La Signora del violoncello

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La Signora del violoncello
Foto © Aurelio Candido
La Signora del violoncello
Silvia Chiesa, una musicista di successo,
una donna che ha ispirato alcuni tra i più quotati
compositori del nostro tempo, da Azio Corghi
a Gianluca Cascioli e Nicola Campogrande che hanno
scritto per lei le loro musiche
Internet, computer, fibra, smartphone,
schermi a LED. Viviamo immersi nella
tecnologia. Il violoncello è rimasto più o
meno uguale da 300 anni. È la prova che la
musica classica è eterna?
Certo! (ride). La bellezza dell’arte dei suoni
è testimoniata anche dalle emozioni che
continua a suscitare attraverso i secoli
e i luoghi. Però non ho nulla contro la
tecnologia, può essere utile anche per
i musicisti. Per esempio, quando studio, come
metronomo uso una app del mio smartphone.
In Italia la musica classica è ancora un
fenomeno di élite. Spesso è una tradizione
coltivata e tramandata in famiglia. Per
stimolarne la diffusione meglio la scuola o
la televisione?
Meglio la scuola, perché è un contesto vocato
all’approfondimento e perché è possibile un
incontro fisico con la musica. La TV invece
obbliga alla distanza e anche a una
semplificazione e a una superficiale
spettacolarità che non rende giustizia alla
complessità del linguaggio dei suoni.
Intervista di Amalia Conte Bianchi
Quando prova un violoncello che non
conosce, qual è la prima cosa che
la incuriosisce?
Il timbro, la duttilità, l’uniformità sonora.
In una parola: la personalità, perché gli
strumenti sono davvero creature vive.
Oggi alterno tre strumenti: uno del liutaio
milanese Giovanni Grancino (1697) che ha un
suono ricco e pieno, uno del francese Nicolas
Coussin (1860) più dinamico ed elegante, e
uno costruito nel 2009 da Alessandro
Tossani, che ha un suono ancora “giovane” e
sta crescendo con me.
C’
è stato un tempo in cui suonare
il violoncello non pareva
un’attività troppo adatta alle
donne, che erano autorizzate a
farlo soltanto tenendo le gambe incrociate di
lato: una posizione ben poco ergonomica,
ma ritenuta più elegante. Per fortuna non è
più così. Nei ruoli musicali classicamente
considerati appannaggio maschile, in primis
solisti e direttori d’orchestra, oggi si
esprimono talenti femminili sempre più
numerosi e importanti. Molto è cambiato,
insomma, oppure no? Giriamo la domanda a
Silvia Chiesa: violoncellista tra le più
apprezzate sulla scena internazionale,
interprete colta e sensibile del repertorio
novecentesco e contemporaneo. A lei si deve
la riscoperta dei Concerti per violoncello e
orchestra di Nino Rota e di Ildebrando
Pizzetti, per lei hanno scritto alcuni tra i più
quotati compositori del nostro tempo, da
Azio Corghi a Gianluca Cascioli e Nicola
Campogrande. «C’è stata un’evoluzione
molto rapida negli ultimi trent’anni – è il suo
commento sul tema – e direi che uno dei
primi fondamentali passi verso la parità fu
quando la violinista Anne-Sophie Mutter
venne scelta come solista da Karajan nel
1977 al Festival di Salisburgo».
Signora Chiesa, lei tiene decine di concerti
ogni anno in tutto il mondo. In quali Paesi
ha percepito una minore disparità di
trattamento tra uomini e donne
nel mondo musicale?
Negli Stati Uniti e in Nord Europa ho
riscontrato una maggiore apertura mentale,
ma resta ancora troppa attenzione
sull’aspetto esteriore. Anche nelle recensioni
dei miei concerti qualche volta trovo
Ogni musicista suona uno strumento,
ma ne ama segretamente un altro.
Ha voglia di confessarsi?
