Bimestrale di informazione medica
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Bimestrale di informazione medica
ORDINE DEI MEDICI CHIRURGHI E DEGLI ODONTOIATRI DELLA PROVINCIA DI VERONA VERONA MEDICA Bimestrale di informazione medica - anno XLVIII n. 3 LUGLIO 2013 - Sped. in a.p. - 70% - Poste Italiane S.p.A. - op. postale 30032393-002 - CONTIENE I.P. Bimestrale di informazione medica In questo numero: Le nuove schede ospedaliere Comunicato stampa ........................................................... pag. 8 Malattie professionali: un problema di salute emergente ................................. pag. 15 La riabilitazione tra cronicità e appropriatezza .............. pag. 18 Certificati sportivi e defibrillatori ..................................... pag. 21 Prestazione del fisioterapista: su prescrizione medica ...................................................... pag. 24 3 LUGLIO 2013 Ottima opportunità Incentivo Governativo di 5.000 Euro entro il 2013 per info: [email protected] Seguici su https://www.facebook.com/BallariniInterni Via del Lavoro 18 Valgatara di Valpolicella 37020 (VR) Tel. 045 6800525 Via Varini 50 Marco di Rovereto 38060 (TN) Tel. 0464.943220 www.ballarini-interni.com - [email protected] SOMMARIO EDITORIALE ATTUALITÀ 5 Ludo-patia 25 La prima App sviluppata per i portatori di pacemaker e defibrillatore NOTIZIE DALL’ORDINE 6 Verbali del Consiglio e delle Commissioni 8 Comunicato stampa STORIA DELLA MEDICINA 33 Una ciliegia tira l’altra 27 L’esercizio abusivo della medicina Le nuove schede ospedaliere: tra economia ed etica ALBO ODONTOIATRI dei barbieri-cerusici nel Settecento veronese FNOMCeO 9 Verbali della Commissione Odontoiatri 36 DVR e Corsi RSPP per chi ha dipendenti in studio 37 Assicurazione obbligatoria. LETTERE AL DIRETTORE 11 Istituto Poveri della Casa di Nazareth 13 Enpam: l’Ordine scrive ai commercialisti Esenzioni e raccomandazioni 38 Comunicato stampa AGGIORNAMENTO La FNOMCeO supporta i medici fiscali ENPAM 15 Malattie professionali: un problema di salute emergente 18 La riabilitazione tra cronicità e appropriatezza, tra consapevolezza e limiti, tra idealità e risorse PROFESSIONE E LEGGE 39 Enpam day LIBRI RICEVUTI 41 Si assumono molti antibiotici, la salute è a rischio GIOVANI E PROFESSIONE 21 Certificati sportivi e defibrillatori 22 La professione può essere svolta anche in società 24 Prestazione del fisioterapista: 42 S.O.S. - Sostituzioni TEMPO LIBERO 44 Chi cerca... trova su prescrizione del medico ORDINE DEI MEDICI E ODONTOIATRI DELLA PROVINCIA DI VR Nuovo Orario di Apertura della Segreteria dell’Ordine Lunedì dalle ore Martedì Mercoledì dalle ore 9,00 dalle ore 9,00 Giovedì Venerdì dalle ore 9,00 alle ore 17,00 (Continuato) dalle ore 9,00 alle ore 13,00 Sabato chiuso VERONA MEDICA 9,00 alle ore 13,00 alle ore 17,00 (Continuato) alle ore 13,00 3 VERONA MEDICA Bimestrale di informazione medica Bollettino Ufficiale dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Verona Anno XLVIII n. 3 Luglio 2013 Sped. in a.p. - 70% - Filiale di Verona Registrazione del Tribunale di Verona n. 153 del 20/3/1962 ORDINE DEI MEDICI E DEGLI ODONTOIATRI DELLA PROVINCIA DI VERONA VERONA - Palazzo Vitruvio Cerdone - Via Locatelli, 1 - 37122 Verona tel. 045 8006112 / 045 596745 - fax 045 594904 web: www.omceovr.it Direttore Responsabile Roberto Mora Comitato di Redazione Renzo Bassi, Francesco Bovolin, Giorgio Carrara, Alessandro Dalla Riva Carlo Marchi, Roberto Mora, Francesco Orcalli, Alberto Peroni, Carlo Matteo Peruzzini, Gelmino Tosi Consiglio Direttivo Presidente: Roberto Mora Vice-Presidente: Roberto Fostini Segretario: Lucio Cordioli Tesoriere: Fabio Marchioretto Consiglieri Giorgio Accordini, Francesco Bovolin, Giorgio Carrara, Fabio Facincani, Alfredo Guglielmi, Giuseppe Lombardo, Annamaria Molino, Francesco Orcalli, Francesco Oreglia, Carlo Matteo Peruzzini, Carlo Rugiu, Claudio Salvatore, Francesco Spangaro Revisori dei Conti Vania Teresa Braga, Mario Celebrano, Giuseppe Costa Revisore dei Conti Supplente Elena Piazzola Commissione Odontoiatri Francesco Oreglia, Elena Boscagin, Francesco Bovolin, Gino Cavallini, Gianpaolo Paoletti Fotocomposizione Videoimpaginazione e stampa Girardi Print Factory Via Maestri del Lavoro, 2 - 37045 Z.I. Legnago (Vr) tel. 0442 600401 e-mail: [email protected] Foto di Copertina Roberto Mora – Povile (Croazia) – Inserzioni pubblicitarie sul Bollettino Spazio 1/2 pagina interna (bianco e nero) € 400,00 € 300,00 (per uscita) € 250,00 (per uscita) 1 pagina interna (bianco e nero) € 500,00 € 400,00 (per uscita) € 350,00 (per uscita) 2ª e 3ª pagina di copertina (a colori) € 800,00 € 600,00 (per uscita) € 500,00 (per uscita) 4ª pagina di copertina (a colori) € 1000,00 € 800,00 (per uscita) € 600,00 (per uscita) 4 1 uscita 3 uscite 5 uscite VERONA MEDICA editoriale Ludo-patia Alfredo lo conosco da tanti anni. Ha tre figli e fa l’operaio in una fonderia. La moglie lavora saltuariamente come “colf”. La loro è sempre stata una vita dura, dedicata al lavoro e ai figli. Da due anni però, il lavoro si è fatto saltuario anche per Alfredo, perché la sua fabbrica l’ha messo in cassa integrazione, ed Alfredo ora lavora tre mesi e tre se ne resta a casa a metà stipendio. Qualche giorno fa la moglie