nazionale? Oltre alla tenacia, all’allenamento, quali altre qualità bisogna possedere?
«Sicuramente la pazienza. Bisogna essere davvero certosini
nel provare e riprovare gli schemi o i movimenti che non riescono. Poi c’è ovviamente l’allenamento, senza il quale non si
arriva da nessuna parte».
La tua prima convocazione risale a febbraio 2008, in seguito
all’infortunio di un altro giocatore, Manuel Coscione. In quel
momento ti sei reso conto che i tuoi sogni si stavano concretizzando o hai pensato piuttosto di avere ancora una lunga
strada da percorrere?
«Posso dire d’aver provato entrambe le sensazioni. La convocazione rappresentava un punto di partenza, l’inizio di un percorso. Come l’ho presa? Positivamente, senza alcun dubbio. L’ho recepita come una grande opportunità e, per onorarla al
meglio, mi sono concentrato molto, specialmente sui miei difetti tecnici, cercando di migliorare sempre di più».
I tuoi familiari, i tuoi amici, le persone in generale a te più
prossime, come hanno vissuto quest’ondata di cambiamenti?
Come hai reagito tu a questa ventata di novità?
«Sono sempre stato molto impegnato per la pallavolo, fin da
quando ero appena adolescente, quindi quest’anno non è poi
stato così “sconvolgente” da questo punto di vista. Per quan-
G
57
OGNO
to riguarda gli amici, cerco di sentirli il più possibile e di uscire con
loro quando ho un po’ di tempo libero. La famiglia mi aiuta molto, è sempre presente, mi sprona ad inseguire il mio sogno, ma anche a studiare. Dal canto mio, sfrutto tutti i ritagli di tempo per cercare di non trascurare nulla. Pianifico la mia vita
nei minimi dettagli, sono molto metodico».
A proposito di tempo libero, riesci a vivere la tua vita “normalmente”, come i giovani della tua età, oppure le rinunce
sono consistenti?
«A dir la verità, non faccio rinunce
particolarmente pesanti, riesco a vivere la mia vita normalmente, se
così si può dire; tra l’altro, riesco a
coltivare le mie passioni e fare sostanzialmente ciò che
voglio. Suono da diversi anni la chitarra acustica, ma, ultimamente, sono stato costretto a metterla da parte un po’
per il poco tempo a disposizione e un po’ per il fatto che –
come saprà bene chi suona - pizzicare le corde alla lunga
provoca calli, duroni, che rendono difficoltosi i miei allenamenti e pregiudicano il mio rendimento in partita».
Tra i vari compiti che rientrano nel ruolo di palleggiatore,
figura anche quello di dover gestire il gioco, decidendo sul
momento schemi e tattiche. Il peso della responsabilità è
evidente. Come riesci ad affrontarlo?
«In effetti mi innervosisco spesso, proprio perché a volte
le responsabilità pesano come macigni. Devo dire, però,
che noi palleggiatori non siamo lasciati mai soli: prima di
ogni allenamento e di ogni partita c’è un periodo di tempo riservato alla messa a punto delle tattiche. Poi è chiaro, le decisioni si prendono soprattutto sul momento, e
questo è senz’altro il nostro compito più difficile. La paura
riesco ad esorcizzarla grazie ai compagni e alla preparazione pre-match, importantissima per noi atleti».
Quali obiettivi pensi di porti per il futuro?
«Innanzitutto quello di riprendere a giocare come titolare il prima
possibile, poi si vedrà».
I consigli che vorresti dare ad un giovane che vuole avvicinarsi alla pallavolo e magari raggiungere i tuoi livelli.
«Deve avere due caratteristiche: l’impegno e la volontà. Sono essenziali per far sì che questa passione possa davvero avere un seguito e non trasformarsi in una perdita di tempo. Un altro valore
fondamentale è la maturità: bisogna sapersi prendere la responsabilità delle proprie azioni e, soprattutto, capire che si ha un lungo
percorso davanti a sé. Se non ci si mette passione, non si mette in
conto qualche sacrificio, non si può arrivare lontano. Tutto dipende
dalle priorità che si scelgono».
