Luoghi con pericolo di esplosione per la presenza di

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Luoghi con pericolo di esplosione per la presenza di
Luoghi con pericolo di esplosione
per la presenza di sostanze
esplosive
(Scheda)
Ultimo aggiornamento:
1 giu. 2004
Luoghi con pericolo di esplosione per la presenza di sostanze
esplosive
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Sistema di alimentazione: TT, TN-S
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Norme di riferimento:
o Norma CEI 64-8 "Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non
superiore a 1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente continua";
o Norma CEI 64-2 (quarta edizione) "Impianti elettrici nei luoghi con pericolo di
esplosione – Prescrizioni specifiche per la presenza di polveri infiammabili e
sostanze esplosive”;
o Norma CEI 11-17 “Impianti di produzione, trasmissione e distribuzione di
energia elettrica - Linee in cavo”;
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Principali disposizioni legislative:
o RD 18/06/1931 n. 773 “Approvazione del testo unico delle leggi di pubblica
sicurezza”;
o RD 06/05/1940 n. 635 e successivi aggiornamenti “Approvazione del
regolamento per l'esecuzione del testo unico 18 giugno 1931, n. 773 delle
leggi di pubblica sicurezza”;
o DM 8 marzo 1985 "Direttive sulle misure più urgenti ed essenziali di
prevenzione incendi ai fini del rilascio del nullaosta provvisorio di cui alla
legge 7 dicembre 1984, n. 818";
o DM 16 febbraio 1982 "Modificazioni del decreto ministeriale 27 settembre
1965, concernente la determinazione delle attività soggette alle visite di
prevenzione incendi";
o DPR 547/55 “Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro”;
o Dlgs 626/94 “Attuazione delle direttive 89/391/CEE, 89/654/CEE,
89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE,
90/679/CEE, 93/88/CEE, 95/63/CE, 97/42/CE, 98/24/CE, 99/38/CE,
2001/45/CE e 99/92/CE riguardanti il miglioramento della sicurezza e della
salute dei lavoratori durante il lavoro”;
o DPR 689/59 "Determinazione delle aziende e lavorazioni soggette, ai fini
della prevenzione degli incendi, al controllo del Comando dei Vigili del
fuoco";
o Legge 46/90 "Norme per la sicurezza degli impianti";
o D.P.R. 447/91 "Regolamento di attuazione della legge 46/90";
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D.P.R. 392/94 "Regolamento recante la disciplina del procedimento di
riconoscimento delle imprese ai fini dell'installazione, ampliamento e
trasformazione degli impianti nel rispetto delle norme di sicurezza"
o D.P.R. 558/99 "Regolamento recante norme per la semplificazione della
disciplina in materia di registro delle imprese, nonché per la semplificazione
dei procedimenti relativi alla denuncia di inizio di attività e per la domanda di
iscrizione all'albo delle imprese artigiane o al registro delle imprese per
particolari categorie di attività soggette alla verifica di determinati requisiti
tecnici"
o
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Direttive applicabili: Direttiva 89/391 sulla Sicurezza e salute dei lavoratori;
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Installazione: Impresa abilitata alla realizzazione degli impianti di cui all'art. 1
comma 1a) della legge 46/90 e iscritta nell'albo provinciale delle imprese artigiane.
