1.Introduzione minerale metallo corroso METALLURGIA metallo
Transcript
1.Introduzione minerale metallo corroso METALLURGIA metallo
1.Introduzione Cos’è e perché si forma? La corrosione può essere definita come un attacco non intenzionale di un materiale da parte dell’ambiente circostante. Secondo questa definizione generica, tutti i materiali (metalli, ceramici, plastiche, cemento) possono quindi essere soggetti a corrosione. In pratica però quando si parla di corrosione, e specificatamente di corrosione in ambiente acquoso, ci si riferisce quasi sempre ai metalli anche perché essi costituiscono circa l’80% dei materiali strutturali attualmente impiegati. Quando i metalli reagendo con l’ambiente si corrodono perdono la loro identità e conseguentemente le loro proprietà fisiche, chimiche e meccaniche. La corrosione viene anche chiamata ANTIMETALLURGIA. Pochi metalli si trovano in natura “allo stato nativo”: Au, Ag, Cu. Tutti gli altri sono “combinati”; si veda p.es. l’andamento del ΔG° per la formazione di ossidi metallici: a 300K (27°C) sono tutti negativi e ciò significa che, termodinamicamente parlando, sono più stabili gli ossidi che non i metalli puri. Ciò significa anche che, per ottenere i metalli “PURI” si deve spendere energia METALLURGIA. La natura cerca sempre il minimo di energia e quindi cercherà di riportare le cose ai livelli energetici originali CORROSIONE = PROCESSO SPONTANEO. Energia METALLURGIA CORROSIONE metallo minerale metallo corroso Processo Quando si parla di ambiente si intende quello che è a contatto con il materiale. Una maniera per descrivere questo ambiente è di definirne lo stato fisico (gas, liquido o solido), quello chimico (costituenti e loro concentrazioni) e la temperatura (ed eventualmente pressione) in cui si trova. Altri fattori devono venir presi in conto di volta in volta a seconda dei casi specifici, quali ad esempio le velocità di flusso (se si parla di tubazioni) e le sollecitazioni meccaniche (sia quelle applicate che quelle residue). Quando si parla di corrosione è importante considerare la combinazione di Metallo e Ambiente; il comportamento a corrosione di un materiale non può essere descritto senza che non sia stato accuratamente identificato l’ambiente a cui tale materiale è esposto. Ovviamente vale anche il viceversa: non si può parlare di aggressività di un ambiente senza specificare la natura del materiale. In pratica quindi il comportamento a corrosione di un materiale dipende dall’ambiente a cui è soggetto, e la corrosività di un ambiente è relativa al materiale che sarà esposto a tale ambiente. Quali sono gli effetti della corrosione? Come si vedrà anche in seguito, l’interazione metallo-ambiente può creare la formazione di prodotti di corrosione (ruggine) che non solo fanno perdere le caratteristiche estetiche, ma che, oltre all’assottigliamento del pezzo, possono innescare e/o nascondere lesioni (cavità, buchi, fessure). Tutto ciò, porta ovviamente ad una diminuzione di resistenza meccanica, lì dove addirittura non promuova un innesco alla rottura. La presenza di lesioni superficiali è causa primaria di un aumento della velocità di corrosione. Gli effetti della corrosione li vediamo anche nella nostra vita quotidiana, e possiamo dividerli in effetti diretti (gli oggetti corrosi non sono più utilizzabili) ed indiretti (il costo della corrosione a livello industriale ricade sul consumatore). Ciò introduce il discorso sui COSTI della corrosione. file “2CostiDOC1” 2.COSTI Il costo annuale causato dalla corrosione è dovuto sia dai costi diretti che dai costi indiretti. I costi diretti a loro volta si possono dividere in due categorie: 1. costi di progetto, manifattura e costruzione: - selezione del materiale, p.es. sostituzione di acciaio al carbonio con inox - materiale addizionale, p.es. aumento dello spessore per controbilanciare l’effetto di corrosione - materiale utilizzato per ridurre o prevenire la corrosione, p.es. rivestimenti, sigillanti, inibitori di corrosione, protezione catodica - applicazione (di tale materiale aggiuntivo), inclusi i costi relativi a manodopera e strumentazione. 2. costi di gestione: - ispezione - manutenzione - riparazione - rimpiazzo parti corrose - magazzino di parti di ricambio - ripristino - perdita di tempo produttivo - arresto d’esercizio - contaminazione dei prodotti - cattivo funzionamento d’impianto ⇒ > spesa energetica, < resa - perdita di prodotto - perdita di efficienza dell’impianto I costi indiretti sono contratti da terzi, diversi dai proprietari e/o dai gestori della struttura. La misura e la determinazione dell’entità dei costi indiretti è generalmente una cosa complessa; tuttavia ci sono parecchi metodi per poterli valutare, quali ad es. le analisi basate sul rischio. Ai proprietari e/o gestori può essere chiesto di sobbarcarsi tali costi attraverso tasse, penalità, controversie legali o con il pagamento della pulizia di prodotti dispersi. In tali casi i costi diventano diretti. Ci sono alcuni costi indiretti, quali p.es. i ritardi sul traffico a causa