è venuta a chiedermi aiuto, perché Alfredo, negli ultimi tempi, ha preso l’abitudine di giocare alle “macchinette” e nell’ultimo anno ha contratto un sacco di debiti. Quelli dell’ENEL gli hanno staccato il contatore, ed ora minacciano di fare altrettanto quelli del gas. Con l’affitto è in ritardo di cinque mesi, ma l’Assistente Sociale del comune gli ha comunque concesso una proroga. Ecco perché non ha fatto l’ecografia che gli avevo chiesto l’anno scorso…! I soldi per pagare il ticket non li aveva. Una indagine commissionata dal Codacoms ha svelato che i giocatori che si spendono tutti i risparmi alla video-lotteria, ai video-poker o alle altre “macchinette mangiasoldi” sono in continuo aumento e che quasi uno su tre presenta problemi di “gioco patologico”. Quelli del SERT, cui mi sono rivolto per consigli, la chiamano “ludopatia”. VERONA MEDICA Mi hanno spiegato che il disturbo è in costante aumento (le ultime cifre gli assegnano una prevalenza che varia dal 0.5 al 2% della popolazione), che chi ne è affetto è prevalentemente uomo, disoccupato o con un lavoro saltuario, ha un basso livello di scolarizzazione ed è spesso affetto anche da altri problemi di relazione. Tra gli ammalati, molti anche gli stranieri, ma da “ludopatia” sono affette anche tante casalinghe, alcuni pensionati e qualche studente. La maggior parte di loro frequenta le sale da gioco da 5 a 7 volte la settimana e perde al gioco una media di circa 40 € la settimana. Ma c’è chi si indebita fino a vendersi la casa. Mi hanno spiegato anche che negli ultimi anni le concessioni per le “macchinette” sono costantemente aumentate e che il volume di affari (la cifra giocata) di questo tipo di gioco è stato di 25,6 miliardi di euro nel 2004 e di 79,9 miliardi di euro nel 2011 (fonte Monopoli di Stato). L’incasso dello Stato è stato di 7,3 miliardi di euro nel 2004 e di 8.7 miliardi di euro nel 2011. Una vera e propria epidemia. Sottostimata perché chi ne è affetto, si vergogna e non si rivolge ai medici se non quando è rovinato. Ma anche un business ragguardevole! Il superticket sull’assistenza specialistica introdotto con la finanziaria 2011 da Tremonti, sembra aver fallito l’obiettivo. Avrebbe dovuto garantire un gettito di 830 milioni di euro, ma le stime dicono che complessivamente la manovra avrebbe prodotto un gettito di soli 244 milioni, e in alcune Regioni, come in Veneto, tra il 2011 e il 2012 si sarebbe registrata addirittura una riduzione degli incassi. I dati vengono da uno studio dell’Agenas, nell’ambito del progetto Remolet (Rete di monitoraggio dei livelli essenziali tempestivi) e sono stati presentati un mese fa dal suo Presidente Giovanni Bissoni, che ha anche affermato che l’impatto dei ticket su chi li paga è in alcuni casi più pesante dell’IMU e dell’IVA “che stanno avendo tanta attenzione”. Per giustificare la negatività delle previsioni d’incasso si potreb- be pensare che gli italiani abbiano deciso di farsi meno esami e meno visite specialistiche, ma anche che una buona parte di questi abbia deciso di acquistarli direttamente nel privato cui la gente, visti i costi e i tempi delle liste di attesa, avrebbe deciso di rivolgersi per avere le prestazioni che una volta chiedeva al SSN. Il privato, constatava Bissoni, offre ormai prestazioni a “prezzi concorrenziali” (e in tempi decisamente più rapidi, aggiungiamo noi) e la conseguente riduzione delle prestazioni danneggia il SSN che ha così realizzato entrate al di sotto delle aspettative, mantenendo però fissi i costi delle strutture che dovrebbero erogarle. Il dato, concludeva Bissoni, deve far riconsiderare l’attuale politica dei Tickets. E può spiegare le preoccupazioni espresse da un Direttore di Distretto che, in una riunione con i medici di famiglia, lamentava il fatto che nella sua ASL gli esenti ticket per patologia fossero superiori, come numero, a quelli di altre ASL provinciali. Chissà se Bissoni ha considerato che c’è anche chi, come Alfredo, i soldi non li ha spesi perché invece di usarli per curarsi se li è mangiati con le “macchinette”, ammalandosi e mettendo in crisi la famiglia. Ma forse questo è meno importante, e non interessa più di tanto. Così le concessioni, ed il conseguente “giro di affari”, continuano ad aumentare. Tanto che, se domani quelle maledette “macchinette” ce le dovessimo trovare anche al Distretto o al bar dell’ospedale, potrebbe anche capitare che la cosa non ci facesse neanche più specie. ROBERTO MORA 5 NOTIZIE DALL’ORDINE Verbali del Consiglio e delle Commissioni VERBALE SEDUTA DI CONSIGLIO DEL 5 MARZO 2013 Presenti: Mora, Fostini, Marchioretto, Bovolin, Carrara, Facincani, Guglielmi, Lombardo, Molino, Oreglia, Rugiu, Salvatore, Spangaro Revisori dei Conti: Braga, Celebrano, Costa, Piazzola Direttore: Cerioni Avvocato: Gobbi Assenti Giustificati: Cordioli, Accordini, Orcalli, Peruzzini Il Presidente constatata la presenza del numero legale dichiara aperta la seduta. Constatata l’assenza del Dr. Cordioli, viene incaricato il Dr. Facincani a svolgere l’incarico di Segretario. 