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Rassegna stampa 27 novembre 2015 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. INDICE ANICA - ANICA CITAZIONI 26/11/2015 MediaForum L'audiovisivo italiano vuole spazio. E un profilo internazionale 5 ANICA - ANICA SCENARIO 27/11/2015 Corriere della Sera - Nazionale Il robottino BB-8 e i suoi fratelli Il risveglio dei gadget «stellari» 9 27/11/2015 Corriere della Sera - Nazionale I tormenti di padre Bergoglio tra dittatura e rigore teologico 11 27/11/2015 La Repubblica - Torino Mazzetti, musa del free cinema 13 27/11/2015 La Stampa - Nazionale "Il mio Bergoglio, non un santino ma un grande uomo d'azione" 15 27/11/2015 La Stampa - Torino Il film festival sia un modello 17 27/11/2015 La Stampa - Torino Il cinema di montagna ritenta la sfida alla "capitale" Trento 18 27/11/2015 La Stampa - Asti Oggi in sala Pastrone l'Asti Film Festival presenta il programma e premia Giuliana De Sio 19 27/11/2015 Il Messaggero - Nazionale «Io e il Papa, che follia» 20 27/11/2015 ItaliaOggi Italiaonline apre le porte anche all'e-commerce 21 27/11/2015 Libero - Nazionale SOFFERENZE DA DIVI 22 27/11/2015 Il Fatto Quotidiano " Io, fidanzata di Scrocchiazeppi oggi sono finita in analisi " 24 27/11/2015 L'Unità - Nazionale « Racconto con un film la lunga agonia di Damasco » 26 27/11/2015 Il Manifesto - Nazionale L'educazione sentimentale di una giovane donna 28 27/11/2015 Il Tempo - Nazionale Da Dionisi alla Bobulova. Ai Premi De Sica vincono i migliori 29 27/11/2015 Corriere della Sera - Sette Piccoli registi crescono? 30 27/11/2015 Corriere della Sera - Sette Coppola giurato nella Hollywood africana 31 27/11/2015 Il Venerdi di Repubblica SPIELBERG RITORNA SUL PONTE DELLE SPIE 32 27/11/2015 Il Venerdi di Repubblica L'AMORE È UN TRAGEDIA DEL POTERE. E FA PAURA 36 27/11/2015 Wall Street Journal US - Us How 'In the Heart of the Sea' Tamed the Elements 37 27/11/2015 Wall Street Journal US - Us A Booming Business in Grown-Up Films 39 27/11/2015 Il Tirreno - Pisa La promozione si fa attraverso le fiction 41 27/11/2015 La Citta di Salerno - Nazionale Salerno si rivede al cinema «Davvero un bello spot» 42 26/11/2015 MediaForum Sfida all'ultimo ciak, a Roma c'è 48 Hour Film Project. E il partner è Studio Universal 44 ANICA WEB - ANICA WEB 26/11/2015 primissima.it 01:00 GIORNATE PROFESSIONALI DI CINEMA 2015: SORRENTO DAL 30 NOVEMBRE AL 3 DICEMBRE 47 26/11/2015 giornaledellospettacolo.it 16:17 Sale, cinema italiano, mercato: a Sorrento l'incontro organizzato da Anec 49 26/11/2015 www.e-duesse.it 23:50 Sorrento, convegno Anec con le associazioni 50 ANICA - ANICA CITAZIONI 1 articolo 26/11/2015 Pag. 68 N.11 - novembre 2015 diffusione:12000 tiratura:13000 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato MEDIA E PUBBLICITA' / Eventi L'audiovisivo italiano vuole spazio. E un profilo internazionale Un grande successo ha sancito la conclusione della prima edizione di MIA, nuovo Mercato Internazionale dell'Audiovisivo che si è svolto a Roma durante la recente Festa del Cinema. Ora esiste, a tutti gli effetti, un'autorevole piattaforma italiana di convergenza per il cinema, la televisione, i documentari e il gaming Luca Anelli La prima edizione di MIA, il nuovo Mercato Internazionale dellAudiovisivo, svoltosi a Roma dal 16 al 20 ottobre durante la Festa del Cinema, nella cornice delle Terme di Diocleziano e dell'Hotel Boscolo-Exedra, è stata un successo che ha superato le aspettative, sia in termini di partecipazione che di risultati. Nato con l'obiettivo di riportare l'Italia nella mappa dell'industria audiovisiva europea e globale e, allo stesso tempo, di offrire ai player più attivi di tutto il mondo uno strumento efficiente di mercato, MIA ha dimostrato di essere all'altezza delle ambizioni imponendosi come una piattaforma importante di convergenza per cinema, televisione, documentario e gaming; un interlocutore fattivo a sostegno dell'internazionalizzazione del settore, che potenzia le azioni strategiche e industriali di co-sviluppo, co-produzione e export intra-extra Europa e con i mercati meno esplorati. MIA è un brand dellAssociazione Nazionale Industrie Cinematografiche (Anica) e dellAssociazione Produttori Televisivi (Apt), è prodotto da Anica, Apt, Doc/it e Fondazione Cinema per Roma (ente attuatore), e sostenuto dal Ministero dello Sviluppo Economico e da ICE - Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane. Coinvolti nella promozione anche il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e Luce-Cinecittà, con la collaborazione della Roma Lazio Film Commission, in sinergia con l'associazione Italian Film Commissions, e la partecipazione di Rai Com. Grazie alla disponibilità della Soprintendenza Archeologica di Roma, Rai Com e Luce hanno potuto allestire nelle Terme di Diocleziano uno degli spazi chiave di incontro di MIA. Le cifre parlano chiaro Ben 1.317 gli accreditati e 270 i visitatori, di cui oltre la metà dai 58 paesi rappresentati, con 546 produttori, 310 buyer, 118 international sales agent e 50 commissioning editor. Forte anche la presenza delle delegazioni istituzionali nazionali e straniere, con 172 rappresentanti. In tutto 100 gli audiovisivi proposti sul mercato internazionale: 92 film e 8 serie tv, con 35 anteprime mondiali di mercato. Più di 1.500 incontri b2b sono stati pre-organizzati nell'ambito di New Cinema Network, Make It With Italy e IDS per progetti di co-produzioni internazionali tra film e documentari. Nel corso degli 82 incontri (Tv Days Soft Talks, Country focus, MIA Talks ed eventi Agora e IDS) più di 300 ospiti, scelti tra i protagonisti della scena internazionale dell'audiovisivo, si sono confrontati sul futuro del settore. Molto alto il numero di trattative aperte e di accordi chiusi di distribuzione e co-produzione durante i giorni di mercato. Tra i titoli italiani, sostenuti da italian Film Boutique, più venduti per Rai Com spicca "Non essere cattivo" di Claudio Caligari, in corsa per la nomination come miglior film straniero ai prossimi Academy Award. Per True Colours, la nuova società lanciata da Indigo e Lucky Red, molte vendite per "Le confessioni" di Roberto Andò e "lo e lei", diretto da Maria Sole Tognazzi. Altri film che hanno trovato distributori esteri sono "La felicità è un sistema complesso" di Gianni Zanasi e "Anime nere" di Francesco Munzi, che continua il suo successo internazionale con un accordo per la distribuzione in Giappone. "Happy Winter", documentario di Giovanni Totaro selezionato negli IDS Academy, ha trovato, grazie alla vetrina del MIA, una distribuzione nazionale. Tra i prodotti televisivi, due film del "Commissario Montavano", la nuova stagione dell'Ispettore Coliandro", il documentario di Claudio Canepari e Paolo Santolini Camilleri "Maestro senza regole" e la serie tv in formato "mockumentary" "Crazy Dreamers," di Filippo Macelloni e Lorenzo Garzella, arriveranno negli Stati Uniti. Importante anche il coinvolgimento delle • istituzioni, che hanno partecipato quotidianamente alle attività di mercato, confermando la coesione del comparto e dimostrandone, nel contempo, la solidità. Azioni condivise Carlo Calenda, Vice Ministro del Ministero per lo Sviluppo ANICA - ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 5 26/11/2015 Pag. 68 N.11 - novembre 2015 diffusione:12000 tiratura:13000 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Economico, il principale sostenitore di MIA, ha condiviso le azioni messe in campo verso l'internazionalizzazione. Il presidente di ICE, Riccardo Monti, ha partecipato alle attività legate ai mercati di co-produzione, consegnando il primo Premio MIA. Il Ministro dei Beni e alle Attività Culturali e al Turismo, Dario Franceschini, intervenendo a un panel sul servizio pubblico, ha sostenuto la necessità di un tax credit cinematografico e audiovisivo uguale per tutti e un Fondo unico per lo spettacolo sempre più riservato ai giovani. Il sottosegretario del Ministero allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, intervenendo al forum China Day, ha confermato l'intenzione del Governo di realizzare una norma che rafforzi il Tax Credit per le coproduzioni internazionali. Il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha presentato a MIA il nuovo bando regionale "Lazio Cinema International", che mette 10 milioni di euro di fondi europei a disposizione delle Pmi che vogliono realizzare coproduzioni internazionali. Grande la soddisfazione di Italian Film Commission con i suoi 17 membri regionali presenti per gli oltre 150 incontri proficui per il comparto e per il paese. Importante la partecipazione anche delle istituzioni straniere, con il convegno di Europa Creativa e l'approfondimento sulle co-produzioni di Roberto Olla che dimostra il sostegno di Eurimages a MIA, con il prestigioso premio allo sviluppo targato, appunto, Eurimages. MIA è stato il palcoscenico anche per la presentazione della candidatura di Roma a Città Creativa Unesco per il Cinema, ed ha lanciato un fondo istituzionale di 700 mila euro per il sostegno alla distribuzione dei film italiani venduti all'estero. Capacità di riunire Il più grande successo di MIA, però, è stata la capacità di mettere insieme i player del mercato favorendo il business in un dialogo aperto per la condivisione di conoscenza ed esperienze in un'atmosfera che per cinque intensi giorni ha conquistato gli ospiti italiani e di tutto il mondo. E MIA è stato soprattutto il motore di un nuovo "Sistema Italia" che si sta affermando: l'audiovisivo italiano ha dimostrato di essere finalmente un comparto coeso e armonico, supportato dalle istituzioni, e in grado di presentarsi a livello internazionale con straordinaria competenza e originalità, rendendo il nostro Paese competitivo nel mondo con idee innovative e all'avanguardia. Già alla sua prima edizione, MIA ha dimostrato di avere una sua chiara identità, in una proposta articolata e armonica per sostenere le relazioni di business tra gli operatori più attivi del mercato internazionale: un format totalmente originale ed efficiente di matchmaking, sviluppato in una serie di attività che hanno incentivato lo scambio e il networking la terrazza dedicata al networking spontaneo, sempre affollata di venditori e compratori, i soft talks dei Tv Days dove i maggiori player del tv drama si sono messi a disposizione per discussioni aperte e circolari attorno agli argomenti più caldi e importanti dell'industry, il mercato di co-produzione per cinema e documentario, i molti keynotes e riflessioni sul factual. Tutti programmi con un denominatore comune importante: quello di togliere le barriere e incentivare il più possibile l'incontro e lo scambio tra gli operatori con una prospettiva di crescita e di business di medio-lungo termine. «Siamo solo all'inizio» Dichiara il direttore di MIA, Lucia Milazzotto: «Siamo solo all'inizio di un lavoro importante che speriamo veda MIA come parte attiva nel processo di internazionalizzazione e di crescita dell'audiovisivo. Questa edizione così di successo ci porta a ragionare ancora di più per mettere in campo azioni efficienti nel corso di tutto l'anno e preparare un mercato ancora più innovativo e forte». Grande soddisfazione anche da parte della Fondazione Cinema per Roma, come sostiene Diamara Parodi Delfino, Project Manager di MIA «Davvero ottimo il clima di collaborazione che si è instaurato nell'industria del cinema italiano per un successo riconosciuto da cutti, che favorirà il rafforzamento in campo internazionale». «Ospitare il MIA nelle meravigliose architetture delle Terme di Diocleziano - afferma Francesco Prospererà, Soprintendente per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e lArea archeologica di Roma - è stato per noi della Soprintendenza molto più che un piacere. I dati positivi oltre ogni aspettativa ci inorgogliscono e crediamo che anche la suggestione della sede abbia contribuito al successo. E' la conferma che il contemporaneo, di cui l'audiovisivo è una tra le manifestazioni più importanti, e l'archeologia possono e devono contaminarsiSperiamo di rivederci il prossimo anno per continuare questa collaborazione». ANICA - ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 6 26/11/2015 Pag. 68 N.11 - novembre 2015 diffusione:12000 tiratura:13000 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Foto: ALL'ESORDIO MIA è un brand dell'Associazione Nazionale industrie Cinematografiche e dellAssociazione Produttori Televisivi. La manifestazione è prodotta da Anica, Apt, Doc/it e Fondazione Cinema per Roma con il sostegno del Ministero dello Sviluppo economico e dell'ICE Foto: PROTAGONISTI Nelle foco, dall'alto: il regista Giuseppe M. Caudino con l 'attrice Valeria Colino; sotto Margheita Buy e Sabrina Ferilli in un'immagine tratta dal film "lo e Lei", e Riccardo Monti, presidente dell'ICE; nell'ultima foto figurano, infine, l'attore Valerio Mastandrea e il regista del film "Non essere cattivo" Claudio Caligari ANICA - ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 7 ANICA - ANICA SCENARIO 23 articoli 27/11/2015 Pag. 33 diffusione:298071 tiratura:412069 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Tecnologie provate Il robottino BB-8 e i suoi fratelli Il risveglio dei gadget «stellari» La saga di Star Wars e il suo infinito merchandise. Da comandare tramite app Il marchio Lo scorso anno è stato valutato in 37 miliardi di dollari. Con rilancio di cinque nel 2016 Federico Cella L a forza del franchise scorre potente in Guerre Stellari. O meglio, in Star Wars come in nome del marchio ormai si chiama anche da noi la saga iniziata nel 1977 e ora pronta a un nuovo rilancio con il film, il settimo della serie (e il primo di una nuova trilogia), «Il risveglio della forza» nelle sale italiane il 16 dicembre. E se i fan di Luke Skywalker si attendono dal regista J.J. Abrams una risurrezione creativa, i conti della galassia lontana lontana non mostrano alcun decadimento. Rilevato da Disney per 4 miliardi di dollari con l'acquisizione della LucasFilm nel 2012, il marchio Star Wars lo scorso anno è stato valutato intorno ai 37 miliardi di dollari. Con una potenzialità di rilancio, a seguito del nuovo film, quantificata in 5 miliardi di dollari nel 2016 per il solo merchandise . Perché se è vero che tutto parte dai film, e le prevendite dei biglietti di Episodio VII hanno toccato livelli record (nei soli Stati Uniti, la catena Imax a fine ottobre ne contava per 6,5 milioni di dollari), sono i giocattoli e i gadget legati ai personaggi e agli oggetti cult della saga a trascinare il business a ritmo della Marcia Imperiale. Lo scorso 4 settembre è andato in scena il Force Friday: la Disney ha messo in vendita la nuova «gadgettistica» legata alla saga - dalle tazze ai peluche - e gli store di tutto il mondo sono stati presi d'assalto da migliaia di persone vestite da Jedi o da Sith. E la con la première a metà dicembre, il Natale non potrà che brillare della luce di una spada laser. Disney e tutti i licenziatari del marchio si sono prodigati per non farci mancare alcunché. Si va dai letti per bambini in stile Millennium Falcon alle felpe con maschera da Stormtrooper incorporata, passando per la navigazione web declinata in chiave lato chiaro/lato oscuro da Google. Ma è indiscutibile che siano i giocattoli, soprattutto con un cuore tecnologico e non solo per i più piccoli, a scaldare le carte di credito di tutto il mondo. «Il risveglio della forza» ha portato con sé una nuova ondata di giochi, con il robottino BB-8 a fare da punta di diamante con la versione della Sphero comandabile tramite app da smartphone. Un gioiellino «intelligente» che va ad affiancarsi al progenitore R2D2 nella storica versione Interactive Astromech Droid della Hasbro. Ormai lo si trova solo online (spesso a prezzi improponibili, fino a 600 dollari), ma la soddisfazione di farsi portare una birra - perché il «giocattolo» ha un comparto apposito - con un solo comando vocale per molti fan non ha prezzo. Più abbordabile, e non meno sfizioso, sempre nel campo dei «pupazzi intelligenti» c'è Yoda nella versione Legendary Jedi Master: movimenti realistici, attacco con spada laser alla mano e oltre cento frasi dall'infinita saggezza jedi (e dalla grammatica inconfondibile). Ma se questa è la punta dei gadget di Star Wars, scendendo la piramide si allarga a qualunque oggetto possa venire in mente. Dalle cuffie alle custodie per il telefono si passa agli orologi: quelli semplici della Lego, per esempio, o l'edizione limitata della Devon dal prezzo inaccessibile di 28.500 dollari. Dai minialberi di Natale con fibre ottiche si passa alle macchine fotografiche e ai droni giocattolo, per arrivare ai videogiochi (vedi l'articolo sopra). Tra i regali più belli ci sono poi i prodotti della Uncle Milton, chiamati Star Wars Science: il planetario a forma di Morte Nera è un grande classico, così come i cosiddetti Force Trainer che usano