delle riparazioni di un ponte, che sono molto più difficili da addebitare ai proprietari e/o gestori della struttura. Questi diventano costi indiretti per gli utilizzatori/utenti ma possono avere in impatto significativo sull’economia generale a causa di perdita di produttività. Tra i danni INDIRETTI -inquinamento causa perdite d’impianto -cedimento improvviso con eventuali perdite umane Andamento dei costi per corrosione negli USA 1949 2.1% PIL 5 miliardi $ 1971 3.5% PIL 1975 4.5% PIL 82 miliardi $ 1998 3.1% PIL 276 miliardi $ L’Istituto Battelle (autore del report del 1995) stima che circa 100 miliardi di dollari dei 300 annuali, possono essere risparmiati applicando le conoscenze e le tecnologie esistenti. La prevenzione non è solo una questione di risparmio monetario, MA ha un grosso impatto anche su SICUREZZA -crollo ponti -affondamento navi -esplosioni tubazioni -cedimenti aeroplani SALUTE inquinamento -tubazioni, impianti chimici: fuoriuscita di sostanze tossiche -industria alimentare, impianti protesici: rilascio ionico Il costo della corrosione, dagli studi visti prima, è quindi stimabile in circa il 4 % del prodotto interno lordo di un Paese industriale. Di questo elevatissimo importo, una quota di circa il 70 % è inevitabile, in quanto costituita dagli oneri necessari a contrastare i fenomeni corrosivi. Il restante 30 % circa è invece evitabile ed è dovuto agli effetti di una non corretta o mancata applicazione delle conoscenze in merito al fenomeno. Il problema della corrosione non ha una cura efficace al 100%: NON SI PUO’ ELIMINARE TOTALMENTE MA SI POSSONO LIMITARE I DANNI ⇒ CONTROLLO e MONITORAGGIO nelle operazioni di MANUTENZIONE Le strutture metalliche maggiormente attaccate sono: PONTI ARMATURE DI CALCESTRUZZO ARMATO SERBATOI TUBAZIONI (gas, petrolio, acqua) [è la corrosione la causa principale NEL MONDO per il loro cedimento] I problemi di corrosione spesso non sono ovvi, in ogni caso possono portare a rotture strutturali e a perdita di capitale investito. - -La vita media delle strutture continua a crescere (invecchiamento) - -‐presenza di fattori esterni quali PIOGGE ACIDE ⇒ aumentano e peggiorano i problemi di corrosione. La tecnologia esiste per cercare di allungare indefinitamente la vita media delle strutture … e funziona bene solo se applicata correttamente! ⇒ ⇒ ⇒ ⇒ QUALITA’ nel progetto e nelle installazioni (materiali e posa in opera) UTILIZZO delle tecnologie APPROPRIATE MANUTENZIONE Personale MONITORAGGIO QUALIFICATO Nell’ultimo decennio è andata crescendo la conoscenza sulla corrosione indotta da microrganismi (MIC) e sulla sua importanza: si stima che circa il 40% dei danni da corrosione sia attribuibile al MIC. Stimare i costi di corrosione non è banale, così come fare previsioni a tempo differito. Si riporta come esempio, il risultato dello studio condotto in U.S nel biennio 1999-2001 [apparso su: Lo studio, intitolato “Corrosion Costs and Preventive Strategies in the United States,” è stato condotto dal 1999 al 2001 da CC Technologies Laboratories, Inc. con il supporto della FHWA e del NACE.] Considerando il costo totale composto dal costo diretto e dal indiretto), inizialmente era stata fatta una stima di estrapolando i risultati di studi precedenti aveva portato a Il costo reale è stato invece di ripartito tra costi diretti ed indiretti) Con un incremento >5 x per ponti e >3x per servizi (elettrici). costo indiretto (costo tot = diretto + 138 miliardi di $ 276 miliardi di $ 550 miliardi di $ (equamente La distribuzione dei costi nei vari settori è illustrato nei grafici riportati di seguito. GOVERNATIVI ($20.1 BILLION) -Difesa: 97.5% ($19.6 Billion) -Deposito rifiuti nucleari: 2.5% ($500 million) Sempre nello stesso studio è stato anche fatto un calcolo dell’impatto della corrosione (solo costi diretti) sulle singole persone; ne è risultata una spesa di 970$ a persona per anno. I costi indiretti sono comunque quelli più pesanti, anche perché difficilmente prevedibili e quantificabili a priori. Es. Un piccolo tubo corroso di un impianto chimico Costi diretti: costo del tubo (50 €) Manodopera (25€/h ipotesi 2h ⇒ 50 €) Costi indiretti fermo impianto (12h operazioni di preparazione + 2h lavoro + 12 ore messa a regime = 26h – ipotesi di costo 25€/h ⇒ 650 €) Mancato guadagno (costo prodotto x produttività x ore fermo impianto = 10 €/unità x 10 unità/h x 26h = 2600€) Riepilogo: costi diretti = 100 € Costi indiretti = 3250€ La protezione e/o prevenzione COSTA: incide maggiormente sulla progettazione MA il bilancio deve essere fatto sul LUNGO TERMINE (= durata dell’impianto) Es. La mancanza di attenzione per la protezione da corrosione nell’industria dei trasporti (perché al momento “costava troppo”) da un rapporto del 1971, in GB ha causato perdite per 350 ML £/anno ( 700 miliardi Lit/anno – 361,5 milioni di €/anno). Es. Il costo di manutenzione può essere anche molto alto in presenza di corrosione: # il Golden Gate (S. Francisco - USA) viene verniciato...in continuo... # La torre Eiffel (1889 Parigi – Francia); 220.000 m2 di