Lusso ed eleganza: privilegi per pochi? Dai filosofi
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Lusso ed eleganza: privilegi per pochi? Dai filosofi
PAGINA 3 V ediamo un po’ cosa dice il vocabolario: lusso - s.m. sfoggio di ricchezza fastosa e, spesso, inutile, con senso non deteriore, raffinata eleganza. Cosa troppo costosa o che comunque eccede le possibilità. Elegante - agg - grazioso, fine, ben fatto, senza essere artificioso o ricercato, appropriato e brillante, che nel comportamento e nel vestire rivela grazia e raffinatezza; signorile, geniale, brillante, che rivela acutezza e perspicacia, accademico, sottile, che comporta una certa abilità dialettica. Forse una differenza c’è: il lusso si può comprare, nonostante la definizione lessicale esprima neanche tanto velati connotati negativi, l’eleganza evidentemente no, quantomeno non in tutte le sue accezioni. Detto questo, il lusso oggi che cos’è? Non può esserci una risposta sola, perché sono tanti i modi con i quali i consumatori interpretano il lusso e “vedono” alcuni prodotti, a testimonianza di una profonda trasformazione del mercato e dell’approccio anche culturale che le persone hanno, di volta in volta, con il Lusso ed eleganza: privilegi per pochi? Dai filosofi greci a Coco Chanel se ne dibatte da sempre Ma il lusso non significa la stessa cosa per tutti matori vendendo loro una boccetta di profumo e con essa l’illusione di appartenere alle élites che si vestivano nel suo costoso atelier Fu l’inizio del lusso alla portata non solo di una ristrettissima élite, ma di un esteso segmento di mercato; nascono in questi anni i luxury brands. Per il marketing un vero e proprio bene di lusso, sia esso un concetto stesso di lusso. Al di là delle interpretazioni sociologiche, che in quest’ambito non ci competono, quello che è certo è che il lusso non è più soltanto sinonimo di prodotti estremamente costosi e quindi naturalmente esclusivi, riservati a pochi; lo si può creare anche nella vita di tutti i giorni, in modo totalmente soggettivo, legato alla personalità del singolo più che a standard imposti dal mercato o da vecchi schemi, e può essere rappresentato in un oggetto molto semplice, apparentemente poco costoso, ma allo stesso tempo ardentemente desiderato. Molti, per esempio, considerano un lusso avere la possibilità di trascorrere un periodo di vacanze invernali, magari sulle piste da sci, e non tanto per il costo quanto per la disponibilità di tempo. Il lusso si presta a molte interpretazioni, ma non è tutto oro ciò che luccica: è necessario trovare anche le circostanze favorevoli per esprimere beni o proprietà di prestigio: “Il lusso è una necessità che ha inizio là dove finisce la necessità. Amo il lusso. Esso non giace nella ricchezza e nel fasto ma nell’assenza della volgarità. La volgarità è la più brutta parola della nostra lingua. Rimango in gioco per combatterla. Alcune persone pensano che il lusso sia l’opposto della povertà. Non lo è. È l’opposto della volgarità. » Basterebbero queste parole, espresse da Coco Chanel per spiegare il vero senso del lusso. Con slogan quali “Il lusso è l’esigenza di piacere a se stessi, non di ostentare”, Coco Chanel, vero genio commerciale del secolo XX, capì che per vendere era sufficiente spostare l’attenzione dalla variabile prezzo, e concesse anche a chi non poteva permetterselo di entrare nel mondo dorato con il semplice acquisto di Chanel N°5. Con la comunicazione di massa e la produzione di serie agli inizi del secolo scorso sono state gettate le basi per la cosiddetta “democratizzazione del lusso” (una contraddizione in termini irriducibile), e quando Coco Chanel affermò che “il lusso non è l’opposto della miseria, bensì il contrario della volgarità” illuse ma gratificò migliaia di consu- capaci di rendere ridicolo anche l’uomo piu’ grande. La discussione resta aperta, il dibattito non si è mai concluso ed ha appassionato intere generazioni di intellettuali di ogni epoca: in tempi antichi, Socrate sosteneva che il lusso è una povertà artificiale e l’esser contenti è una ricchezza naturale, e quando passeggiava tra i banchi del mercato di Atene gridava ai Non sembra comunque essere il caso di Parma, sempre ben in equilibrio tra tradizione, eleganza e vezzi comportamentali, ma il mondo è vario e convive con questo tipo di “way of life”, incarnata in persone per le quali la nozione di lusso riguarda l’esperienza personale, non più i simboli. Hans Magnus Enzensberger, filosofo tedesco, espresse alcuni anni fa in maniera super- dal superfluo e andrà alla ricerca del necessario, andrà alla ricerca di beni che sono anche valori: il tempo, l’attenzione, lo spazio, la calma, l’ambiente, la sicurezza. In tempi più antichi, quelli caratterizzati da vere e proprie ostentazioni non solo di “beni” ma anche di “classi”, Socrate sosteneva che il lusso è una povertà artificiale e l’esser contenti suoi scolari: “…di quante cose non ho bisogno!”