Dopo quest’ultima domanda, ci congediamo. Con un dispiacere: la pallavolo non ha la considerazione che meriterebbe. Un vero peccato perché, come avete avuto modo di leggere, fanno parte di questo mondo giovani determinati, intelligenti, che affrontano seriamente prove
anche molto impegnative. Insomma bisognerebbe sottolineare, almeno ogni tanto, che non siamo solo la generazione “sesso, droga e
rock n’ roll”.
Giovani e diritti
58
GENERAZIONI
MODERNE CONTINUA
IL SUO PERCORSO:
GETTATE A CERTALDO
LE BASI PER UNA
LEGGE SULLA
PARTECIPAZIONE
GIOVANILE IN
TOSCANA
ANCHE LA
TOSCANA
SI MUOVE!
di Francesco Dei,
presidente del Consiglio dei Giovani di Certaldo (Fi)
resto in Toscana una rete di Consigli dei Giovani
come succede nel Lazio: se ne è discusso a Certaldo, piccolo paese in provincia di Firenze, il 23
e 24 gennaio scorso in occasione di “Giovani & Protagonisti”, due intere giornate di riflessione sulla
partecipazione dei giovani alle istituzioni locali.
L’evento rientra nelle iniziative e nei progetti, realizzati a livello locale e regionale, per favorire la
partecipazione dei giovani a percorsi di educazione alla democrazia e alla cittadinanza, ed è
stato promosso dal Consiglio comunale dei giovani di
Certaldo, dall’Associazione di promozione sociale Aion e dal
forum aggregativo delle associazioni giovanili Generazioni
Moderne, di cui sia il Consiglio che Aion fanno parte. Obiettivo del Convegno è stato quello di fare un resoconto delle esperienze di coinvolgimento dei giovani alla vita istituzionale e, più specificatamente, quello di proporre lo strumento del Consiglio dei Giovani come modello da sviluppare e formalizzare nei comuni toscani.
Al convegno hanno partecipato, fra gli altri, il Presidente
del Consiglio regionale della Toscana, Riccardo Nencini, il
consigliere regionale Pd Diego Ciulli e il Presidente della
P
59
commissione Europa del Consiglio regionale, MauGenerazioni Moderne
rizio Dinelli (FI-PDL), la portavoce di Generazioni
Forum Europeo delle
Moderne Roberta Cocchioni. Nencini ha propoAggregazioni Giovanili
sto una ricetta per superare il sistema della rappresentanza democratica in Italia, che, nonSede Nazionale: Via G. Lanza, 178
ostante un perfetto meccanismo democratico, si
00184 Roma
è dimostrato più volte arcaico; in particolare, ha
Tel 06 48029097
il diritto /dovere dei
ipotizzato di abbassare il diritto di voto a sedici
Fax 06 4881605
giovani a contribuire
[email protected]
anni per l’elezione dei Consigli comunali e circoalla definizione delle powww.generazionimoderne.it
scrizionali, di istituzionalizzare le forme di partecilitiche sul territorio. Per
pazione giovanile e di contrastare il luogo comune
questo, vedere che anche in
secondo il quale i partiti - che sono ancora il principaToscana si stanno creando le
le strumento di partecipazione alla vita pubblica – siano
condizioni per l’elaborazione e l’apequivalenti alla democrazia. Per far sì che i Consigli dei
provazione di una legge regionale sulla partecipazione, è
Giovani possano conoscere uno sviluppo come nella Reun fatto che ci fa ben sperare.
gione Lazio, occorre che le istituzioni regionali costruiIl giorno seguente al convegno, sempre a Certaldo, si è
scano una cornice normativa che preveda la nascita dei
svolta la riunione del Consiglio federale di Generazioni
consigli–giovani. E’, questo, il traguardo che si sono poModerne, durante la quale sono state formalizzate le nosti il Consiglio Giovani di Certaldo (primo comune in Tomine dei referenti territoriali dell’associazione ed è stata
scana ad averlo istituito), e il Consigliere di maggioranza
programmata per venerdì 27 Febbraio ad Arezzo la prosDiego Ciulli, che si è impegnato formalmente a stendere
sima iniziativa pubblica in Toscana, sempre sulla parteci“una bozza di legge regionale sulla partecipazione giovapazione dei giovani. Il contributo che Generazioni Modernile, coinvolgendo sia le esperienze già esistenti, quanto
ne, intesa come rete nazionale di associazioni giovanili,
le associazioni e i movimenti così vitali nella nostra Repuò esercitare in Toscana per diffondere il dibattito e congione”.
