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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELL’INSUBRIA Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali Corso di Laurea Specialistica in Fisica OSSERVAZIONI SPETTRALI DI OGGETTI BL LAC NELLA BANDA OTTICA Relatore: Prof. Aldo Treves Correlatore: Prof. Francesco Haardt Correlatore: Dr. Roberto Decarli Tesi di Laurea Specialistica di: Angelo Veronesi matricola 566710 Anno Accademico 2008-2009 Maggio 2009 Indice Prefazione 1 VII Introduzione 1 1.1 Modello Unificato di AGN . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 1.2 Distribuzione dello Spettro di Energia . . . . . . . . . . . . . . . . 5 2 Il campione 7 3 Le osservazioni 13 3.1 17 Seeing . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 Riduzione dati 19 5 Analisi degli spettri 29 5.1 Larghezza Equivalente minima rivelabile . . . . . . . . . . . . . . . 29 5.2 Limite inferiore al redshift . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33 5.2.1 Galassia Ospite Ellittica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33 5.2.2 Relazione tra galassia ospite e distanza . . . . . . . . . . . 33 5.2.3 EWmin come funzione di N/H e del redshift . . . . . . . . . 35 5.2.4 Effetto Apertura della Fenditura . . . . . . . . . . . . . . . 37 5.2.5 La relazione tra il rapporto N/H ed il redshift . . . . . . . . 40 V INDICE VI 6 7 8 5.3 Identificazione delle righe spettrali . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43 5.4 Analisi dei singoli oggetti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44 Il continuo ottico dei BL Lac 55 6.1 Indice spettrale ottico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56 6.2 Indice spettrale ottico-X . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 64 6.3 Galassie Ospiti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69 Spettri compositi 91 7.1 Galassia Ospite Media . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91 7.2 Spettro composito medio di BL Lac . . . . . . . . . . . . . . . . . 92 Conclusioni 99 A Oggetti BL Lac 103 A.1 Seeing . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 103 A.2 Spettri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 115 Prefazione Il lavoro che presentiamo in questa tesi è un contributo al programma di ricerca in corso (Sbarufatti et al., 2005a, Sbarufatti et al., 2006a, Sbarufatti et al., 2006b e Sbarufatti et al., 2009) per lo studio spettroscopico dei BL Lac in ottico. L’intensità del continuo non termico del BL Lac è talmente intensificata dagli effetti relativistici da sovrastare il contributo delle altre componenti. A causa di questo i BL Lac hanno righe spettrali intrinseche assenti o molto deboli. Questo fatto impedisce alle volte di risalire alla distanza di questi oggetti attraverso la determinazione di un redshift cosmologico. L’individuazione della distanza è un fattore di fondamentale importanza per risalire all’energia del sistema ed ai processi fisici coinvolti. Il nostro obiettivo principale è quello di confermare la natura di BL Lac delle sorgenti osservate e di individuarne la distanza attraverso la misurazione del redshift cosmologico. In questa tesi ci siamo concentrati sullo spettro ottico dei BL Lac indagandone le righe di emissione e di assorbimento intrinseche e l’emissione del continuo degli spettri di 15 oggetti osservati con il Very Large Telescope. Per 11 sorgenti abbiamo confermato la natura di BL Lac, ed abbiamo determinato il redshift per 3 di loro attraverso deboli righe di emissione o di assorbimento (PKS 105779, z = 0.569; RBS 1752, z = 0.449; RBS 1915, z = 0.243). Nella direzione del BL Lac PKS 0823-223 abbiamo rivelato la presenza di un sistema assorbitore a z = 0.911. Per i rimanenti 8 BL Lac, causa la mancanza di righe spettrali intrinseche, abbiamo potuto determinare solamente un limite inferiore al redshift. Abbiamo poi riclassificato due sorgenti come FSRQ (PKS 1145-676, z = 0.210; TXS 2346+052, z = 0.419;) e come una stella della nostra galassia (PMNJ 1323-3652). Questi risultati sono stati recentemente pubblicati in Sbarufatti et al., 2009. VII VIII CAPITOLO 0. PREFAZIONE Abbiamo poi studiato l’emissione del continuo sull’intero campione di 46 BL Lac del programma di ricerca in corso. L’indice spettrale ottico è stato misurato interpolando una legge di potenza sullo spettro. Nei casi in cui conosciamo il redshift è stato possibile misurare l’indice spettrale ottico nel sistema di riferimento a riposo costruendo un modello del continuo dei BL Lac che tenga conto anche del flusso della galassia ospite. Utilizziamo una legge di potenza (descritta dall’indice spettrale ottico e dal flusso del nucleo a 5500 Å ) sommato allo spettro caratteristico di una galassia ospite ellittica gigante secondo la Kinney et al., 1996. Questo ha consentito la misura delle luminosità di 16 galassie ospiti. La distribuzione delle loro magnitudini assolute ha un valore medio di < MR >= −23.1 ± 0.9[mag], che concorda con quello pubblicato in Sbarufatti et al., 2005b di < MR >= −22.8 ± 0.5[mag]. Dallo studio della distribuzione degli indici spettrali ottici, abbiamo trovato che le classi di BL Lac HBL e LBL seguono due distribuzioni differenti, nel senso che gli HBL sono mediamente più blu rispetto agli LBL. Questo è un importante e nuovo risultato, dato che in letteratura la suddivisione tra queste due classi di BL Lac viene fatta sul rapporto tra flusso X e radio, oppure utilizzando la distribuzione dell’indice spettrale ottico-X. Ricavando il flusso X di 29 BL Lac del nostro campione dalla letteratura e usando il flusso ottico a 5500 Å dei nostri spettri, abbiamo verificato, sebbene i dati non siano simultanei, che anche le distribuzioni dell’indice spettrale ottico-X di HBL e LBL sono differenti. Abbiamo studiato le proprietà medie dello spettro composito di 16 galassie ospiti attraverso la misura delle righe di assorbimento intrinseche. Abbiamo verificato la natura ellittica della galassia ospite media rapportando le larghezze equivalenti delle sue righe di assorbimento con quelle della galassia ellittica modello della Kinney et al., 1996. Infine abbiamo studiato lo spettro composito medio di 5 BL Lac in cui non fosse evidente la componente dovuta alla galassia ospite, e abbiamo identificato e misurato le righe di emissione e di assorbimento di questo spettro medio verificando che la loro EW è inferiore a 5Å . Capitolo 1 Introduzione I BL Lacertidi (BL Lac) sono Nuclei Galattici Attivi (AGN - Active Galactic Nuclei), ovvero degli oggetti extragalattici caratterizzati da un’altissima luminosità, dell’ordine di 1042 − 1048 [erg/s], concentrata in un volume relativamente piccolo (<< 1[pc3 ]). I BL Lac fanno parte di una particolare classe di AGN denominata Blazar. Questi ultimi sono caratterizzati da una forte emissione radio, hanno un flusso altamente polarizzato ed emettono in tutte le bande dello spettro elettromagnetico: dalle basse energie del radio fino alle altissime del TeV. I Blazar sono caratterizzati anche da una variabilità estremamente rapida e forte del proprio flusso, che può cambiare anche di alcuni ordini di grandezza nell’arco di poche ore, giorni o mesi, a seconda della lunghezza d’onda. Alcune sorgenti variano con continuità, mentre altre subiscono eventi periodici violenti. In ottico i BL Lac hanno apparenza stellare, tanto che storicamente, prima delle osservazioni radio che ne hanno rilevato la natura extragalattica, sono stati confusi con delle stelle variabili, da cui deriva il nome del prototipo BL della costellazione della Lucertola (in latino Lacerta, abbreviato in Lac). Lo spettro ottico dei BL Lac ha l’andamento tipico di una legge di potenza F (ν) ∼ ν −α , dove F (ν) è il flusso in [erg/sec/cm2/Hz] e α è l’indice spettrale. Un tale comportamento è indizio del fatto che l’emissione sia di origine non termica. Il fatto di avere una forte polarizzazione e un continuo a legge di potenza viene 1 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE 2 spiegato dal modello unificato degli AGN (Urry & Padovani, 1995) come dovuto a un getto relativistico. Gli elettroni emettono radiazione di sincrotrone spiraleggiando lungo le linee di campo magnetico del getto, che punta lungo la direzione della nostra linea di vista (si veda il paragrafo 1.1). L’intensità dell’emissione del continuo non termico viene estremamente rafforzata da effetti relativistici che direzionano fortemente la radiazione del getto entro un cono molto stretto. Il cono di emissione si riduce ad un angolo di apertura 1/Γ, dove Γ corrisponde al fattore di Lorentz (Γ ≡ (1−β 2 )−1/2 ) lungo il verso del moto (beaming effect). L’estrema direzionalità del getto entro un piccolo angolo solido condiziona fortemente l’individuazione di quesi oggetti. L’intensità del continuo non termico del BL Lac è talmente intensificata dagli effetti relativistici da sovrastare il contributo delle altre componenti. A causa di questo i BL Lac hanno righe spettrali intrinseche assenti o molto deboli, tanto che la Larghezza Equivalente (EW - Equivalent Width) di queste righe è inferiore a EW < 5 R Fcontinuo −Friga Å . La larghezza equivalente è definita come EW = dλ e rapporta Fcontinuo l’integrale di flusso di una riga spettrale con il flusso del continuo sottostante. Il fatto che nei BL Lac le righe di emissione e di assorbimento sono spesso assenti o estremamente deboli impedisce alle volte di risalire alla distanza di questi oggetti attraverso la determinazione di un redshift cosmologico. L’individuazione della distanza è un fattore di fondamentale importanza per risalire all’energia del sistema ed ai processi fisici coinvolti. L’interesse per i BL Lac è stato recentemente accresciuto dal fatto che studi condotti nello spazio dai satelliti (AGILE, Fermi) e a terra dai telescopi Čerenkov (MAGIC ed HESS), dimostrano come i BL Lac dominano la scena dell’astronomia gamma ad alta energia. In questa tesi ci siamo concentrati sullo spettro ottico dei BL Lac indagandone le righe di emissione e di assorbimento ed il continuo partendo dalle osservazioni riportate nel capitolo 3. Gli scopi di questa tesi sono quelli di determinare la distanza delle sorgenti in esame, di studiare le caratteristiche del loro continuo ottico e della galassia ospite, e di evidenziare le proprietà medie su uno spettro composito. La determinazione della 1.1. MODELLO UNIFICATO DI AGN 3 distanza di queste sorgenti consiste nell’individuare delle deboli righe di emissione e di assorbimento intrinseche del BL Lac o della sua galassia ospite come riportato nel capitolo 5. Qualora non si riescano a identificare righe intrinseche, è stato possibile dare un limite inferiore al redshift nelle modalità spiegate nel paragrafo 5.2. Nel capitolo 6 studiamo il continuo ottico attraverso gli indici spettrali. Sottraendo il continuo ottico a legge di potenza dai BL Lac siamo in grado di evidenziare talvolta le galassie ospiti, misurandone le magnitudini assolute come spiegato nel paragrafo 6.3. Nel capitolo 7 vengono poi descritte le proprietà medie sia degli spettri compositi delle galassie ospiti sia di quelli dei BL Lac senza evidente galassia ospite. 1.1 Modello Unificato di AGN Figura 1.1: Schema del Modello unificato per Nuclei Galattici Attivi (Perlman et al., 2008). Il modello unificato di Urry & Padovani, 1995 riesce a descrivere coerentemente i diversi tipi di AGN (Galassie di tipo Seyfert 1 e 2, Quasar, Blazar e BL Lac) attraverso un’interpretazione geometrica del sistema, ovvero facendo risalire le diverse CAPITOLO 1. INTRODUZIONE 4 fenomenologie alla direzione lungo la quale stiamo osservando questi oggetti, alla luminosità e alla presenza di emissione radio. Secondo questo modello, gli AGN con un getto sono associati a quelli che hanno una forte emissione radio. L’interpretazione delle caratteristiche dei BL Lac si inserisce in questo quadro teorico come mostrato in figura 1.1 e descritto brevemente qui di seguito. Negli AGN in cui si vedono righe di emissione larghe (Seyfert 1 o Quasar) è possibile porre un limite stringente alle dimensioni dell’oggetto centrale responsabile dell’emissione. Infatti una sorgente non può variare ad una scala temporale inferiore al tempo che serve alla luce per trasmettere l’informazione percorrendo almeno il diametro della sorgente stessa. L’oggetto al centro del AGN deve essere estremamente compatto e questo è coerente con la presenza di buchi neri super massivi, dell’ordine di milioni o miliardi di masse solari (106 − 1010 [M⊙ ]), all’interno di questi oggetti. Il motore centrale ha una struttura complessa fatta da un disco di materia che accresce intorno a un buco nero super massivo. A qualche centinaio (o migliaio) di raggi gravitazionali dal buco nero centrale troviamo una regione caratterizzata da alta densità elettronica ≈ 1011 [cm−3 ], formata da nubi di gas in rapido moto responsabili delle righe di emissione larghe (BLR - Broad Lines Region). Il raggio gravitazionale può essere descritto dalla formula Rgravitazionale = GMBH /c2 , dove MBH è la massa del buco nero centrale, G è la costante di gravitazione universale e c la velocità della luce nel mezzo. A distanze scala di circa un parsec, l’intero sistema è racchiuso in un toroide di polveri, che è opaco alla maggior parte delle radiazioni elettromagnetiche. Il toroide (la cui forma è stata recentemente messa in discussione) rende conto dell’oscuramento di buona parte della BLR, schermando l’osservazione del disco di accrescimento e nascondendo le regioni più interne nel caso di angoli di inclinazione elevati. Il toroide assorbe l’energia delle regioni centrali e la riemette in infrarosso. A distanze confrontabili o superiori a quelle del toroide (anche dell’ordine di migliaia di parsec) vi sono nuvole a bassa densità responsabili delle righe strette (NLR - Narrow Lines Region). In queste regioni la densità di particelle è talmente bassa (densità elettronica ≈ 106 [cm−3 ]) che la diseccitazione degli stati atomici per colli- 1.2. DISTRIBUZIONE DELLO SPETTRO DI ENERGIA 5 sione è sfavorita. La probabilità di transizione radiativa tra livelli energetici atomici proibiti dalle regole di selezione quantistica diventa significativamente importante. 1.2 Distribuzione dello Spettro di Energia La Distribuzione di Energia dello Spettro (SED - Spectral Energy Distribution) dei BL Lac si estende lungo tutte le lunghezze d’onda dello spettro elettromagnetico: dal radio al T eV . La SED presenta due ampi picchi, come mostrato in figura 1.2. Il primo picco a bassa energia sta nella banda che va dall’infrarosso (IR) ai raggi X molli (soft X rays), mentre il secondo è nella banda dei raggi γ fino a energie del T eV (Fossati et al., 1998). La componente a bassa energia può essere facilmente spiegata dalla radiazione di sincrotrone prodotta dagli elettroni del getto relativistico (Konigl, 1981; Urry & Mushotzky, 1982). L’origine del secondo picco non è compresa a fondo. Le interpretazioni correnti dell’emissione gamma ricadono in due categorie: quella leptonica e quella adronica. I modelli leptonici spiegano il flusso ad alta energia sostenendo che la radiazione di sincrotrone, prodotta dagli elettroni del getto relativistico, viene diffusa nuovamente per effetto Compton Inverso dai medesimi elettroni accelerati. Questa soluzione prende il nome di modello SSC (Synchrotron Self-Compton), proposto da Jones, O’dell, & Stein, 1974. Ad energie del T eV intervengono altri effetti che potrebbero essere descritti da modelli teorici a Compton Esterno (External Compton), che aggiungerebbero un ulteriore contributo di Compton Inverso dovuto alla diffusione a più alta energia degli elettroni relativistici sui fotoni di radiazione esterni al getto stesso (Sikora, Begelman, & Rees, 1994; Dermer & Schlickeiser, 1993; Ghisellini & Madau, 1996; Celotti & Ghisellini, 2008). Esistono inoltre visioni alternative che mettono in campo meccanismi fisici adronici per spiegare il secondo picco della SED ad alta energia. In questo caso i fotoni, accelerati ad altissime energie dal getto, producono raggi gamma dal decadimento di pioni neutri, dall’emissione di sincrotrone dei protoni e dall’emissione di sincrotrone dovuta alla produzione di coppie (Mücke & Protheroe, 2001; Mücke et al., 2003; Böttcher, 2007). 