. Il concetto di lusso trova anche il parere del maggiore poeta tragico italiano del Settecento, quel Vittorio Alfieri nato ad Asti da una delle più nobili e ricche famiglie piemontesi: Alfieri definiva il lusso “l’immoderato amore ed uso degli agi superflui e pomposi, in grado di corrompere in una nazione ugualmente tutti i ceti diversi.» ba l’emergere di istanze meno superficiali nella società dei consumi. Il lusso privato ha un futuro, poiché la ricerca della differenza appartiene al meccanismo stesso dell’evoluzione; ma domani il superfluo avrà priorità del tutto diverse: i concetti di scarsità, rarità, costo e desiderabilità verranno rivoluzionati: è prevedibile che la logica del desiderio comparata al lusso del futuro si congederà è una ricchezza naturale: quando passeggiava tra i banchi del mercato di Atene gridava ai suoi scolari: “di quante cose non ho bisogno”. Per Epicuro, invece, fu addirittura necessario stilare un “breviario”, una scala dei “piaceri” che permettesse di discernere i piacere più autentici da quelli accessori, i primi indispensabili per una vita felice, i secondi trascurabili e non necessari per il Con slogan quali “Il lusso è l’esigenza di piacere a se stessi, non di ostentare”, Coco Chanel, vero genio commerciale del XX secolo, capì che per vendere era sufficiente spostare l’attenzione dalla variabile prezzo, e concesse anche a chi non poteva permetterselo di entrare nel mondo dorato con il semplice acquisto di Chanel N°5. bene di consumo o un bene di investimento, è definito da tre caratteristiche: il prezzo deve essere esageratamente elevato, deve essere raro ed esclusivo e deve “luccicare”, perché realizzato con materiali preziosi. Ma se la moda passa e lo stile resta, secondo l’autore de “Il piccolo Principe, Saint-Exupery, esiste un solo vero lusso, ed e’ quello dei rapporti umani: attenzione, però, perché la necessita’ di parlare, l’imbarazzo di non aver nulla da dire e la brama di mostrarsi persone di spirito sono tre cose – diceva Voltaire - conseguimento della gioia. Secondo il filosofo greco, i piaceri fondamentali e necessari, senza i quali l’uomo non può essere felice, sono quelli naturali: l’amicizia, la libertà, la consolazione e il conforto del pensiero e della parola, ma anche un riparo per il corpo, del cibo, dei vestiti. Ci sono poi i piaceri naturali ma non del tutto necessari, quali, ad esempio, una grande dimora, uno stuolo di servitori, i banchetti, le terme, l’abbondanza delle portate, il lusso e la ricercatezza. Tali piaceri possono portare sia alla felicità che all’infelicità, in quanto si possono provare anche ignorando la verità circa la vera natura della vita felice. Insomma, se è vero che il concetto di lusso cambia nei secoli, ha comunque sempre a che fare con qualcosa di raro, che ci consente di differenziarci dai nostri simili. E deve rappresentare immediatamente questa nostra diversità. Una kelly di Hermes? Giocare nel letto con i figli perchè non se ne ha mai tempo? Una villa a Miami? Un collier di Cartier? Un’attico nel cuore del centro storico? Svegliarsi tardi la mattina? Tutto questo, insieme o separato, può costituire il lusso, sfrenato o meno, nella vita di ogni giorno: ogni discorso sul lusso ci avvince e ci appassiona, lo si affronti sul piano sociologico, sul piano personale, sul piano aziendale. Ci fa sentire colpevoli se pensiamo all’opulenza che il mondo occidentale non sa più come giustificare agli occhi del resto del pianeta; ma ne restiamo coinvolti quando lo indichiamo come emblema della realizzazione di un desiderio finalmente slegato dal bisogno. Il lusso è la quintessenza del superfluo e «…non c’è nulla di più necessario del superfluo…», come scriveva beffardo Voltaire.