I cancri corticali delle pomacee

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I cancri corticali delle pomacee
Cancro
Cancr
o delle Pomacee
Pomacee con cuscinetti
(sporodochi)
miceliali biancastri (sporodochi)
Cylindrocarpon mali.
di Cylindrocarpon
I cancri corticali delle pomacee
Luis LINDNER, Centro di Sperimentazione Agraria di Laimburg
AGENTI
negli Stati Uniti, sono causa di danni (soprattutto da Gloeosporium spp.)
a volte notevoli come agenti di malattie corticali. Nella presente nota,
questa particolare classe di funghi
non sarà presa in esame.
Nel presente articolo saranno invece
trattati i principali agenti di cancro
corticale di tipo fungino riscontrabili nella nostra realtà frutticola, eccetto l'agente che causa il marciume
del colletto (Phytophthora cactorum). Gli agenti di cancro corticale
verranno qui indicati con il nome
scientifico nel loro stadio riproduttivo perfetto o ascogeno (=stadio sessuato o teleomorfo) e con il nome
nella loro forma riproduttiva imperfetta o conidica (=stadio asessuato o
anamorfo). Entrambe le forme riproduttive possono presentarsi sulla
stessa pianta ospite, ma è soprattutto la forma conidica che viene riscontrata e identificata mediante
l'accertamento diagnostico. È questa
anche la forma riproduttiva responsabile della diffusione della malattia,
dal momento che produce enormi
quantità di conidi che sono liberati
nell'arco di tutta la stagione vegetativa. Con la diagnosi di laboratorio è
questo lo stadio in cui l'agente responsabile della malattia viene riscontrato ed è pertanto con il nome
dello stadio asessuato che l'agente
patogeno verrà nominato nel referto diagnostico.
IL
CANCRO
DELLE POMACEE
L'agente fungino responsabile del
cancro delle pomacee è l'ascomicete
Nectria galligena Bres. nella forma
sessuata, mentre nella forma imperfetta o conidica è il deuteromicete
Cylindrocarpon mali Wollenw. Nelle
aree frutticole del Nord Europa, molto ricche di precipitazioni, questo
fungo è spesso causa di ingenti danni mentre in Alto Adige esso compare per lo più in frutteti al primo
anno d'impianto. L'agente infettivo,
infatti, viene spesso introdotto nel
frutteto assieme agli astoni, soprattutto quando questi sono stati pro221
L
DI MALATTIE
CORTICALI
Gli agenti delle malattie corticali che
comunemente compaiono in melicoltura sono microrganismi fungini
che vanno in prima linea a danneggiare il parenchima corticale della
pianta. A questo particolare gruppo
di miceti vengono accomunati anche
altri tipi di funghi i quali, pur potendo causare un danno corticale, nelle
nostre zone frutticole sono causa
prevalentemente di danni in forma di
marciume ai frutti. Si tratta, in particolare, di funghi del genere Gloeosporium (Gloeosporium album, G.
fructigenum e G. perennans), del genere Monilia (Monilia fructigena e
M. laxa f. mali) e dell'agente della
muffa grigia (Botrytis cinerea). Tutti
questi miceti trascorrono una parte
della loro vita sui tessuti corticali,
senza però causarvi, se non in casi
del tutto eccezionali, dei danni alla
pianta ospite. Solo nelle regioni frutticole molto più fredde e umide della nostra, come nel nord Europa e
␣- e ␤-conidi di Phomopsis mali.
L
dotti nei vivai locati in aree piovose
e in presenza di una forte carica d'inoculo. Al momento della messa a
dimora le giovani piantine raramente mostrano i segni di un'infezione,
benché il patogeno si sia ormai già
stabilmente insediato nell'astone attraverso le ferite causate dal distacco delle foglie o attraverso le lesioni altrimenti prodotte. Per tutto l'inverno il fungo rimane latente senza
provocare alcuna alterazione visibile.