6 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE Figura 1.2: Distribuzione di Energia dello Spettro del BL Lac GC 0109+224 ricavato da Ciprini, Tosti, Teräsranta, & Aller, 2004. I dati rappresentati sulla SED sono ricavati dalla letteratura. HBL e LBL A seconda della posizione del primo picco a bassa energia si possono distinguere due classi di BL Lac: HBL (High-energy peaked BL Lac) e LBL (Lowenergy peaked BL Lac). Storicamente i LBL sono per lo piú BL Lac selezionati in radio (RBL), mentre gli HBL sono in massima parte quelli selezionati nei raggi X (XBL). Nel 1995 Padovani e Giommi hanno invece proposto una classificazione più fisica che tenga conto della posizione del primo picco della SED ed abbia come discrimine il rapporto tra il flusso X e quello radio: fx /fr ∼ 10−11 , dove il flusso X viene misurato in [erg cm−2 s−1 ], mentre quello radio in [Jansky]. Usando questo metro di classificazione gli HBL sono le sorgenti che presentano il picco nella banda che va dall’ultravioletto (UV) ai raggi X molli, mentre gli LBL sono quelli in cui il picco cade tra l’infrarosso (IR) e la banda del visibile (Padovani & Giommi, 1995a). Capitolo 2 Il campione Il nostro campione di oggetti BL Lac (e candidati tali) fa parte di un programma di ricerca ancora in corso (Sbarufatti et al., 2005a, Sbarufatti et al., 2006a, Sbarufatti et al., 2006b e Sbarufatti et al., 2009). Il campione è stato selezionato nel lavoro di Sbarufatti et al., 2006a da due elenchi: la collezione di BL Lac di Padovani & Giommi, 1995a e la Sedentary Survey di Giommi, Menna, & Padovani, 1999 e Giommi et al., yCat 2005 (SSG). L’elenco di Padovani & Giommi, 1995a contiene un totale di 233 oggetti identificati come BL Lac nelle bande radio, ottiche e a raggi X. Gli oggetti sono stati scelti da diversi cataloghi (dalla Survey a 1-Jansky, Stickel et al., 1991; dalla Survey Palomar-Green - PG, Green, Schmidt, & Liebert, 1986; dalla Extended Medium Sensitivity Survey - EMSS, Gioia et al., 1990; dalla Slew survey, Perlman et al., 1996; dal Catalogo White-Giommi-Angelini - WGA, White, Giommi, & Angelini, 1994, dal Catalogo di Hewitt & Burbidge, 1993 e dal Catalogo di Véron-Cetty & Véron, 1993) seguendo criteri differenti. I BL Lac vengono identificati sullo spettro ottico per assenza di righe intrinseche o comunque con EW ≤ 5 [Å ] Altri criteri di selezione prendono in considerazione una forte polarizzazione ottica, una forte variabilità di flusso, un forte eccesso nell’UV. La SSG è stata ottenuta correlando i dati radio della Survey del Cielo del National Radio Astronomy Observatory e del Very Large Array ( Condon et al., 1998), insieme a quelli X del Catalogo delle Sorgenti Brillanti del satellite ROSAT (Röntgensatellit) 7 CAPITOLO 2. IL CAMPIONE 8 pubblicato da Voges et al., 1999. La SSG contiene sorgenti che abbiano dati ottici, radio e X ricavati dalla letteratura. La selezione dei BL Lac non avviene però sullo spettro ottico, ma attraverso gli indici spettrali αOX e αRO . L’indice spettrale ottico X αox è definito come il rapporto tra il flusso ottico Fνopt a 5500 [Å ] e il flusso X FνX a 1 [KeV ]: αox − log (Fνopt ) − log FνX = log (νopt ) − log (νX ) (2.1) mentre l’indice spettrale radio ottico è definito come il rapporto tra il flusso radio a 5 [GHz] e quello ottico a 5500 [Å ]. La SSG sfrutta il fatto che gli indici spettrali possano discriminare tra diverse classi di AGN. Viene selezionato un campione di 150 HBL (High Energy Peaked BL Lac) individuati sul piano αOX − αRO (Fig. 2.1). Sono stati poi scelti degli oggetti visibili dal Cerro Paranal (con δ < +15o ) e con magnitudine visuale apparente tra 13 e 20 [mag], con l’intento di raggiungere un rapporto Segnale rispetto a Rumore (S/N) mediamente elevato. Combinando gli elenchi di BL Lac di Padovani & Giommi, 1995a e della SSG, si hanno a disposizione 348 oggetti. La distribuzione in magnitudine visuale apparente di questi oggetti viene riportata da Sbarufatti et al., 2006a in Fig. 2.2 e si estende da mV = 15 a 20. Sempre secondo Sbarufatti et al., 2006a, la frazione di oggetti senza un redshift noto aumenta con la magnitudine apparente, tanto da rappresentare circa il 50% degli oggetti ad elevata magnitudine. La mancata individuazione di tanti redshift era dovuta al fatto che negli scorsi decenni i lavori sui BL Lac si appoggiavano a telescopi della classe dei 4 metri o inferiori (ad esempio Falomo, Bersanelli, Bouchet, & Tanzi, 1993; Stickel & Kuehr, 1993; Véron-Cetty & Véron, 1993; Bade, Fink, & Engels, 1994; Falomo, Scarpa, & Bersanelli, 1994; Falomo, 1996; Marchã et al., 2005; Drinkwater et al., 1997; Laurent-Muehleisen et al., 1998; Landt et al., 2001; Rector & Stocke, 2001; Londish et al., 2002; Carangelo et al., 2003; Hook et al., 2003). Questi telescopi soffrono della grossa limitazione di non raggiungere in tempi ragionevoli un elevato rapporto S/N necessario per individuare le deboli righe di emissione ed assorbimento rispetto al continuo dei BL Lac. Si è reso quindi indispensabile osservare i nostri oggetti da un telescopio della classe degli 8 metri, come il VLT, in modo da coniugare un altissimo rapporto S/N, una buona risoluzione spettrale (λ/∆λ = 440) e un’ampia banda di lunghezze d’onda. Non siamo stati i 9 Figura 2.1: Diagramma αOX rispetto a αRO di 1362 AGN della SSG che abbiano dati ottici, radio e X ricavati dalla letteratura. I cerchi aperti sono BL Lac, i triangoli aperti sono radio quasar, gli asterischi radio galassie e i quadratini scuri sono altri tipi di AGN. La SSG divide, per propria convenzione, gli AGN ad alta intensità radio da quelli a bassa lungo la linea tratteggiata ad αRO = 0.2. L’altra linea rappresenta il luogo dei punti ad αRX = 0.56, che corrisponde al rapporto tra i flussi X e radio fX /fR = 3 · 10−10 erg cm−2 s−1 Jy −1 . La regione triangolare delimitata dalle due linee (zona HBL) include praticamente solo BL Lac (Giommi, Menna, & Padovani, 1999). soli, infatti recentemente anche altri hanno osservato da telescopi della classe degli 8 metri, come ad esempio Heidt et al., 2004 e Sowards-Emmerd et al., 2005. CAPITOLO 2. IL CAMPIONE 10 Figura 2.2: Pannello superiore: distribuzione della magnitudine V nel campione di BL Lac da Padovani & Giommi, 1995a e dalla SSG. Pannello inferiore: Frazione di oggetti di redshift noto in funzione della magnitudine (Sbarufatti et al., 2006a) Fino ad oggi sono stati osservati 63 oggetti di quelli disponibili nel campione. I loro spettri sono stati pubblicati anche sul sito Internet della collaborazione: http://www.oapd.inaf.it/zbllac/. Questa tesi ha contribuito al programma di ricerca analizzando gli spettri dei 15 11 oggetti osservati durante il periodo P77 del VLT e studiando il continuo ottico di tutti gli oggetti BL Lac disponibili. 12 CAPITOLO 2. IL CAMPIONE Capitolo 3 Le osservazioni La campagna osservativa si è svolta tra marzo e settembre 2006 durante il periodo P77 del VLT (Very Large Telescope dell’Organizzazione Europea per la Ricerca Astronomica nell’Emisfero Australe - ESO) presso il Cerro Paranal in Cile. I nostri spettri sono stati ottenuti con FORS 1 (FOcal Reducer and low dispersion Spectrograph, Appenzeller et al., 1998) montato al fuoco Cassegrain dell’unità Kueyen (UT2) del VLT. FORS1 è uno strumento multiuso (immagine, polarimetria, spettroscopia a fenditura e a oggetti multipli) per indagini in campo ottico (3300 − 11000 [Å ]). Lo strumento aveva un campionamento di 0.2[arcsec/pixel] all’epoca delle osservazioni. Il sensore CCD è costituito di 2000[pixel] × 2000[pixel] ciascuno di 24[µm] di lato. Il campo di vista dello strumento corrisponde a 6.8[arcmin] × 6.8[arcmin]. Le osservazioni sono state compiute raccogliendo la luce delle sorgenti tramite uno specchio di 8.2 metri di diametro e facendola convergere, mediante un secondario, sul fuoco del FORS 1. Una fenditura, posta nel piano focale, seleziona la striscia di cielo da osservare (usando la modalità Long Slit Spectroscopy). Le dimensioni della fenditura, proiettate in cielo, corrispondono a 2′′ × 6′′ . La fenditura non è stata posizionata sempre lungo l’angolo parallattico, ma lungo un angolo che permettesse di avere un numero maggiore di oggetti nel campo di osservazione. L’angolo parallattico è quello sotteso dal piano dell’equatore e la verticale rispetto all’orizzonte: p = tan−1 sin H , cos δ tan φ−sin δ cos H dove H è l’angolo orario, δ la declinazione e φ la la13 CAPITOLO 3. LE OSSERVAZIONI 14 titudine. Allienare la fenditura lungo l’angolo parallattico consente di minimizzare l’effetto della rifrazione atmosferica, che dipende dal seeing e dalla massa d’aria interposta tra l’osservatore e la sorgente. Se il seeing è particolarmente buono, se gli oggetti non sono particolarmente bassi nel cielo e se la fenditura è sufficientemente larga, come nel nostro caso, possiamo non considerare importante la perdita di luce causata da questo effetto. La luce viene poi separata in lunghezze d’onda attraverso il reticolo di diffrazione 300V, su cui è montato il filtro GG435. Il reticolo olografico montato sul FORS1 permette di disperdere la radiazione in una banda di lunghezze d’onda che va da 3850 a 7500 Å. Ciò comporta avere una dispersione di 112 [Å / mm] (corrispondenti a 2.64 [Å / pixel]). Il filtro GG435 consente di selezionare l’ordine di diffrazione maggiore, in modo di massimizzare il segnale. La luce viene poi collimata e proiettata sul sensore CCD. La risoluzione spettrale di FORS1 è pari a 15 Å . In tabella (3.1) riportiamo il diario delle osservazioni in cui sono elencate alcune grandezze caratteristiche degli oggetti osservati: il nome, la posizione in cielo, i tempi di posa, la magnitudine apparente e l’estinzione galattica. Le magnitudini apparenti mR e mV sono state misurate integrando il flusso degli spettri del nostro campione rispettivamente sul filtro R del sistema Cousins/Bessell e sul filtro V del sistema Johnson come mostrato in figura 3.1. Ai fini di effettuare questa misura gli spettri sono stati preventivamente corretti per l’estinzione galattica E(B − V ), come verrà spiegato nel capitolo 4. L’estinzione galattica EB−V viene ricavata dalle mappe di idrogeno galattico di Schlegel, Finkbeiner, & Davis, 1998. In tabella riportiamo anche alcuni dati relativi al periodo nel quale è avvenuta l’osservazione: data, ora, massa d’aria e seeing. La massa d’aria riportata nelle tabelle è un parametro che rende conto della lunghezza del cammino ottico percorso dalla radiazione attraverso l’atmosfera terrestre. La massa d’aria aumenta con l’angolo sotteso tra la posizione dell’oggetto osservato e lo zenith. L’attenuazione della radiazione, dovuta ad assorbimenti e dispersioni in atmosfera, aumenta con la massa d’aria. Il seeing riportato nelle tabelle è stato misurato sulle immagini di puntamento, 15 Figura 3.1: Spettro del BL Lac PMNJ1539-0658 corretto per l’estinzione galattica E(B − V ) (linea continua). Le magnitudini apparenti vengono misurate integrando sul filtro V del sistema di Johnson (linea tratteggiata) e sul filtro R del sistema di Cousins/Bessell (linea punteggiata). seguendo le modalità descritte nel paragrafo 3.1. Il seeing durante le osservazioni P77 è variato tra 0.6 − 2.0′′ , rimanendo in media intorno a ∼ 1′′ . AR DEC o ′ ′′ (1) hms (2) PKS0019+058 GC0109+224 RBS0231 PKS0823-223 PKS1057-79 PKS1145-676 OM280 PMNJ1323-3652 OQ012 PMNJ1539-0658 (6) Tempo Esposizione [sec] (7) +06 08 04 +06 08 04 +24 17 54 -07 58 49 -22 30 27 -80 03 54 -67 53 42 +24 17 54 -36 53 39 -36 53 39 +02 03 07 -06 58 43 -06 58 43 -58 56 36 -09 15 23 -33 03 38 +05 34 40 -17 18 05 12/07/2006 08/08/2006 01/09/2006 13/07/2006 17/04/2006 31/03/2006 14/04/2006 16/04/2006 07/05/2006 07/05/2006 07/05/2006 28/03/2006 20/04/2006 15/04/2006 10/05/2006 05/05/2006 01/07/2006 01/07/2006 8:04 8:06 4:55 7:53 2:01 2:48 4:39 4:44 3:57 5:07 6:13 8:52 8:15 9:01 9:46 9:10 8:52 7:55 3 3 5 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 813 813 813 813 813 813 813 813 813 813 813 813 813 813 813 813 813 813 Seeing E(B − V ) S/N Massa d’aria mV mR [arcsec] (8) (9) (10) (11) (12) (13) 0.78 1.07 1.12 1.17 0.71 1.14 0.74 1.07 1.53 1.35 2.02 0.73 0.81 1.12 0.59 1.15 0.95 0.92 120 70 380 20 220 90 80 100 20 0 120 50 50 103 90 160 80 110 1.5 1.2 1.7 1.4 1.3 1.8 1.5 1.9 1.1 1.2 1.5 1.2 1.2 1.2 1.1 1.4 1.2 1.1 0.023 0.023 0.037 0.03 0.109 0.155 0.305 0.027 0.064 0.064 0.035 0.157 0.157 0.067 0.038 0.018 0.061 0.023 18.1 18.7 14.9 19.0 15.6 16.2 18.5 16.0 20.9 17.7 18.34 14.6 18.6 15.4 15.9 17.9 15.7 20.6 18.6 19.9 18.1 19.5 18.1 17.8 17.2 18.7 17.9 17.7 17.5 16.8 18.3 17.7 Tabella 3.1: Tabella delle Osservazioni P77. Descrizione delle colonne: (1) Nome dell’oggetto; (2) Ascensione retta (J2000); (3) Declinazione (J2000); (4) Data di Osservazione; (5) Ora di inizio dell’osservazione in Tempo Universale (UT); (6) Numero di esposizioni; (7) Tempo di esposizione per singola posa; (8) Seeing; (9) S/N; (10) Massa d’aria, ricavata dai dati ESO; (11) L’estinzione galattica E(B−V ) viene ricavata dalle mappe di idrogeno galattico di Schlegel, Finkbeiner, & Davis, 1998; (12) magnitudine visuale misurata integrando il flusso dello spettro ottico sul filtro V di Johnson (13) magnitudine misurata integrando il flusso dello spettro ottico sul filtro R di Cousins/Bessell CAPITOLO 3. LE OSSERVAZIONI PKS1830-589 RBS1752 RBS1915 TXS2346+052 1RXS J235730.1-171801 00 22 32 00 22 32 01 12 06 01 40 41 08 26 02 10 58 43 11 47 33 11 50 19 13 23 46 13 23 46 14 10 04 15 39 10 15 39 10 18 34 28 21 31 35 22 56 13 23 49 21 23 57 30 Ora di Oss. h(U.T.) (5) N esposizioni (3) Data di Oss. gg/mm/aaaa (4) 16 Oggetto 3.1. SEEING 17 3.1 Seeing I seeing riportati in tabella (3.1) sono stati misurati sulle immagini di puntamento, che inquadrano un campo di 6.8[arcmin] × 6.8[arcmin] intorno agli oggetto presi in considerazione dal nostro studio. Queste immagini sono state ottenute da FORS1 in modalità immagini con una posa di 20 secondi. FORS1 montava un filtro visuale passabanda V BESS + 35, che ha una lunghezza d’onda di picco di 5540 Å e una FWHM pari a 1115 Å . L’immagine così ottenuta è poi stata collimata in modalità standard sul sensore CCD. Il metodo di misura adottato parte dalla considerazione che l’immagine della stella dovrebbe risultare puntiforme a meno di effetti dovuti alla turbolenza atmosferica e alla diffrazione del telescopio. Nei telescopi terrestri la turbolenza atmosferica è la componente che domina la forma dell’immagine stellare. Le dimensioni apparenti della stella possono quindi essere messe direttamente in relazione con il seeing. La misura del seeing richiede di selezionare le sorgenti che abbiano un’apparenza stellare e che non abbiano una forma troppo ellittica (e < 0.09), in modo da evitare galassie relativamente vicine. Gli oggetti selezionati sono stati interpolati da una funzione che descrive lo sparpagliamento di una sorgente puntiforme (Point Spread Function - PSF). Il comando imexa di IRAF è stato applicato interativamente puntando il centro approssimativo delle stelle selezionate. L’algoritmo psfmeasure misura la PSF attraverso una funzione parametrica di Moffat a tre dimensioni, che interpola il flusso F della sorgente in funzione del suo raggio apparente r: r 2 1−β F (r) = 1 − 1 + α (3.1) dove α e β sono parametri liberi. L’algoritmo fornisce la larghezza a metà altezza di questa funzione (MFWHM - Moffat Full Width at Half Maximum) in pixel. Per ottenere il seeing in arcsec è stato sufficiente moltiplicare per il campionamento di FORS1: seeing(F ORS1)[arcsec] = MF W HM[pixel] · 0.20[arcsec/pixel] (3.2) Il seeing viene monitorato costantemente anche da ESO attraverso lo strumento DIMM (Differential Image Motion Monitor), montato su un telescopio secondario CAPITOLO 3. LE OSSERVAZIONI 18 GC0109+224 MFWHM 5.48 5.7 5.79 5.65 5.79 5.19 5.6 Seeing DIMM Media Mediana Media 1.12 1.14 1.47 Figura 3.2: A sinistra: immagine di puntamento della sorgente GC 0109+224 