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27 novembre 2015
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INDICE
ANICA - ANICA CITAZIONI
26/11/2015 MediaForum
L'audiovisivo italiano vuole spazio. E un profilo internazionale
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ANICA - ANICA SCENARIO
27/11/2015 Corriere della Sera - Nazionale
Il robottino BB-8 e i suoi fratelli Il risveglio dei gadget «stellari»
9
27/11/2015 Corriere della Sera - Nazionale
I tormenti di padre Bergoglio tra dittatura e rigore teologico
11
27/11/2015 La Repubblica - Torino
Mazzetti, musa del free cinema
13
27/11/2015 La Stampa - Nazionale
"Il mio Bergoglio, non un santino ma un grande uomo d'azione"
15
27/11/2015 La Stampa - Torino
Il film festival sia un modello
17
27/11/2015 La Stampa - Torino
Il cinema di montagna ritenta la sfida alla "capitale" Trento
18
27/11/2015 La Stampa - Asti
Oggi in sala Pastrone l'Asti Film Festival presenta il programma e premia Giuliana
De Sio
19
27/11/2015 Il Messaggero - Nazionale
«Io e il Papa, che follia»
20
27/11/2015 ItaliaOggi
Italiaonline apre le porte anche all'e-commerce
21
27/11/2015 Libero - Nazionale
SOFFERENZE DA DIVI
22
27/11/2015 Il Fatto Quotidiano
" Io, fidanzata di Scrocchiazeppi oggi sono finita in analisi "
24
27/11/2015 L'Unità - Nazionale
« Racconto con un film la lunga agonia di Damasco »
26
27/11/2015 Il Manifesto - Nazionale
L'educazione sentimentale di una giovane donna
28
27/11/2015 Il Tempo - Nazionale
Da Dionisi alla Bobulova. Ai Premi De Sica vincono i migliori
29
27/11/2015 Corriere della Sera - Sette
Piccoli registi crescono?
30
27/11/2015 Corriere della Sera - Sette
Coppola giurato nella Hollywood africana
31
27/11/2015 Il Venerdi di Repubblica
SPIELBERG RITORNA SUL PONTE DELLE SPIE
32
27/11/2015 Il Venerdi di Repubblica
L'AMORE È UN TRAGEDIA DEL POTERE. E FA PAURA
36
27/11/2015 Wall Street Journal US - Us
How 'In the Heart of the Sea' Tamed the Elements
37
27/11/2015 Wall Street Journal US - Us
A Booming Business in Grown-Up Films
39
27/11/2015 Il Tirreno - Pisa
La promozione si fa attraverso le fiction
41
27/11/2015 La Citta di Salerno - Nazionale
Salerno si rivede al cinema «Davvero un bello spot»
42
26/11/2015 MediaForum
Sfida all'ultimo ciak, a Roma c'è 48 Hour Film Project. E il partner è Studio
Universal
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ANICA WEB - ANICA WEB
26/11/2015 primissima.it 01:00
GIORNATE PROFESSIONALI DI CINEMA 2015: SORRENTO DAL 30 NOVEMBRE AL
3 DICEMBRE
47
26/11/2015 giornaledellospettacolo.it 16:17
Sale, cinema italiano, mercato: a Sorrento l'incontro organizzato da Anec
49
26/11/2015 www.e-duesse.it 23:50
Sorrento, convegno Anec con le associazioni
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ANICA - ANICA CITAZIONI
1 articolo
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MEDIA E PUBBLICITA' / Eventi
L'audiovisivo italiano vuole spazio. E un profilo internazionale
Un grande successo ha sancito la conclusione della prima edizione di MIA, nuovo Mercato Internazionale
dell'Audiovisivo che si è svolto a Roma durante la recente Festa del Cinema. Ora esiste, a tutti gli effetti,
un'autorevole piattaforma italiana di convergenza per il cinema, la televisione, i documentari e il gaming
Luca Anelli
La prima edizione di MIA, il nuovo Mercato Internazionale dellAudiovisivo, svoltosi a Roma dal 16 al 20
ottobre durante la Festa del Cinema, nella cornice delle Terme di Diocleziano e dell'Hotel Boscolo-Exedra,
è stata un successo che ha superato le aspettative, sia in termini di partecipazione che di risultati. Nato con
l'obiettivo di riportare l'Italia nella mappa dell'industria audiovisiva europea e globale e, allo stesso tempo, di
offrire ai player più attivi di tutto il mondo uno strumento efficiente di mercato, MIA ha dimostrato di essere
all'altezza delle ambizioni imponendosi come una piattaforma importante di convergenza per cinema,
televisione, documentario e gaming; un interlocutore fattivo a sostegno dell'internazionalizzazione del
settore, che potenzia le azioni strategiche e industriali di co-sviluppo, co-produzione e export intra-extra
Europa e con i mercati meno esplorati. MIA è un brand dellAssociazione Nazionale Industrie
Cinematografiche (Anica) e dellAssociazione Produttori Televisivi (Apt), è prodotto da Anica, Apt, Doc/it e
Fondazione Cinema per Roma (ente attuatore), e sostenuto dal Ministero dello Sviluppo Economico e da
ICE - Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane. Coinvolti nella
promozione anche il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e Luce-Cinecittà, con la
collaborazione della Roma Lazio Film Commission, in sinergia con l'associazione Italian Film Commissions,
e la partecipazione di Rai Com. Grazie alla disponibilità della Soprintendenza Archeologica di Roma, Rai
Com e Luce hanno potuto allestire nelle Terme di Diocleziano uno degli spazi chiave di incontro di MIA. Le
cifre parlano chiaro Ben 1.317 gli accreditati e 270 i visitatori, di cui oltre la metà dai 58 paesi rappresentati,
con 546 produttori, 310 buyer, 118 international sales agent e 50 commissioning editor. Forte anche la
presenza delle delegazioni istituzionali nazionali e straniere, con 172 rappresentanti. In tutto 100 gli
audiovisivi proposti sul mercato internazionale: 92 film e 8 serie tv, con 35 anteprime mondiali di mercato.
Più di 1.500 incontri b2b sono stati pre-organizzati nell'ambito di New Cinema Network, Make It With Italy e
IDS per progetti di co-produzioni internazionali tra film e documentari. Nel corso degli 82 incontri (Tv Days
Soft Talks, Country focus, MIA Talks ed eventi Agora e IDS) più di 300 ospiti, scelti tra i protagonisti della
scena internazionale dell'audiovisivo, si sono confrontati sul futuro del settore. Molto alto il numero di
trattative aperte e di accordi chiusi di distribuzione e co-produzione durante i giorni di mercato. Tra i titoli
italiani, sostenuti da italian Film Boutique, più venduti per Rai Com spicca "Non essere cattivo" di Claudio
Caligari, in corsa per la nomination come miglior film straniero ai prossimi Academy Award. Per True
Colours, la nuova società lanciata da Indigo e Lucky Red, molte vendite per "Le confessioni" di Roberto
Andò e "lo e lei", diretto da Maria Sole Tognazzi. Altri film che hanno trovato distributori esteri sono "La
felicità è un sistema complesso" di Gianni Zanasi e "Anime nere" di Francesco Munzi, che continua il suo
successo internazionale con un accordo per la distribuzione in Giappone. "Happy Winter", documentario di
Giovanni Totaro selezionato negli IDS Academy, ha trovato, grazie alla vetrina del MIA, una distribuzione
nazionale. Tra i prodotti televisivi, due film del "Commissario Montavano", la nuova stagione dell'Ispettore
Coliandro", il documentario di Claudio Canepari e Paolo Santolini Camilleri "Maestro senza regole" e la
serie tv in formato "mockumentary" "Crazy Dreamers," di Filippo Macelloni e Lorenzo Garzella, arriveranno
negli Stati Uniti. Importante anche il coinvolgimento delle • istituzioni, che hanno partecipato
quotidianamente alle attività di mercato, confermando la coesione del comparto e dimostrandone, nel
contempo, la solidità. Azioni condivise Carlo Calenda, Vice Ministro del Ministero per lo Sviluppo
ANICA - ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015
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Economico, il principale sostenitore di MIA, ha condiviso le azioni messe in campo verso
l'internazionalizzazione. Il presidente di ICE, Riccardo Monti, ha partecipato alle attività legate ai mercati di
co-produzione, consegnando il primo Premio MIA. Il Ministro dei Beni e alle Attività Culturali e al Turismo,
Dario Franceschini, intervenendo a un panel sul servizio pubblico, ha sostenuto la necessità di un tax credit
cinematografico e audiovisivo uguale per tutti e un Fondo unico per lo spettacolo sempre più riservato ai
giovani. Il sottosegretario del Ministero allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni, Antonello
Giacomelli, intervenendo al forum China Day, ha confermato l'intenzione del Governo di realizzare una
norma che rafforzi il Tax Credit per le coproduzioni internazionali. Il Presidente della Regione Lazio, Nicola
Zingaretti, ha presentato a MIA il nuovo bando regionale "Lazio Cinema International", che mette 10 milioni
di euro di fondi europei a disposizione delle Pmi che vogliono realizzare coproduzioni internazionali.
Grande la soddisfazione di Italian Film Commission con i suoi 17 membri regionali presenti per gli oltre 150
incontri proficui per il comparto e per il paese. Importante la partecipazione anche delle istituzioni straniere,
con il convegno di Europa Creativa e l'approfondimento sulle co-produzioni di Roberto Olla che dimostra il
sostegno di Eurimages a MIA, con il prestigioso premio allo sviluppo targato, appunto, Eurimages. MIA è
stato il palcoscenico anche per la presentazione della candidatura di Roma a Città Creativa Unesco per il
Cinema, ed ha lanciato un fondo istituzionale di 700 mila euro per il sostegno alla distribuzione dei film
italiani venduti all'estero. Capacità di riunire Il più grande successo di MIA, però, è stata la capacità di
mettere insieme i player del mercato favorendo il business in un dialogo aperto per la condivisione di
conoscenza ed esperienze in un'atmosfera che per cinque intensi giorni ha conquistato gli ospiti italiani e di
tutto il mondo. E MIA è stato soprattutto il motore di un nuovo "Sistema Italia" che si sta affermando:
l'audiovisivo italiano ha dimostrato di essere finalmente un comparto coeso e armonico, supportato dalle
istituzioni, e in grado di presentarsi a livello internazionale con straordinaria competenza e originalità,
rendendo il nostro Paese competitivo nel mondo con idee innovative e all'avanguardia. Già alla sua prima
edizione, MIA ha dimostrato di avere una sua chiara identità, in una proposta articolata e armonica per
sostenere le relazioni di business tra gli operatori più attivi del mercato internazionale: un format totalmente
originale ed efficiente di matchmaking, sviluppato in una serie di attività che hanno incentivato lo scambio e
il networking la terrazza dedicata al networking spontaneo, sempre affollata di venditori e compratori, i soft
talks dei Tv Days dove i maggiori player del tv drama si sono messi a disposizione per discussioni aperte e
circolari attorno agli argomenti più caldi e importanti dell'industry, il mercato di co-produzione per cinema e
documentario, i molti keynotes e riflessioni sul factual. Tutti programmi con un denominatore comune
importante: quello di togliere le barriere e incentivare il più possibile l'incontro e lo scambio tra gli operatori
con una prospettiva di crescita e di business di medio-lungo termine. «Siamo solo all'inizio» Dichiara il
direttore di MIA, Lucia Milazzotto: «Siamo solo all'inizio di un lavoro importante che speriamo veda MIA
come parte attiva nel processo di internazionalizzazione e di crescita dell'audiovisivo. Questa edizione così
di successo ci porta a ragionare ancora di più per mettere in campo azioni efficienti nel corso di tutto l'anno
e preparare un mercato ancora più innovativo e forte». Grande soddisfazione anche da parte della
Fondazione Cinema per Roma, come sostiene Diamara Parodi Delfino, Project Manager di MIA «Davvero
ottimo il clima di collaborazione che si è instaurato nell'industria del cinema italiano per un successo
riconosciuto da cutti, che favorirà il rafforzamento in campo internazionale». «Ospitare il MIA nelle
meravigliose architetture delle Terme di Diocleziano - afferma Francesco Prospererà, Soprintendente per il
Colosseo, il Museo Nazionale Romano e lArea archeologica di Roma - è stato per noi della Soprintendenza
molto più che un piacere. I dati positivi oltre ogni aspettativa ci inorgogliscono e crediamo che anche la
suggestione della sede abbia contribuito al successo. E' la conferma che il contemporaneo, di cui
l'audiovisivo è una tra le manifestazioni più importanti, e l'archeologia possono e devono
contaminarsiSperiamo di rivederci il prossimo anno per continuare questa collaborazione».
ANICA - ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015
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26/11/2015
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Foto: ALL'ESORDIO MIA è un brand dell'Associazione Nazionale industrie Cinematografiche e
dellAssociazione Produttori Televisivi. La manifestazione è prodotta da Anica, Apt, Doc/it e Fondazione
Cinema per Roma con il sostegno del Ministero dello Sviluppo economico e dell'ICE
Foto: PROTAGONISTI Nelle foco, dall'alto: il regista Giuseppe M. Caudino con l 'attrice Valeria Colino;
sotto Margheita Buy e Sabrina Ferilli in un'immagine tratta dal film "lo e Lei", e Riccardo Monti, presidente
dell'ICE; nell'ultima foto figurano, infine, l'attore Valerio Mastandrea e il regista del film "Non essere cattivo"
Claudio Caligari
ANICA - ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015
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ANICA - ANICA SCENARIO
23 articoli
27/11/2015
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Tecnologie provate
Il robottino BB-8 e i suoi fratelli Il risveglio dei gadget «stellari»
La saga di Star Wars e il suo infinito merchandise. Da comandare tramite app Il marchio Lo scorso anno è
stato valutato in 37 miliardi di dollari. Con rilancio di cinque nel 2016
Federico Cella
L a forza del franchise scorre potente in Guerre Stellari. O meglio, in Star Wars come in nome del marchio
ormai si chiama anche da noi la saga iniziata nel 1977 e ora pronta a un nuovo rilancio con il film, il settimo
della serie (e il primo di una nuova trilogia), «Il risveglio della forza» nelle sale italiane il 16 dicembre. E se i
fan di Luke Skywalker si attendono dal regista J.J. Abrams una risurrezione creativa, i conti della galassia
lontana lontana non mostrano alcun decadimento. Rilevato da Disney per 4 miliardi di dollari con
l'acquisizione della LucasFilm nel 2012, il marchio Star Wars lo scorso anno è stato valutato intorno ai 37
miliardi di dollari. Con una potenzialità di rilancio, a seguito del nuovo film, quantificata in 5 miliardi di dollari
nel 2016 per il solo merchandise .
Perché se è vero che tutto parte dai film, e le prevendite dei biglietti di Episodio VII hanno toccato livelli
record (nei soli Stati Uniti, la catena Imax a fine ottobre ne contava per 6,5 milioni di dollari), sono i
giocattoli e i gadget legati ai personaggi e agli oggetti cult della saga a trascinare il business a ritmo della
Marcia Imperiale. Lo scorso 4 settembre è andato in scena il Force Friday: la Disney ha messo in vendita la
nuova «gadgettistica» legata alla saga - dalle tazze ai peluche - e gli store di tutto il mondo sono stati presi
d'assalto da migliaia di persone vestite da Jedi o da Sith.
E la con la première a metà dicembre, il Natale non potrà che brillare della luce di una spada laser. Disney
e tutti i licenziatari del marchio si sono prodigati per non farci mancare alcunché. Si va dai letti per bambini
in stile Millennium Falcon alle felpe con maschera da Stormtrooper incorporata, passando per la
navigazione web declinata in chiave lato chiaro/lato oscuro da Google.
Ma è indiscutibile che siano i giocattoli, soprattutto con un cuore tecnologico e non solo per i più piccoli, a
scaldare le carte di credito di tutto il mondo. «Il risveglio della forza» ha portato con sé una nuova ondata di
giochi, con il robottino BB-8 a fare da punta di diamante con la versione della Sphero comandabile tramite
app da smartphone. Un gioiellino «intelligente» che va ad affiancarsi al progenitore R2D2 nella storica
versione Interactive Astromech Droid della Hasbro. Ormai lo si trova solo online (spesso a prezzi
improponibili, fino a 600 dollari), ma la soddisfazione di farsi portare una birra - perché il «giocattolo» ha un
comparto apposito - con un solo comando vocale per molti fan non ha prezzo. Più abbordabile, e non meno
sfizioso, sempre nel campo dei «pupazzi intelligenti» c'è Yoda nella versione Legendary Jedi Master:
movimenti realistici, attacco con spada laser alla mano e oltre cento frasi dall'infinita saggezza jedi (e dalla
grammatica inconfondibile).
Ma se questa è la punta dei gadget di Star Wars, scendendo la piramide si allarga a qualunque oggetto
possa venire in mente. Dalle cuffie alle custodie per il telefono si passa agli orologi: quelli semplici della
Lego, per esempio, o l'edizione limitata della Devon dal prezzo inaccessibile di 28.500 dollari. Dai minialberi di Natale con fibre ottiche si passa alle macchine fotografiche e ai droni giocattolo, per arrivare ai
videogiochi (vedi l'articolo sopra).