non meglio specificate onde mentali (o la più comprensibile elettricità statica) per replicare trucchi da veri padawan. Per molti di questi prodotti la visita nei negozi potrebbe essere frustrante, e l'unica alternativa è rivolgersi agli store online (attenti ai costi doganali e di consegna). Un capitolo a parte è da dedicare alle spade laser, l'arma «per tempi più civilizzati» (cit. Obi-Wan Kenobi) simbolo di tutta la saga. Se ne trovano di tutte le specie, e con varie funzioni: abat-jour, portachiavi, torce ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 9 27/11/2015 Pag. 33 diffusione:298071 tiratura:412069 ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato elettriche, posate e spazzolini. Con l'ultimo giro di gadget è arrivata la light-saber del Sith di turno, Kylo Ren, con luci e suoni da duello, oppure il divertente Bladebuilders che permette di costruirsi una propria spada tra un centinaio di combinazioni diverse. Ma per i veri seguaci di Guerre Stellari, il marchio di riferimento sono le Master Replicas, appunto riproduzioni perfette delle spade originali. Con prezzi da veri collezionisti: quella di Darth Vader del film «Una nuova speranza» ha un prezzo di partenza di 600 dollari (se la Forza è con voi e riuscite a trovarla). @VitaDigitale © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera / Mirco Tangherlini Destinato a sostituire R2D2 nella nuova trilogia, il droide BB-8 è il personaggio scelto da Disney per uno dei giochi più avanzati della nuova ondata: si può manovrare con uno smartphone, sviluppa la sua personalità e registra video «olografici» (169,99 euro) Prodotte in Italia le chiavette Usb di Tribe sono molto curate e raffigurano personaggi dei sei film usciti finora (8 Gb 17,99 euro; 16 Gb 21,99 euro) L'orologio Devon Star Wars è un vero gioiello in acciaio composto da ben 350 pezzi con una cura maniacale dei particolari. Anche il prezzo è da fan sfegatati: il pre-ordine è a 28.500 dollari Una fotocamera da 5 Megapixel a forma di Millennium Falcon? L'ha prodotta Lexibook (50 euro) Yoda, Chewbacca, R2D2 e anche Darth Vader: i peluche Famosa aggiungono alla morbidezza anche le frasi originali tratte dai film (19,90 euro) Rotea la spada laser e dispensa saggi consigli sulla via Jedi: il Legendary Jedi Master Yoda si trova online (da 129 dollari) DROIDE BB8 OROLOGIO DEVON CHIAVETTE USB PELUCHE FOTOCAMERA MILLENNIUM LEGENDARY JEDI MASTER YODA LA FORZA È NEL GADGET 1977 «Oh mio Dio, il tuo film avrà molto più successo di Star Wars», avrebbe detto George Lucas. Era il 1977 e il regista era andato a trovare Steven Spielberg sul set di «Incontri ravvicinati del terzo tipo». E gli fece una proposta: il 2,5% degli incassi di Guerre Stellari contro la stessa percentuale del film dell'amico. Chi ha vinto la scommessa? 27/11/2015 Pag. 51 diffusione:298071 tiratura:412069 I tormenti di padre Bergoglio tra dittatura e rigore teologico Luchetti evita l'agiografia e racconta i difficili anni in Argentina Paolo Mereghetti È già difficile raccontare la vita di un uomo illustre quando è morto senza scivolare nell'agiografia, figurarsi quando è ancora in vita. E al centro dell'attenzione mondiale come papa Francesco. Per questo la prima preoccupazione di Luchetti, dirigendo Chiamatemi Francesco , è stata - per sua stessa ammissione - quella di non trasformare Bergoglio in un santino. Anche a rischio di cadere nell'eccesso opposto. Il film, che si apre e si chiude nei giorni del Conclave e dell'elezione al Soglio pontificio del cardinale argentino (affidato all'attore Sergio Hernández), sceglie di raccontare alcuni momenti della sua vita da gesuita: la conversione, il periodo al Colegio Máximo e la vita ai tempi della dittatura, il confronto/scontro con i confratelli vicini alla teologia della liberazione, le sue scelte a favore di una Chiesa che si dedichi agli ultimi e ai disagiati. Non tutto è raccontato in maniera piana e distesa, alcune situazioni e persone lasciano aperti problemi di identificazione in chi non sia esperto di storia ecclesiastica latino-americana (il prelato da cui va dopo l'uccisione del vescovo Angelelli e che gli offre i dolci è il nunzio apostolico Pio Laghi? Quello tanto amico dei militari torturatori?), così come si vorrebbe saperne di più sulle ragioni della sua carriera: che cosa ha fatto per essere nominato superiore provinciale? Perché il cardinale Guarracino vuole proprio lui, «esiliato» in una parrocchia periferica, per la carica di vescovo ausiliario di Buenos Aires? Ma forse questi salti e queste ellissi servono proprio per evitare di trasformare il film in una «semplice» biografia e puntare invece l'obiettivo sul sacerdote e le sue qualità. Affidato al volto severo dell'attore Rodrigo de la Serna, il giovane Bergoglio del film deve confrontarsi con un mondo che fatica a tener salda la barra dell'insegnamento cristiano. In tutti i momenti cruciali del film, la tentazione sembra essere quella di deviare dalla «retta via», sia accentuando l'impegno nel sociale sia facendosi complici della dittatura. Non è semplice tenere una posizione «equidistante», capace di conciliare il rigore teologico con l'amore per il prossimo (specie quello più sfortunato), ma sembra proprio questa la scelta del gesuita Bergoglio. Ed è questo che il film vuol far emergere. Ecco allora il salvataggio dei giovani seminaristi fatti fuggire in Uruguay ma anche il suo rifiuto della teologia della liberazione, la sua disapprovazione per i confratelli che hanno scelto di vivere fuori dalle parrocchie ma il suo intervento per liberare chi è stato fatto prigioniero e torturato. E l'impegno di dare voce a chi non ce l'ha di fronte al potere. Momenti diversi che trovano il loro senso più profondo nella scena finale del Papa che si affaccia su piazza San Pietro e che il film affida allo sguardo dello spettatore con pudore e rispetto. © RIPRODUZIONE RISERVATA Le stelle Il viaggio umano e spirituale che ha portato l'argentino Jorge Bergoglio alla guida della Chiesa cattolica Foto: da evitare interessante da non perdere capolavoro Autore Daniele Luchetti (55) ha esordito come regista nel 1988. Suoi, tra gli altri, i film «Il portaborse» (1991) e «La scuola» (1998) 40 Paesi «Chiamate-mi Francesco», prodotto da Taodue Film e distribuito da Medusa, uscirà in 700 sale dal 3 dicembre Il film, interpretato da Rodrigo de la Serna (foto sopra) è stato venduto in 40 Paesi; ne verrà fatta una versione tv per Mediaset in 4 puntate Il progetto ha richiesto 15 settimane di riprese tra Argentina, ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 11 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «Chiamatemi Francesco» Dal 3 dicembre in 700 sale . E ci sarà una versione televisiva: quattro puntate su Mediaset 27/11/2015 Pag. 51 diffusione:298071 tiratura:412069 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Germania e Italia e coinvolto 3.000 comparse ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 12 27/11/2015 Pag. 1,15 Ed. Torino diffusione:289003 tiratura:424634 Mazzetti, musa del free cinema CLARA CAROLI LA MUSA del Free Cinema Lorenza Mazzetti, nipote di Einstein, avventurosa esordiente dietro la macchina da presa nella Londra degli anni 50, è stata protagonista della giornata di ieri al Tff. Ha ricevuto al Massimo il Premio Maria Adriana Prolo dell'Amnc. Il debutto nel cinema della Mazzetti è leggendario: ruba alla scuola d'arte la cinepresa e la pellicola per realizzare "K", il film tratto dalla Metamorfosi di Kafka che il Tff ha riproposto nell'omaggio. A PAGINA XV «DA ANNI tento di avere Terence Davies a Torino, è l'autore ideale per questo festival. È uno dei maggiori poeti del cinema degli ultimi trent'anni». Così il direttore Emanuela Martini accoglie il Premio Gran Torino, il regista di "Voci lontane sempre presenti" che al Tff porta il suo ultimo film "Sunset Song", proiettato al Reposi dopo la cerimonia di premiazione. «Sono orgoglioso di ricevere il riconoscimento dal paese della cultura - dice Davies - sono cresciuto con i film italiani del Neorealismo. Sono commosso». E poi: «Continuiamo a coltivare la magia del cinema!», esorta il regista inglese. Un'altrettanto emozionata Elisabetta Sgarbi ha raccontato come il suo "Colpa di comunismo", in concorso Torino 33, sia dedicato alla madre, Rina Cavallini, scomparsa da poco. «È per lei, anche se non lo potrà vedere». Il progetto ha preso l'avvio da un interesse della filmaker (ex direttore di Bompiani, che recentemente ha fondato la Nave di Teseo in dissenso con "Mondazzoli") per le badanti che si stavano occupando dei suoi anziani genitori. È venuto fuori un racconto a tre voci sul mondo delle lavoratrici romene. «Persone che sarebbero invisibili e invece hanno un ruolo centrale nelle vite e nelle case dei nostri cari dice Sgarbi - in un momento di loro grande fragilità. Persone umili, storie minime che hanno però vissuto la Storia con la essere maiuscola. Il film si è scritto da solo, non l'avevo pensato così, è venuto fuori seguendo le storie di queste donne». "Colpa di comunismo", spiega l'autrice, «perché comunque, quando c'era e quando non c'è stato più, ha condizionato la vita di queste lavoratici e le ha portate ad essere quello che sono nel nostro paese». Del suo impegno di editor e regista, Sgarbi spiega: «Il cinema è importantissimo, mi fa andare in profondità. La Nave di Teseo è una grande avventura, una scelta radicale il cui senso si spiega da sé». Il film è prodotto da Betty Wrong con Rai Cinema e sarà distribuito da Istituto Luce. La musa del Free Cinema Lorenza Mazzetti, nipote di Einstein, avventurosa esordiente dietro la macchina da presa nella Londra degli anni 50, è stata l'altra protagonista della giornata di ieri al Tff. Ha ricevuto al Massimo il Premio Maria Adriana Prolo dell'Amnc. Il debutto nel cinema della Mazzetti è leggendario: ruba alla scuola d'arte la cinepresa e la pellicola per realizzare "K", il film tratto dalla Metamorfosi di Kafka che il Tff ha riproposto nell'omaggio assieme all'altro manifesto del Free Cinema, "Together". «Erano anni formidabili, di grande sperimentazione e libertà creativa. Inizialmente volevo dipingere, ma poi il cinema è stato un richiamo fortissimo. E ho seguito il mio istinto». Dell'amicizia con Pasolini: «Qualcuno (Muccino, ndr) ha definito il cinema di Ppp "amatoriale"? Ma che bello! Meglio amatoriale di certo cinema di oggi in cui tutto è perfetto». Mazzetti, la cui famiglia è stata vittima della barbarie nazista, ha fatto della memoria delle vittime dell'Olocausto il suo impegno. Una missione che vorrebbe perseguire proiettando nelle scuole la versione cinematografica del suo romanzo autobiografico "Il cielo cade". Lei, che ha provato sulla sua pelle «l'azzeramento della pietà perpetrato dalle Ss», vede negli attentati di Parigi e nella mano dell'Isis la stessa «ferocia contro la razza e la religione» del regime nazista. AMATORIALE Il pubblico del Tff e Lorenza Mazzetti: "Amatoriale non è un'offesa, meglio quello che certo cinema di oggi in cui tutto è perfetto" DA VEDERE ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 13 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato TORINO FILM FESTIVAL 27/11/2015 Pag. 1,15 Ed. Torino diffusione:289003 tiratura:424634 ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 14 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato THE WAITING ROOM Alle 11.30 al Reposi 1 e alle 19.30 al 3, in concorso lungometraggi, il film di Igor Drljaca: un attore bosniaco a Toronto sogna di tornare in scena e fa i conti con la Storia EVA NOVÁ Nella sezione Torino Film Lab lo slovacco Marko Skop con "Eva Nová", premio Fipresci a Toronto, alle 19.45 al Reposi 2. Il regista racconta di essersi ispirato ad Annie Girardot Foto, video e approfondimenti su torino.repubblica.it PER SAPERNE DI PIÙ 27/11/2015 Pag. 31 diffusione:189394 tiratura:278795 "Il mio Bergoglio, non un santino ma un grande uomo d'azione" Il regista Daniele Luchetti parla di "Chiamatemi Francesco" film sulla vita del Papa prodotto da Mediaset in sala dal 3 dicembre FULVIA CAPRARA Non ha paura perché «è passato attraverso molti inferni e qualche purgatorio». Non ha paura perchè ha sfidato la violenza efferata della dittatura militare di Videla. Non ha paura perché, secondo la regola gesuita, è «abituato a tenere vivo il circuito testacuore, seguendo sempre lo stesso schema d'azione, preghiera, decisione, azione». La sfida era immensa, e poteva dare risultati scontati, il solito santino senza chiaroscuri, invece Daniele Luchetti, regista di Chiamatemi Francesco Il Papa della gente , ha dribblato la trappola realizzando un'opera fedelissima alla figura del protagonista e insieme attenta alle tante sfaccettature della sua personalità: «A un certo punto ho dovuto smettere di pensare che questa persona è viva e vegeta e vive a un chilometro da casa mia, per un anno e mezzo non mi sono più occupato, giorno per giorno, delle sue mosse, e questo mi ha reso libero». Avventura straordinaria Adesso che il film è finito, pronto per arrivare giovedì 3 dicembre in 600 sale con il marchio Medusa, il regista del Portaborse e di Mio fratello è figlio unico , può dichiarare sereno: «Ho cominciato il film che non credevo, ora posso dire di credere molto di più nella gente che crede». E già questo potrebbe essere un altro dei miracoli bergogliani, il frutto dell'impegno di un uomo che «ha vissuto tutta la sua vita preoccupato», un «hombre vertical» che, non a caso, ha scelto la «Madonna dei nodi» come principale guida in un percorso dedito alla risoluzione volenterosa dei problemi umani. Il film-inchiesta, prodotto da Mediaset attraverso la Taodue di Pietro Valsecchi (seguirà una versione tv in 4 puntate), ripercorre, in un flashback, l'avventura straordinaria di Bergoglio (Rodrigo De La Serna) dall'epoca in cui era studente peronista, fidanzato e legato da profonda amicizia alla p ro fe s s o re s s a d i c h i m i c a Esther Ballestrino che resterà per sempre suo irrinunciabile punto di riferimento, fino alla serata della proclamazione in Vaticano, quando il Pontefice, vestito di bianco e con la croce di ferro sul petto, salutò i fedeli raccolti in Piazza San Pietro. In mezzo c'è la scelta di diventare gesuita, la nomina a Padre Provinciale in Argentina, i terribili anni spesi cercando di mettere in salvo fedeli e sacerdoti, strappandoli al destino di desaparecidos, i rapporti con i preti di strada, portabandiera della teologia della liberazione, la scelta di svolgere l'impegno di Arcivescovo di Buenos Aires nelle periferie più degradate: «Ho avvertito una responsabilità enorme - dice De La Serna -, era molto difficile far venir fuori la spiritualità del protagonista, però, facendolo, ho imparato a pregare». Per entrare in sintonia con il personaggio, l'attore cileno Sergio Hernandez, che lo interpreta in età avanzata, racconta di essere entrato in una specie di ritiro: «È la più grande opportunità della mia carriera e volevo essere credibile. Bergoglio è una persona abituata a studiare gli altri con grande attenzione, anche quando stava zitto era come se scannerizzasse tutti. Noi cileni siamo fratelli degli argentini, sappiamo che, durante il regime, la Chiesa ha protetto tanta gente e poi ha sempre svolto un grande lavoro nelle zone più disastrate delle nostre città. L'investitura di Bergoglio è il riconoscimento di un percorso iniziato tanti anni fa». Il film, che come fa sapere il direttore generale contenuti Mediaset Alessandro Salem, è costato 15 milioni di dollari e sta per essere venduto in 40 Paesi del mondo, sarà proiettato il 2 dicembre in Vaticano, in Sala Nervi, davanti a 7mila persone invitate dai padroni di casa: «Il nostro viaggio - racconta Valsecchi - è iniziato nel 2014, quando io e Luchetti siamo andati in Argentina, incontrando gli amici di gioventù, i sacerdoti, tutte le persone che avevano lavorato con Bergoglio. In vari momenti mi sono chiesto "chi sono io per fare un film sul Papa"? Poi, andando avanti, ripercorrendo le tappe della sua esistenza, ho capito bene perché Bergoglio è come lo vediamo, un uomo molto laico, che non ha paura di niente, perchè ha visto tutto». Mentre spera che il Pontefice decida di assistere alla proiezione del 2, Valsecchi ha già spedito al presidente Usa una copia sottotitolata dell'opera, e, nel frattempo, lo ha fatto vedere a Checco Zalone, a ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 15 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Anteprima 27/11/2015 Pag. 31 diffusione:189394 tiratura:278795 ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 16 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato cui «è piaciuto moltissimo». Ho dovuto smettere di pensare a lui che vive a un chilometro da casa mia, per oltre un anno non ho più seguito tutte le sue mosse: ciò mi ha reso libero Quando ho cominciato la lavorazione del film non credevo, ora posso dire di credere molto di più nella