Solo con la ripresa vegetativa si nota una necrosi al punto d'entrata, solitamente attorno ad una gemma
ascellare, e l'alterazione potrà interessare a volte anche la cacciata appena formata la quale dissecca e
muore. Si formano così delle evidenti tacche necrotiche depresse e la zona colpita è segnata da fessurazioni
alla corteccia; ma non si forma ancora una lesione cancerosa. Sul finire del periodo vegetativo la malattia
arresta la sua progressione e ora sarà
visibile, in corrispondenza della zona
colpita, una barriera cicatriziale prodotta dalla stessa pianta allo scopo
di arginare la progressione del patogeno. Sull'area necrotica saranno visibili, anche ad occhio nudo, numerosi ammassi miceliali biancastri
(sporodochi) della forma asessuata
del fungo Cylindrocarpon mali. Gli
sporodochi sono formati da numerosissimi conidi, tipicamente in forma
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cilindrica, leggermente incurvati, di
colore chiaro, polinucleati e con le
estremità arrotondate. Dilavati dalle
piogge, i conidi saranno i responsabili della diffusione della malattia all'interno della pianta ospite. Nell'anno seguente spesso si notano delle
nuove lesioni nelle aree corticali immediatamente sottostanti una vecchia zona colpita. Le infezioni avvengono solitamente alla caduta delle
foglie in autunno, quando le spore
infettanti penetrano il tessuto corticale attraverso i punti d'abscissione
delle foglie e dei frutti o attraverso
altre ferite sulla corteccia.
Con il procedere della malattia all'interno dei tessuti parenchimatici,
questi andranno soggetti ad un
profondo processo di necrotizzazione che può raggiungere e mettere
a nudo addirittura il cilindro legnoso centrale; si forma in questo modo il cosiddetto "cancro aperto". Nei
vecchi cancri compaiono nel corso
dell'autunno e dell'inverno i periteci, di forma rotondeggiante e di colore aranciato, che sono i caratteristici corpi fruttiferi della forma sessuata del fungo. Le ascospore maturanti all'interno di un peritecio
verranno espulse a forza in presenza di piogge e, trasportate dal vento, provvederanno a diffondere la
malattia in un ampio raggio. Se un
vecchio cancro non verrà scoperto
ed eliminato per tempo, la malattia
potrà propagarsi per tutto l'anno sia
a breve che a lungo raggio per mezzo delle ascospore e per mezzo dei
conidi. Se una giovane pianta viene
colpita dalla malattia, saranno sufficienti pochi cancri a livello del
tronco o sulle branche principali per
portare a rovina l'intera pianta.
IL
CANCRO RUGOSO
DELLE POMACEE
È, dopo il cancro delle pomacee,
l'affezione corticale che maggiormente viene riscontrata in Alto Adige. Si tratta di una malattia crittogamica causata dal fungo Phomopsis mali Roberts (forma perfetta
Diaporthe perniciosa Em. Marchal)
che svolge, su numerose piante da
frutto, principalmente un ruolo co-
me parassita di debolezza o di ferita. In natura, infatti, può colonizzare gli organi legnosi morti o morenti di svariate specie arboree dove
permane per parecchio tempo e dove produce i propri organi di riproduzione. In situazioni climatiche favorevoli, da questi sgorgano copiosi i conidi responsabili della diffusione della malattia. L'affezione è
favorita dallo stato di debolezza
della pianta, oltre che dalla presenza di ferite, dato che questo fungo
non sembra essere in grado di penetrare una corteccia intatta. Nelle
nostre aree frutticole l'infezione avviene soprattutto in seguito a dan-
Picnidio in sezione con conidi di Sphaeropsis ma
ni da gelo o in seguito ad altri danni d'origine abiotica (stress idrico,
siccità, sfogliatura della corteccia
non parassitaria ed altro ancora).
L'insediamento e la progressione
della malattia presuppongono uno
stato di debolezza della pianta.