tribuire alla stesura della legge regionale è fondamentaLa buona riuscita del convegno è dovuta sicuramente anle, poiché esercita un ruolo importanche alla partecipazione di molti addetti ai lavori, che si
te di coordinamento delle assooccupano di politiche giovanili, fra cui alcuni assessori
ciazioni presenti al suo intercomunali con quella delega, il Presidente di Anci Giovani
no e può quindi aiutarci a
Toscana, la delegazione di Generazioni Moderne che è veparlare nelle sedi comnuta a Certaldo per illustrare le potenzialità e le linee propetenti ad “una voce
grammatiche dell’associazione. Per quanto mi riguarda,
sola”. Nel ringraziare
ho trovato interessante il Convegno perché ci ha pertutti coloro che somesso di affermare un nostro punto di vista - un punto
no intervenuti al
di vista generazionale - nelle politiche pubbliche. La preseminario “Giovani
messa che sia io sia Roberto Banti, membro di Aion, ab& Protagonisti”,
biamo ritenuto pre-condizione necessaria a qualsiasi didiamo
appuntabattito sul coinvolgimento dei giovani, è che il fatto di
mento a gennaio
aggiungere una sedia per i giovani ai tavoli decisionali lo2010, dove faremo
cali non deve essere concepito come frutto di una elargiun bilancio di quello
zione da parte degli amministratori locali, in nome di uno
che è stato programslancio solidaristico, ma deve, anzi, essere alla base di
mato il mese scorso.
una volontà politica e culturale, per la quale si riconosce
TI
N
E
M
A
NT
U
P
AP
dal
4
all’
A cura di Nicolò Moriggi, 18 anni
8
MARZO
BOLOGNA Dal 4 all’8 marzo 2009 la città è
invasa dai “comics” con la III edizione di
Bilbolbul, il festival Internazionale di fumetto
curato dall’associazione culturale Hamelin.
Protagonisti della scena i numerosi autori
nazionali e internazionali che presenteranno, nel
corso della manifestazione, le loro opere, molte
delle quali inedite in Italia. Le numerose mostre
e incontri sono ospitati, come da tradizione,
anche in luoghi inediti per il fumetto come
musei, gallerie d’arte, librerie, biblioteche. Il
festival si occupa anche di promuovere i giovani
talenti, organizzando concorsi ad hoc.
www.bilbolbul.net
MARZO
Il
7
dall’
8
al
29
MARZO
COLORNO (PARMA) Mostra fotografica di Gigi
Montali, organizzata dal G.F. Color’s Light Colorno
in collaborazione con l’assessorato alla Cultura del
Comune di Colorno e la Provincia di Parma. Una
raccolta di immagini scattate dal presidente del
Color’s Light durante i suoi viaggi fotografici; 60
scatti che propongono con naturalezza situazioni di
quotidianità vissute dalle donne di tutto il mondo
nel lavoro, nel tempo libero, nel ruolo di mamma.
MARZO
ROMA Sabina Guzzanti da quasi vent’anni usa
l’arma della sua satira tagliente e corrosiva
contro qualsiasi tipo di potere costituito.
Quest’anno porta in scena il suo nuovo
spettacolo, Vilipendio, che, in questa data, sarà
messo in scena al Palalottomatica.
www.sabinaguzzanti.it
Il
10 MARZO
NAPOLI A 10 anni dalla scomparsa del
cantautore genovese, la PFM ha deciso di riportare
nei teatri italiani la musica e le parole di Fabrizio
De André esibendosi al Teatro Augusteo di Napoli.