gente che crede Daniele Luchetti Regista e sceneggiatore Foto: AFP Foto: Da giovane Lo interpreta Rodrigo De La Serna: «Era difficile far emergere la sua spiritualità: facendolo ho imparato a pregare» Foto: Due momenti di "Chiamatemi Francesco - Il Papa della gente" : il film sarà proiettato il 2 dicembre in Vaticano, in Sala Nervi Foto: LAPRESSE Foto: In età avanzata È il ruolo recitato da Sergio Hernandez: «Volevo essere credibile. Per prepararmi sono entrato in una specie di ritiro» 27/11/2015 Pag. 39 Ed. Torino diffusione:189394 tiratura:278795 Luigi La Spina Una settimana di sale pienissime, in barba a tutte le paure. Tanti film, quasi tutti di ottima qualità. E pazienza se non ci sono stati lustrini, star, tappeti rossi, feste e cotillon, perché proprio nessuno ne ha sentito la mancanza. Il bilancio artistico del Torino film festival, quest'anno, si chiude indubbiamente in positivo. Ma si accoppia pure a un altro bilancio positivo, non meno importante, quello economico. Il conto non si chiuderà, al solito, in rosso e la prossima edizione potrà utilizzare anche qualche risparmio per investire. La lezione di questo successo è semplice, ma non è detto che, con una buona ricetta, si riesca sempre a preparare un buon piatto, perché ci vuole pure un bravo cuoco. L'idea vincente è stata quella di abbinare le risorse della Film commission all'istituzione del Museo del cinema, quella famosa sinergia pubblico-privato di cui spesso si parla, ma che non è mai facile da realizzare. Si sono individuati due bravi cuochi, ognuno con specifiche e complementari competenze: Emanuela Martini, la cui grandissima esperienza nel mondo del cinema ha dato i frutti sperati (e magari anche quelli insperati) e un personaggio dalla spiccata vocazione imprenditoriale, Paolo Damilano che ha saputo trovare le risorse per tappare i buchi del bilancio e consentire al festival di guardare al futuro con più serenità. Si può sperare che questo buon esempio artistico-manageriale trovi repliche a Torino? Viene subito in mente una applicazione del modello per riparare i danni di quel grandissimo pasticcio che è stato compiuto per il rinnovo delle cariche al Salone del libro. Una vicenda chiusa, molto provvisoriamente, con un rattoppo costituito dal «richiamo alle armi» del soldato, senza paga, Ernesto Ferrero, ma una manifestazione che presto dovrà trovare non solo un nuovo assetto organizzativo, ma soprattutto definire nuovi obbiettivi e i modi per realizzarli. C'è poi una scadenza urgente, nel panorama delle istituzioni importanti per la vita culturale di Torino, quella del direttore di Artissima. Il mandato dell'attuale responsabile, Sarah Cosulich, scade a marzo e, anche in questo caso, si tratta di imitare i buoni esempi e non quelli cattivi. Speriamo che il dissidio tra Regione e Comune, tra chi vorrebbe indire un bando per indicare il miglior direttore e chi, visto il successo della manifestazione, vorrebbe confermare Sarah Cosulich non finisca come per il brutto compromesso che fu trovato per il Salone del libro. Il passato può suggerire sia la perseveranza, per una buona causa, sia l'ostinazione, per una cattiva. Ai nostri politici la scelta. ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 17 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il film festival sia un modello 27/11/2015 Pag. 67 Ed. Torino diffusione:189394 tiratura:278795 Il cinema di montagna ritenta la sfida alla "capitale" Trento T orino capitale del cinema di montagna. Una definizione che torna ciclicamente, quasi come quella di «Torino, capitale delle Alpi», salvo poi limitarsi a qualche proiezione con dibattito fra addetti ai lavori in una città che ha la montagna nel suo Dna, ma che non riesce a concentrare risorse e idee in progetti vincenti, superando le tante «nicchie» che si considerano depositarie della cultura alpina nostrana. Insomma la sfida a Trento, da sempre «capitale» del cinema di montagna resta un sogno. Sotto l'etichetta di CinemAmbiente nasce il progetto «Riportiamo le Alpi al Cinema», sostenuto dalla Compagnia Dislivellli che si è affidata all'Associazione «Dislivelli» per la parte ideativa. Tre film per questa mini-rassegna,ospitata al cinema Massimo. Si comincia lunedì 30 novembre, alle ore 21,con una serata dedicata al Cervinoa. Sarà proiettato, in anteprima torinese, il film «Cervino, la montagna del mondo» di Nicolò Bongiorno: un racconto della scalata con lo stesso Bongiorno nei panni del cliente e Marco Barmasse in quelli della guida, esaltato dalla splendida fotografia di Hervé Barmasse. Coordina l'incontro Enrico Camanni. Secondo appuntamento, lunedì 14 dicembre per una serata dedicata all'arrampicata, condotta da Leonardo Bizzaro,con la proiezione di «Valley Uprising» di Nick Rosen, Peter Mortimer, Josh Lowell, dedicato al gruppo di straordinari innovatori che dalle vette dello Yosemite. Lunedì 18 gennaio 2016 serata dedicata al rapporto fra uomini e alberi a partire dalle parole e dalle riflessioni dello scrittore Erri De Luca, protagonista del film «Alberi che camminano». Interverrà il regista Mattia Colombo. Coordina Tiziano Fratus. [G.NOV.] ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 18 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Torino 27/11/2015 Pag. 49 Ed. Asti diffusione:189394 tiratura:278795 valentina fassio La settima arte sul «red carpet» dell'Asti Film Festival: oggi alle 17 in Sala Pastrone, si terrà l'incontro con Giuliana De Sio che apre l'edizione 2015. Ospite dell'evento dedicato a Mario Monicelli, riceverà il premio «Città di Asti». Il festival Organizzato dal circolo Sciarada che quest'anno rinsalda la collaborazione con Vertigo, la manifestazione si svolgerà dal 9 al 12 dicembre in Sala Pastrone e al Teatro Alfieri. Confermata la formula con ospiti, proiezioni e tre sezioni in concorso: «La prima cosa bella» dedicata alle opere prime, «Asti Short» (cortometraggi), «Asti Doc» (documentari). «Quest'anno puntiamo sulle eccellenze del "nostro" cinema, ospitando molti registi e attori piemontesi anticipa Riccardo Costa del circolo Sciarada - Confermata la collaborazione con le scuole: sarà al lavoro la giuria Giovani, con uno spazio dedicato ai ragazzi del Castigliano autori del video "Caffelatte"». Presidente di giuria sarà il piemontese Marco Ponti, sceneggiatore e regista di film come «Santa Maradona» e «Io che amo solo te», che vede tra i protagonisti Valentina Reggio, attrice originaria di Bubbio, scelta come Madrina del festival. Tra i giurati, nomi noti del cinema «Made in Piemonte» come gli attori astigiani Andrea Bosca e Simone Coppo. «In giuria anche il ritorno di "amici" del festival, già protagonisti delle scorse edizioni come Giovanni Anzaldo e Guglielmo Pinelli, interpreti del film "Il capitale umano" - continua Costa - Ma anche Nicola Nocella, ospite in più d'una edizione, interprete di film e serie tv». Ospiti Tra gli altri protagonisti, Paolo Cevoli, Silvio Soldini, Giorgio Pasotti, Giulia Michelini, Steve Della Casa. «Il Premio alla carriera sarà consegnato a Carlo Leva, scenografo di Sergio Leone - conclude Costa - Apertura e chiusura del festival sono affidate a grandi donne del cinema italiano: oggi Giuliana De Sio, mentre la chiusura sarà con Anna Bonaiuto». Confermati i partner: Creative, Biblioteca Faletti, Nig-Nuove Idee Globali, con il patrocinio di Comune, Provincia, Piemonte Film Commission e con il sostegno di Reale Mutua. ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 19 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Oggi in sala Pastrone l'Asti Film Festival presenta il programma e premia Giuliana De Sio 27/11/2015 Pag. 28 diffusione:135752 tiratura:185831 «Io e il Papa, che follia» Daniele Luchetti e Pietro Valsecchi, regista e produttore , raccontano "Chiamatemi Francesco" il film su Bergoglio che rievoca gli anni durissimi della dittatura argentina e l'impegno sociale del futuro pontefice. «Una sfida impossibile» in cui Mediaset ha subito creduto. In uscita giovedì Gloria Satta Se gli capitasse (e potrebbe capitargli proprio nei prossimi giorni) di trovarsi faccia a faccia con Papa Francesco, Daniele Luchetti rimarrebbe senza parole: «Penso che farfuglierei dall'emozione e chissà, magari il Santo Padre potrebbe incoraggiarmi a stare rilassato», sorride il regista. Il film Chiamatemi Francesco , la sfida più spericolata della sua carriera (e di quella del produttore Pietro Valsecchi, che ha avuto la «pazza idea» di farlo), verrà infatti presentato in anteprima mondiale in Vaticano martedi 1 dicembre, cioè due giorni prima di sbarcare nei cinema con Medusa. «Le sale saranno 700», annuncia l'ad Giampaolo Letta. Ci sarà anche il Pontefice nella Sala Nervi? Difficile saperlo. Ci saranno però 7mila spettatori pronti a scoprire sullo schermo la giovinezza di Papa Francesco nella natìa Argentina. Luchetti, con l'aiuto dello sceneggiatore Martin Salinas, ha infatti ricostruito la vocazione sacerdotale che irrompe nella vita spensierata di Bergoglio (e comporta la rinuncia a una fidanzatina), l'impegno pastorale nelle favelas con i preti di strada, la sua "carriera" nella Compagnia di Gesù, gli orrori della dittatura militare, il dramma dei desaparecidos, il conclave che lo eleggerà. «La mia preoccupazione numero uno», spiega il regista, «era mantenere uno sguardo laico per non scadere nell'agiografia. E rispettare la storia recente dell'Argentina, su cui sono stati girati altri film». Luchetti racconta l'evoluzione del progetto. «All'inizio ho considerato Chiamatemi Francesco un film su commissione. Poi ho avuto una specie di innamoramento e ho capito che era necessario girarlo». E ci sono state ripercussioni personali? «Ero un non credente, oggi credo in chi ha fede anche perché in Argentina ho incontrato dei preti straordinari. Non ho lasciato spazio alle voci su una presunta collusione di Bergoglio con il regime dei generali: non mi sono parse credibili». Aggiunge Valsecchi: «Chi sono io per raccontare Papa Francesco? Questo interrogativo non mi ha fatto dormire a lungo tanto più che abbiamo lavorato in assoluta indipendenza, senza avere riscontri in Vaticano. Il film l'ha visto solo monsignor Karcher, cerimoniere pontificio, e lo ha definito veritiero. Lo manderò anche al presidente Obama». GLI ATTORI Due sono gli attori che interpretano Bergoglio in altrettanti momenti della sua vita pre-papale: il 39enne argentino Rodrigo de la Serna e il cileno Sergio Hernàndez, 58. «Loco (pazzo), così mi dicevano gli amici quando hanno saputo che avrei fatto Papa Francesco», racconta Rodrigo. «Ho avvertito una responsabilità enorme, anche perché il film racconta una ferita ancora aperta nella storia del mio Paese. Ma ho imparato a guardarmi dentro e, in qualche modo, a pregare». Aggiunge Hernàndez: «Per evocare l'interiorità di Bergoglio ho chiuso i rapporti col mondo e per due mesi ho ascoltato discorsi del Papa, letto i suoi scritti, guardato le sue apparizioni». «Mediaset ha creduto subito in Chiamatemi Francesco », racconta Alessandro Salem, direttore generale dei contenuti, «e quando il soggetto è stato proposto da Valsecchi a Pier Silvio Berlusconi e ai vertici aziendali, il film è stato finanziato con 15 milioni di dollari, senza coproduzioni». È già stato venduto a 40 Paesi. E tra un anno e mezzo andrà su Canale 5 la versione tv, 4 episodi da 50 minuti ciascuno. Foto: BIOGRAFIA Rodrigo de la Serna, che impersona il giovane Bergoglio in tre scene del film. Davanti ai poliziotti in un quartiere popolare Con la sua fidanzata, prima di diventare gesuita E con Esther, sua insegnante di Chimica Foto: «NON HO DATO SPAZIO ALLE VOCI SU UNA SUA PRESUNTA COLLUSIONE CON I GENERALI NON ERANO CREDIBILI» Foto: Daniele Luchetti ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 20 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'EVENTO 27/11/2015 Pag. 1 diffusione:41112 tiratura:81689 Italiaonline apre le porte anche all'e-commerce Plazzotta a pag. 20 Italiaonline, che nel 2014 aveva avuto ricavi per 95,5 milioni di euro, si appresta a chiudere un 2015 «in linea col mercato», dice il chief operating officer Gabriele Mirra, per un settore Internet che, dati Nielsen alla mano, in Italia è in calo del 4% nei primi nove mesi dell'anno. Ma proprio negli ultimi mesi del 2015 Iol sta gettando le basi per lo sviluppo del suo business futuro: sia grazie alla partnership con il gruppo Sky, che parte dal 1° dicembre. Sia con l'acquisizione di Seat Pagine Gialle, che porterà alla nascita di altri siti verticali dedicati al cibo, al benessere e alla casaarredamento, con una decisa spinta sull'ecommerce (novità per Italiaonline) delle piccole e medie imprese attive in questi comparti. Quanto alla operazione con Sky, già annunciata su ItaliaOggi, «dal 1° dicembre Italiaonline diventa concessionaria esclusiva per la raccolta pubblicitaria di tutte le property digitali di Sky: dai siti di Sky Tg24 e Sky Sport a quelli di Sky Cinema e Sky Arte, passando per i differenti siti dei canali e dei programmi del gruppo». In precedenza la raccolta era curata da Websystem 24 del gruppo Il Sole-24 Ore. «Ma Iol non è una azienda che sia molto interessata a fare la concessionaria di terze parti», aggiunge Mirra, «anzi, aggregare pezzi di audience a soli fi ni commerciali ci creerebbe problemi di bottom line. E invece noi siamo abituati a livelli di marginalità elevati (nel 2014, per esempio, l'ebitda è stato di 34 milioni di euro e il risultato operativo di 21,8 mln su 95,5 mln di ricavi complessivi, ndr). Quindi con Sky abbiamo stretto una partnership organica ampia: Italiaonline integrerà nelle homepage dei propri portali (in primis Libero.it e Virgilio.it, ndr) una serie di contenuti premium di Sky (servizi dei tg, highlights sportivi, momenti di X-Factor, ecc, ndr) che poi potranno essere visualizzati e approfonditi sui siti verticali di Sky stesso. Inoltre, metteremo a disposizione il nostro know how nel web design, collaborando con Sky per rinnovare alcune web property del gruppo». E in effetti è già iniziato il restyling del sito di Sky Tg 24, poi sarà la volta di quelli di Sky Sport e Sky Cinema. In questo modo i contenuti di Sky (ovviamente una parte molto selezionata e limitata) potranno essere veicolati presso l'ampia audience di Italiaonline, formata da oltre tre milioni di persone al giorno, 18 milioni al mese, e con più di 11 milioni di indirizzi di posta elettronica attivi, «dando ancor più valore alle property digitali di Sky», sottolinea Aldo Agostinelli, digital marketing and sales director di Sky Italia, «sia in termini di raccolta pubblicitaria, sia di sviluppo di prodotti innovativi per gli utenti italiani». Tutto ciò si tradurrà in una immediata crescita delle audience dei siti di Sky (in passato altri siti, una volta appoggiatisi a Italiaonline, hanno anche decuplicato i loro contatti) e, di conseguenza, dei ricavi pubblicitari dall'online. Certo, a un manager come Mirra, che si deve accontentare di 100 mln di euro di fatturato all'anno nonostante i tre milioni di audience al giorno, magari piange un po' il cuore quando prende nota dei ricavi pubblicitari dei broadcaster televisivi italiani, infi nitamente più alti nonostante audience non tanto superiori alla sua. «Lo sappiamo», risponde Mirra, «che il mercato italiano ha peculiarità tutte sue. Forse anche perché i player italiani sul web sono troppo frammentati. La sfi da di Italiaonline è proprio quella di fare un po' di sintesi in Italia, costruendo un player con una massa critica tale da essere credibile per le multinazionali che investono in pubblicità. Noi siamo già al primo posto tra i siti tecnologici, tra il primo e il secondo nei motori e nella fi nanza. E stiamo per partire in almeno altre tre aree specifi che: il cibo, il benessere e la casaarredamento, con forti iniziative di e-commerce per aiutare le pmi». © Riproduzione riservata Foto: Aldo Agostinelli Gabriele Mirra ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 21 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato PORTALE WEB 27/11/2015 Pag. 27 SOFFERENZE DA DIVI DiCaprio congela sul set, Hemsworth è pelle e ossa Sopravvivere a Hollywood non è mai stato così duro GEMMA GAETANI Uscirà il 25 dicembre negli Stati Uniti, e nel resto del mondo l'8 gennaio 2016, l'attesissimo nuovo film con Leonardo DiCaprio , The Revenant , in italiano Revenant - Redivivo , regia di Alejandro G. Iñárritu. Leo ha appena dichiarato quanto sia stato duro girarlo. «È il film più difficile che abbia mai fatto», ha detto, raccontando di avere anche «dormito dentro una carcassa di animale». Esperienza che per altro non è stata nemmeno la peggiore: «La difficoltà vera è stato il freddo, abbiamo girato a meno 15 gradi». Il film traspone sullo schermo il romanzo omonimo di Michael Punke, e racconta la storia reale di Hugh Glass, cacciatore di pellicce che nel 1823 viene derubato e abbandonato dai suoi sodali che lo credono insalvabile dopo l'attacco