Emilia spese folli per i sex toys

Transcript

Emilia spese folli per i sex toys
Copia di e4f0602b95b31f4ffc2acd8234ed665b
la Repubblica MARTEDÌ 11 NOVEMBRE 2014
CRONACA
23
PER SAPERNE DI PIÙ
bologna.repubblica.it
L’inchiesta
Emilia, spese folli per cene e sex toys
Chiuse le indagini su 41 esponenti di tutti i partiti, contestati acquisti per oltre due milioni di euro
Con i soldi del Consiglio pagati anche alberghi di lusso e fiori per funerali. E tra due settimane si va alle urne
LUIGI SPEZIA
BOLOGNA. Dai fiori per i funerali (dei colleghi) alle
spese nei sexy shop (per sé o per chi sa chi). Esce di
tutto dal vaso di Pandora delle “spese pazze” dell’Emilia-Romagna, forse tra le ultime a vedere conclusa un’inchiesta simile a quelle di molte altre Regioni, ma caratterizzata da una ricostruzione analitico-ragionieristica di 35 mila scontrini, presentati a rimborso tra il 2010 e il 2011. Per i revisori dei
conti e i funzionari regionali era tutto a posto, per
l’inchiesta dei pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari, quasi nulla. Sono 41 i consiglieri di tutti i
gruppi politici sui 50 eletti nel 2010 ad aver ricevuto l’avviso di fine indagine e sono di due milioni 87
mila euro le spese contestate come peculato. Tutti
gli indagati avranno tempo per cercare di spiegare
se erano spese strettamente necessarie a svolgere
il loro ruolo di rappresentanti delle istituzioni, ma
alla fine tutto passerà anche alla Corte dei conti che già è in conflitto con la Regione, alla Corte Costituzionale - sulle spese del 2013. Le elezioni regionali sono alle porte, tra due settimane si vota. Il
candidato presidente del Pd, Stefano Bonaccini,
dopo aver chiarito le proprie spese si avvia verso
l’archiviazione, ma cinque consiglieri indagati
(due del Pd) si ricandidano e sostengono le sue liste.
È proprio il Pd il gruppo consiliare più colpito dall’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto
Quello dei Democratici
il gruppo più colpito: nel mirino
diciotto consiglieri e scontrini
per quasi un milione
Valter Giovannini (che replica «abbiamo rispettato i tempi» a chi si lamenta per i provvedimenti nell’imminenza delle elezioni). Il Pd conta18 indagati - compreso l’ex presidente dell’Assemblea Matteo Richetti - per 940 mila euro di spese, quasi la
metà del totale. Clamorose le cene in ristoranti di
lusso dell’ex capogruppo Marco Monari, scoperto
anche in un hotel a Venezia. Fatti a cui si aggiunge
ora la stravaganza dei 70 euro spesi, secondo l’ac-
cusa, in un sexy shop dalla consigliera socialista del
gruppo Pd Rita Moriconi. C’è poi Thomas Casadei,
al quale la procura aveva già contestato i 50 centesimi per l’uso dei bagni negli autogrill, accusato di
aver fatto pagare alla Regione le spese di albergo a
Modena, dove si recava da Forlì per poi il giorno dopo andare a insegnare all’Università.
Nel Pdl sono indagati 11 consiglieri su 11 (anche
qui cinque si ricandidano) per spese che sono un
quinto di quelle del Pd: 205 mila euro. Molte cene
con decine di commensali (l’ex capogruppo Luigi
Villani ha speso da solo 43 mila euro) e feste elettorali. Matteo Riva, gruppo misto, ha coinvolto anche la segretaria in un viaggio a Lampedusa, per un
convegno che, se si è svolto, secondo i pm c’entrava ben poco con l’Emilia-Romagna. È dell’Idv la spesa pro-capite più alta: 423 mila euro in due, anche
per le auto a noleggio per far arrivare a convegni di
partito il sindaco di Napoli Luigi De Magistris o Marco Travaglio, ospiti inconsapevoli. Molti sono amareggiati. Come Gabriella Meo di Sel: «Mi hanno contestato viaggi di seconda classe e i fiori che ho mandato per la morte dell’etologo Giorgio Celli».
Spese contestate (migliaia di euro) e numero dei consiglieri indagati (in rosso)
LA TOILETTE
Thomas Casadei
(Pd) avrebbe
chiesto il rimborso
dei 50 centesimi
per i bagni in
autogrill. Accusato
anche di essersi
fatto pagare
l’hotel a Modena,
dove insegnava
I PASTI LUCULLIANI
All’ex capogruppo
del Pd Marco
Monari la procura
contesta
gli scontrini
presentati per
cene luculliane in
ristoranti di lusso
e i soggiorni in
albergo a Venezia
IL SEXY SHOP
Settanta gli euro
spesi in un sexy
shop: la consigliera
socialista
del gruppo Pd
Rita Moriconi,
indagata,
ne avrebbe
chiesto
il rimborso
Pd
940 18
Idv
423
Pdl
205 11
Federazione
della sinistra
Lega Nord
2
151
1
135
3
M5s
98
2
Sel
77
2
Udc
31
1
Gruppo
misto
27
2
L’INTERVISTA/ STEFANO BONACCINI
“Troppo tardi
per cambiare le liste
e poi i nostri indagati
sono solo cinque”
ELEONORA CAPELLI
BOLOGNA. «Questi avvisi di fine indagine erano attesi, non sono una condanna. Mi auguro che tutti i consiglieri possano dimostrare in fretta che le
spese che hanno sostenuto erano legittime e non per uso personale. E spero non sia vero che qualcuno ha fatto
spese in un sexy shop coi soldi della Regione». Stefano Bonaccini aveva appena ripreso fiato, e cominciato la sua
campagna elettorale per diventare
governatore Pd dell’Emilia Romagna.
