Unità introduttiva
Transcript
Unità introduttiva
Unità introduttiva IL CONTESTO on line Carta geografica L’evoluzione umana dipende dalla trasmissione culturale, ossia dal fatto che ogni generazione trasmette a quella successiva, attraverso varie forme di insegnamento, la propria “cultura”, cioè l’insieme dei significati, delle regole e dei saperi che possiede. Le modalità di questa trasmissione, mediante la quale le diverse comunità formano gli individui che le costituiscono, dipendono in parte dalle caratteristiche generali degli esseri umani, in parte dalle caratteristiche di ogni singola società. Per questo la trasmissione culturale è avvenuta e avviene tuttora in diverse maniere. A questo riguardo dobbiamo anzitutto distinguere tra popoli privi di scrittura e popolazioni che invece possiedono un simile fondamentale strumento. La scrittura, infatti, consente di trasmettere la cultura “a distanza”, cioè senza la necessità dell’incontro fisico tra chi insegna e chi apprende, e quindi, potenzialmente, senza limiti di tempo e di spazio. Per questa ragione, come vedremo, le società dotate di scrittura possono organizzare insegnamento e apprendimento in maniere assai complesse, impossibili per le altre società. Un’altra distinzione molto importante è quella tra le società che organizzano la trasmissione culturale secondo le indicazioni della tradizione o della religione e quelle che invece sviluppano una riflessione razionale e sistematica sul modo migliore per istruire e educare. Il sapere che analizza e progetta con strumenti razionali il cosiddetto “processo formativo”, cioè il percorso mediante il quale si trasmette la cultura, è la pedagogia. Questa disciplina si è sviluppata inizialmente nell’antica Grecia, come parte della filosofia, alla quale ha continuato a fare riferimento per molto tempo. Solo “recentemente” (circa un secolo e mezzo fa) si è trasformata in una vera e propria scienza, esercitata da specialisti chiamati “pedagogisti”. EDUCAZIONE, PEDAGOGIA E STORIA DELLA PEDAGOGIA I PREREQUISITI Per affrontare questa unità è bene sapere che: • l’essere umano presenta caratteristiche specifiche, che lo distinguono da ogni altro animale; • grazie a questi tratti distintivi gli uomini, in quanto appartenenti a una “società”, sono veri e propri “produttori di cultura”. LE DOMANDE E GLI OBIETTIVI I contenuti di questa unità ci aiuteranno a rispondere alle seguenti domande: • che cos’è il processo formativo? • quale rapporto esiste tra il processo formativo e l’essere umano in quanto produttore di cultura? • in quali ambiti si esercita l’attività formativa? • qual è la differenza tra formazione e pedagogia? (capitolo 1) • di che cosa si occupa la pedagogia? • che cos’è la storia della pedagogia? • in che senso la storia della pedagogia si distingue dalla storia delle attività formative? (capitolo 2) 60 Unità 2 Capitolo 1 LA PRIMA EDUCAZIONE ELLENICA La mappa Le prime forme di educazione in Grecia non differiscono da quelle tradizionali, comuni a tutti i popoli dell’area mediterranea e consistenti in comandamenti morali, prescrizioni e regole tramandate oralmente, insieme con tecniche professionali e pratiche. Tra il 900 e l’800 a.C. il territorio ellenico è frazionato in grandi e piccoli regni, i cui abitanti, grazie alla lingua comune, si riconoscono come appartenenti a una medesima identità. I valori dell’aristocrazia guerriera dominante costituiscono in questo periodo il primo modello della “virtù” (in greco areté), intesa come ciò che rende qualcosa o qualcuno come “dovrebbe essere” e verso la quale si orienta l’educazione. Ma il modello educativo della Grecia assume la propria forma classica quando fioriscono le póleis, le “città-Stato” caratterizzate da un’organizzazione politica di tipo oligarchico o democratico. In questo mutato contesto socio-politico, si trasformano anche i concetti di “virtù” e, conseguentemente, di “educazione”, imperniate sempre di più