1) COMUNICAZIONI A) Il Presidente informa che si sta programmando un convegno dal tema “Amministratore di sostegno” al fine di far conoscere i rapporti, e le funzioni dell’Amministratore di sostegno. Tale iniziativa è stata suggerita dall’Avv. Zanca e dal Giudice Dr.ssa Gattiboni del foro di Verona. Il Convegno dovrebbe svolgersi a fine autunno e verranno richiesti crediti ECM per i partecipanti. Sulle tematiche, il Consiglio ritiene di identificare quali interlocutori i Medici delle Case di Riposo, i Geriatri, i Medici che svolgono attività presso le RSA e Lungodegenze, oltre ad altre figure che prestano la loro opera nel settore. B) Il Presidente da lettura della co- 6 municazione pervenuta per PEC ed indirizzata a tutti i Componenti dei Consigli degli Ordini dei Medici C. e O. Provinciali d’Italia dal Presidente dell’O.M. C.e O. di Ferrara, nella quale vengono poste varie perplessità in merito sia ai “derivati” che ai compensi percepiti dagli Amministratori Enpam (componenti il Consiglio di Amministrazione – i Revisori ed i componenti della Società partecipatata dell’Enpam – Real Estate). Invita quindi i Colleghi a prenderne visione informando che su tale argomenti a programmato un incontro per il giorno 19 marzo p.v. con i componenti la Commissione Enpam dell’Ordine, per una preliminare valutazione sui fatti esposti dal Presidente dell’Ordine dei Medici C. e O. di Ferrara; se i componenti lo riterranno opportuno, proporranno un Convegno sull’Ente di Previdenza. C)Il Presidente comunica di aver partecipato ad una riunione urgente della FROMCeO, ove sono state discusse le proposte avanzate nell’accordo Stato Regioni sulle nuove competenze da affidare agli infermieri. Tali proposte non trovano l’accordo della categoria Medica laddove non è chiaro se insieme alle mansioni siano trasferite anche le responsabilità. La FROMCeO predisporrà quindi un documento da trasmettere alla Federazione Nazionale. D) Il Presidente comunica le azione intraprese per eliminare il divieto posto dall’Amministrazione comunale di Verona al passaggio da parte dei medici e infermieri che si recano per visite urgenti e per interventi di continuità assistenziale, nelle zone a “traffico limitato – ZTL”. Dopo gli articoli pubblicati sui media e gli interventi presso il Comando della Polizia Urbana, tale divieto di accesso è stato tolto con alcune limitazioni. E) Il Consiglio preso atto della disponibilità manifestata dall’Avv. Giuseppina MARTINATO, la quale ha dichiarato la propria disponibilità ad assistere i medici nell’esame delle polizze assicurative da essi stipulate, delibera di affidare l’incarico di consulente assicurativo alla predetta Avv, Giuseppina MARTINATO dal 12 marzo 2013 al 31.12.2013. L’incarico sarò svolto in ore concordate con la consulente e non avrà alcun costo per l’Ordine dei Medici. 4) MEDICINE ALTERNATIVE Il Presidente comunica che la presidenza del Consiglio dei Ministri – Conferenza permanente tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano, nella seduta del 7 febbraio 2013, ha stabilito i criteri e le modalità per la certificazione di qualità della formazione e dell’esercizio dell’Agopuntura, della Fitoterapia e dell’Omeopatia, da parte dei Medici Chirurghi, degli Odontoiatri, dei Medici Veterinari e Farmacisti. Chiede pertanto ai consiglieri di segnalare i nominativi di Colleghi che operino da almeno quindici anni nel settore delle Medicine Alternative allo scopo di nominare una Commissione per la valutazione della certificazione di qualità. 5) ISCRIZIONI E CANCELLAZIONI MEDICI - CHIRURGHI Iscrizioni neo-abilitati: Dott. ACCORDINI Federico Dott. ADAMI Enrica Chiara Dott. ALLEGRINI Valentina Dott. AMBROSI Enrico Dott. BALLARINI Sofia Dott. BANTERLE Silvia Dott. BENFARI Giovanni Dott. BETTA Davide Dott. BONADIMAN Silvia Dott. BOSELLO Francesca Dott. BREONI Irene Dott. BRUGNERA Annalisa Dott. CACCIAMANI Giovanni Dott. CANELLO Alessia Dott. CARESTIATO Francesca Dott. CASTINO Eva Dott. CENSI Simona Dott. CHINCARINI Marco Dott. CICCIARELLA Lara Dott. CYBULSKY Adam Jerzy Dott. COCCO Valentina Dott. COLLETTA Giulia Dott. COSTANZO Alessandro Dott. CUCCHETTO Giulia VERONA MEDICA NOTIZIE DALL’ORDINE Dott. DAMOLI Isacco Dott. DA PRATO Giuliana Dott. DE CARO Jolanda Dott. DE MARCHI Davide Dott. DEOTTO Niccolò Dott. DOLCI Giulia Dott. FASANI Giada Dott. FERRARI Federico Dott. FERRARI Sara Dott. FOSSA’ Irene Dott. FOSTINI Anna Chiara Dott. FRISON Giulia Dott. GALVAN Arturo Dott. GAMBARO Alessia Dott. GASTALDON Chiara Dott. GRECO Elena Dott. GUERRA Chiara Dott. LAITI Silvia Dott. LANZA Davide Dott. LAURENTI Alessandra Dott. LONARDONI Fabio Dott. MANZATO Gisella Dott. MARCONI Francesco Dott. MARIOTTO Arianna Dott. MICHELETTI Valentina Dott. MILANO Elena Giulia Dott. MINNITI Federica Dott. MORANDI Luca Dott. MURRI Virginia Dott. PAPOLA Davide Dott. PARISSONE Francesca Dott. PAURO Francesca Dott. PERETTI Alessia Dott. PERETTI Marta Dott. PIERANTONI Silvia Dott. PIEROTELLO Luca Dott. PIONA Claudia Anita Dott. PIZZEGHELLA Mariachiara Dott. PLOTEGHER Cristina Dott. POLI Christian Dott. POPOVICI Igor Dott. PUNTEL Gino Dott. QUAGLIA Francesca Maria Dott. RIGAS Georgios Dott. RUSSO Alessio Dott. SAY Svitlana Dott. SILVESTRI Andrea Dott. TAGETTI Angela Dott. TOT Ema Dott. TRIPI Gaia Dott. UGOLINI Andrea Dott. VANTAGGIATO Elisabetta Dott. VENERI Antonio Dott. VINCO Giulia Dott. ZAMBONI Federica Dott. ZAMBONI Federico Dott. ZAMPIERI Marina Dott. ZANONI Laura Dott. ZECCHETTO Camilla