Il primo incontro tra “Faber” e la Premiata Forneria
Marconi risale al 1970, quando il cantautore
genovese si avvalse della collaborazione di parte
della band per la realizzazione del disco La Buona
Novella. Un evento senz’altro imperdibile per tutti
gli amatori di un “poeta” del nostro secolo.
www.teatroaugusteo.it
TUTTO IL MESE
ROMA Simone de Beauvoir. Narrare… è già
politica, un progetto promosso dall’assessorato
alle Politiche culturali della Provincia di Roma per
ricordare la grande scrittrice e intellettuale
francese. Sono previsti incontri, riflessioni, letture
teatrali e proiezioni che si svolgeranno nelle
seguenti sedi: Biblioteche del Comune di Roma
(Europea, Flaminia, Villa Mercede, Corviale,
Guglielmo Marconi) e della Provincia (comune di
Tivoli e comune di Frascati), Bibliopoint (licei
“Amaldi” e “Avogadro”) - biblioteche scolastiche,
Università La Sapienza di Roma e Roma Tre,
Centro culturale San Luigi di Francia, Centro Studi
italo-francesi e Casa Internazionale delle donne.
Gli studenti dei laboratori teatrali del licei
“Amaldi”, “Avogadro” e “Machiavelli” leggeranno
ad alta voce i testi di Simone de Beauvoir.
Fino al 2 aprile 2009.
Il
14
MARZO
ROMA Maurizio Battista torna nella capitale per
un'unica divertentissima serata al Gran Teatro di
Roma. Lo spettacolo è intitolato 2009 - 1989 = 20
anni insieme e, nonostante il sapore vagamente
nostalgico, siamo certi che sarà una serata
all'insegna del buon umore.
www.mauriziobattista.com
61
Il
MARZO
16
TUTTA ITALIA È questo il termine ultimo per
partecipare al Festival del documentario d'Abruzzo
2009. La manifestazione si propone di valorizzare e
promuovere la diffusione, la conoscenza e la fruizione
del cinema documentario sia italiano sia internazionale.
www.festivaldeldocumentariodabruzzo.it
dal
17
al
29
MARZO
ROMA Manuel Frattini vestirà i panni di Robin
Hood nel musical di Beppe Dati in scena al Teatro
Brancaccio di Roma. Il musical racconta la leggenda
di quell’eroe le cui avventure si tramandano da più
e più secoli. Accanto a Frattini ci saranno: Valeria
Monetti, Mimma Lovoi, Lello Abate, Simone
Sibillano, Diego Casalis e Marco Manca.
www.teatrobrancaccio.it
Il
BASTIA (PG) Ultimo giorno utile per consegnare
lavori inediti, elaborati in forma di saggio critico,
sul tema Dei diritti e delle regole: valori e attualità
della Costituzione, nell’ambito della seconda
edizione del Premio Nazionale di Saggistica “Città
di Bastia Umbra”, indetto dall’amministrazione
comunale. Il Premio si articola in due sezioni: una
riservata agli studenti delle scuole secondarie
superiori di 2° grado, l’altra agli studenti
universitari frequentanti le Facoltà di
Giurisprudenza e di Scienze Politiche. La
premiazione avverrà il 17 aprile 2009 in occasione
della conferenza di Domenico Gallo, Maurizio
Oliviero e Vauro.
www.comune.bastia.pg.it
www.premiocittadibastia.com
Il
dal
20
MARZO
MILANO Suoni e visioni 2009, concerti, film e
video nella musica del nostro tempo: quattro
concerti in teatri della città e cinque serate di
proiezioni e performance multimediali (allo Spazio
Oberdan).
www.provincia.milano.it/cultura
fino al
29
20 MARZO
21
MARZO
VICENZA Dopo l’acclamato successo dello scorso
giugno all’interno dell’Anfiteatro del Castello
d’Este, ritorna From Hell To Heaven, l'opera rock
sinfonica multimediale liberamente ispirata alla
Divina Commedia di Dante Alighieri. Appuntamento
al Teatro Comunale.