sulla partecipazione attiva dell’individuo alla vita dello Stato. Il filosofo ateniese Platone, nel IV secolo a.C., distingue due forme fondamentali di pólis: lo Stato guerriero spartano e lo Stato “secondo il diritto” di origine ionica, esemplificato da Atene. A ciascuno di essi corrisponde un preciso modello formativo, collegato con la fisionomia e gli obiettivi politici specifici dello Stato. Così, se a Sparta l’educazione è volta principalmente a formare il cittadino-guerriero, ad Atene prevale l’ideale della paidéia, ovvero di una formazione volta alla crescita completa e armonica dell’individuo grazie anche e soprattutto alla cultura filosofico-letteraria. GRECIA ARCAICA (X-VIII sec. a.C.) educazione all’areté Iliade: Achille perfetto guerriero Odissea: Telemaco e la parola come strumento politico PÓLIS (VII-IV sec. a.C.) educazione del cittadino Sparta: formazione del cittadino-guerriero Atene: formazione civile e perfezione fisica e morale Capitolo 1 La prima educazione ellenica 1. L ’ ARETÉ 61 ARISTOCRATICA DELL ’ ETÀ ARCAICA Nella Grecia dell’età arcaica, il filo conduttore dell’educazione è l’areté, cioè Virtù e onore la “virtù”, intesa in generale come ciò che rende qualcosa o qualcuno come “dovrebbe nella Grecia arcaica essere”. Si tratta di un’idea che ha le proprie radici nelle tradizioni dell’aristocrazia greca, l’unica classe sociale considerata depositaria di virtù e, dunque, degna di educazione. All’epoca, infatti, era credenza diffusa che chi apparteneva a una classe sociale inferiore a quella aristocratica non avesse areté, tanto che, se a un membro della nobiltà fosse capitato di cadere in schiavitù (quindi di recedere a una condizione sociale più bassa), Zeus lo avrebbe privato di metà della sua areté. Profondamente legato all’areté è il concetto di onore: motivo dominante nell’educazione della nobiltà è infatti quello di destare il sentimento dell’obbligo e dell’impegno verso un ideale. Le maggiori testimonianze dei tratti di quella areté aristocratica a cui si ispira l’educazione ellenica delle origini ci derivano dall’Iliade e dall’Odissea. 1.1 L’Iliade e l’Odissea Composti probabilmente tra l’VIII e il VII secolo a.C. sulla base di tradizioni orali anteriori, l’Iliade e l’Odissea costituiscono le prime due grandi narrazioni epiche scritte della civiltà europea, tradizionalmente attribuite al leggendario poeta greco Omero. In esse si raccontano rispettivamente le vicende dell’assedio di Troia (o Ilio) ad opera degli Achei e le peregrinazioni affrontate da uno dei loro on line eroi, Odisseo (Ulisse), per fare ritorno in patria. Al tempo della composizione dei due poemi, la civiltà micenea che vi è descritta era ormai scomparsa, ma sia Omero sia i Greci la sentivano probabilmente ancora vicina ai loro valori, tanto che gli eroi achei continuavano a costituire dei veri e propri modelli comportamentali. Il filosofo ateniese Platone (428-348/347 a.C.) afferma che «Omero ha educato la Grecia»: in effetti, i poemi omerici sono stati utilizzati per secoli come testi fondamentali per la formazione morale della gioventù, in quanto inesauribili fonti di ammonimenti e di esempi educativi. Indipendentemente dal loro utilizzo nelle epoche successive a quelle delle vicende narrate, alcuni passi dell’Iliade e dell’Odissea sono particolarmente preziosi perché ci consentono di rintracciare indicazioni specifiche sulle concezioni formative della Grecia arcaica. L’Iliade, ad esempio, è espressione dell’antico spirito eroico dell’areté a cui abbiamo fatto cenno. L’aristocratico è sempre un guerriero valoroso: il combattimento e la gloria sono le ragioni principali della sua esistenza, come ben testimonia Achille, uno degli eroi più emblematici dell’opera. Il personaggio dell’Iliade che forse meglio, tra tutti, incarna la figura dell’eroe-guerriero bello e valoroso è Achille, figlio della dea Teti e del re mirmidone Peleo. Nell’immagine, che riproduce il decoro