Scheda da Film discussi insieme 2007
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Scheda da Film discussi insieme 2007
12 Intramontabile effervescenza regia e sceneggiatura: Marcos Carnevale (Spagna/Argentina 2005) fotografia: Juan Carlos Gomez montaggio: Nacho Ruiz Capillas musica: Lito Vitale scenografia: Satur Idarreta costumi: Nereida Bonmati interpreti: Roberto Carnaghi (Gabriel), Manuel Alexandre (Fred), China Zorrilla (Elsa), Blanca Portillo (Cuca) produzione: Tesela Producciones Cinematograficas, Shazam S.A. distribuzione: Lady Film durata: 1h 46’ MARCOS CARNEVALE Spagna 2000 Almejas y mejillones 1997 Noche de ronda LA STORIA Elsa Ovieda e Alfredo Ponzo Cabeza de Vaca si ritrovano a vivere ognuno a casa propria in due appartamenti che hanno in comune lo stesso pianerottolo: tutti e due vedovi, tutti e due anziani e tutti e due sotto il controllo dei rispettivi figli. È stata Cuca, sposata con un uomo che sogna di aprire un Internet-cafè, a decidere che suo padre, dopo la morte della moglie, vendesse l’appartamento di famiglia per 128 INTRAMONTABILE EFFERVESCENZA trasferirsi in una casa più piccola con Bonaparte, il suo cane. A tenere a bada Elsa, che in realtà è abbastanza insofferente ad ogni tipo di sorveglianza speciale, è invece il figlio, attento al ruolo di supervisore, più per la disinvoltura con cui la madre fa riferimento alla sua carta di credito, che alla sua salute. Elsa, di cui scopriremo solo alla fine la vera età, ha sempre saputo intrecciare l’esuberanza di un carattere intraprendente, anzi spregiudicato, con una certa capacità di seduzione che anche adesso non intende mettere da parte. Tra i due si potrebbe dire che al di là del pianerottolo non c’è alcun motivo d’incontro. Ma le cose vanno diversamente. Anzi a ritenere che le cose possano prendere un nuovo corso è Elsa che porta avanti in segreto un sogno non ancora realizzato e proprio per questo “da realizzare”. Il pretesto per entrare nella vita del suo nuovo vicino Elsa riesce a trasformarlo immediatamente a suo vantaggio. Così l’assegno da consegnargli quale riparazione di un danno da lei provocato alla automobile del genero diventa l’occasione per piangere sulle sue disgrazie, commuovere l’amabile vedovo e costringerlo a concludere che quei soldi sarebbero stati “più utili ai poveri nipoti”. Le bugie sembrano non creare nessun imbarazzo a Elsa che, ripresasi l’assegno, è pronta a girarlo all’altro figlio, artistoide e spiantato, ma in cerca di un lancio capace di dargli fama e soldi. Superato brillantemente il primo ostacolo, Elsa passa ad un vero piano di accerchiamento. Nessuna possibilità per Alfredo di tener lontana quella che a lui sembra soltanto invadenza. Elsa lo costringe a varcare la soglia di casa sua e a scorgere ben in vista, perfettamente incorniciato, un ritratto di Anita Eckberg nella celebre posa della Fontana di Trevi dalla Dolce Vita di Fellini. “Non lo crederesti, ma un tempo le assomigliavo moltissimo”, dice ad Alfredo mentre lo coglie davanti a quella fotografia. Ed è lo spunto per parlargli di un desiderio, mai esaudito dal suo povero marito scomparso da più di ventitré anni. A quel punto anche Alfredo cede alle confidenze e al ricordo della moglie, morta solo sette mesi prima, e la descrive come donna quasi perfetta. Ma Elsa non si lascia confondere. Soltanto al suo medico, che la tiene sotto controllo per problemi più seri, confida la sua “amicizia rara” e la voglia di innamorarsi ancora. Poi, tornata a casa, coinvolge Alfredo in una serie di inviti a dir poco “spregiudicati”. Lo invita al ristorante più bello e naturalmente costoso di Madrid alzandosi da