Dott. ZONI Cristina Dott. ZORZATO Pier Carlo Dott. GOBBI Federico da TORINO Dott. HAYEK Abdallah da SIENA Iscrizioni per trasferimento da altro Ordine: Dott. BONELLO Elisa da VENEZIA Dott. BRUNI Francesca da VICENZA La Commissione delibera quanto segue: - N. 5 archiviazioni provvedimenti - N. 1 apertura di procedimento disciplinare. Cancellazioni per decesso: Dott. MENDOLA Giovanni Cancellazioni per trasferimento ad altro Ordine: Dott. ARANCIO Ottavio a SIRACUSA Dott. BENEDETTI Stefano a MANTOVA ODONTOIATRI Iscrizioni neo-abilitati: Dott. AGUIRRE LEMUS Maria del Pilar Dott. REMONTI Sirley Iscrizioni per trasferimento da altro Ordine: Dott. CAMPAGNOLO Federica da VICENZA PRIMA DI PROCEDERE ALLE RELAZIONI ISTRUTTORIE, ESCONO DALLA SALA I CONSIGLIERI ODONTOIATRI, I REVISORI DEI CONTI, IL DIRETTORE E L’AVVOCATO. SONO INTERESSATO A DARE LA MIA DISPONIBILITà PER SOSTITUIRE I COLLEGHI DI (BARRARE) n n MEDICINA GENERALE PEDIATRIA COGNOME...................................................................................................................................................................................................................................................................... NOME..................................................................................................................................................................................................................................................................................... VIA.....................................................................................................................................................................................................................................................N. ................................. CAP........................................... CITTà ............................................................................................................................................................................................................................. TELEFONO....................................... /.................................................................. / ....................................... ........................................................................ Possesso del Diploma di Formazione Specifica in Medicina Generale SI n NO n Possesso della Specializzazione in Pediatria SI n NO n VERONA MEDICA 7 NOTIZIE DALL’ORDINE COMUNICATO STAMPA L’Ordine dei Medici di Verona Emesso dal Consiglio dell’Ordine nella seduta del 14 giugno 2013 Le nuove schede ospedaliere: tra economia ed etica I tagli indiscriminati in sanità rischiano di compromettere non solo il sistema sanitario nazionale ma anche la stabilità sociale del paese. Il sistema sanitario italiano, con i principi di universalità, equità e solidarietà cui si ispira, ha rappresentato e continua a rappresentare, specie nell’attuale momento di crisi economica che ha sprofondato nell’indigenza ampie fasce di popolazione, un formidabile strumento di coesione e stabilizzazione sociale. Comprometterne la funzione equivale a scatenare pericolose tensioni sociali. La logica dell’economia ad ogni costo ed i tagli indiscriminati, spacciati per razionalizzazioni, rischiano di compromettere la qualità dell’assistenza, la sua accessibilità, ma anche i basilari principi su cui poggia il nostro sistema sociale. È l’allarme che lancia il Consiglio dell’Ordine dei Medici di Verona che manifesta la sua preoccupazione per i preannunciati tagli ai posti letto e ai servizi che potrebbero colpire nei prossimi giorni la rete ospedaliera della nostra insieme a quella delle altre provincie del Veneto. La riorganizzazione ospedaliera non può realizzarsi senza una pari riorganizzazione dell’assistenza sul territorio pena il lasciare ampie fasce di popolazione senza possibilità di cura, scaricando sulle famiglie il peso di un’assistenza che il sistema pubblico non sarà più in grado di garantire. La chiusura di reparti e servizi renderà difficile a molti accedere alle cure ed i disagi per averle le renderà, per alcuni, decisamente indisponibili. Denuncia lo stato di progressiva e costante riduzione delle risorse disponibili che costringe i medici a lavorare ogni giorno in condizioni di aumentato rischio clinico e le famiglie a sobbarcarsi oneri economici ed assistenziali insostenibili. Denuncia un sistema dove le decisioni “logistiche”, determinanti sull’organizzazione dell’assistenza, sono appannaggio esclusivo della “politica”, e le ricadute in termini di ridotta sicurezza ed efficacia delle cure gravano su medici e operatori sanitari. Segnala il delinearsi di diverse possibilità di accesso alle cure sulla base delle capacità economiche. Chiede chiarezza nelle assunzioni di responsabilità, onestà nella comunicazione, equità e trasparenza nelle scelte, ricerca costante dell’assenza di conflitti di interesse in chi è chiamato alle scelte. Auspica l’attenzione di tutti sulla necessità di garantire ai malati pari dignità di trattamento e cure. Norme comportamentali per i medici che effettuano sostituzioni Si ricorda che all’atto dell’affidamento/accettazione dell’incarico di sostituzione devono essere sottoscritti i seguenti punti: • Il Medico