interno di una coppa greca risalente al VI secolo a.C., lo vediamo intento a curare le ferite dell’amato Patroclo. Approfondimento Viaggio e avventura come formazione Il valore educativo dei poemi omerici L’Iliade: valorosi guerrieri ed educatori 82 Unità 2 2. SOCRATE , EDUCATORE CHE “ SA DI NON SAPERE ” 2.1 Dalla critica dei sofisti alla pedagogia socratica Socrate condivide l’interesse dei sofisti per l’uomo. Tuttavia ritiene che costoro, pur diIl legame tra sapere e morale chiarandosi maestri di virtù, eludano la domanda su che cosa realmente essa sia, oppure la riducano a una serie di casi particolari, del tutto insufficienti a definirla in modo universale. Secondo Socrate non si conquista l’areté per mezzo della cultura generale e di una specifica “tecnica” politica, ma individuando la sua vera natura. Questo è possibile solo a chi si dedichi a una ricerca autentica e rigorosa: per questo la conoscenza e la politica, lungi dall’essere per tutti, sono riservate a chi ha le qualità “morali” necessarie per affrontarle in modo autentico. Socrate afferma dunque l’esistenza di un legame inscindibile tra formazione intellettuale e formazione morale. Educazione A differenza dei sofisti, che le assegnavano un valore meramente “intellettuale”, Soe filosofia crate identifica dunque la virtù con la conoscenza del vero Bene. E questa conoscenza è raggiungibile solo attraverso la ricerca filosofica, che entra così a far parte determinante della formazione dell’individuo. Ciò non significa, tuttavia che gli uomini che si dedicano alla filosofia siano “sapienti”: Socrate, anzi, si ritiene tale solo in quanto “sa di non sapere”. Il dovere dell’uomo è cercare, cercare incessantemente, senza adagiarsi sulle conoscenze già raggiunte come se fossero definitive: «una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta». 2.2 La ricerca della verità attraverso il dialogo Portavoce presso i suoi concittadini della necessità della ricerca del Bene, Socrate afLa ricerca del “che cos’è” ferma, secondo quanto riporta Platone nell’Apologia di Socrate, che in questo consiste la Approfondimento Socrate maestro di verità Il dialogo socratico: ironia e maieutica sua “missione”. Le cause occasionali di dialogo, trovate magari nell’agorá (la piazza degli affari e della politica), diventano per Socrate altrettanti motivi per condurre i propri interlocutori a cercare di definire determinati concetti in maniera razionale e rigorosa. Egli li incoraggia così a rispondere a domande come: “Che cos’è il bene?”, “Che cos’è la giustizia?”, “Che cos’è la bellezza?”, “Che cos’è l’uomo?”, on line “Che cos’è l’amore?”, “Che cos’è l’anima?” e così via. Con le sue domande incalzanti, Socrate non fa che utilizzare il metodo educativo del dialogo, a sua volta caratterizzato da due momenti: • l’ironia, con la quale Socrate distrugge le false convinzioni dell’interlocutore; • la tecnica maieutica (in greco téchne maieutiché, letteralmente “arte ostetrica”) che lo incoraggia e lo aiuta a cercare la verità dentro di sé e a “portarla alla luce”. Socrate Vita e opere Nato nel 469 a.C. da uno scultore e da una levatrice, Socrate trascorre la gioventù in quel grande crocevia culturale che è l’Atene di Pericle. Si volge inizialmente alla filosofia della natura, ma successivamente compie ricerche sugli stessi temi dei sofisti, con i quali verrà spesso confuso dai suoi contemporanei. Con i sofisti apre una grande polemica, negando il valore della loro sapienza e della loro paidéia, e iniziando a partire dal 430 a.C. la sua “missione educativa”. Essa consiste nello spingere i suoi concittadini alla ricerca della virtù e della sapienza, basi imprescindibili per la vita della pólis. Il governo democratico successivo al regime oligarchico dei Trenta Tiranni vede tuttavia in Socrate un nemico, compromesso con il precedente potere aristocratico: nel 399 lo denuncia per empietà e corruzione dei giovani. Il processo è politico, e l’autodifesa di Socrate, narrata dall’allievo Platone nell’Apologia, è più un intervento pedagogico che non un reale tentativo di discolpa. Il filosofo rifiuta ogni compromesso e accetta la condanna a morte: questa viene eseguita con una bevanda a base di cicuta, che Socrate assume mentre si intrattiene con i suoi discepoli, discorrendo sul tema del destino dell’anima. Capitolo 2 La paidéia filosofica tra i sofisti, Socrate e Platone 83 Nel brano che segue, vediamo appunto che il metodo dell’insegnamento socratico non consiste nei lunghi discorsi dei sofisti, ai quali l’allievo assiste passivamente, ricevendo nozioni “dal di fuori”, ma in discorsi brevi, composti di tante domande mirate a far scoprire al discepolo la verità che abita dentro di lui. Testo 22 PLATONE : SOCRATE E L ’“ ARTE DELL ’ OSTETRICO ” Il problema centrale affrontato nel Teeteto, dialogo della tarda maturità di Platone, è quello della scienza e della sua definizione. Ma l’opera contiene anche un passo molto importante, in cui vengono delineati i tratti dell’arte maieutica di Socrate. La mia arte di ostetrico possiede tutte le altre caratteristiche che competono alle levatrici, ma ne differisce per il fatto che fa da levatrice agli uomini e non alle donne e che si applica alle loro anime partorienti e non ai corpi. E questo c’è di assolutamente grande nella mia arte: l’essere capace di mettere alla prova in ogni modo se il pensiero del giovane partorisce un fantasma ed una falsità oppure un che di vitale e di vero. Poiché questo, almeno, è comune a me ed alle levatrici: non posso generare sapienza; quello che già molti mi hanno rinfacciato, che io, sì interrogo gli altri, ma poi io stesso non manifesto nulla su nessun argomento, adducendo come causa il mio non essere sapiente in nulla, è un rimprovero che risponde a verità. […] Ma di quelli che mi frequentano, alcuni appaiono dapprima ignoranti, ed anche molto, ma poi tutti, continuando a frequentarmi, almeno quelli ai quali il Dio lo conceda, fanno progressi così straordinari, che se ne rendono conto essi stessi, ed anche gli altri. E questo è chiaro: da me non hanno mai imparato nulla, ma sono loro che, da se stessi, scoprono e generano molte belle cose. (Teeteto, in Tutti gli scritti, cit., pp. 201-202) 2 4 6 8 10 12 14 PER LA COMPRENSIONE 1-9 Socrate si paragona qui a una levatrice, la quale non partorisce ella stessa, ma aiuta le partorienti a dare alla luce i loro figli; allo stesso modo il filosofo non genera sapienza, ma aiuta i suoi interlocutori a partorire idee. Così l’“ignoranza” di Socrate, che molti gli rinfacciano e che egli riconosce di buon grado, diviene stimolo educativo perché l’altro generi un proprio autonomo pensiero. 10-14 Proprio e solo grazie alla sua “ignoranza” Socrate può aiutare l’interlocutore a trovare da sé «molte belle cose»: la conoscenza è qualcosa che l’individuo si limita a portare in superficie. Alla luce di quanto si è detto in merito all’arte maieutica di Socrate e alla sua pro- Socrate non vuole fessione di “ignoranza”, si comprende perché egli non usi per la propria opera il ter- essere “maestro” mine paidéia, e sostenga anzi di non voler educare nessuno. Diversamente dai sofisti, di nessuno egli non ha “allievi” da sottoporre a “esercitazioni” specifiche, né si ritiene un “maestro”; non pretende compensi in denaro e si affida solo al dialogo vivo: per questo non scrive libri e non fonda scuole. Tutti i cittadini sono per lui “discepoli” potenziali e le sue “lezioni” si tengono nella piazza, oppure nelle abitazioni private, in cui viene invitato in virtù della sua fama. La ricchezza della riflessione socratica sarebbe dunque per noi in gran parte perduta, se il suo geniale allievo Platone non avesse tramandato, seppure in parte modificandolo, il pensiero del maestro nei suoi Dialoghi, opere scritte che espongono argomenti filosofici attraverso il dibattito tra più interlocutori. 20 Unità introduttiva Sguardi… Osserviamo un’opera d’arte. Per scoprirvi le tracce delle pratiche formative passate L’arte ha documentato in vari modi la storia delle pratiche formative e della scuola, trasmettendo ai posteri anche le caratteristiche della società in cui venivano realizzate. Nell’immagine riportata sotto, ad esempio, il pittore italiano Benozzo Gozzoli (1420-1497 ca.) ritrae una scena della vita di Agostino di Tagaste (354-430), vescovo di Ippona, dottore della Chiesa e filosofo che in un’opera di carattere autobiografico intitolata Confessioni (composta alla fine del IV secolo) ci ha lasciato importanti riflessioni sull’educazione. Benozzo Gozzoli, Presentazione di Agostino al maestro, 1463-1465 Osserva attentamente i particolari di questa immagine, cercando di trarne tutte le informazioni possibili: • sulla concezione dell’infanzia diffusa all’epoca del pittore (ad esempio osservando l’abbigliamento e gli atteggiamenti delle varie figure); • sulle modalità dell’educazione dell’epoca (ad esempio osservando le azioni degli adulti nei confronti dei bambini). Successivamente raccogli informazioni su che cosa sia la storia sociale dell’educazione e su quali siano l’oggetto e il metodo della sociologia dell’educazione. (Organizza le informazioni raccolte e le tue riflessioni in merito in uno scritto che non superi le 3 colonne di foglio protocollo, e individua un titolo per la tua trattazione.) Laboratorio Le parole chiave Cultura. Insieme di conoscenze, valori, norme, modelli comportamentali, simboli e strumenti che caratterizza e identifica ogni società umana. sca a un percorso “formativo” o “auto-formativo”, secondo alcuni pedagogisti si tratta di un concetto più ampio, articolabile al suo interno in quelli di istruzione (v.) e educazione (v.). Educazione. In senso ampio, insieme di attività volte a promuovere l’acquisizione e lo sviluppo, nei nuovi membri di una comunità, di conoscenze, atteggiamenti e condotte che contribuiscano alla loro realizzazione a livello individuale e sociale; in senso più stretto (secondo alcuni esponenti della riflessione pedagogica), le pratiche, complementari all’istruzione (v.), indirizzate a sollecitare la formazione (v.) globale della personalità. Istruzione. Secondo l’interpretazione corrente, momento dell’educazione (v.) – o momento a questa complementare – prevalentemente volto alla trasmissione di specifici comportamenti, nozioni, tecniche e strumenti di apprendimento. Formazione. Termine usato spesso come sinonimo di educazione (v.), per indicare le attività volte a far raggiungere a un individuo il pieno sviluppo della sua “umanità”, secondo i valori della cultura a cui appartiene. Può però anche significare il percorso di crescita compiuto dal soggetto nell’assimilare e rielaborare nozioni, valori e modelli comportamentali. Indipendentemente dal fatto che si riferi- Pedagogia. Riflessione razionale e sistematica (teorizzazione) sulle pratiche formative. Processo formativo. Realizzazione concreta di attività e situazioni per mezzo delle quali gli individui di una determinata società vengono educati. Storia dell’educazione. Storia delle situazioni e delle pratiche formative. Storia della pedagogia. Parte della riflessione pedagogica rivolta in modo specifico all’evoluzione delle idee educative e al loro intreccio con le concrete pratiche formative in specifici contesti storici e sociali. Educazione, pedagogia e storia della pedagogia 220 Itinerario tematico 2 N IL TEMA Una tematica importante della pedagogia attuale è quella riguardante la formazione dell’identità di genere, ovvero le modalità con cui i processi formativi contribuiscono a far sì che ciascuno si riconosca come appartenente a un certo genere sessuale. Da ciò scaturisce l’indagine del rapporto tra formazione all’identità di genere e apprendimento dei ruoli corrispondenti: in altre parole, si ragiona sui modi in cui gli individui vengono educati a identificarsi come “maschi” o “femmine” e a comportarsi di conseguenza all’interno del proprio contesto sociale. Lo studio dell’educazione di genere nell’età antica offre a questo proposito interessanti testimonianze, che partono tuttavia proprio dalla constatazione dello scarso peso della donna nelle pratiche formative e nella vita sociale di molte importanti civiltà dell’area mediterranea. Nel corso del XX secolo, parallelamente all’emancipazione della figura femminile e al riconoscimento dei suoi diritti, si è sviluppata l’educazione di genere, che si propone la valorizzazione del diritto di ciascuno alla parità sociale e al rispetto di gusti, inclinazioni e bisogni, con particolare riguardo alle donne, che nella nostra società hanno a lungo vissuto una condizione di disuguaglianza e discriminazione sociale. LO SCENARIO Tra età antica e Medioevo, la cultura occidentale ha elaborato alcune immagini della donna ricche di risvolti anche per lo sviluppo delle pratiche formative e della riflessione pedagogica. Si tratta per così dire di “punti di vista” attraverso i quali prima i Greci, poi i Romani e la cultura europea del Medioevo hanno inteso l’identità e i ruoli sociali femminili, se non altro in riferimento agli ideali della classe dominante. Dobbiamo infatti ricordare che i documenti che ci sono pervenuti a questo riguardo contengono la visione del mondo elaborata da gruppi dotati di cultura, potere e prestigio: per gli appartenenti ai livelli sociali inferiori, invece, è possibile trarre solo indizi indiretti. Quali sono dunque le immagini culturali principali che orientavano le attività formative tra età antica e Medioevo? • Una, certo, è quella della moglie: essa prevede che la donna si muova essenzialmente nello spazio domestico, dove da bambina riceve da altre donne l’educazione essenziale ai suoi compiti futuri. In seguito sarà il marito, più anziano o esperto, a completare la sua educazione nella nuova casa che le è destinata e in cui, a sua volta, si occuperà della formazione della servitù e di alcuni aspetti della crescita dei figli. • Direttamente collegata, ma non del tutto sovrapponibile a questa immagine, è quella della madre. Vedremo come, a seconda dei periodi e delle culture, la donna venga in modo più o meno forte richiamata a collegare i suoi doveri di “custode della casa” a quelli di “prima educatrice dei figli”. Questo passaggio è dovuto sia all’importanza che nell’educazione dei bambini è attribuita alla famiglia, sia alla convinzione che la maternità crei un legame e quindi una responsabilità “speciali”. • Al polo opposto troviamo l’immagine della perfetta “donna di mondo”, che vede la figura femminile immersa nello spazio pubblico della vita culturale e sociale, 221 L’educazione della donna dall’età antica all’alto Medioevo • colta, raffinata, dotata di buon eloquio al punto di destare ammirazione negli uomini, spesso libera di disporre di sé anche al di là di quelle convenzioni sociali che limitano invece la moglie e la madre. Questa terza figura non corrisponde se non fugacemente a un ideale pedagogico: si tratta infatti di un esempio in qualche modo eccezionale. Naturalmente vi furono anche altre figure di donna: la custode dello Stato di Platone, la perfetta cristiana di Gerolamo e così via. Ma le tre immagini sopra delineate ci sembrano, in qualche modo, esaurire le idee dominanti relative alla formazione femminile nel periodo di cui ci occupiamo. L A M A P PA La donna di cultura PLATONE (IV sec. a.C.) Diotima: la donna che ammaestra gli uomini GIOVENALE (I-II sec. d.C.) contro le donne che ostentano cultura La moglie e la madre SENOFONTE (IV sec. a.C.) la formazione della moglie ideale PAOLO DI TARSO (I sec. d.C.) la sottomissione femminile GILBERTO DA TOURNAI (XIII sec.) i doveri della buona madre Altri compiti sociali della donna PLATONE (IV sec. a.C.) la donna custode dello Stato e dell’educazione infantile GEROLAMO (IV-V sec. d.C.) la formazione della guerriera di Cristo