di un orso (gli ammazzano anche il figlio), e invece percorre da solo e sotto shock centinaia di chilometri per riacciuffare gli infami e vendicarsi. Anche Iñárritu non ha fatto mistero del fatto che più che di ripresa si è trattato di un'impresa: «Io mi sento il vero redivivo, ma pure un idiota, sono messicano, un uomo dei tropici in mezzo alla neve...». Alla fine, comunque, la ripresa-impresa è stata portata a termine. E per una prova recitativa del genere - c'è chi non riesce a dormire nemmeno accanto al corpo dell'amante appena copulato, figurarsi appisolarsi dentro un animale morto - Leonardo stavolta meriterebbe quell'Oscar che ancora non ha vinto. Troppe nomination rimaste tali stanziano nella sua biografia professionale. Clamoroso è stato il caso degli Oscar 2015: nominato miglior Attore protagonista per un filmone assoluto come The Wolf of Wall Street , nel quale aveva dimostrato un talento sovrumano (la lunga scena della mezza overdose di Quaalude, tra le altre), eravamo tutti convinti che avrebbe avuto la statuetta, ma nisba. La ottenne Matthew McConaughey , che per Dallas Buyers Club era dimagrito fino a ridursi a uno scheletro. Non furono pochi i fan di Leo (noi per primi) che per un momento desiderarono di ridurcelo letteralmente, così da fregargli la statuina dalle grinfie e darla a Leonardo all'urlo di «Giustizia è fatta!». E proprio mentre eravamo qui a dirci che per The Revenant Leonardo sarà senza dubbio nominato e vittorioso, ecco profilarsi all'orizzonte un probabile antagonista, il cui sforzo fisico potrebbe far sembrare il sonno di Leo in una carogna e il freddo micidiale una passeggiata per signorinette: Chris Hemsworth ... Stavolta è stato lui a sottoporsi a una trasformazione corporea pesantissima, passando dal muscolosissimo Thor degli Avengers Marvel a marinaio dal peso di anoressico nel nuovo film di Ron Howard, Heart of the Sea - Le origini di Moby Dick . «Abbiamo perso la testa, a furia di pesarci ogni giorno. Immaginate 15 tipi massicci in mare che parlavano solo di dieta, e di chi avesse perso più peso, e di chi sembrasse davvero magro. È assurdo!», ha dichiarato Chris, e ha postato sul suo profilo Twitter una foto che lo ritrae durante le riprese, magro come un chiodo e coi capelli più rovinati di uno che ha pestato un filo elettrico. Scoperto. È ufficiale: ormai i divi devono affrontare le peggiori prove per interpretare film. Hugh Jackman , lo smagliante e muscoloso Wolverine dell'omonimo film per diventare Jean Valjean nei Miserabili sembrò essere stato tenuto a digiuno mesi, poi in ammollo nell'acido e infine impanato nell'immondizia. Michael Fassbender per Hunger perse quasi 20 chili. Aveva invece accumulato forse quintali di muscoli Jake Gyllenhall per interpretare la parte del campione di boxe in Southpaw . Idem J ared Leto , che per Chapter 27 è ingrassato di addirittura 30 chili. Persino Sylvester Stallone , il corpo più scolpito della storia del cinema, per Cop Land rinunciò alla consueta forma costruita in palestra e accumulò una notevole pancia. Ma il caso più emblematico è quello di Christian Bale , che per l'Uomo senza sonno diventò magro come un palo, poi si trasformò in una montagna di rocciosi muscoli per Batman, quindi ingrassò come Poldo di Braccio di Ferro per American Hustle . Lo scriviamo ora che le nomination sono ancora distanti e non lo rinnegheremo: potrà arrivare anche un uomo che per interpretare una donna (o viceversa) si sia sottoposto all'operazione chirurgica di cambio del sesso, noi non vogliamo sentir ragioni. Abbiamo già stilato il testo della petizione ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 22 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il metodo per conquistarsi l'Oscar 27/11/2015 Pag. 27 ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 23 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato che caricheremo sul sito change.org se Leo non avrà nomina e conferimento dell'Oscar per The Revenant . Diamine: esiste anche un merito diacronico, cioè accumulato nel tempo. Deve esistere. E se non esiste, spiegheremo che deve esistere. UN FISICO BESTIALE Nelle foto a fianco, Chris Hemsworth: a destra, muscoloso nei panni di Thor; a sinistra, magrissimo nel nuovo film. Sopra, Leonardo DiCaprio 27/11/2015 Pag. 18 diffusione:41548 tiratura:96288 " Io, fidanzata di Scrocchiazeppi oggi sono finita in analisi " Ostinata e contraria Ha 29 anni, ha suonato percussioni e studiato in America. Dopo tante porte in faccia, oggi può permettersi il lusso di rifiutare copioni MALCOM PAGANI Greta Scarano ha 29 anni. Nella vita ha suonato le percussioni, studiato in America, faticato sui classici: " A un certo punto ho incontrato il divertimento e sono diventata una capra, ma con il greco e il latino non me la cavavo male " , cercato il proprio ritmo tra le pause del cinema. Di un percorso iniziato nella preadolescenza ricorda tutto: " Facevo un provino alla settimana, ogni tanto mi rifiutavano e mi chiudevano la porta in faccia, con il tempo ho capito che se le cose non succedono è perché non devono capitare. Una ragione, se la cerchi bene, c ' è sempre " . STEFANO SOLLIMA l ' ha voluta nel suo Romanzo Criminale per Sky: " Era la fidanzata non proprio fedele di Scrocchiazeppi " e poi in S uburra , compagna eroinomane di Alessandro Borghi. Saverio Costanzo ha fatto lo stesso nella seconda stagione di In Treatment , per interpretare Elisa, una studentessa di architettura ammalata di cancro che nega le proprie debolezze e solo attraverso il confronto con Sergio Castellitto e con il proprio inconscio, riuscirà a comprendere se stessa e a razionalizzare la malattia. Greta Scarano è la protagonista di sette dei 35 episodi prodotti da Wildside. Adattati da Rampoldi, Bernardini, Durzi, Fabbri e Sardo con la supervisione di Lusuardi e in onda dal 23 novembre su Sky Atlantic (ogni giorno dal lunedì al venerdì alle 19:40 e alle 23:10, con possibilità di rivederli tutti on demand il lunedì), le puntate vedono in scena Maya Sansa, Licia Maglietta, Adriano Giannini, Isabella Ferrari, Michele Placido, Alba Rohrwacher, Barbara Bobulova e molti altri attori che Scarano un giorno sognava solo di incontrare: " Non per i soldi, perché sono una persona molto semplice e non chiedo nulla di più che vivere in maniera dign it os a " , ma dice Greta: " Perché recitare è un ' aspi razione che avevo fin da bambina " . In famiglia, con un padre neurochirurgo ed esterofilo e una madre " che è sempre stata dalla mia parte e da quella delle mie due sorelle " , il palco e le luci non hanno mai rabbuiato nessuno: " Sono stata sempre invitata a scegliere l ' avventura, a imparare le lingue, a possedere gli strumenti adatti a farmi scegliere il mestiere che mi somigliasse di più " . ATTRICE quindi, con l ' ingle se come ruota di scorta da far viaggiare sulle strade nel caso in cui in Italia gli orizzonti dovessero restringersi all ' improvviso: " L ' ho imparato alla Corner School, in Alabama, dove andai per un anno allo scopo di frequentare la quarta liceo " . L ' esperienza: " P re c e du t a da una sorta di prova in Vermont, al freddo e al gelo per due settimane " fu dirimente: " Ero partita con i galloni da studentessa provetta e sono tornata in Italia senza aver più la voglia di aprire un libro di scuola " . A Roma, dai motorini del Liceo Visconti: " Un ' occupazione permanente con noi ragazzine infatuate dei leaderini stud en t e sc h i " al teatro: " Ci nque anni di corso " il passo fu breve. Oggi Greta può permettersi il lusso di mettere nell ' angolo i copioni che non la convincono e persino di scegliere. Con Costanzo, " che è pragmatico, di poche parole e molto pratico, come sul set piace essere a me " si è trovata benissimo: " Così bene che pur non essendo mai stata prima di allora in analisi, ho scelto di andarci. Ero curiosa. Per il ruolo che mi era stato dato dovevo cercare di capire. Saverio mi ha detto ' perché non provi? ' e ho deciso di dargli retta " . Una breve fiamma: " Ho smesso poco dopo " e un ' interpre tazione nella quale - dice - " non mi sono mai sentita in difficoltà. Il copione sembrava un flusso di coscienza con un suo senso logico e l ' ho imparato con grande facilità " . Più raziocinio e meno istinto che in Suburra perché registi e registri erano diversi: " Conosco il cinema di Sollima e ho cercato di non banalizzare il mio personaggio cadendo nel clichè de ll ' eroinomane. Cercavo appigli, esempi, paragoni da Natural Born Killers ad Amore Tossico e quando ne parlavo con Stefano lo osservavo scuotere la testa. Alla fine credo sia venuto fuori qualcosa di veramente originale " . VIOLA, la fidanzata di Aureliano Adami detto ' numero 8 ' , aveva le sue carte da giocare: " Viveva sul pelo dell ' acqua senza mai affogare " . La valigia dell ' attore. La sintesi di un rischio. Il suo compagno, il regista ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 24 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'INTERVISTA GRETA SCARANODai ruoli in "Romanzo criminale" e "Suburra" al lettino di "In Treatment": "Prima di recitare l'ho provato davvero" 27/11/2015 Pag. 18 diffusione:41548 tiratura:96288 ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 25 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Michele Alhaique, soffre Roma: " Più che Roma, il caos di Roma. E non soffre lui, soffriamo entrambi. Ogni tanto pensiamo di trasferirci insieme in Alto Adige, ma ci sembra un po ' p re ma tu ro , lei che dice? " . Chi è Nata a Roma nel 1986, prima di conseguire la maturità classica ha studiato un anno in Alabama. La carriera Nel 2008 ha esordito nella serie televisiva "R. I. S." e nello stesso anno è stata "Angelina " in "Romanzo criminale". Oggi sta girando "La Verità sta in Cielo" di Rober to Faenza Foto: Da bambina sognavo di fare l ' attrice. Sono una persona molto semplice e non chiedo nulla di più che vivere in maniera dignitosa Foto: Su Sky Atlantic Greta Scarano sul lettino di Castellitto nella serie "In Treatment 27/11/2015 Pag. 21 L'Unità Al Torino Film Festival incontro con la regista siriana Sara Fattahi che in una pellicola intitolata "Coma" spiega quello che la guerra produce. « Non uccide e basta, ti spezza dentro » La regista adesso vive in Libano « Ora non appartengo ad alcun luogo » Alberto Crespi Se incontraste Sara Fattahi per strada non sareste nemmeno sfiorati dal pensiero che sia straniera, al limite potreste scambiarla per una ragazza irlandese: quella cascata di capelli rossi fa pen sare a Sarah Miles in La figlia di Ryan , certo non a Damasco, ad Assad, all'Isis e a tutto quello che gira intorno alla parola "Siria" di questi tempi. Invece Sara è siriana e ha portato in concorso al Torino Film Festival un film intitolato Coma che ci obbliga a guardare questi giorni drammatici da un'angolazione diversa. Lo sguardo di chi è rimasto là, di chi convive con la guerra ogni giorno. Forse lo stesso sguardo delle donne italiane dal 1940 al 1945, chissà. Sara Fattahi ha 32 anni e da qualche tempo vive in Libano, a poche centinaia di chilometri da casa. « Da quando sono uscita dalla Siria non mi sento di "appartenere" a nessun altro posto. La guerra non uccide solo le per sone, uccide qualcosa dentro le persone, le spezza. Per trovare un luogo nel quale non sentirmi estranea, ho dovuto crearlo. I film che faccio sono la mia patria. Da un po' di tempo non vado in Siria ma mi basta infilare nel computer il dvd di Coma per sentirmi a casa». Del resto, è proprio dentro una casa come tante altre che si svolge tutto il film. Per un'ora e mezza siamo dentro un appartamento borghese: si prende il caè la mattina, il tè il pomeriggio, si gioca a carte, si fanno i conti (quan to costa una bombola di gas? Ce ne sarà a sucienza per non morire di freddo il prossimo inverno?). Tre donne, tre generazioni - nonna, madre, figlia - studiano strategie di sopravvivenza. Le due più grandi - nonna, madre parlano quasi esclusivamente del passato: il nonno che è morto e "lui sì che era un uomo, se fosse qui con noi non dovremmo aver paura di nessu no"; il padre della più giovane (marito di quella di mezzo) che invece è sparito, e chissà dov'è finito. Un universo in cui gli uomini sono assenti: o sono morti - di vecchiaia, o in guerra - o erano dei buoni a nulla. E poi, nella memoria, altre guerre: i missili israeliani durante la guerra del Kippur nel 1973 (gli arabi la chiamano "guerra del Ramadan") e tanti ricordi brutti, in un paese dove è sempre stato problematico vivere tranquilli. « L'idea del film è nata quando è morto mio nonno nel 2008. Io sono figlia di genitori separati. Ho girato Coma per compensare le mie perdi te, è come se con il film portassi la mia casa e la mia famiglia sempre con me. Damasco per me non è solo una città, è come una persona. All'interno delle persone stanno morendo delle cose, e anche all'interno della città stanno morendo delle cose. Non vedo alcun segnale che quella gente possa ripren dersi, né che la città possa riprendersi: è come se la città, la Siria tutta fosse in coma. Il cinema, l'espressione artistica ti danno la forza di andare avanti. Tante persone non hanno lasciato la Siria e vogliono rimanere lì, accada quel che accada. A volte ho la sensazione che siano come delle ombre, o come se una malattia avesse colpito un intero paese. Si tende a parlare in termini di paesi, di collettività, e sem bra che non esistano i destini delle singole persone. Invece è importante non dimenticare gli individui. Con il film ho voluto provare a costruire un ponte fra coloro che sono intrappolati laggiù e noi, che viviamo al sicuro... ammesso che qualcuno sia al sicuro, di questi temp». Sara Fattahi ha cominciato a lavorare in teatro a 17 anni. Usava la recitazione teatrale come logopedia per i sordomuti. Poi ha lavorato in tv, in un canale di cartoni animati per bam bini. Quando le chiediamo - tentando di "parlare d'altro" - quale cinema le piace, cita la Nouvelle Vague, JeanLuc Godard: ecco da dove arriva il linguaggio frammentato di Coma , la narrazione anti-naturalistica, l'ambizione di girare un film che sia anche un saggio antropologico e una dichiarazione politica. Su quel che sta accadendo nel mondo, ci ore un punto di vista sul quale noi europei dovremmo riette re: « I paesi che parlano di diritti umani sono gli stessi che intervengono militarmente. Dopo gli attentati a Parigi ho chiamato tutti i miei amici che abitano nella capitale francese. Quando era successa la stessa cosa a Beirut, dove vivo, nessuno ha chiamato me. Libano, Yemen, Libia possono trovarsi nella stessa situazione, ma non ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 26 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato « Racconto con un film la lunga agonia di Damasco » 27/11/2015 Pag. 21 L'Unità La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato importa a nessuno. Questo non è giusto» Foto: Storie di Siria. A sinistra la regista Sara Fattahi, a destra una scena del film "Coma". Foto: Ansa ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 27 27/11/2015 Pag. 14 diffusione:10709 tiratura:41364 L'educazione sentimentale di una giovane donna Conflitti familiari, ribellione, i temi cari al regista inglese che ha ricevuto il Gran Premio Torino Cecilia Ermini Di memorie e malinconie di un tempo ormai lontano, Terence Davies ha sempre ammantato le inquadrature e il flusso della sua macchina presa. Instancabile sacerdote del culto del melodramma, a quattro anni di distanza da The Deep Blue Sea , Davis si immerge nuovamente nella complessità delle leggi del desiderio femminile, infrante da un mondo maschile violento e squallido, con Sunset Song . Un titolo dalle elegiache promesse in uno splendido 65 mm, presentato a Toronto lo scorso settembre e ora approdato al Torino Film Festival nella sezione Festa Mobile. «Sono cresciuto in un periodo in cui fiorivano i cosiddetti 'film da donne' e mia sorella mi portava spesso al cinema a vedere L'amore è una cosa meravigliosa o Secondo amore » ha dichiarato il regista inglese di passaggio in città per ricevere il Gran Premio Torino «Queste sono le mie radici cinematografiche e non è possibile dimenticarlo. Poi sono cresciuto, ho iniziato a fare cinema e credo, per ogni mio film, di prendere qua e là, sempre inconsciamente, dai registi che ho amato. Ma non è mai qualcosa di studiato anche perché credo che se si prende coscienza della cosa, l'immagine diventa immediatamente falsa, perde di autenticità». Tratto dall'omonimo romanzo scozzese di Lewis Grassic Gibbon, visto per la prima volta in uno sceneggiato televisivo della Bbc verso la fine degli anni '70, il film si snoda nel corso di dieci anni, fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, attraverso l'educazione familiare e sentimentale di Chris, l'esile ex supermodel Agyness Deyn. «Me la presentò il produttore, non avevo la minima idea del suo passato da icona pop delle passerelle, ho semplicemente capito al volo che era perfetta per la parte». Cioè la giovane figlia di un agricoltore presbiteriano nelle campagne di Kinraddie, studentessa modello, scissa fra l'attaccamento per la ruvida terra di Scozia e il rifiuto verso un padre titanico e bestiale che conosce soltanto la frusta e la repressione religiosa come forma di comunicazione con i figli. Ben presto il nucleo familiare si sfalda: il fratello maggiore parte per l'Argentina, la madre, esausta dalle continue gravidanze, si uccide insieme all'ultimo arrivato e i fratellini vengono affidati alla zia senza figli. Chris, protagonista dal nome maschile che per mascherato minimalismo e abnegazione ricorda il Robert Tucker protagonista della The Terence Davies Trilogy del 1983, abbandona in fretta sogni di indipendenza e, con essi, anche il desiderio di lasciare per sempre quei paesaggi aspri e mutevoli, fra la bellezza del grano maturo e il dolore delle tempeste, mentre anche il padre, il consueto, animalesco Peter Mullan, muore per le conseguenze di un ictus. Liberata dall'autoimposta schiavitù paterna, Chris sostituisce ben presto la figura maschile davanti al focolare con il coetaneo Ewan, mentre una vocina narrante che risuona come l'infanzia negata, ma mai soppressa, racconta la parca ebbrezza del matrimonio, gli anni felici, l'arrivo di un figlio, la contemplazione della vita quotidiana fra le fatiche dei campi e l'amore al calar del sole. Lo scoppio della guerra obbligherà il marito a partire per il fronte, con conseguenze terribili per l'equilibrio della donna e delle sue terre che Davies trasforma in personaggi dall'ampio respiro, che agiscono e regolano la vita dei protagonisti. «La nostra vita contemporanea non è più regolata dai cicli stagionali ma dagli orologi, credo ci sia una falsa concezione del tempo», spiega il regista. «Se si ripensa al Medioevo, ogni azione era concepita in funzione della luce, senza nessun'altra possibilità di rimandare qualcosa che andava fatto in un preciso momento. Il mio film ha riferimenti costanti a questo, alla terra e alla luce, a come influenzavano la vita della gente. Ho voluto tornare ancora più indietro nel tempo e mostrare questa cosa perduta per sempre». ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 28 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato TFF33 · «Sunset Song», il nuovo film di Terence Davies, un melodramma tra cielo e terra 27/11/2015 Pag. 23 diffusione:26396 tiratura:43828 Da Dionisi alla Bobulova. Ai Premi De Sica vincono i migliori Il parterre Per il 40esimo anniversario in sala anche Zubin Mehta Lidia Lombardi Non può mancare Dario Franceschini ai Premi Vittorio De Sica, istituiti nel 1975 da quel grande promotore di cultura, nonché decano della critica cinematografica che è Gian Luigi Rondi. Gli allori infatti vanno non soltanto al mondo del cinema, ma a rappresentanti di arti, scienze, editoria, critica. Una rosa ampia e un parterre de roi radunato ieri sotto la volta affrescata da Pietro da Cortona del Palazzo Barberini, omaggio barocco alla Divina Provvidenza e alle Virtù teologali. E tale da far ripetere al ministro per i Beni e le Attività Culturali che «abbiamo dimenticato di essere un Paese di talenti che il mondo ci invidia». Annuiscono tutti i De Sica, radunati nell'occasione della cerimonia numero 40. Prende la parola Andrea, figlio di Manuel, mentre Christian sottolinea commosso: «In un Paese che facilmente dimentica, ogni volta che sento il nome di mio padre sono felice». Gian Luigi Rondi, che fa di questa l'occasione per riunire la sua «famiglia del cinema e non solo», vede ogni anno allargarsi il proprio ideale sodalizio, accendendo i riflettori su nuovi nomi. Ecco allora, nel 2015, il riconoscimento ad Alessandro Borghi, prorompente fama dopo le recenti interpretazioni in «Suburra» e «Non essere cattivo», nostro designato agli Oscar. Ma i «De Sica» sono soprattutto premi alla carriera. Allora, come attrice, stavolta la scelta è caduta su Barbora Bobulova, volto della fiction televisiva e del grande schermo, capace di affrontare ruoli disparati, dalla giovane Coco Chanel in tv alle pellicole impegnate di Ozpetek e alle commedie di Paolo Genovese. Giustissimo il «De Sica» consegnato a Renato Carpentieri, attore e regista irpino dalla poliedrica carriera, in teatro e nel cinema, con Gianni Amelio («Porte aperte») e Nanni Moretti («Caro Diario», «Il portaborse»), con Salvatores e i fratelli Taviani. Per la sceneggiatura, premio a Francesco Piccolo, vincitore di uno Strega a cui tra l'altro si deve la scrittura di «Il capitale umano» di Virzì. Ancora, l'attore Stefano Dionisi ,nel '96 accanto a Mastroianni in «Sostiene Pereira», è stato scelto, sottolinea Rondi, anche per l'autobiografia appena uscita, «La barca dei folli», racconto della propria malattia. Per la critica alloro ad Edoardo Bruno e Valerio Caprara. Per l'impegno civile all'ottantenne avvocatessa Giovanna Cau, che fece parte del primo studio forense capitolino specifico per il cinema difendendo da Sophia Loren a Luchino Visconti, da Alberto Moravia a Italo Calvino. Applausi, tra gli altri, a Zubin Mehta (Musica), a Carmine Donzelli e Giuseppe Laterza (Editoria). Il nazionalpopolare Andrea Vitali insignito per la letteratura, Paolo De Bernardis per l'astrofisica, Maria Teresa Benedetti per la Storia dell'Arte. Standing ovation per Ettore Scola, venuto a ritirare il premio conseguito l'altr'anno per «Che strano chiamarsi Federico». Quel Fellini che ottenne un «De Sica» nel 1979. Foto: Regista Ettore Scola Foto: Decano Gian Luigi Rondi ( Foto Sirolesi ) Foto: Attrice Barbora Bobulova ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 29 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato A Roma A Palazzo Barberini Gian Luigi Rondi consegna i riconoscimenti alle personalità del cinema , arte, scienza, editoria e critica 27/11/2015 Pag. 118 N.48 - 27 novembre 2015 Piccoli registi crescono? In Italia sono uscite 258 opere prime per il grande schermo negli ultimi cinque anni. Troppe e, spesso, di scarsa qualità Paolo Mereghetti Ho sempre pensato che di fronte a un esordio bisognasse sforzarsi di essere di «manica larga», anche se il film non era propriamente I pugni in tasca o Io sono un autarchico. Fare un primo film non è semplice come scrivere un libro o comporre una canzone: mette in gioco fin da subito problemi di soldi, di organizzazione, di forza contrattuale. Non tutto può essere perfetto e un po' di generosità è il minimo. Il problema è che da qualche anno a questa parte, grazie anche alla maggior economicità delle tecnologie digitali, gli esordi sono cresciuti in maniera esponenziale, sollevando problemi fino a ieri inesistenti. Sull'argomento è appena uscito un bel volume curato da Pietro Armocida, Esordi italiani (Marsilio editore), che riprende e approfondisce una delle sezioni dell'ultimo festival di Pesaro, appunto le opere prime nazionali tra il 2010 e il 2015. Il libro ospita numerosi saggi ma io consiglio di leggerlo dal fondo, da quella che potrebbe sembrare solo un'appendice: l'elenco degli esordi. Sono 258! E dell'anno in corso sono schedati solo i primi sei mesi... Quando l'ho letto ho dovuto ammettere che, se andava bene, avevo visto il 20, forse il 25 per cento dei film citati. E il curatore del volume apre il suo intervento ammettendo la stessa ignoranza: «La verità è che, alla fine, nemmeno li conosciamo», scrive sconsolato, mentre qualcuno, più pessimista, parla addirittura di «cinecidio» per ricordare che dietro questa scarsissima o quasi nulla conoscenza ci sono problemi che non riguardano solo i critici ma più in generale il sistema produttivo italiano, i suoi difetti e le sue ambizioni. E più in generale l'attenzione che l'Italia ha per la cultura e chi vi si vuole avvicinare. Perché ormai il problema non è più «fare un film» ma piuttosto «come farlo vedere?» Questa settimana in Italia escono - se non ho sbagliato i conti - ben 12 film di prima visione, settimana scorsa erano 13. Tra di loro, tra il cartoon Pixar e il blockbuster hollywoodiano, tra la commedia comica e quella con ambizioni autoriali (con un cast internazionale) c'erano anche tre esordi italiani: qualcuno se ne è accorto? Mentre scrivo non so ancora che riscontro di pubblico hanno avuto Lacrime di San Lorenzo di Giampiero Caira, Fantasticherie di un passeggiatore solitario di Paolo Gaudio o Né Giulietta, né Romeo di Veronica Pivetti (sì, proprio lei, quella di Provaci ancora prof e tante altre fiction tv), ma è facile immaginarlo. E lo stesso si può dire della stragrande maggioranza degli esordi usciti in questi mesi. Il problema allora non è più essere più o meno benevoli di fronte a queste opere prime, ma chiedersi (e far chiedere a chi li dirige e chi li produce) se davvero il gioco valeva la candela, se dietro a quegli esordi c'era davvero una necessità artistica, un'urgenza espressiva o non piuttosto una buona dose di narcisismo e di supponenza. E soprattutto interrogarsi su cosa si possa e si debba fare perché chi è davvero dotato non vada a ingrossare la schiera dei cervelli in fuga all'estero. Che esistono anche nel cinema... Foto: davanti e dietro la macchina da presa Veronica Pivetti, regista e interprete di Né Giulietta né Romeo. In alto, una scena del film e la copertina di Esordi italiani. ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 30 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Piaceri&Saperi Cinema 27/11/2015 Pag. 130 N.48 - 27 novembre 2015 Coppola giurato nella Hollywood africana Una settimana di proiezioni a Marrakech. Poi una visita agli hammam Ilaria Simeone Francis Ford Coppola aveva una nonna nata in Tunisia che era solita raccontare al nipotino fiabe e storie del Nord Africa. Sarà per i ricordi d'infanzia o perchZ il Marocco è stato il primo Paese a riconoscere l'indipendenza delle colonie americane, fatto sta che il grande cineasta statunitense nello Stato più occidentale del Maghreb si è sempre sentito a casa. E lo sarà ancor di più dal 4 al 12 dicembre quando guiderà la giuria della quindicesima edizione del Festival internazionale del Film di Marrakech (festivalmarrakech.info), importante kermesse che trasforma la città, per una settimana, nella Hollywood d'Africa. Insieme a Coppola, nella giuria figurano anche alcuni nomi noti del cinema nostrano: Sergio Castellitto, Valeria Golino e Valeria Bruni. Ospite d'onore dell'edizione 2015 è il Canada: il festival proporrà un piccolo viaggio tra i più celebri film canadesi firmati da registi come James Cameron, David Cronenberg, Sarah Polley, Denys Arcand. Se oltre a essere appassionati della settima arte siete pure estimatori della sesta, in attesa della prossima primavera quando in città aprirà il Museo della fotografia e delle Arti visuali disegnato da David Chipperfield, fate un giro alla Maison de la photographie (maisondelaphotographie.ma). Qui si pu- ammirare una bella raccolta di fotografie del Regno del Marocco scattate tra il 1870 e il 1950 e visitare le interessanti mostre temporanee (fino alla fine di dicembre ÒGnawa. Omaggio a Viviana PaquesÓ). Mangiafuoco e succhi d'arancia. Dopo, concedetevi un altro giro tra i grandi classici di Marrakech. Prima tappa, piazza Jema‰ el Fna, patrimonio orale e immateriale dell'umanità, palcoscenico di cantastorie, venditori d'acqua, incantatori di serpenti, giocolieri, acrobati, musicisti, mangiafuoco, botteghe ambulanti che offrono spremute d'arancia e cibo da strada. E poi la moschea, il minareto della Koutobia (XI secolo), le tombe della dinastia Saudita al Palazzo El Badi, la Medersa Ben Youssef. Tra i musei da non perdere, all'interno dell'ottocentesco palazzo M'Nebhi, quello cittadino (museedemarrakech. ma/): otto secoli di storia raccontati da ceramiche, abiti tradizionali, gioielli, armi, oggetti religiosi, mobili, opere d'arte contemporanee. Ultima tappa, d'obbligo, a Le Bains de Marrakech, per il tradizionale hammam con peeling al sapone nero. Per la notte, prenotate al Riad Infinity Sea, boutique hotel di proprietà di un fotografo italiano tra i quartieri di Bab Targzoulte e di Sidi Ben Slimane, vicino la moschea di Sidi Bel Abes. Otto camere, piscina riscaldata coperta, hammam e sala massaggi, due ristoranti (riadinfinitysea.com, doppia con prima colazione da 130 euro). E una bella scelta di optional, dalle visite guidate su misura al personal shopper, dalle lezioni di lingua locale a laboratori di calligrafia araba, corsi di cucina marocchina e stage di fotografia. JARDIN MAJORELLE, PAROLA DI YVES SAINT LAURENT Giardino, museo, caffè. Il Jardin Majorelle è uno degli angoli più eclettici e affascinanti di Marrakech. Disegnato negli anni Venti dall'artista francese Jaques Majorelle, acquistato da Yves Saint Laurent e poi donato alla città è uno splendido giardino con piante che vengono da tutto il mondo e ospita il Museo di Arti Islamiche che raccoglie la collezione di arti decorative di Saint Laurent e le litografie dei paesaggi del Marocco meridionale di Majorelle (jardinmajorelle.com). Mille e una spezia Piazza Jema‰ el Fna a Marrakech; nell'ovale, ginger e miscela vegetale Ras el Hanout . ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 31 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Piaceri&Saperi Viaggio 27/11/2015 Pag. 20 N.1445 - 27 novembre 2015 diffusione:333114 tiratura:453532 SPIELBERG RITORNA SUL PONTE DELLE SPIE Un agente dell'Urss in America. Un avvocato che lo difende anche contro un'opinione pubblica incattivita e che fa il suo dovere fino a perdere se stesso. Ma anche la storia di uno scambio in una mattina gelida nella Berlino divisa dal Muro. Il regista di Schindler's List e Tom Hanks insieme in un nuovo film . Li abbiamo incontrati a New York. «È la storia di tempi terribili. Ma almeno allora chi fosse il nemico era chiaro. Oggi gli assassini sono fantasmi» Vittorio Zucconi NEW YORK . Sul ponte sospeso sopra la fne del mondo, due uomini aspettano intirizziti nella nebbia gelata della Guerra Fredda. È il 10 febbraio del 1962, un sabato deserto come tutti sulle rive di quel lago fra due mondi, fra la Berlino dell'Ovest e dell'Est, che il ponte sbarrato, chiamato il Ponte di Glienicke, dovrebbe unire e che invece separa. Si chiamano Gary Powers, pilota ame ricano, e William Genrikhovich Fisher, conosciuto nella sua identità di spia del Kgb come Rudolf Abel. Aspettano. Se tutto andrà bene, se tutte le rotelle del mostruoso ingranaggio che collega Mosca a Washington, la Lubjanka a Langley, il Cremlino alla Casa Bianca, il Checkpoint Charlie nel centro della città al ponte in periferia scatteranno nella posizione giusta come i numeri e i fruttini di una slot machine, Gary e Rudolf si incammineranno in direzione opposta dai due capi del ponte. Percorreranno lentamente - guai a correre sotto l'occhio dei cecchini opposti - quei cento metri. Si incroceranno senza fermarsi e senza scambiarsi uno sguardo esattamente a metà, dove una riga di vernice sull'asfalto bianca segna il confne fra Est e Ovest. Raggiungeranno i sovietici e gli americani che li attendono nelle auto con le portiere aperte e il motore acceso e con quella breve passeggiata allontaneranno di qualche metro, di qualche mese, il confne dell'apocalisse nucleare. Il flo di quella mattina di gennaio, che nella lontananza del tempo e della storia sembrava smarrito nei ricordi, è stato ripreso oggi, sorprendentemente, da due grandi del cinema, Steven Spielberg e Tom Hanks, nel flm che il regista e produttore di giganteschi successi ha fnanziato con i soldi della propria DreamWorks, in società con la Fox, e l'attore del Soldato Ryan ha interpretato: Il ponte delle spie (dal 17 dicembre nei cinema italiani). Se fra «le dozzine e dozzine di proposte di flm e di sceneggiature che ricevo ogni anno ho scelto proprio questa storia abbastanza dimenticata» mi dice Spielberg nel nostro incontro in una suite del Four Seasons di Manhattan, «è perché racconta di come un individuo, un uomo in fondo qualsiasi, messo di fronte a un rischio e a un evento enormi, possa, con la propria ostinazione, con la propria azione, fare la differenza». L'uomo al quale allude Spielberg, che nei suoi ormai quasi 70 anni (ne compie 69 fra pochi giorni) ha assunto l'aspetto di un wizard, quasi un mago Merlino nel ca stello di Hollywood, è seduto accanto a lui, tanto diverso quanto sarebbe impossibile immaginare. Alto, irrequieto, in costante movimento e agitato come un cucciolone giocoso, ora in piedi, ora di nuovo seduto, di nuovo in piedi, è Tom Hanks, l' attore di Forrest Gump , di Salvate il soldato Ryan , di Cast Away , di Philadelphia , di Apollo 13 , del Codice Da Vinci . Anche lui, come Spiel berg, e come dimostrano i personaggi della sua ormai lunga flmografa, attratto dalla solitudine dell'individuo costretto a muoversi contro la corrente del tempo e degli avvenimenti. Tom, che ha dieci anni meno di Spielberg e sembra suo fglio sotto il cappellino da baseball, è