Tra i regali più belli ci sono poi i prodotti della Uncle Milton, chiamati Star Wars Science: il planetario a
forma di Morte Nera è un grande classico, così come i cosiddetti Force Trainer che usano non meglio
specificate onde mentali (o la più comprensibile elettricità statica) per replicare trucchi da veri padawan. Per
molti di questi prodotti la visita nei negozi potrebbe essere frustrante, e l'unica alternativa è rivolgersi agli
store online (attenti ai costi doganali e di consegna).
Un capitolo a parte è da dedicare alle spade laser, l'arma «per tempi più civilizzati» (cit. Obi-Wan Kenobi)
simbolo di tutta la saga. Se ne trovano di tutte le specie, e con varie funzioni: abat-jour, portachiavi, torce
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015
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27/11/2015
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ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015
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elettriche, posate e spazzolini. Con l'ultimo giro di gadget è arrivata la light-saber del Sith di turno, Kylo
Ren, con luci e suoni da duello, oppure il divertente Bladebuilders che permette di costruirsi una propria
spada tra un centinaio di combinazioni diverse. Ma per i veri seguaci di Guerre Stellari, il marchio di
riferimento sono le Master Replicas, appunto riproduzioni perfette delle spade originali. Con prezzi da veri
collezionisti: quella di Darth Vader del film «Una nuova speranza» ha un prezzo di partenza di 600 dollari
(se la Forza è con voi e riuscite a trovarla).
@VitaDigitale
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera / Mirco Tangherlini Destinato a sostituire R2D2 nella nuova trilogia, il droide BB-8 è il
personaggio scelto da Disney per uno dei giochi più avanzati della nuova ondata: si può manovrare con
uno smartphone, sviluppa la sua personalità e registra video «olografici» (169,99 euro) Prodotte in Italia le
chiavette Usb di Tribe sono molto curate e raffigurano personaggi dei sei film usciti finora (8 Gb 17,99 euro;
16 Gb 21,99 euro) L'orologio Devon Star Wars è un vero gioiello in acciaio composto da ben 350 pezzi con
una cura maniacale dei particolari. Anche il prezzo è da fan sfegatati: il pre-ordine è a 28.500 dollari Una
fotocamera da 5 Megapixel a forma di Millennium Falcon? L'ha prodotta Lexibook (50 euro) Yoda,
Chewbacca, R2D2 e anche Darth Vader: i peluche Famosa aggiungono alla morbidezza anche le frasi
originali tratte dai film (19,90 euro) Rotea la spada laser e dispensa saggi consigli sulla via Jedi: il
Legendary Jedi Master Yoda si trova online (da 129 dollari) DROIDE BB8 OROLOGIO DEVON
CHIAVETTE USB PELUCHE FOTOCAMERA MILLENNIUM LEGENDARY JEDI MASTER YODA LA
FORZA È NEL GADGET
1977
«Oh mio Dio, il tuo film avrà molto più successo di Star Wars», avrebbe detto George Lucas. Era il 1977 e il
regista era andato a trovare Steven Spielberg sul set di «Incontri ravvicinati del terzo tipo». E gli fece una
proposta: il 2,5% degli incassi di Guerre Stellari contro la stessa percentuale del film dell'amico. Chi ha
vinto la scommessa?
27/11/2015
Pag. 51
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I tormenti di padre Bergoglio tra dittatura e rigore teologico
Luchetti evita l'agiografia e racconta i difficili anni in Argentina
Paolo Mereghetti
È già difficile raccontare la vita di un uomo illustre quando è morto senza scivolare nell'agiografia, figurarsi
quando è ancora in vita. E al centro dell'attenzione mondiale come papa Francesco. Per questo la prima
preoccupazione di Luchetti, dirigendo Chiamatemi Francesco , è stata - per sua stessa ammissione - quella
di non trasformare Bergoglio in un santino. Anche a rischio di cadere nell'eccesso opposto.
Il film, che si apre e si chiude nei giorni del Conclave e dell'elezione al Soglio pontificio del cardinale
argentino (affidato all'attore Sergio Hernández), sceglie di raccontare alcuni momenti della sua vita da
gesuita: la conversione, il periodo al Colegio Máximo e la vita ai tempi della dittatura, il confronto/scontro
con i confratelli vicini alla teologia della liberazione, le sue scelte a favore di una Chiesa che si dedichi agli
ultimi e ai disagiati. Non tutto è raccontato in maniera piana e distesa, alcune situazioni e persone lasciano
aperti problemi di identificazione in chi non sia esperto di storia ecclesiastica latino-americana (il prelato da
cui va dopo l'uccisione del vescovo Angelelli e che gli offre i dolci è il nunzio apostolico Pio Laghi? Quello
tanto amico dei militari torturatori?), così come si vorrebbe saperne di più sulle ragioni della sua carriera:
che cosa ha fatto per essere nominato superiore provinciale? Perché il cardinale Guarracino vuole proprio
lui, «esiliato» in una parrocchia periferica, per la carica di vescovo ausiliario di Buenos Aires? Ma forse
questi salti e queste ellissi servono proprio per evitare di trasformare il film in una «semplice» biografia e
puntare invece l'obiettivo sul sacerdote e le sue qualità.
Affidato al volto severo dell'attore Rodrigo de la Serna, il giovane Bergoglio del film deve confrontarsi con
un mondo che fatica a tener salda la barra dell'insegnamento cristiano. In tutti i momenti cruciali del film, la
tentazione sembra essere quella di deviare dalla «retta via», sia accentuando l'impegno nel sociale sia
facendosi complici della dittatura. Non è semplice tenere una posizione «equidistante», capace di conciliare
il rigore teologico con l'amore per il prossimo (specie quello più sfortunato), ma sembra proprio questa la
scelta del gesuita Bergoglio. Ed è questo che il film vuol far emergere.
Ecco allora il salvataggio dei giovani seminaristi fatti fuggire in Uruguay ma anche il suo rifiuto della teologia
della liberazione, la sua disapprovazione per i confratelli che hanno scelto di vivere fuori dalle parrocchie
ma il suo intervento per liberare chi è stato fatto prigioniero e torturato. E l'impegno di dare voce a chi non
ce l'ha di fronte al potere. Momenti diversi che trovano il loro senso più profondo nella scena finale del
Papa che si affaccia su piazza San Pietro e che il film affida allo sguardo dello spettatore con pudore e
rispetto.
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Le stelle
Il viaggio umano e spirituale che ha portato l'argentino Jorge Bergoglio alla guida della Chiesa cattolica
Foto: da evitare interessante da non perdere capolavoro
Autore
Daniele Luchetti (55) ha esordito come regista nel 1988. Suoi, tra gli altri, i film «Il portaborse» (1991) e «La
scuola» (1998)
40 Paesi
«Chiamate-mi Francesco», prodotto da Taodue Film e distribuito da Medusa, uscirà in 700 sale dal 3
dicembre
Il film, interpretato da Rodrigo de la Serna (foto sopra) è stato venduto in 40 Paesi; ne verrà fatta una
versione tv per Mediaset in 4 puntate Il progetto ha richiesto 15 settimane di riprese tra Argentina,
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
«Chiamatemi Francesco» Dal 3 dicembre in 700 sale . E ci sarà una versione televisiva: quattro puntate su
Mediaset
27/11/2015
Pag. 51
diffusione:298071
tiratura:412069
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Germania e Italia e coinvolto 3.000 comparse
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015
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27/11/2015
Pag. 1,15 Ed. Torino
diffusione:289003
tiratura:424634
Mazzetti, musa del free cinema
CLARA CAROLI
LA MUSA del Free Cinema Lorenza Mazzetti, nipote di Einstein, avventurosa esordiente dietro la macchina
da presa nella Londra degli anni 50, è stata protagonista della giornata di ieri al Tff. Ha ricevuto al Massimo
il Premio Maria Adriana Prolo dell'Amnc. Il debutto nel cinema della Mazzetti è leggendario: ruba alla
scuola d'arte la cinepresa e la pellicola per realizzare "K", il film tratto dalla Metamorfosi di Kafka che il Tff
ha riproposto nell'omaggio. A PAGINA XV «DA ANNI tento di avere Terence Davies a Torino, è l'autore
ideale per questo festival. È uno dei maggiori poeti del cinema degli ultimi trent'anni».
Così il direttore Emanuela Martini accoglie il Premio Gran Torino, il regista di "Voci lontane sempre
presenti" che al Tff porta il suo ultimo film "Sunset Song", proiettato al Reposi dopo la cerimonia di
premiazione. «Sono orgoglioso di ricevere il riconoscimento dal paese della cultura - dice Davies - sono
cresciuto con i film italiani del Neorealismo.
Sono commosso». E poi: «Continuiamo a coltivare la magia del cinema!», esorta il regista inglese.
Un'altrettanto emozionata Elisabetta Sgarbi ha raccontato come il suo "Colpa di comunismo", in concorso
Torino 33, sia dedicato alla madre, Rina Cavallini, scomparsa da poco. «È per lei, anche se non lo potrà
vedere». Il progetto ha preso l'avvio da un interesse della filmaker (ex direttore di Bompiani, che
recentemente ha fondato la Nave di Teseo in dissenso con "Mondazzoli") per le badanti che si stavano
occupando dei suoi anziani genitori. È venuto fuori un racconto a tre voci sul mondo delle lavoratrici
romene.
«Persone che sarebbero invisibili e invece hanno un ruolo centrale nelle vite e nelle case dei nostri cari dice Sgarbi - in un momento di loro grande fragilità. Persone umili, storie minime che hanno però vissuto la
Storia con la essere maiuscola. Il film si è scritto da solo, non l'avevo pensato così, è venuto fuori seguendo
le storie di queste donne». "Colpa di comunismo", spiega l'autrice, «perché comunque, quando c'era e
quando non c'è stato più, ha condizionato la vita di queste lavoratici e le ha portate ad essere quello che
sono nel nostro paese». Del suo impegno di editor e regista, Sgarbi spiega: «Il cinema è importantissimo,
mi fa andare in profondità. La Nave di Teseo è una grande avventura, una scelta radicale il cui senso si
spiega da sé». Il film è prodotto da Betty Wrong con Rai Cinema e sarà distribuito da Istituto Luce.
La musa del Free Cinema Lorenza Mazzetti, nipote di Einstein, avventurosa esordiente dietro la macchina
da presa nella Londra degli anni 50, è stata l'altra protagonista della giornata di ieri al Tff. Ha ricevuto al
Massimo il Premio Maria Adriana Prolo dell'Amnc. Il debutto nel cinema della Mazzetti è leggendario: ruba
alla scuola d'arte la cinepresa e la pellicola per realizzare "K", il film tratto dalla Metamorfosi di Kafka che il
Tff ha riproposto nell'omaggio assieme all'altro manifesto del Free Cinema, "Together". «Erano anni
formidabili, di grande sperimentazione e libertà creativa. Inizialmente volevo dipingere, ma poi il cinema è
stato un richiamo fortissimo. E ho seguito il mio istinto». Dell'amicizia con Pasolini: «Qualcuno (Muccino,
ndr) ha definito il cinema di Ppp "amatoriale"? Ma che bello! Meglio amatoriale di certo cinema di oggi in cui
tutto è perfetto». Mazzetti, la cui famiglia è stata vittima della barbarie nazista, ha fatto della memoria delle
vittime dell'Olocausto il suo impegno. Una missione che vorrebbe perseguire proiettando nelle scuole la
versione cinematografica del suo romanzo autobiografico "Il cielo cade". Lei, che ha provato sulla sua pelle
«l'azzeramento della pietà perpetrato dalle Ss», vede negli attentati di Parigi e nella mano dell'Isis la stessa
«ferocia contro la razza e la religione» del regime nazista.
AMATORIALE Il pubblico del Tff e Lorenza Mazzetti: "Amatoriale non è un'offesa, meglio quello che certo
cinema di oggi in cui tutto è perfetto"
DA VEDERE
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015
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TORINO FILM FESTIVAL
27/11/2015
Pag. 1,15 Ed. Torino
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THE WAITING ROOM Alle 11.30 al Reposi 1 e alle 19.30 al 3, in concorso lungometraggi, il film di Igor
Drljaca: un attore bosniaco a Toronto sogna di tornare in scena e fa i conti con la Storia EVA NOVÁ Nella
sezione Torino Film Lab lo slovacco Marko Skop con "Eva Nová", premio Fipresci a Toronto, alle 19.45 al
Reposi 2.
Il regista racconta di essersi ispirato ad Annie Girardot
Foto, video e approfondimenti su torino.repubblica.it PER SAPERNE DI PIÙ
27/11/2015
Pag. 31
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tiratura:278795
"Il mio Bergoglio, non un santino ma un grande uomo d'azione"
Il regista Daniele Luchetti parla di "Chiamatemi Francesco" film sulla vita del Papa prodotto da Mediaset in
sala dal 3 dicembre
FULVIA CAPRARA
Non ha paura perché «è passato attraverso molti inferni e qualche purgatorio». Non ha paura perchè ha
sfidato la violenza efferata della dittatura militare di Videla. Non ha paura perché, secondo la regola
gesuita, è «abituato a tenere vivo il circuito testacuore, seguendo sempre lo stesso schema d'azione,
preghiera, decisione, azione». La sfida era immensa, e poteva dare risultati scontati, il solito santino senza
chiaroscuri, invece Daniele Luchetti, regista di Chiamatemi Francesco Il Papa della gente , ha dribblato la
trappola realizzando un'opera fedelissima alla figura del protagonista e insieme attenta alle tante
sfaccettature della sua personalità: «A un certo punto ho dovuto smettere di pensare che questa persona è
viva e vegeta e vive a un chilometro da casa mia, per un anno e mezzo non mi sono più occupato, giorno
per giorno, delle sue mosse, e questo mi ha reso libero». Avventura straordinaria Adesso che il film è finito,
pronto per arrivare giovedì 3 dicembre in 600 sale con il marchio Medusa, il regista del Portaborse e di Mio
fratello è figlio unico , può dichiarare sereno: «Ho cominciato il film che non credevo, ora posso dire di
credere molto di più nella gente che crede». E già questo potrebbe essere un altro dei miracoli bergogliani,
il frutto dell'impegno di un uomo che «ha vissuto tutta la sua vita preoccupato», un «hombre vertical» che,
non a caso, ha scelto la «Madonna dei nodi» come principale guida in un percorso dedito alla risoluzione
volenterosa dei problemi umani. Il film-inchiesta, prodotto da Mediaset attraverso la Taodue di Pietro
Valsecchi (seguirà una versione tv in 4 puntate), ripercorre, in un flashback, l'avventura straordinaria di
Bergoglio (Rodrigo De La Serna) dall'epoca in cui era studente peronista, fidanzato e legato da profonda
amicizia alla p ro fe s s o re s s a d i c h i m i c a Esther Ballestrino che resterà per sempre suo
irrinunciabile punto di riferimento, fino alla serata della proclamazione in Vaticano, quando il Pontefice,
vestito di bianco e con la croce di ferro sul petto, salutò i fedeli raccolti in Piazza San Pietro. In mezzo c'è la
scelta di diventare gesuita, la nomina a Padre Provinciale in Argentina, i terribili anni spesi cercando di
mettere in salvo fedeli e sacerdoti, strappandoli al destino di desaparecidos, i rapporti con i preti di strada,
portabandiera della teologia della liberazione, la scelta di svolgere l'impegno di Arcivescovo di Buenos
Aires nelle periferie più degradate: «Ho avvertito una responsabilità enorme - dice De La Serna -, era molto
difficile far venir fuori la spiritualità del protagonista, però, facendolo, ho imparato a pregare». Per entrare in
sintonia con il personaggio, l'attore cileno Sergio Hernandez, che lo interpreta in età avanzata, racconta di
essere entrato in una specie di ritiro: «È la più grande opportunità della mia carriera e volevo essere
credibile. Bergoglio è una persona abituata a studiare gli altri con grande attenzione, anche quando stava
zitto era come se scannerizzasse tutti. Noi cileni siamo fratelli degli argentini, sappiamo che, durante il
regime, la Chiesa ha protetto tanta gente e poi ha sempre svolto un grande lavoro nelle zone più disastrate
delle nostre città. L'investitura di Bergoglio è il riconoscimento di un percorso iniziato tanti anni fa». Il film,
che come fa sapere il direttore generale contenuti Mediaset Alessandro Salem, è costato 15 milioni di
dollari e sta per essere venduto in 40 Paesi del mondo, sarà proiettato il 2 dicembre in Vaticano, in Sala
Nervi, davanti a 7mila persone invitate dai padroni di casa: «Il nostro viaggio - racconta Valsecchi - è
iniziato nel 2014, quando io e Luchetti siamo andati in Argentina, incontrando gli amici di gioventù, i
sacerdoti, tutte le persone che avevano lavorato con Bergoglio. In vari momenti mi sono chiesto "chi sono
io per fare un film sul Papa"? Poi, andando avanti, ripercorrendo le tappe della sua esistenza, ho capito
bene perché Bergoglio è come lo vediamo, un uomo molto laico, che non ha paura di niente, perchè ha
visto tutto». Mentre spera che il Pontefice decida di assistere alla proiezione del 2, Valsecchi ha già spedito
al presidente Usa una copia sottotitolata dell'opera, e, nel frattempo, lo ha fatto vedere a Checco Zalone, a
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Anteprima
27/11/2015
Pag. 31
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cui «è piaciuto moltissimo».