superficie, ri-verniciatura ogni circa 5 anni, circa 50 tonnellate di pittura M€!! # Statua della libertà (1884 NY-USA) corrosione galvanica – restauro nel 1986 per un importo totale di 70 M$ Talvolta il “risparmio” iniziale che si ha per una scelta non oculata del materiale, ovvero per una sua protezione preventiva, può essere ben poca cosa rispetto ai danni “indiretti” causati dalla corrosione. Non si può nemmeno quantificare, nel momento in cui, per cedimento di una struttura si abbiano perdite umane. Discorso a parte può riguardare il problema dell’inquinamento. Oggi si è sempre più sensibili su questo argomento. # impianti chimici: danni anche minimi dovuti alla corrosione possono provocare fuoriuscite di sostanze tossiche. # impianti alimentari: la corrosione di parti d’impianto provoca rilascio ionico di specie indesiderate negli alimenti. # impianti prostetici: come sopra # impianti termici: rilascio ionico in alcune zone può significare corrosione pesante in zone diverse, anche distanti, più critiche, con pericolo di innescare p.es. esplosioni. Talvolta i costi della corrosione sono subdoli, non evidenti. p. es. un’industria inglese di medie dimensioni che era convinta di NON avere problemi di corrosione, nel corso di una ristrutturazione affrontò più in dettaglio il problema e scoprì che di fatto i suoi “non problemi” le costavano 40.000 £/anno (circa un centinaio di ML di lire all’anno [circa 50.000 euro]). Migliorando alcune cose tra cui il maneggiamento e lo stoccaggio di materiale, riuscì a ridurre tale somma di un quarto. Di fatto dobbiamo farcene un ragione: la corrosione è tra noi, non possiamo più ignorarla. Peraltro non possiamo nemmeno sconfiggerla totalmente, non resta altro da fare che studiarla a fondo per conoscerla meglio e poterne quindi limitare i danni. Non esiste ramo dell’ingegneria che non abbia questi problemi: - sistemi di produzione energetica: -Centrali termiche -centrali nucleari -centrali idroelettriche - sistemi di distribuzione: -linee di alta, media, bassa tensione -centraline di trasformazione - industria dei trasporti: -su gomma (automobile) -su rotaia (FS) -aerea e aerospaziale - industria marina: -navi e porti -piatteforme off-shore (di estrazione, di rilevamento, d’appoggio) - industria elettronica e telefonia - industria delle costruzioni: ponti, strade, edifici - industria chimica - industria biomedica ... Per l’industria manifatturiera farmaceutica, il capitale speso totalmente si aggira sui 4,5 bilioni di dollari (=4,5 miliardi $) di cui sino a 0,5 miliardi all’anno per costi di corrosione. Questa cifra non include i costi indiretti: imprevedibili perdite e tempi morti di attrezzature critiche e i relativi effetti sulla programmazione di produzione. Nel settore delle biotecnologie i costi indiretti possono essere da 10 a 20 volte maggiori di quelli diretti. Si consideri uno scenario ove un lotto di prodotto finale deve essere buttato causa il danneggiamento di proteine causato dall’azione catalitica di un metallo. Per esempio, un reattore in inox 316L costa 30.000 $, mentre in lega Ni-Cr-Mo (C-22 UNS N06022) costa 60.000$, mentre il valore del prodotto è 1 ML$. Se uno di tali lotti deve essere buttato causa la corrosione di 316L, il costo di produzione è perso come ogni altra rendita e profitto dal prodotto farmaceutico. Evitare la perdita anche di uno solo lotto di prodotto facilmente copre il capitale extra per la spesa di un materiale più resistente a corrosione. Richiami di chimica e di fisica. La corrosione è un processo elettrochimico. Come tutti i processi che avvengono in natura, anche questo sarà pilotato da variazioni di energia => la prima parte riguarderà la termodinamica del processo. Si richiamino alcuni concetti: • Reazioni chimiche A + B C + D ΔGreaz = (GC + GD) -‐ (GA + GB) ΔGatt = (GAB*) -‐ (GA + GB) vreaz = K [Reag] K = A e G/RT Le reazioni spontanee hanno ΔGreaz < 0 inoltre è Gi = Gi° + RT ln ai da cui ΔG =ΔG° + RT ln Q con ai: attività della specie i Q: quoziente di reazione −Δ G GAB* GA+GB GC+GD ΔGatt ΔG Coordinata di reazione • Reazioni di ossido-riduzione OX + ne-‐ RID ΔG = -‐nFE ove n: moli di elettroni coinvolti + -‐ M + e M° F= 96500 c/mol M+n + ne-‐ M° E in [V] ⇒ ΔG in [J] [J] = [c]⋅[V] [c] = [A] ⋅[s] • in soluzione acquosa Si deve tener conto dell’equilibrio H2O H+ + OH-‐ Kw = [H+]·[OH-‐] =10-‐14 pH = -‐ Log [H+] pOH = -‐Log [OH-‐] = 14 -‐ pH • Processi elettrici: definizioni quantità di carica q intensità di corrente I potenziale elettrico E in coulombs [c] in Ampere [A] in Volt [V] Definizione di corrente con t in [s] ⇒ Legge di Ohm Resistenza R [Ω] con l, lunghezza in [m] A, sezione del conduttore in [m2] ρ: resistività o resistenza specifica [Ωm] conduttanza [Ω-1] ≡ [S] conducibilità [Ω-1m-1] o [Sm-1] (S: Siemens) Nella comprensione del processo corrosivo una parte MOLTO IMPORTANTE è rivestita dalla CONDUCIBILITA’ delle SOLUZIONI ACQUOSE. Si danno ora alcune definizioni/convenzioni riguardo le celle elettrochimiche ed il verso della corrente. Le reazioni ELETTROCHIMICHE sono processi Redox schematizzabili con OX + ne-‐ RID # Un sistema redox chimico è costituito da 2 sistemi individuali: OX1 + ne-‐ RID1 RID2 -‐ ne-‐ OX2 -----------------------------tot OX1 + RID2 RID1 + OX2 Normalmente NON E’ possibile isolare i due processi. # Per un sistema redox elettrochimico invece, i due processi POSSONO essere separati. Ci sono due vie in cui queste reazioni di scambio di elettroni possono avvenire: a) possono essere forzate ELETTROLISI b) sono spontanee PILE (batterie) o CELLE GALVANICHE Il luogo SEDE dello scambio di elettroni si chiama ELETTRODO, ed è identificabile con l’interfaccia tra metallo (conduttore di I specie) e soluzione elettrolitica (conduttore di II specie). Nel considerare le reazioni di scambio elettronico agli elettrodi non si deve dimenticare che una specie Ox e/o una specie Rid in soluzione, deve in qualche maniera raggiungere l’elettrodo trasferimento di massa. Dicesi CELLA ELETTROCHIMICA il sistema formato da CONDUTTORE CONDUTTORE CONDUTTORE ELETTRONICO IONICO ELETTRONICO di I specie (metallo) di II specie (elettrolita) di I specie (metallo) M+ M M/M+ M M+/M SEMIELEMENTI o semicelle Se la cella produce energia elettrica è una CELLA GALVANICA Se la cella consuma energia elettrica è una CELLA ELETTROLITICA Cella a concentrazione: Cella locale: è una cella galvanica con elettrodi dello stesso M ma con concentrazioni (attività) diverse nei due comparti elettrodici; è una cella di corrosione di dimensioni MOLTO ridotte (microcella galvanica); Per la definizione degli elettrodi: da un punto di vista chimico ANODO = OSSIDAZIONE corrente) CATODO = RIDUZIONE da un punto di vista ELETTRICO = elettrodo da cui gli elettroni escono (entra la = elettrodo in cui gli elettroni entrano (esce la corrente) N.B: per convenzione la direzione della corrente (I) è OPPOSTA alla direzione degli elettroni. Polarità degli elettrodi: da un punto di vista chimico: in PILA ANODO = OSSIDAZIONE (produzione di e-) ㊀ in Elettrolisi ANODO è collegato al polo ㊉ ㊉ da un punto di vista ELETTRICO: Batteria sotto carica (=cella elettrolisi) Batteria in scarica (=pila) ANODO = ㊉ ANODO = ㊀ Processi di corrosione spontaneo forzato forzato spontaneo I processi di corrosione a umido sono processi elettrodici nei quali si distingue una zona anodica (ossidazione = corrosione) ed una catodica (riduzione = protezione). Tali zone possono essere individuabili macroscopicamente (cm) oppure quasi micro (mm) oppure solo microscopicamente (10-3mm = µm) oppure non sono individuabili neppure microscopicamente (sistemi galvanici submicroscopici). E’ tutto un fattore di scala. La corrosione studia i processi elettrochimici che hanno luogo agli elettrodi, cioè i PROCESSI ELETTRODICI Un ELETTRODO è un interfaccia tra fase solida (metallo) ed una liquida (elettrolita/soluzione acquosa). Nei processi elettrodici che avvengono attraverso questo bordo di fase sono coinvolti sia scambi di MASSA che di CARICA. La massa è solitamente trasferita in entrambe le direzioni tra MetalloS ↔ SoluzioneL La carica è scambiata tra ATOMIS ↔ IONIsoluz Atomi nella fase solida (metallo) Ioni -‐nell’elettrolita -‐nel film superficiale (di ossido) essere la stessa Possono -‐nei prodotti di corrosione cosa Gli elettroni NON attraversano MAI l’interfaccia come tali: la carica viene trasportata nell’elettrolita liquido sotto forma di ione. Ci possono essere ragioni diverse perché un’interfaccia diventi ANODO o CATODO, ovvero può non essere immediatamente evidente se “complessivamente” quell’elettrodo è ANODO (= produttore di elettroni) o CATODO (= consumatore di elettroni). ⇒ il sistema base in cui esiste 1 ANODO, 1 CATODO, l’ELETTROLITA e le CONNESSIONI è la CELLA DI BASE per la corrosione a umido. A ε C I La parte di interfaccia M/ε che si comporta da ANODO usualmente si corrode con produzione di elettroni (si altera la neutralità del M solido) e formazione di ioni che, spesso entrano in soluzione, ma che possono anche reagire con altre specie presenti all’interfaccia per formare prodotti di corrosione insolubili che possono depositarsi sulla superficie M e proteggerla da ulteriore corrosione. Processo anodico di interesse corrosionistico: M → M+z + ze- processo di DISSOLUZIONE Il catodo è complementare all’anodo in quanto consuma gli elettroni generati da quest’ultimo. Normalmente NON SI CORRODE anche se in certe condizioni può subire danni. Processi catodici: M+z + ze-‐ → M processo di DEPOSIZIONE Possono esserci ALTRI processi catodici, i DUE più IMPORTANTI e che possono comunque avvenire (siamo in presenza di acqua!!!) sono: # sviluppo di idrogeno H+ + e-‐ → Hatomo → ½ H2 in soluzioni senza O2 (deareate) o acide # riduzione di ossigeno 2 H2O + O2 + 4 e-‐ → 4 OH-‐ in soluzioni areate o basiche L’ELETTROLITA è una soluzione conduttrice. L’acqua pura NON è un elettrolita nel senso stretto della parola, infatti per H2O deionizzata k ≅ 1 ÷ 10 mS/m H2O dolce di rubinetto k ≅ 10 ÷ 20 mS/m mare H2O con 3.5% NaCl k = 5.3 S/m CONNESSIONI ELETTRICHE In genere sarà lo stesso metallo (sulla cui superficie si localizzeranno zone anodiche e zone catodiche) a fungere da connessione elettrica. Si ha quindi che la cella di corrosione può essere schematizzata da un circuito composto da 4 parti: Conduttore di I specie, M CATODO ANODO Conduttore di II specie,ε LA RIMOZIONE DI UNA QUALSIASI DELLE 4 COMPONENTI FERMA IL PROCESSO CORROSIVO. La corrosione avviene quando è possibile un processo elettrochimico che comporti un abbassamento di G, energia libera, attraverso l’interfaccia M/ε. Questa ΔG si manifesta come potenziale elettrico (trasformazione di lavoro chimico in lavoro elettrico) attraverso la relazione ΔG = - nFE ove: F: carica trasportata da 1 mole di elettroni = 96494 c n: n° di moli di elettroni coinvolti E: potenziale elettrico in V ΔG: lavoro chimico in J [J]=[c V] rappresenta (come potenziale...) La TENDENZA alla corrosione. Se immergiamo un metallo ideale A in acqua pura, alcuni atomi si trasformeranno in ioni A → A+z + ze-‐ il metallo si polarizza negativamente ed attrarrà gli ioni positivi. Quando la concentrazione di ioni positivi sarà sufficiente, ci sarà anche la tendenza opposta A+z + ze-‐ → A Ad un certo punto si arriverà all’equilibrio dinamico, per cui non ci sarà una variazione di carica nel sistema ma l’elettrodo avrà sviluppato un POTENZIALE ELETTRODICO rispetto la soluzione: sarà polarizzato. ⊕ ⊕ ⊕ ▬ M ε ⊕ ⊕ ⊕ ⊕ ▬ ⊕ M ↔ M+ + eSe M= Fe Fe ↔ Fe+2 + 2 e- Ag Ag ↔ Ag+ + e- Cu Cu ↔ Cu+2 + 2 e- Al Al ↔ Al+3 + 3 e- Fe ↔ Fe+3 + 3 eCu ↔ Cu+ + e- Si crea una differenza di potenziale Δφ tra M ed ε CHE NON PUÒ ESSERE MISURATA DIRETTAMENTE Ma si può invece misurare la differenza di potenziale (ddP) (M/ε) tra due lamine diverse: - galvanometro e A Δφ Α C Δφ C ⊕ ⊕ ⊕ - - ⊕ - ⊕ - ⊕ ⊕ - - -⊕ ⊕ ⊕ ⊕ - - ⊕ - ⊕ ⊕ - - -⊕ ⊕ Se uno dei due semielementi viene considerato come riferimento COMUNE per tutte le misure, ed il suo Erif è posto arbitrariamente a 0 è possibile costruire una serie di valori di E internazionalmente accettata: la scala dei potenziali di riduzione standard. Tale elettrodo di riferimento (semielemento di cella) è l’elettrodo standard a idrogeno (SHE): Reazione di riduzione: 2 H+soluzione + 2 e- H2(g) Esistono peraltro altri Elettrodi di riferimento: sono SEMICELLE standard da accoppiare con le semicelle Mi/εi o meglio Mi/Mi+n Il requisito più importante che devono avere gli elettrodi di riferimento è la loro riproducibilità, ovvero tutti i parametri ([ε], T e P) devono essere noti e riproducibili senza possibilità di errore. sistema E°(V) sistema E°(V) Li / Li+ -3.045 V / V3+ -0.876 Rb / Rb+ -2.925 Zn / Zn2+ -0.762 K / K+ -2.925 Cr / Cr3+ -0.74 Cs / Cs+ -2.923 Ga / Ga2+ -0.53 Ra / Ra2+ -2.92 Fe / Fe2+ -0.440 Ba / Ba2+ -2.90 Cd / Cd2+ -0.402 Sr / Sr2+ -2.89 In / In3+ -0.342 Ca / Ca2+ -2.87 Tl / Tl+ -0.336 Na / Na+ -2.714 Mn / Mn3+ -0.283 La / La3+ -2.52 Co / Co2+ -0.277 Mg / Mg2+ -2.37 Ni / Ni2+ -0.250 Am /Am3+ -2.32 Mo / Mo3+ -0.2 Pu / Pu3+ -2.07 Ge / Ge4+ -0.15 Th / Th4+ -1.90 Sn / Sn2+ -0.136 Np/ Np3+ -1.86 Pb / Pb2+ -0.126 Be / Be3+ -1.85 Fe / Fe3+ -0.036 U / U3+ -1.80 D2 / D+ -0.0034 Hf / Hf4+ -1.70 H2 / H+ 0.000 3+ -1.66 Cu / Cu 2+ Al / Al +0.337 Ti / Ti2+ -1.63 Cu / Cu+ +0.521 Zr / Zr4+ -1.53 Hg / Hg22+ +0.789 U / U4+ -1.50 Ag / Ag+ +0.799 Np / Np4+ -1.354 Rh / Rh3+ +0.80 Pu / Pu4+ -1.28 Hg / Hg2+ +0.857 Ti / Ti3+ -1.21 Pd / Pd2+ +0.987 V / V2+ -1.18 Ir / Ir3+ +1.000 Mn / Mn2+ -1.18 Pt / Pt2+ +1.19 Nb / Nb3+ -1.1 Au / Au3+ +1.50 + +1.68 Cr / Cr 2+ -0.913 Au / Au Elettrodi di riferimento SHE SCE SSC CSE Elettrodo Elettrolita E-ESHE (V) SCE (Calomelano Saturato) KCl saturo + 0.242 NCE (Calomelano Normale) 1N=1M KCl + 0.281 0.1M KCl + 0.3335 1M KCl + 0.2224 SSC Acqua marina + 0.25∼ CSE (Cu/CuSO4) Acqua marina + 0.30∼ Zinco Acqua marina - 0.79∼ Calomelano SSC (Ag/AgCl) Il calomelano è un minerale, cloruro di mercurio. Fu descritto per la prima volta da Abraham Gottlob Werner nel 1789. Il nome deriva dal greco καλός = bello e µέλας = nero. Determinazione della f.e.m. di una cella. Si è visto che un metallo immerso in una soluzione sviluppa un potenziale nei confronti della soluzione. Se si considerano due metalli diversi immersi nella stessa soluzione entrambi svilupperanno un potenziale nei confronti della soluzione, e questi potenziali saranno in genere diversi. Se si misura la ddP tra i due metalli a circuito aperto (non c’è passaggio di corrente ⇒ gli elettrodi sono polarizzati), questa sarà la fem della pila galvanica. Un processo spontaneo avrà sempre ΔG<0, ne consegue che dovrà essere E >0. Una pila È un processo spontaneo e pertanto DEVE verificarsi E>0. Perché ciò avvenga, considerando che l’anodo ha polarità negativa ed il catodo polarità positiva, la forza elettro motrice (fem) della pila è determinata dalla differenza EC - EA. Ove E =Δφ. La determinazione a tavolino della fem di una pila, noti che siano i valori di Δφ dei singoli metalli relativamente ad un elettrodo di riferimento, è presto fatta: data la semicella A, la semicella C e la semicella R, ddPA-R = ER - EA = - ddPR-A ddPC-R = ER - EC = - ddPR-C ddPA-C = EC - EA =ddPA-R - ddPC-R = (ER - EA) - (ER - EC) = -( ER - EC) – (ER - EA) =ddPR-C - ddPR-A ⇒ scala dei potenziali di riduzione standard Equazione di Nernst Si è visto che E che Gi = G°i + RTln(ai) ΔG = - nFE Combinando le due si ottiene, per sistemi NON IN CONDIZIONI STANDARD (c.s.: 25°C, p = 1 atm, a = 1) Ei = Ei° - (RT/nF) ln(ai) con ΔG° = -nFE° Che rappresenta l'equazione di Nernst in condizioni di T≠25°C e attività della specie in soluzione non unitaria. Attenzione! Si deve definire il VERSO della reazione, conforme alla determinazione di E°, che è un potenziale di RIDUZIONE standard. Ciò significa che le reazioni DEVONO essere scritte come riduzioni!! Ricapitolando: 1) 2) 3) reazioni spontanee, ΔG<0, E>0 ΔG = -nFE Per una reazione redox OX + ne ↔ RID, E = E° - (RT/nF) ln (aRED/aOX) = = E° - (RT/nF) ln ([RED]/[OX]) con R = 8,31 J/Kmol, F = 96500 c/mol SE T= 25°C = 298 K, allora RT/F = 2,566 10-2 e convertendo il ln in Log, ln y = 2,303 Log y, (RT/F) ln/Log = 0,0591. Da cui: 4) 5) Si considera l'elettrodo SHE come riferimento per la determinazione dei potenziali elettrodici di riduzione IN CONDIZIONI STANDARD, questo significa che: a) Le reazioni redox sono considerate sempre nel verso della RIDUZIONE b) E° = E°red - E° rif c.s. significa T=25°C e [M+n]=1 c) Per una cella in c.s. E = E°C - E°A NON IN C.S., a) per una semicella si applica Nernst, sempre considerando la reazione nel verso della riduzione. Quindi E = E° - (RT/nF) ln ([RED]/[OX] ovvero E = E° + (RT/nF) ln ([OX]/[RED] b) per una cella, E = EC - EA = E°C + (RT/nF) ln ([OX]C/[RED]C) - E°A - (RT/nF) ln ([OX]A/[RED]A)= = ΔE°C-A + RT/nF ln (([OX]C/[RED]C) ([RED]A/[OX]A) ESERCIZI Rappresentazione di semicella Rappresentazione di cella M/M+n M1/M1+n1 // M2+n2/M2 T = 25°C, ove non specificato si intende [ione]=1M Ti/Ti+2 // Fe+2/Fe Ag/Ag+ // Fe+3/Fe Zn/Zn+2 // Ti+3/Ti Cu/Cu+2 // Cu+/Cu Ag/AgNO3 (1.2 10-2 M) // H+ (1M) / H2 Ag/Ag+ (0.1 M) // Zn+2 (2.5 10-3 M) /Zn Cu/Cu+2 (4.5 10-2 M) // Zn+2 (6.8 10-3 M) /Zn Cu/Cu+2 (5 10-3 M) // Cu+2 (0.1 M) /Cu Fe/Fe+2 (0.1 M) // Cd+2 (0.05 M)/Cd Cu/CuSO4 (0.1 M) // CuSO4 (0.01 M)/Cu Interfaccia elettrodico – approfondimento Quando un metallo è immerso in una soluzione, si forma una discontinuità. Tale discontinuità riguarda entrambe le fasi, con gradi diversi, le loro proprietà vicino a tale zona saranno diverse da quelle massive. Si definisce interfase la regione in cui le proprietà cambiano da quelle massive in una fase (metallo) a quelle massive dell'altra fase (soluzione). Ciò è illustrato schematicamente nella figura ove una certa proprietà X (che può essere p. es. la densità di carica o il potenziale) è diagrammata in funzione della distanza. X metallo soluzione Distanza Rappresentazione schematica di un interfase. Si può essere tentati di discutere il sistema in termini di interfaccia, ovvero identificare tale interfaccia con un piano che separa le due fasi. Tuttavia questa non è una quantità ben definita: infatti non è possibile definire esattamente il bordo di una fase (persino di un metallo) a livello subatomico. In altre parole, non si sa esattamente "dove finisce il metallo". Il piano passa attraverso il centro dello strato atomico esterno? Oppure sul limite estremo del raggio atomico? Oppure è ancora più spostato ove la densità di carica degli elettroni liberi va praticamente a 0? Fortunatamente non abbiamo la necessità di conoscere la posizione di tale piano per la maggior parte dei casi quando discutiamo le proprietà dell'interfase, come descritta sopra. Una di tali proprietà è la capacitanza1, che si osserva ogni qualvolta si forma un'interfase metallo-soluzione. Tale capacitanza, chiamata capacitanza di doppio strato, Cdl, è il risultato della separazione di carica nell'interfase. Siccome l'interfase non ha un'estensione maggiore di circa 10 nm perpendicolarmente alla superficie (in soluzioni concentrate è limitata a 1 nm o ancora meno), la capacitanza osservata dipende dalla struttura di una regione molto piccola, chiamata doppio strato. La capacitanza del doppio strato è piuttosto grande, dell'ordine di 10-30 µF/cm2. Ciò presenta un serio limite alla nostra abilità nello studio di reazioni elettrodiche veloci. Ricordiamo che il potenziale φxyz in un certo punto nello spazio è definito come l'energia richiesta per portare una carica di prova positiva (test charge) dall'infinito a quel punto. Questo va bene fintanto si muove la carica nello spazio libero ovvero all'interno di una fase omogenea. Ma cosa succede se si cerca di determinare il potenziale interno a una fase rispetto a un punto posto all'infinito nello spazio libero, oppure la differenza di potenziale tra punti posti in due fasi differenti? Appena la "test charge" attraversa il bordo di una fase, interagirà con le molecole della fase ed è impossibile a questo punto distinguere tra le interazioni cosiddette "chimiche" da quelle "elettriche". Noi possiamo misurare la differenza di potenziale ai capi di una pila. Per far ciò si connettono i due terminali di un voltmetro con fili di rame a quelli della pila. Misuriamo quindi la differenza di potenziale tra due identiche fasi (le connessioni metalliche della pila, entrambe di rame). Ora consideriamo il tentativo di misurare la differenza di potenziale attraverso l'interfase metallo-soluzione φM - φS = ΔφM-S. Assumiamo per semplicità che il metallo usato sia rame, connesso con un filo di rame ad un terminale del voltmetro. Questo terminale sarà quindi a potenziale φM . Per determinare il potenziale della fase soluzione φS , dovremo usare un filo di rame connesso con l'altro terminale del voltmetro e quindi immergerlo nella soluzione. Ciò, tuttavia, creerà una nuova interfase metallo-soluzione, e lo strumento misurerà la somma delle due differenze di potenziale metallo-soluzione. Questa non è solamente una limitazione tecnica cui si può ovviare con un miglioramento della strumentazione. In qualsiasi "esperimento pensato" per tentare di misurare il valore di Δφ a una singola interfase, necessariamente si creerà almeno un ulteriore interfase. Secondo Helmholtz si può descrive la situazione all’interfaccia con il modello di un condensatore semplice a “doppio strato”, arrangiamento localizzato di ioni positivi della soluzione per compensare le cariche negative sulla superficie M. 1 La capacità elettrica o capacitanza è una grandezza fisica scalare che misura la quantità di carica elettrica accumulata da un condensatore in rapporto alla differenza di potenziale applicata ai suoi capi, secondo la relazione dove C indica la capacità, Q la carica e V la differenza di potenziale. metallo soluzione elettrodo Per l’elettro neutralità l’eccesso di carica su M è esattamente bilanciato da un numero uguale di cariche di segno opposto lato soluzione. La distribuzione di queste ultime è punto interessante. metallo soluzione IHP OHP Strato di Helmholtz Strato diffuso Il doppio strato di Helmholtz è formato da un primo strato di molecole di solvente (qui acqua), strato interno (IHP = Inner Helmholtz Plane), e da un secondo strato (OHP) identificato dai centri degli ioni positivi solvatati. A distanza maggiore si ha lo strato diffuso ove con la distanza aumenta il disordine delle cariche; le forze elettrostatiche sono più deboli e si fa sentire maggiormente la dispersione per moto termico. La variazione di Φ (potenziale interno o di Galvani) con la distanza dalla superficie elettrodica è riportata di seguito: Φ Φ M Φ S X Ci possono essere fenomeni di adsorbimento ad opera di forze VdW; ci possono anche essere specie non cariche, meno polari del solvente, oppure attratte dal materiale dell’elettrodo da forze di VdW e quindi si accumulano all’interfaccia (surfattanti). In tutti questi casi la distribuzione nello stato diffuso cambierà per mantenere l’elettronegatività. Il doppio strato esiste sia in elettrodi POLARIZZATI che in quelli NON POLARIZZATI, ma in quest’ultimo caso esiste anche un trasferimento di carica attraverso l’interfaccia. E’ necessario far chiarezza su cosa viene misurato con mezzi potenziometrici e capire quale dei vari potenziali applicabili all’interfaccia possono essere misurati sperimentalmente. In pratica si veda se e come è possibile misurare la differenza di potenziale tra quello di un materiale elettrodico (M) e quello della soluzione a contatto: ΔΦ = ΦM -‐ ΦS ove ΦM, ΦS sono i potenziali INTERNI (o di Galvani) delle due fasi. Nell’equazione che rappresenta l’equilibrio redox di M, M+z + ne-‐ ⇆ M si ha implicita la possibilità che possa esserci trasferimento di carica. Le cariche trasferite tra le due fasi devono passare per una sezione non omogenea della regione interfacciale. I potenziali esterni (Volta) possono essere misurati. Come dimostrato sopra, i potenziali di superficie NO. Ciò che si può misurare però è il valore di ΔΦ relativo ad un riferimento. Tali valori relativi sono noti come POTENZIALI ELETTRODICI (E). Riassumendo quindi: 1) il potenziale elettrodico, E = ΔΦ = ΦM -‐ ΦS, è espresso in termini di quantità non misurabili. 2) Il potenziale dell’elettrodo di riferimento, Erif = ΔΦrif può essere definito in modo completamente arbitrario, a proprio comodo. 3) La differenza, E-‐Erif = ΔΦ -‐ ΔΦrif, può essere misurata con metodi potenziometrici (Vmis). Quindi: E = ΦM – ΦS = ΔVmis + Erif Se Erif è posto arbitrariamente 0 ed è il riferimento COMUNE per tutte le misure, è possibile costruire una serie di valori di E internazionalmente accettata. Elettrodi di riferimento Sono SEMICELLE da accoppiare con le semicelle Mi/εi o meglio Mi/Mi+z Il requisito più importante che devono avere gli elettrodi di riferimento è la loro riproducibilità, ovvero tutti i parametri ([soluz], T e P) devono essere noti e riproducibili senza possibilità di errore. Common Reference Electrodes Notes: 1. In some cases, two slightly different potentials are listed for the same electrode/filling solution. Some of the values are 'standard potentials' or potentials of cells without liquid junction. Other values ('LJ' in tables, below) are for cells which include a liquid junction potential. 