tavola e avviandosi all’uscita senza aver pagato il conto. Con il risultato di dover accompagnare il poveretto al pronto soccorso e convincerlo che lo choc dell’incidente gli aveva causato solo un po’ di tachicardia. Insomma, Elsa riesce a dimostrare ad Alfredo che la vita trascorsa fino allora è stato quanto di più noioso e inutile avesse potuto fare e che la sua ipocondria più che paura di morire è sempre stata paura di vivere. Lui finisce col cedere al fascino di quella donna e soprattutto alla sua esuberanza. E lei non perde tempo: lo introduce in famiglia e lo presenta ai figli come il suo fidanzato. Cosa che costringe anche lui a spiegare alla figlia, preoccupata per il suo strano comportamento, il diritto a una vita intima più riservata. Alfredo però non può certo immaginare l’incredibile sorpresa che lo attende: aprire la porta all’uomo che lei gli aveva sempre detto scomparso da molti anni. Ma la visita dell’ex marito, il cui l’intento è di metterlo di fronte alla montagna di bugie di Elsa, si conclude con un ricordo meraviglioso e un rimpianto: “È stata la bionda più affascinante di Buenos Aires, quando appariva la terra tremava. Sa che le dico, non la perda”. Con il passare dei giorni Elsa non riesce più a nascondere del tutto la sua malattia e Alfredo chiede allora al suo medico di avere spiegazioni sul significato della dialisi a una non certo giovane età. Così davanti a una previsione triste non vuole più aspettare. Compra due biglietti d’aereo per Roma e partono. Elsa è felice: e come aveva sognato, al centro della fontana di Trevi dichiara il suo amore all’uomo che le ha consentito di realizzate il desiderio di una vita. Non molto dopo, a Madrid, davanti alla sua lapide, Alfredo scoprirà che aveva mentito anche sull’età: era più vecchia di lui. Prima e ultima bugia. (LUISA ALBERINI) LA CRITICA Una commedia romantica. Gentile, anche commovente. Realizzata da un regista argentino poco conosciuto qui da noi, Marcos Carnevale, che ha avuto il coraggio di raccontarci una storia d’amore fra due ottantenni accettando alla fine la morte per malattia di lei senza piegarsi al patetismo di «Love Story», anzi, con un guizzo ironico. Fred e Elsa. Il primo è vedovo da pochi mesi, depresso, funereo, persino ipocondriaco. La seconda è solare, festosa intraprendente, fierissima di essere stata paragonata in gioventù a Anita Ekberg nel La Dolce vita e con l’aspirazione, mai soddisfatta attraverso gli anni, di poter un giorno fare il bagno anche lei a Roma, nella Fontana di Trevi, con un suo innamorato al fianco. Fred, cambiata casa dopo il suo lutto, è diventato suo vicino e lei comincia quasi subito a corteggiarlo, dicendo di essere vedova da anni ma di voler continuare a vivere in allegria. Lui, sulle prime, quasi la respinge, rinchiudendosi sempre di più nel suo guscio, poi a poco a poco cede e la ricambia, decidendo addirittura, a un certo momento, di scortarla a Roma dove, nella parte di Marcello Mastroianni, la accompagnerà fino alla Fontana di Trevi per rinnovare insieme con lei la scena famosa del bagno. Sarà l’ultimo guizzo di Elsa, prima della sua fine annunciata ma, appunto, Marcos Carnevale la risolve quasi sorvolandola, con un tocco fine e leggero, perché si possa sorridere. E si sorride anche durante tutto il rapido dipanarsi della vicenda, con l’equilibrio giusto fra i sentimenti e la loro scoperta stravaganza che convince sempre. Per l’abilità mai insistita con cui quel sorgere e poi quello svilupparsi dell’amore fra due anziani è seguito, per una galleria attorno di personaggi minori proposti, spesso in contrasto, quasi sopra le righe, con colori vivaci e