Ho dovuto smettere di pensare a lui che vive a un chilometro da casa mia, per oltre un anno non ho
più seguito tutte le sue mosse: ciò mi ha reso libero
Quando ho cominciato la lavorazione del film non credevo, ora posso dire di credere molto di più
nella gente che crede Daniele Luchetti Regista e sceneggiatore
Foto: AFP
Foto: Da giovane Lo interpreta Rodrigo De La Serna: «Era difficile far emergere la sua spiritualità:
facendolo ho imparato a pregare»
Foto: Due momenti di "Chiamatemi Francesco - Il Papa della gente" : il film sarà proiettato il 2 dicembre in
Vaticano, in Sala Nervi
Foto: LAPRESSE
Foto: In età avanzata È il ruolo recitato da Sergio Hernandez: «Volevo essere credibile. Per prepararmi
sono entrato in una specie di ritiro»
27/11/2015
Pag. 39 Ed. Torino
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Luigi La Spina
Una settimana di sale pienissime, in barba a tutte le paure. Tanti film, quasi tutti di ottima qualità. E
pazienza se non ci sono stati lustrini, star, tappeti rossi, feste e cotillon, perché proprio nessuno ne ha
sentito la mancanza. Il bilancio artistico del Torino film festival, quest'anno, si chiude indubbiamente in
positivo. Ma si accoppia pure a un altro bilancio positivo, non meno importante, quello economico. Il conto
non si chiuderà, al solito, in rosso e la prossima edizione potrà utilizzare anche qualche risparmio per
investire.
La lezione di questo successo è semplice, ma non è detto che, con una buona ricetta, si riesca sempre a
preparare un buon piatto, perché ci vuole pure un bravo cuoco.
L'idea vincente è stata quella di abbinare le risorse della Film commission all'istituzione del Museo del
cinema, quella famosa sinergia pubblico-privato di cui spesso si parla, ma che non è mai facile da
realizzare. Si sono individuati due bravi cuochi, ognuno con specifiche e complementari competenze:
Emanuela Martini, la cui grandissima esperienza nel mondo del cinema ha dato i frutti sperati (e magari
anche quelli insperati) e un personaggio dalla spiccata vocazione imprenditoriale, Paolo Damilano che ha
saputo trovare le risorse per tappare i buchi del bilancio e consentire al festival di guardare al futuro con più
serenità.
Si può sperare che questo buon esempio artistico-manageriale trovi repliche a Torino? Viene subito in
mente una applicazione del modello per riparare i danni di quel grandissimo pasticcio che è stato compiuto
per il rinnovo delle cariche al Salone del libro. Una vicenda chiusa, molto provvisoriamente, con un rattoppo
costituito dal «richiamo alle armi» del soldato, senza paga, Ernesto Ferrero, ma una manifestazione che
presto dovrà trovare non solo un nuovo assetto organizzativo, ma soprattutto definire nuovi obbiettivi e i
modi per realizzarli.
C'è poi una scadenza urgente, nel panorama delle istituzioni importanti per la vita culturale di Torino,
quella del direttore di Artissima. Il mandato dell'attuale responsabile, Sarah Cosulich, scade a marzo e,
anche in questo caso, si tratta di imitare i buoni esempi e non quelli cattivi. Speriamo che il dissidio tra
Regione e Comune, tra chi vorrebbe indire un bando per indicare il miglior direttore e chi, visto il successo
della manifestazione, vorrebbe confermare Sarah Cosulich non finisca come per il brutto compromesso che
fu trovato per il Salone del libro. Il passato può suggerire sia la perseveranza, per una buona causa, sia
l'ostinazione, per una cattiva. Ai nostri politici la scelta.
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Il film festival sia un modello
27/11/2015
Pag. 67 Ed. Torino
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Il cinema di montagna ritenta la sfida alla "capitale" Trento
T orino capitale del cinema di montagna. Una definizione che torna ciclicamente, quasi come quella di
«Torino, capitale delle Alpi», salvo poi limitarsi a qualche proiezione con dibattito fra addetti ai lavori in una
città che ha la montagna nel suo Dna, ma che non riesce a concentrare risorse e idee in progetti vincenti,
superando le tante «nicchie» che si considerano depositarie della cultura alpina nostrana. Insomma la sfida
a Trento, da sempre «capitale» del cinema di montagna resta un sogno. Sotto l'etichetta di CinemAmbiente
nasce il progetto «Riportiamo le Alpi al Cinema», sostenuto dalla Compagnia Dislivellli che si è affidata
all'Associazione «Dislivelli» per la parte ideativa.
Tre film per questa mini-rassegna,ospitata al cinema Massimo. Si comincia lunedì 30 novembre, alle ore
21,con una serata dedicata al Cervinoa. Sarà proiettato, in anteprima torinese, il film «Cervino, la montagna
del mondo» di Nicolò Bongiorno: un racconto della scalata con lo stesso Bongiorno nei panni del cliente e
Marco Barmasse in quelli della guida, esaltato dalla splendida fotografia di Hervé Barmasse. Coordina
l'incontro Enrico Camanni.
Secondo appuntamento, lunedì 14 dicembre per una serata dedicata all'arrampicata, condotta da
Leonardo Bizzaro,con la proiezione di «Valley Uprising» di Nick Rosen, Peter Mortimer, Josh Lowell,
dedicato al gruppo di straordinari innovatori che dalle vette dello Yosemite. Lunedì 18 gennaio 2016 serata
dedicata al rapporto fra uomini e alberi a partire dalle parole e dalle riflessioni dello scrittore Erri De Luca,
protagonista del film «Alberi che camminano». Interverrà il regista Mattia Colombo. Coordina Tiziano
Fratus. [G.NOV.]
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015
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Torino
27/11/2015
Pag. 49 Ed. Asti
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valentina fassio
La settima arte sul «red carpet» dell'Asti Film Festival: oggi alle 17 in Sala Pastrone, si terrà l'incontro con
Giuliana De Sio che apre l'edizione 2015. Ospite dell'evento dedicato a Mario Monicelli, riceverà il premio
«Città di Asti». Il festival
Organizzato dal circolo Sciarada che quest'anno rinsalda la collaborazione con Vertigo, la manifestazione
si svolgerà dal 9 al 12 dicembre in Sala Pastrone e al Teatro Alfieri. Confermata la formula con ospiti,
proiezioni e tre sezioni in concorso: «La prima cosa bella» dedicata alle opere prime, «Asti Short»
(cortometraggi), «Asti Doc» (documentari).
«Quest'anno puntiamo sulle eccellenze del "nostro" cinema, ospitando molti registi e attori piemontesi anticipa Riccardo Costa del circolo Sciarada - Confermata la collaborazione con le scuole: sarà al lavoro la
giuria Giovani, con uno spazio dedicato ai ragazzi del Castigliano autori del video "Caffelatte"». Presidente
di giuria sarà il piemontese Marco Ponti, sceneggiatore e regista di film come «Santa Maradona» e «Io che
amo solo te», che vede tra i protagonisti Valentina Reggio, attrice originaria di Bubbio, scelta come Madrina
del festival. Tra i giurati, nomi noti del cinema «Made in Piemonte» come gli attori astigiani Andrea Bosca e
Simone Coppo. «In giuria anche il ritorno di "amici" del festival, già protagonisti delle scorse edizioni come
Giovanni Anzaldo e Guglielmo Pinelli, interpreti del film "Il capitale umano" - continua Costa - Ma anche
Nicola Nocella, ospite in più d'una edizione, interprete di film e serie tv». Ospiti
Tra gli altri protagonisti, Paolo Cevoli, Silvio Soldini, Giorgio Pasotti, Giulia Michelini, Steve Della Casa. «Il
Premio alla carriera sarà consegnato a Carlo Leva, scenografo di Sergio Leone - conclude Costa - Apertura
e chiusura del festival sono affidate a grandi donne del cinema italiano: oggi Giuliana De Sio, mentre la
chiusura sarà con Anna Bonaiuto». Confermati i partner: Creative, Biblioteca Faletti, Nig-Nuove Idee
Globali, con il patrocinio di Comune, Provincia, Piemonte Film Commission e con il sostegno di Reale
Mutua.
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015
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Oggi in sala Pastrone l'Asti Film Festival presenta il programma e premia
Giuliana De Sio
27/11/2015
Pag. 28
diffusione:135752
tiratura:185831
«Io e il Papa, che follia»
Daniele Luchetti e Pietro Valsecchi, regista e produttore , raccontano "Chiamatemi Francesco" il film su
Bergoglio che rievoca gli anni durissimi della dittatura argentina e l'impegno sociale del futuro pontefice.
«Una sfida impossibile» in cui Mediaset ha subito creduto. In uscita giovedì
Gloria Satta
Se gli capitasse (e potrebbe capitargli proprio nei prossimi giorni) di trovarsi faccia a faccia con Papa
Francesco, Daniele Luchetti rimarrebbe senza parole: «Penso che farfuglierei dall'emozione e chissà,
magari il Santo Padre potrebbe incoraggiarmi a stare rilassato», sorride il regista. Il film Chiamatemi
Francesco , la sfida più spericolata della sua carriera (e di quella del produttore Pietro Valsecchi, che ha
avuto la «pazza idea» di farlo), verrà infatti presentato in anteprima mondiale in Vaticano martedi 1
dicembre, cioè due giorni prima di sbarcare nei cinema con Medusa. «Le sale saranno 700», annuncia l'ad
Giampaolo Letta. Ci sarà anche il Pontefice nella Sala Nervi? Difficile saperlo. Ci saranno però 7mila
spettatori pronti a scoprire sullo schermo la giovinezza di Papa Francesco nella natìa Argentina. Luchetti,
con l'aiuto dello sceneggiatore Martin Salinas, ha infatti ricostruito la vocazione sacerdotale che irrompe
nella vita spensierata di Bergoglio (e comporta la rinuncia a una fidanzatina), l'impegno pastorale nelle
favelas con i preti di strada, la sua "carriera" nella Compagnia di Gesù, gli orrori della dittatura militare, il
dramma dei desaparecidos, il conclave che lo eleggerà. «La mia preoccupazione numero uno», spiega il
regista, «era mantenere uno sguardo laico per non scadere nell'agiografia. E rispettare la storia recente
dell'Argentina, su cui sono stati girati altri film». Luchetti racconta l'evoluzione del progetto. «All'inizio ho
considerato Chiamatemi Francesco un film su commissione. Poi ho avuto una specie di innamoramento e
ho capito che era necessario girarlo». E ci sono state ripercussioni personali? «Ero un non credente, oggi
credo in chi ha fede anche perché in Argentina ho incontrato dei preti straordinari. Non ho lasciato spazio
alle voci su una presunta collusione di Bergoglio con il regime dei generali: non mi sono parse credibili».
Aggiunge Valsecchi: «Chi sono io per raccontare Papa Francesco? Questo interrogativo non mi ha fatto
dormire a lungo tanto più che abbiamo lavorato in assoluta indipendenza, senza avere riscontri in Vaticano.
Il film l'ha visto solo monsignor Karcher, cerimoniere pontificio, e lo ha definito veritiero. Lo manderò anche
al presidente Obama». GLI ATTORI Due sono gli attori che interpretano Bergoglio in altrettanti momenti
della sua vita pre-papale: il 39enne argentino Rodrigo de la Serna e il cileno Sergio Hernàndez, 58. «Loco
(pazzo), così mi dicevano gli amici quando hanno saputo che avrei fatto Papa Francesco», racconta
Rodrigo. «Ho avvertito una responsabilità enorme, anche perché il film racconta una ferita ancora aperta
nella storia del mio Paese. Ma ho imparato a guardarmi dentro e, in qualche modo, a pregare». Aggiunge
Hernàndez: «Per evocare l'interiorità di Bergoglio ho chiuso i rapporti col mondo e per due mesi ho
ascoltato discorsi del Papa, letto i suoi scritti, guardato le sue apparizioni». «Mediaset ha creduto subito in
Chiamatemi Francesco », racconta Alessandro Salem, direttore generale dei contenuti, «e quando il
soggetto è stato proposto da Valsecchi a Pier Silvio Berlusconi e ai vertici aziendali, il film è stato finanziato
con 15 milioni di dollari, senza coproduzioni». È già stato venduto a 40 Paesi. E tra un anno e mezzo andrà
su Canale 5 la versione tv, 4 episodi da 50 minuti ciascuno.
Foto: BIOGRAFIA Rodrigo de la Serna, che impersona il giovane Bergoglio in tre scene del film. Davanti ai
poliziotti in un quartiere popolare Con la sua fidanzata, prima di diventare gesuita E con Esther, sua
insegnante di Chimica
Foto: «NON HO DATO SPAZIO ALLE VOCI SU UNA SUA PRESUNTA COLLUSIONE CON I GENERALI
NON ERANO CREDIBILI»
Foto: Daniele Luchetti
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L'EVENTO
27/11/2015
Pag. 1
diffusione:41112
tiratura:81689
Italiaonline apre le porte anche all'e-commerce
Plazzotta
a pag. 20 Italiaonline, che nel 2014 aveva avuto ricavi per 95,5 milioni di euro, si appresta a chiudere un
2015 «in linea col mercato», dice il chief operating officer Gabriele Mirra, per un settore Internet che, dati
Nielsen alla mano, in Italia è in calo del 4% nei primi nove mesi dell'anno. Ma proprio negli ultimi mesi del
2015 Iol sta gettando le basi per lo sviluppo del suo business futuro: sia grazie alla partnership con il
gruppo Sky, che parte dal 1° dicembre. Sia con l'acquisizione di Seat Pagine Gialle, che porterà alla nascita
di altri siti verticali dedicati al cibo, al benessere e alla casaarredamento, con una decisa spinta sull'ecommerce (novità per Italiaonline) delle piccole e medie imprese attive in questi comparti. Quanto alla
operazione con Sky, già annunciata su ItaliaOggi, «dal 1° dicembre Italiaonline diventa concessionaria
esclusiva per la raccolta pubblicitaria di tutte le property digitali di Sky: dai siti di Sky Tg24 e Sky Sport a
quelli di Sky Cinema e Sky Arte, passando per i differenti siti dei canali e dei programmi del gruppo». In
precedenza la raccolta era curata da Websystem 24 del gruppo Il Sole-24 Ore. «Ma Iol non è una azienda
che sia molto interessata a fare la concessionaria di terze parti», aggiunge Mirra, «anzi, aggregare pezzi di
audience a soli fi ni commerciali ci creerebbe problemi di bottom line. E invece noi siamo abituati a livelli di
marginalità elevati (nel 2014, per esempio, l'ebitda è stato di 34 milioni di euro e il risultato operativo di 21,8
mln su 95,5 mln di ricavi complessivi, ndr). Quindi con Sky abbiamo stretto una partnership organica ampia:
Italiaonline integrerà nelle homepage dei propri portali (in primis Libero.it e Virgilio.it, ndr) una serie di
contenuti premium di Sky (servizi dei tg, highlights sportivi, momenti di X-Factor, ecc, ndr) che poi potranno
essere visualizzati e approfonditi sui siti verticali di Sky stesso. Inoltre, metteremo a disposizione il nostro
know how nel web design, collaborando con Sky per rinnovare alcune web property del gruppo». E in effetti
è già iniziato il restyling del sito di Sky Tg 24, poi sarà la volta di quelli di Sky Sport e Sky Cinema. In questo
modo i contenuti di Sky (ovviamente una parte molto selezionata e limitata) potranno essere veicolati
presso l'ampia audience di Italiaonline, formata da oltre tre milioni di persone al giorno, 18 milioni al mese,
e con più di 11 milioni di indirizzi di posta elettronica attivi, «dando ancor più valore alle property digitali di
Sky», sottolinea Aldo Agostinelli, digital marketing and sales director di Sky Italia, «sia in termini di raccolta
pubblicitaria, sia di sviluppo di prodotti innovativi per gli utenti italiani». Tutto ciò si tradurrà in una
immediata crescita delle audience dei siti di Sky (in passato altri siti, una volta appoggiatisi a Italiaonline,
hanno anche decuplicato i loro contatti) e, di conseguenza, dei ricavi pubblicitari dall'online. Certo, a un
manager come Mirra, che si deve accontentare di 100 mln di euro di fatturato all'anno nonostante i tre
milioni di audience al giorno, magari piange un po' il cuore quando prende nota dei ricavi pubblicitari dei
broadcaster televisivi italiani, infi nitamente più alti nonostante audience non tanto superiori alla sua. «Lo
sappiamo», risponde Mirra, «che il mercato italiano ha peculiarità tutte sue. Forse anche perché i player
italiani sul web sono troppo frammentati. La sfi da di Italiaonline è proprio quella di fare un po' di sintesi in
Italia, costruendo un player con una massa critica tale da essere credibile per le multinazionali che
investono in pubblicità. Noi siamo già al primo posto tra i siti tecnologici, tra il primo e il secondo nei motori
e nella fi nanza. E stiamo per partire in almeno altre tre aree specifi che: il cibo, il benessere e la casaarredamento, con forti iniziative di e-commerce per aiutare le pmi». © Riproduzione riservata
Foto: Aldo Agostinelli Gabriele Mirra
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015
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27/11/2015
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SOFFERENZE DA DIVI
DiCaprio congela sul set, Hemsworth è pelle e ossa Sopravvivere a Hollywood non è mai stato così duro
GEMMA GAETANI
Uscirà il 25 dicembre negli Stati Uniti, e nel resto del mondo l'8 gennaio 2016, l'attesissimo nuovo film con
Leonardo DiCaprio , The Revenant , in italiano Revenant - Redivivo , regia di Alejandro G. Iñárritu. Leo ha
appena dichiarato quanto sia stato duro girarlo. «È il film più difficile che abbia mai fatto», ha detto,
raccontando di avere anche «dormito dentro una carcassa di animale». Esperienza che per altro non è
stata nemmeno la peggiore: «La difficoltà vera è stato il freddo, abbiamo girato a meno 15 gradi». Il film
traspone sullo schermo il romanzo omonimo di Michael Punke, e racconta la storia reale di Hugh Glass,
cacciatore di pellicce che nel 1823 viene derubato e abbandonato dai suoi sodali che lo credono insalvabile
dopo l'attacco di un orso (gli ammazzano anche il figlio), e invece percorre da solo e sotto shock centinaia
di chilometri per riacciuffare gli infami e vendicarsi. Anche Iñárritu non ha fatto mistero del fatto che più che
di ripresa si è trattato di un'impresa: «Io mi sento il vero redivivo, ma pure un idiota, sono messicano, un
uomo dei tropici in mezzo alla neve...». Alla fine, comunque, la ripresa-impresa è stata portata a termine. E
per una prova recitativa del genere - c'è chi non riesce a dormire nemmeno accanto al corpo dell'amante
appena copulato, figurarsi appisolarsi dentro un animale morto - Leonardo stavolta meriterebbe quell'Oscar
che ancora non ha vinto. Troppe nomination rimaste tali stanziano nella sua biografia professionale.