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Necessità di progetto: Si
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Dichiarazione di conformità: Si
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Note sul locale: Definizioni e interpretazioni
o Affinché avvenga un'esplosione, in un luogo contenente sostanze esplosive,
è sufficiente la presenza di due elementi:
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Sostanza
esplosiva:
Queste
sostanze
(dinamite,
tritolo,
nitroglicerina, etc.) sia allo stato di polveri o allo stato liquido o
gelatinoso, contengono insieme combustibile e comburente, e quindi
hanno bisogno solo dell'innesco per provocare un’esplosione;
Innesco : che può essere provocato da due ordini di fattori, elettrico
(arco, ad esempio provocato dall'apertura di contatti, scintilla, ad
esempio provocata da una scarica elettrostatica, ma anche da un'altra
miriade di possibilità anche meccaniche come attriti, saldature, etc.) e
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termico (cioè temperature eccessive provocate o da fiamme o anche
ad esempio da resistenze elettriche per riscaldamento);
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Classe di un luogo pericoloso: I luoghi contenenti sostanze esplosive
vengono denominati come luoghi di classe 0 (C0). Si considerano tali, per la
norma CEI 64-2, solo quelli contenenti materie esplosive elencate
nell’allegato A del RD 635/40 (Regolamento TULPS) e nei suoi successivi
aggiornamenti. Non sono invece luoghi C0, quelli elencati nell’allegato B,
cap. VI del TULPS, cioè i locali adibiti ad esercizi di minuta vendita di
sostanze esplodenti;
Ambiente esterno di luoghi C0: Ambiente in cui non esistono ostacoli atti a
favorire l'accumulo delle polveri e ad ostacolarne la dispersione e/o
neutralizzazione ad opera di cause naturali, come: polveri inerti, turbolenze
atmosferiche, ecc;
Ambiente interno di luoghi C0: Ambiente in cui la presenza di ostacoli
all'intorno od all'interno favorisce l'accumulo delle polveri, ostacolandone la
dispersione e/o la neutralizzazione ad opera di cause naturali;
Atmosfera pericolosa: La sola presenza di una sostanza esplosiva
determina il formarsi di un’atmosfera esplosiva, anche senza la miscelazione
con l’aria;
Aperture: Si considerano aperture quelle che, in relazione alle dimensioni e
differenze di pressione, potrebbero consentire il trasferimento di
un’atmosfera pericolosa da un ambiente contenente centri di pericolo, ad un
altro ambiente. Le aperture sono classificate in base all’efficacia contro il
trasferimento di un’atmosfera pericolosa, in quattro tipi:
A0: aperture prive di serramenti oppure munite di serramenti non
conformi alle caratteristiche specificate per A1, A2, A3;
A1: aperture munite di serramenti rispondenti alle seguenti
caratteristiche: efficiente congegno di richiusura automatica;
interstizio fra telaio e battente non superiore ad 1 mm oppure con
copri battuta (lungo tutto il perimetro) ;
A2: aperture con serramenti rispondenti alle caratteristiche di cui in A1
ed inoltre provvisti di dispositivi di tenuta (ad es. guarnizioni) su tutto il
perimetro; oppure, combinazione di due A1 in serie;
A3: aperture con serramenti rispondenti alle caratteristiche di cui in A2
ed inoltre apribili solo con mezzi speciali (anziché dotati di congegno
di richiusura automatico) oppure occlusi stabilmente come ad es. nel
passaggio di servizi (condutture, condotti....); oppure, combinazione di
una A1 e una A2 in serie;
Centro di pericolo (CP): Componente o parte di impianto (elemento) di
deposito o di lavorazione di sostanze pericolose in corrispondenza del quale
vi è, o vi può essere, emissione di dette sostanze all'esterno del loro sistema
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di contenimento, con conseguente immissione nell'atmosfera dell'ambiente
considerato;
o Gradi dei centri di pericolo: Al fine di individuarne la pericolosità, i centri di
pericolo si suddividono in due gradi (infatti nei luoghi C0 non si considerano
centri di pericolo di grado continuo):
primo grado (CP1): si considerano CP1 i CP che possono emettere in
quantità significativa in modo discontinuo le sostanze pericolose
durante il funzionamento ordinario dell'impianto di lavorazione o di
deposito che le usa;
secondo grado (CP2): si considerano CP2 i CP che possono emettere
le sostanze pericolose in quantità significativa solo eccezionalmente,
in occasione di guasti o rotture o funzionamento anormale degli
impianti che le contengono; non si prendono però in considerazione le
rotture o i guasti determinati da eventi catastrofici;
o Zona pericolosa o Zona AD: In un luogo pericoloso, è lo spazio di
estensione determinata, entro il quale gli impianti elettrici devono essere
eseguiti a sicurezza antideflagrante. Sono le zone, in genere, attorno ai
centri di pericolo. Quando ci sono sostanze esplosive, la classificazione delle
zone pericolose è quella della seguente tabella:
Criteri per la classificazione delle zone pericolose nei luoghi di classe 0 in base alla
norma CEI 64-2
ZONA
C0Z0
Zone interne a contenitori, come i serbatoi, per la lavorazione di sostanze
esplosive
ZONA
C0Z1
Zone in cui si è in presenza di sostanze esplosive in atmosfera durante le
ordinarie condizioni di funzionamento
ZONA
C0Z2
Zone in cui si è in presenza di sostanze esplosive in atmosfera solo in