www.fromhelltoheaven.com
MARZO
FIRENZE Talenti Emergenti/Emerging
Talents, iniziativa che si propone di esporre
i lavori di 25 giovani artisti selezionati da
cinque tra i più affermati esponenti della
nuova generazione di critici e curatori
italiani. Una mostra per farsi conoscere e comunicare, questo lo scopo
dell’evento promosso dalla Fondazione Palazzo Strozzi e realizzato dal
Centro di Cultura Contemporanea Strozzina.
www.strozzina.org
Risultati Test
62
Un prof per amico? (pag. 16)
Punteggio:
per ogni risposta A:
1 punto - per ogni risposta B: 2 punti - per ogni risposta C: 3 punti
Da 1 a 6 punti:
Da 7 a 12 punti:
Miss Brodie
Maestro Perboni
Professor Keating
Attento, molto attento! Se gli alunni
sono così accondiscendenti, fin
troppo amabili, c’è da pensare male. Spesso noi ragazzi abbiamo un
comportamento contraddittorio come reazione alla paura che gli insegnanti generano in noi; ma incutere
timore quanto insegna davvero ad
affrontare la scuola?
Suvvia, senza eccedere ispirati un
po’ di più alla Miss Brodie di Muriel
Spark, una figura sopra le righe, ma
di sicuro fascino.
Il tuo problema è senza dubbio lasciare troppo liberi gli alunni, dando
loro un’eccessiva fiducia, di cui immancabilmente tendono ad approfittarsi, sentendosi autorizzati a fare
quello che vogliono.
Riporre fiducia nei ragazzi è cosa
buona e giusta, ma il troppo stroppia, sempre. E poi la scuola ha il dovere di prepararci al fatto che la società civile si aspetta da noi che
sappiamo sottostare a delle regole,
non soltanto criticarle!
Complimenti! Eh sì, probabilmente
sei l’insegnante che tutti vorrebbero
trovarsi al mattino in cattedra. Fai
apprezzare agli alunni il vero significato della scuola. Non ti temono,
piuttosto ti rispettano, comprendendo che non sei il nemico da abbattere, ma piuttosto un alleato nella
dura missione dell’apprendere, capace di avere con loro un rapporto
né troppo confidenziale né troppo
formale. Non corri rischi particolari,
quindi goditi questo bel successo!
Da 13 a 18 punti:
Oroscopo
a cura di Cassandra
63
Ariete
Toro
Gemelli
21/03 -20/04
21/04 - 21/05
21/05 - 21/06
Affari di cuore
Marte e Venere agiscono
positivamente su di voi, avete
fascino e grinta da vedere,
cos’altro aspettate per prendere
l’iniziativa?
Amicizia & famiglia
Un po’ di tensione soprattutto nel
rapporto con i genitori, cercate di
stemperare gli animi ed ascoltate
anche le ragioni altrui, specie
quelle degli amici di lunga data.
Consiglio
Leggete “Revolutionary road” di
Robert Yates.
Affari di cuore
Care coppiette, l’effetto San
Valentino sembra prolungarsi sulla
vostra vita sentimentale,
approfittatene!
Amicizia & famiglia
Il primo quadrimestre è andato,
forse non ha soddisfatto le
aspettative di mamma e papà
ma avete ancora diversi mesi
davanti per portare a casa
qualche bella soddisfazione.
Consiglio
“Il fantasma esce di scena” di
Philip Roth.
Affari di cuore
Venere favorisce incontri
interessanti e incoraggia regate di
conquista, coloro che vivono già
una relazione duratura cerchino di
non puntare sempre il dito sui
difetti del partner.
Amicizia & famiglia
Rapporti altalenanti sia in famiglia
che a scuola, provate a gestire gli
sbalzi d’umore, vedrete che il
clima sarà subito più sereno.
Consiglio
Un buon libro di Baricco, magari
“Seta”.
Cancro
Leone
Vergine
22/06 - 22/07
23/07 - 23/08
24/08 - 23/09
Affari di cuore
Venere dà noia sul fronte
affettivo, attenzione ai venti di
guerra tra coppie datate, forse
avete bisogno di un po’ di novità.
Buone prospettive per i single.
Amicizia & famiglia
Serenità e complicità consolidano
i rapporti d’amicizia e vi rendono
interessanti agli occhi di nuove
conoscenze.