Piante sane ed equilibrate riescono
spesso ad arrestare il processo infettivo e addirittura a risanare la
zona colpita. Nelle piante giovani
l'area che maggiormente è esposta
all'infezione, è la zona corticale attorno al punto d'innesto. In una fase avanzata della malattia, la parte
ammalata dissecca e necrotizza e
ciò potrà anche interessare l'intera
I CANCRI DA SPHAEROPSIS,
BOTRYOSPHAERIA E VALSA
Si tratta di tre distinti agenti di
cancro corticale che presentano, per
il quadro sintomatico e negli esiti
dei danni causati, delle similitudini
tra loro. Una differenziazione tra le
singole specie sarà possibile solo in
laboratorio con l'indagine diagnostica. Questi funghi, come anche
Phomopsis mali, nella loro forma riproduttiva sessuata sono classificati nell'ordine degli sferossidali. Gli
sferossidali hanno la caratteristica
comune di differenziare, come già
visto, dei corpi fruttiferi detti picnidi dai quali fuoriescono, in forma
di essudato mucillaginoso, numerosissimi picnoconidi che rilasciati
nell'ambiente diffonderanno la malattia. Questi agenti di cancro corticale rivestono un'importanza minore per la melicoltura altoatesina,
se rapportati al numero di campioni che annualmente vengono consegnati al Centro per la Sperimentazione Agraria di Laimburg per gli
accertamenti diagnostici.
Il cancro rameale da Sphaeropsis
è causato dal fungo Sphaeropsis
malorum Peck. (forma perfetta
Botyosphaeria obtusa Shomaker). Il
fungo colonizza prevalentemente il
tronco e l'area che circonda il punto d'innesto, ma solo se il tessuto
corticale è stato già lesionato da
fattori di tipo abiotico, quali le gelate o la siccità. All'estero il fungo
è causa di marciume nelle mele
(black rot) e sono riportati anche
danni da maculatura necrotica sulle foglie. Nei campioni esaminati nel
corso di numerosi anni si è sempre
notato come, quando il fungo è associato ad una necrosi molto estesa del tronco della pianta, si presenta quasi sempre assieme a Phomopsis mali, ma rispetto a questo in
un ruolo spesso secondario. Nelle
zone cancerose in rami giovani invece, Sphaeropsis malorum compare spesso come unico agente di malattia in seguito a ferite da taglio,
a lesioni meccaniche e nei punti
d'abscissione delle foglie e dei frutti. Nelle nostre zone frutticole il
fungo si comporta come un patogeno da ferita capace di invadere
molto lentamente il parenchima
corticale e quasi mai in grado di
causare un danno di una certa importanza. I sintomi sono per lo più
limitati alla corteccia, dove nella
zona sottocorticale si sviluppano
però numerosi i picnidi dai quali
emergono, in presenza d'umidità, i
conidi infettanti.
Il cancro da Botryosphaeria compare assai di rado in Alto Adige. L'agente infettivo è nella forma asessuata il fungo Dothiorella mali Ell.
& Ev. (syn. Fusicoccum aesculi Corda). È in grado di colpire, oltre al
tessuto corticale, anche i frutti pendenti in pianta. Lo stadio di riproduzione sessuata (forma perfetta) è
rappresentato dall'ascomicete Botryosphaeria dothidea Ces. & De
Not. Molto diffuso in natura, questo agente di cancro corticale può
colpire un considerevole numero di
Cancro delle pomacee – Conidiofori e conidi della forma imperfetta Cylindrocarpon mali.
223
L
circonferenza del tronco. Ai margini della lesione, la corteccia il più
delle volte si lacera delimitando così la zona colpita. Per effetto di una
reazione di difesa da parte della
pianta stessa, si forma una barriera
cicatriziale la quale a sua volta può
essere invasa dal patogeno.
Per gli astoni rimane aperta la questione del momento d'infezione, ovvero se questa avviene in vivaio in
seguito alla ferita da potatura
quando si recide il portinnesto al di
sopra della gemma innestata o in
seguito ai lavori di spollonatura, oppure se l'infezione avviene dopo la
messa a dimora degli astoni, per
causa di danni da gelo o
stress da impianto, tutti
questi fattori che notoriamente predispongono le
giovani piante alle malattie corticali.