Sostituto deve garantire il pieno rispetto degli orari d’ambulatorio e può modificarli solo previo accordo col Medico Titolare, tenuto conto dei disagi dell’utenza. • Il Medico Sostituto deve garantire lo stesso periodo di reperibilità telefonica attiva che viene garantita dal Medico Titolare (in genere ore 8-10 con risposta diretta del titolare o di altra persona). • Nelle giornate di sabato e nei giorni prefestivi il Medico Sostituto deve rispettare gli impegni del Medico Titolare, deve effettuare la reperibilità telefonica e/o l’ambulatorio qualora fosse prevista attività ambulatoriale e deve effettuare le visite richieste anche se dovesse comportare un prolungamento dell’orario oltre le ore 10 del mattino. • Il Medico Sostituto si impegna a sostituire un solo medico per volta, salvo casi particolari -dichiarati- nello stesso ambito di scelta, per garantire agli utenti una presenza effettiva nella sede d’attività del tutto simile a quella del titolare. • Eventuali accordi tra Medico Titolare e Medico Sostituto al di fuori di questo regolamento devono comunque tenere presente che interesse principale è anche evitare disagi e servizi di scarsa qualità agli assistibili. 8 VERONA MEDICA ALBO ODONTOIATRI Verbali della Commissione Odontoiatri VERBALE DELLA COMMISSIONE ODONTOIATRI DEL 12 MARZO 2013 Presenti: Bovolin, Boscagin, Cavallini, Oreglia, Paoletti Approvazione verbale precedente: il verbale della seduta precedente viene approvato all’unanimità. ComunicazionI: 1. Dott. YZ: il Presidente Informa di aver invitato a colloquio il Sanitario in merito ad iniziativa Groupon e da lettura del verbale di audizione. 2. Dott. ZZ: il Presidente informa di aver invitato a colloquio il Sanitario in merito a iniziativa Groupon e informa i presenti sull’esito del colloquio. 3. Dott. YY: il Presidente Informa di aver invitato a colloquio il Sanitario per spiegazioni riguardanti la segnalazione ricevuta dal Sig. ……, padre di un bambino con la cui madre è in corso separazione legale, che ha diffidato il Sanitario a proseguire le cure senza suo esplicito consenso. Il Sanitario afferma di essersi limitato al controllo dell’apparecchio ortodontico del minore. Viene deciso di scrivere all’esponente per illustrargli che, comunque, lo stato delle cure ortodontiche iniziate impone che le medesime siano seguite e/o portate avanti. Il non farlo rappresenta possibile fonte di complicanze per il paziente. 4. Dott. QY: viene deciso di invitare a colloquio il Sanitario per essere sentito in relazione alla sua direzione sanitaria presso lo studio ………. Relazioni istruttorie: 1. Dott.ssa CH: il Presidente informa di aver sentito a colloquio la Dott. ssa TT, pediatra, per controversia VERONA MEDICA sia di tipo clinico che economico in essere con la Dott.ssa CH. Al colloquio ha fatto seguito memoria scritta. La TT lamenta in primis il fatto di non essere stata adeguatamente curata. Il Presidente da lettura dell’esposto. Viene deciso di convocare la Dottoressa CH per chiarimenti. 2. Dott. TY: il Presidente ripercorre il caso relativo al Sanitario. Viene deciso un ulteriore approfondimento di indagini. Lo stato del procedimento giudiziario relativo al Collega impone comunque adeguamento del procedimento amministrativo con apertura, per ora, di procedimento disciplinare. 3. Dott.ssa HH il Presidente comunica di aver invitato a colloquio la dottoressa in merito ad una segnalazione che la vede coinvolta in quanto direttore Sanitario della struttura “…….”, per la quale l’ASL.. ha ricevuto una segnalazione anonima che ha provveduto ad inviarci. Vengono decisi ulteriori approfondimenti di indagine. Procedimenti disciplinari: 1. Dott. MH il Presidente informa che il Sanitario ha presentato riscorso avverso la sospensione di mesi 1. Viene dato mandato al Presidente di resistere al gravame. 2. Dott. NYY. Il Presidente informa che il Sanitario ha presentato ricorso alla sanzione dell’Avvertimento. Viene dato mandato al Presidente di resistere al gravame. 3. Dott. YZY: alle ore 18.30, prima della discussione del caso, lasciano la riunione il Dott. Francesco Bovolin e il Dott. Paoletti Gianpaolo. Il Presidente informa che la Dott.ssa …… responsabile NAC dell’ULSS …., ha trasmesso all’Ordine le ricette in originale rilasciate dal sanitario e dalle quali si evincerebbe il nome del paziente al quale son state rilasciate le prescrizioni. Si comunicherà all’avvocato di domiciliazione dell’incolpato sia il deposito delle ricette originali, delle quali si faranno copie conformi, sia la facoltà di ammettere i testi come da richiesta. Verrà comunicata anche la data per la seconda seduta della commissione di disciplina VERBALE DELLA COMMISSIONE ODONTOIATRI DEL 9 APRILE 2013 Presenti: Boscagin, Bovolin, Cavallini, Oreglia, Paoletti Lettura e approvazione verbale precedente: il verbale della seduta precedente viene approvato all’unanimità. Comunicazioni: 1. Il Presidente informa i presenti di una lettera a firma del Dott. Renzo sull’attività della Commissione Albo Odontoiatri Nazionale. Tra le iniziative il Dott. Renzo evidenzia la nota inviata al Nucleo NAS riguardante la pubblicità ingannevole effettuata dalla associazione “Amicodentista. com”. 