nel flm l'avvocato James Donovan, un ricco civilista specializzato in controversie assicurative, inaspettatamente scelto dal procuratore di New York e dal governo Kennedy per rappresentare Rudolf Abel, il colonnello del Kgb arrestato a Brooklyn per spionaggio e destinato, con la certezza di un treno sui binari, a quella sedia elettrica che già aveva arrostito spie come i coniugi Rosenberg. O meglio, per fngere di difenderlo, per dare a un processo già predestinato l'apparenza della legalità che gli Usa volevano esibire. Ma Donovan, che da giovane legale aveva fatto parte del processo di Norimberga contro i criminali nazisti, ebbe il torto, e il coraggio, di prendere sul serio il dettato costituzionale, di sfdare l'Fbi di Hoover e il governo, di imparare a rispettare quell'uomo magro, occhialuto e perennemente con la sigaretta tra le labbra, che il resto dell'America considerava un criminale deciso a polverizzare in un lampo atomico milioni ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 32 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato COPERTINA TALPE E SEGUGI 27/11/2015 Pag. 20 N.1445 - 27 novembre 2015 diffusione:333114 tiratura:453532 ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 33 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato di cittadini. Una scelta che avrebbe salvato la vita ad Abel, avrebbe ottenuto dai russi lo scambio con il pilota dell'aereo spia U2 abbattuto in quei mesi, ma avrebbe distrutto la sua vita professionale e personale, nell'assedio furioso di una nazione, e dei suoi media, che lo giudicavano un traditore e un pazzo per voler difendere un colonnello venuto dal Male. «Oggi, forse Donovan non ce l'avrebbe fatta a resistere» rifette Spielberg «nell'uragano dei social network. Le centinaia di lettere di insulti e di minacce che riceveva per posta, dai colleghi avvocati, dai vicini di casa, le paure della moglie per lui, per la famiglia, sarebbero esplose in milioni di tweet, di post, di manifestazioni di odio attraverso la rete, che lo avrebbero seppellito. Forse si sarebbe arreso e avrebbe lasciato che il giudice pronunciasse la condanna di morte». Ma il fnto Donovan, Tom, si agita e dissente: «I miei fgli non sarebbero d'accordo con te, Steve. Loro se ne infschiano di quello che viene sparato in rete, sono cresciuti in questo mondo di internet e di social network e sono indifferenti a insulti, campagne e haters , odiatori». Ma nell'avvocato che rischia la carriera, la famiglia, la vita per difendere una spia al servizio di quella potenza «che non ci faceva dormire la notte al pensiero dell'attacco nucleare, che ci costringeva a fare esercitazioni a scuola per proteggerci dall'esplosione» ricorda Spielberg, c'è più della sua ammirazione per l'individuo che rema contro la corrente. C'è l'amore profondo per l'America, per la way of life di una nazione che di fatto - anche quando la racconta nella sinistra, allegorica minaccia di Duel o dello Squalo - celebra nei suoi valori fondamentali. È forse per questo che Spielberg non ha mai voluto fare un flm sulla guerra del Vietnam: «Avrei voluto farlo tante volte, poi ho visto Platoon del grande Oliver Stone, Apocalypse Now di Coppola, uno dei più grandi flm di guerra mai fatti, e ho capito che non avevo più niente da dire sul Vietnam». Il tributo di Tom Hanks a quella guerra è invece in Forrest Gump , nella sequenza fra «Bubba», il soldato nero della Louisiana, Forrest e il tenente che resterà mutilato di ogni illusione e delle gambe nella macelleria del Vietnam. Una scena che, mi ricorda ora Hanks, divenuto serissimo, «decidemmo insieme, noi attori e il regista Zemeckis, di rendere il più possibile tragica, realistica e umana, e togliere ogni sospetto di ironia o di satira come in altre sequenza del flm. Sul 'Nam non si può fare dello spirito». Come serissimo, meravigliosamente cupo secondo il clima di quel tempo, ricostruito fno ai lugubri e precisi dettagli della burocrazia sovietica e della Ddr ricercati anche dai fratelli Coen - che hanno collaborato alla sceneggiatura del Ponte delle spie - è il viaggio di James Donovan dal tronfo studio legale di New York alle rovine desolanti della Berlino comunista. Un viaggio sempre attenuato dal sospetto, presente in tanti lavori di Spielberg, che esista, inconfessabilmente, inconsciamente, un elemento di rimpianto per tempi ed epoche durissimi, ma almeno temperati dalla coscienza di sapere dove stava il nemico e dove stavamo «noi». «È vero, avevamo paura, certamente, ma con il tempo, e anche con lo scambio sul ponte di Glienicke, ci rendemmo conto che il nemico, per pericoloso che fosse, aveva un volto, era riconoscibile, lo vedevamo nelle foto e nei flmati e potevamo sperare che si sarebbe fermato, come noi, un passo prima di precipita re nell'abisso, come avvenne» dice Spielberg. «Oggi, non sappiamo più chi siano, che volto abbiano, che cosa vogliano coloro che cercano di ucciderci e sono pronti a farsi esplodere ovunque, come abbiamo visto. La confusione, l'incertezza, l'ignoto spa ventano più dell'arsenale sovietico negli anni Sessanta». Dei sovietici, rilancia Tom, «sapevamo che erano essere umani come noi, in un sistema politico diverso, ma anche loro desiderosi di tornare a casa ogni sera, di vedere i fgli crescere, di se dersi per un buon pasto caldo». Magari non squisito come quello che Hanks ricorda di avere consumato a Roma insieme con Giancarlo Giannini e «Roberto Benini» (che sarebbe Benigni) in un ristorante vicino al Pantheon a base di pesce crudo, «che mai avrei immaginato di mangiare, così squisito, a Roma», mentre girava Angeli e Demoni . Ma pur sempre un pasto a casa. Era un mondo in bianco e nero, come a volte sembra essere anche questo intensissimo flm pur girato a colori, «noi» a un capo del ponte, «loro» dall'altro, separati da un Muro orrendo, ma rassicurante nella sua nettezza. Narrato nell'ambiguità sottile della spia russa, che rientrando a Mosca fnì relegato in un uffcetto del Kgb senza avere null'altro da fare che funzionare da «pezzo di museo», come disse alla moglie, e nella appassionata difesa dell'avvocato americano che intuisce, senza 27/11/2015 Pag. 20 N.1445 - 27 novembre 2015 diffusione:333114 tiratura:453532 ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 34 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato mai osare dirlo, che nel Grande Gioco dello spionaggio reciproco c'era una garanzia che Urss e Usa si sarebbero fermati sul bordo del precipizio, conoscendo i segreti l'uno dell'altro. A differenza di quello scenario da Dottor Stranamore che, mi dice Hanks, «è il film preferito di mio fglio, che lo avrà rivisto novanta volte al telefonino». Prova che i grandi flm possono essere visti anche in piccolo e non il contrario: «Quando guardo i dailies , le sequenze giornaliere dei miei flm, sul piccolo schermo per il montaggio e poi li rivedo sul grande schermo a volte mi vengono le vertigini, perché in grande sono un disastro... Ma se il flm racconta una storia, la grandezza dello schermo non ha importanza». Come finì quella gelida giornata di febbraio, oltre al colossale raffreddore con bronchite contratto dall'avvocato, è scritto nei libri e si trova in rete, ma eviterò comunque di rovinare il fnale. C'è però un segreto, nella scelta di quel luogo del flm che lo stesso Spielberg scoprì senza esser sene reso conto. La strada che attraversa il ponte e si allunga verso Potsdam raggiunge dopo un chilometro una villa con un nome terrorizzante: il castello di Wannsee. Il palazzotto nel quale Reinhard Heydrich, Adolf Eichmann e altri gerarchi nazisti decisero e organizzarono la Soluzione fnale. La Shoah. «Non lo sapevo» si rabbuia Steve Spielberg, «e quando mi è stato detto, quando ho saputo che stavo percorrendo la stessa strada sulla quale avevano viaggiato Heydrich e gli altri per andare a decretare la Shoah, ho sentito il freddo della Storia entrarmi nelle ossa. Proprio da lì, da dove giravo il mio flm, era partito tutto». Diventa quasi ovvia la sua risposta alla mia altrettanto ovvia e immancabile domanda su quale, della sua sterminata produzione cinematografica, sia il suo flm preferito: Schindler's List , senza un attimo di esitazione. Tom Hanks, il ragaz zone non più ragazzone, lo guarda silenzioso, esita un attimo in più e poi mi risponde: Cast Away , il naufrago sull'isola deserta. Un altro uomo solo contro il mondo, come Schindler, come in fondo tutti gli artisti, la gente di spettacolo che vive, anche al culmine del successo, «l'angoscia quotidiana di essere dimenticati e di fallire» come tutti e due mi rispondono all'unisono. Pensate: Spielberg e Hanks «non dormono la notte» temendo che domani nessuno li vorrà più, che il pubblico li dimentichi, che il loro successo sforisca. E che rimangano abbandonati a se stessi, sul ponte gelido che porta al tramonto. Vittorio Zucconi GARY POWERS, JR. / COLD WAR MUSEUM VIA AP / ERIC BOUVET /GAMMARAPHO/GETTY IMAGES Il primo maggio 1960, in piena Guerra Fredda, un caccia U-2 della Cia fu abbattuto mentre sorvolava l'Unione Sovietica. Il pilota Francis Gary Powers (a destra) sopravvisse, fu catturato e condannato dai russi alla prigione e ai lavori forzati. Il governo Usa assoldò l'avvocato James B. Donovan per condurre una trattativa segreta e organizzare uno scambio con l'agente del Kgb Rudolf Abel, arrestato in un hotel di New York nel giugno del 1957. Lo scambio ebbe luogo alle 8 del mattino del 10 febbraio 1962, sulla linea bianca a metà del ponte Glienicke che segnava il confne tra Berlino Est e Ovest (a sinistra, Tom Hanks nel flm). TRATTATIVE SEGRETE TRA NEMICI Il ponte di acciao Glienicke (a destra) unisce Potsdam a Berlino Est ed è uno dei luoghi simbolo della tensione tra Unione Sovietica e Stati Uniti che andò avanti dalla fne della Seconda guerra mondiale alla caduta del Muro nel 1989 (a sinistra, il Muro viene tirato su - 1961- in una scena di Il ponte delle spie ). L'uso del ponte, costruito nel 1907, fu proibito dalle autorità ai cittadini dal 1952. La trattativa al centro del flm di Spielberg è solo la prima di una serie di negoziazioni che, nel corso degli anni, portarono a scambi di prigionieri sul ponte. Il Glienicke fu riaperto ai pedoni la sera del 10 novembre 1989 AL CONFINE TRA EST E OVEST Foto: STEVEN SPIELBERG NELLA FOTO DI COPERTINA DEL VENERDÌ . A DESTRA, TOM HANKS , IL PROTAGONISTA, IN UNA SCENA DEL PONTE DELLE SPIE Foto: TOM HANKS È IL LEGALE CHE DOVEVA FAR CONDANNARE IL SOVIETICO. INVECE CAMBIÒ LA STORIA Foto: OGGI NON AVREBBE RETTO NELL'URAGANO DEI SOCIAL NETWORK , FATTO DI INSULTI E MINACCE 27/11/2015 Pag. 20 N.1445 - 27 novembre 2015 diffusione:333114 tiratura:453532 ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 35 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Foto: L'AGENTE RUSSO A MOSCA FINÌ RELEGATO DENTRO UN UFFICETTO , COME UN PEZZO DA MUSEO Foto: A SINISTRA, LA VERITÀ SUL CASO RUDOLF ABEL , IL LIBRO DELL'AVVOCATO JAMES B. DONOVAN SULLA SUA STORIA. LO RIPUBBLICA, IN OCCASIONE DELL'USCITA DEL FILM, GARZANTI (PP. 377, EURO 18,60, TRADUZIONE DI VITTORIO DI GIURO) 27/11/2015 Pag. 110 N.1445 - 27 novembre 2015 diffusione:333114 tiratura:453532 L'AMORE È UN TRAGEDIA DEL POTERE. E FA PAURA Liv Ulmann parla di Miss Julie , il suo flm tratto dal dramma di Strindberg: «Le relazioni tra uomini e donne si basano sulla forza e il possesso» Tiziana Lo Porto C'è un momento in Miss Julie diretto da Liv Ullmann in cui l'imminente suicidio della protagonista viene annunciato da un coro di uccelli che cinguetta nel bosco. In altre circostanze gli uccelli avrebbero distratto la ragazza, le avrebbero fatto barattare il dolore con la bellezza del mondo. Ma Julie procede già separata da sé e dal bosco, ormai incapace di ascoltare uccelli che non siano il suo, un cardellino giallo brutalmente ucciso poche scene prima dall'amatissimo amante. Nessuno in questa storia è cattivo, eppure tutto volge al disastro. Quando Liv Ullmann ha deciso di scrivere e dirigere un film tratto dal dramma di August Strindberg stava lavorando all'adattamento teatrale di Un tram che si chiama desiderio di Tennessee Williams. Cate Blanchett era Blanche DuBois. «Williams si ispirava incredibilmente a Strindberg» racconta al telefono la regista dell'ottimo Miss Julie , interpretato da Jessica Chastain, Colin Farrell e Samantha Morton (nei cinema italiani in questi giorni). «Se io che non mi ero mai interessata al drammaturgo svedese ho iniziato a leggerlo, è stato proprio grazie a Un tram che si chiama desiderio . Lì ho capito che tutto quello che Cate Blanchett faceva sul palco veniva dal personaggio di Miss Julie . E mi è venuta voglia di lavorare al dramma di Strindberg». Un dramma che più che l'amore racconta il potere. «È esattamente questo, un dramma del potere» conferma Ullmann. «Non credo che Strindberg volesse scrivere delle relazioni tra uomini e donne. Sulle donne ha scritto cose terribili, e credo gli facessero un'enorme paura. Penso volesse raccontare come il potere condizioni le relazioni tra gli esseri umani. La gente è convinta sia un dramma sul passato, ma mai come oggi la questione del possesso è attuale. Basta pensare ai rifugiati, a come abbiano creato un corto circuito nel comune pensare su ciò che è bene e ciò che è male». Magistrale nel flm è l'uso della luce come elemento narrativo della storia. La luce non è lì solo per illuminare, ma per raccontare. Ullmann conferma l'impressione e cita Vilhelm Hammershøi, pittore danese dell'Ottocento celebre per i suoi interni con donne ritratte quasi sempre di spalle. «È incredibile come nei suoi quadri riesca a raccontare storie solo utilizzando la luce» dice la regista. A conquistare in Liv Ullmann non è soltanto la passione e l'intelligenza con cui parla del suo lavoro, del come l'esse re stata un'attrice l'abbia aiutata a diventare una regista attenta, una che sa che la creatività degli attori è preziosa. A conquistare in lei è il modo in cui difende la propria identità, così palesemente indipendente da quella di Ingmar Bergman, il regista che agli occhi di tanti sembra per necessità doverla defnire. E il modo in cui al tempo stesso, nel giro di una frase, lo illumina e lo mantiene dentro il quadro: «Sono solo orgogliosa di avere lavorato con Ingmar, e mi va bene che la gente mi chieda costantemente di parlarne, ma certe volte mi domando: perché non hanno mai chiesto a lui di parlare di me?». SOPRA, COLIN FARRELL E JESSICA CHASTAIN IN UNA SCENA DI MISS JULIE (ACCANTO LA LOCANDINA DEL FILM, NELLE SALE IN QUESTI GIORNI) DIRETTO DA LIV ULLMANN (IN BASSO, SUL SET CON FARRELL) ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 36 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SPETTACOLI 27/11/2015 Pag. 1 Ed. Us How 'In the Heart of the Sea' Tamed the Elements The ocean was supposed to be calm when director Ron Howard and 100 crew members for the coming Moby-Dick movie "In the Heart of the Sea" hauled 10 boats into the water off the Canary Islands. The plan was to shoot Chris Hemsworth and the other actors portraying survivors of the lost Essex whaling ship as they languished in rowboats. VIEW Interactive Then a swell rolled in. The waves grew too choppy to shoot, so within 20 minutes, Mr. Howard adapted, shifting to a rougher scene where the sailors were fleeing the whale."I wasn't out there trying to control the elements. I was trying to work with them," says Mr. Howard. "If the light changed in some meaningful way, we would roll with that. We would use it. We would shift scenes and quickly try to be as present as we could be with the environment.""In the Heart of the Sea" is the latest in a long line of ambitious seafaring movies, a kind of Hollywood storytelling which has a high risk-reward ratio. To make them without going insane, Ahab-style, filmmakers must be nimble enough to contend with bad weather and complicated logistics. The genre can produce blockbuster hits like "Titanic," or do a belly flop, like the expensive failures "Waterworld" and "Cutthroat Island.""Water movies are notorious for going over schedule, going over budget," says Bill Connor, first assistant director for "In the Heart of the Sea" and "Life of Pi" three years ago. "But a lot of that is becoming easier because of the equipment we can use and how quickly we can use it." "In the Heart of the Sea," due Dec. 11, will be joined by other nautical adventures in the coming months: the Christmas Day remake of the surf-movie "Point Break," the early2016 New England nor'easter drama "The Finest Hours" and next year's shark thriller "47 Meters Down."The new technology includes computer-generated graphics, more sophisticated water tanks, improved underwater-camera housings and digital editing that allows filmmakers to wipe out the odd tanker or sailboat that happened by in the distance. "In the Heart of the Sea" was ahead of schedule until a storm off the Canary Islands turned into a rare flash flood and forced