ritmi, almeno all’inizio, concitati e rapidi, ammiccando, ma senza mai eccedere, proprio alla commedia. Qualche forzatura qua e là si sente, una certa episodica rasenta, se non proprio il bozzettismo, il facile (una buffa cena dei due in un ristorante troppo di lusso conclusa con una fuga senza pagare il conto), ma, nel suo INTRAMONTABILE EFFERVESCENZA 129 insieme, la storia ha un suo garbo, dà spazio ai sentimenti vietandosi i sentimentalismi, vi alterna l’umorismo senza scadere nella caricatura. Gli interpreti vi corrispondono. Elsa è l’argentina China Zorrilla, tutta dinamismo euforico, Fred è lo spagnolo Manuel Alexandre, forse un po’ troppo cupo all’inizio, ma pronto poi a rianimarsi. Grazie all’amore. (GIAN LUIGI RONDI, Il Tempo, 31 gennaio 2007) Curioso è curioso. Perché è una romantica e imbarazzante love story tra due ottantenni a Madrid e perché lei, Elsa (la mattatrice China Zorrilla) sogna prima di morire un bagno nella fontana di Trevi tipo l’Anitona della Dolce vita. Così irretisce l’ingenuo, vedovo coinquilino con cane che passa da un destino alla Umberto D. ad essere la controfigura del caro Marcello felliniano. La morale della «vecchia dama indegna» è: meglio festeggiarsi da vivi. Il regista Marcos Carnevale dà tutta la colpa a Fellini, citato anche nel titolo originale Elsa & Fred e alla cotta presa per quel suo capolavoro: è l’elemento che fa più simpatia in un film che deride e insulta la piccola borghesia spagnola ma esalta la finzione dei sentimenti, il Viagra, la terza età da cartolina. Si rimpiange il commento di Fellini. (MAURIZIO PORRO, Il Corriere della Sera, 12 gennaio 2007 ) Dopo il film sui matrimoni gay – Reinas – da Madrid arriva una pellicola che fa riflettere sull’amore incondizionato e sui sentimenti che non si lasciano influenzare da fattori esterni (qui rappresentati dai rispettivi figli e dai limiti fisici dell’anziana coppia). La tenera relazione che nasce tra Elsa e Fred va al di là dell’età – l’annulla – ed è vissuta con tutta la freschezza e l’incanto di due adolescenti al loro primo innamoramento. Qualcosa di simile si era già visto in Voglia di tenerezza (anche se Aurora e Garrett erano dei giovincelli al confronto di Elsa e Fred), in Cocoon e Sul lago dorato, che però era più incentrato sul rapporto padre/figlia/nipote che non sul matrimonio tra Ethel e Norman. Anche Marcos Carnevale si sofferma su tematiche molto più grandi, come la difficoltà di dialogo tra genitori e figli, la malattia, la solitudine, la paura e la morte, ma soprattutto, con il pretesto del film, realizza il suo sogno: far rivivere sul grande schermo la celebre scena in cui Anita, sotto gli occhi ammirati di Marcello, si tuffa nella 130 INTRAMONTABILE EFFERVESCENZA fontana romana. Così, oltre a essere una commedia squisita per tutte le età, Intramontabile effervescenza è anche l’omaggio del regista argentino al maestro Fellini. (TIRZA BONIFAZI TOGNAZZI, www.mymovies.it) Ci vogliono coraggio e passione per parlare, sugli schermi, di vecchiaia e di morte. Non la morte spettacolare ed enfatica rappresentata da Scorsese, non la vecchiaia anestetizzata di cui le fiction fanno caricatura, ma il reale e struggente sentore dell’approssimarsi della fine del tempo. Coraggio ed amore, quando la figura dell’anziano viene progressivamente estromessa dal sistema di rappresentazione della società, rispondendo ad imperativi che impongono l’edulcorazione, la sedazione, il rientro dei discorsi intorno alla terza età nell’alveo del tradizionalismo e della consuetudine. Estranea com’è alla coppia di trasmissione produzione/consumo, su questa fase della vita con cui ognuno prima