Clamoroso è stato il caso degli Oscar 2015: nominato miglior Attore protagonista per un filmone assoluto
come The Wolf of Wall Street , nel quale aveva dimostrato un talento sovrumano (la lunga scena della
mezza overdose di Quaalude, tra le altre), eravamo tutti convinti che avrebbe avuto la statuetta, ma nisba.
La ottenne Matthew McConaughey , che per Dallas Buyers Club era dimagrito fino a ridursi a uno
scheletro. Non furono pochi i fan di Leo (noi per primi) che per un momento desiderarono di ridurcelo
letteralmente, così da fregargli la statuina dalle grinfie e darla a Leonardo all'urlo di «Giustizia è fatta!». E
proprio mentre eravamo qui a dirci che per The Revenant Leonardo sarà senza dubbio nominato e
vittorioso, ecco profilarsi all'orizzonte un probabile antagonista, il cui sforzo fisico potrebbe far sembrare il
sonno di Leo in una carogna e il freddo micidiale una passeggiata per signorinette: Chris Hemsworth ...
Stavolta è stato lui a sottoporsi a una trasformazione corporea pesantissima, passando dal muscolosissimo
Thor degli Avengers Marvel a marinaio dal peso di anoressico nel nuovo film di Ron Howard, Heart of the
Sea - Le origini di Moby Dick . «Abbiamo perso la testa, a furia di pesarci ogni giorno. Immaginate 15 tipi
massicci in mare che parlavano solo di dieta, e di chi avesse perso più peso, e di chi sembrasse davvero
magro. È assurdo!», ha dichiarato Chris, e ha postato sul suo profilo Twitter una foto che lo ritrae durante le
riprese, magro come un chiodo e coi capelli più rovinati di uno che ha pestato un filo elettrico. Scoperto. È
ufficiale: ormai i divi devono affrontare le peggiori prove per interpretare film. Hugh Jackman , lo smagliante
e muscoloso Wolverine dell'omonimo film per diventare Jean Valjean nei Miserabili sembrò essere stato
tenuto a digiuno mesi, poi in ammollo nell'acido e infine impanato nell'immondizia. Michael Fassbender per
Hunger perse quasi 20 chili. Aveva invece accumulato forse quintali di muscoli Jake Gyllenhall per
interpretare la parte del campione di boxe in Southpaw . Idem J ared Leto , che per Chapter 27 è
ingrassato di addirittura 30 chili. Persino Sylvester Stallone , il corpo più scolpito della storia del cinema, per
Cop Land rinunciò alla consueta forma costruita in palestra e accumulò una notevole pancia. Ma il caso più
emblematico è quello di Christian Bale , che per l'Uomo senza sonno diventò magro come un palo, poi si
trasformò in una montagna di rocciosi muscoli per Batman, quindi ingrassò come Poldo di Braccio di Ferro
per American Hustle . Lo scriviamo ora che le nomination sono ancora distanti e non lo rinnegheremo:
potrà arrivare anche un uomo che per interpretare una donna (o viceversa) si sia sottoposto all'operazione
chirurgica di cambio del sesso, noi non vogliamo sentir ragioni. Abbiamo già stilato il testo della petizione
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Il metodo per conquistarsi l'Oscar
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che caricheremo sul sito change.org se Leo non avrà nomina e conferimento dell'Oscar per The Revenant .
Diamine: esiste anche un merito diacronico, cioè accumulato nel tempo. Deve esistere. E se non esiste,
spiegheremo che deve esistere. UN FISICO BESTIALE Nelle foto a fianco, Chris Hemsworth: a destra,
muscoloso nei panni di Thor; a sinistra, magrissimo nel nuovo film. Sopra, Leonardo DiCaprio
27/11/2015
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" Io, fidanzata di Scrocchiazeppi oggi sono finita in analisi "
Ostinata e contraria Ha 29 anni, ha suonato percussioni e studiato in America. Dopo tante porte in faccia,
oggi può permettersi il lusso di rifiutare copioni
MALCOM PAGANI
Greta Scarano ha 29 anni. Nella vita ha suonato le percussioni, studiato in America, faticato sui classici: " A
un certo punto ho incontrato il divertimento e sono diventata una capra, ma con il greco e il latino non me la
cavavo male " , cercato il proprio ritmo tra le pause del cinema. Di un percorso iniziato nella
preadolescenza ricorda tutto: " Facevo un provino alla settimana, ogni tanto mi rifiutavano e mi chiudevano
la porta in faccia, con il tempo ho capito che se le cose non succedono è perché non devono capitare. Una
ragione, se la cerchi bene, c ' è sempre " . STEFANO SOLLIMA l ' ha voluta nel suo Romanzo Criminale
per Sky: " Era la fidanzata non proprio fedele di Scrocchiazeppi " e poi in S uburra , compagna eroinomane
di Alessandro Borghi. Saverio Costanzo ha fatto lo stesso nella seconda stagione di In Treatment , per
interpretare Elisa, una studentessa di architettura ammalata di cancro che nega le proprie debolezze e solo
attraverso il confronto con Sergio Castellitto e con il proprio inconscio, riuscirà a comprendere se stessa e a
razionalizzare la malattia. Greta Scarano è la protagonista di sette dei 35 episodi prodotti da Wildside.
Adattati da Rampoldi, Bernardini, Durzi, Fabbri e Sardo con la supervisione di Lusuardi e in onda dal 23
novembre su Sky Atlantic (ogni giorno dal lunedì al venerdì alle 19:40 e alle 23:10, con possibilità di
rivederli tutti on demand il lunedì), le puntate vedono in scena Maya Sansa, Licia Maglietta, Adriano
Giannini, Isabella Ferrari, Michele Placido, Alba Rohrwacher, Barbara Bobulova e molti altri attori che
Scarano un giorno sognava solo di incontrare: " Non per i soldi, perché sono una persona molto semplice e
non chiedo nulla di più che vivere in maniera dign it os a " , ma dice Greta: " Perché recitare è un ' aspi
razione che avevo fin da bambina " . In famiglia, con un padre neurochirurgo ed esterofilo e una madre "
che è sempre stata dalla mia parte e da quella delle mie due sorelle " , il palco e le luci non hanno mai
rabbuiato nessuno: " Sono stata sempre invitata a scegliere l ' avventura, a imparare le lingue, a possedere
gli strumenti adatti a farmi scegliere il mestiere che mi somigliasse di più " . ATTRICE quindi, con l ' ingle se
come ruota di scorta da far viaggiare sulle strade nel caso in cui in Italia gli orizzonti dovessero restringersi
all ' improvviso: " L ' ho imparato alla Corner School, in Alabama, dove andai per un anno allo scopo di
frequentare la quarta liceo " . L ' esperienza: " P re c e du t a da una sorta di prova in Vermont, al freddo e
al gelo per due settimane " fu dirimente: " Ero partita con i galloni da studentessa provetta e sono tornata in
Italia senza aver più la voglia di aprire un libro di scuola " . A Roma, dai motorini del Liceo Visconti: " Un '
occupazione permanente con noi ragazzine infatuate dei leaderini stud en t e sc h i " al teatro: " Ci nque
anni di corso " il passo fu breve. Oggi Greta può permettersi il lusso di mettere nell ' angolo i copioni che
non la convincono e persino di scegliere. Con Costanzo, " che è pragmatico, di poche parole e molto
pratico, come sul set piace essere a me " si è trovata benissimo: " Così bene che pur non essendo mai
stata prima di allora in analisi, ho scelto di andarci. Ero curiosa. Per il ruolo che mi era stato dato dovevo
cercare di capire. Saverio mi ha detto ' perché non provi? ' e ho deciso di dargli retta " . Una breve fiamma:
" Ho smesso poco dopo " e un ' interpre tazione nella quale - dice - " non mi sono mai sentita in difficoltà. Il
copione sembrava un flusso di coscienza con un suo senso logico e l ' ho imparato con grande facilità " .
Più raziocinio e meno istinto che in Suburra perché registi e registri erano diversi: " Conosco il cinema di
Sollima e ho cercato di non banalizzare il mio personaggio cadendo nel clichè de ll ' eroinomane. Cercavo
appigli, esempi, paragoni da Natural Born Killers ad Amore Tossico e quando ne parlavo con Stefano lo
osservavo scuotere la testa. Alla fine credo sia venuto fuori qualcosa di veramente originale " . VIOLA, la
fidanzata di Aureliano Adami detto ' numero 8 ' , aveva le sue carte da giocare: " Viveva sul pelo dell '
acqua senza mai affogare " . La valigia dell ' attore. La sintesi di un rischio. Il suo compagno, il regista
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015
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L'INTERVISTA GRETA SCARANODai ruoli in "Romanzo criminale" e "Suburra" al lettino di "In Treatment":
"Prima di recitare l'ho provato davvero"
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ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015
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Michele Alhaique, soffre Roma: " Più che Roma, il caos di Roma. E non soffre lui, soffriamo entrambi. Ogni
tanto pensiamo di trasferirci insieme in Alto Adige, ma ci sembra un po ' p re ma tu ro , lei che dice? " . Chi
è Nata a Roma nel 1986, prima di conseguire la maturità classica ha studiato un anno in Alabama. La
carriera Nel 2008 ha esordito nella serie televisiva "R. I. S." e nello stesso anno è stata "Angelina " in
"Romanzo criminale". Oggi sta girando "La Verità sta in Cielo" di Rober to Faenza
Foto: Da bambina sognavo di fare l ' attrice. Sono una persona molto semplice e non chiedo nulla di più
che vivere in maniera dignitosa
Foto: Su Sky Atlantic Greta Scarano sul lettino di Castellitto nella serie "In Treatment
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L'Unità
Al Torino Film Festival incontro con la regista siriana Sara Fattahi che in una pellicola intitolata "Coma"
spiega quello che la guerra produce. « Non uccide e basta, ti spezza dentro » La regista adesso vive in
Libano « Ora non appartengo ad alcun luogo »
Alberto Crespi
Se incontraste Sara Fattahi per strada non sareste nemmeno sfiorati dal pensiero che sia straniera, al limite
potreste scambiarla per una ragazza irlandese: quella cascata di capelli rossi fa pen sare a Sarah Miles in
La figlia di Ryan , certo non a Damasco, ad Assad, all'Isis e a tutto quello che gira intorno alla parola "Siria"
di questi tempi. Invece Sara è siriana e ha portato in concorso al Torino Film Festival un film intitolato Coma
che ci obbliga a guardare questi giorni drammatici da un'angolazione diversa. Lo sguardo di chi è rimasto
là, di chi convive con la guerra ogni giorno. Forse lo stesso sguardo delle donne italiane dal 1940 al 1945,
chissà. Sara Fattahi ha 32 anni e da qualche tempo vive in Libano, a poche centinaia di chilometri da casa.
« Da quando sono uscita dalla Siria non mi sento di "appartenere" a nessun altro posto. La guerra non
uccide solo le per sone, uccide qualcosa dentro le persone, le spezza. Per trovare un luogo nel quale non
sentirmi estranea, ho dovuto crearlo. I film che faccio sono la mia patria. Da un po' di tempo non vado in
Siria ma mi basta infilare nel computer il dvd di Coma per sentirmi a casa». Del resto, è proprio dentro una
casa come tante altre che si svolge tutto il film. Per un'ora e mezza siamo dentro un appartamento
borghese: si prende il caè la mattina, il tè il pomeriggio, si gioca a carte, si fanno i conti (quan to costa una
bombola di gas? Ce ne sarà a sucienza per non morire di freddo il prossimo inverno?). Tre donne, tre
generazioni - nonna, madre, figlia - studiano strategie di sopravvivenza. Le due più grandi - nonna, madre parlano quasi esclusivamente del passato: il nonno che è morto e "lui sì che era un uomo, se fosse qui con
noi non dovremmo aver paura di nessu no"; il padre della più giovane (marito di quella di mezzo) che
invece è sparito, e chissà dov'è finito. Un universo in cui gli uomini sono assenti: o sono morti - di vecchiaia,
o in guerra - o erano dei buoni a nulla. E poi, nella memoria, altre guerre: i missili israeliani durante la
guerra del Kippur nel 1973 (gli arabi la chiamano "guerra del Ramadan") e tanti ricordi brutti, in un paese
dove è sempre stato problematico vivere tranquilli. « L'idea del film è nata quando è morto mio nonno nel
2008. Io sono figlia di genitori separati. Ho girato Coma per compensare le mie perdi te, è come se con il
film portassi la mia casa e la mia famiglia sempre con me. Damasco per me non è solo una città, è come
una persona. All'interno delle persone stanno morendo delle cose, e anche all'interno della città stanno
morendo delle cose. Non vedo alcun segnale che quella gente possa ripren dersi, né che la città possa
riprendersi: è come se la città, la Siria tutta fosse in coma. Il cinema, l'espressione artistica ti danno la forza
di andare avanti. Tante persone non hanno lasciato la Siria e vogliono rimanere lì, accada quel che accada.
A volte ho la sensazione che siano come delle ombre, o come se una malattia avesse colpito un intero
paese. Si tende a parlare in termini di paesi, di collettività, e sem bra che non esistano i destini delle singole
persone. Invece è importante non dimenticare gli individui. Con il film ho voluto provare a costruire un ponte
fra coloro che sono intrappolati laggiù e noi, che viviamo al sicuro... ammesso che qualcuno sia al sicuro, di
questi temp». Sara Fattahi ha cominciato a lavorare in teatro a 17 anni. Usava la recitazione teatrale come
logopedia per i sordomuti. Poi ha lavorato in tv, in un canale di cartoni animati per bam bini. Quando le
chiediamo - tentando di "parlare d'altro" - quale cinema le piace, cita la Nouvelle Vague, JeanLuc Godard:
ecco da dove arriva il linguaggio frammentato di Coma , la narrazione anti-naturalistica, l'ambizione di
girare un film che sia anche un saggio antropologico e una dichiarazione politica. Su quel che sta
accadendo nel mondo, ci ore un punto di vista sul quale noi europei dovremmo riette re: « I paesi che
parlano di diritti umani sono gli stessi che intervengono militarmente. Dopo gli attentati a Parigi ho chiamato
tutti i miei amici che abitano nella capitale francese. Quando era successa la stessa cosa a Beirut, dove
vivo, nessuno ha chiamato me. Libano, Yemen, Libia possono trovarsi nella stessa situazione, ma non
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« Racconto con un film la lunga agonia di Damasco »
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L'Unità
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importa a nessuno. Questo non è giusto»
Foto: Storie di Siria. A sinistra la regista Sara Fattahi, a destra una scena del film "Coma". Foto: Ansa
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L'educazione sentimentale di una giovane donna
Conflitti familiari, ribellione, i temi cari al regista inglese che ha ricevuto il Gran Premio Torino
Cecilia Ermini
Di memorie e malinconie di un tempo ormai lontano, Terence Davies ha sempre ammantato le inquadrature
e il flusso della sua macchina presa. Instancabile sacerdote del culto del melodramma, a quattro anni di
distanza da The Deep Blue Sea , Davis si immerge nuovamente nella complessità delle leggi del desiderio
femminile, infrante da un mondo maschile violento e squallido, con Sunset Song . Un titolo dalle elegiache
promesse in uno splendido 65 mm, presentato a Toronto lo scorso settembre e ora approdato al Torino
Film Festival nella sezione Festa Mobile. «Sono cresciuto in un periodo in cui fiorivano i cosiddetti 'film da
donne' e mia sorella mi portava spesso al cinema a vedere L'amore è una cosa meravigliosa o Secondo
amore » ha dichiarato il regista inglese di passaggio in città per ricevere il Gran Premio Torino «Queste
sono le mie radici cinematografiche e non è possibile dimenticarlo. Poi sono cresciuto, ho iniziato a fare
cinema e credo, per ogni mio film, di prendere qua e là, sempre inconsciamente, dai registi che ho amato.