Sulle aree corticali invase
dal fungo si formano numerosi corpi fruttiferi
(picnidi), visibili ad occhio
nudo come pustole nerastre. Alla presenza di un
alto grado d'umidità dai
picnidi fuoriescono i "cirri", mucillaginosi e di colore bianco o aranciato,
formati da ammassi di conidi (picnospore) infettanti. I conidi del fungo assumono tipicamente due
distinte forme: una forma
ellittica, piuttosto piccola
alorum.
detta conidi ␣ e una forma molto allungata, filiforme e ricurva detta conidi ␤. Se
la massa d'inoculo è particolarmente alta, si potranno infettare anche
i frutti, attraverso le lenticelle o attraverso la cavità picciolare o calicina. I conidi penetrati nel frutto rimangono in uno stato di latenza,
formando marciume solo durante la
conservazione in cella frigorifera. Il
marciume del frutto si presenta tipicamente molle e acquoso, la polpa è lucente con colore che va dal
marrone chiaro al marrone scuro.
Non si differenzieranno i corpi fruttiferi fin tanto che i frutti non saranno completamente marci e
mummificati.
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L
specie arboree (pomacee, drupacee,
piccoli frutti e piante ornamentali).
Anni addietro, in Alto Adige ci sono stati alcuni casi di cancro da Botryosphaeria in meleti confinanti
delle zone boschive. Si poteva in
quei casi osservare come l'intensità
dell'attacco andava diminuendo
man mano che ci si allontanava dal
margine del bosco.
Questo agente fungino presenta di
norma una virulenza maggiore rispetto a Sphaeropsis malorum;
Dothiorella mali, infatti, non necessità di una ferita per potersi insediare. Questo vale anche per i frutti dove è causa di una lenticellosi
che degenera poi in un marciume
vero e proprio (white rot) durante
la fase di maturazione del frutto.
L'attacco sui rami si nota all'inizio
dell'estate dopo che il fungo è penetrato attraverso le aperture naturali della corteccia. Instauratosi il
processo infettivo, la malattia farà
il suo decorso causando una depressione della corteccia. Per effetto del
distacco della zona suberosa esterna dal sottostante periderma cicatriziale, si crea un danno chiamato
butteratura corticale o di sfogliatura (festonatura) della corteccia. Nel
giro di 4 - 8 settimane si formano
numerosi corpi fruttiferi (picnidi) di
colore nerastro. Nella forma di riproduzione perfetta dell'ascomicete
Botryosphaeria dothidea, i corpi
fruttiferi (pseudoteci) si formano
lungo le screpolature di vecchi cancri o nei tessuti ormai necrotizzati.
Con l'avanzare della stagione vegetativa, le singole aree cancerose
confluiscono tra loro fino a circondare tutto il tronco o il ramo. Un
ulteriore segno di avvenuta infezione è costituito dall'ingiallimento
molto marcato delle foglie. Le
infezioni ai rami avvengono soprattutto in coincidenza con
dei periodi estivi caldi e
siccitosi seguiti da
periodi piovosi. Piante
debilitate per siccità e per carenze
nutrizionali saranno maggiormente
esposte al processo infettivo.
Il cancro da Valsa compare assai
sporadicamente in Alto Adige, per
lo più in zone geograficamente ben
delimitate. Nel melo l'agente responsabile della malattia è il fungo
Cytospora cincta (Sacc.) Höhnel
(forma perfetta Leucostoma cincta
(Fr.) Höhnel), che colpisce prevalentemente in prossimità del punto
d'innesto della pianta. Nei pochi casi esaminati nel corso di molti anni, la malattia da Valsa aveva colpito quasi sempre meleti alla 4ª o
5ª foglia, oppure aveva colpito astoni subito dopo la messa a dimora.
