dimissioni on line, onere inutile e costosissimo
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dimissioni on line, onere inutile e costosissimo
Viale del Caravaggio, 66 - 00147 Roma Tel. 06 5964901 - Fax 06 59649050 Email [email protected] PEC [email protected] Iscritta al n. 77/2001 del Registro delle Persone Giuridiche DIMISSIONI ON LINE, ONERE INUTILE E COSTOSISSIMO Le dimissioni Le dimissioni ogni anno 1.431.392* di cui …per abbandono del posto del lavoro 70 mila lavoratori * fonte Ministero del lavoro I possibili costi delle dimissioni on line* Tipologia Voce di costo Numero di potenziali destinatari Costo definitivo Lavoratori Rivolgersi ai soggetti abilitati alla trasmissione del modello all’azienda per conto del lavoratore costa in media 15 euro Procedere al licenziamento per giusta causa del lavoratore (per anzianità fino a tre anni) per abbandono del posto di lavoro costa 1500 euro Su una retribuzione non superiore a 25.000 euro l’anno, il costo del trattamento di disoccupazione su 24 mesi è di circa 21.000 euro 700 mila è la stima di coloro che potrebbero rivolgersi ad un soggetto abilitato 10,5 milioni di euro 70 mila è la stima di coloro che abbandonano il posto di lavoro 105 milioni di euro 70 mila è la stima di coloro che abbandonano il posto di lavoro 1,47 miliardi di euro Aziende Stato * fonte Fondazione Studi Consulenti del Lavoro Il 12 marzo prossimo entrerà in vigore la nuova disciplina sulle dimissioni dei lavoratori che manderà in pensione il vecchio modulo cartaceo (per evitare – è questa la logica seguita dal Legislatore - il fenomeno delle dimissioni in bianco) e farà debuttare la nuova procedura telematica. Ogni anno in Italia si dimettono circa 1,4 milioni di lavoratori. Cioè poco più del 10% dei lavoratori italiani. Questi i potenziali costi del provvedimento elaborati per conto del Corriere della Sera secondo l’Osservatorio della Fondazione Studi Consulenti del lavoro: 10,5 milioni di euro per i lavoratori, 105 milioni di euro per le aziende, 1,47 miliardi di euro per le casse dello Stato. La novità nel Jobs Act Il decreto legislativo 151/2015 attuativo della riforma del Jobs Act ha, infatti, reso più rigide le regole relative alle dimissioni dall’azienda da parte dei lavoratori. Di fatto, il dipendente intenzionato a lasciare il proprio posto di lavoro non potrà più inviare una semplice lettera al proprio datore ma dovrà compilare un modulo on-line. La procedura telematica è stata disciplinata da un apposito provvedimento (il decreto ministeriale 15 dicembre 2015) che entrerà in vigore proprio il prossimo 12 marzo. Cosa cambia per i lavoratori Il lavoratore dovrà attivarsi per acquisire un apposito PIN dall’Inps, il cui rilascio non avviene in tempi immediati. Inoltre, sarà necessario richiedere anche una “username” e una “password” per accedere al portale www.cliclavoro.gov.it. In alternativa, il lavoratore potrà rivolgersi ad uno dei soggetti abilitati alla identificazione dei lavoratori e alla trasmissione del modello per conto degli stessi (patronati, enti bilaterali, organizzazioni sindacali, commissioni di certificazione). La stima di costo medio per avere questo servizio è di 15 euro per ciascun lavoratore. Se solo il 50% si rivolgerà ai soggetti abilitati, il costo per i lavoratori sarà di 10,5 milioni di euro. Le insidie per i datori di lavoro C'è poi chi abbandona improvvisamente il posto di lavoro. Le stime di questo fenomeno oscillano attorno al 5% delle dimissioni che avvengono ogni anno: quindi 70.000 rapporti di lavoro che la legge lascia nella completa incertezza poiché senza la compilazione del modulo on-line le dimissioni non sono valide. Per questo motivo il datore di lavoro dovrà licenziare il lavoratore per giusta causa, operazione onerosa visto che in tal Pagina 2 di 3 caso è dovuto il c.d. ticket licenziamento che (per una anzianità fino a 3 anni) può arrivare fino a 1.500 euro circa. Quindi le aziende avrebbero un potenziale maggior costo di 105 milioni di euro l’anno. Ed infine lo Stato Tramutare una dimissione (anche di fatto) in “licenziamento effettivo” per maggiore certezza, determina per il lavoratore che abbandona il posto anche il diritto alla indennità di disoccupazione (oggi denominata Naspi). Su una retribuzione non superiore a 25.000 euro l’anno, il costo del trattamento su 24 mesi è di circa 21.000 euro. Ciò significa che lo Stato potrebbe essere chiamato a corrispondere a questi lavoratori una indennità (su due anni) di 1,47 miliardi di euro. La proposta risolutiva Ripristinare il sistema della convalida delle dimissioni, metodo attualmente in essere fino al prossimo 11 marzo: questa è la proposta risolutiva. Il datore di lavoro, nel caso in cui il lavoratore non dovesse convalidare le dimissioni online, gli invia una raccomandata con la richiesta di conferma che diventa automatica nel caso di silenzio oltre i 7 giorni. “Si tratta di una norma di buon senso – dichiara Rosario De Luca, presidente della Fondazione Studi Consulenti del lavoro -, con la quale si potrebbero evitare le nefaste conseguenze economiche della nuova normativa. Anche se la soluzione migliore rimane l'abrogazione di un gravosissimo onere introdotto per tutti ma efficace solo per un fenomeno più che residuale. Mi auguro che la richiesta formulata nei mesi scorsi dal nostro Consiglio Nazionale possa essere accolta”. Pagina 3 di 3