evidenziata con un cerchio. A destra: tabella riassuntiva con la MFWHM, il valore medio e mediano del seeing misurato sugli oggetti dell’immagine di puntamento evidenziati con un quadrato. Per confronto viene riportato anche il valore medio del DIMM misurato da ESO. al Cerro Paranal. Il DIMM utilizza un metodo differenziale e indiretto per misurare il seeing. La luce di una stella brillante viene fatta passare attraverso un otturatore con due fori distanziati di 20 cm. Su uno dei fori è posizionato un prisma, che sdoppia l’immagine della stella. Il DIMM analizza il moto relativo delle due immagini, confrontando le variazioni dell’angolo di incidenza dei due fronti d’onda su 200 esposizioni consecutive. Il risultato è consistente con il seeing misurato direttamente sull’immagine di puntamento. Nella tabella seguente riportiamo l’immagine di puntamento di una delle sorgenti in studio (figura 3.1). A fianco si può vedere la relativa tabella recante la MFWHM degli oggetti presi in considerazione. Viene riportata la media e la mediana del seeing, ponendolo a confronto con il dato medio fornito dal DIMM. Le immagini di puntamento degli altri oggetti vengono riportati in Appendice A.1. Capitolo 4 Riduzione dati La riduzione dati dei nostri spettri viene effettuata tramite il software IRAF (Image Reduction and Analysis Facility), Tody, 1986, 1993. Sono stati ridotti gli spettri relativi al periodo P 77, dove sono stati ottenuti almeno 3 spettri per ogni oggetto osservato (Tab. 3.1) Gli spettri vengono ridotti singolarmente uno ad uno per avere modo di individuare eventuali anomalie tra un’immagine e l’altra del medesimo oggetto. Ciò è particolarmente utile per individuare righe spurie che possano essere causate da residui nella riduzione dei dati. Inoltre la riduzione separata degli spettri di un medesimo oggetto, osservato in notti differenti, è utile per evidenziarne eventuali variazioni di flusso. La radiazione elettromagnetica della regione di cielo selezionata attraverso la fenditura viene separata in lunghezze d’onda attraverso un reticolo di diffrazione. Lo spettro grezzo viene registrato da un CCD su un’immagine bidimensionale in formato FITS - Flexible Image Transport System (Hanisch et al., 2001). In figura 4.1 riportiamo un esempio di spettro grezzo. L’immagine della fenditura (lungo l’asse delle ordinate) viene dispersa in lunghezze d’onda (lungo le ascisse). Sull’immagine si notano delle righe verticali che corrispondono a quelle di emissione dell’atmosfera terrestre. Le righe orizzontali sono gli spettri degli oggetti celesti inquadrati nel campo di vista della fenditura. L’immagine presenta un gradiente dovuto alla funzione di sensibilità. I punti chiari presenti sull’immagine sono dovuti a raggi cosmici, radioattività naturale oppure pixel guasti. I punti scuri invece sono causati da grani 19 20 CAPITOLO 4. RIDUZIONE DATI di polvere presenti sulle ottiche del telescopio. Nella parte destra dell’immagine si nota una regione non illuminata dalla fenditura: l’overscan. Figura 4.1: Spettro grezzo. Si vede l’immagine della fenditura dispersa in lunghezza d’onda lungo l’asse delle ascisse. Le righe orizzontali corrispondono agli spettri degli oggetti celesti che cadono in fenditura. Le righe verticali sono quelle dell’atmosfera terrestre. I punti chiari presenti sull’immagine sono dovuti a raggi cosmici, radioattivitá naturale oppure pixel guasti. I punti scuri invece sono causati da grani di polvere presenti sulle ottiche del telescopio. L’overscan è quella piccola parte a destra dell’immagine non illuminata. BIAS, overscan e Flat Field La regione di overscan ha conteggi diversi da zero anche se non è illuminata. Ciò è dovuto all’agitazione termica delle cariche che introducono un contributo spurio a tutte le immagini del CCD. Questo rumore di fondo può essere sottratto usando un’immagine esposta per tempi molto brevi (un centesimo di secondo) a otturatore chiuso: il BIAS. Per ogni oggetto abbiamo a disposizione 21 Figura 4.2: A sinistra: BIAS singolo in cui si può osservare l’effetto di battimento dovuto al rumore di lettura del CCD. A destra: media di 5 BIAS. Questo BIAS medio viene sottratto da tutte le immagini di spettri e flat field almeno 5 immagini di BIAS ripresi durante la notte di osservazione. Abbiamo quindi la possibilità di comporre un BIAS medio da sottrarre allo spettro grezzo. Non possiamo usare un BIAS singolo, dato che soffre di un effetto di battimento dovuto al rumore di lettura (Read-Out Noise - RON). Ciò genera una figura di interferenza. Le creste e le valli di questi battimenti (a sinistra in figura 4.2) si discostano di pochi conteggi dalla media e la loro forma non è stabile nel tempo. È quindi possibile eliminare questo effetto facendo la media dei 5 BIAS disponibili per ogni notte di osservazione utilizzando il comando zerocombine. Il BIAS medio viene mostrato a destra in figura 4.2. Durante la notte d’osservazione, sebbene il CCD sia immerso in un bagno termico mantenuto a bassissima temperatura, il numero dei conteggi cambia con la variazione della temperatura. Per monitorare e correggere queste variazioni bisogna misurare il valore medio dei conteggi nell’overscan e sottrarre ulteriormente questo numero all’intera immagine, in modo tale che l’overscan finale sia mediamente nullo. Gli specchi del telescopio possono presentare delle imperfezioni dovute ad impurità assimilabili ad esempio a grani di polvere. Il CCD può avere delle disomogeneità locali dovute a pixel caldi o guasti. Bisogna quindi correggere l’immagine attraver- 22 CAPITOLO 4. RIDUZIONE DATI Figura 4.3: A sinistra: Il flat field medio ottenuto con FORS1. Nel pannello inferiore si nota la curva che rappresenta il numero dei conteggi (asse verticale in unità arbitrarie di flusso) rispetto alle lunghezza d’onda (asse orizzontale). A destra: Il flat field medio normalizzato per la funzione del numero di conteggi. Nel pannello inferiore in ordinata ci sono unità arbitrarie di flusso e in ascissa le lunghezze d’onda. Si possono notare distintamente le figure spettrali spurie presenti in tutti gli spettri. In entrambi i casi si notano grani di polvere e pixel sovraimpressionati. so un Flat Field, cioè lo spettro di una lampada alogena, che non presenti righe di emissione in ottico. Il Flat Field viene ottenuto mantenendo la configurazione del telescopio usata per riprendere gli altri spettri (a sinistra in Fig. 4.3). Facciamo la media dei Flat Field attraverso il comando flatcombine, che sottrae anche il BIAS medio. Questa immagine è utile per correggere difetti di sensibilità del CCD a piccola scala. Per fare ciò è utile eliminare il gradiente osservato in basso a sinistra in figura 4.3 per enfatizzare i difetti locali. Il Flat Field medio viene quindi normalizzato per la funzione di sensibilità, che viene ottenuta interpolando una curva polinomiale di ordine relativamente basso. È importante che l’ordine di interpolazione della funzione di sensibilità non sia troppo alto, altrimenti toglieremmo dal Flat Field anche tutte quelle imperfezioni che invece desideriamo mantenere per calibrare lo spettro grezzo. Il polinomio che interpola la funzione di sensibilità introduce delle figure spettrali spurie, che sono presenti in tutti gli spettri alla medesima lunghezza d’onda (a destra in Fig. 4.3). Le creste e le valli del polinomio non devono essere confuse con deboli righe di emissione e di assorbimento. Dall’immagine grezza C, usando il comando ccdproc, viene sottratto il BIAS medio < B > e l’overscan residuo OS presente sulla singola immagine. Il risultato viene normalizzato per il Flat Field medio < F F >, ottenendo l’immagine corretta 23 D: D= C− < B > −OS < F F − < B >> (4.1) Pulizia dei raggi cosmici Molte delle immagini riprese con CCD possono contenere un contributo spurio dovuto a raggi cosmici o a radioattività naturale. Esistono due metodi per sottrarre questi contributi. Il primo metodo tiene in considerazione il fatto che i raggi cosmici siano eventi sufficientemente rari, tanto che si possa ragionevolmente ipotizzare che non colpiscano mai lo stesso pixel in più di un’immagine, come mostrato nell’esempio di figura 4.4. La mediana di almeno 3 immagini esclude immediatamente i conteggi spuri dovuti a raggi cosmici che abbiano colpito il CCD al momento delle osservazioni. Il secondo metodo parte dalla considerazione che i raggi cosmici vengano registrati su CCD come cuspidi molto strette. Questo consente la loro identificazione e rimozione tramite l’algoritmo contenuto nel comando crreject. Ciò può portare al rischio di cancellare deboli righe di emissione. Risulta quindi importante confrontare almeno 2 spettri del medesimo oggetto, per escludere eventuali errori commessi dall’algoritmo nell’eliminazione dei raggi cosmici. Abbiamo applicato il primo metodo a tutti gli spettri del P77, avendo sempre almeno 3 immagini per singolo oggetto. Il secondo metodo invece è stato applicato dopo aver esaminato singolarmente gli spettri. Sottrazione del cielo Gli spettri osservati presentano, sovrapposto al segnale proveniente dalla sorgente in esame, le righe di emissione e di assorbimento del cielo. Il comando apall ci permette di sottrarre il contributo del cielo S dall’immagine corretta D. L’algoritmo media ed interpola due regioni ai lati dell’apertura che individua lo spettro, dove è presente solamente l’emissione del cielo. Il continuo delle due regioni viene interpolato tramite una funzione polinominale di Chebyshev a basso ordine. Il comando background identifica lo spettro del cielo e lo sottrae allo spettro dell’oggetto osservato. L’algoritmo di sottrazione può dare origine a segnali spuri, che possono portare a identificare erroneamente deboli righe di emissione o di assorbimento. Per evitare errori è utile confrontare sempre lo spettro ottenuto con quello originario in cui le righe di emissione telluriche non siano state sottratte. 24 CAPITOLO 4. RIDUZIONE DATI Figura 4.4: Sovraimpressione di 3 spettri di singola esposizione di OM 280. Si notano due raggi cosmici presenti rispettivamente su una singola posa. Estrazione dello spettro monodimensionale Lo spettro monodimensionale del singolo oggetto viene estratto dall’immagine bidimensionale attraverso il comando apall, utile per seguire sia il profilo di curvatura dello spettro lungo l’asse delle lunghezze d’onda sia la forma dello stesso lungo l’asse delle ordinate. La posizione del picco viene interpolata da una funzione di Legendre campionata ogni 10 pixel, in mo- 25 do da seguire la curvatura dello spettro lungo l’asse delle lunghezze d’onda, causata dal non corretto allineamento del CCD con la fenditura e le ottiche dello strumento. Lo spettro risultante mostra, per ogni pixel lungo l’asse di dispersione, l’integrale dei conteggi lungo la fenditura all’interno della regione definita dall’apertura. Calibrazione in lunghezze d’onda L’immagine monodimensionale deve poi veni- re calibrata in lunghezza d’onda. Definiamo una funzione di trasferimento che metta in relazione i pixel con le lunghezze d’onda. La calibrazione in lunghezze d’onda dello spettro avviene facendo uno spettro di una lampada He/Ne/Ar, che abbia diverse righe di emissione nelle bande utilizzate per l’osservazione (Fig. 4.5). La calibrazione avviene in due fasi: il riconoscimento delle righe di emissione sull’immagine della lampada di calibrazione e l’applicazione della funzione di trasformazione agli spettri degli oggetti osservati. Il comando identify identifica le righe di calibrazione. La dispersione è lineare solo in prima approssimazione. Il comando dispcor permette infine di linearizzare la dispersione, in base alla funzione ottenuta con identify, e di applicare la calibrazione in lunghezze d’onda allo spettro monodimensionale del nostro oggetto. Confrontando la posizione delle righe di emissione del cielo rispetto a quelle della lampada di calibrazione, possiamo stimare di aver raggiunto un’accuratezza di ∼ 3 Å . Calibrazione in flusso e correzione per l’estinzione galattica Una volta fatti questi passaggi, resta da calibrare lo spettro in flusso per un oggetto conosciuto (Oke, 1990). Si utilizza una stella di calibrazione osservata dal medesimo telescopio e strumento. Il flusso noto della stella viene interpolato tramite una funzione polinomiale con il comando standard. Viene estratto lo spettro monodimensionale della stella e misurato il flusso (in conteggi di fotoni) a varie lunghezze d’onda. Il comando sensfunction determina la funzione di calibrazione che converte da conteggi in erg cm−2 sec−1 Å−1 . Il comando calibrate applica la funzione di calibrazione in flusso agli spettri monodimensionali dei nostri oggetti. La calibrazione attraverso una stella nota non ci permette però di raggiungere un elevato grado di precisione in flusso. Per migliorare ulteriormente la calibrazione in flusso, consideriamo il fatto che il continuo dello spettro di un BL Lac si comporta come una legge di potenza in CAPITOLO 4. RIDUZIONE DATI 26 Figura 4.5: Spettro di calibrazione preso con il collimatore standard ed il reticolo di dispersione 300V+10 su FORS1 un determinato intervallo di lunghezze d’onda osservato 4000 − 7500 Å. All’occorrenza usiamo un BL Lac del nostro campione il cui spettro sia già stato osservato, che abbia un flusso particolarmente intenso, un S/N molto elevato e che non mostri chiare righe di emissione (Fig. 4.6). La funzione di sensibilitá della stella di calibrazione viene corretta in modo tale che il continuo del BL Lac preso in considerazione venga interpolato da una singola legge di potenza. Ricalibriamo in seguito tutti gli spettri dei nostri oggetti per questa funzione di sensibilità così corretta. Gli spettri vengono in seguito corretti per l’estinzione galattica usando la legge di Cardelli et al., 1989, assumendo valori di EB−V da Schlegel, Finkbeiner, & Davis, 1998. Spettro medio Dopo aver controllato che le immagini degli spettri monodimensionali delle singole pose siano compatibili, si procede a farne la mediana. Nel caso di 27 Figura 4.6: Spettro del Bl Lac GC 0109+224 senza righe di emissione o di assorbimento, se non quelle telluiche. Si la forma a legge di potenza dello spettro calibrato in flusso. In ordinata abbiamo il flusso Fλ in erg cm−2 sec−1 Å−1 e in ascissa le lunghezze d’onda in Å. PKS 0019+058 troviamo invece che gli spettri del primo periodo osservativo sono diversi da quelli del secondo, a causa della variabilità del BL Lac. In questo caso gli spettri dei due periodi osservativi sono stati trattati separatamente. 28 CAPITOLO 4. RIDUZIONE DATI Capitolo 5 Analisi degli spettri 5.1 Larghezza Equivalente minima rivelabile I BL Lac sono caratterizzati dall’avere un continuo ottico non termico a legge di potenza molto intenso che sovrasta il flusso delle altre componenti. Le righe spettrali della galassia ospite e dell’AGN risultano quindi particolarmente deboli e difficili da individuare. Per facilitare la rivelazione delle righe abbiamo normalizzato lo spettro degli oggetti BL Lac sul continuo. L’andamento del continuo è stato interpolato tramite l’algoritmo icfit contenuto nel comando splot di IRAF. L’individuazione e la misurazione della EW delle righe dipende molto dalla scelta dei parametri che si utilizzano per definire sia il continuo sia la forma delle righe stesse. Serve quindi avere a disposizione un metodo oggettivo per definire l’esistenza effettiva di una riga. Per ogni spettro determiniamo il minimo valore di EW rivelabile (EWmin ), sotto il quale non è possibile identificare alcuna riga. Questa quantità si ottiene partendo dall’ipotesi che le variazioni, rispetto al valore medio del continuo di uno spettro privo di righe, siano dovute prevalentemente al rumore. Per misurare la EWmin campioniamo il S/N ad intervalli di 30 Å su tutto lo spettro normalizzato, escludendo le regioni dove siano presenti righe telluriche di assorbimento o altre righe di immediato riconoscimento. Misuriamo la EW misurata sul singolo intervallo (EWintervallo ) come la deviazione standard della distribuzione dell’inverso del rapporto S/N. Assumiamo che la EWmin sia due volte la deviazione standard della distribuzione di EWintervallo , ovvero due volte l’inverso del S/N, come si evince dal 29 CAPITOLO 5. ANALISI DEGLI SPETTRI 30 pannello in alto a destra di figura 5.1: EWmin = 2 S/N (5.1) La EWmin è rappresentata in figura dalle linee punteggiate nel pannello in alto a sinistra di figura 5.1. Il valore del rapporto S/N cambia anche del 20% tra i vari intervalli dello spettro. Le EWintervallo sottostanno alle medesime variazioni, come si nota dal pannello in basso a sinistra di Fig.5.1. La figura riporta i valori delle EWintervallo campionate lungo tutte le lunghezze d’onda di uno dei nostri oggetti. Consideriamo come possibili candidati ad essere vere righe, solo quelli che abbiano un valore di EW superiore ad almeno 2 volte quello della EWintervallo misurata in loro prossimità. In tabella (5.1) forniamo il valore della EWmin per ogni spettro analizzato. Nel caso lo spettro non presenti righe, allora la EWmin fornisce un metodo per determinare un limite inferiore al redshift, come vedremo nel paragrafo (5.2). 5.1. LARGHEZZA EQUIVALENTE MINIMA RIVELABILE Oggetto (1) PKS0019+058 GC0109+224 RBS0231 PKS0823-223 PKS1057-79 PKS1145-676 OM280 PMNJ1323-3652 OQ012 PMNJ1539-0658 PKS1830-589 RBS1752 RBS1915 TXS2346+052 1RXS J235730.1-171801 AR hms (2) 00 22 32 00 22 32 01 12 06 01 40 41 08 26 02 10 58 43 11 47 33 11 50 19 13 23 46 14 10 04 15 39 10 15 39 10 18 34 28 21 31 35 22 56 13 23 49 21 23 57 30 31 (3) Data gg/mm/aaaa (4) EWmin Å (5) (6) +06 08 04 +06 08 04 +24 17 54 -07 58 49 -22 30 27 -80 03 54 -67 53 42 +24 17 54 -36 53 39 +02 03 07 -06 58 43 -06 58 43 -58 56 36 -09 15 23 -33 03 38 +05 34 40 -17 18 05 12/07/2006 08/08/2006 01/09/2006 13/07/2006 17/04/2006 31/03/2006 14/04/2006 16/04/2006 07/05/2006 07/05/2006 28/03/2006 20/04/2006 15/04/2006 10/05/2006 05/05/2006 01/07/2006 01/07/2006 0.38 0.40 0.09 1.27 0.41 0.39 1.84 0.35 1.57 0.31 0.61 0.61 0.46 0.49 0.35 0.63 0.22 > 0.49 > 0.64 > 0.25 > 0.41 ≥ 0.911 0.581 0.210 > 0.20 0 > 0.63 > 0.80 > 0.80 > 0.45 0.448 0.243 0.419 > 0.63 DEC o ′ ′′ z Tabella 5.1: Tabella delle EWmin del P77. Descrizione delle colonne: (1) Nome dell’oggetto; (2) Ascensione retta (J2000); (3) Declinazione (J2000); (4) Data di Osservazione; (5) redshift o limite inferiore allo stesso 32 CAPITOLO 5. ANALISI DEGLI SPETTRI Figura 5.1: Nel riquadro in alto a sinistra: spettro di PMNJ1539-0658 normalizzato sul continuo. In alto a destra: distribuzione delle EWintervallo . La linea punteggiata è la EWmin dello spettro. Nel riquadro in basso a sinistra: Le EWintervallo misurate negli intervalli di 30 Å lungo tutto lo spettro. Le linee punteggiate rappresentano la EWmin . 5.2. LIMITE INFERIORE AL REDSHIFT 33 5.2 Limite inferiore al redshift La EWmin consente di ottenere un limite inferiore al redshift anche sugli spettri dei BL Lac apparentemente privi di righe. Il metodo della determinazione del limite inferiore al redshift è stato sviluppato nei lavori di Sbarufatti et al., 2005b e Sbarufatti et al., 2006a e parte da due assunzioni: la galassia ospite è un’ellittica gigante; le galassie ospiti possono essere considerate candele standard. Questo significa che l’intensità delle righe del BL Lac è legata alla sua distanza da noi. L’assenza di righe implica che il BL Lac è particolarmente lontano. 5.2.1 Galassia Ospite Ellittica Il lavoro di Sbarufatti et al., 2005b assume, seguendo diversi altri studi estensivi sulle immagini di BL Lac (come ad esempio Falomo, 1996; Wurtz, Stocke, & Yee, 1996; Falomo & Kotilainen, 1999; Heidt et al., 1999; Nilsson et al., 2003; Urry et al., 2000), che la galassia ospite sia un’ellittica. In particolare la Snapshot Survey del Telescopio Spaziale Hubble (HST) di Urry et al., 2000, basata sulle immagini di 110 BL Lac con 0 . z . 1.3, dimostra chiaramente che le galassie ospiti sono ellittiche giganti: su un campione di 72 BL Lac nei quali la galassia ospite è risolta, troviamo che il profilo di luminosità è ben descritto da un’ellittica. Ciò supporta l’ipotesi che tutti i BL Lac siano ospitati da una galassia ellittica gigante. 5.2.2 Relazione tra galassia ospite e distanza Se le galassie hanno tutte la medesima luminosità intrinseca, ovvero se sono candele standard, é possibile definire una relazione tra il flusso e la distanza. La distribuzione della magnitudine assoluta delle galassie ospiti, del campione di Urry et al., 2000, mostra chiaramente un picco intorno a < MR >= −22.8 con una deviazione standard di σM = 0.5, secondo gli studi di Sbarufatti et al., 2005b (vedasi Fig. 5.2). Questa distribuzione è sufficientemente stretta, intorno al valore medio, da permettere di poter usare le galassie ospiti come candele standard per determinare il redshift degli oggetti considerati. Si noti poi che nel lavoro di Urry et al., 2000 il valore medio è invece differente per ∼ 0.3 magnitudini e corrisponde a: < MR >= −23.7 ± 0.6. CAPITOLO 5. ANALISI DEGLI SPETTRI 34 Figura 5.2: Distribuzione delle magnitudini assolute MR delle galassie ospiti per i BL Lac con redshift noto del campione indagato da Sbarufatti et al., 2005b. La linea continua rappresenta l’interpolazione gaussiana della distribuzione, il cui valore medio è < MR >= −22.8, σ = 0.5. La differenza tra i valori medi di < MR > dei due studi è dovuta all’uso sia di diversi valori dei parametri cosmologici (Urry usa H0 = 50[km s−1 Mpc−1 ], Ω = 0, mentre Sbarufatti considera H0 = 70[km s−1 Mpc−1 ], ΩΛ = 0.7, Ωm = 0.3.), sia al fatto che il lavoro di Sbarufatti et al., 2005b tiene conto dell’invecchiamento delle popolazioni stellari secondo la correzione per evoluzione passiva di Bressan, Granato, & Silva, 1998. Queste differenze rendono più stringente anche la deviazione standard del lavoro di Sbarufatti. La magnitudine apparente in filtro R (mR ) delle galassie ospiti si relaziona con il redshift secondo l’equazione: mR = MR − K(z) + E(z) − 5 · log (dL (z)) (5.2) 5.2. LIMITE INFERIORE AL REDSHIFT 35 dove MR è la magnitudine intrinseca della galassia ospite, K(z) è il termine legato alla correzione K, E(z) è il termine che tiene conto dell’evoluzione passiva della galassia, mentre dL (z) è la distanza di luminosità che dipende dal redshift z. Le magnitudini apparenti sono corrette per l’estinzione galattica secondo le mappe dell’idrogeno galattico di Schlegel, Finkbeiner, & Davis, 1998. La relazione 5.2 fornisce il modello sul quale il lavoro di Sbarufatti et al., 2005b costruisce il diagramma di Hubble dei dati che rappresenano BL Lac risolti (figura 5.3). Bisogna notare come circa il 70% dei punti ricadono entro il valore di MRmodello ± 0.5 magnitudini (cioè −23.4 < MR < −22.4). Nell’intervallo di redshift considerati dal diagramma in figura (z . 0.7) la relazione tra magnitudine apparente e redshift può essere interpolata dalla seguente funzione parametrica: log (1 + z) = 0.293 · m2R + 7.19 · mR + 45.1 · 10−2 (5.3) Nei casi in cui è possibile misurare la mR di una galassia ospite di un BL Lac, questa funzione può essere utilizzata per determinare il redshift fotometrico di oggetti BL Lac attraverso la sola misura della magnitudine apparente delle loro galassie ospiti. Nei casi in cui abbiamo solamente un limite sulla magnitudine apparente, possiamo comunque determinare un limite inferiore al redshift. 5.2.3 EWmin come funzione di N/H e del redshift Assumiamo che i BL Lac siano descritti solamente dalla somma del flusso della galassia ospite (G(λ)) e del continuo non termico a legge di potenza (F (λ)). Le righe saranno visibili solo quando il S/N sarà sufficientemente elevato. In Fig. 5.4 riportiamo uno spettro simulato di un BL Lac ottenuto sovrapponendo una galassia ospite ellittica (il cui spettro viene riportato da Kinney et al., 1996) e una legge di potenza. Nel pannello inferiore riportiamo il medesimo spettro simulato, ma con due S/N differenti. Nel caso in cui il S/N sia elevato è possibile distinguere le righe di assorbimento della galassia ospite. La EW osservata di una riga (EWobs ) della galassia ospite dipenderà dal rapporto tra questi due flussi (N/H = F (λ)/G(λ)). 36 CAPITOLO 5. ANALISI DEGLI SPETTRI Figura 5.3: Diagramma di Hubble per le galassie ospiti di BL Lac. Le magnitudini apparenti (filtro R) sono corrette per l’estinzione galattica. I cerchi pieni sono BL Lac con redshift noto e galassia ospite visibile. I limiti inferiori sono invece i BL Lac con redshift noto, ma senza individuazione di una galassia ospite. La riga continua corrisponde al modello di una galassia con MR = MRf it = −22.9. Dove MRmodello è una galassia modello costruita tramite una sorgente puntiforme (la componente nucleare) e una emissione estesa (una galassia ospite ellittica di 10 Kpc di raggio). Le due righe spezzate individuano la stessa galassia ospite di 0.5 magnitudini più brillante (curva sopra) e meno (curva sotto). Il pannello inferiore mostra le deviazioni dei dati dal modello (da Sbarufatti et al., 2005b). 5.2. LIMITE INFERIORE AL REDSHIFT 37 Nel sistema di riferimento a riposo della galassia la EW di una riga sarà: EW = EW0 N ·n 1+ H (5.4) dove EW0 è la larghezza equivalente intrinseca della riga, il rapporto N/H è misurato a λ = 7000Å ed n è definito dalla relazione: N N = ·n H λ H 7000 (5.5) dove λ è la lunghezza d’onda della riga considerata ed n è un parametro che dipende dalla galassia ospite e dal continuo scelti. Dato che la EW osservata di una riga e la EW nel sistema di riferimento della galassia si relazionano in questi termini: EWobs = (1 + z) · EW (5.6) possiamo scrivere che: EWobs = (1 + z) EW0 1+ N ·n H che ci porta ad avere la seguente relazione: EW0 1 N = (1 + z) − 1 H EWobs n (5.7) (5.8) Questa relazione non considera però la perdita di flusso della galassia ospite, causata dall’effetto di apertura. 5.2.4 Effetto Apertura della Fenditura L’apertura è una fenditura di 2′′ × 6′′ che cattura più del 90% della luce del nucleo. La galassia ospite può però avere delle dimensioni angolari superiori a quelle dell’apertura, soprattutto per bassi redshift. La perdita di luce della galassia è stimata nel lavoro di Sbarufatti et al., 2006a, attraverso la simulazione di una sorgente puntiforme (il BL Lac) intorno alla quale vi sia una galassia ospite parametrizzata in forma e dimensioni. Viene utilizzata una tipica galassia ellittica (Kinney et al., 1996) di 10 Kpc di raggio. In Fig.5.5 viene rappresentata la frazione di luce persa della CAPITOLO 5. ANALISI DEGLI SPETTRI 38 Figura 5.4: Pannello superiore: Spettro simulato di BL Lac a z = 0.5 (linea continua), ottenuta dalla composizione di un continuo non termico a legge di potenza (linea tratteggiata) e da una galassia ospite ellittica (linea punteggiata), con un raporto N/H= ρ0 = 0.5. Pannello inferiore: Spettro simulato osservato con un S/N= 30 (a sinistra) e con un S/N= 300 (a destra). Figura tratta da Sbarufatti et al., 2006a. galassia ospite in funzione del redshift dell’oggetto. In figura si assume un seeing di ∼ 1′′ e si varia la correzione per l’apertura in funzione del redshift A(z). Dalla figura si nota come questa correzione A(z) sia particolarmente significativa a z < 0.2. Prendendo in considerazione anche la correzione per l’effetto d’apertura la rela- 5.2. LIMITE INFERIORE AL REDSHIFT 39 Figura 5.5: L’effetto di correzione dell’apertura A(z) in funzione del redshift per dimensioni dell’apertura che variano da: 2′′ × 12′′ (riga spezzata), 2′′ × 6′′ (riga continua), 2′′ × 3′′ (riga puntinata). Da Sbarufatti et al., 2006a zione che lega la EWobs al rapporto N/H e al redshift diventa: EWobs = (1 + z) · EW0 N 1 1 + H A(z) (5.9) dove A(z) = 10−0.4·δmag è il termine di correzione che tiene conto della frazione persa di flusso della galassia ospite (δmag misurata in magnitudini) dovuta all’apertura della fenditura. Questa relazione ci porta a correggere la relazione che lega il rapporto N/H CAPITOLO 5. ANALISI DEGLI SPETTRI 40 zeta (1) δmag mag (2) (1) δmag mag (2) 0.10 0.15 0.20 0.25 0.30 0.35 0.40 0.45 0.50 0.55 1.462 1.202 1.042 0.932 0.872 0.802 0.762 0.722 0.702 0.672 0.60 0.65 0.70 0.75 0.80 0.85 0.90 0.95 1.00 0.662 0.632 0.602 0.602 0.592 0.582 0.572 0.572 0.562 zeta Tabella 5.2: Tabella della frazione persa del flusso della galassia ospite (misurata in magnitudini) in funzione del redshift zeta. La Tabella viene ripresa dalla tesi di dottorato di Sbarufatti, 2004-2005. con il redshift di Eq.5.8 in questi termini: N EW0 1 = (1 + z) − 1 · A(z) H EWobs n (5.10) Questa equazione è rappresentata in Fig. 5.6 da una linea continua. Essa rappresenta il rapporto N/H rispetto al limite inferiore del redshift z che è stato ottenuto dal valore di EWmin . Le linee punteggiate intorno a quest’ultima rappresentano l’incertezza di 0.1 Å sulla EWmin . In tabella 5.2 riportiamo i valori della frazione persa di flusso della galassia ospite δmag in funzione del redshift. 5.2.5 La relazione tra il rapporto N/H ed il redshift L’Eq. 5.10 non è sufficiente per determinare un limite inferiore al redshift della sorgente. A questa espressione bisogna affiancare l’assunzione che le galassie ospiti dei BL Lac siano candele standard e che osserviamo la magnitudine apparente del nucleo. Applicando quindi l’Eq. 5.2 troviamo che: f it N = 10−0.4(MN −MH ) = 10−0.4(mN +5−5 log(dL (z))+MR +E(z)−KN (z)) H (5.11) dove MN è la magnitudine assoluta del nucleo; MH è la magnitudine assoluta della galassia ospite; mN è la magnitudine apparente del nucleo; MRf it = −22.9 è la 5.2. LIMITE INFERIORE AL REDSHIFT 41 magnitudine assoluta della galassia ospite modello a z = 0 e KN (z) è la correzione K per il nucleo (Wisotzki, 2000). Questa equazione consente di ottenere una seconda curva (linea tratteggiata in Fig. 5.6), che rappresenta la relazione tra il rapporto N/H e il redshift z per un BL Lac con una galassia ospite di MR = −22.9 magnitudini e con un nucleo di mR = 17.7 magnitudini apparenti. Le linee punteggiate intorno a quest’ultima corrispondono allo stesso BL Lac ma con una galassia ospite con 0.5 magnitudini in più (riga punteggiata sopra) o in meno (riga punteggiata sotto). Intersecando le due curve, come mostrato nell’esempio di Fig. 5.6 e sostituendo i valori di EWobs con quello di EWmin nell’Eq. 5.10 e la magnitudine apparente del nucleo nell’Eq. 5.11, possiamo ottenere il limite inferiore al redshift. 42 CAPITOLO 5. ANALISI DEGLI SPETTRI Figura 5.6: Limite inferiore al redshift ottenuto dai valori di magnitudine apparente e EWmin di un BL Lac, Sbarufatti et al., 2006a. La linea continua rappresenta il rapporto N/H rispetto al limite inferiore del redshift z che è stato ottenuto dal valore di EWmin (Eq. 5.10). Le linee punteggiate intorno a quest’ultima rappresentano l’incertezza di 0.1 Å sulla EWmin . La linea tratteggiata rappresenta la relazione tra il rapporto N/H e il redshift z per un BL Lac con una galassia ospite di MR = −22.9 magnitudini e con un nucleo di mR = 17.7 magnitudini apparenti (Eq. 5.11). Le linee punteggiate corrispondono allo stesso BL Lac ma con una galassia ospite con 0.5 magnitudini in più (riga punteggiata sopra) o in meno (riga punteggiata sotto). L’intersezione tra le due curve consente di dare un limite inferiore al redshift. 