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L’ANNUNCIAZIONE
LC 1, 26-38
«IL SIGNORE È CON TE»
1. Vangeli dell’infanzia.
Nascono dalla Pasqua: la comunità cristiana riflette sull’evento pasquale e inizia l’approfondimento
teologico della figura di Gesù e del Suo messaggio. Il riconoscimento dell’identità divina di Gesù quale esito
pasquale comporta la conseguente certezza che tutta la sua esistenza, fin dalle origini, è stata segnata da
uno speciale intervento di Dio. Ecco i racconti “di Natale”, la cui verità sta non nella specificità dei fatti
quanto nella proclamazione dell’identità di Gesù quale Messia Figlio di Dio che attualizza la salvezza in
quanto perdono dei peccati, effusione dello Spirito, gioia, pace, comunione fraterna.
2. Struttura del brano, genere letterario, chiavi di lettura.
1. Introduzione (26-27)
2. Primo momento (28-29)
- saluto dell’angelo (28) / turbamento di Maria (29)
3. Secondo momento (30-34)
- messaggio dell’angelo (30-33) / domanda di Maria (34)
4. Terzo momento (35-38a)
- messaggio dell’angelo (35-37) / consenso di Maria (38a)
5. Conclusione (38b)
La struttura mette in evidenza il carattere dialogico dell’incontro: ciò che avviene è lo stabilirsi di un legame
interpersonale dal forte carattere confidente e fiduciale. Quale genere letterario? E’ evidente si tratti di un
“annuncio di nascita”1 (schema biblico ricorrente e consolidato) ma nell’utilizzo dello schema Lc inserisce
delle originalità fondendo tale genere con quello di “racconto di vocazione”. Lo si può notare da alcuni
elementi che si distaccano dallo schema di apparizione-annuncio2, ma è soprattutto il ruolo attivo che
Maria tiene in tutto il dialogo a dare questa forte impronta vocazionale. Lc intende così suggerirci che
questo “annuncio di nascita”, in forza della sua natura straordinaria, ha richiesto un coinvolgimento libero e
totale della madre, equiparabile a una vocazione biblica; viceversa, questa vocazione biblica si è configurata
come un appello ad accogliere una maternità assolutamente unica, resa possibile da un annuncio di nascita
senza precedenti nel mondo biblico. Il fatto che la maternità di Maria sia una vera e propria vocazione è un
messaggio prezioso da raccogliere per dare al ruolo di Maria la giusta consistenza e profondità.
Quali chiavi di lettura?
- Teologico/Cristologica. E’ fondamentale avere presente che l’intento primo del racconto non è affatto
quello di raccontarci i meriti di Maria, bensì di rendere ragione delle origini divine del Cristo. E’ una
narrazione che intende parlare di Dio, della Sua opera, dell’invio da parte Sua del Figlio in carne umana,
dell’agire preveniente della grazia, dell’azione efficace dello Spirito. Dare eccessiva enfasi alla figura di
Maria e alle sue virtù, presunte o effettive, è un approccio che non rende giustizia tanto al brano quanto
alle intenzioni del suo autore. I racconti della nascita intendono rendere ragione della domanda: come può
Gesù realizzare la presenza reale di Dio? In che rapporto sta quest’uomo, Gesù, con Dio per attuarne
efficacemente l’avvento del Regno? La nascita verginale (= Gesù proviene direttamente da Dio) risponde a
tale questione.
- No ad approcci storicizzanti. Non è corretto affrontare il brano con una lettura storicizzante che
considererebbe il dialogo tra Maria e l’angelo come realmente avvenuto di cui il testo costituirebbe il
1
Schema di annuncio di nascita: (1) Apparizione angelo (2) Paura da parte di chi riceve la visione (3) Messaggio divino [nome di chi
riceve la visione – qualifica di chi assiste alla visione – rassicurazione – annuncio di concepimento – annuncio nascita maschio –
nome del bambino – etimologia del nome – imprese future del nascituro] (4) Obiezione o richiesta di segno (5) Concessione segno a
scopo rassicurativo.
2
manca la formula che indica l’apparizione; il contesto è sereno, confidenziale e Maria non ha timore; il saluto inusuale dell’angelo;
la reazione riflessiva di Maria; la richiesta di chiarimento e l’assenza tanto di obiezione quanto di richiesta di segni; una seconda
spiegazione dell’angelo; il consenso di Maria
resoconto. Il dialogo è una costruzione letteraria che rende conto di un esperienza su cui rimane, in ogni
caso, un alone di mistero. Come la creazione del mondo rimane “senza testimoni” e, per quanto
scientificamente indagata conserverà un velo di insondabilità, così questa nuova creazione nelle sue origini
rimane nelle mani di Dio e domanda di essere oggetto di fede più che di analisi storico-scientificapsicologica.