2. Values in italics have been calculated from the suitable (LJ or non-LJ) potentials in these tables. Other values have been taken directly from the reference cited. Calomel: Hg2Cl2(s) + 2e- == 2Hg(liq) + 2ClPotential @ 25° Liq Jct ? vs. NHE vs. SCE 0.3337 0.0925 0.336 0.092 Hg/Hg2Cl2, KCl (1M) NCE (Normal Calomel) 0.2801 0.0389 0.283 0.039 LJ Hg/Hg2Cl2, KCl (3.5M) 0.250 0.006 LJ Hg/Hg2Cl2, KCl (sat'd) SCE (Sat'd Calomel) 0.2412 0 0.244 0 Hg/Hg2Cl2, NaCl (sat'd) 0.2360 -0.0052 Hg/Hg2Cl2, KCl (0.1M) Bard calls this SSCE Silver / silver chloride: LJ LJ AgCl(s) +e- == Ag(s) + ClPotential @ 25° Liq vs. NHE vs. SCE Jct ? Ag/AgCl, KCl (0.1M) 0.2881 0.047 Ag/AgCl, KCl (3M) 0.210 -0.032 Ag/AgCl, KCl (3.5M) 0.205 -0.039 Ag/AgCl, KCl (sat'd) 0.197 -0.045 0.199 -0.045 LJ LJ 0.1988 -0.042 Ag/AgCl, NaCl (3M) 0.209 -0.035 LJ Ag/AgCl, NaCl (sat'd) 0.197 -0.047 LJ Ag/AgCl,Seawater 0.25 0.01 Mercury / mercury oxide: HgO(s) + H2O + 2e- == Hg(liq) + 2OHPotential @ 25° Liq Jct ? vs. NHE vs. SCE Hg/HgO, NaOH (0.1M) 0.165 -0.076 Hg/HgO, NaOH (1M) 0.140 ? -0.101 ? Hg/HgO, KOH (20%) 0.098 ? Mercury / mercurous sulfate: Hg2SO4 + 2e- == 2Hg(liq) + SO4-2 Potential @ 25° vs. NHE vs. SCE Hg/Hg2SO4, H2SO4 (0.5M) Hg/Hg2SO4, H2SO4 (1M) Hg/Hg2SO4, K2SO4(sat'd) Silver / silver sulfate: 0.68 0.44 0.682 0.441 0.674 0.430 0.64 0.40 0.658 0.414 @ 22°C @ 22°C 0.65 0.41 Liq Jct ? LJ LJ Ag2SO4 + 2e- == 2Ag(s) + SO4-2 Potential @ 25° vs. NHE vs. SCE Ag/Ag2SO4, H2SO4 (0.5M) 0.72 0.48 Ag/Ag2SO4, H2SO4 (1M) 0.71 0.47 0.68 0.44 Ag/Ag2SO4, K2SO4(sat'd) Copper-copper sulfate: ? 0.70 0.444 @ 22°C @ 22°C 0.69 0.45 Liq Jct ? LJ LJ Cu+2 + 2e- == Cu(s) Potential @ 25° Liq Jct ? vs. NHE vs. SCE Cu/CuSO4 (sat'd) +0.316 0.074 LJ Non-Aqueous: Ag+ + e- == Ag(s) Potential @ 25° vs. NHE vs. SCE Ag/AgNO3 (0.01M) in MeCN -na- Ag/AgNO3 (0.1M) in MeCN -na- 0.3 vs aq SCE 0.36 vs aq SCE Liq Jct ? LJ LJ MeCN = acetonitrile The Hydrogen Electrode The hydrogen electrode is easy to build. All that is required is to bubble hydrogen through an acid solution of known pH so that it is saturated with hydrogen. An (ideal) noble metal electrode is placed into the solution. Platinized platinum is generally used to insure a large electrochemical surface area and rapid equilibrium conditions. The pressure of the hydrogen must also be known. Fairly detailed construction details are given ( Ref 1, Ref 2 ) in several texts. The potential is given by the Nernst equation: 2 H+ + 2e- --> H2 E = Eo - RT/2F ln P(H2) / a(H+)2 = Eo -(RT/F)*pH -RT/2F ln P(H2) P(H2) is the partial pressure of H2 in atmospheres. a(H+) is the activity of hydrogen ion. Eo for this half-reaction is defined to be 0.0V at all temperatures. The potential of this reference is only 0.0V if the partial pressure (actually, fugacity) of H2 and the activity of H+ are both unity. SHE - Thermodynamically sound! But . . . The Standard Hydrogen Electrode (SHE) is officially the 0.0V thermodynamic reference point for all potential measurements at all temperatures. It is easy to define, but not convenient to implement rigorously. How much acid do you need to make a solution with a=1? Compton & Sanders ( 3 ) suggest [H+] = 1.18M, but that number will be different for sulfuric and hydrochloric acids since the activity coefficients are different. Things are not much better when you think about the partial pressure of hydrogen. The vapor pressure of water is about 25 mm Hg at room temperature. So, even if the barometric pressure is 760 mm Hg, the partial pressure of water saturated hydrogen is only 735 mm Hg! Using 1M H+ and using a total pressure of one atmosphere each only contribute about 5mV error. The errors are in opposite directions, so they tend to cancel. NHE - A Synonym? The SHE is also sometimes called the NHE, for Normal Hydrogen Electrode. "Normal" makes me think of the NCE, "Normal Calomel Electrode," which is filled with 1N KCl. I suspect that many have made that association. Luckily, the potential difference between 1M ( or 1N ) HCl and HCl @ a=1 is small. In the tables on this web site, I have used NHE because that is the way the majority of the references cited have listed the potentials. RHE - A Practical Reference! The Reversible Hydrogen Electrode (RHE) is a fairly practical and reproducible electrode "standard." The term refers to a hydrogen electrode immersed in the electrolyte solution actually used. I would assume that the total pressure (not partial pressure of hydrogen) is one atmosphere. This electrode is the favorite of those who study hydrogen UPD on Pt electrodes in H2SO4. No extraneous ions are introduced, and the hydrogen has to be there anyway! A Reversible Hydrogen Electrode is available commercially from Gaskatel. This clever design fills the inside of the electrode body with hydrogen. They use a carbon supported platinum catalyst as a gas diffusion electrode that is in contact with the fixed pressure hydrogen atmosphere on the inside and the solution on the outside. Contact the manufacturer for more details. Tratto da: http://www.consultrsr.com/resources/ref/refpotls.htm