Ma ora la stessa inchiesta in cui era stato coinvolto alla vigilia delle primarie
(nel suo caso la Procura ha chiesto l’archiviazione) si estende e tocca quasi
tutti i suoi colleghi del consiglio regionale uscente, oltre a cinque candidati
nelle liste che lo sostengono alle prossime regionali del 23 novembre.
Queste elezioni regionali sembrano ormai segnate dalle inchieste giudiziarie, come ne usci-
rete?
«Oggi intanto per gli indagati ci
sarà la garanzia di sapere cosa viene
loro imputato, come è capitato a me
qualche settimana fa. Io sono riuscito
a dimostrare l’appropriatezza delle
poche spese che mi avevano contestato, adesso mi auguro che anche i consiglieri coinvolti possano dimostrare
la legittimità delle spese sostenute».
Di questi consiglieri indagati, sono in cinque a ricandidarsi, tra il
Pd e altre due liste in suo sostegno. Si tratta di candidature definitive?
«Non credo proprio che si possano
cambiare le liste a questo punto. Tra
l’altro i candidati che mi sostengono
sono in totale 204, cinque indagati sono un numero bassissimo. Per quanto
riguarda il Pd, i due consiglieri coinvolti, Mumolo e Vecchi, mi hanno detto che sono pronti a dimostrare l’appropriatezza delle spese sostenute, e
penso debbano farlo in fretta. Anche
Nessun complotto
da parte dei pm
ora chi è nel mirino
chiarisca al più
presto: il Pd ha
un codice etico
CANDIDATO PRESIDENTE
STEFANO BONACCINI, PD
nel loro interesse».
Quanto influirà questo provvedimento a meno di due settimane dal voto?
«Sebbene siano fatti del 2010 e del
2011, io non ci vedo alcun complotto,
anche se capisco che rimangono dieci
giorni di campagna elettorale nei quali rischiamo di discutere di questo e
non dei temi per dare un governo all’Emilia Romagna. Io però non ci vedo
Rita Moriconi, Pd
“Mai comprato
gadget erotici
perché
chiedete a me?”
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I fondi contestati in Emilia Romagna
I PUNTI
IL PERSONAGGIO
nessun disegno, l’ho sempre detto,
anche quando riguardava me. La magistratura ha il dovere di accertare
quello che ritiene, e io ho fiducia nei
magistrati. Mi auguro che si possa fare in fretta per permettere alle persone coinvolte di dimostrare la propria
estraneità. Certo, questo rischia di offuscare le tante cose buone che abbiamo fatto».
Però pare ci sia qualcuno che è
andato a far spese al sexy shop
con i soldi della Regione.
«Io non posso saperne nulla, mi auguro che questo non sia mai accaduto».
Ma se si dimostrerà che le accuse
non sono del tutto infondate?
«Il Pd ha un codice etico, e se si dimostrerà che qualcuno ha sbagliato,
pagherà. Ora io devo lavorare incessantemente perché le persone vadano a votare, guardando al merito, ai
programmi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
BOLOGNA. «Io avrei comprato un sex toy? Neanche
per sogno, sono una persona seria e non ho mai messo piede in un sexy shop».
Tra cene e viaggi, consulenze e regali, è spuntato
anche un oggetto acquistato al sexy shop del valore fra
i settanta e gli ottanta euro.
Che cosa di preciso sia stato
acquistato questo nessuno
lo sa, tranne ovviamente
l’acquirente, ma lo scontrino guardato e riguardato
dalla Finanza non sembra
lasciare dubbi: proviene
dalla cassa di un negozio a
luci rosse. Non è un reato
fare un acquisto del genere, ma lo diventa ovviamente se il relativo scontrino finisce nel mucchio di
quelli che un consigliere regionale presenta per essere rimborsato. Dopo aver
scoperto che lo scontrino
non appartiene ad un consigliere uomo, ma ad una
donna, il cerchio si è stretto
alle sei indagate in questa
inchiesta e alla fine il nome
uscito è quello di Rita Moriconi, 40 anni, reggiana, socialista eletta nel listino Pd.
Signora Moriconi, risulta
che lei abbia fatto un acquisto in un sexy shop, come lo giustifica?
«A me dispiace deludervi, ma non so di cosa stiate
parlando. Io sono una persona perbene, ho famiglia,
faccio il mio lavoro politico
e negli atti che ho in mano,
che mi hanno notificato,
questa spesa non c’è né ci
può essere».
Però a noi risulta che sia
proprio così.
«No guardi, ho l’elenco
delle contestazioni sotto gli
occhi. Sostengono che abbia fatto spese irregolari,
ma riguardanti le solite cose cointestate a tutti i consiglieri, come viaggi non
bene motivati. Di sexy
shop non c’è nessuna traccia».
Ma come si spiega che sia
uscito proprio il suo nome
per quello scontrino?
«Ripeto solo che non ho
mai messo piede in vita mia
in un sexy shop, sono una
persona seria e lo spiegherò ai giudici appena mi
convocheranno».
(l.sp.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA