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Il clima è informale, il pubblico in sala numeroso, Maurizo Nichetti,
presidente della giuria, commenta le scelte fatte dopo una settimana
densa di proiezioni per il concorso della sedicesima edizione di France
Cinéma: «è stato difficile scegliere i film da segnalare, in una selezione
così qualificata e stimolante per varietà di linguaggi e temi affrontati,
Per forza delle immagini, bravura degli attori, originalità dei soggetti o
per qualità della regia, molti film hanno lasciato in noi una traccia
significativa».
12 film d’autore con i quali il festival intende rispondere alle carenze
della distribuzione italiana offrendo al pubblico una finestra sulla
produzione francesce contemporanea. Parallelamente alle proiezioni,
l’Associazione François Truffaut di Firenze ha organizzato una serie
molto interessante di incontri con gli autori e dibattiti tra cui quello di
domenica 4 novembre “Che fine ha fatto il produttore?” durante il quale
sono intervenuti circa quindici produttori italiani e francesi.
Nichetti assegna un ex-aequo per il Gran Premio France Cinéma 2001
a Les Blessures Assassines di Jean Pierre Denis e a Trois Huit di
Philippe Le Guay «per la visione personalissima e l’acutezza
psicologica con cui hanno saputo rendere l’irrisolvibile ambiguità di
vicende ostiche e di personaggi maledetti». Una coincidenza curiosa
che l’operatore sia stato lo stesso per entrambi i film, lavori di genere
completamente diverso: un “noir introspettivo” quello di Denis e un
“opera socialmente impegnata” quella di Le Guay, come li hanno definiti
gli organizzatori del Festival. A Le Guay, arrivato da Parigi con un aereo
ostacolato dal maltempo, viene assegnato un discutibile cherubino
raffaelliano in cristallo.
Tra gli altri autori premiati è presente in sala solo Claude Miller,
menzione speciale per Betty Fisher et autres histoires, tratto dal libro
Tree of handdi Ruth Rendell, scrittrice inglese a cui già Chabrol aveva
reso omaggio con La cérémonie del 1995. Claude Miller, che ha
lavorato con Godard e Truffaut, ha realizzato il suo primo film con lieto
fine, un lavoro sottile e già vincitore del premio della critica al Festival
international du film de Montréal.
Da sedici anni France Cinéma propone una scaletta fissa in cui si
affiancano retrospettive e anteprime; il 2001 è stato l’anno di Renoir
con un’ampia rassegna sui film del periodo 1931-1939 e la tavola
rotonda “L’attualità del cinema di Jean Renoir” a cui ha preso parte
anche Françoise Arnoul, interprete di French Cancan (1954).
A chiudere la lunga serata finale una doppia proiezione per i cinefili più
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tenaci da La marsigliese di Renoir a La nobildonna e il duca di Eric
Rohmer due visioni opposte della rivoluzione francese.
Gli altri premi:
Premio miglior attrice a Valerie Donzelli per l’intensità con cui ha saputo
costruire in Marta, Martha… di Sandrine Veysser, un personaggiio
sempre in bilico tra normalità e follia.
Premio miglior attore a Vincent Lindon che, in Mercredì folle journée! Di
Pascal Thomas, ha impresso leggerezza e umanità a una simpatica
canaglia delineando una sconclusionata figura paterna
Menzione speciale a Betty Fisher et autres histoires di Cluade Millar e
a Little Senegal di Jean Pierre Denis, due solidi progetti cinematografici
realizzati con coerenza e talento.
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