the crew to retreat to its hotel. The production shut down for a day and a half, expanding the shoot to 73 days, exactly as filmmakers expected. The film also came in on budget.Meticulous planning can offset the unpredictability of filming on the ocean. "At times, it's mind-boggling," Mr. Connor says. "We'd do these methodology meetings: One went five hours, and afterwards, I said, 'OK, guys, let's do a quick review,' and I'd hear this moan." In 1995, "Cutthroat Island," starring Geena Davis and directed by her then-husband Renny Harlin, was plagued by delays, rewrites and illness, which co-star Matthew Modine blames on polluted seawater piped into a Malta tank. "We were lucky the illnesses weren't greater, considering we were making artificial rain, waves and swimming in sewage," the actor says via email. "Cutthroat Island" floundered, although Modine defends it as a "fun popcorn movie."Twenty years ago in Hawaii, "Waterworld" was stricken by everything from a tsunami scare that shut down half a filming day to a logistical problem in which waves pulled apart the separate boats carrying the director and his crew. There was a shortage of bathrooms. With one of the biggest movie budgets ever at the time, it tanked at the box office and became known as "Fishtar." Although the $200 million, over-budget "Titanic" had a happier ending, filming was difficult and led to prerelease bad publicity. Reports surfaced that actress Kate Winslet nearly drowned and suffered flu and chill from filming in cold water (she later said she was never worried about her survival). It broke box-office records.With water movies, Mr. Howard says, "You're just vulnerable to every shift in every weather pattern, and on top of everything else, the salt water and the wind is destroying your equipment or eroding everything."For 2003's "Master and Commander: The Far Side of the World," set designers sailed a refurbished frigate called The Rose for roughly two weeks on the ocean. They constantly furled the sails and rotated the ship on its gimbals [a device to keep a compass and other instruments level at sea]. The goal was to prevent the ship from blowing over, and to steer it to different locations and angles to best take advantage of the light. "It takes you hours to get the crew to the ship," says William Sandell, production ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 37 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato D 27/11/2015 Pag. 1 Ed. Us ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 38 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato designer for that film, plus "The Perfect Storm" and "Deep Blue Sea." "Then it's cramped and people are hungry and half of them are seasick and can't focus the camera."The proliferation of massive tanks, built at studios around the world, has helped immeasurably. Director James Cameron built a 17 million-gallon tank for $10 million to film "Titanic" in Baja, Mexico. Director J.C. Chandor used the same tank for "All Is Lost" with Robert Redford: "We knew with the time we would have, a tank facility was the only way to complete the movie," Mr. Chandor says. "We shot three weeks in the ocean, but only one day was with Mr. Redford."Tanks have their own complications. When the grime of a wetsuit or a bit of suntan lotion spreads throughout the water, it can obscure the green screens, the special-effects technology used for shooting in nondescript tanks, then adding elaborate backdrops later. Tanks in general maintain filtration systems, but actors and crew have to be careful not to jostle the filter and set off a dust cloud. Mr. Sandell says, "There was a big memo from the producers with the divers down there: 'Do not let your fins touch the drain.'" Even efficient productions spend millions on divers, safety experts, weather consultants and experienced sailors. Because of this costly oversight, accidents rarely happen, although early in filming for 1999's "Deep Blue Sea," Mr. Sandell recalls, an effects man shot the 25,000-pound fake shark through 4 feet of water, where it smashed through the set and into the Baja Studios parking lot. Despite tanks, CGI and green screens, many directors prefer actual ocean locations whenever possible. "It was never considered to do it in a tank," says Chris Kentis, director of 2003's "Open Water," which shot in the Bahamas, among other places, with real sharks and even a barracuda that unexpectedly bit actress Blanchard Ryan's finger on the first day. "We wanted it to look real. What could be more real than the ocean?"To film a crucial big-wave scene for the coming "Point Break," the remake of the '90s Patrick Swayze-Keanu Reeves surfing film, director Ericson Core and his crew were on call to capture surfers on the type of 70-foot wave that happens only on rare occasions in Maui. In December 2014, the crew, monitoring weather and wave patterns, rushed from its bases in California and Hawaii, using professional surfers, nine cameras, several Jet Ski teams and even a military helicopter to achieve the shots. It cost the studio $2 million. "We didn't have wave machines or blowers creating the waves for us," Core says.And while filming "The Finest Hours," due in January, an actual nor'easter hit the actors and crew in a New England harbor. "I mean, we loved it," says James Whitaker, one of the film's producers. 27/11/2015 Pag. 3 Ed. Us A Booming Business in Grown-Up Films Winter always brings serious films for grown-up audiences, but this year's holiday crop may be more grownup than ever. Maggie Smith, now 80, stars in "The Lady in the Van," a witty drama based on Alan Bennett's real-life experience with a homeless woman who parked her van in his driveway for 15 years. In "45 Years," Charlotte Rampling, 69, and Tom enay, 78, play a couple about to celebrate their 45th anniversary, when news of his old girlfriend sends them spinning into emotions they thought they'd left behind. In "Youth," Michael Caine, 82, plays a composer and Harvey Keitel, 76, is a filmmaker. The characters are decadeslong friends who wrestle with what's left of their once-brilliant careers while lolling around a Swiss resort. VIEW Interactive These films aimed at older viewers feature smart screenplays, revered actors, and characters who are not sweet little grannies or cranky old coots. That pattern is no fluke, but evidence that the movie business is increasingly aware of boomers-their tastes and their money. Unlike their streamingvideo grandchildren, boomers grew up conditioned to go to the movies. According to the most recent study by the Motion Picture Association of America, in 2014 the share of tickets sold to viewers between 40 and 59 years old was at an all-time high, with viewers 50 and over accounting for 25% of the overall box-office. The studios are still driven by franchise action movies for a young demographic, but some fall successes have been driven by older viewers. The largest segment of the audience for the Steven Spielberg-Tom Hanks spy thriller "Bridge of Spies" was over 55 years old, according to the box-office measurement company Rentrak. RENT 1.81 % Boomer movies have especially flourished in smaller niches, where films can succeed if their budgets are modest and they reach their target audience. This spring's "Grandma," with Lily Tomlin, has reached $6.8 million so far, a good return on a movie that cost around $600,000 and sold for around $2 million. "I'll See You in My Dreams," with Blythe Danner as a widow who begins a romance with a character played by Sam Elliott, came out of nowhere, cost less than $1 million and has earned more than $7 million. "A Walk in the Woods," with Robert Redford and Nick Nolte on a hiking trip, has brought in more than $29 million since its September opening. "I think the studios woke up to the fact that the baby-boomer generation is huge, and it likes to see itself on screen," says Nancy Utley, president of Fox Searchlight Pictures, which released "The Best Exotic Marigold Hotel" in 2012. The entire landscape of films has shifted since that film became an unexpected hit. The movie, which sent Judi Dench and a halfdozen other actors her generation on a genteel adventure to India, is widely credited with opening the industry's eyes to the over-50 market. (The original grossed $137 million world-wide; its sequel, which came out in March, did $86 million.) "'The Best Exotic Marigold Hotel' showed older people reinventing themselves, trying new things," Ms. Utley says. Searchlight will also release "Youth" (on Dec. 4 in New York and Los Angeles). "These films are not sad, they're about people trying to figure out what to do at each stage of their lives." The film "45 Years" is directed by Andrew Haigh who is 42, and known for the 2011 gay relationship drama "Weekend." Among the promising signs for "45 Years": It's not a backward-looking geezer film, but the story of two people whose questioning and jealousy brings a youthful energy to an unexciting marriage. "An older audience is still supporting art houses," says Jonathan Sehring, president of IFC Films and Sundance Selects, which will release "45 Years" in New York and Los Angeles on Dec. 23. "The older demographic is its core audience," he says of the film. "If just that audience comes out, it's great, but we think we can go beyond that, and that the actors will get awards recognition." Ms. Rampling and Mr. Courtenay won the top acting awards the Berlin Film Festival. Even being mentioned for awards can raise awareness and help an older-skewing film cross over to a wider audience. Paul Dano and Rachel Weisz play younger characters in "Youth," an English-language movie directed by Paolo Sorrentino, who won an Oscar for best foreign-language film two years ago for "The Great Beauty." But the focus is on Mr. Caine's and Mr. Keitel's characters. Searchlight is also hoping to put Jane Fonda, 77, in awards contention for her ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 39 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato D 27/11/2015 Pag. 3 Ed. Us ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 40 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato supporting role as a garish movie star who refuses to fade. Age can have aesthetic advantages, too. Ms. Smith originated the role of Miss Shepherd in "Lady in the Van" on stage back in 1999. Both the play and the film, opening Dec. 4 in New York and L.A. are written by Mr. Bennett and directed by Nicholas Hytner. (Together they did "The History Boys" on stage and screen.) In the film, Alex Jennings plays two sides of Bennett: the man, and the writer wondering how to use Miss Shepherd as material. She is smelly and difficult, not a sweet little old lady (even if the film's trailer suggests otherwise). "I think the fact that Maggie is more lived-in now makes it more interesting," Mr. Hytner says of the lengthy time gap between the stage production and the film. "Partly as a result of the edge of frailty that comes with increased age, it is a more vulnerable performance," enhanced by the camera's close-ups on her face. Even well-known actors like Ms. Smith are not enough to guarantee a boomer hit. "One of the keys to getting an older audience is the intelligence of the dialogue," says Michael Barker, co-president of Sony Pictures Classics, the studio behind "Lady in the Van" and "Grandma." In "Grandma," Lily Tomlin's no-nonsense character helps her granddaughter get money for an abortion. Writer and director Paul Weitz's screenplay, Mr. Barker says, "was tailored to Lily Tomlin as a dramatic actress and that-the drama, the comedy, the pathos)-has been a prime mover of that film." Looking at studio releases, Paul Dergarabedian, senior media analyst for Rentrak, says, "The over-55 audience now is being pulled in a million different directions, so you're getting casualties." He points to the success of "The Martian," which attracted older audiences and hurt other older-skewing films that opened in its wake, including " Steve Jobs." According to Rentrak, 77% of the "Steve Jobs" audience was over 55. 27/11/2015 Pag. 16 Ed. Pisa diffusione:50768 tiratura:66494 La promozione si fa attraverso le fiction La promozione si fa attraverso le fiction cinema e turismo Il Cinema Caffè Lanteri in via San Michele degli Scalzi 46 ospiterà oggi alle 19,30 l'anteprima nazionale del trailer di "L'ombra della Torre", primo capitolo della trilogia "Il cammino di ferro", il dietro le quinte della sua realizzazione, e riproporrà "La Spada del Monaco", capitolo pilota del progetto. Il tutto alla presenza del regista, degli attori e di tutto lo staff che ha partecipato alla realizzazione del film. La fiction in costume è ambientata nel 1300 ed è stato girato lungo le porzioni della via Francigena che toccano il territorio pisano e non solo. «Il film promuove il territorio con una formula diversa dal solito documentario - ha spiegato il regista, ideatore e produttore Aron Chiti -. Il territorio pisano è ricco di set perfetti per l'ambientazione storica della nostra produzione grazie alla presenza di borghi medievali come Vicopisano dove abbiamo girato anche con l'ausilio di un drone. Ma non posso dimenticare l'incantevole complesso monastico di Mirteto, Buti, Castelfranco di Sotto...». Nella fiction ci sono scene a cavallo, battaglie realizzate con la tecnica di combattimento dell'epoca dagli attori e dai figuranti dei gruppi di rievocazione storica che si sono resi disponibili per il film. La produzione cinematografica ha creato un notevole indotto. «La Rai è interessata a trasmettere "L'ombra della Torre" su uno dei suoi canali digitali l'anno prossimo», ha detto Chiti che ha spiegato come la sceneggiatura del terzo capitolo sia quasi terminata, mentre la puntata pilota sarà girata di nuovo per coerenza con il resto dell'opera e costituirà il secondo capitolo della trilogia. Pisa torna a essere protagonista del cinema e grazie ai suoi set nel 2014 ha ospitato 8 produzioni. «5 case produttrici si sono recentemente fatte avanti alla ricerca di competenze territoriali da assumere», ha rivelato Sergio Piane, responsabile di "Pisa is movie", il servizio creato dal Comune per promuovere la città come set cinematografico e per sostenere il cinema pisano. (v.v.) ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 41 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La promozione si fa attraverso le fiction cinema e turismo 27/11/2015 Pag. 19 La Citta di Salerno diffusione:9000 Salerno si rivede al cinema «Davvero un bello spot» Salerno si rivede al cinema «Davvero un bello spot» Prima affollatissima all'Apollo tra curiosi e protagonisti di pochi fotogrammi di Marina Illiano Quest'anno a Salerno il Natale è arrivato in anticipo. Tutto esaurito, ieri sera al cinema Apollo, per la prima di "Babbo Natale non viene da Nord", il film diretto ed interpretato da Maurizio Casagrande e interamente ambientato nella città delle Luci d'artista. Per la prima volta l'intera comunità salernitana ha potuto ammirare sul grande schermo quelli che sono i luoghi che si è soliti frequentare nella vita di tutti i giorni scorgendo sul grande schermo anche qualche volto "familiare". Il cinepanettone, cento per cento made in Salerno, è stato girato lo scorso anno durante il periodo natalizio. «Passeggiando all'interno della Villa comunale - ha spiegato Casagrande - sono rimasto affascinato dalle Luci d'Artista tanto che mi sono sentito ispirato. Qui si respira l'aria del "vero" Natale». E gli ingredienti per il successo di questa favola in chiave moderna ci sono tutti. Dai pinguini all'albero in piazza Portanova, dal dragone che svetta a piazza Sant'Agostino alla slitta e alla renna posizionate nella zona orientale della città. E ancora la villa comunale, la zona di Canalone e i giardini della Minerva, fiore all'occhiello della città e ora anche protagonisti, indiscussi, della pellicola. Insomma nessuno scorcio, strada o scalino del centro storico è rimasto fuori dal focus dell'occhio della videocamera dell'attore e regista napoletano. E sono stati tanti i salernitani presenti in sala ma, soprattutto, quelli che hanno preso parte alle riprese anche se come delle semplici comparse. Come ad esempio Daniela Santoro, Andrea Barbuto e Pio Ruggiero. «È stato bello rivederci sul grande schermo - hanno raccontato in coro al termine della proiezione - e siamo ancora increduli anche se ci siamo visti per pochissimi secondi». I cittadini salernitani hanno dimostrato, nuovamente, di avere un vero e proprio senso di comunità, di unione ed aggregazione. «Durante la giornata di ripresa - ha spiegato Andrea Barbuto - ho conosciuto altre persone con le quali sono tutt'oggi in contatto». Quanto al film, Casagrande ha creato una storia complessa e ricca di personaggi minori, circondandosi però anche di ottimi comprimari. A cominciare dalla cantante Annalisa, che ha scelto di debuttare sul grande schermo proprio nella città che ha dato i natali alla più importante istituzione medica d'Europa: la Scuola medica salernitana, anch'essa citata all'interno della pellicola. Ma più che su trama e interpretazione, i giudizi dei salernitani in sala hanno riguardato volti e luoghi. Prova superata a pieni voti secondo Sonia Di Domenico: «La valorizzazione del nostro territorio - ha osservato dopo aver visto il film è stata perfetta sotto tutti i punti di vista». Quanto alla storia, ha aggiunto: «Mi è piaciuta molto l'idea di attualizzare così la visione del Natale e renderlo il più veritiero possibile». Del resto, sganciarsi dalla concezione secondo cui Babbo Natale proviene dal magico Circolo Polare Artico in Lapponia per abbracciare una visione più attuale e veritiera secondo cui «il Natale è dentro il cuore di ognuno di noi, basta solo ascoltarlo», era l'obiettivo che si era prefissato lo stesso regista. Ed il motore della storia è stato proprio il genuino entusiasmo di Casagrande che si è armonizzato perfettamente con la città di Salerno tanto da farla divenire «anch'essa una vera e propria protagonista all'interno della rappresentazione filmica», così come osservato da Giovanna Macrini, presente in sala durante l'anteprima. «Sono riuscita a riconoscere tutti i luoghi visti sul grande schermo» conclude. Chi, invece, non ha riconosciuto perfettamente tutti i posti ripresi è stata Pina Stella: «Devo ammettere - ha spiegato - che ci sono alcune zone del centro storico che ho fatto fatica a collocare all'istante», ma subito ha aggiunto: «Ho provato una grande emozione e soddisfazione a vedere la mia città così ben raccontata». Ma c'è anche, chi da vero e proprio fan, ha partecipato solo per poter incontrare la cantante Annalisa Scarrone. È il caso di Francesco Petrelli, presente in sala e durante le riprese delle primissime sequenze del film girate presso la Villa comunale. ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 42 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Salerno si rivede al cinema «Davvero un bello spot» Prima affollatissima all'Apollo tra curiosi e protagonisti di pochi fotogrammi 27/11/2015 Pag. 19 La Citta di Salerno diffusione:9000 ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 43 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «Ricordo ancora - ha raccontato - il giorno esatto delle riprese. Era il 2 febbraio e ho trascorso l'intera giornata fuori solo per poter vedere da vicino uno dei miei idoli: devo dire che ne è valsa la pena». ©RIPRODUZIONE RISERVATA 26/11/2015 Pag. 76 N.11 - novembre 2015 diffusione:12000 tiratura:13000 Sfida all'ultimo ciak, a Roma c'è 48 Hour Film Project. E il partner è Studio Universal Una competizione mondiale che coinvolge i cinque continenti e centinaia di città. Sarà assegnato l'omonimo Premio "Studio Universal" che consiste nell'acquisizione dei diritti pay per la trasmissione televisiva al "Miglior Corto" diretto da un regista italiano, selezionato da una giuria interna al canale. Appuntamento fissato dal 6 all'8 novembre Daniele Bologna Studio Universal è per la prima volta partner di 48 Hour Film Project, che si terrà a Roma dal 6 all'8 novembre, organizzato dall'associazione culturale Le Bestevem. Una competizione mondiale che coinvolge i cinque continenti e centinaia di città, quaranta quelle europee e Roma come unica tappa italiana. Una sfida all'ultimo ciak per vedere chi riuscirà a realizzare il miglior cortometraggio in sole quarantotto ore. Il canale assegnerà il Premio "Studio Universal" che consiste nell'acquisizione dei diritti pay per la trasmissione televisiva al Miglior Corto diretto da un regista italiano, selezionato da una giuria interna allo stesso canale. Il corto vincitore andrà in onda all'interno del programma "A noi piace Corto", magazine di informazione sul mondo dei cortometraggi. Il contest 48 Hour Film Project venne ideato da Mark Ruppert e Liza Langston, a Washington, nel 2001 e consistette, fin da subito, nella realizzazione, appunto, in quarantotto ore filate, di un cortometraggio con rigorose indicazioni di un genere da seguire: un oggetto di scena da inserire nel girato e una battuta di dialogo tassativa da mescolare al resto dello script: il tutto per le decine, anzi centinaia di troupe pronte a scoprire il loro destino realizzativo solo al momento del via. Il film vincitore gareggerà contro i cortometraggi provenienti da tutto il mondo al Filmpalooza 2016 per concorrere al gran premio finale e alla possibilità di proiettare il proprio progetto nella sezione "Court Métrage" del Festival di Cannes 2016. Anche se in divenire, la giuria confermata al momento è composta da artisti del calibro di Aitana Sànchez-Gijón ("lo non ho paura", "The Machinist"), Cristina Flutur ("Beyond the Hills", vincitrice del premio alla miglior attrice a Cannes 2012), Vlad Ivanov ("4 mesi, 3 settimane, 2 giorni", Palma d'Oro a Cannes nel 2007), il regista Sydney Sibilia, il produttore Matteo Rovere, il montatore Marco Spoletti, Leonardo Cruciano e Nicola Sganga di Makinarium e lan Anderson, leader dei Jethro Tuli. La decisione di partecipare al 48 Hour Film Project, si colloca nell'ambito del progetto "A noi piace corto", nato nel 1998 in occasione della 55 nema di Venezia, a soli tre mesi dal lancio del canale del grande cinema classico americano in Italia, e mirato alla promozione del cortometraggio come forma d'arte cinematografica. Diciassette anni di presenza pay AITANA I SÀNCHEZ-GIJÓ1 In diciassette anni di presenza sul mercato della pay tv, Studio Universal ha acquistato oltre mille cortometraggi tra italiani e stranieri, prodotto o coprodotto circa 85 corti - tra gli altri: "Era Bellissima" di Max Croci, con Ambra Angiolini, "La penna di Hemingway" con Sergio Rubini e Christiane Filangieri, presentato alla 68 zionale dArte Cinematografica di Venezia, "Strani accordi", interpretato da Maria Grazia Cucinotta e diretto da Stefano Veneruso, "La stretta di Mano" di Davide Marengo trasmettendoli in orari ad alta visibilità e sostenendo, inoltre, decine di Festival . Cosa prevede il progetto "A noi piace corto" • L'organizzazione di concorsi per giovani registi o sceneggiatori; • L'acquisizione di corti da trasmettere sul canale non come semplici fillers, ma con dignità di veri e propri film; • Il sostegno ad una selezione di festival italiani del cortometraggio; • Il sostegno ai giovani registi italiani con l'offerta di master o garantendo visibilità sul canale alle loro opere o con premi in denaro; • La produzione di "A noi piace corto-magazine", un programma espressamente dedicato al mondo del cortometraggio; • Il finanziamento totale o in associazione per la realizzazione di cortometraggi italiani. Foto: THICKASABRICK ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 44 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato MEDIA E PUBBLICITA' / Concorsi 26/11/2015 Pag. 76 N.11 - novembre 2015 diffusione:12000 tiratura:13000 ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 45 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Foto: Nella foto qui sopra lan Anderson, il leader, geniale polistrumentusta, del gruppo britannico di progressive rock Jethro Tuli ANICA WEB - ANICA WEB 3 articoli 26/11/2015 01:00 Sito Web primissima.it pagerank: 6 Dal 30 novembre al 3 dicembre come ogni anno la città di Sorrento è meta delle Giornate Professionali di Cinema organizzate dall'ANEC (Associazione Nazionale Esercenti Cinema) in collaborazione con gli esercenti dell'Anem e i distributori dell'Anica, giunte alla loro 38esima edizione, che vede la presenza di oltre ai tantissimi addetti ai lavori anche quella di attori e attrici del cinema italiano. giornate-professionali-del-cinema-2015 Sono infatti a pochi giorni dal loro inizio, già tantissimi i rappresentanti del cinema italiano che hanno confermato la loro partecipazione: Carlo Verdone, Antonio Albanese, Alessandro Siani, Paolo Genovese, Fausto Brizzi, Fabio De Luigi, Lillo e Greg, Stefano Fresi, Francesco Mandelli, Paolo Ruffini, Gabriele Mainetti, Greta Scarano, Libero De Rienzo e tantissimi altri. Le Case di Distribuzione ne approfittano per poter presentare in esclusiva attraverso le tante convention dedicate , le pellicole presenti nei loro listini in uscita nel 2016 e 2017. Convention ricche di trailer, anteprime e incontri con gli operatori ed artisti del mondo del cinema. Saranno quindi tanti i titoli presenti più o meno attesi e tra questi ultimi Tra i titoli più attesi ci sono l'applauditissimo Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti che assieme a Belle & Sebastien - L'Avventura Continua verranno presentati in anteprima. Belle & Sebastien - L'Avventura Continua verrà proiettato lunedì 30 novembre, alle 18.15, all'Hilton Sorrento Palace, con una proiezione per il pubblico cittadino oltre che per gli accreditati delle Giornate, mentre Lo chiamavano Jeeg Robot verrà invece presentato il pomeriggio del 2 dicembre, in una proiezione riservata solo agli accreditati. Altro titolo in anteprima molto atteso è Veloce come il vento di Matteo Rovere, che vede nel cast Stefano Accorsi e Matilda De Angelis. veloce-come-il-vento-stefano-accorsiveloce-come-il-vento-stefano-accorsi Di seguito il comunicato stampa dell'iniziativa con tutte le informazioni. TANTI ARTISTI ALLE GIORNATE PROFESSIONALI DI CINEMA Consegna dei Biglietti d'Oro il 2 dicembre. In anteprima "Veloce come il vento" di Matteo Rovere Carlo Verdone, Antonio Albanese, Alessandro Siani, Paolo Genovese, Fausto Brizzi, Fabio De Luigi, Lillo e Greg, Stefano Fresi, Francesco Mandelli, Paolo Ruffini, Gabriele Mainetti, Greta Scarano, Libero De Rienzo, Roberto Citran, Matteo Rovere, Edoardo Falcone, Matilda De Angelis, Lucia Mascino, Jean-Marc Barr, Angelo Duro, Herbert Ballerina, Ivo Avido, Enrico Lando, Clementino, Salvatore Esposito, Cosimo Alemà sono alcuni degli artisti che hanno già confermato la loro partecipazione alle Giornate Professionali di Cinema, appuntamento dell'industria cinematografica in programma a Sorrento dal 30 novembre al 3 dicembre. I loro nomi vanno ad aggiungersi ai già annunciati Simona Izzo, Ricky Tognazzi, Max Gazzè, David Grieco, Biagio Izzo, Giorgio Colangeli, Brenno Placido, Simone Riccioni, Marianna Di Martino, Enrico Ianniello, Renato Carpentieri, Tony Laudadio, Marcello Romolo, Andrea Renzi. Alla manifestazione, organizzata dall'ANEC, associazione esercenti cinema, in collaborazione con gli esercenti dell'ANEM e i distributori dell'ANICA, gli artisti presenteranno i film in uscita nelle sale. Alcuni di loro saranno a Sorrento per ricevere il Biglietto d'Oro del cinema italiano, il premio che l'ANEC attribuisce ai maggiori successi al botteghino dell'annata cinematografica, in programma mercoledì 2 dicembre al Cinema Armida alle 20.00. La serata sarà condotta da Lorena Bianchetti e Sergio Friscia. Le Giornate Professionali di Cinema, che quest'anno giungono alla 38a edizione, prevedono una serie di convention organizzate dalle case di distribuzione che, attraverso trailer, anteprime e incontri con gli ANICA WEB - ANICA WEB - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 47 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato GIORNATE PROFESSIONALI DI CINEMA 2015: SORRENTO DAL 30 NOVEMBRE AL 3 DICEMBRE 26/11/2015 01:00 Sito Web primissima.it ANICA WEB - ANICA WEB - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 48 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato operatori professionali e gli artisti, presentano i film che usciranno nei prossimi mesi. Le convention saranno presentate quest'anno da Gioia Marzocchi, attrice e conduttrice televisiva, inviata del programma Quelli che il calcio. Molte le anteprime in programma, alcune delle quali riservate esclusivamente agli accreditati tra cui, oltre al già annunciato Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, anche Veloce come il vento di Matteo Rovere con Stefano Accorsi e Matilda De Angelis. Oltre agli appuntamenti per gli operatori del settore, anche quest'anno le Giornate si aprono alla città di Sorrento con diversi eventi per il pubblico, in programma dal 29 novembre al 5 dicembre, realizzati nell'ambito Programma ufficiale http://www.giornatedicinema.it/ 26/11/2015 16:17 Sito Web giornaledellospettacolo.it pagerank: 5 Sale, cinema italiano, mercato: a Sorrento l'incontro organizzato da Anec 26/11/2015 - 16:17 L'appuntamento in programma il 2 dicembre 2015 in occasione delle Giornate Professionali di Cinema. Redazione1 giovedì 26 novembre 2015 16:17 Commenta Giornate Professionali di Cinema di Sorrento 2015 Giornate Professionali di Cinema di Sorrento 2015 "Sale, cinema italiano, mercato" è il titolo dell'incontro organizzato dall'ANEC, associazione nazionale esercenti cinema, che si terrà a Sorrento il 2 dicembre 2015 in occasione delle Giornate Professionali di Cinema. I temi che verranno affrontati riguardano il lavoro delle associazioni dell'esercizio ANEC e ANEM nel 2015, in particolare gli interventi normativi, le strategie promozionali, la qualità e i risultati del cinema italiano, il superamento della stagionalità. I relatori dell'incontro saranno Luigi Cuciniello, presidente ANEC, Giuseppe Corrado, presidente e amministratore delegato The Space Cinema, Andrea Stratta, amministratore delegato UCI Cinemas, Nicola Borrelli, direttore generale Cinema del MiBACT. Previsti gli interventi di Riccardo Tozzi, presidente ANICA, Carlo Bernaschi, presidente ANEM, Andrea Occhipinti, presidente Sezione Distributori ANICA, Francesca Cima, presidente Sezione Produttori ANICA, Luigi Lonigro (01 Distribution /Rai Cinema), Richard Borg (Universal International Italy) e Nicola Maccanico (Warner Bros Entertainment Italia). L'incontro, previsto alle 14.00 all'Hilton Sorrento Palace, si svolge nell'ambito delle Giornate Professionali di Cinema, giunte alla 38a edizione, in programma a Sorrento dal 30 novembre al 3 dicembre. Nel corso della manifestazione - organizzata dall'ANEC in collaborazione con l'ANEM e i distributori dell'ANICA - vengono presentati i film in uscita nei prossimi mesi ad una platea di esercenti, distributori, produttori, artisti e giornalisti. Oltre agli appuntamenti per gli operatori del settore, anche quest'anno le Giornate si aprono alla città di Sorrento con diversi eventi per il pubblico, in programma dal 29 novembre al 5 dicembre, realizzati nell'ambito del progetto "M'illumino d'inverno" promosso dal Comune di Sorrento. ANICA WEB - ANICA WEB - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 49 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sale, cinema italiano, mercato: a Sorrento l'incontro organizzato da Anec 26/11/2015 23:50 Sito Web www.e-duesse.it pagerank: 5 Si terrà durante le Giornate Professionali, mercoledì 2 dicembre, l'incontro "Sale, cinema italiano, mercato" " Sale, cinema italiano, mercato " è il titolo dell'incontro organizzato dall' ANEC , associazione nazionale esercenti cinema, che si terrà a Sorrento il 2 dicembre in occasione delle Giornate Professionali di Cinema . I temi che verranno affrontati riguardano il lavoro delle associazioni dell'esercizio Anec e Anem nel 2015, in particolare gli interventi normativi, le strategie promozionali, la qualità e i risultati del cinema italiano, il superamento della stagionalità. I relatori dell'incontro saranno Luigi Cuciniello , presidente Anec, Giuseppe Corrado , presidente e amministratore delegato The Space Cinema, Andrea Stratta , amministratore delegato Uci Cinemas, Nicola Borrelli , direttore generale Cinema del MiBACT. Previsti gli interventi di Riccardo Tozzi , presidente Anica, Carlo Bernaschi , presidente ANEM, Andrea Occhipinti , presidente Sezione Distributori Anica, Francesca Cima , presidente Sezione Produttori Anica, Luigi Lonigro (01 Distribution /Rai Cinema), Richard Borg (Universal International Italy) e Nicola Maccanico (Warner Bros Entertainment Italia). L'incontro, previsto alle 14.00 all'Hilton Sorrento Palace, si svolge nell'ambito delle Giornate Professionali di Cinema , giunte alla 38a edizione, in programma a Sorrento dal 30 novembre al 3 dicembre. Nel corso della manifestazione - organizzata dall'Anec in collaborazione con l'Anem e i distributori dell'Anica - vengono presentati i film in uscita nei prossimi mesi ad una platea di esercenti, distributori, produttori, artisti e giornalisti. Oltre agli appuntamenti per gli operatori del settore, anche quest'anno le Giornate si aprono alla città di Sorrento con diversi eventi per il pubblico, in programma dal 29 novembre al 5 dicembre, realizzati nell'ambito del progetto " M'illumino d'inverno " promosso dal Comune di Sorrento. Commenti Log in o crea un account utente per inviare un commento. ANICA WEB - ANICA WEB - Rassegna Stampa 27/11/2015 - 27/11/2015 50 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sorrento, convegno Anec con le associazioni