o poi si misura c’è molta omertà, massimamente nelle forme espressive visive. Parlare della morte nel suo essere evento naturale, o semplicemente permettere alla morte di affacciarsi sulla scena, è il tabù di una comunità che si affanna disperatamente, con ogni mezzo, a posticipare i segni – specie quelli visibili – del declino psicofisico. Ecco allora che il tentativo del quarantaquattrenne regista argentino, al terzo lungometraggio, si fa forte del suo essere al contempo dimostrazione di eroismo e di tenerezza. Il titolo pomposo e anche un po’ cacofonico dell’edizione italiana non si addice, come quello originale Elsa y Fred, all’elementarità della vicenda: sul finire degli anni, da poco vedovo, avvitato nel malinconico ricordo della moglie, l’anziano Alfredo si trasferisce in un palazzo madrileno. Conosce così una coetanea che, all’opposto, esprime il desiderio di sfruttare intensamente ogni giorno le si prospetti ancora da vivere, non rinunciando al sogno giovanile che la vedeva emulare Anita Ekberg, quando Fellini la scolpì ninfa ulteriore della Fontana di Trevi. Tra i due nasce un legame che li sostiene e, in qualche modo, li trasforma. Carnevale e gli altri sceneggiatori hanno sfruttato le doti comiche dell’attrice che interpreta Elsa, l’uruguayana Concepción “China” Zorrilla, imbastendo una messinscena semplice e convenzionale calibrata sui toni della commedia. Ma sono in particolare alcune inquadrature dei volti dei protagonisti, e i tentativi di registrare i tracciati dei loro sguardi reciproci, a sottolineare il senso dello sforzo di Carnevale e a mettere in secondo piano le insidie della mellifluità, in agguato in Intramontabile effervescenza come in ogni storia d’amore che si rispetti. (UMBERTO MARTINO, Sentieri Selvaggi, 25 gennaio 2007) Mirella Isaya - Splendido film pieno di humor e poesia. Un inno alla vita e all’amore. Sima Terzi - Questo film, a mio parere, è particolarmente pregevole: fonde infatti, in modo equilibrato e armonioso, delicati spunti poetici, forte senso dell’umorismo e qualità narrativa. Ha inoltre il merito e l’originalità di affrontare il tema dell’amore fra anziani in modo avvincente e anticonformista. Straordinari gli interpreti. I COMMENTI DEL PUBBLICO DA PREMIO Arturo Cucchi - Questa romantica storia d’amore tra l’ottantenne Elsa (una brava China Zorrilla, classe 1922) e l’attempato Alfredo (l’attore Manuel Alexandre, classe 1921) che vogliono fuggire da un destino di solitudine e da tanti rimpianti, nasce dall’amore viscerale del regista per Federico Fellini con il quale ha avuto occasione, così si dice, di scriversi più volte. Il regista Marco Carnevale è bravo a entrare nei caratteri dei due protagonisti, a descrivere le loro titubanze, e a dire con sincerità, come recita il titolo, quella “Intramontabile efferevescenza” che scatta quando si parla o si vuol descrivere le giornate di due innamorati anche anziani. Lo stile “commedia” che il regista Carnevale sceglie è di dolcezza, di comprensione vicendevole, di galanterie, ma soprattutto di spontaneità, a volte anche buffe (la fuga dal ristorante senza pagare) e che passano in ciascuno di noi con grande condiscendenza e con tanta ilarità. Anche il tema della malattia di Elsa e della sua morte è segnato da pacatezza, signorilità e discrezione. Così pure i rapporti con i figli e i parenti. Ma alla fine tutto si fa reale e quando Alfredo si reca col nipotino al camposanto a trovare Elsa, il suo amore diventa eterno. E noi riscopriamo il piacere di andare al cinema! Annabella Raggi - Poetico, ironico, drammatico, romantico. Bellissimo. Lydia Pochettino - È la descrizione di un