In tutti i casi esaminati, sulle parti
lesionate vi era la contemporanea
presenza anche di altri agenti di
cancro corticale. L'agente della Valsa predilige tessuti danneggiati per
cause abiotiche, anche se viene riportata in letteratura l'esistenza di
ceppi particolarmente virulenti, in
grado di invadere la corteccia attraverso le aperture naturali della
pianta. Le infezioni da Valsa avvengono di norma nel corso della stagione fredda. Una volta insediatosi,
il fungo è in grado di colonizzare
attivamente il tessuto corticale per
tutto l'inverno. In primavera il tessuto colpito si presenta ben delimitato dalla presenza di periderma cicatriziale, ed il callo di cicatrizzazione va a separare nettamente il
tessuto sano dal tessuto ammalato.
Il tipico quadro sintomatico assomiglia al danno dovuto al gelo o da
un forte irraggiamento solare. Sia dal tessuto
ormai devitalizzato
come da quello apparentemente sano,
erompono i picnidi dal
ritidoma sotto forma di
numerose pustole nerastre,
che conferiscono alla lesione
l'aspetto che in lingua tedesca si chiama “sintomo da pelle di rospo” (Krö-
Cancro da Botryosphaeria sul ramo.
Cancro da Phomopsis al punto d'innesto con
che fuoriescono dai picnidi.
tenhaut-Symptom). Le aree coltivate caratterizzate da un clima freddo e umido, così come le piante debilitate e deboli, sono particolarmente esposte a questa malattia.
TRATTAMENTO
DEI CANCRI CORTICALI
Gli agenti di cancro corticale sono
essenzialmente dei patogeni da ferita contro i quali si può intervenire solamente con opportune misure
profilattiche dal momento che non
è disponibile alcun prodotto curativo. La prima regola quando si mette in atto un nuovo impianto è l'impiego di materiale vegetale sano e
certificato. Durante la messa a dimora, gli astoni andranno controllati uno ad uno e qualora presentino delle lesioni sospette, andranno
senz'altro scartati. Bisognerà valutare attentamente anche il sito
d'impianto, dal momento che
terreni pesan-
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ti, acidi, molto umidi e poco
areati hanno un effetto negativo sulla normale crescita
delle piante, predisponendole ad una serie di lesioni d'origine abiotica.
Ristagni d'acqua, eccessi d'azoto e una
produzione eccessiva rendono difficoltosa la maturazione del legno e
l'indurimento
della pianta in
vista del riposo
vegetativo, con
aumento del rischio di danni da
gelo. L'entrata a
riposo della pianta inizia dalla
chioma e l'indurimento dei tessuti
corticali procede
cirri mucillaginosi
verso il basso andando con il tempo ad interessare anche il tronco ed
il portinnesto. Un repentino abbassamento di temperatura quando
l'indurimento dei tessuti è ancora
incompleto andrà a danneggiare la
parte bassa del fusto e il portinnesto. Anche gli impianti situati sui
pendii soleggiati ed esposti verso
meridione sono soggetti a danni da
gelata tardiva, poiché le miti temperature diurne che riscaldano la
porzione del fusto orientato a sudovest mettono fine alla stasi vegetativa. Contemporaneamente le cellule del parenchima iniziano a dividersi e ad accrescersi mentre la parte di fusto che è esposta a nord rimane fredda ed inerte. Si creano
così delle tensioni che portano alla
lacerazione della corteccia e si creano delle fratture che possono arrivare ad interessare lo xilema. Il repentino ritorno del freddo può far
congelare le cellule ora rigonfie
d'acqua con conseguente danneggiamento del meristema vegetativo.
Il risultato sarà un danno che è
chiamato "corteccia pustolosa" e
"sfogliatura o festonatura del tronco". Per prevenire questi danni abiotici si potrà applicare della vernice
bianca a base di calce alla base del
tronco, allo scopo di far deviare i
raggi solari per ridurre il riscaldamento della corteccia del tronco.