Perché no? Vorrei cantare. Ma forse non è un
caso se ho scelto lo strumento che ha il
timbro più simile a quello della voce.
commenti al mio abbigliamento che non si
farebbero a un uomo. Vesto spesso di rosso
sul palcoscenico e un giornale americano
una volta nel titolo mi definì “The Cellist in
Red” (ride). Ma non ha senso scandalizzarsi,
alla lunga quel che conta è quanto sai
esprimere attraverso la musica.
Chi è | Silvia Chiesa
Un musicista passa molte ore al giorno
a studiare da solo. Che rapporto ha con
la solitudine?
Quando suono non mi sento mai sola: la
musica riempie tutta la mia interiorità.
Infatti non mi stanco mai di fare esercizi o
prepararmi a un concerto. Soffro la
solitudine in altri momenti: nelle attese ai
cancelli degli aeroporti, nelle camere
d’albergo lontane migliaia di chilometri da
casa. Ma sono sacrifici che faccio volentieri
per amore della musica.
La violoncellista Silvia Chiesa è tra
le interpreti italiane più apprezzate
nel mondo, il suo percorso artistico
è caratterizzato dall’ampiezza e
dall’originalità del repertorio, che
comprende anche autori e brani
poco noti o ingiustamente
dimenticati. Nel 2005 ha costituito
con il pianista Maurizio Baglini un
duo stabile, come solista ha
collaborato con direttori
d'orchestra quali Luciano Acocella,
Paolo Arrivabeni, Gürer Aykal,
Giampaolo Bisanti e altri ancora.
“Appassionata” (Sole 24 Ore),
“Convincente” (American Record Guide),
“Ricca di personalità” (Diapason). La critica
nazionale e internazionale saluta sempre
con entusiasmo i suoi CD da solista, che
sono dedicati a repertori e autori spesso
poco conosciuti. Ci racconta come sono nati
i recenti progetti discografici dedicati a
Rota, Pizzetti, Casella e Respighi?
Nel 2009 proposi ai responsabili di Sony
Classical di incidere i due Concerti per
violoncello e orchestra di Nino Rota: un
autore molto celebre per la musica da film,
ma di cui invece andrebbe riscoperta tutta la
produzione musicale slegata dal cinema.
Quando
suono non
mi sento mai
sola: la
musica
riempie
tutta la mia
interiorità
An interview with Silvia Chiesa
by Amalia Conte Bianchi
T
here was a time when playing the cello did not
seem a very appropriate thing for women to do.
They were only allowed to play the instrument by
keeping their legs crossed to one side. Not an
ergonomic position to assume, but an “elegant”
one, or so it seemed. Fortunately, things have
changed considerably since then and major female
talents are finding their expression in musical roles
previously considered suitable for male musicians,
only – primarily soloists and conductors. Silvia
Chiesa is one of the most applauded living cellists
worldwide. A cultivated and sensitive interpreter of
the 20th century and contemporary repertoire.
She rediscovered the Concertos for cello and
orchestra by Nino Rota and Ildebrando Pizzetti.
Some of the most praised authors of our time, such
as Azio Corghi, Gianluca Cascioli and Nicola
Campogrande, have composed for her.
I due Concerti, che ho registrato con
l’Orchestra Nazionale della Rai di Torino
diretta magnificamente da Corrado Rovaris,
sono di una bellezza straordinaria. Nino Rota
li compose tra il 1972 e il 1973, negli stessi
anni in cui scriveva le colonne sonore per Il
Padrino e Amarcord. L’esito di questa
registrazione superò ogni aspettativa, quindi
l’etichetta discografica accolse anche la mia
proposta di registrare in prima assoluta il
Concerto in do minore di Ildebrando Pizzetti,
accanto ad altre due pagine del primo
Novecento: il Concerto op. 58 di Alfredo
Casella e l’Adagio con variazioni di Ottorino
Respighi, sempre con l’Orchestra Rai e
Rovaris. Il progetto discografico proseguirà
con altri brani e autori e spero possa
contribuire a far conoscere l’affascinante
quanto poco conosciuto versante musicale
del Modernismo italiano.