3. Lettura analitica.
1, 26-38 LA VOCAZIONE DI MARIA
1,26-27 Introduzione
26
Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una
vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
- Gabriele è l’angelo dei tempi ultimi: ciò che sta per accadere è la pienezza del tempo. Egli non arriva
semplicemente, bensì è inviato da Dio; tanta maestosità contrasta fortemente con il luogo di tale venuta. Il
contesto non è affatto cultuale, diversamente dall’apparizione a Zaccaria: Nazareth è un paesino anonimo,
mai citato nell’AT, in Galilea terra semi-pagana, e che doveva anche avere una cattiva fama.
- La verginità della promessa sposa viene indicata come un dato di fatto e niente di più. Maria all’età di 1214 anni aveva già stipulato il patto coniugale con Giuseppe, ma si trovava ancora in quella prima tappa del
matrimonio ebraico della durata di un anno che non contemplava la coabitazione, da attuarsi invece in
seguito, al pari dei rapporti di carattere coniugale. La verginità è indicata per suggerire la soprannaturalità
dell’evento che sta per compiersi: questo non è “solo” un miracolo come per Elisabetta o per altre nascite
miracolose narrate dalla Bibbia, questo è un fatto inaudito, un intervento “creativo”.
- Figliolanza davidica: il ceppo maschile è quello che conta per l’appartenenza a un casato rispetto a un
altro. Così Gesù è “legalmente” il Messia.
1,28-29 Primo momento
28
Entrando da lei, disse: "Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te".
turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo.
29
A queste parole ella fu molto
- L’angelo trasgredisce l’uso di non salutare le donne e si rivolge a Maria con l’espressione “Kaire”. Se era
normalmente usato come saluto nel mondo greco, ridurlo a ciò nel contesto in esame sarebbe riduttivo. Più
corretto e coerente con lo sviluppo e l’atmosfera del brano – e di tutti i racconti dell’infanzia – assegnargli
una tonalità marcatamente gioiosa, dunque un invito esplicito all’esultanza3.
- “Kecharitomene”. Possiamo tradurre: da sempre e per sempre amata (trasformata). “Piena di grazia”, per
la sua staticità, non corrisponde correttamente all’originale greco che ha invece una forte valenza
dinamica. L’espressione verbale originale indica una manifestazione di benevolenza che porta con sé un
carattere trasformante efficace; il tempo verbale suggerisce un’azione che mantiene continuità tra passato
e presente prestando stabilmente i suoi effetti. Inoltre la forma passiva indica che l’azione è tutta e sola di
Dio. Questo appellativo sembra essere il “nome di vocazione” di Maria.
- “Il Signore è con te” = non è auspicio bensì dichiarazione di uno stato di fatto. E’ il tipico saluto rivolto
nell’AT a coloro ai quali Dio assegna una speciale missione.4 Ciò che avviene dunque è l’investitura di Maria
di un compito vero e proprio, nel quale ella dovrà portare un contributo personale di intelligenza, volontà,
talento.
- Turbamento = la reazione è provocata dalle parole e non dall’apparizione; lo sviluppo del brano con
l’assenza di espressioni che richiamino la paura e il complessivo clima di confidenza ci inducono a ritenere il
turbamento non tanto come uno spavento, bensì uno sconcerto provocato da un saluto inusuale. Il
domandarsi di Maria circa il saluto suggeriscono una reazione “riflessiva” e interlocutoria piuttosto che di
diffidenza. La sottolineatura del turbamento è anche un espediente letterario per agganciare lo sviluppo del
discorso da parte dell’angelo; è inutile dunque stare a “psicologizzare” l’espressione.
3
Non dimentichiamo che le narrazioni dell’infanzia di Gesù vengono redatte dopo la Pasqua. La gioia pasquale non può non averli
impregnati.
4
Gen 28, 15: Giacobbe per il possesso della terra; Es 3, 11-12: Mosè per la liberazione di Israele; Gs 1, 5: Giousè per l’ingresso nella
terra; Gdc 6, 12: Gedeone per la guerra a Madian.
1,30-34 Secondo momento
30
L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio,
lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli
darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà
fine". 34Allora Maria disse all'angelo: "Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?".