Entro il mese di novembre, dopo
aver ripulito la corteccia con una
spazzola, andranno applicate due o
tre mani di calce. La pittura a base
di calce si prepara in questo modo:
ad una parte di calce spenta si aggiungono lentamente e mescolano
continuamente da tre fino ad otto
parti di acqua. Per la verniciatura a
pennello è bene preparare una soluzione più concentrata. Per aumentare l'adesività, si potrà aggiungere un'uguale quantità di colla da
parati già pronta all'uso.
La suscettibilità delle piante agli
agenti di malattie corticali, può essere abbassata anche con la potatura aumentando così l'arieggiamento
all'interno della chioma, riducendo
le parti in ombra e regolando l'allegagione dei frutti. Ma con la potatura, andranno soprattutto tagliate
e allontanate dal frutteto, tutte le
parti ammalate della pianta. La potatura invernale andrà fatta sempre
in giornate asciutte e in assenza di
gelo. Le ferite da taglio, se molto
grandi, dovranno essere subito ricoperte con del mastice. Durante le
normali operazioni di potatura è bene ispezionare attentamente la
pianta, per rilevare eventuali presenze di cancri corticali. Tutte le alterazioni sospette dovranno essere
asportate, per eliminare una possibile fonte d'inoculo. Se i cancri sono localizzati sul tronco principale,
come misura profilattica si può intervenire chirurgicamente asportando con un coltello la parte colpita,
sempre che il danno non sia ormai
troppo esteso. Durante l'intervento
devono essere asportate anche
eventuali porzioni imbrunite del cilindro legnoso. La ferita andrà poi
accuratamente pulita e ricoperta
con del mastice da potatura o, meglio ancora, sigillata con uno strato
di collante sintetico (per esempio
con Vinavil® o Pattex®Vinil) al quale si potrà aggiungere un fungicida
a base di rame (ca. 3% di prodotto
commerciale). Le operazioni di taglio
e pulizia andranno fatte sempre con
tempo asciutto e il materiale amma-
lato andrà allontanato dal frutteto
per annullare ogni possibile fonte
d'inoculo.
La lotta con dei prodotti chimici
svolge una funzione solamente preventiva. Ogni trattamento fitoiatrico dovrà quindi essere valutato caso per caso, in base alla carica infettiva presente nel frutteto. Di norma gli interventi andranno fatti solo in pochi casi eccezionali, ovvero
quando nel frutteto viene accertata un'alta carica d'inoculo e nel caso si debba procedere alla sostituzione di piante colpite dalla malattia, oppure in presenza di zone particolarmente umide e in caso di
continue piogge autunnali nella fase di caduta delle foglie. Per i trattamenti chimici andranno scelti dei
prodotti a base di rame (ossicloruro di rame, idrossido di rame e poltiglia bordolese). I trattamenti sono
fatti di norma in autunno: un primo intervento, quando metà delle
foglie sono cadute e un secondo intervento alla completa caduta delle
foglie. Per varietà particolarmente
sensibili quali le cv. Red Delicious e
Gala, si farà un terzo trattamento
alla ripresa vegetativa. I prodotti a
base di rame sono dannosi per i
lombrichi e per la microflora del
terreno in generale; si tratta di organismi importantissimi per la loro
funzione di degradazione delle foglie cadute in terra. Andrà anche
messo in preventivo una maggiore
massa d'inoculo da parte dell'agente della ticchiolatura. A ciò si potrà
in parte ovviare con un trattamento autunnale con urea in soluzione
al 5%. Sono disponibili per i trattamenti preventivi anche alcuni fungicidi non cuprici a base di clortalonil, ditianon e bitertanolo, che
s'impiegano alla stessa maniera come i prodotti cuprici. Nell'ambito di
una corretta prassi profilattica va ad
ogni modo ribadita l'importanza
della potatura, che ha lo scopo di
eliminare in modo radicale e definitivo tutte le parti infette della
pianta, le quali sono all'origine del
perdurare degli agenti di malattie
corticali in campo.
Tradotto dall’Autore.
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