5.3. IDENTIFICAZIONE DELLE RIGHE SPETTRALI 43 5.3 Identificazione delle righe spettrali L’identificazione delle righe intrinseche del BL Lac è di fondamentale importanza per ricavare il redshift. Utilizziamo lo spettro normalizzato al continuo in modo da facilitare la difficile rivelazione delle deboli righe di assorbimento dei BL Lac. Le EW delle righe di emissione e di assorbimento sono state misurate sugli spettri normalizzati. Usiamo una gaussiana per interpolare le righe e misurarne l’integrale di flusso. Sono stati considerati come candidati a righe solamente quelli che abbiano un EW>EWmin , in modo da eliminare segnali spuri presenti sugli spettri. Sussistono comunque dei problemi introdotti dal processo di riduzione dati, che può generare dei falsi candidati. Uno dei principali problemi é dovuto ad alcuni battimenti visibili nella porzione a piccole lunghezze d’onda dello spettro (a destra in Fig. 4.3). Sono dovuti al polinomio che interpola la funzione di sensibilità, come già nel paragrafo 4, e non si devono confondere con delle righe vere. Un altro problema può essere introdotto dalla cattiva sottrazione del cielo da parte di IRAF. In questi casi alcune righe del cielo, particolarmente intense, tanto da saturare la risposta del sensore, possono dare origine a sistemi residui spuri che potrebbero essere confusi con delle righe reali. Le righe spurie possono essere individuate controntando lo spettro ridotto a quello nel quale le righe del cielo non siano state sottratte. Non possiamo invece eliminare facilmente dallo spettro le righe di assobimento del cielo per due ordini di problemi. Il primo è che gli assorbimenti del cielo variano durante il corso della notte con la temperatura e la densità atmosferica. Il secondo motivo è che il contributo delle righe di assorbimento dipende dal flusso della sorgente osservata. La riga di assorbimento sottrae infatti del flusso a quello della sorgente. Per eliminare una riga di assorbimento bisogna quindi interpolare lo spettro della sorgente con una curva nota. Per evitare di incorrere in false identificazioni, abbiamo evidenziato le righe di assorbimento del cielo di Cerro Paranal (Patat, 2004) su ogni spettro normalizzato come riportato in figura 5.7. CAPITOLO 5. ANALISI DEGLI SPETTRI 44 Figura 5.7: Spettro normalizzato di RBS 1752. In figura sono sovraimpresse alcune delle righe di assorbimento del cielo ricavate dagli spettri del cielo di Cerro Paranal di Patat, 2004. 5.4 Analisi dei singoli oggetti In questo capitolo analizziamo lo spettro dei singoli oggetti osservati nel periodo P77. I risultati di questo lavoro sono stati pubblicati in Sbarufatti et al., 2009. In Appendice A.2 riportiamo gli spettri di tutti gli oggetti osservati. 5.4. ANALISI DEI SINGOLI OGGETTI 45 PKS 0019+058 Questa sorgente radio (individuata da Condon & Jauncey, 1974) è stata classificata come BL Lac per la prima volta da Fricke, Kollatschny, & Witzel, 1983, basandosi su uno spettro ottico privo di righe. Abbiamo osservato questo oggetto in due epoche distanziate di un mese. Abbiamo notato una variabilitá di circa 0.7 magnitudini in banda R ed un’evoluzione dell’indice spettrale ottico da 0.65 a 0.76. La variabilitá ottica dello spettro è confermata dalle immagini di puntamento ed era stata notata anche da precedenti lavori, che indicavano magnitudini mV = 19.2 e mV > 21 (rispettivamente in Fricke, Kollatschny, & Witzel, 1983 e Abraham, Crawford, & McHardy, 1991) e indici spettrali ottici αν =0.8 e 0.94 (rispettivamente in Fricke, Kollatschny, & Witzel, 1983 e Chen et al., 2005). Non sono state individuate righe intrinseche dell’oggetto con EW > EWmin in alcuno dei due spettri osservati. La riga di assorbimento NaIλ5891 del mezzo interstellare della nostra galassia viene vista in entrambi gli spettri: in quello del 12 luglio la sua EW= 0.43 Å , mentre nello spettro del 8 agosto la sua EW= 0.66. Nello spettro si nota un eccesso significativo intorno a 5600 Å . Ciò è originato da un effetto spurio causato probabilmente da una errata correzione nella sottrazione delle righe di emissione da parte di IRAF. La EWmin per lo spettro con S/N più elevato è di 0.38 Å , che implica un limite inferiore al redshift di z >0.64. Gli spettri di questo oggetto vengono riportati in Fig.5.8. GC 0109+224 Questa sorgente è stata scoperta da osservazioni radio di Davis, 1971, e classificata come BL Lac da Owen & Muffson, 1977. Questo oggetto ha un flusso del continuo particolarmente elevato, polarizzato e variabile. Queste caratteristiche sono già state osservate ad esempio da Katajainen et al., 2000 e da Ciprini et al., 2003, 2004. Osservazioni fotometriche in ottico compiute da Falomo, 1996 e da Nilsson et al., 2003, non hanno evidenziato alcuna galassia ospite. Una rilevazione da parte di Wright, McHardy, Abraham, & Crawford, 1998 è dubbia, dato che non è stata confermata da alcuna osservazione successiva. Il lavoro di Falomo, 1996, deduceva un limite inferiore di z > 0.4 dovuto alla non rilevazione della galassia ospite. Altri lavori di spettroscopia in ottico che hanno usato telescopi della classe dei 2 e dei 4 metri (Wills & Wills, 1979; Falomo, Scarpa, & Bersanelli, 1994 e Sbarufatti et al., 2006a) non hanno individuato alcuna riga. Healey et al., 2008 riportano 46 CAPITOLO 5. ANALISI DEGLI SPETTRI Figura 5.8: Spettri di PKS 0019+058. A sinistra lo spettro ripreso il 12 luglio 2006, mentra a destra viene mostrata l’osservazione del 8 agosto 2006. Si può notare la variazione di flusso di circa 0.7 magnitudini in banda R. Nel pannello superiore: il flusso dello spettro calibrato e corretto per l’estinzione galattica. Il flusso viene dato in unità di 10−16 erg cm−2 s−1 Å −1 . Nel pannello inferiore: lo spettro normalizzato sul continuo sul quale sono segnate le righe telluriche dell’atmosfera con il simbolo ⊕. un redshift di z=0.265 basandosi su uno spettro ottico non pubblicato. Dallo studio di Sbarufatti et al., 2006a, un EWmin = 0.43 Å consentiva di determinare già un limite inferiore al redshift di z > 0.18. Il nuovo spettro ottenuto con il VLT ha elevato considerevolmente il S/N, consentendoci di avere un EWmin = 0.09 Å ed elevare il limite inferiore del redshift a z > 0.25. Questo limite non risulta cosí stringente quanto quello sulla mancata indviduazione di galassie ospite nelle immagini ottiche. Lo spettro di questo oggetto viene riportato in Fig.5.9. RBS 0231 Questa sorgente X è stata individuata da Voges et al., 1999 ed è stata classificata come BL Lac da Schwope et al., 2000. Il lavoro di Brinkmann et al., 2000 lo ha classificato come HBL. Non ci risulta siano mai stati pubblicati spettri 5.4. ANALISI DEI SINGOLI OGGETTI 47 Figura 5.9: Spettro di GC 0109+224 privo di righe intrinseche e con uno spettro a legge di potenza. Nel pannello superiore: il flusso dello spettro calibrato e corretto per l’estinzione galattica. Il flusso viene dato in unità di 10−16 erg cm−2 s−1 Å −1 . Nel pannello inferiore: lo spettro normalizzato sul continuo sul quale sono indicate con ⊕ le righe telluriche dell’atmosfera 48 CAPITOLO 5. ANALISI DEGLI SPETTRI ottici. L’oggetto è senza righe intrinseche. Abbiamo misurato un EWmin = 1.27 Å , che ci ha consentito di dare un limite inferiore al redshift di z > 0.41. PKS 0823-223 Questo BL Lac è una sorgente radio, individuata da Allen, Ward, & Hyland, 1982 e caratterizzata da un numero di righe di assorbimento nelle bande UV e ottiche (come ad esempio riportato da Rao & Turnshek, 2000, Meiring et al., 2007, Falomo, 1990b, Veron et al., 1990 e Falomo, Scarpa, & Bersanelli, 1994). Queste righe sono consistenti con un sistema sub-DLA, ovvero di un assorbitore smorzato della Lyα a z ≥ 0.911. Nel nostro spettro abbiamo individuato allo stesso redshift le righe di assorbimento del FeII λλ2373.7, 2383.2, 2585.9, 2599.4, del MgII λ2798 e del MgI λ2852. PKS 1057-79 Questa sorgente è stata individuata in radio da Shimmins & Bolton, 1981. Questo oggetto è stato proposto come controparte della sorgente gamma 2EGS 1050-7650 da parte di Tornikoski, Lähteenmäki, Lainela, & Valtaoja, 2002. Non siamo a conoscenza di spettri ottici precedentemente pubblicati. Il BL Lac mostra le righe di emissione del [OIII] λλ4959,5007, del [NeIII] λ3868 e del MgII λ2798 a z = 0.581. Il fatto che la FWHM della riga del MgII sia superiore a 1000 km/s ci fa presupporre che questa sorgente possa in realtà essere identificata come un AGN a righe larghe. PKS 1145-676 Questa sorgente radio è stata classificata come quasar da citetWhite1987 a causa della sua apparenza puntiforme. L’alta variabilità in ottico e uno spettro radio piatto hanno portato Beasley et al., 1997 e Costa, 2002, ad identificarlo come Blazar. Abbiamo identificato le righe di emissione di [OII] λ3727, di Hβλ4861, di [OIII] λλ4959,5007, di Hαλ6563 e di [NII] λ6585 a z = 0.210. Il fatto che le EW di queste righe si distribuiscano nell’intervallo 4−25 Å ci fa propendere per una riclassificazione della sorgente come FSRQ. La FWHM della Hβ potrebbe presupporre per questo oggetto una classificazione di oggetto a righe strette. OM 280 Questa sorgente radio viene identificata da Colla et al., 1972, e classificata come BL Lac da Strittmatter, Carswell, Gilbert, & Burbidge, 1974. Rector & Stocke, 5.4. ANALISI DEI SINGOLI OGGETTI 49 2001 confermano l’assenza di righe intrinseche di BL Lac nello spettro. Boris05a hanno determinato un limite inferiore al redshift di z > 0.63 basandosi sulla mancata identificazione della galassia ospite in Urry et al., 2000. Lo spettro ottico del VLT conferma l’assenza di righe intrinseche. Una EWmin = 0.35 Å ci porta a stimare un limite inferiore al redshit di z > 0.20, meno stringente rispetto al metodo fotometrico della mancanza di una galassia ospite. PMN J1323-3652 Questa sorgente radio è stata classificata come candidato BL Lac dal catalogo WGA (White, Giommi, & Angelini, 2000) e dalla Survey Deep Xray Radio Blazar (DXRBS, Landt et al., 2001). In quest’ultimo lavoro viene riportato anche uno spettro ottico con basso S/N, apparentemente privo di righe. Il nostro spettro mostra invece la forma di una tipica stella di popolazione galattica di classe F con righe di assorbimento dell’idrogeno. L’identificazione della classe spettrale della stella è stata ottenuta interpolando lo spettro di corpo nero parametrizzato per il flusso e il valore di picco della lunghezza d’onda. In Fig.5.10 mostriamo l’interpolazione sovrapposta allo spettro di questa stella. Desumiamo da tutto ciò che la controparte ottica di questa sorgente X non sia stata identificata correttamente. OQ 012 Questo BL Lac è stato selezionato in radio da Weiler & Johnston, 1980. Nel lavoro di Falomo, Scarpa, & Bersanelli, 1994 mostra un spettro ottico privo di righe. Richards et al., 2004 stimano un redshift fotometrico di z = 0.475 seguendo il metodo di Weinstein et al., 2004. Questo metodo si basa sulla relazione empirica tra il colore di un campione di quasar ed il loro redshift. Non abbiamo a disposizione un’analoga relazione che leghi il colore dei BL Lac ed il loro redshift. Non possiamo quindi ritenere affidabile il redshift fotometrico stimato da Richards et al., 2004. Il nostro spettro mostra solamente una riga di assorbimento dovuta al mezzo interstellare (NaI λ5891). La EWmin stimata risulta di 0.31 Å , implicando un limite inferiore al redshift di z > 0.65, non compatibile con la stima fotometrica. PMNJ 1539-0658 Questa sorgente radio è stata identificata da Griffith, Wright, Burke, & Ekers, 1995 ed è stata classificata come BL Lac nella DXRBS dal lavoro di Landt et al., 2001, dove se ne riporta anche lo spettro ottico. Nel nostro spettro 50 CAPITOLO 5. ANALISI DEGLI SPETTRI Figura 5.10: Spettro di PMN J1323-3652. Le righe telluriche sono indicate da ⊕, mentre le altre righe sono identificate. Il flusso è in unità di 10−16 erg cm−2 s−1 Å −1 . La riga spezzata identifica lo spettro di corpo nero della stella con T ∼ 7000K. identifichiamo solamente la riga di assorbimento galattico NaI λ5891 e nessuna riga intrinseca. La EWmin = 0.61Å implica una stima del limite inferiore del redshift di z > 0.80. 5.4. ANALISI DEI SINGOLI OGGETTI 51 PKS 1830-589 Questo BL Lac è stato selezionato in radio da Griffith, Wright, Burke, & Ekers, 1995. Landt et al., 2001 ne riporta uno spettro ottico privo di righe. Sul nostro spettro identifichiamo solamente una flebile riga galattica di assorbimento del NaIλ5891 con una EW= 0.4Å al limite della rivelabilità. La EWmin di 0.46Å ci porta a stimare un limite inferiore al redshift di z > 0.45. RBS 1752 Questo BL Lac è stato identificato come sorgente X da Voges et al., 1999. Nella SSG viene proposto un redshift di z = 0.449 basandosi sul tentativo di identificare, come appartenenti alla galassia ospite, alcune flebili righe osservate con il telescopio ESO di 3.6 metri. Il nostro spettro ci ha permesso di confermare le deboli righe della galassia ospite riportate da Piranomonte et al., 2007: CaII λλ3934,3968, banda G λ4305 e MgI λ5175. La banda G può però essere contaminata dalla riga atmosferica di OI a 6300 Å . La riga del MgI è invece vicina a quella atmosferica O2 della banda A. La mancanza di altre righe di assorbimento ci consente quindi di confermare il redshift di z=0.449 di questo oggetto, sebbene questa misura rimanga incerta. RBS 1915 Questa sorgente X è stata selezionata da Voges et al., 1999 e classificata come BL Lac da Schwope et al., 2000. Il lavoro di Chavushyan et al., 2000 riporta uno spettro ottico senza righe intrinseche. Il nostro spettro mostra invece delle deboli righe di assorbimento della galassia ospite: CaII λλ3934,3968, banda G λ4305 e MgI λ5175) permettendoci così di determinare un redshift di z = 0.243. TXS 2346+052 Questa sorgente è stata selezionata in radio da Large et al., 1981 ed è stata classificata come BL Lac sia da Gorshkov, Konnikova, & Mingaliev, 2000 come BL Lac, a causa del suo spettro radio piatto, sia da Chavushyan et al., 2000 a causa dello spettro ottico privo di righe. Il nostro spettro mostra invece alcune righe di emissione: MgII λ2798, [OII] λ3727, [NeIII] λ3868, [OIII] λλ4959,5007 permettendoci di risalire ad un redshift di z = 0.419. Le EWobs delle righe del MgII e del [OIII] superiori a 5Å suggeriscono che il nostro oggetto possa essere in realtà un FSRQ. Inoltre il rapporto tra le EW del [OII] e del [OIII] non sono tipiche di un AGN e potrebbero indicare una formazione stellare in atto, come indicato ad esempio CAPITOLO 5. ANALISI DEGLI SPETTRI 52 da Bressan, Falomo, Valdés, & Rampazzo, 2006 per la sorgente PKS 2005-489. Solo una misura della EW del sistema di righe Hα + [NII] (fuori dalla banda spettrale osservata) potrebbe darci la possibilità di chiarire la reale natura dell’oggetto. 1RXS J235730.1-171801 Questa sorgente X è stata individuata da Voges et al., 1999. ed é stata classificata come BL Lac da Schwope et al., 2000. Le precendenti osservazioni di Sbarufatti et al., 2006a, condotte il 12 luglio 2004 dal VLT, ponevano un limite inferiore al redshift di z > 0.85. Il nostro spettro presenta un S/N di 110, peggiore rispetto al S/N= 150 riportato da Sbarufatti et al., 2006a. Ciò è dovuto a condizioni di seeing peggiore tra le due osservazioni. La nostra EWmin = 0.22 Å definisce un limite inferiore al redshift di z > 0.60. Sul nostro spettro, ripreso il 1 luglio 2006, confermiamo le righe di assorbimento già identificate da Sbarufatti et al., 2006a: CaIIλ3934 e NaIλ5891, dovute al mezzo interstellare nella nostra galassia. Non è stata notata alcuna significativa variazione di flusso tra i due periodi osservativi. Risultati Per 11 sorgenti abbiamo confermato la natura di BL Lac, ed abbiamo determinato il redshift per 3 di loro attraverso deboli righe di emissione o di assorbimento (PKS 1057-79, z = 0.569; RBS 1752, z = 0.449; RBS 1915, z = 0.243). Nella direzione del BL Lac PKS 0823-223 abbiamo rivelato la presenza di un sistema assorbitore smorzato di Lyα (sub Dumped Lyman α Absorber - sub-DLA) a z ≥ 0.911. Per i rimanenti 8 BL Lac, causa la mancanza di righe della galassia ospite, abbiamo potuto determinare solamente un limite inferiore al redshift, come riportato nella tabella 5.1. Abbiamo poi riclassificato due sorgenti come FSRQ (PKS 1145-676, z = 0.210; TXS 2346+052, z = 0.419;) e come una stella della nostra galassia (PMNJ 1323-3652). Le righe spettrali individuate sugli oggetti del periodo P77 sono riportate in Tabella 5.3. 5.4. ANALISI DEI SINGOLI OGGETTI Oggetto PKS 0823−223 λ zriga Tipo FWHM EW (4) Å (5) (6) (7) Km/s (8) Å (9) CaII K galattico CaII H galattico FeII FeII FeII FeII MgII MgI NaI galattico 3935 3970 4481 4553 4948 4970 5349 5452 5893 0 0 0.911 0.911 0.914 0.912 0.911 0.911 0 i i a a a a a a i 1700 1500 800 1300 600 800 1300 600 900 1.85 1.00 0.47 1.33 0.30 0.85 4.12 0.44 1.08 MgII NeIII [OIII] [OIII] 4423 6119 7842 7917 0.581 0.582 0.581 0.581 e e e e 3400 300 500 500 -4.24 -0.25 -1.25 -3.58 [OII] [NeIII] Hβ [OIII] [OIII] Hα NII 4512 4680 5880 6001 6059 7944 7970 0.210 0.210 0.210 0.210 0.210 0.210 0.210 e e e e e e e 1000 1200 900 1000 800 ··· ··· -9.25 -3.99 -5.52 -9.14 -24.66 ··· ··· CaII CaII banda G MgI 5693 5749 6237 7493 0.447 0.449 0.449 0.448 g g g g 1000 1900 1200 600 0.5 0.9 1.0 0.4 CaII CaII banda G MgI 4890 4932 5351 6429 0.243 0.243 0.243 0.243 g g g g 1700 1100 2600 1900 0.75 0.46 0.88 1.96 MgII [OII] [NeV] [OIII] [OIII] 3973 5290 5488 7033 7103 0.420 0.419 0.419 0.418 0.419 e e e e e 3600 1000 800 700 700 -7.0 -5.0 -1.2 -2.1 -5.3 Classe z Identificazione Riga (2) (3) sub-DLA/BLL ≧0.911 (1) PKS 1057−79 PKS 1145−676 RBS 1752 RBS 1915 TXS 2346+052 BLL QSO BLL BLL FSRQ 53 0.581 0.210 0.448 0.243 0.419 Tabella 5.3: (1) Oggetto; (2) Classe dell’Oggetto; (3) redshift medio; (4) identificazione della riga; (5) lunghezza d’onda di picco osservata (Å ); (6) redshift della riga; (7) tipo di riga (e: riga di emissione, g: riga di assorbimento della galassia ospite, a: riga di assorbimento dovuta a galassie interposte, i: riga di assorbimento della nostra galassia, dovuta al mezzo interstellare); (8) FWHM della riga (Å ); (9) EW della riga (Å ). 54 CAPITOLO 5. ANALISI DEGLI SPETTRI Capitolo 6 Il continuo ottico dei BL Lac Il continuo ottico di un BL Lac si può descrivere attraverso la sovrapposizione di due componenti. La prima è associata all’emissione non termica del nucleo galattico attivo, mentre la seconda è dovuta alla galassia ospite. La parte relativa al nucleo galattico attivo è dominata dal getto di plasma che punta nella direzione della nostra linea di vista. L’intensità di questa componente è notevolmente amplificata dall’effetto Doppler relativistico. Possiamo descrivere il flusso F (ν) attraverso una legge di potenza parametrizzata dall’indice spettrale ottico αopt : F (ν) ∼ ν −αopt (6.1) La seconda componente è associata alla galassia ospite, della quale abbiamo solidi indizi per affermarne la natura ellittica (Urry et al., 2000). Modelliamo questa parte attraverso lo spettro caratteristico di una galassia ellittica gigante (Kinney et al., 1996). La galassia ospite non è sempre individuabile a causa della forte luminosità del nucleo rispetto alla galassia ospite. In Fig.(6.1) mostriamo uno spettro di un BL Lac del nostro campione (RBS 1752) scomposto in una legge di potenza (linea tratteggiata) e in una galassia ospite (linea punteggiata): 55 CAPITOLO 6. IL CONTINUO OTTICO DEI BL LAC 56 Figura 6.1: Spettro del BL Lac RBS 1752 nel sistema di riferimento a riposo (linea continua) visto come somma di una legge di potenza (linea tratteggiata) e di una galassia ellittica gigante (linea punteggiata). Dallo spettro sono state eliminate le righe di assorbimento telluriche più intense dell’ossigeno molecolare. 6.1 Indice spettrale ottico L’indice spettrale ottico determina la forma del continuo a legge di potenza che descrive il contributo del nucleo galattico attivo. Abbiamo misurato gli indici spettrali ottici di tutti i 46 BL Lac del campione del programma di ricerca osservati con 6.1. INDICE SPETTRALE OTTICO 57 il VLT. Nei 25 casi in cui non determiniamo il redshift, lo spettro del BL Lac appare senza righe e la sua forma può essere descritta da una mera legge di potenza. In questo caso l’intensità del getto di plasma del nucleo galattico è talmente forte da ridurre la visibilità delle righe della galassia ospite. L’indice spettrale ottico viene misurato campionando i valori dello spettro ogni 30 Å ed interpolandovi sopra una sola legge di potenza. I risultati di questo procedimento vengono mostrati in tabella 6.1 e rispecchiano i valori già pubblicati nei precedenti lavori di Sbarufatti et al., 2005a, 2006a e 2009. Accanto all’indice spettrale ottico viene riportata anche la data di osservazione. È infatti importante notare che, essendo i BL Lac oggetti estremamente variabili in tutte le lunghezze d’onda, l’indice spettrale ottico può cambiare nel tempo. In tabella, ad esempio, possiamo notare che l’oggetto PKS0019+058 riporta una differenza di 0.11 nelle stime di ανopt , calcolati su spettri presi ad un solo mese di distanza. Nei 21 casi in cui il redshift è conosciuto, è stato invece possibile misurare l’indice spettrale ottico nel sistema di riferimento a riposo con il metodo dei minimi quadrati. La curva di interpolazione è stata costruita sommando due funzioni: una legge di potenza e una galassia ellittica gigante secondo il modello della Kinney et al., 1996. La legge di potenza viene descritta da due parametri: il flusso del nucleo a 5500 Å e l’indice spettrale ottico. La galassia ellittica ha invece un unico parametro: il flusso relativo, in quanto il redshift viene fissato a priori a partire dalla posizione delle righe di emissione o di assorbimento intrinseche. Un migliore risultato nella minimizzazione dei residui è stato reso possibile escludendo, dalla curva di interpolazione, tutte quelle regioni dello spettro dove sono presenti delle forti righe di assorbimento telluriche dell’ossigeno molecolare. Ovviamente usare tre parametri al posto di due rende migliore la descrizione dello spettro di BL Lac. L’aggiunta di un parametro alla curva di interpolazione dello spettro osservato deve essere però necessaria solo quando sia visibile la componente associata alla galassia ospite. Introdurre un terzo parametro laddove non sia visibile la galassia ospite, non introduce maggiore accuratezza, ma rischia di compromettere la misura dell’indice spettrale ottico. È stato quindi necessario verificare la reale necessità di introdurre un terzo parametro alla descrizione dello spettro, valutando la CAPITOLO 6. IL CONTINUO OTTICO DEI BL LAC 58 Oggetto BL Lac con limite inferiore al redshift (1) αopt ν Classe (2) (3) Data Osservazione gg/mm/aaaa (4) PKS.0047+023 PKS.0048-09 PKS.0422+00 PKS.0627-199 PKS.1349-439 1RXS.J144505.9-032613 1RXS.J150343.0-154107 HB89.1553+113 H.1722+119 PKS.2012-017 1RXS.J213151.7-251602 MH.2133-449 MH.2136-428 PKS.2233-148 PKS.2254-204 1RXS.J231027.0-371926 MS.2342.7-1531 1.39 1.05 1.12 1.44 1.18 0.79 0.48 1.16 0.7 1.51 0.72 0.98 1.16 1.85 1.14 0.85 0.98 L L L L L H H H H L H H L L L H H 05/08/2003 17/09/2003 27/11/2003 16/12/2003 30/04/2003 28/08/2004 28/08/2004 01/08/2003 06/04/2003 31/07/2003 10/07/2004 12/07/2004 03/07/2003 02/09/2004 31/07/2003 10/07/2004 26/07/2003 Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a PKS0019+058 1.35 1.24 1.18 1 1.21 1.71 1.5 1.35 0.56 0.60 L 12/07/2006 08/08/2006 02/09/2006 13/07/2006 16/04/2006 07/05/2006 28/03-20/04/2006 15/04/2006 12/07/2004 01/07/2006 Sbarufatti et al., 2009 Sbarufatti et al., 2009 Sbarufatti et al., 2009 Sbarufatti et al., 2009 Sbarufatti et al., 2009 Sbarufatti et al., 2009 Sbarufatti et al., 2009 Sbarufatti et al., 2009 Sbarufatti et al., 2006a Sbarufatti et al., 2009 GC0109+224 RBS0231 OM280 OQ012 PMNJ1539-0658 PKS1830-589 1RXS.J235730.1-171801 L L L L L L H Referenza (5) Tabella 6.1: (1) Oggetti BL Lac con limite inferiore al redshift; (2) indice spettrale ottico Fν ∼ ν −αopt misurato campionando lo spettro ogni 30 Å e interpolandovi sopra una legge di potenza; (3) Classe di BL Lac: LBL o HBL (4) Data di osservazione; (5) Osservazioni pubblicate nelle referenze segnalate. 6.1. INDICE SPETTRALE OTTICO Oggetti BL Lac con galassia ellittica (1) 1RXSJ022716.6+020154 PKS 0306+102 1RXSJ031615.0-260748 PKS 0338-214 PKS 0426-380 1RXSJ055806.6-383829 1ES 1212+078 1ES 1248-296 PKSB1256-229 PKS 1519-273 RBS1752 RX J22174-3106 PKS 2223-114 RBS1915 TXS2346+052 PKS 2354-021 Oggetti BL Lac senza galassia ellittica evidente (1) PKS 0808+019 1WGAJ1012.2+063 PKS1057-79 PKS 1250-330 PKS 2131-021 59 χ2 con senza galassia ellittica (2) (3) 4.14 2.52 8.20 12.00 5.39 22.64 7.81 3.14 8.68 8.74 5.49 3.96 1.97 3.13 6.44 0.93 44.98 2.78 16.18 21.81 9.43 175.50 1409.52 98.37 58.49 9.92 10.20 75.02 2.27 13.70 7.69 1.55 χ2 con senza galassia ellittica (2) (3) 4.47 5.92 3.86 2.71 7.32 5.62 7.86 4.05 2.70 7.31 Tabella 6.2: Confronto dei χ2 degli spettri degli oggetti BL Lac (1) interpolati attraverso una legge di potenza e una galassia ellittica (2) e solo con la legge di potenza (3). bontà dei fit nei due casi attraverso il test del χ2 ridotto: 1 X (Fmodello − FBLL )2 (6.2) χ2 = N −ν σ2 dove N − ν è il numero dei gradi di libertà; Fmodello è il flusso della curva di 2 FBLL interpolazione, mentre FBLL è il flusso dello spettro del BL Lac e σ 2 = (S/N . ) I 21 spettri presi in considerazione sono stati interpolati prima con la la legge di potenza, e poi aggiungendo la galassia ospite. I valori del χ2 nei due casi vengono mostrati in tabella 6.2. Risulta chiaro che nei casi in cui non sia visibile la galassia ospite, introdurre un parametro di flusso non sia necessario. I valori del χ2 con e senza la galassia ospite CAPITOLO 6. IL CONTINUO OTTICO DEI BL LAC 60 sono infatti confrontabili. In questi casi quindi si è quindi deciso di misurare l’indice spettrale ottico attraverso l’interpolazione della sola legge di potenza, in modo da evitare di introdurre componenti spurie. Nei casi in cui la galassia ospite sia visibile, i migliori valori di χ2 sono quelli a tre parametri, verificando quindi la necessità della componente associata alla galassia ospite. Si veda il confronto tra le interpolazioni a 2 e a 3 parametri in figura 6.2. Figura 6.2: BL Lac RBS 1915 (a sinistra:) interpolato da una sola legge di potenza (a destra:) interpolato da una legge di potenza e dalla galassia ellittica. La procedura di interpolazione a tre parametri ci ha consentito di misurare le magnitudini delle galassie ospiti associate, come descritto nel paragrafo 6.3. I valori degli indici spettrali ottici risultati con questa procedura vengono mostrati in tabella 6.3. La distribuzione degli indici spettrali ottici delle tabelle 6.1 e 6.3 viene riportata in figura 6.3. La distribuzione complessiva di tutti i 46 oggetti BL Lac di cui abbiamo misurato l’indice spettrale ottico mostra un picco intorno a < ανopt >= 1.13. Possiamo dividere la distribuzione degli ανopt nelle due classi di BL Lac: HBL (High-energy peaked BL Lac) e LBL (Low-energy peaked BL Lac). Questa classificazione si basa sulla posizione del primo picco di energia della Distribuzione Spettrale di Energia. Il discrimine tra queste due classi di BL Lac è il rapporto tra il flusso X e quello radio: fx /fr ∼ 10−11 , dove il flusso X viene misurato in [erg cm−2 s−1 ], 6.1. INDICE SPETTRALE OTTICO Oggetti BL Lac con galassia ellittica 61 αopt ν Classe (2) (3) Data Osservazione gg/mm/aaaa (4) 1RXSJ022716.6+020154 PKS 0306+102 1RXSJ031615.0-260748 PKS 0338-214 PKS 0426-380 1RXSJ055806.6-383829 PKSB1256-229 PKS 1519-273 PKS 2354-021 0.56 1.37 0.6 1.64 1.32 0.45 1.55 1.45 1.28 H L L L L H L L L 24/12/2003 19/11/2003 19/11/2003 19/11/2003 31/07/2003 25/12/2003 27/01/2004 30/04/2003 17/09/2003 Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a 1ES 1212+078 1ES 1248-296 RX J22174-3106 PKS 2223-114 1.33 0.98 0.83 1.55 H H H L 25/01/2004 24/01/2004 10/07/2004 02/09/2004 Sbarufatti et al., 2006a Sbarufatti et al., 2006a Sbarufatti et al., 2006a Sbarufatti et al., 2006a RBS1752 RBS1915 TXS2346+052 0.33 0.99 1.15 L L L 10/05/2006 05/05/2006 01/07/2006 Sbarufatti et al., 2009 Sbarufatti et al., 2009 Sbarufatti et al., 2009 Oggetti BL Lac senza galassia ellittica evidente (1) αopt ν Classe (2) (3) Data Osservazione gg/mm/aaaa (4) PKS 0808+019 1WGAJ1012.2+063 PKS 1250-330 1.12 1.24 1.44 L L L 25/12/2003 30/12/2003 24/01/2004 (1) Referenza (5) Referenza (5) Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a PKS 2131-021 1.72 L 18/07/2004 Sbarufatti et al., 2006a PKS 1057-79 0.76 L 31/03/2006 Sbarufatti et al., 2009 Tabella 6.3: In alto: (1) Oggetti BL Lac con galassia ellittica. L’indice spettrale ottico riportato in colonna (2) viene misurato interpolando la miglior curva a tre parametri (legge di potenza e galassia ospite) sullo spettro osservato. In basso: (1) BL Lac senza galassia ospite evidente. L’indice spettrale ottico riportato in colonna (2) viene misurato interpolando la miglior curva a due parametri (solo legge di potenza) sullo spettro osservato. In colonna (3) la distinzione tra le classi di HBL o di LBL. In colonna (4) viene riportata la data di osservazione e la referenza bibbliografica dello spettro pubblicato (5). 62 CAPITOLO 6. IL CONTINUO OTTICO DEI BL LAC Figura 6.3: Istogramma degli indici spettrali ottici αopt dell’intero campione di 46 oggetti BL Lac ν (linea continua). L’indice spettrale ottico medio è < αopt >= 1.13. La linea tratteggiata invece ν evidenzia gli indici spettrali ottici del periodo P77 (Sbarufatti et al., 2009). mentre quello radio in [Jansky]. Gli HBL sono le sorgenti che presentano il picco nella banda che va dall’ultravioletto (UV) ai raggi X molli, mentre gli LBL sono quelli in cui il picco cade tra l’infrarosso (IR) e la banda del visibile (Padovani & Giommi, 1995a). La distribuzione degli indici spettrali ottici degli HBL e degli LBL viene mostrata in figura 6.4. Bisogna notare che gli HBL si distribuiscono intorno al valore medio di < ανopt (HBL) >= 0.82, mentre gli LBL mostrano un picco intorno 6.1. INDICE SPETTRALE OTTICO 63 a < ανopt (LBL) >= 1.28. Abbiamo confrontato queste due distribuzioni applicando il test di Kolmogorov Smirnov e abbiamo verificato che la probabilitá che esse siano compatibili fra di loro è molto bassa, dell’ordine dello 0.0007%. Questo è un importante risultato, dato che indica la possibilità di discriminare tra le due classi di BL Lac attraverso la misura del solo indice spettrale ottico. Figura 6.4: Istogramma degli indici spettrali ottici. Confronto tra la distribuzione degli HBL e degli LBL. Probabilità che le due distribuzioni siano compatibili: 0.0007%. 64 CAPITOLO 6. IL CONTINUO OTTICO DEI BL LAC 6.2 Indice spettrale ottico-X L’indice spettrale ottico-X αox è definito come il rapporto tra il flusso ottico Fνopt a 5500 [Å ] e il flusso X FνX a 1 [KeV ]: αox − log (Fνopt ) − log FνX = log (νopt ) − log (νX ) (6.3) I dati del flusso X sono stati ricavati dalla letteratura grazie al catalogo NED (NASA/IPAC Extragalactic Database). Le rispettive referenze bibbliografiche sono riportate in tabella 6.4. Il flusso ottico a 5500 [Å ] è invece stato misurato direttamente sugli spettri del nostro campione. L’indice spettrale ottico X non utilizza quindi dati tratti da osservazioni simultanee. Gli indici spettrali così ricavati sono riportati in tabella 6.4. La distribuzione degli indici spettrali ottici X è riportata in figura 6.5. La di- stribuzione mostra un picco in corrispondenza del valore medio dell’indice spettrale ottico-X < ανox >= 1.03. I dati del campione pubblicato in Sbarufatti et al., 2009 lasciano presagire l’esistenza di un doppio picco dovuto alle due classi dei BL Lac. Anche in questo caso, come nella trattazione dell’indice spettrale ottico, riportiamo in figura 6.6 le distribuzioni degli indici spettrali ottici X degli HBL e degli LBL. Queste due distribuzioni mostrano due picchi in corrispondenza del rispettivo vaox ox lore medio:<αnu (HBL) >= 0.84 e <αnu (LBL) >= 1.20. Anche in questo caso il valore dell’indice spettrale ottico-X può essere usato per discriminare tra le due classi di BL Lac. Applicando infatti il test di Kolmogorov Smirnov troviamo che la probabilità che le i due istrogrammi siano compatibili è dello 0.18%. Questo risultato è una conferma di quanto già noto in letteratura (ad esempio Donato, Ghisellini, Tagliaferri, & Fossati, 2001). Abbiamo verificato l’esistenza di una relazione tra gli indici spettrali ottici e ottici X del nostro campione di 29 BL Lac calcolando la probabilità di non correlazione tra di essi. Confrontando la disposizione dei nostri punti con un centinaio di distribuzioni casuali, abbiamo trovato che la probabilità di non correlazione si assesta intorno allo 0.03%. Abbiamo quindi interpolato i punti riportati in figura 6.7 attraverso la miglior 6.2. INDICE SPETTRALE OTTICO-X 65 (1) (2) Fνopt erg/s/cm2 /Hz (3) (5) (6) 1RXSJ022716.6+020154 1RXSJ031615.0-260748 1RXSJ055806.6-383829 1WGAJ1012.2+063 PKS.1250-330 PKS.1519-273 0.46 0.93 0.93 1.45 0.94 1.22 1.165 · 10−27 2.3 · 10−27 8.274 · 10−27 3.673 · 10−27 2.405 · 10−28 3.174 · 10−27 7.076 · 10−29 8.1 · 10−30 2.88 · 10−29 5.5 · 10−31 7.663 · 10−31 1.874 · 10−30 H L H L L L Giommi et al., A&A 2005 Bauer et al., 2000 Bauer et al., 2000 Perlman et al., 1998 Siebert et al., 1998 Siebert et al., 1998 PKS.0048-09 PKS.0422+00 1ES.1212+078 1ES.1248-296 1RXS.J144505.9-032613 1RXS.J150343.0-154107 HB89.1553+113 H.1722+119 1RXS.J213151.7-251602 PKS.2131-021 MH.2133-449 MH.2136-428 RX.J22174-3106 1RXS.J231027.0-371926 MS.2342.7-1531 1.28 1.38 0.91 0.68 0.88 0.7 1.28 1.19 0.72 1.14 0.94 1.78 0.71 0.83 0.88 1.484 · 10−26 1.164 · 10−26 2.017 · 10−27 5.042 · 10−28 2.936 · 10−27 2.987 · 10−27 9.033 · 10−26 4.754 · 10−26 8.495 · 10−28 7.702 · 10−28 5.668 · 10−28 2.09 · 10−26 4.538 · 10−28 5.441 · 10−28 1.02 · 10−28 6.03 · 10−30 2.539 · 10−30 7.908 · 10−30 7.868 · 10−30 1.404 · 10−29 4.303 · 10−29 3.731 · 10−29 3.36 · 10−29 1.087 · 10−29 7.339 · 10−31 1.87 · 10−30 4.21 · 10−31 6.03 · 10−30 3.547 · 10−30 4.875 · 10−31 L L H H H H H H H L H L H H H Turriziani, Cavazzuti, & Giommi, 2007 Laurent-Muehleisen et al., 1999 Reich et al., 2000 Giommi et al., A&A 2005 Giommi et al., A&A 2005 Giommi et al., A&A 2005 Xmm-Newton Survey Science Centre, 2007 Ebisawa et al., 2003 Giommi et al., A&A 2005 Siebert et al., 1998 Voges et al., 1999 Xmm-Newton Survey Science Centre, 2007 Turriziani, Cavazzuti, & Giommi, 2007 Giommi et al., A&A 2005 Rector et al., 2000 GC0109+224 RBS0231 OM280 PMNJ1539-0658 PKS1830-589 RBS1752 RBS1915 1RXS.J235730.1-171801 1.39 0.59 1.38 1.3 1.37 0.76 1.15 0.68 3.775 · 10−26 7.714 · 10−28 1.38 · 10−26 4.025 · 10−28 1.94 · 10−27 2.876 · 10−27 4.826 · 10−27 2.107 · 10−27 7.74 · 10−30 2.14 · 10−29 3.00 · 10−30 1.5 · 10−31 4.60 · 10−31 2.85 · 10−29 4.32 · 10−30 3.8 · 10−29 L L L L L L L H Bauer et al., 2000 Giommi et al., A&A 2005 Ghosh & Soundararajaperumal, 1995 Landt et al., 2001 Landt et al., 2001 Giommi et al., A&A 2005 Bauer et al., 2000 Giommi et al., A&A 2005 Oggetti BL Lac αox ν FνX erg/s/cm2 /Hz (4) Classe Referenze FνX Tabella 6.4: (1) Nome del BL Lac; (2) indice spettrale ottico X αox ν ; (3) Flusso ottico degli spettri del nostro campione Fνopt (4) Flusso X ricavato dalla letteratura FνX (5) Classe del BL Lac: HBL o LBL; (6) referenza bibbliografica dalla quale è stato ricavato il flusso X a 1[KeV ]. 66 CAPITOLO 6. IL CONTINUO OTTICO DEI BL LAC Figura 6.5: Istogramma degli indici spettrali ottici-X αox ν dell’intero campione di 29 oggetti BL Lac (linea continua). L’indice spettrale ottico-X medio è < αox ν >= 1.03. La linea tratteggiata invece evidenzia gli indici spettrali ottici-X del periodo P77 (Sbarufatti et al., 2009) che mostrano un’evidenza di doppio picco. retta che minimizza il χ2 . Troviamo che la relazione tra gli indici spettrali è pari a: αopt = (1.1 ± 0.5) · αox − 0.1 ± 0.5. 6.2. INDICE SPETTRALE OTTICO-X 67 Figura 6.6: Istogramma degli indici spettrali ottici-X. Confronto tra la distribuzione degli HBL e degli LBL. Probabilità che i due istogrammi siano compatibili: 0.18% 68 CAPITOLO 6. IL CONTINUO OTTICO DEI BL LAC Figura 6.7: Relazione tra indici spettrali: αopt = (1.1 ± 0.5)·αox − 0.1 ± 0.5. Il campione pubblicato in Sbarufatti et al., 2009 è rappresentato dai punti a forma di stella. 6.3. GALASSIE OSPITI 69 6.3 Galassie Ospiti Il nuovo metodo di misura dell’indice spettrale ottico attraverso l’interpolazione di una curva teorica (somma di una legge di potenza e di una galassia ellittica) che minimizzi i residui con lo spettro osservato, ci ha consentito di individuare 11 galassie ospiti, rispetto alle 8 precedentemente conosciute. L’individuazione delle 3 nuove galassie ospiti (PKS 0306+102, PKS 1256-229 e TXS 2346+052) è stata resa possibile grazie al test del χ2 (Tabella 6.2), che ha permesso di poterne verificare quantitativamente la presenza. Queste 3 galassie presentano infatti un flusso molto debole rispetto al continuo del nucleo, tanto che lo spettro osservato sembrava poter essere interpolato bene anche da una sola legge di potenza. In PKS 0306+102, oltre al debole flusso della galassia ellittica, il Calcium Break è nascosto dalla riga di assorbimento tellurica dell’ossigeno molecolare, come mostrato in figura 6.11. Magnitudine apparente Abbiamo estratto le galassie ospiti sottraendo, dallo spet- tro osservato del BL Lac, la legge di potenza ottenuta dalla nostra migliore interpolazione. Per misurare la magnitudine apparente abbiamo utilizzato il filtro R del sistema Cousins/Bessell, che ha un picco intorno a 6000 Å , in modo da confrontarerisultati con la letteratura. Nel sistema di riferimento a riposo però, le galassie ospiti dei nostri oggetti possono non avere parte dello spettro entro i limiti di integrazione di questo filtro. Per misurare la magnitudine apparente in R, abbiamo quindi prolungato lo spettro della galassia ospite attraverso il modello della galassia ellittica della Kinney et al., 1996, come si può vedere in figura 6.8. Le magnitudini spettrali vengono calcolate convolvendo lo spettro così ottenuto con la funzione di sensibilità del filtro e integrandone il flusso. Magnitudine assoluta Una volta misurata la magnitudine apparente nel sistema di riferimento a riposo, possiamo calcolare la magnitudine assoluta di tutte le galassie ospiti tenendo conto delle dovute correzioni. Abbiamo usato i seguenti parametri cosmologici: costante di Hubble H0 = 70[Km/s/Mpc], Ωmateria = 0.3 e ΩΛ = 0.7. Per misurare la magnitudine assoluta della galassia ospite si è tenuto conto dell’effetto di apertura della fenditura, usando le correzioni riportate in tabella 5.2, 70 CAPITOLO 6. IL CONTINUO OTTICO DEI BL LAC Figura 6.8: Spettro della galassia ospite del BL Lac RBS 1915 nel sistema di riferimento a riposo (linea continua) sovrapposto al modello di galassia ellittica della Kinney et al., 1996 (linea tratteggiata. Il filtro R ha un picco intorno a 6000 Å (linea punteggiata) dove viene riportata la frazione di flusso persa dalla galassia ospite per via della fenditura δmag in funzione del redshift z. Per poterci confrontare con le galassie ellittiche dell’universo locale, abbiamo corretto il flusso della galassia ellittica per evoluzione passiva della propria popolazione stellare, seguendo il lavoro di Bressan, Chiosi, & Fagotto, 1994, assumendo metallicità solare e un redshift di formazione della galassia zburst = 5. 6.3. GALASSIE OSPITI 71 Le magnitudini assolute delle galassie ospiti individuate sono riportate in tabella 6.5. Questi risultati sono consistenti con le magnitudini assolute riportate nei precedenti lavori di Sbarufatti et al. In due casi, dove il contributo della galassia ospite è particolarmente forte (1ES.1212+078 e 1ES.1248-296), il flusso della galassia ospite risulta notevolmente differente rispetto ai lavori precedenti. Ciò è imputabile ad una differente legge di potenza che interpola meglio lo spettro osservato, tenendo conto della forma galassia ospite, come risulta dalle figure 6.11. Nel caso di PKS 1519-273 la regione dello spettro considerata corrisponde a quella dove il flusso della galassia ospite è intrinsecamente basso. A queste lunghezze d’onda la galassia ellittica ha un fusso molto basso, difficilmente interpolabile con il nostro metodo, come mostrato in figura 6.9. Sebbene vi sia indizio dell’esistenza della galassia ospite, il procedimento di interpolazione risulta scarsamente accurato. Bisognerebbe disporre di dati nell’infrarosso per interpolare meglio il flusso della galassia ospite. Il valore di magnitudine assoluta dato in tabella è puramente indicativo e non è da ritenersi valido per i fini del nostro studio. Il valore medio della distribuzione delle magnitudini assolute di figura 6.10 è −23.1 ± 0.9[mag] (dalla media è stato escluso PKS 1519-273). Questo valore concorda con quello di Sbarufatti et al., 2005b di MR = −22.8 ± 0.5[mag] riportato anche in figura 5.2. 72 CAPITOLO 6. IL CONTINUO OTTICO DEI BL LAC Figura 6.9: Flusso della galassia ospite di PKS 1519-273 ricavata sottraendo la migliore legge di potenza (linea continua) sovrapposta alla galassia ellittica presa a modello (linea punteggiata). La banda di lunghezze d’onda nella quale cade la galassia ospite di PKS 1519-273 è quella dove il flusso della galassia ellittica è intrinsecamente basso. Gli errori di interpolazione del nostro procedimento diventano rilevanti e i valori di flusso non possono essere considerati affidabili. 6.3. GALASSIE OSPITI 73 host MR letteratura (4) (2) host MR misurati (3) 1RXSJ022716.6+020154 PKS.0306+102 1RXSJ031615.0-260748 PKS.0338-214 PKS.0426-380 1RXSJ055806.6-383829 PKSB1256-229 PKS.1519-273 PKS.2354-021 0.457 0.862 0.443 0.630 1.105 0.302 0.481 1.297 0.812 -23.2 -23.1 -22.7 -23.8 -25.3 -23.7 -23.3 -26.6 (*) -22.3 -23.2 1ES.1212+078 1ES.1248-296 RX.J22174-3106 PKS.2223-114 0.137 0.382 0.460 0.977 -23.0 -23.1 -22.8 -22.6 -22.2 -22.7 -22.3 RBS1752 RBS1915 TXS2346+052 0.449 0.243 0.419 -23.7 -21.6 -22.3 -23.3 -22.4 Oggetti BL Lac (1) redshift -22.8 Righe emissione (5) E E E E -23.4 E E E E Referenze (6) Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a Sbarufatti et al., 2005a E Sbarufatti et al., 2006a Sbarufatti et al., 2006a Sbarufatti et al., 2006a Sbarufatti et al., 2006a E Sbarufatti et al., 2009 Sbarufatti et al., 2009 Sbarufatti et al., 2009 Tabella 6.5: (1) BL Lac in cui è visibile la galassia ospite; (2) redshift; (3) magnitudine assoluta misurata attraverso la miglior curva (somma di una legge di potenza e di una galassia ellittica) che interpola lo spettro osservato; (4) Magnitudine assoluta riportata nei precedenti lavori di Sbarufatti et al.; (5) presenza di righe di emissione; (6) Referenze delle pubblicazioni. (*) Questa magnitudine non è attendibile, dato che il flusso della galassia ospite è difficilmente interpolabile con il nostro modello di galassia ellittica, che è intrinsecamente poco intensa nella regione dello spettro considerata. 74 CAPITOLO 6. IL CONTINUO OTTICO DEI BL LAC Figura 6.10: Distribuzione delle Magnitudini assolute di tabella 6.5. Il valore medio delle magnitudini assolute è −23.1 ± 0.9[mag]. Dalla media escludiamo il valore di magnitudine assoluta di PKS 1519-273 per i motivi spiegati nel testo. 6.3. GALASSIE OSPITI 75 Figura 6.11: Spettri degli oggetti osservati sovrapposti alla migliore curva che li interpola (somma di una legge di potenza e di una galassia ellittica). Viene evidenziata la miglior legge di potenza con una linea tratteggiata. Il flusso di tutti gli spettri viene dato in unità di 10−16 [erg cm−2 s−1 Å−1 ], mentre in ascissa troviamo le lunghezze d’onda in [Å]. Qui sopra lo spettro di 1RXSJ022716.6+020154 76 CAPITOLO 6. IL CONTINUO OTTICO DEI BL LAC Figura 6.11: continua con lo spettro di PKS 0306+102. Si noti il debole flusso della galassia ellittica ed il fatto che il Calcium Break è nascosto dalla riga di assorbimento tellurica dell’ossigeno molecolare. 6.3. GALASSIE OSPITI Figura 6.11: continua con lo spettro di 1RXSJ031615.0-260748 77 78 CAPITOLO 6. IL CONTINUO OTTICO DEI BL LAC Figura 6.11: continua con lo spettro di PKS 0338-214 6.3. GALASSIE OSPITI Figura 6.11: continua con lo spettro di PKS 0426-380 79 80 CAPITOLO 6. IL CONTINUO OTTICO DEI BL LAC Figura 6.11: continua con lo spettro di 1RXSJ055806.6-383829 6.3. GALASSIE OSPITI Figura 6.11: continua con lo spettro di 1ES.1212+078 81 82 CAPITOLO 6. IL CONTINUO OTTICO DEI BL LAC Figura 6.11: continua con lo spettro di 1ES.1248-296 6.3. GALASSIE OSPITI Figura 6.11: continua con lo spettro di PKSB1256-229 83 84 CAPITOLO 6. IL CONTINUO OTTICO DEI BL LAC Figura 6.11: continua con lo spettro di PKS 1519-273. In questo caso il flusso della galassia ospite è difficilmente interpolabile con il nostro modello di galassia ellittica, che è intrinsecamente poco intensa in questa regione dello spettro. 6.3. GALASSIE OSPITI Figura 6.11: continua con lo spettro di RBS 1752 85 86 CAPITOLO 6. IL CONTINUO OTTICO DEI BL LAC Figura 6.11: continua con lo spettro di RX J22174-3106 6.3. GALASSIE OSPITI Figura 6.11: continua con lo spettro di PKS 2223-114 87 88 CAPITOLO 6. IL CONTINUO OTTICO DEI BL LAC Figura 6.11: continua con lo spettro di RBS1915 6.3. GALASSIE OSPITI Figura 6.11: continua con lo spettro di TXS2346+052 89 90 CAPITOLO 6. IL CONTINUO OTTICO DEI BL LAC Figura 6.11: continua con lo spettro di PKS 2354-021 Capitolo 7 Spettri compositi In questo capitolo studieremo le caratteristiche generali di spettri compositi di BL Lac. Considereremo due spettri medi: il primo ottenuto componendo quelli delle galassie ospiti individuate nel paragrafo 6.3; il secondo componendo quelli senza galassia ospite evidente, ma di cui conosciamo il redshift. 7.1 Galassia Ospite Media Abbiamo fatto una media pesata sul S/N delle 16 galassie ospiti ottenute sottraendo il continuo non termico. Le galassie ospiti non sono allo stesso redshift, quindi ogni intervallo di lunghezze d’onda è coperto da un differente numero di oggetti, come mostrato in figura 7.1. Lo scopo dello studio dello spettro composito medio delle galassie ospiti è quello di verificarne effettivamente la natura di ellittica. Il confronto viene fatto utilizzando lo spettro modello della tipica galassia ellittica riportata dalla Kinney et al., 1996. In figura 7.2 riportiamo due spettri: in alto quello composito medio delle 16 galassie ospiti del nostro campione. Il flusso è riportato in scala logaritmica, in modo da visualizzare meglio le righe di assorbimento. In basso, in unità arbitrarie di flusso, riportiamo per confronto lo spettro della galassia ellittica. Per confrontare lo spettro composito medio delle galassie ospiti con il modello dell’ellittica è necessario misurare la larghezza equivalente delle rispettive righe di 91 CAPITOLO 7. SPETTRI COMPOSITI 92 assorbimento. Convenzionalmente, per la misura delle righe di assorbimento di una galassia, si utilizzano gli indici di Lick. Questi indici descrivono sia la banda del continuo entro cui misurare la riga di assorbimento, sia le due bande a margine lungo cui considerare lo pseudo continuo della galassia. Riportiamo gli indici di Lick delle righe di assorbimento tipiche di una galassia ellittica in tabella 7.1. Le larghezze equivalenti ripotate in tabella sono misurate entro la banda passante di questi indici. In figura 7.3 confrontiamo le larghezze equivalenti dello spettro composito medio delle galassie ellittiche con quelle della tipica galassia ellittica. La retta che interpola meglio i dati, minimizzando lo scarto quadratico medio, è: EWgalassia ospite = (0.8 ± 0.2) · EWellittica − 0.7 ± 0.6. Il fatto che il rapporto tra le EW dei due spettri possa essere compatibile con 1 verifica la natura ellittica dello spettro composito medio delle galassie ospiti. 7.2 Spettro composito medio di BL Lac Abbiamo studiato lo spettro composito dei BL Lac senza galassia ospite evidente con lo scopo di individuare e misurare le tipiche righe di questi oggetti. Lo spettro composito mostrato in figura 7.4, è stato costruito nel sistema di riferimento a riposo, facendo una media pesata sul S/N dei 5 spettri di BL Lac senza galassia ospite evidente. Gli spettri considerati sono stati normalizzati ognuno sul proprio continuo. In figura 7.5 mostriamo quanti spettri ricoprono ogni intervallo di lunghezze d’onda. A lunghezze d’onda λ 4800Å lo spettro medio perde significato, mancando il necessario numero di spettri per garantire una statistica adeguata. In tabella 7.2 riportiamo la misura delle EW delle righe di assorbimento e di emissione presenti sullo spettro composito medio. Bisogna notare il fatto che le EW siano tutte inferiori a 5Å , che convenzionalmente viene considerato come il discriminante tra i diversi AGN nella definizione di BL Lac. 7.2. SPETTRO COMPOSITO MEDIO DI BL LAC Riga di assorbimento (1) CN1 CN2 Caλ4227 Gλ4300 F eλ4383 Caλ4455 F eλ4531 C2 λ4668 Hβ F eλ5015 M g1 M g2 M gbanda F eλ5270 F eλ5335 F eλ5406 F eλ5709 F eλ5782 N aD T iO1 λ Å (2) EW composito Å (3) EW ellittica Å (4) 4159.62 4159.62 4228.50 4298.87 4394.75 4463.37 4536.75 4677.12 4862.25 5015.87 5101.62 5175.37 5176.37 5265.65 5332.12 5401.25 5708.50 5786.62 5893.12 5965.37 2.85 2.07 0.44 5.90 5.09 0.78 3.19 2.47 1.43 0.82 5.33 5.64 1.69 1.01 1.29 0.49 0.66 1.56 1.49 0.14 3.27 3.84 1.11 5.28 4.62 1.11 3.51 7.93 1.21 4.99 7.91 10.22 4.19 2.52 1.75 1.20 0.47 0.45 5.31 3.16 93 pseudo continuo Å Å (5) (6) Indice della banda passante Å Å (7) (8) pseudo continuo Å Å (9) (10) 4080 4083 4211 4266 4359 4445 4504 4611 4827 4946 4895 4895 5142 5233 5304 5376 5672 5765 5860 5816 4142 4142 4222 4281 4369 4452 4514 4634 4847 977. 