circostanze occasionali e comunque per tempi brevi
ZONA
C0ZR
Zone adiacenti, attraverso aperture, alle zone C0Z2
Distanza AD: Distanza di un punto al limite di una zona AD da un CP o da
una apertura di un ambiente considerato zona AD. In presenza di un
ostacolo, la distanza AD viene misurata lungo la linea di minimo percorso
(filo teso) che evita l'ostacolo;
o Impianto elettrico a sicurezza (impianto AD): Impianto elettrico idoneo per
luoghi con pericolo di esplosione;
o
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Classificazione dei Locali:
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Le sostanze esplosive sono pericolose in quanto, da sole, anche in assenza
di aria, originano un’atmosfera esplosiva. Pertanto, le apparecchiature poste
in ambienti nei quali possono formarsi miscele potenzialmente esplosive,
devono rispondere a determinate caratteristiche antideflagranti. Se la
sostanza utilizzata è quindi in grado di provocare un’atmosfera esplosiva,
occorre effettuare una classificazione delle zone di rischio. La
classificazione può essere effettuata in base alla norma CEI 64-2 e può
consistere nei seguenti passi:
1. Occorre individuare le sostanze esplosive presenti nell’ambiente;
2. Occorre individuare i centri di pericolo (CP) e determinarne il loro
grado:
a) Centri di pericolo di primo grado (C0CP1): sono le macchine e le
apparecchiature destinate alla produzione e lavorazione delle
sostanze esplosive (solo quelle definite dal RD 635/40) quando si
trovino allo stato secco (con possibile presenza di polveri), allo stato
liquido o fuso (con possibile sviluppo di vapori) o allo stato pastoso
(con possibile sviluppo di vapori) Inoltre sono considerati C0CP1
anche le macchine e le apparecchiature destinate alla lavorazione
delle sostanze esplosive che comportino l’impiego di solventi
organici infiammabili come alcool, etere, etc. Esempi di C0CP1
possono essere (dalla norma CEI 64-2):
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essiccatoi di esplosivi primari (azoturo di piombo, stifnato di piombo,
fulminato di mercurio e innescanti in genere);
essiccatoi di esplosivi secondari (tritolo, tetrile, T4 o di scoppio in genere);
essiccatoi di esplosivi di lancio o propellenti in genere;
miscelatori di esplosivi primari e di miscele sensibili;
setacci per esplosivi primari e secondari;
setacci per polveri di lancio finemente suddivise (passanti attraverso una
luce netta per maglia di 0,5 mm);
miscelatori di esplosivi secondari ed impastatrici per la loro
flemmatizzazione;
dosatori e presse per il caricamento di detonatori e capsule di ogni tipo;
caldaie di fusione od apparecchi per la formazione di scaglie o di cristalli
sfusi di tritolo-pentrite, tritolo-T4 ecc., o per il caricamento allo stato fuso;
sondatori per il caricamento per fusione di esplosivi di scoppio;
presse per la formazione di cariche compresse di esplosivi secondari;
presse per la formazione blocchi da un impasto di polvere a singola, doppia
e tripla base;
botti ternarie per polvere nera;
presse per la granitura della polvere nera;
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mulini, botti di lisciaggio, setacci per la preparazione della polvere nera;
miscelatori per la preparazione di miscele piriche;
essiccatoi di miscele piriche;
presse, mulini, setacci per la granulazione delle miscele piriche;
dosatori e presse per il caricamento di miscele piriche;
apparecchi per la preparazione di nitroesteri;
lavatori, stabilizzatori, filtri, decantatori per nitroesteri;
impastatrici per la formazione delle dinamiti plastiche gelatinate;
mescolatori e molazze per la preparazione di dinamiti pulverulente;
macchine di ogni tipo per l'incartucciamento di dinamiti;
idroestrattori e presse per la disidratazione della nitrocellulosa con alcool;
idroestrattori per galletta (miscela di nitrocellulosa nitroglicerina e additivi);
impastatrici per nitrocellulosa e per miscela di nitrocellulosa con nitroesteri
usando per l'impasto adatti solventi;
impastatrici per polveri propellenti (nitroguanidina, nitrocellulosa e
nitroglicerina);
essiccatoi della nitrocellulosa;
essiccatoi di gallette (miscele di nitrocellulosa e nitroesteri con altri vari
componenti attivi e inerti);
bagni di rammollimento non in acqua, di gallette gelatinizzate;
laminatoi di gallette;
presse per la trafilatura a caldo di gallette gelatinizzate;
essiccatoi per polveri contenenti nitroglicerina;
riscaldatori per propellente in rotoli a doppia base per grani per razzi;
mescolatori per polveri in granuli a singola, doppia e tripla base;
mescolatori per polveri in bacchette a singola, doppia e tripla base;
estrusori continui monovite o bivite per polveri a singola, doppia, tripla base
e grani per razzi;
taglierine per ottenimento granuli o lamine o bacchette di polvere a singola,
doppia e tripla base;
mescolatori per gallette;
macchine per lo spezzettamento di blocchi di nitrocellulosa disidratata;
dosatori a volume o a peso di nitrocellulosa alcolica;
bilance pesatrici di polvere a singola, doppia e tripla base;
impianto per la disidratazione di nitroglicerina sottovuoto;
apparecchiature per la lavorazione meccanica degli esplosivi secondari;
apparecchiature per la lavorazione meccanica di propellenti;
apparecchiature di sconfezionamento teste di guerra per fusione totale o
parziale dell'esplosivo secondario;
mulini per la macinazione a secco di esplosivi secondari.
b) Centri di pericolo di secondo grado (C0CP2): sono le macchine e
le apparecchiature destinate alla produzione e lavorazione delle
sostanze esplosive (solo quelle definite dal RD 635/40) quando si
trovino contenute in involucri di qualunque tipo, oppure allo stato
secco in forma di cariche compresse o ottenute per fusione o altro
metodo adatto, oppure ancora negli stati sia pulverulento, sia
granulare, sia cristallino con contenuto di umidità tale da impedire
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l’emissione di polveri fuori dal contenitore. Esempi di C0CP2
possono essere (dalla norma CEI 64-2):
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reattori per la preparazione dell'azoturo di piombo e stifnato di piombo;
pressa per l'estrusione di polveri di lancio e propellenti in genere;
tagliatrici per polveri di lancio e propellenti in genere;
setacci per polveri di lancio di granitura tale da non passare attraverso un
setaccio a maglie di luce 0,5 mm;
attrezzature per l'imballaggio di cartucce di dinamiti;
attrezzature per l'imballaggio di polveri di lancio e propellenti in genere;
attrezzature per l'imballaggio di cartucce da caccia e da difesa;
attrezzature per la misura, la cernita, l'imballaggio di artifizi, inneschi,
detonatori e capsule;
attrezzature per la finitura, marcatura, esami fisici non distruttivi di cariche
in grossi grani e propulsori;
attrezzature per il caricamento automatico di cartucce da caccia e da
difesa;
dosatori a volume o a peso di polveri a singola, doppia e tripla base;
macchine di finitura meccanica per grani per razzi a doppia base;
macchine per la truciolatura di propellente a doppia base;
nitratori di urotropina, pentaeritrite e altre sostanze solide a temperatura
ambiente;
reattori per la produzione di TNT, tetrili e simili;
macchine per la macinazione ad umido di esplosivi secondari;
attrezzature per l'imballaggio di colpi completi;
attrezzature per la finitura e l'assiematura di granate cariche e colpi
completi;
apparecchiature per l'integrazione di razzi e missili;
attrezzature per l'integrazione di colpi con submunizioni;
attrezzature per lo sconfezionamento di teste di guerra e colpi completi;
attrezzature per le prove di traballamento e vibrazione di colpi completi;
laboratori balistici;
laboratori fisici per esplosivi e/o manufatti esplosivi;
apparecchi vari per la cristallizzazione da solventi di esplosivi solidi a
temperatura ambiente;
macchine per la preparazione di micce a lenta combustione, a
combustione rapida e detonatori;
burloni per detonatori e capsule;
attrezzature per la preparazione di micce di ritardo per inneschi elettrici e
altri artifizi ritardanti e per il loro montaggio sugli artifizi;
attrezzature per la preparazione delle testine degli accenditori elettrici;
depositi per esplosivi, colpi completi, razzi, missili, detonatori, capsule e
micce imballati;
camere climatiche e/o termostatiche per colpi completi, razzi, missili,
detonatori, capsule e giroscopi con propulsione a mezzo sostanze
esplosive.