2. Il Presidente informa di aver ricevuto una lettera a firma Dott. Renzo il quale informa che una delegazione della CAO nazionale ha incontrato dei referenti del Consiglio Superiore della Magistratura. Nella lettera auspica e prevede una buona collaborazione tra le procure della Repubblica e le CAO provinciali. Relazioni istruttorie: 1. Il Presidente informa che è pervenuto all’Ordine, da parte della Guardia di Finanza, copia di un verbale di sequestro effettuato presso lo studio dentistico del Dott. XX e Dott.ssa YY, in quanto, a seguito di un sopralluogo è stato trovato il Sig. XY (odontotecnico e pertanto non in possesso delle abilitazioni professionali) mentre operava su un paziente. Viene deciso di inviare la documentazione al legale della Commissione Odontoiatri avv. Zanoni per capire come poter procedere nella costituzione di parte civile. Viene deciso inoltre di convocare il Dott. XX per informazioni. 9 ALBO ODONTOIATRI 2. Dott. ZY: il Presidente informa di aver ricevuto da parte della Procura della Repubblica una nota ove viene specificato che in capo al Dott. ZY vi sarà un rinvio a giudizio. Viene deciso di aprire il procedimento disciplinare in capo al Dott. ZY e contestualmente di sospenderlo in attesa della sentenza della magistratura. Il dott. ZY sarà notiziato del provvedimento a suo carico. 3. Dott.ssa ZZ: il Presidente ripercorre il caso. Dopo aver invitato a colloquio la Dott.ssa perviene all’Ordine una memoria da parte dell’Avvocato della Dott.ssa. Viene deciso di scrivere all’avvocato chiedendo ulteriore documentazione, citata nei documenti a difesa e quindi necessaria per completezza. 4. Dott. YZ: il Presidente informai i presenti di aver invitato a colloquio il Dott. YZ per pubblicità sanitaria non conforme. Nel corso del colloquio è emerso come lui abbia due direzioni sanitarie presso due strutture aventi gli stessi proprietari e come sia proprietario di uno studio a …………. Viene deciso di attendere quanto promesso dal medico in merito alla correzione delle forma pubblicitarie. 5. Dott.ssa QY: il Presidente ripercorre il caso e comunica di aver invitato a colloquio la Dott.ssa che prima dell’invito a colloquio ha inviato all’Ordine una memoria difensiva. La Dott.ssa ZY ha presentato stamane un ulteriore esposto nei confronti della Dott.ssa QY. Vengono lette le memorie delle due parti. Si attenderà ulteriore documentazione, preannunciata, da parte della Dott.ssa QY. VERBALE DELLA COMMISSIONE ODONTOIATRI DEL 14 MAGGIO 2013 Presenti: Boscagin, Bovolin, Cavallini, Oreglia, Paoletti Lettura ed approvazione verbale precedente: il verbale della seduta precedente viene approvato all’unanimità. ComunicazionI: 1. Il Presidente informa i presenti di una lettera a firma del Dott. Renzo sull’attività della Commissione Albo 10 Odontoiatri Nazionale. Tra le iniziative il Dott. Renzo evidenzia la nota inviata al Nucleo NAS riguardante la pubblicità ingannevole effettuata dalla associazione “Amicodentista. com”. 2. Il Presidente informa di aver ricevuto una lettera a firma Dott. Renzo il quale informa che una delegazione della CAO nazionale ha incontrato dei referenti del Consiglio Superiore della Magistratura. Nella lettera auspica e prevede una buona collaborazione tra le procure della Repubblica e le CAO provinciali. Relazioni istruttorie: 1. Il Presidente informa che è pervenuto all’Ordine, da parte della Guardia di Finanza, copia di un verbale di sequestro effettuato presso lo studio dentistico del Dott. XX e Dott.ssa YY, in quanto, a seguito di un sopralluogo è stato trovato il Sig. XY (odontotecnico e pertanto non in possesso delle abilitazioni professionali) mentre operava su un paziente. Viene deciso di inviare la documentazione al legale della Commissione Odontoiatri avv. Zanoni per capire come poter procedere nella costituzione di parte civile. Viene deciso inoltre di convocare il Dott. XX per informazioni. 2. Dott. ZY: il Presidente informa di aver ricevuto da parte della Procura della Repubblica una nota ove viene specificato che in capo al Dott. ZY vi sarà un rinvio a giudizio. Vie- ne deciso di aprire il procedimento disciplinare in capo al Dott. ZY e contestualmente di sospenderlo in attesa della sentenza della magistratura. Il dott. ZY sarà notiziato del provvedimento a suo carico. 3. Dott.ssa ZZ: il Presidente ripercorre il caso. Dopo aver invitato a colloquio la Dott.ssa perviene all’Ordine una memoria da parte dell’Avvocato della Dott.ssa. Viene deciso di scrivere all’avvocato chiedendo ulteriore documentazione, citata nei documenti a difesa e quindi necessaria per completezza. 4. Dott. YZ: il Presidente informai i presenti di aver invitato a colloquio il Dott. YZ per pubblicità sanitaria non conforme. Nel corso del colloquio è emerso come lui abbia due direzioni sanitarie presso due strutture aventi gli stessi proprietari e come sia proprietario di uno studio a …………. Viene deciso di attendere quanto promesso dal medico in merito alla correzione delle forma pubblicitarie. 