- La ripresa dell’angelo inizia con l’invito alla serenità tipico delle apparizioni e con l’annuncio del
manifestarsi attuale della grazia in Maria: ella, già gradita a Dio per esser stata trasformata dalla sua
benevolenza, è fatta oggetto di un nuovo evento di grazia, la maternità.
- Le parole che annunciano il concepimento sono di grandissima intensità: (a) il chiaro riferimento alla
profezia di Isaia 7, 145 palese per la medesima successione dei verbi afferma il compiersi delle profezie; (b)
espressione di particolare forza è “sarà grande”, titolo tradizionalmente riservato in ambito biblico a Jahve
stesso, dunque allusiva affermazione circa l’identità trascendente del nascituro; (c) i vv 32b-33 che,
riferendosi a 2Sam 7, 12-166 e Is 9, 5-67, affermano l’identità di Messia Davidico del bambino che già il
riferimento al casato di Giuseppe aveva anticipato.
- La domanda di Maria: non si tratta di obiezione e nemmeno di richiesta di un segno bensì della richiesta di
un chiarimento ritenuto necessario in forza della propria condizione di verginità e avanzato da Maria sulla
base di una sostanziale disponibilità. Possiamo pensarlo sulla base di tre considerazioni: lo sviluppo del
brano evidenzia il ruolo attivo da parte di Maria nel dialogo con l’angelo; la domanda di Maria “come sarà
ciò?” non contiene alcun cenno di dubbio né richiesta di un segno, piuttosto la richiesta di una spiegazione
circa la modalità di compimento delle parole dell’angelo; il v 45 conferma la convinzione di Maria circa il
realizzarsi dell’annuncio8.
- “Non conosco uomo” (= non ho avuto rapporti sessuali con alcuno), è utile all’affermazione della
concezione verginale di Gesù e apre a successive rivelazioni circa l’identità trascendente del bambino. Non
è interpretabile dunque come l’affermazione di un intenzione permanente frutto di una decisione studiata.
L’ipotesi di un desiderio/voto di verginità da parte di Maria, come una certa tradizione ha sostenuto per
secoli, è dunque attendibile? Ragionevolmente no. Difficilmente sarebbe conciliabile una simile idea tanto
con il contesto culturale-religioso del tempo che con il coerente sviluppo del racconto. La stima per il
matrimonio l’idea della maternità come benedizione costituivano difficilmente un contesto favorevole a
una scelta di verginità. E’ vero che esistevano comunità celibatarie (Qumran), ma Maria si sarebbe trovata
sola in un piccolo villaggio e, come scelta di vita per vivere la verginità, avrebbe scelto il matrimonio?
Improbabile. Oltretutto che senso avrebbe un matrimonio con l’intento anticipato di non aver figli? E il
ruolo di Giuseppe? Sarebbe stato un matrimonio di convenienza in cui Giuseppe avrebbe dovuto
“custodire” la verginità della moglie… Si capisce perché è stato sempre dipinto come un vecchio poco
attraente…
E’ più corretto, e realistico, pensare che Maria e Giuseppe fossero una coppia di giovani indirizzati a un
normale matrimonio e che, di fronte all’evento eccezionale, consacrano il loro amore a servizio di Gesù.
1,35-38a Terzo momento
35
Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua
ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente,
nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile:
37
nulla è impossibile a Dio". 38Allora Maria disse: "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua
parola".
1, 38b Conclusione
5
“Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio che chiamerà Emmanuele”
Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi padri, io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere,
e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile per sempre il trono del suo regno. Io gli sarò
padre ed egli mi sarà figlio. Se farà il male, lo castigherò con verga d'uomo e con i colpi che danno i figli d'uomo, ma non ritirerò da
lui il mio favore, come l'ho ritirato da Saul, che ho rimosso dal trono dinanzi a te. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre
davanti a me e il tuo trono sarà reso stabile per sempre.
7
Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere
ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di
Davide e sul regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre; questo farà lo zelo del Signore
degli eserciti.
8
“Beata colei che ha creduto al compimento della parola del Signore”
6
E l'angelo si allontanò da lei.
- Lo Spirito Santo interviene con un gesto creatore: non c’è una generazione tutta umana, non si tratta di
un’adozione di uomo Figlio di Dio o Suo rappresentante, questa è una novità assoluta. E’ importante
affermare però che Gesù non è Figlio di Dio perché nasce da Spirito, piuttosto nasce da Spirito perché è il
Figlio eterno. La santità e la trascendenza del Figlio divengono carne in Gesù per opera dello Spirito. Se nei
versetti precedenti si affermava il riconoscimento di Gesù quale Messia davidico, qui ora si afferma il
superamento delle aspettative messianiche: assistiamo alla generazione del Figlio in Maria per l’opera
creatrice dello Spirito che dà la vita.
- L’immagine dell’ombra che scende è riferimento alla presenza misteriosa di Dio, la stessa nube che
copriva il santuario di Dio nell’accampamento degli Israeliti9; ritorna anche nel brano della Trasfigurazione.
- Il riferimento alla maternità di Elisabetta non costituiscono un segno a riprova delle parole dell’angelo e a
sostegno dell’eventuale consenso di Maria, piuttosto hanno carattere di dimostrazione e di supporto
all’affermazione che “le parole di Dio si compiono anche quando sembra impossibile che accada”.
- L’espressione “serva del Signore” è frequentemente riferita alle grandi figure della storia della salvezza,
coloro che hanno riconosciuto il disegno di salvezza di Dio e lo hanno accolto aderendovi. Anche qui:
difficilmente Maria disse di sé una cosa tanto grande… E’ la comprensione della figura di Maria da parte
dell’Evangelista che lo porta ad affermare una tale verità per bocca della Madonna.
- L’assenso di Maria è nella forma di un consenso riconoscente, gioioso, attivamente partecipe che esprime
tutto il desiderio di veder realizzato il piano divino e tutta la disponibilità a far sì che tale disegno si compia.
4. Temi fondamentali.
1. Concepimento verginale di Gesù e identità divina di Gesù.
L’approccio moderno (scientista, storicista, razionalista) ci mette in seria difficoltà ad accettare questo che rimane un
“mistero della fede”. Solo Mt e Lc parlano di concepimento verginale, da dove l’han preso? Le ipotesi di racconti
risalenti a Maria o ai parenti sono improbabili per varie ragioni. D’altra parte è la struttura stessa del racconto,
essendoci un annuncio angelico, ad affermare che la nascita verginale è verità conosciuta per rivelazione più che per
narrazione o per riflessione razionale. I racconti sono frutto di una confessione di fede circa l’origine divina di Gesù,
perciò il fondamento della verità circa il concepimento verginale sta nella Pasqua che in qualche ricordo personale.
Bisogna rispettare il fatto che del concepimento di Gesù non esistono testimoni: è spazio di fede. D’altronde, come già
ricordato sopra, l’attenzione della Chiesa primitiva non è sulla verginità di Maria, bensì sull’origine divina del Figlio.
Solo Dio è all’origine di Gesù, la parte umana è l’accoglienza di un nuovo creare da parte di Dio.
Poiché Gesù sussiste immediatamente da Dio stesso, Egli realizza la Sua presenza nella storia come uomo tra gli
uomini. Maria deve dunque necessariamente essere madre-vergine.
2. Maria nell’Annunciazione appare come “la credente” e “la serva”.
Figura ideale del discepolo nel Vangelo di Lc, manterrà sempre questi due atteggiamenti fondamentali: pienamente
recettiva e totalmente disponibile al servizio. Ella non è la donna ideale che per i suoi meriti è prediletta, bensì la
“povera” che tutto riceve da Dio, che tutto si fa fare dalla grazia, che rappresenta il “vuoto” riempito da Dio.
3. Madre di Dio: una vocazione in senso biblico.
La Parola che Dio le rivolge la pone in cammino: Maria si assume le responsabilità di ciò che le capita, vi corrisponde e
si impegna con tutto il suo essere. Maria riflette sul compito affidatole, interroga per vederci chiaro, accetta senza
protesta né esaltazione. Saggia e forte, si vede al proprio posto nel piano divino. Di quest’impegno coraggioso e
intelligente di fronte al piano divino Lc ne fa la fede per eccellenza. Come per ogni vocazione, anche Maria non ha
avuto piena e immediata coscienza di ciò era chiamata a fare. Avrà avuto la luce necessaria per il compito, ma sempre
limitata alle sue possibilità di comprensione e così anch’essa ha dovuto progredire nella fede mediante l’accoglienza
della Parola, la riflessione, l’impegno di tutta la vita. Anche Maria giungerà alla fede piena dopo la Pasqua, come i
discepoli.
9
Es 40, 35; 40, 38; Nm 9, 18; 10, 34; 1Re 8, 10-12). Da qui molti autori hanno parlato di Maria simbolo dell’Arca della nuova
alleanza. Corrisponde alle intenzioni di Luca? Da ricordare che la prospettiva di Lc è cristologica: egli intende senza dubbio
affermare che il concepimento di Gesù avviene per potenza divina; il resto sono supposizioni edificanti, ma niente di più.