Ma non è mai qualcosa di studiato anche perché credo che se si prende coscienza della cosa, l'immagine
diventa immediatamente falsa, perde di autenticità». Tratto dall'omonimo romanzo scozzese di Lewis
Grassic Gibbon, visto per la prima volta in uno sceneggiato televisivo della Bbc verso la fine degli anni '70,
il film si snoda nel corso di dieci anni, fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, attraverso
l'educazione familiare e sentimentale di Chris, l'esile ex supermodel Agyness Deyn. «Me la presentò il
produttore, non avevo la minima idea del suo passato da icona pop delle passerelle, ho semplicemente
capito al volo che era perfetta per la parte». Cioè la giovane figlia di un agricoltore presbiteriano nelle
campagne di Kinraddie, studentessa modello, scissa fra l'attaccamento per la ruvida terra di Scozia e il
rifiuto verso un padre titanico e bestiale che conosce soltanto la frusta e la repressione religiosa come
forma di comunicazione con i figli. Ben presto il nucleo familiare si sfalda: il fratello maggiore parte per
l'Argentina, la madre, esausta dalle continue gravidanze, si uccide insieme all'ultimo arrivato e i fratellini
vengono affidati alla zia senza figli. Chris, protagonista dal nome maschile che per mascherato
minimalismo e abnegazione ricorda il Robert Tucker protagonista della The Terence Davies Trilogy del
1983, abbandona in fretta sogni di indipendenza e, con essi, anche il desiderio di lasciare per sempre quei
paesaggi aspri e mutevoli, fra la bellezza del grano maturo e il dolore delle tempeste, mentre anche il
padre, il consueto, animalesco Peter Mullan, muore per le conseguenze di un ictus. Liberata
dall'autoimposta schiavitù paterna, Chris sostituisce ben presto la figura maschile davanti al focolare con il
coetaneo Ewan, mentre una vocina narrante che risuona come l'infanzia negata, ma mai soppressa,
racconta la parca ebbrezza del matrimonio, gli anni felici, l'arrivo di un figlio, la contemplazione della vita
quotidiana fra le fatiche dei campi e l'amore al calar del sole. Lo scoppio della guerra obbligherà il marito a
partire per il fronte, con conseguenze terribili per l'equilibrio della donna e delle sue terre che Davies
trasforma in personaggi dall'ampio respiro, che agiscono e regolano la vita dei protagonisti. «La nostra vita
contemporanea non è più regolata dai cicli stagionali ma dagli orologi, credo ci sia una falsa concezione del
tempo», spiega il regista. «Se si ripensa al Medioevo, ogni azione era concepita in funzione della luce,
senza nessun'altra possibilità di rimandare qualcosa che andava fatto in un preciso momento. Il mio film ha
riferimenti costanti a questo, alla terra e alla luce, a come influenzavano la vita della gente. Ho voluto
tornare ancora più indietro nel tempo e mostrare questa cosa perduta per sempre».
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TFF33 · «Sunset Song», il nuovo film di Terence Davies, un melodramma tra cielo e terra
27/11/2015
Pag. 23
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Da Dionisi alla Bobulova. Ai Premi De Sica vincono i migliori
Il parterre Per il 40esimo anniversario in sala anche Zubin Mehta
Lidia Lombardi
Non può mancare Dario Franceschini ai Premi Vittorio De Sica, istituiti nel 1975 da quel grande promotore
di cultura, nonché decano della critica cinematografica che è Gian Luigi Rondi. Gli allori infatti vanno non
soltanto al mondo del cinema, ma a rappresentanti di arti, scienze, editoria, critica. Una rosa ampia e un
parterre de roi radunato ieri sotto la volta affrescata da Pietro da Cortona del Palazzo Barberini, omaggio
barocco alla Divina Provvidenza e alle Virtù teologali. E tale da far ripetere al ministro per i Beni e le Attività
Culturali che «abbiamo dimenticato di essere un Paese di talenti che il mondo ci invidia». Annuiscono tutti i
De Sica, radunati nell'occasione della cerimonia numero 40. Prende la parola Andrea, figlio di Manuel,
mentre Christian sottolinea commosso: «In un Paese che facilmente dimentica, ogni volta che sento il
nome di mio padre sono felice». Gian Luigi Rondi, che fa di questa l'occasione per riunire la sua «famiglia
del cinema e non solo», vede ogni anno allargarsi il proprio ideale sodalizio, accendendo i riflettori su nuovi
nomi. Ecco allora, nel 2015, il riconoscimento ad Alessandro Borghi, prorompente fama dopo le recenti
interpretazioni in «Suburra» e «Non essere cattivo», nostro designato agli Oscar. Ma i «De Sica» sono
soprattutto premi alla carriera. Allora, come attrice, stavolta la scelta è caduta su Barbora Bobulova, volto
della fiction televisiva e del grande schermo, capace di affrontare ruoli disparati, dalla giovane Coco Chanel
in tv alle pellicole impegnate di Ozpetek e alle commedie di Paolo Genovese. Giustissimo il «De Sica»
consegnato a Renato Carpentieri, attore e regista irpino dalla poliedrica carriera, in teatro e nel cinema, con
Gianni Amelio («Porte aperte») e Nanni Moretti («Caro Diario», «Il portaborse»), con Salvatores e i fratelli
Taviani. Per la sceneggiatura, premio a Francesco Piccolo, vincitore di uno Strega a cui tra l'altro si deve la
scrittura di «Il capitale umano» di Virzì. Ancora, l'attore Stefano Dionisi ,nel '96 accanto a Mastroianni in
«Sostiene Pereira», è stato scelto, sottolinea Rondi, anche per l'autobiografia appena uscita, «La barca dei
folli», racconto della propria malattia. Per la critica alloro ad Edoardo Bruno e Valerio Caprara. Per
l'impegno civile all'ottantenne avvocatessa Giovanna Cau, che fece parte del primo studio forense
capitolino specifico per il cinema difendendo da Sophia Loren a Luchino Visconti, da Alberto Moravia a Italo
Calvino. Applausi, tra gli altri, a Zubin Mehta (Musica), a Carmine Donzelli e Giuseppe Laterza (Editoria). Il
nazionalpopolare Andrea Vitali insignito per la letteratura, Paolo De Bernardis per l'astrofisica, Maria
Teresa Benedetti per la Storia dell'Arte. Standing ovation per Ettore Scola, venuto a ritirare il premio
conseguito l'altr'anno per «Che strano chiamarsi Federico». Quel Fellini che ottenne un «De Sica» nel
1979.
Foto: Regista Ettore Scola
Foto: Decano Gian Luigi Rondi ( Foto Sirolesi )
Foto: Attrice Barbora Bobulova
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A Roma A Palazzo Barberini Gian Luigi Rondi consegna i riconoscimenti alle personalità del cinema , arte,
scienza, editoria e critica
27/11/2015
Pag. 118 N.48 - 27 novembre 2015
Piccoli registi crescono?
In Italia sono uscite 258 opere prime per il grande schermo negli ultimi cinque anni. Troppe e, spesso, di
scarsa qualità
Paolo Mereghetti
Ho sempre pensato che di fronte a un esordio bisognasse sforzarsi di essere di «manica larga», anche se il
film non era propriamente I pugni in tasca o Io sono un autarchico. Fare un primo film non è semplice come
scrivere un libro o comporre una canzone: mette in gioco fin da subito problemi di soldi, di organizzazione,
di forza contrattuale. Non tutto può essere perfetto e un po' di generosità è il minimo. Il problema è che da
qualche anno a questa parte, grazie anche alla maggior economicità delle tecnologie digitali, gli esordi sono
cresciuti in maniera esponenziale, sollevando problemi fino a ieri inesistenti. Sull'argomento è appena
uscito un bel volume curato da Pietro Armocida, Esordi italiani (Marsilio editore), che riprende e
approfondisce una delle sezioni dell'ultimo festival di Pesaro, appunto le opere prime nazionali tra il 2010 e
il 2015. Il libro ospita numerosi saggi ma io consiglio di leggerlo dal fondo, da quella che potrebbe sembrare
solo un'appendice: l'elenco degli esordi. Sono 258! E dell'anno in corso sono schedati solo i primi sei
mesi... Quando l'ho letto ho dovuto ammettere che, se andava bene, avevo visto il 20, forse il 25 per cento
dei film citati. E il curatore del volume apre il suo intervento ammettendo la stessa ignoranza: «La verità è
che, alla fine, nemmeno li conosciamo», scrive sconsolato, mentre qualcuno, più pessimista, parla
addirittura di «cinecidio» per ricordare che dietro questa scarsissima o quasi nulla conoscenza ci sono
problemi che non riguardano solo i critici ma più in generale il sistema produttivo italiano, i suoi difetti e le
sue ambizioni. E più in generale l'attenzione che l'Italia ha per la cultura e chi vi si vuole avvicinare. Perché
ormai il problema non è più «fare un film» ma piuttosto «come farlo vedere?» Questa settimana in Italia
escono - se non ho sbagliato i conti - ben 12 film di prima visione, settimana scorsa erano 13. Tra di loro,
tra il cartoon Pixar e il blockbuster hollywoodiano, tra la commedia comica e quella con ambizioni autoriali
(con un cast internazionale) c'erano anche tre esordi italiani: qualcuno se ne è accorto? Mentre scrivo non
so ancora che riscontro di pubblico hanno avuto Lacrime di San Lorenzo di Giampiero Caira, Fantasticherie
di un passeggiatore solitario di Paolo Gaudio o Né Giulietta, né Romeo di Veronica Pivetti (sì, proprio lei,
quella di Provaci ancora prof e tante altre fiction tv), ma è facile immaginarlo. E lo stesso si può dire della
stragrande maggioranza degli esordi usciti in questi mesi. Il problema allora non è più essere più o meno
benevoli di fronte a queste opere prime, ma chiedersi (e far chiedere a chi li dirige e chi li produce) se
davvero il gioco valeva la candela, se dietro a quegli esordi c'era davvero una necessità artistica,
un'urgenza espressiva o non piuttosto una buona dose di narcisismo e di supponenza. E soprattutto
interrogarsi su cosa si possa e si debba fare perché chi è davvero dotato non vada a ingrossare la schiera
dei cervelli in fuga all'estero. Che esistono anche nel cinema...
Foto: davanti e dietro la macchina da presa Veronica Pivetti, regista e interprete di Né Giulietta né Romeo.
In alto, una scena del film e la copertina di Esordi italiani.
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015
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Piaceri&Saperi Cinema
27/11/2015
Pag. 130 N.48 - 27 novembre 2015
Coppola giurato nella Hollywood africana
Una settimana di proiezioni a Marrakech. Poi una visita agli hammam
Ilaria Simeone
Francis Ford Coppola aveva una nonna nata in Tunisia che era solita raccontare al nipotino fiabe e storie
del Nord Africa. Sarà per i ricordi d'infanzia o perchZ il Marocco è stato il primo Paese a riconoscere
l'indipendenza delle colonie americane, fatto sta che il grande cineasta statunitense nello Stato più
occidentale del Maghreb si è sempre sentito a casa. E lo sarà ancor di più dal 4 al 12 dicembre quando
guiderà la giuria della quindicesima edizione del Festival internazionale del Film di Marrakech
(festivalmarrakech.info), importante kermesse che trasforma la città, per una settimana, nella Hollywood
d'Africa. Insieme a Coppola, nella giuria figurano anche alcuni nomi noti del cinema nostrano: Sergio
Castellitto, Valeria Golino e Valeria Bruni. Ospite d'onore dell'edizione 2015 è il Canada: il festival proporrà
un piccolo viaggio tra i più celebri film canadesi firmati da registi come James Cameron, David Cronenberg,
Sarah Polley, Denys Arcand. Se oltre a essere appassionati della settima arte siete pure estimatori della
sesta, in attesa della prossima primavera quando in città aprirà il Museo della fotografia e delle Arti visuali
disegnato da David Chipperfield, fate un giro alla Maison de la photographie (maisondelaphotographie.ma).
Qui si pu- ammirare una bella raccolta di fotografie del Regno del Marocco scattate tra il 1870 e il 1950 e
visitare le interessanti mostre temporanee (fino alla fine di dicembre ÒGnawa. Omaggio a Viviana
PaquesÓ). Mangiafuoco e succhi d'arancia. Dopo, concedetevi un altro giro tra i grandi classici di
Marrakech. Prima tappa, piazza Jema‰ el Fna, patrimonio orale e immateriale dell'umanità, palcoscenico
di cantastorie, venditori d'acqua, incantatori di serpenti, giocolieri, acrobati, musicisti, mangiafuoco,
botteghe ambulanti che offrono spremute d'arancia e cibo da strada. E poi la moschea, il minareto della
Koutobia (XI secolo), le tombe della dinastia Saudita al Palazzo El Badi, la Medersa Ben Youssef. Tra i
musei da non perdere, all'interno dell'ottocentesco palazzo M'Nebhi, quello cittadino (museedemarrakech.
ma/): otto secoli di storia raccontati da ceramiche, abiti tradizionali, gioielli, armi, oggetti religiosi, mobili,
opere d'arte contemporanee. Ultima tappa, d'obbligo, a Le Bains de Marrakech, per il tradizionale hammam
con peeling al sapone nero. Per la notte, prenotate al Riad Infinity Sea, boutique hotel di proprietà di un
fotografo italiano tra i quartieri di Bab Targzoulte e di Sidi Ben Slimane, vicino la moschea di Sidi Bel Abes.
Otto camere, piscina riscaldata coperta, hammam e sala massaggi, due ristoranti (riadinfinitysea.com,
doppia con prima colazione da 130 euro). E una bella scelta di optional, dalle visite guidate su misura al
personal shopper, dalle lezioni di lingua locale a laboratori di calligrafia araba, corsi di cucina marocchina e
stage di fotografia. JARDIN MAJORELLE, PAROLA DI YVES SAINT LAURENT Giardino, museo, caffè. Il
Jardin Majorelle è uno degli angoli più eclettici e affascinanti di Marrakech. Disegnato negli anni Venti
dall'artista francese Jaques Majorelle, acquistato da Yves Saint Laurent e poi donato alla città è uno
splendido giardino con piante che vengono da tutto il mondo e ospita il Museo di Arti Islamiche che
raccoglie la collezione di arti decorative di Saint Laurent e le litografie dei paesaggi del Marocco
meridionale di Majorelle (jardinmajorelle.com).
Mille e una spezia Piazza Jema‰ el Fna a Marrakech; nell'ovale, ginger e miscela vegetale Ras el Hanout
.
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015
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Piaceri&Saperi Viaggio
27/11/2015
Pag. 20 N.1445 - 27 novembre 2015
diffusione:333114
tiratura:453532
SPIELBERG RITORNA SUL PONTE DELLE SPIE
Un agente dell'Urss in America. Un avvocato che lo difende anche contro un'opinione pubblica incattivita e
che fa il suo dovere fino a perdere se stesso. Ma anche la storia di uno scambio in una mattina gelida nella
Berlino divisa dal Muro. Il regista di Schindler's List e Tom Hanks insieme in un nuovo film . Li abbiamo
incontrati a New York. «È la storia di tempi terribili. Ma almeno allora chi fosse il nemico era chiaro. Oggi gli
assassini sono fantasmi»
Vittorio Zucconi
NEW YORK . Sul ponte sospeso sopra la fne del mondo, due uomini aspettano intirizziti nella nebbia gelata
della Guerra Fredda. È il 10 febbraio del 1962, un sabato deserto come tutti sulle rive di quel lago fra due
mondi, fra la Berlino dell'Ovest e dell'Est, che il ponte sbarrato, chiamato il Ponte di Glienicke, dovrebbe
unire e che invece separa. Si chiamano Gary Powers, pilota ame ricano, e William Genrikhovich Fisher,
conosciuto nella sua identità di spia del Kgb come Rudolf Abel. Aspettano. Se tutto andrà bene, se tutte le
rotelle del mostruoso ingranaggio che collega Mosca a Washington, la Lubjanka a Langley, il Cremlino alla
Casa Bianca, il Checkpoint Charlie nel centro della città al ponte in periferia scatteranno nella posizione
giusta come i numeri e i fruttini di una slot machine, Gary e Rudolf si incammineranno in direzione opposta
dai due capi del ponte. Percorreranno lentamente - guai a correre sotto l'occhio dei cecchini opposti - quei
cento metri. Si incroceranno senza fermarsi e senza scambiarsi uno sguardo esattamente a metà, dove
una riga di vernice sull'asfalto bianca segna il confne fra Est e Ovest. Raggiungeranno i sovietici e gli
americani che li attendono nelle auto con le portiere aperte e il motore acceso e con quella breve
passeggiata allontaneranno di qualche metro, di qualche mese, il confne dell'apocalisse nucleare. Il flo di
quella mattina di gennaio, che nella lontananza del tempo e della storia sembrava smarrito nei ricordi, è
stato ripreso oggi, sorprendentemente, da due grandi del cinema, Steven Spielberg e Tom Hanks, nel flm
che il regista e produttore di giganteschi successi ha fnanziato con i soldi della propria DreamWorks, in
società con la Fox, e l'attore del Soldato Ryan ha interpretato: Il ponte delle spie (dal 17 dicembre nei
cinema italiani). Se fra «le dozzine e dozzine di proposte di flm e di sceneggiature che ricevo ogni anno ho
scelto proprio questa storia abbastanza dimenticata» mi dice Spielberg nel nostro incontro in una suite del
Four Seasons di Manhattan, «è perché racconta di come un individuo, un uomo in fondo qualsiasi, messo
di fronte a un rischio e a un evento enormi, possa, con la propria ostinazione, con la propria azione, fare la
differenza». L'uomo al quale allude Spielberg, che nei suoi ormai quasi 70 anni (ne compie 69 fra pochi
giorni) ha assunto l'aspetto di un wizard, quasi un mago Merlino nel ca stello di Hollywood, è seduto
accanto a lui, tanto diverso quanto sarebbe impossibile immaginare. Alto, irrequieto, in costante movimento
e agitato come un cucciolone giocoso, ora in piedi, ora di nuovo seduto, di nuovo in piedi, è Tom Hanks, l'
attore di Forrest Gump , di Salvate il soldato Ryan , di Cast Away , di Philadelphia , di Apollo 13 , del
Codice Da Vinci . Anche lui, come Spiel berg, e come dimostrano i personaggi della sua ormai lunga
flmografa, attratto dalla solitudine dell'individuo costretto a muoversi contro la corrente del tempo e degli
avvenimenti. Tom, che ha dieci anni meno di Spielberg e sembra suo fglio sotto il cappellino da baseball, è
nel flm l'avvocato James Donovan, un ricco civilista specializzato in controversie assicurative,
inaspettatamente scelto dal procuratore di New York e dal governo Kennedy per rappresentare Rudolf
Abel, il colonnello del Kgb arrestato a Brooklyn per spionaggio e destinato, con la certezza di un treno sui
binari, a quella sedia elettrica che già aveva arrostito spie come i coniugi Rosenberg. O meglio, per fngere
di difenderlo, per dare a un processo già predestinato l'apparenza della legalità che gli Usa volevano
esibire. Ma Donovan, che da giovane legale aveva fatto parte del processo di Norimberga contro i criminali
nazisti, ebbe il torto, e il coraggio, di prendere sul serio il dettato costituzionale, di sfdare l'Fbi di Hoover e il
governo, di imparare a rispettare quell'uomo magro, occhialuto e perennemente con la sigaretta tra le
labbra, che il resto dell'America considerava un criminale deciso a polverizzare in un lampo atomico milioni
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COPERTINA TALPE E SEGUGI
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di cittadini. Una scelta che avrebbe salvato la vita ad Abel, avrebbe ottenuto dai russi lo scambio con il
pilota dell'aereo spia U2 abbattuto in quei mesi, ma avrebbe distrutto la sua vita professionale e personale,
nell'assedio furioso di una nazione, e dei suoi media, che lo giudicavano un traditore e un pazzo per voler
difendere un colonnello venuto dal Male. «Oggi, forse Donovan non ce l'avrebbe fatta a resistere» rifette
Spielberg «nell'uragano dei social network. Le centinaia di lettere di insulti e di minacce che riceveva per
posta, dai colleghi avvocati, dai vicini di casa, le paure della moglie per lui, per la famiglia, sarebbero
esplose in milioni di tweet, di post, di manifestazioni di odio attraverso la rete, che lo avrebbero seppellito.
Forse si sarebbe arreso e avrebbe lasciato che il giudice pronunciasse la condanna di morte». Ma il fnto
Donovan, Tom, si agita e dissente: «I miei fgli non sarebbero d'accordo con te, Steve. Loro se ne
infschiano di quello che viene sparato in rete, sono cresciuti in questo mondo di internet e di social network
e sono indifferenti a insulti, campagne e haters , odiatori». Ma nell'avvocato che rischia la carriera, la
famiglia, la vita per difendere una spia al servizio di quella potenza «che non ci faceva dormire la notte al
pensiero dell'attacco nucleare, che ci costringeva a fare esercitazioni a scuola per proteggerci
dall'esplosione» ricorda Spielberg, c'è più della sua ammirazione per l'individuo che rema contro la
corrente. C'è l'amore profondo per l'America, per la way of life di una nazione che di fatto - anche quando la
racconta nella sinistra, allegorica minaccia di Duel o dello Squalo - celebra nei suoi valori fondamentali. È
forse per questo che Spielberg non ha mai voluto fare un flm sulla guerra del Vietnam: «Avrei voluto farlo
tante volte, poi ho visto Platoon del grande Oliver Stone, Apocalypse Now di Coppola, uno dei più grandi
flm di guerra mai fatti, e ho capito che non avevo più niente da dire sul Vietnam». Il tributo di Tom Hanks a
quella guerra è invece in Forrest Gump , nella sequenza fra «Bubba», il soldato nero della Louisiana,
Forrest e il tenente che resterà mutilato di ogni illusione e delle gambe nella macelleria del Vietnam. Una
scena che, mi ricorda ora Hanks, divenuto serissimo, «decidemmo insieme, noi attori e il regista Zemeckis,
di rendere il più possibile tragica, realistica e umana, e togliere ogni sospetto di ironia o di satira come in
altre sequenza del flm. Sul 'Nam non si può fare dello spirito». Come serissimo, meravigliosamente cupo
secondo il clima di quel tempo, ricostruito fno ai lugubri e precisi dettagli della burocrazia sovietica e della
Ddr ricercati anche dai fratelli Coen - che hanno collaborato alla sceneggiatura del Ponte delle spie - è il
viaggio di James Donovan dal tronfo studio legale di New York alle rovine desolanti della Berlino
comunista. Un viaggio sempre attenuato dal sospetto, presente in tanti lavori di Spielberg, che esista,
inconfessabilmente, inconsciamente, un elemento di rimpianto per tempi ed epoche durissimi, ma almeno
temperati dalla coscienza di sapere dove stava il nemico e dove stavamo «noi». «È vero, avevamo paura,
certamente, ma con il tempo, e anche con lo scambio sul ponte di Glienicke, ci rendemmo conto che il
nemico, per pericoloso che fosse, aveva un volto, era riconoscibile, lo vedevamo nelle foto e nei flmati e
potevamo sperare che si sarebbe fermato, come noi, un passo prima di precipita re nell'abisso, come
avvenne» dice Spielberg. «Oggi, non sappiamo più chi siano, che volto abbiano, che cosa vogliano coloro
che cercano di ucciderci e sono pronti a farsi esplodere ovunque, come abbiamo visto. La confusione,
l'incertezza, l'ignoto spa ventano più dell'arsenale sovietico negli anni Sessanta». Dei sovietici, rilancia
Tom, «sapevamo che erano essere umani come noi, in un sistema politico diverso, ma anche loro
desiderosi di tornare a casa ogni sera, di vedere i fgli crescere, di se dersi per un buon pasto caldo».
Magari non squisito come quello che Hanks ricorda di avere consumato a Roma insieme con Giancarlo
Giannini e «Roberto Benini» (che sarebbe Benigni) in un ristorante vicino al Pantheon a base di pesce
crudo, «che mai avrei immaginato di mangiare, così squisito, a Roma», mentre girava Angeli e Demoni .
Ma pur sempre un pasto a casa. Era un mondo in bianco e nero, come a volte sembra essere anche
questo intensissimo flm pur girato a colori, «noi» a un capo del ponte, «loro» dall'altro, separati da un Muro
orrendo, ma rassicurante nella sua nettezza. Narrato nell'ambiguità sottile della spia russa, che rientrando a
Mosca fnì relegato in un uffcetto del Kgb senza avere null'altro da fare che funzionare da «pezzo di
museo», come disse alla moglie, e nella appassionata difesa dell'avvocato americano che intuisce, senza
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mai osare dirlo, che nel Grande Gioco dello spionaggio reciproco c'era una garanzia che Urss e Usa si
sarebbero fermati sul bordo del precipizio, conoscendo i segreti l'uno dell'altro. A differenza di quello
scenario da Dottor Stranamore che, mi dice Hanks, «è il film preferito di mio fglio, che lo avrà rivisto
novanta volte al telefonino». Prova che i grandi flm possono essere visti anche in piccolo e non il contrario:
«Quando guardo i dailies , le sequenze giornaliere dei miei flm, sul piccolo schermo per il montaggio e poi li
rivedo sul grande schermo a volte mi vengono le vertigini, perché in grande sono un disastro... Ma se il flm
racconta una storia, la grandezza dello schermo non ha importanza». Come finì quella gelida giornata di
febbraio, oltre al colossale raffreddore con bronchite contratto dall'avvocato, è scritto nei libri e si trova in
rete, ma eviterò comunque di rovinare il fnale. C'è però un segreto, nella scelta di quel luogo del flm che lo
stesso Spielberg scoprì senza esser sene reso conto. La strada che attraversa il ponte e si allunga verso
Potsdam raggiunge dopo un chilometro una villa con un nome terrorizzante: il castello di Wannsee. Il
palazzotto nel quale Reinhard Heydrich, Adolf Eichmann e altri gerarchi nazisti decisero e organizzarono la
Soluzione fnale. La Shoah. «Non lo sapevo» si rabbuia Steve Spielberg, «e quando mi è stato detto,
quando ho saputo che stavo percorrendo la stessa strada sulla quale avevano viaggiato Heydrich e gli altri
per andare a decretare la Shoah, ho sentito il freddo della Storia entrarmi nelle ossa. Proprio da lì, da dove
giravo il mio flm, era partito tutto». Diventa quasi ovvia la sua risposta alla mia altrettanto ovvia e
immancabile domanda su quale, della sua sterminata produzione cinematografica, sia il suo flm preferito:
Schindler's List , senza un attimo di esitazione. Tom Hanks, il ragaz zone non più ragazzone, lo guarda
silenzioso, esita un attimo in più e poi mi risponde: Cast Away , il naufrago sull'isola deserta. Un altro uomo
solo contro il mondo, come Schindler, come in fondo tutti gli artisti, la gente di spettacolo che vive, anche al
culmine del successo, «l'angoscia quotidiana di essere dimenticati e di fallire» come tutti e due mi
rispondono all'unisono. Pensate: Spielberg e Hanks «non dormono la notte» temendo che domani nessuno
li vorrà più, che il pubblico li dimentichi, che il loro successo sforisca. E che rimangano abbandonati a se
stessi, sul ponte gelido che porta al tramonto. Vittorio Zucconi GARY POWERS, JR. / COLD WAR
MUSEUM VIA AP / ERIC BOUVET /GAMMARAPHO/GETTY IMAGES
Il primo maggio 1960, in piena Guerra Fredda, un caccia U-2 della Cia fu abbattuto mentre sorvolava
l'Unione Sovietica. Il pilota Francis Gary Powers (a destra) sopravvisse, fu catturato e condannato dai russi
alla prigione e ai lavori forzati. Il governo Usa assoldò l'avvocato James B. Donovan per condurre una
trattativa segreta e organizzare uno scambio con l'agente del Kgb Rudolf Abel, arrestato in un hotel di New
York nel giugno del 1957. Lo scambio ebbe luogo alle 8 del mattino del 10 febbraio 1962, sulla linea bianca
a metà del ponte Glienicke che segnava il confne tra Berlino Est e Ovest (a sinistra, Tom Hanks nel flm).
TRATTATIVE SEGRETE TRA NEMICI
Il ponte di acciao Glienicke (a destra) unisce Potsdam a Berlino Est ed è uno dei luoghi simbolo della
tensione tra Unione Sovietica e Stati Uniti che andò avanti dalla fne della Seconda guerra mondiale alla
caduta del Muro nel 1989 (a sinistra, il Muro viene tirato su - 1961- in una scena di Il ponte delle spie ).
L'uso del ponte, costruito nel 1907, fu proibito dalle autorità ai cittadini dal 1952. La trattativa al centro del
flm di Spielberg è solo la prima di una serie di negoziazioni che, nel corso degli anni, portarono a scambi di
prigionieri sul ponte. Il Glienicke fu riaperto ai pedoni la sera del 10 novembre 1989 AL CONFINE TRA EST
E OVEST
Foto: STEVEN SPIELBERG NELLA FOTO DI COPERTINA DEL VENERDÌ . A DESTRA, TOM HANKS , IL
PROTAGONISTA, IN UNA SCENA DEL PONTE DELLE SPIE
Foto: TOM HANKS È IL LEGALE CHE DOVEVA FAR CONDANNARE IL SOVIETICO. INVECE CAMBIÒ
LA STORIA
Foto: OGGI NON AVREBBE RETTO NELL'URAGANO DEI SOCIAL NETWORK , FATTO DI INSULTI E
MINACCE
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Foto: L'AGENTE RUSSO A MOSCA FINÌ RELEGATO DENTRO UN UFFICETTO , COME UN PEZZO DA
MUSEO
Foto: A SINISTRA, LA VERITÀ SUL CASO RUDOLF ABEL , IL LIBRO DELL'AVVOCATO JAMES B.
DONOVAN SULLA SUA STORIA. LO RIPUBBLICA, IN OCCASIONE DELL'USCITA DEL FILM,
GARZANTI (PP. 377, EURO 18,60, TRADUZIONE DI VITTORIO DI GIURO)
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L'AMORE È UN TRAGEDIA DEL POTERE. E FA PAURA
Liv Ulmann parla di Miss Julie , il suo flm tratto dal dramma di Strindberg: «Le relazioni tra uomini e donne
si basano sulla forza e il possesso»
Tiziana Lo Porto
C'è un momento in Miss Julie diretto da Liv Ullmann in cui l'imminente suicidio della protagonista viene
annunciato da un coro di uccelli che cinguetta nel bosco. In altre circostanze gli uccelli avrebbero distratto
la ragazza, le avrebbero fatto barattare il dolore con la bellezza del mondo. Ma Julie procede già separata
da sé e dal bosco, ormai incapace di ascoltare uccelli che non siano il suo, un cardellino giallo brutalmente
ucciso poche scene prima dall'amatissimo amante. Nessuno in questa storia è cattivo, eppure tutto volge al
disastro. Quando Liv Ullmann ha deciso di scrivere e dirigere un film tratto dal dramma di August Strindberg
stava lavorando all'adattamento teatrale di Un tram che si chiama desiderio di Tennessee Williams. Cate
Blanchett era Blanche DuBois. «Williams si ispirava incredibilmente a Strindberg» racconta al telefono la
regista dell'ottimo Miss Julie , interpretato da Jessica Chastain, Colin Farrell e Samantha Morton (nei
cinema italiani in questi giorni). «Se io che non mi ero mai interessata al drammaturgo svedese ho iniziato a
leggerlo, è stato proprio grazie a Un tram che si chiama desiderio . Lì ho capito che tutto quello che Cate
Blanchett faceva sul palco veniva dal personaggio di Miss Julie . E mi è venuta voglia di lavorare al
dramma di Strindberg». Un dramma che più che l'amore racconta il potere. «È esattamente questo, un
dramma del potere» conferma Ullmann. «Non credo che Strindberg volesse scrivere delle relazioni tra
uomini e donne. Sulle donne ha scritto cose terribili, e credo gli facessero un'enorme paura. Penso volesse
raccontare come il potere condizioni le relazioni tra gli esseri umani. La gente è convinta sia un dramma sul
passato, ma mai come oggi la questione del possesso è attuale. Basta pensare ai rifugiati, a come abbiano
creato un corto circuito nel comune pensare su ciò che è bene e ciò che è male». Magistrale nel flm è l'uso
della luce come elemento narrativo della storia. La luce non è lì solo per illuminare, ma per raccontare.