bellissimo amore tra due ottantenni. Tutto in questo film è lieve e leggero e non c’è volgarità. Elsa è sempre sorridente ed ironica e riesce prima di morire a fare anche lei il bagno nella Fontana di Trevi come Anita Ekberg e Marcello Mastroianni, ultimo sogno della sua vita. Il regista finisce questo bellissimo film con tocchi leggeri e fa rivivere per un momento il grande Fellini. Anna Maria Paracchini - Bellissimo film sui sentimenti, la solitudine, infine sull’amore vero e sincero di una coppia ormai anziana. Un film nuovo, onesto, un ritratto toccante, appassionato e romantico, svolto con intelligente ironia. Bravi e perfetti nei loro ruoli i due protagonisti che il regista ha condotto con abiltà. Delia Zangelmi - Da premio sia per l’interpretazione sia per il contenuto. Tante bugie per farsi piacere la vita ed una grande verità, il grande amore per la vita che l’ha portata viva e felice alla fine! OTTIMO Marcello Ottaggio - Il problema, come citato nel film, non è la paura di morire, bensì la paura di vivere. Lei, con la sua effervescenza, gli fa scoprire la voglia di vivere pienamente... una voglia che nella maggior parte delle volte, è data solo alle persone che sanno di avere amcora poco tempo da vivere. Un film da premio. Roberta Boniello - Inno alla vita nella terza età. Dolcezza, ironia. Rosa Luigia Malaspina - Tenera questa storia di sentimenti che non sottostanno ai condizionamenti e alle limitazioni INTRAMONTABILE EFFERVESCENZA 131 delle convenzioni sociali. I sogni possono avverarsi se ci si crede e lo si vuole fermamente, come Elsa con il suo bagno nella Fontana di Trevi, a imitazione di Anita Ekberg, “momento più bello per morire”. Ben fatto e recitato con verve da China Zorrilla, tratta con leggerezza i problemi della vita di tutti e, dopo tante menzogne, arriva il momento della verità della morte. Antonella Spinelli - È veramente difficile affrontare con occhi teneri e affetuosi l’età anziana e le sue paure. Solo nella prima parte del film parcepiamo il senso amaro della perdita, della solitudine e dell’orgoglio ferito da Fred catapultato in una situazione completamente diversa dalla lunga monotonia di vita. Fantastica e vitale è invece la seconda parte in cui la frizzante signora con un’interpretazione impeccabile fa vivere una donna (o semplicemente una persona) amante della vita e un po’ di follia. Lo dimostra anche il suo sfrenato amore per l’atmosfera del film di Fellini che diviene la trasposizione onirica di desideri e paure. Un omaggio originale al film d’autore. BUONO Ennio Sangalli - Film garbato che fa sorridere. Niente di più di un gradevole divetissement. 132 INTRAMONTABILE EFFERVESCENZA M. Carla Ferrante - Un film diverso, piacevole, ben recitato e soprattutto un incoraggiamento per gli spettatori della terza età. Teresa Deiana - Gradevole film che, con tratto leggero, fa riflettere su temi come la solitudine e la (supposta) pace dei sensi caratteristiche della terza età. Sulla gioia di vivere della protagonista, i suoi tentativi di seduttrice e il conseguente formarsi della nuova coppia, aleggia tuttavia una sottile nube di malinconia che dà un tono agrodolce alla vicenda. Umberto Poletti - Un film gradevole, scandito sul luogo comune che il cuore non invecchia mai. DISCRETO Paola Niola - Nonostante il ritmo spigliato e l’indubbia bravura degli interpreti, non sono riuscita a superare un certo senso di forzatura e, in certi momenti, di artificiosità della situazioni. MEDIOCRE Claudia Bravuzzo Cardinali - Due bravi attori che interpretano una coppia di anziani ritratti come due macchiette. A me non hanno fatto nè commuovere nè sorridere.