5069 5154 5160 5245 5312 5387 5696 5776 5876 5936 4244 4244 4241 4318 4442 4477 4560 4742 4876 5054 5301 5301 5191 5285 5353 5415 5722 5797 5922 6038 4117 4096 4219 4282 4370 4454 4514 4630 4847 4977 4957 4957 5161 5248 5315 5387 5696 5775 5875 5849 4177 4177 4234 4316 4420 4474 4559 4720 4876 5054 5134 5196 5192 5285 5352 5415 5720 5796 5909 5994 Tabella 7.1: (1) Righe di assorbimento tipiche per una galassia ellittica. (2) lunghezza d’onda delle righe di assorbimento (3) EW delle righe di assorbimento misurate sullo spettro composito di galassia ospite in Å . (4) EW delle righe di assorbimento misurate sullo spettro della galassia ellittica della Kinney et al., 1996 in Å . (5) e (6) lunghezze d’onda su cui misurare lo pseudo continuo a sinistra della riga. (7) e (8) lunghezze d’onda entro cui si considera la riga di assorbimento. (9) e (10) lunghezze d’onda su cui misurare lo pseudo continuo a sinistra della riga presa in considerazione. Righe (1) CIII] CII] [N eIV ] M gII [OII] [N eIII] CaH CaK λ Å (2) EW Å (3) emissione o assorbimento 1909 2326 2423 2798 3727 3869 3936 3973 -1.08 -0.97 -0.19 -4.31 -0.95 -0.18 0.09 0.13 E E E E E E A A (4) Tabella 7.2: (1) Righe individuate sullo spettro del BL Lac medio di figura 7.4. In colonna (2) sono segnate le lunghezze d’onda a cui sono state misurate le righe. (3) EW delle righe di assorbimento (A) o di emissione (E), come segnalato in colonna (4). 4284 4284 4251 4335 4455 4492 4579 4756 4891 5065 5366 5366 5206 5318 5363 5425 5736 5811 5948 6103 94 CAPITOLO 7. SPETTRI COMPOSITI Figura 7.1: Distribuzione del numero di galassie ospiti per ogni intervallo di lunghezze d’onda. Risulta chiaro che per lunghezze d’onda superiori a 6400 Å abbiamo un solo oggetto e lo spettro medio perde di significato. 7.2. SPETTRO COMPOSITO MEDIO DI BL LAC 95 Figura 7.2: Spettro composito di 16 galassie ospiti dei BL Lac riportati in tabella 6.5 (linea continua). In ordinata abbiamo il flusso ottico in scala logaritmica, per visualizzare meglio le righe di assorbimento. In ascissa le lunghezze d’onda sono in Å . Lo spettro della galassia ellittica del modello della Kinney et al., 1996 viene riportato, per confronto, in unità arbitrarie di flusso (linea punteggiata). Le linee verticali tratteggiate evidenziano le righe di assorbimento tipiche di una galassia ellittica usate per confronto. 96 CAPITOLO 7. SPETTRI COMPOSITI Figura 7.3: Larghezze equivalenti a confronto. Sul grafico viene riportata la miglior retta che interpola i punti minimizzando gli scarti quadratici medi. Si trova la seguente relazione: EWgalassia ospite = (0.8 ± 0.2) · EWellittica − 0.7 ± 0.6. 7.2. SPETTRO COMPOSITO MEDIO DI BL LAC 97 Figura 7.4: Spettro composito di BL Lac senza galassia ospite evidente, normalizzati sul flusso del proprio continuo. Sono evidenziate le righe di emissione. 98 CAPITOLO 7. SPETTRI COMPOSITI Figura 7.5: Distribuzione del numero di BL Lac senza galassia ospite evidente per ogni intervallo di lunghezze d’onda. Risulta chiaro che per lunghezze d’onda superiori a 4600 Å abbiamo un solo oggetto e lo spettro medio perde di significato. Capitolo 8 Conclusioni Questa tesi è un contributo al programma di ricerca in corso (Sbarufatti et al., 2005a, Sbarufatti et al., 2006a, Sbarufatti et al., 2006b e Sbarufatti et al., 2009) per lo studio spettroscopico dei BL Lac in ottico. Abbiamo conseguito risultati sia per quanto riguarda il campione di 15 oggetti osservati con il VLT durante il periodo P77, sia per quanto riguarda lo studio del continuo e della galassia ospite. Il nostro obiettivo principale era quello di confermare la natura di BL Lac delle sorgenti osservate e di individuarne la distanza attraverso la misurazione del redshift cosmologico sulle righe di emissione o di assorbimento intrinseche. Per 11 sorgenti abbiamo confermato la natura di BL Lac, ed abbiamo determinato il redshift per 3 di loro attraverso deboli righe di emissione o di assorbimento (PKS 1057-79, z = 0.569; RBS 1752, z = 0.449; RBS 1915, z = 0.243). Nella direzione del BL Lac PKS 0823-223 abbiamo rivelato la presenza di un sistema assorbitore a z = 0.911. Per i rimanenti 8 BL Lac, causa la mancanza di righe spettrali intrinseche, abbiamo potuto determinare solamente un limite inferiore al redshift, come riportato nella tabella 5.1. Abbiamo poi riclassificato due sorgenti come FSRQ (PKS 1145-676, z = 0.210; TXS 2346+052, z = 0.419;) e come una stella della nostra galassia (PMNJ 13233652). In tabella 5.3 riportiamo le misure delle righe individuate. Questi risultati sono stati recentemente pubblicati in Sbarufatti et al., 2009. Abbiamo poi studiato l’emissione del continuo sull’intero campione di 46 BL Lac del programma di ricerca in corso e disponibile anche sul sito Internet della collaborazione: http://www.oapd.inaf.it/zbllac/. 99 100 CAPITOLO 8. CONCLUSIONI Nei 25 casi in cui non abbiamo il redshift, l’indice spettrale ottico è stato misurato campionando i valori dello spettro ogni 30Å ed interpolandovi sopra una legge di potenza. I risultati confermano quelli precedentemente pubblicati in Sbarufatti et al., 2005a, Sbarufatti et al., 2006a, Sbarufatti et al., 2006b e Sbarufatti et al., 2009. Nei 21 casi in cui conosciamo il redshift è stato invece possibile misurare l’indice spettrale ottico nel sistema di riferimento a riposo costruendo un modello del continuo dei BL Lac che tenga conto anche del flusso della galassia ospite. Utilizziamo una legge di potenza (descritta dall’indice spettrale ottico e dal flusso del nucleo a 5500 Å ) sommato allo spettro caratteristico di una galassia ospite ellittica gigante di 10[Kpc] secondo la Kinney et al., 1996. Il modello del continuo del BL Lac ci ha dato la possibilità di misurare l’indice spettrale ottico individuando nel contempo la presenza della galassia ospite. In 5 BL Lac il contributo della galassia ospite non è evidente e gli indici spettrali hanno valori coerenti con quelli pubblicati nei lavori precedenti. In 16 BL Lac abbiamo individuato la galassia ospite e ne abbiamo misurato la luminosità. Sono state confermate le galassie ospiti: 1RXSJ022716.6+020154 con MR = −23.2; 1RXSJ031615.0-260748 con MR = −22.7; 1RXSJ055806.6-383829 con MR = −23.7; 1ES 1212+078 con MR = −23.0; 1ES 1248-296 con MR = −23.1; RX J22174-3106 con MR = −22.8; RBS1752 con MR = −23.7 e RBS1915 con MR = −21.6. Sono state individuate 8 nuove galassie ospiti: PKS 0306+102 con MR = −23.1; PKS 0338-214 con MR = −23.8; PKS 0426-380 con MR =-25.3; PKSB1256-229 con MR = −23.3; PKS 1519-273 con MR = −26.6; PKS 2354021 con MR = −22.3; PKS 2223-114 con MR = −22.6 e TXS 2346+052 con MR = −22.3. La distribuzione delle magnitudini assolute delle galassie ospiti ha un valore medio di < MR >= −23.1±0.9[mag], che concorda con quello pubblicato in Sbarufatti et al., 2005b di < MR >= −22.8 ± 0.5[mag]. Dallo studio della distribuzione degli indici spettrali ottici, abbiamo trovato che HBL e LBL seguono due distribuzioni differenti, nel senso che gli HBL sono mediamente più blu rispetto agli LBL. Questo è un importante e nuovo risultato, dato che in letteratura la suddivisione tra queste due classi di BL Lac viene fatta sul rapporto tra flusso X e radio, oppure utilizzando la distribuzione dell’indice spettrale ottico-X. 101 Ricavando il flusso X di 29 BL Lac del nostro campione dalla letteratura e usando il flusso ottico a 5500 Å dei nostri spettri, abbiamo verificato, sebbene i dati non siano simultanei, che le distribuzioni dell’indice spettrale ottico-X di HBL e LBL sono differenti. Abbiamo studiato le proprietà medie dello spettro composito di 16 galassie ospiti attraverso la misura delle righe di assorbimento intrinseche. Abbiamo verificato la natura ellittica della galassia ospite media rapportando le larghezze equivalenti delle sue righe di assorbimento con quelle della galassia ellittica modello della Kinney et al., 1996. Abbiamo studiato lo spettro composito medio di 5 BL Lac in cui non fosse evidente la componente dovuta alla galassia ospite. Abbiamo identificato e misurato le righe di emissione e di assorbimento di questo spettro medio verificando che la loro EW è inferiore a 5Å . Futuri sviluppi del programma di ricerca possono riguardare nuove osservazio- ni, già in corso, con lo scopo di trovare nuovi redshift ed aumentare ulteriormente la statistica. Potrebbe essere verificata la possibilità di utilizzare le galassie ospiti come candele standard anche ad alto redshift. Vi sono infatti oggetti, come PKS 1519-273 a z = 1.297, in cui ci aspettiamo che la prevalenza del flusso della galassia ospite sia spostato nell’infrarosso. Alle lunghezze d’onda dell’ottico non riusciamo a fare un modello accurato della galassia ospite e non possiamo determinarne la magnitudine assoluta in maniera affidabile. Sarebbe quindi utile estendere le osservazioni a questa porzione dello spettro elettromagnetico. Lo studio del continuo dei BL Lac potrebbe essere inoltre implementato attraverso osservazioni fotometriche simultanee sia del flusso ottico (da telescopi terrestri) sia del flusso X (da satelliti in orbita), in modo da poter usare l’indice spettrale ottico-X. Questi dati, unitamente alle nuove possibilità di ottenere flussi gamma, offerte dai satelliti spaziali AGILE e FERMI e dai telescopi Čerenkov (MAGIC e HESS), potrebbero consentire di studiare la SED. Un ulteriore sviluppo del programma di ricerca relativo al continuo di BL Lac 102 CAPITOLO 8. CONCLUSIONI potrebbe essere quello di fare degli studi di variabilità della distribuzione spettrale di energia. Appendice A Oggetti BL Lac A.1 Seeing Di seguito vengono riportati i seeing di tutti gli oggetti osservati nelle modalità descritti nel paragrafo 3.1. PKS0019+058 12/07/2006 MFWHM 5.65 3.6 3.21 3.8 3.19 Seeing DIMM Media Mediana Media 0.78 0.72 0.89 Figura A.1: A sinistra: immagine di puntamento della sorgente osservata evidenziata con un cerchio. A destra: tabella riassuntiva con la MFWHM, il valore medio e mediano del seeing misurato sugli oggetti dell’immagine di puntamento evidenziati con un quadrato. Per confronto viene riportato anche il valore medio del DIMM misurato da ESO. 103 104 APPENDICE A. OGGETTI BL LAC PKS0019+058 08/08/2006 MFWHM 5.79 5.47 5.07 5.05 Seeing DIMM Media Mediana Media 1.07 1.09 1.17 Figura A.1: Continua GC0109+224 MFWHM 5.48 5.7 5.79 5.65 5.79 5.19 5.6 Seeing DIMM Media Mediana Media 1.12 1.14 1.47 Figura A.1: Continua A.1. SEEING 105 RBS0231 MFWHM 5.6 6.91 5.51 5.51 5.6 Seeing DIMM Media Mediana Media 1.17 1.12 0.71 Figura A.1: Continua PKS0823-223 MFWHM 3.5 3.53 3.43 3.42 3.45 3.47 3.54 3.47 3.89 3.49 3.55 Seeing DIMM Media Mediana Media 0.71 0.70 0.60 Figura A.1: Continua 106 APPENDICE A. OGGETTI BL LAC PKS1057-79 MFWHM 5.66 5.25 5.26 6.8 5.28 5.33 5.86 5.45 5.29 5.3 7.03 5.86 5.25 5.24 5.66 5.45 7.18 5.28 5.33 5.86 Seeing DIMM Media Mediana Media 1.14 1.09 2.13 Figura A.1: Continua A.1. SEEING 107 PKS1145-676 MFWHM 4.3 3.47 3.52 3.52 3.59 4.1 3.57 3.61 Seeing DIMM Media Mediana Media 0.74 0.72 0.56 Figura A.1: Continua 108 APPENDICE A. OGGETTI BL LAC OM280 MFWHM 4.92 5.04 6.29 5.15 Seeing DIMM Media Mediana Media 1.07 1.03 0.88 Figura A.1: Continua PMNJ1323-3652 05/07/2006 Iset MFWHM 7.51 7.4 8.23 7.51 7.53 Seeing DIMM Media Mediana Media 1.53 1.50 1.70 Figura A.1: Continua A.1. SEEING 109 PMNJ1323-3652 05/07/2006 IIset MFWHM 6.8 6.7 6.69 7.3 6.69 6.5 Seeing DIMM Media Mediana Media 1.35 1.34 1.99 Figura A.1: Continua OQ012 MFWHM 9.93 10.26 10.02 10.43 9.94 10 Seeing DIMM Media Mediana Media 2.02 2.00 3.32 Figura A.1: Continua 110 APPENDICE A. OGGETTI BL LAC PMNJ1539-0658 28/03/2006 MFWHM 3.48 3.57 3.32 3.67 3.79 3.76 3.76 3.78 3.6 3.73 3.79 Seeing DIMM Media Mediana Media 0.73 0.75 0.67 Figura A.1: Continua A.1. SEEING 111 PMNJ1539-0658 20/04/2006 MFWHM 3.78 3.81 4.09 4.4 3.63 3.85 4.49 3.77 5.04 3.81 Seeing DIMM Media Mediana Media 0.81 0.77 1.18 Figura A.1: Continua 112 APPENDICE A. OGGETTI BL LAC PKS1830-589 MFWHM 5.51 6.98 5.44 5.57 5.61 5.45 5.73 5.41 5.44 6.98 5.39 5.43 5.49 5.4 5.35 5.23 5.27 Seeing DIMM Media Mediana Media 1.12 1.09 0.91 Figura A.1: Continua A.1. SEEING 113 RBS1752 MFWHM 2.84 2.92 2.89 2.94 2.96 2.86 2.91 2.92 3.1 2.91 Seeing DIMM Media Mediana Media 0.59 0.58 0.58 Figura A.1: Continua RBS1915 MFWHM 6.48 6.19 4.14 6.15 Seeing DIMM Media Mediana Media 1.15 1.24 1.40 Figura A.1: Continua 114 APPENDICE A. OGGETTI BL LAC TXS2346+052 MFWHM 4.33 4.81 3.89 4.4 4.43 4.36 7.18 Seeing DIMM Media Mediana Media 0.95 0.88 1.06 Figura A.1: Continua 1RXS J235730.1-171801 MFWHM 4.35 4.32 4.6 4.51 5.42 4.56 4.58 4.35 Seeing DIMM Media Mediana Media 0.92 0.91 1.26 Figura A.1: Continua A.2. SPETTRI A.2 115 Spettri In questo appendice sono riportati tutti gli spettri degli oggetti osservati durante il periodo P77. L’analisi dei singoli spettri è riportata al paragrafo 5.3. Figura A.2: Spettri di PKS 0019+058. A sinistra lo spettro ripreso il 12 luglio 2006, mentra a destra viene mostrata l’osservazione del 8 agosto 2006. Si può notare la variazione di flusso di circa 0.7 magnitudini in banda R. Nel pannello superiore: il flusso dello spettro calibrato e corretto per l’estinzione galattica. Il flusso viene dato in unità di 10−16 erg cm−2 s−1 Å−1 . Nel pannello inferiore: lo spettro normalizzato sul continuo sul quale sono segnate le righe telluriche dell’atmosfera con il simbolo ⊕. 116 APPENDICE A. OGGETTI BL LAC Figura A.2: Spettro di GC 0109+224 privo di righe intrinseche e con uno spettro a legge di potenza. Nel pannello superiore: il flusso dello spettro calibrato e corretto per l’estinzione galattica. Il flusso viene dato in unità di 10−16 erg cm−2 s−1 Å−1 . Nel pannello inferiore: lo spettro normalizzato sul continuo sul quale sono indicate con ⊕ le righe telluriche dell’atmosfera A.2. SPETTRI 117 Figura A.2: Spettri degli oggetti osservati. Nel pannello superiore: il flusso dello spettro calibrato e corretto per l’estinzione galattica. Il flusso viene dato in unità di 10−16 erg cm−2 s−1 Å−1 . Nel pannello inferiore: lo spettro normalizzato sul continuo sul quale sono segnate le righe di assorbimento o di emissione. Le righe telluriche dell’atmosfera sono segnate con ⊕. Le righe di assorbimento del mezzo interstellare sono indicate dall’acronimo ISM, mentre le bande diffuse interstellari da DIB 118 APPENDICE A. OGGETTI BL LAC Figura A.2: continua A.2. SPETTRI 119 Figura A.2: continua 120 APPENDICE A. OGGETTI BL LAC Figura A.2: continua A.2. SPETTRI 121 Figura A.2: continua 122 APPENDICE A. OGGETTI BL LAC Figura A.2: Spettro di PMN J1323-3652. Le righe telluriche sono indicate da ⊕, mentre le altre righe sono identificate. Il flusso è in unità di 10−16 erg cm−2 s−1 Å−1 . La riga spezzata identifica lo spettro di corpo nero della stella con T ∼ 7000K. A.2. SPETTRI 123 Figura A.2: continua 124 APPENDICE A. OGGETTI BL LAC Figura A.2: continua A.2. SPETTRI 125 Figura A.2: continua 126 APPENDICE A. OGGETTI BL LAC Figura A.2: continua A.2. SPETTRI 127 Figura A.2: continua 128 APPENDICE A. OGGETTI BL LAC Figura A.2: continua A.2. SPETTRI 129 Figura A.2: continua 130 APPENDICE A. OGGETTI BL LAC Bibliografia Abraham R. G., Crawford C. S., McHardy I. M.: Optical imaging of BL Lac host galaxies 1991 MNRAS (252) 482 Aharonian F., Akhperjanian A. G., Bazer-Bachi A. R., et al.: A low level of extragalactic background light as revealed by γ-rays from blazars 2006 Natur (440) 1018 Aharonian F., Akhperjanian A. G., Bazer-Bachi A. R., et al.: Evidence for VHE γ-ray emission from the distant BL Lac PG 1553+113 2006 A&A (448) L19 Albert J., Aliu E., Anderhub H., et al.: Detection of Very High Energy Radiation from the BL Lacertae Object PG 1553+113 with the MAGIC Telescope 2007 ApJ (654) L119 Allen D. A., Ward M. J., Hyland A. 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