Ullmann conferma l'impressione e cita Vilhelm Hammershøi, pittore danese dell'Ottocento celebre per i suoi
interni con donne ritratte quasi sempre di spalle. «È incredibile come nei suoi quadri riesca a raccontare
storie solo utilizzando la luce» dice la regista. A conquistare in Liv Ullmann non è soltanto la passione e
l'intelligenza con cui parla del suo lavoro, del come l'esse re stata un'attrice l'abbia aiutata a diventare una
regista attenta, una che sa che la creatività degli attori è preziosa. A conquistare in lei è il modo in cui
difende la propria identità, così palesemente indipendente da quella di Ingmar Bergman, il regista che agli
occhi di tanti sembra per necessità doverla defnire. E il modo in cui al tempo stesso, nel giro di una frase, lo
illumina e lo mantiene dentro il quadro: «Sono solo orgogliosa di avere lavorato con Ingmar, e mi va bene
che la gente mi chieda costantemente di parlarne, ma certe volte mi domando: perché non hanno mai
chiesto a lui di parlare di me?». SOPRA, COLIN FARRELL E JESSICA CHASTAIN IN UNA SCENA DI
MISS JULIE (ACCANTO LA LOCANDINA DEL FILM, NELLE SALE IN QUESTI GIORNI) DIRETTO DA LIV
ULLMANN (IN BASSO, SUL SET CON FARRELL)
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SPETTACOLI
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How 'In the Heart of the Sea' Tamed the Elements
The ocean was supposed to be calm when director Ron Howard and 100 crew members for the coming
Moby-Dick movie "In the Heart of the Sea" hauled 10 boats into the water off the Canary Islands. The plan
was to shoot Chris Hemsworth and the other actors portraying survivors of the lost Essex whaling ship as
they languished in rowboats. VIEW Interactive Then a swell rolled in. The waves grew too choppy to shoot,
so within 20 minutes, Mr. Howard adapted, shifting to a rougher scene where the sailors were fleeing the
whale."I wasn't out there trying to control the elements. I was trying to work with them," says Mr. Howard. "If
the light changed in some meaningful way, we would roll with that. We would use it. We would shift scenes
and quickly try to be as present as we could be with the environment.""In the Heart of the Sea" is the latest
in a long line of ambitious seafaring movies, a kind of Hollywood storytelling which has a high risk-reward
ratio. To make them without going insane, Ahab-style, filmmakers must be nimble enough to contend with
bad weather and complicated logistics. The genre can produce blockbuster hits like "Titanic," or do a belly
flop, like the expensive failures "Waterworld" and "Cutthroat Island.""Water movies are notorious for going
over schedule, going over budget," says Bill Connor, first assistant director for "In the Heart of the Sea" and
"Life of Pi" three years ago. "But a lot of that is becoming easier because of the equipment we can use and
how quickly we can use it." "In the Heart of the Sea," due Dec. 11, will be joined by other nautical
adventures in the coming months: the Christmas Day remake of the surf-movie "Point Break," the early2016 New England nor'easter drama "The Finest Hours" and next year's shark thriller "47 Meters
Down."The new technology includes computer-generated graphics, more sophisticated water tanks,
improved underwater-camera housings and digital editing that allows filmmakers to wipe out the odd tanker
or sailboat that happened by in the distance. "In the Heart of the Sea" was ahead of schedule until a storm
off the Canary Islands turned into a rare flash flood and forced the crew to retreat to its hotel. The
production shut down for a day and a half, expanding the shoot to 73 days, exactly as filmmakers expected.
The film also came in on budget.Meticulous planning can offset the unpredictability of filming on the ocean.
"At times, it's mind-boggling," Mr. Connor says. "We'd do these methodology meetings: One went five
hours, and afterwards, I said, 'OK, guys, let's do a quick review,' and I'd hear this moan." In 1995,
"Cutthroat Island," starring Geena Davis and directed by her then-husband Renny Harlin, was plagued by
delays, rewrites and illness, which co-star Matthew Modine blames on polluted seawater piped into a Malta
tank. "We were lucky the illnesses weren't greater, considering we were making artificial rain, waves and
swimming in sewage," the actor says via email. "Cutthroat Island" floundered, although Modine defends it
as a "fun popcorn movie."Twenty years ago in Hawaii, "Waterworld" was stricken by everything from a
tsunami scare that shut down half a filming day to a logistical problem in which waves pulled apart the
separate boats carrying the director and his crew. There was a shortage of bathrooms. With one of the
biggest movie budgets ever at the time, it tanked at the box office and became known as "Fishtar."
Although the $200 million, over-budget "Titanic" had a happier ending, filming was difficult and led to prerelease bad publicity. Reports surfaced that actress Kate Winslet nearly drowned and suffered flu and chill
from filming in cold water (she later said she was never worried about her survival). It broke box-office
records.With water movies, Mr. Howard says, "You're just vulnerable to every shift in every weather pattern,
and on top of everything else, the salt water and the wind is destroying your equipment or eroding
everything."For 2003's "Master and Commander: The Far Side of the World," set designers sailed a
refurbished frigate called The Rose for roughly two weeks on the ocean. They constantly furled the sails
and rotated the ship on its gimbals [a device to keep a compass and other instruments level at sea]. The
goal was to prevent the ship from blowing over, and to steer it to different locations and angles to best take
advantage of the light. "It takes you hours to get the crew to the ship," says William Sandell, production
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designer for that film, plus "The Perfect Storm" and "Deep Blue Sea." "Then it's cramped and people are
hungry and half of them are seasick and can't focus the camera."The proliferation of massive tanks, built at
studios around the world, has helped immeasurably. Director James Cameron built a 17 million-gallon tank
for $10 million to film "Titanic" in Baja, Mexico. Director J.C. Chandor used the same tank for "All Is Lost"
with Robert Redford: "We knew with the time we would have, a tank facility was the only way to complete
the movie," Mr. Chandor says. "We shot three weeks in the ocean, but only one day was with Mr.
Redford."Tanks have their own complications. When the grime of a wetsuit or a bit of suntan lotion spreads
throughout the water, it can obscure the green screens, the special-effects technology used for shooting in
nondescript tanks, then adding elaborate backdrops later. Tanks in general maintain filtration systems, but
actors and crew have to be careful not to jostle the filter and set off a dust cloud. Mr. Sandell says, "There
was a big memo from the producers with the divers down there: 'Do not let your fins touch the drain.'" Even
efficient productions spend millions on divers, safety experts, weather consultants and experienced sailors.
Because of this costly oversight, accidents rarely happen, although early in filming for 1999's "Deep Blue
Sea," Mr. Sandell recalls, an effects man shot the 25,000-pound fake shark through 4 feet of water, where it
smashed through the set and into the Baja Studios parking lot. Despite tanks, CGI and green screens,
many directors prefer actual ocean locations whenever possible. "It was never considered to do it in a tank,"
says Chris Kentis, director of 2003's "Open Water," which shot in the Bahamas, among other places, with
real sharks and even a barracuda that unexpectedly bit actress Blanchard Ryan's finger on the first day.
"We wanted it to look real. What could be more real than the ocean?"To film a crucial big-wave scene for
the coming "Point Break," the remake of the '90s Patrick Swayze-Keanu Reeves surfing film, director
Ericson Core and his crew were on call to capture surfers on the type of 70-foot wave that happens only on
rare occasions in Maui. In December 2014, the crew, monitoring weather and wave patterns, rushed from
its bases in California and Hawaii, using professional surfers, nine cameras, several Jet Ski teams and
even a military helicopter to achieve the shots. It cost the studio $2 million. "We didn't have wave machines
or blowers creating the waves for us," Core says.And while filming "The Finest Hours," due in January, an
actual nor'easter hit the actors and crew in a New England harbor. "I mean, we loved it," says James
Whitaker, one of the film's producers.
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A Booming Business in Grown-Up Films
Winter always brings serious films for grown-up audiences, but this year's holiday crop may be more grownup than ever. Maggie Smith, now 80, stars in "The Lady in the Van," a witty drama based on Alan Bennett's
real-life experience with a homeless woman who parked her van in his driveway for 15 years. In "45 Years,"
Charlotte Rampling, 69, and Tom enay, 78, play a couple about to celebrate their 45th anniversary, when
news of his old girlfriend sends them spinning into emotions they thought they'd left behind. In "Youth,"
Michael Caine, 82, plays a composer and Harvey Keitel, 76, is a filmmaker. The characters are
decadeslong friends who wrestle with what's left of their once-brilliant careers while lolling around a Swiss
resort. VIEW Interactive These films aimed at older viewers feature smart screenplays, revered actors, and
characters who are not sweet little grannies or cranky old coots. That pattern is no fluke, but evidence that
the movie business is increasingly aware of boomers-their tastes and their money. Unlike their streamingvideo grandchildren, boomers grew up conditioned to go to the movies. According to the most recent study
by the Motion Picture Association of America, in 2014 the share of tickets sold to viewers between 40 and
59 years old was at an all-time high, with viewers 50 and over accounting for 25% of the overall box-office.
The studios are still driven by franchise action movies for a young demographic, but some fall successes
have been driven by older viewers. The largest segment of the audience for the Steven Spielberg-Tom
Hanks spy thriller "Bridge of Spies" was over 55 years old, according to the box-office measurement
company Rentrak. RENT 1.81 % Boomer movies have especially flourished in smaller niches, where films
can succeed if their budgets are modest and they reach their target audience. This spring's "Grandma,"
with Lily Tomlin, has reached $6.8 million so far, a good return on a movie that cost around $600,000 and
sold for around $2 million. "I'll See You in My Dreams," with Blythe Danner as a widow who begins a
romance with a character played by Sam Elliott, came out of nowhere, cost less than $1 million and has
earned more than $7 million. "A Walk in the Woods," with Robert Redford and Nick Nolte on a hiking trip,
has brought in more than $29 million since its September opening. "I think the studios woke up to the fact
that the baby-boomer generation is huge, and it likes to see itself on screen," says Nancy Utley, president
of Fox Searchlight Pictures, which released "The Best Exotic Marigold Hotel" in 2012. The entire landscape
of films has shifted since that film became an unexpected hit. The movie, which sent Judi Dench and a halfdozen other actors her generation on a genteel adventure to India, is widely credited with opening the
industry's eyes to the over-50 market. (The original grossed $137 million world-wide; its sequel, which came
out in March, did $86 million.) "'The Best Exotic Marigold Hotel' showed older people reinventing
themselves, trying new things," Ms. Utley says. Searchlight will also release "Youth" (on Dec. 4 in New York
and Los Angeles). "These films are not sad, they're about people trying to figure out what to do at each
stage of their lives." The film "45 Years" is directed by Andrew Haigh who is 42, and known for the 2011
gay relationship drama "Weekend." Among the promising signs for "45 Years": It's not a backward-looking
geezer film, but the story of two people whose questioning and jealousy brings a youthful energy to an
unexciting marriage. "An older audience is still supporting art houses," says Jonathan Sehring, president of
IFC Films and Sundance Selects, which will release "45 Years" in New York and Los Angeles on Dec. 23.
"The older demographic is its core audience," he says of the film. "If just that audience comes out, it's great,
but we think we can go beyond that, and that the actors will get awards recognition." Ms. Rampling and Mr.
Courtenay won the top acting awards the Berlin Film Festival. Even being mentioned for awards can raise
awareness and help an older-skewing film cross over to a wider audience. Paul Dano and Rachel Weisz
play younger characters in "Youth," an English-language movie directed by Paolo Sorrentino, who won an
Oscar for best foreign-language film two years ago for "The Great Beauty." But the focus is on Mr. Caine's
and Mr. Keitel's characters. Searchlight is also hoping to put Jane Fonda, 77, in awards contention for her
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supporting role as a garish movie star who refuses to fade. Age can have aesthetic advantages, too. Ms.
Smith originated the role of Miss Shepherd in "Lady in the Van" on stage back in 1999. Both the play and
the film, opening Dec. 4 in New York and L.A. are written by Mr. Bennett and directed by Nicholas Hytner.
(Together they did "The History Boys" on stage and screen.) In the film, Alex Jennings plays two sides of
Bennett: the man, and the writer wondering how to use Miss Shepherd as material. She is smelly and
difficult, not a sweet little old lady (even if the film's trailer suggests otherwise). "I think the fact that Maggie
is more lived-in now makes it more interesting," Mr. Hytner says of the lengthy time gap between the stage
production and the film. "Partly as a result of the edge of frailty that comes with increased age, it is a more
vulnerable performance," enhanced by the camera's close-ups on her face. Even well-known actors like
Ms. Smith are not enough to guarantee a boomer hit. "One of the keys to getting an older audience is the
intelligence of the dialogue," says Michael Barker, co-president of Sony Pictures Classics, the studio behind
"Lady in the Van" and "Grandma." In "Grandma," Lily Tomlin's no-nonsense character helps her
granddaughter get money for an abortion. Writer and director Paul Weitz's screenplay, Mr. Barker says,
"was tailored to Lily Tomlin as a dramatic actress and that-the drama, the comedy, the pathos)-has been a
prime mover of that film." Looking at studio releases, Paul Dergarabedian, senior media analyst for
Rentrak, says, "The over-55 audience now is being pulled in a million different directions, so you're getting
casualties." He points to the success of "The Martian," which attracted older audiences and hurt other
older-skewing films that opened in its wake, including " Steve Jobs." According to Rentrak, 77% of the
"Steve Jobs" audience was over 55.
27/11/2015
Pag. 16 Ed. Pisa
diffusione:50768
tiratura:66494
La promozione si fa attraverso le fiction
La promozione si fa attraverso le fiction
cinema e turismo
Il Cinema Caffè Lanteri in via San Michele degli Scalzi 46 ospiterà oggi alle 19,30 l'anteprima nazionale del
trailer di "L'ombra della Torre", primo capitolo della trilogia "Il cammino di ferro", il dietro le quinte della sua
realizzazione, e riproporrà "La Spada del Monaco", capitolo pilota del progetto. Il tutto alla presenza del
regista, degli attori e di tutto lo staff che ha partecipato alla realizzazione del film. La fiction in costume è
ambientata nel 1300 ed è stato girato lungo le porzioni della via Francigena che toccano il territorio pisano
e non solo. «Il film promuove il territorio con una formula diversa dal solito documentario - ha spiegato il
regista, ideatore e produttore Aron Chiti -. Il territorio pisano è ricco di set perfetti per l'ambientazione
storica della nostra produzione grazie alla presenza di borghi medievali come Vicopisano dove abbiamo
girato anche con l'ausilio di un drone. Ma non posso dimenticare l'incantevole complesso monastico di
Mirteto, Buti, Castelfranco di Sotto...». Nella fiction ci sono scene a cavallo, battaglie realizzate con la
tecnica di combattimento dell'epoca dagli attori e dai figuranti dei gruppi di rievocazione storica che si sono
resi disponibili per il film. La produzione cinematografica ha creato un notevole indotto. «La Rai è
interessata a trasmettere "L'ombra della Torre" su uno dei suoi canali digitali l'anno prossimo», ha detto
Chiti che ha spiegato come la sceneggiatura del terzo capitolo sia quasi terminata, mentre la puntata pilota
sarà girata di nuovo per coerenza con il resto dell'opera e costituirà il secondo capitolo della trilogia. Pisa
torna a essere protagonista del cinema e grazie ai suoi set nel 2014 ha ospitato 8 produzioni. «5 case
produttrici si sono recentemente fatte avanti alla ricerca di competenze territoriali da assumere», ha rivelato
Sergio Piane, responsabile di "Pisa is movie", il servizio creato dal Comune per promuovere la città come
set cinematografico e per sostenere il cinema pisano. (v.v.)
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015
41
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La promozione si fa attraverso le fiction cinema e turismo
27/11/2015
Pag. 19
La Citta di Salerno
diffusione:9000
Salerno si rivede al cinema «Davvero un bello spot»
Salerno si rivede al cinema
«Davvero un bello spot»
Prima affollatissima all'Apollo tra curiosi e protagonisti di pochi fotogrammi
di Marina Illiano Quest'anno a Salerno il Natale è arrivato in anticipo. Tutto esaurito, ieri sera al cinema
Apollo, per la prima di "Babbo Natale non viene da Nord", il film diretto ed interpretato da Maurizio
Casagrande e interamente ambientato nella città delle Luci d'artista. Per la prima volta l'intera comunità
salernitana ha potuto ammirare sul grande schermo quelli che sono i luoghi che si è soliti frequentare nella
vita di tutti i giorni scorgendo sul grande schermo anche qualche volto "familiare". Il cinepanettone, cento
per cento made in Salerno, è stato girato lo scorso anno durante il periodo natalizio. «Passeggiando
all'interno della Villa comunale - ha spiegato Casagrande - sono rimasto affascinato dalle Luci d'Artista
tanto che mi sono sentito ispirato. Qui si respira l'aria del "vero" Natale». E gli ingredienti per il successo di
questa favola in chiave moderna ci sono tutti. Dai pinguini all'albero in piazza Portanova, dal dragone che
svetta a piazza Sant'Agostino alla slitta e alla renna posizionate nella zona orientale della città. E ancora la
villa comunale, la zona di Canalone e i giardini della Minerva, fiore all'occhiello della città e ora anche
protagonisti, indiscussi, della pellicola. Insomma nessuno scorcio, strada o scalino del centro storico è
rimasto fuori dal focus dell'occhio della videocamera dell'attore e regista napoletano. E sono stati tanti i
salernitani presenti in sala ma, soprattutto, quelli che hanno preso parte alle riprese anche se come delle
semplici comparse. Come ad esempio Daniela Santoro, Andrea Barbuto e Pio Ruggiero. «È stato bello
rivederci sul grande schermo - hanno raccontato in coro al termine della proiezione - e siamo ancora
increduli anche se ci siamo visti per pochissimi secondi». I cittadini salernitani hanno dimostrato,
nuovamente, di avere un vero e proprio senso di comunità, di unione ed aggregazione. «Durante la
giornata di ripresa - ha spiegato Andrea Barbuto - ho conosciuto altre persone con le quali sono tutt'oggi in
contatto». Quanto al film, Casagrande ha creato una storia complessa e ricca di personaggi minori,
circondandosi però anche di ottimi comprimari. A cominciare dalla cantante Annalisa, che ha scelto di
debuttare sul grande schermo proprio nella città che ha dato i natali alla più importante istituzione medica
d'Europa: la Scuola medica salernitana, anch'essa citata all'interno della pellicola. Ma più che su trama e
interpretazione, i giudizi dei salernitani in sala hanno riguardato volti e luoghi. Prova superata a pieni voti
secondo Sonia Di Domenico: «La valorizzazione del nostro territorio - ha osservato dopo aver visto il film è stata perfetta sotto tutti i punti di vista». Quanto alla storia, ha aggiunto: «Mi è piaciuta molto l'idea di
attualizzare così la visione del Natale e renderlo il più veritiero possibile». Del resto, sganciarsi dalla
concezione secondo cui Babbo Natale proviene dal magico Circolo Polare Artico in Lapponia per
abbracciare una visione più attuale e veritiera secondo cui «il Natale è dentro il cuore di ognuno di noi,
basta solo ascoltarlo», era l'obiettivo che si era prefissato lo stesso regista. Ed il motore della storia è stato
proprio il genuino entusiasmo di Casagrande che si è armonizzato perfettamente con la città di Salerno
tanto da farla divenire «anch'essa una vera e propria protagonista all'interno della rappresentazione
filmica», così come osservato da Giovanna Macrini, presente in sala durante l'anteprima. «Sono riuscita a
riconoscere tutti i luoghi visti sul grande schermo» conclude. Chi, invece, non ha riconosciuto perfettamente
tutti i posti ripresi è stata Pina Stella: «Devo ammettere - ha spiegato - che ci sono alcune zone del centro
storico che ho fatto fatica a collocare all'istante», ma subito ha aggiunto: «Ho provato una grande emozione
e soddisfazione a vedere la mia città così ben raccontata». Ma c'è anche, chi da vero e proprio fan, ha
partecipato solo per poter incontrare la cantante Annalisa Scarrone. È il caso di Francesco Petrelli,
presente in sala e durante le riprese delle primissime sequenze del film girate presso la Villa comunale.