5. Dott.ssa QY: il Presidente ripercorre il caso e comunica di aver invitato a colloquio la Dott.ssa che prima dell’invito a colloquio ha inviato all’Ordine una memoria difensiva. La Dott.ssa ZY ha presentato stamane un ulteriore esposto nei confronti della Dott.ssa QY. Vengono lette le memorie delle due parti. Si attenderà ulteriore documentazione, preannunciata, da parte della Dott.ssa QY. Comunicare il quesito od il sospetto diagnostico È indice di correttezza deontologica e di buona pratica clinica Alcuni Direttori Sanitari e Responsabili di Distretto ci hanno in varie occasioni comunicato che è ancora abbastanza diffusa la pessima abitudine di richiedere visite specialistiche ed accertamenti diagnostici senza comunicare il quesito, o, meglio il sospetto diagnostico. Tale comportamento può essere ammissibile in alcune situazioni particolari ma nella generalità dei casi è contrario alla buona pratica clinica ed al Codice Deontologico (artt. 59, 62) e può in alcune situazioni critiche configurare un reato ai sensi dell’art. 328 del Codice Penale. È altrettanto indice di correttezza deontologica e soprattutto di buona pratica clinica per TUTTI riportare sulle richieste di accertamenti • data di emissione del documento in cui viene indicata la richiesta • timbro personale del medico proponente • firma (se possibile LEGGIBILE) del medico proponente • infine ma non per ultimo: indicazione del motivo e/o del sospetto clinico alla base della richiesta di accertamenti VERONA MEDICA LETTERE AL DIRETTORE Istituto Poveri della Casa di Nazareth Caro Direttore, sono Diego Ligas e sono consacrato come religioso nella mia città di Verona in un istituto a servizio dei deboli mentali dal nome: “Poverette della Casa di Nazareth” e sono l’unica vocazione maschile, in quanto vi sono rimaste poche suore per lo più anziane. Se ricordi, ci siamo conosciuti qualche giorno fa e facendo seguito a quanto ci siamo detti ho deciso di accogliere il tuo invito scrivendo al tuo giornale questa lettera. Prima di intraprendere questo cammino io facevo Judo Karate di cui sono stato più volte campione essendo giunto in ambedue alla cintura nera. Nel Karate ho fatto pure un secondo e un terzo posto ai campionati nazionali; tra l’altro ero pure ad un buon livello nel ballo. Nell’anno 2000 ho cominciato ad avvertire dentro di me una chiamata insistente del Signore, ma non capivo bene cosa stava succedendo ; così cominciai a frequentare molto più spesso la Chiesa, stando ore ed ore da solo al suo interno parlando a Dio con il cuore. Cominciai a fare del volontariato nel servire la cena ai senza tetto e sempre più spesso sentivo il bisogno di star loro vicino; nel frattempo lavoravo, prima come cassiere in un supermercato, poi in fabbrica come magazziniere addetto alle molle. Ma dentro di me sentivo forte il bisogno di aiutare i malati mentali, le persone down, i tribolati e pregavo con tutta la mia forza perché potessi trovare un ambiente cui prestare il mio tempo libero con loro. Un bel giorno, guardando Telepace vidi un documentario su un istituto, appunto le “Poverette della Casa di Nazareth” di un paese vicino al mio, così notai il numero di telefono e mi recai per più di un anno a dare del mio tempo alle persone in difficoltà mentale. Con la morte di Giovanni Paolo II ho capito chiaramente che Dio mi chiamava proprio lì dando tutta la mia vita per il suo progetto. Il fondatore di questo isti- VERONA MEDICA che abbiamo nel veronese seguiamo circa 200 disabili più o meno gravi. Mai sino a qualche anno fa avrei detto di consacrarmi al Signore…ma poi ho sentito forte il Suo richiamo e non sono stato capace a dire di no. I disabili mentali sono i piccoli del Vangelo cui dobbiamo lavare i piedi ogni giorno; qualunque cosa facciamo loro, la facciamo a Cristo. Venite a trovarmi! Ecco i miei recapiti: Diego Ligas, Istituto Poverette della Casa di Nazareth, via Filippini 17, 37121 Verona numero di cell.: 3497259488 oppure 0458003555 fax: 0458007449 Diego Ligas con un’ospite dell’Istituto Un abbraccio e avanti sempre con Gesù e Maria! DIEGO LIGAS tuto è il Venerabile padre Filippo Bardellini vissuto il secolo scorso. Il 27 novembre 2005, giorno della festa della medaglia miracolosa, stemma che le suore portano al collo, entrai definitivamente e l’anno successivo cominciai a frequentare la teologia. Una cosa è certa: i disabili mentali sono la mia vita ed in essi cerco di vedere il volto di Cristo sofferente, in quanto loro sono bisognosi di tutto, soprattutto di sentirsi amati. Pregate per me e pregate perché con me si uniscano nuove vocazioni sia maschili che femminili, in modo da proseguire sulle orme di padre Filippo Bardellini. Nelle cinque case Oggi l’istituto Poverette/Poveretti della Casa di Nazareth va avanti sebbene siano rimaste poche suore e un giovane fratello, che come consacrati dedicano la loro vita a servizio appunto dei malati psichici e fisici, vedendo in ognuno di loro i prediletti di Cristo. Si prosegue con la convinzione che il Buon Dio e Maria Santissima non tarderanno a suscitare nel medesimo istituto nuove vocazioni sia maschili che femminili, così da continuare con gioioso slancio la missione donata per i più sofferenti. Abbiamo la ferma convinzione, come d’altronde ci ha trasmesso padre Filip- Il lavoro nell’Istituto 11 LETTERE AL DIRETTORE po, che i deboli mentali sono figli di Dio e portatori autentici della Sua immagine. Le iniziative odierne sono orientate a fornire interventi qualificati con un massimo impegno in modo da recuperare il più possibile il soggetto diversamente abile, così da