Consiglio
“Memorie scritte da me
medesimo” di G. Casanova, per
ritrovare un po’ di brio.
Affari di cuore
Procedete senza timidezza se
avete davvero voglia di mettere
alla prova il vostro fascino.
Nell’abbigliamento, osate con i
colori accesi.
Amicizia & famiglia
Sarà l’avvicinarsi della primavera
ma l’eccessiva distrazione può
anche infastidire, soprattutto le
persone che hanno bisogno della
vostra attenzione.
Consiglio
“Le Braci” di S. Marai, per
riscoprire il valore dell’amicizia.
Affari di cuore
Nella coppia restate l’elemento
forte, ma concedetevi anche voi
un po’ di coccole da parte del
partner.
Amicizia & famiglia
Non è il momento di rispondere
alle critiche che vi
infastidiscono, siate pazienti e
utilizzate l’ironia, la dote che
più di ogni altra rappresenta il
vostro asso nella manica.
Consiglio
Guardate “La parola ai giurati” a
teatro o in dvd.
Bilancia
Scorpione
Sagittario
24/09 - 22/10
23/10 - 22/11
23/11 - 21/12
Affari di cuore
Voglia di novità: guardatevi attorno
e scoprirete una serie di persone
interessanti; attenti a non giocare
troppo però.
Amicizia & famiglia
Mercurio va a smuovere gli animi
attorno a voi ma non
preoccupatevi, la posizione di
leader nel gruppo di amici non è
intaccata.
Consiglio
“Mille splendidi soli” di K.
Hosseini, per volgere lo sguardo
un po’ più in là..
Affari di cuore
Le questioni irrisolte potranno
essere sciolte solo dal tempo;
questo periodo di riflessione non
deve comunque precludervi nuove
conoscenze.
Amicizia & famiglia
Gli amici, pochi ma buoni, sono il
vostro sostegno in un momento
di smarrimento, non lasciate che
questi pensieri vi distraggano
dagli impegni scolastici.
Consiglio
Un bel classico come “Cime
tempestose”.
Capricorno
Acquario
22/12 - 20/12
21/01 - 19/02
Affari di cuore
Venere vi guarda storto e non
potete contare sul suo prezioso
aiuto; in compenso Giove vi è
amico e vi regala quel pizzico di
sensualità in più che non guasta.
Amicizia & famiglia
Non siete molto disponibili al
dialogo e questo non aiuta i
rapporti familiari e d’amicizia.
Cercate di addolcirvi con l’arrivo
della primavera.
Consiglio
Volontariato, per imparare a stare
in mezzo agli altri.
Affari di cuore
Siate un po’ più spontanei per
vincere la timidezza che da sempre
vi frena nelle relazioni con gli altri,
le piacevoli sorprese non si
faranno attendere.
Amicizia & famiglia
E’ arrivato il momento di
dimostrare chi siete, un nuovo
quadrimestre offre molte
possibilità di riscatto e voi non
attendete altro. Più solerzia nei
lavori di casa.
Consiglio
Ascoltate un album dei Muse.
Affari di cuore
Siete degli spiriti liberi, ma
talvolta libertà è sinonimo di
solitudine. Acquistate un po’ di
coraggio e vedrete che il rapporto
di coppia non è poi così
soffocante.
Amicizia & famiglia
Basta correre da una parte
all’altra, le persone hanno
bisogno di tempo per svelarsi,
date loro fiducia.
Consiglio
“L’immoralista” Di Andrè Gide, per
uscire dagli schemi.
Segno del mese
Pesci
Pesci
Affari di cuore
La vitalità e l’ottimismo sono
preservati da Urano che vi rende
più aperti e disponibili a nuovi
incontri, ma attenzione a gestire
bene l’entusiasmo.
Amicizia & famiglia
La luna è astiosa e gli altri attorno
a voi sembrano esserne
consapevoli, imparate anche voi a
limitare, però, gli sbalzi d’umore.
Consiglio
“Così è se vi pare” L. Pirandello, a
teatro, in dvd o da leggere.
20 febbraio - 20 marzo

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