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015
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Salerno si rivede al cinema «Davvero un bello spot» Prima affollatissima all'Apollo tra curiosi e protagonisti
di pochi fotogrammi
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La Citta di Salerno
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«Ricordo ancora - ha raccontato - il giorno esatto delle riprese. Era il 2 febbraio e ho trascorso l'intera
giornata fuori solo per poter vedere da vicino uno dei miei idoli: devo dire che ne è valsa la pena».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
26/11/2015
Pag. 76 N.11 - novembre 2015
diffusione:12000
tiratura:13000
Sfida all'ultimo ciak, a Roma c'è 48 Hour Film Project. E il partner è
Studio Universal
Una competizione mondiale che coinvolge i cinque continenti e centinaia di città. Sarà assegnato
l'omonimo Premio "Studio Universal" che consiste nell'acquisizione dei diritti pay per la trasmissione
televisiva al "Miglior Corto" diretto da un regista italiano, selezionato da una giuria interna al canale.
Appuntamento fissato dal 6 all'8 novembre
Daniele Bologna
Studio Universal è per la prima volta partner di 48 Hour Film Project, che si terrà a Roma dal 6 all'8
novembre, organizzato dall'associazione culturale Le Bestevem. Una competizione mondiale che coinvolge
i cinque continenti e centinaia di città, quaranta quelle europee e Roma come unica tappa italiana. Una
sfida all'ultimo ciak per vedere chi riuscirà a realizzare il miglior cortometraggio in sole quarantotto ore. Il
canale assegnerà il Premio "Studio Universal" che consiste nell'acquisizione dei diritti pay per la
trasmissione televisiva al Miglior Corto diretto da un regista italiano, selezionato da una giuria interna allo
stesso canale. Il corto vincitore andrà in onda all'interno del programma "A noi piace Corto", magazine di
informazione sul mondo dei cortometraggi. Il contest 48 Hour Film Project venne ideato da Mark Ruppert e
Liza Langston, a Washington, nel 2001 e consistette, fin da subito, nella realizzazione, appunto, in
quarantotto ore filate, di un cortometraggio con rigorose indicazioni di un genere da seguire: un oggetto di
scena da inserire nel girato e una battuta di dialogo tassativa da mescolare al resto dello script: il tutto per
le decine, anzi centinaia di troupe pronte a scoprire il loro destino realizzativo solo al momento del via. Il
film vincitore gareggerà contro i cortometraggi provenienti da tutto il mondo al Filmpalooza 2016 per
concorrere al gran premio finale e alla possibilità di proiettare il proprio progetto nella sezione "Court
Métrage" del Festival di Cannes 2016. Anche se in divenire, la giuria confermata al momento è composta
da artisti del calibro di Aitana Sànchez-Gijón ("lo non ho paura", "The Machinist"), Cristina Flutur ("Beyond
the Hills", vincitrice del premio alla miglior attrice a Cannes 2012), Vlad Ivanov ("4 mesi, 3 settimane, 2
giorni", Palma d'Oro a Cannes nel 2007), il regista Sydney Sibilia, il produttore Matteo Rovere, il montatore
Marco Spoletti, Leonardo Cruciano e Nicola Sganga di Makinarium e lan Anderson, leader dei Jethro Tuli.
La decisione di partecipare al 48 Hour Film Project, si colloca nell'ambito del progetto "A noi piace corto",
nato nel 1998 in occasione della 55 nema di Venezia, a soli tre mesi dal lancio del canale del grande
cinema classico americano in Italia, e mirato alla promozione del cortometraggio come forma d'arte
cinematografica.
Diciassette anni di presenza pay AITANA I SÀNCHEZ-GIJÓ1 In diciassette anni di presenza sul mercato
della pay tv, Studio Universal ha acquistato oltre mille cortometraggi tra italiani e stranieri, prodotto o coprodotto circa 85 corti - tra gli altri: "Era Bellissima" di Max Croci, con Ambra Angiolini, "La penna di
Hemingway" con Sergio Rubini e Christiane Filangieri, presentato alla 68 zionale dArte Cinematografica di
Venezia, "Strani accordi", interpretato da Maria Grazia Cucinotta e diretto da Stefano Veneruso, "La stretta
di Mano" di Davide Marengo trasmettendoli in orari ad alta visibilità e sostenendo, inoltre, decine di Festival
.
Cosa prevede il progetto "A noi piace corto" • L'organizzazione di concorsi per giovani registi o
sceneggiatori; • L'acquisizione di corti da trasmettere sul canale non come semplici fillers, ma con dignità di
veri e propri film; • Il sostegno ad una selezione di festival italiani del cortometraggio; • Il sostegno ai giovani
registi italiani con l'offerta di master o garantendo visibilità sul canale alle loro opere o con premi in denaro;
• La produzione di "A noi piace corto-magazine", un programma espressamente dedicato al mondo del
cortometraggio; • Il finanziamento totale o in associazione per la realizzazione di cortometraggi italiani.
Foto: THICKASABRICK
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015
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MEDIA E PUBBLICITA' / Concorsi
26/11/2015
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Foto: Nella foto qui sopra lan Anderson, il leader, geniale polistrumentusta, del gruppo britannico di
progressive rock Jethro Tuli
ANICA WEB - ANICA WEB
3 articoli
26/11/2015 01:00
Sito Web
primissima.it
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Dal 30 novembre al 3 dicembre come ogni anno la città di Sorrento è meta delle Giornate Professionali di
Cinema organizzate dall'ANEC (Associazione Nazionale Esercenti Cinema) in collaborazione con gli
esercenti dell'Anem e i distributori dell'Anica, giunte alla loro 38esima edizione, che vede la presenza di
oltre ai tantissimi addetti ai lavori anche quella di attori e attrici del cinema italiano.
giornate-professionali-del-cinema-2015
Sono infatti a pochi giorni dal loro inizio, già tantissimi i rappresentanti del cinema italiano che hanno
confermato la loro partecipazione: Carlo Verdone, Antonio Albanese, Alessandro Siani, Paolo Genovese,
Fausto Brizzi, Fabio De Luigi, Lillo e Greg, Stefano Fresi, Francesco Mandelli, Paolo Ruffini, Gabriele
Mainetti, Greta Scarano, Libero De Rienzo e tantissimi altri.
Le Case di Distribuzione ne approfittano per poter presentare in esclusiva attraverso le tante convention
dedicate , le pellicole presenti nei loro listini in uscita nel 2016 e 2017. Convention ricche di trailer,
anteprime e incontri con gli operatori ed artisti del mondo del cinema. Saranno quindi tanti i titoli presenti
più o meno attesi e tra questi ultimi Tra i titoli più attesi ci sono l'applauditissimo Lo chiamavano Jeeg Robot
di Gabriele Mainetti che assieme a Belle & Sebastien - L'Avventura Continua verranno presentati in
anteprima. Belle & Sebastien - L'Avventura Continua verrà proiettato lunedì 30 novembre, alle 18.15,
all'Hilton Sorrento Palace, con una proiezione per il pubblico cittadino oltre che per gli accreditati delle
Giornate, mentre Lo chiamavano Jeeg Robot verrà invece presentato il pomeriggio del 2 dicembre, in una
proiezione riservata solo agli accreditati. Altro titolo in anteprima molto atteso è Veloce come il vento di
Matteo Rovere, che vede nel cast Stefano Accorsi e Matilda De Angelis.
veloce-come-il-vento-stefano-accorsiveloce-come-il-vento-stefano-accorsi
Di seguito il comunicato stampa dell'iniziativa con tutte le informazioni.
TANTI ARTISTI ALLE GIORNATE PROFESSIONALI DI CINEMA
Consegna dei Biglietti d'Oro il 2 dicembre. In anteprima "Veloce come il vento" di Matteo Rovere
Carlo Verdone, Antonio Albanese, Alessandro Siani, Paolo Genovese, Fausto Brizzi, Fabio De Luigi, Lillo e
Greg, Stefano Fresi, Francesco Mandelli, Paolo Ruffini, Gabriele Mainetti, Greta Scarano, Libero De
Rienzo, Roberto Citran, Matteo Rovere, Edoardo Falcone, Matilda De Angelis, Lucia Mascino, Jean-Marc
Barr, Angelo Duro, Herbert Ballerina, Ivo Avido, Enrico Lando, Clementino, Salvatore Esposito, Cosimo
Alemà sono alcuni degli artisti che hanno già confermato la loro partecipazione alle Giornate Professionali
di Cinema, appuntamento dell'industria cinematografica in programma a Sorrento dal 30 novembre al 3
dicembre.
I loro nomi vanno ad aggiungersi ai già annunciati Simona Izzo, Ricky Tognazzi, Max Gazzè, David Grieco,
Biagio Izzo, Giorgio Colangeli, Brenno Placido, Simone Riccioni, Marianna Di Martino, Enrico Ianniello,
Renato Carpentieri, Tony Laudadio, Marcello Romolo, Andrea Renzi.
Alla manifestazione, organizzata dall'ANEC, associazione esercenti cinema, in collaborazione con gli
esercenti dell'ANEM e i distributori dell'ANICA, gli artisti presenteranno i film in uscita nelle sale.
Alcuni di loro saranno a Sorrento per ricevere il Biglietto d'Oro del cinema italiano, il premio che l'ANEC
attribuisce ai maggiori successi al botteghino dell'annata cinematografica, in programma mercoledì 2
dicembre al Cinema Armida alle 20.00. La serata sarà condotta da Lorena Bianchetti e Sergio Friscia.
Le Giornate Professionali di Cinema, che quest'anno giungono alla 38a edizione, prevedono una serie di
convention organizzate dalle case di distribuzione che, attraverso trailer, anteprime e incontri con gli
ANICA WEB - ANICA WEB - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015
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GIORNATE PROFESSIONALI DI CINEMA 2015: SORRENTO DAL 30
NOVEMBRE AL 3 DICEMBRE
26/11/2015 01:00
Sito Web
primissima.it
ANICA WEB - ANICA WEB - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015
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operatori professionali e gli artisti, presentano i film che usciranno nei prossimi mesi. Le convention
saranno presentate quest'anno da Gioia Marzocchi, attrice e conduttrice televisiva, inviata del programma
Quelli che il calcio.
Molte le anteprime in programma, alcune delle quali riservate esclusivamente agli accreditati tra cui, oltre al
già annunciato Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, anche Veloce come il vento di Matteo
Rovere con Stefano Accorsi e Matilda De Angelis.
Oltre agli appuntamenti per gli operatori del settore, anche quest'anno le Giornate si aprono alla città di
Sorrento con diversi eventi per il pubblico, in programma dal 29 novembre al 5 dicembre, realizzati
nell'ambito
Programma ufficiale http://www.giornatedicinema.it/
26/11/2015 16:17
Sito Web
giornaledellospettacolo.it
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Sale, cinema italiano, mercato: a Sorrento l'incontro organizzato da Anec 26/11/2015 - 16:17
L'appuntamento in programma il 2 dicembre 2015 in occasione delle Giornate Professionali di Cinema.
Redazione1
giovedì 26 novembre 2015 16:17
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Giornate Professionali di Cinema di Sorrento 2015
Giornate Professionali di Cinema di Sorrento 2015
"Sale, cinema italiano, mercato" è il titolo dell'incontro organizzato dall'ANEC, associazione nazionale
esercenti cinema, che si terrà a Sorrento il 2 dicembre 2015 in occasione delle Giornate Professionali di
Cinema.
I temi che verranno affrontati riguardano il lavoro delle associazioni dell'esercizio ANEC e ANEM nel 2015,
in particolare gli interventi normativi, le strategie promozionali, la qualità e i risultati del cinema italiano, il
superamento della stagionalità.
I relatori dell'incontro saranno Luigi Cuciniello, presidente ANEC, Giuseppe Corrado, presidente e
amministratore delegato The Space Cinema, Andrea Stratta, amministratore delegato UCI Cinemas, Nicola
Borrelli, direttore generale Cinema del MiBACT.
Previsti gli interventi di Riccardo Tozzi, presidente ANICA, Carlo Bernaschi, presidente ANEM, Andrea
Occhipinti, presidente Sezione Distributori ANICA, Francesca Cima, presidente Sezione Produttori ANICA,
Luigi Lonigro (01 Distribution /Rai Cinema), Richard Borg (Universal International Italy) e Nicola Maccanico
(Warner Bros Entertainment Italia).
L'incontro, previsto alle 14.00 all'Hilton Sorrento Palace, si svolge nell'ambito delle Giornate Professionali di
Cinema, giunte alla 38a edizione, in programma a Sorrento dal 30 novembre al 3 dicembre. Nel corso della
manifestazione - organizzata dall'ANEC in collaborazione con l'ANEM e i distributori dell'ANICA - vengono
presentati i film in uscita nei prossimi mesi ad una platea di esercenti, distributori, produttori, artisti e
giornalisti.
Oltre agli appuntamenti per gli operatori del settore, anche quest'anno le Giornate si aprono alla città di
Sorrento con diversi eventi per il pubblico, in programma dal 29 novembre al 5 dicembre, realizzati
nell'ambito del progetto "M'illumino d'inverno" promosso dal Comune di Sorrento.
ANICA WEB - ANICA WEB - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015
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Sale, cinema italiano, mercato: a Sorrento l'incontro organizzato da Anec
26/11/2015 23:50
Sito Web
www.e-duesse.it
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Si terrà durante le Giornate Professionali, mercoledì 2 dicembre, l'incontro "Sale, cinema italiano, mercato"
" Sale, cinema italiano, mercato " è il titolo dell'incontro organizzato dall' ANEC , associazione nazionale
esercenti cinema, che si terrà a Sorrento il 2 dicembre in occasione delle Giornate Professionali di Cinema .
I temi che verranno affrontati riguardano il lavoro delle associazioni dell'esercizio Anec e Anem nel 2015, in
particolare gli interventi normativi, le strategie promozionali, la qualità e i risultati del cinema italiano, il
superamento della stagionalità.
I relatori dell'incontro saranno Luigi Cuciniello , presidente Anec, Giuseppe Corrado , presidente e
amministratore delegato The Space Cinema, Andrea Stratta , amministratore delegato Uci Cinemas, Nicola
Borrelli , direttore generale Cinema del MiBACT. Previsti gli interventi di Riccardo Tozzi , presidente Anica,
Carlo Bernaschi , presidente ANEM, Andrea Occhipinti , presidente Sezione Distributori Anica, Francesca
Cima , presidente Sezione Produttori Anica, Luigi Lonigro (01 Distribution /Rai Cinema), Richard Borg
(Universal International Italy) e Nicola Maccanico (Warner Bros Entertainment Italia).
L'incontro, previsto alle 14.00 all'Hilton Sorrento Palace, si svolge nell'ambito delle Giornate Professionali di
Cinema , giunte alla 38a edizione, in programma a Sorrento dal 30 novembre al 3 dicembre. Nel corso della
manifestazione - organizzata dall'Anec in collaborazione con l'Anem e i distributori dell'Anica - vengono
presentati i film in uscita nei prossimi mesi ad una platea di esercenti, distributori, produttori, artisti e
giornalisti.
Oltre agli appuntamenti per gli operatori del settore, anche quest'anno le Giornate si aprono alla città di
Sorrento con diversi eventi per il pubblico, in programma dal 29 novembre al 5 dicembre, realizzati
nell'ambito del progetto " M'illumino d'inverno " promosso dal Comune di Sorrento.
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Sorrento, convegno Anec con le associazioni