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3. In base al grado dei centri di pericolo occorre poi individuare le zone
AD, che possono essere:
a. Zone C0Z0: zone interne ad apparecchi, serbatoi o canalizzazioni
destinati alla lavorazione di sostanze esplosive;
b. Zone C0Z1: zone nelle quali si ha presenza di sostanze esplosive
di cui si può avere nell'atmosfera la presenza di polveri o di vapori
in condizioni di funzionamento ordinario. Si ritengono tali le zone
adiacenti ai C0CP1, e negli ambienti interni, quelli con aperture A0
su ambienti qualificati C0Z1 per la presenza di C0CP1;
c. Zone C0Z2: zone nelle quali si ha presenza di sostanze esplosive
di cui solo eccezionalmente e per breve durata sono
ragionevolmente prevedibili emissioni nell'atmosfera di polveri o
vapori delle stesse in condizioni di funzionamento ordinario
dell'impianto. Si ritengono tali le zone adiacenti ai C0CP1, quando
sia assicurato nel funzionamento ordinario, in dipendenza delle
effettive condizioni di esercizio e procedure di sicurezza, l'assenza
di polveri o di vapori di sostanze esplosive nell'atmosfera; le zone
adiacenti a C0CP2 e, negli ambienti esterni, le zone adiacenti alle
aperture A0 di ambienti qualificati C0Z1;
d. Zone C0ZR: zone adiacenti alle aperture A0 di ambienti qualificati
come C0Z2;
4. Come ultimo passo occorre determinare l’estensione delle zone AD. A
tal scopo vanno seguite alcune regole:
a. Se esistono più centri di pericolo e quindi più zone AD
sovrapposte, la zona risultante è l’inviluppo delle zone AD stesse;
b. Se, oltre a sostanze esplosive, sono presenti anche gas o polveri
infiammabili, la zona pericolosa va determinata tenendo conto
anche di questi ultimi (con le loro zone ovviamente determinate
dalle norme CEI 31-30 e 31-52);
c. Se un ambiente che non contiene alcun centro di pericolo,
comunica, tramite un'apertura, con una zona pericolosa, questa
può estendersi all'ambiente con estensione determinata dalle
seguenti due condizioni: tipo dell'ambiente considerato (interno,
esterno) e il tipo di apertura (A0, A1, A2, A3);
d. Le zone C0Z1 in ambienti interni, si estendono a tutto l’ambiente
considerato (vedi figure 1 e 2);
e. Le zone C0Z2 in ambienti interni, si estendono a tutto l’ambiente
considerato (vedi figure 2 e 3);
f. Le zone C0Z2 in ambienti esterni, adiacenti alle aperture A0 di
ambienti C0Z1, si estendono in verticale fino al suolo e fino a 1,5
m sopra l’apertura A0, ed in orizzontale per 3 m in tutte le direzioni
(vedi figura 1);
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g. Le zone C0ZR in ambienti interni ed esterni si estendono in
verticale fino al suolo e fino a 1,5 m sopra l’apertura A0, ed in
orizzontale per 3 m in tutte le direzioni (vedi figura 3);
Figura 1 (norma CEI 64-2)
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Figura 2 (norma CEI 64-2)
Figura 3 (norma CEI 64-2)
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Legenda (norma CEI 64-2)
•
Il luogo è a maggior rischio in caso di incendio se si verifica uno dei seguenti
due casi:
• la classe antincendio del compartimento in cui è situato il luogo
considerato è pari o superiore a 30;
• il luogo rientra in uno dei casi previsti dal DM 16/2/82:
Se da un’analisi più dettagliata risultasse comunque che il luogo, pur essendo
inserito nell’elenco del DM 16/2/82, è un compartimento di classe inferiore a 30,
non risulterebbe a maggior rischio in caso di incendio ai fini della realizzazione
dell’impianto elettrico.
•
Nel caso in cui la classificazione del locale portasse all’individuazione di una o
più zone pericolose, ciò non comporterebbe automaticamente la realizzazione di
un impianto antideflagrante, in quanto se nessuna apparecchiatura elettrica
venisse installata all’interno delle zone pericolose, l’impianto verrebbe realizzato
con componenti ordinari seguendo la sola norma generale impianti CEI 64-8.
Quindi l’impianto sarebbe ordinario, ma ci sarebbe comunque l’obbligo di
progetto a causa del fatto che la classificazione delle aree del locale ha portato
all’individuazione di zone pericolose.
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