offrirgli l’opportunità di integrarsi con diritti e doveri nel contesto civile. Abbiamo dei centri diurni e CEOD, ai quali sono ammessi anche soggetti gravi e medio-gravi residenti sul territorio; i percorsi di formazione attivati dagli operatori, con il supporto di volontari, mirano a recuperare sul piano umano e relazionale i soggetti accolti, ai quali sono offerte varie opportunità per sviluppare le abilità lavorative, puntando alla valorizzazione delle potenzialità residue, il tutto realizzato in un contesto di esperienze singolari dirette a migliorare e a consolidare il livello di autonomia e di socializzazione. “Umiltà e carità nella semplicità” era il motto del Bardellini ed è pure il nostro. Noi consacrati seguiamo questo esempio, servendo e amando i nostri assistiti, i nostri “piccoli tesori” come li chiamava padre Filippo, ricordandoci sempre che anche il debole mentale è persona: come tale deve essere aiutato e rispettato come gli altri e ha il diritto che le sue doti vengano coltivate e sviluppate in tutto ciò che è possibile. Assistenza, recupero, formazione umana e cristiana degli insufficienti mentali di ambo i sessi, sono stati e lo sono tuttora, i nostri compiti per illuminare la speranza di tanti abbandonati, penalizzati da una natura avara. Le nostre conquiste avvengono a piccoli passi; consistono nel sorriso e nell’affetto riconoscenti degli assistiti che, contro ogni speranza, imparano a crescere sani, vestire con proprietà, eseguire bei lavoretti, faccende domestiche ed esprimersi in modo comprensibile. Quanti sforzi fa il demonio e il mondo per rovinare queste “piccole anime”! Noi cerchiamo di coprirle con le ali di un’amorevole custodia e ci impegniamo a ripararle con la siepe di un’istruzione cristiana, non dimenticando mai le giuste intenzioni di padre Filippo. Ai loro bisogni di concretezza, di affetto, di comprensione rispondiamo con un programma di recupero e rieducazione articolato in piani di intervento specialistici, che prevedono anche l’aiuto e la supervisione di personale medico esterno. Non si pretendono dalle sorelle e dai fratelli speciali requisiti, ma l’amore per i disabili, quello sì. Padre Filippo diceva che “bello è pensare al prossimo, più bello il pregare per lui, ottimo amarlo con generosità e dimenticarsi per darsi interamente”. Quindi, la nostra vita donata, è fatta anche di ardente spiritualità e preghiera, nutrimento che ci dona grande energia per far fronte alle tante occupazioni quotidiane. “Abbandoniamoci nella Divina Provvidenza; tutto è in mano di Dio e noi spendiamo le nostre forze per il bene delle anime e Dio penserà a noi”. Questo è l’invito di padre Filippo per tutti noi consacrati che abbiamo accolto e continuiamo ad accogliere con gioia, cercando di trasmetterlo agli altri, confidando nella certezza che si comincia sempre dal poco per arrivare al molto, proprio come attraverso i piccoli si raggiunge Colui che è grande. La vocazione a una vita donata nasce come richiamo interiore alla verità e alla bellezza della santità. Il Signore ci chiama personalmente a impegnarci: tutte le nostre virtù e migliori facoltà fruttificheranno. Possiamo testimoniare che è vero: la vita donata vale moltissimo per Dio, poiché diventa di esempio a molti. Ogni giorno è nuovo, ogni storia una magnifica avventura per chi vive la vita del testimone di Cristo. Esistono anche le piccole battaglie e noi abbiamo scelto di dedicare la vita proprio alle piccole battaglie, quelle in favore degli ultimi: gli handicappati mentali, i minimi della società. C’è tanto da fare, non per arrivare a diventare qualcuno, ma con la soddisfazione di esser parte di quell’Uno che tutti ci ha salvati. Se vorrai essere dei nostri diventerai la Sua Provvidenza…Siamo in grosse difficoltà economiche! Intanto vieni a conoscerci: vedrai la nostra gioia. ISTITUTO POVERETTE DELLA CASA DI NAZARETH-ONLUS Via Domegliara, 9 37015 PONTON (VR) Telefono 045 6861088 Fax 045 6860995 Codice Fiscale 80015470232 Partita I.V.A. 01512410232 E-mail: [email protected] Caro Diego, accolgo volentieri il tuo appello e lo giro a quanti ci leggono segnalando la possibilità, per chi lo volesse, di devolvere alla vostra associazione anche il 5 x mille (basta indicare il codice fiscale 80015470232) o quanto si vorrà donare alla vostra associazione in altre forme. ...ed i momenti di svago 12 ROBERTO MORA VERONA MEDICA LETTERE AL DIRETTORE Enpam: l’Ordine scrive ai commercialisti Al Presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti Egr. Sig. Presidente, La presente per comunicarLe che dal 1 gennaio 2013 è entrato in vigore il nuovo Regolamento del Fondo di Previdenza Generale della Fondazione ENPAM (Ente Nazionale della Previdenza ed Assistenza Medici ed Odontoiatri), peraltro consultabile nel sito http:// www.enpam.it/wp -content/uploads/Regolamento fondo Previdenza generale 2013.pdf. Preme far notare che le entrate della Quota “A” sono costituite, tra le altre dai contributi obbligatori versati dagli iscritti a norma dell’art. 3 comma 3 del suddetto Regolamento che recita: 3. È comunque dovuto da ciascun iscritto un contributo nelle seguenti misure minime annuali: a) € 148,80 per tutti gli iscritti, fino al compimento del trentesimo anno di età; b) € 298,13 per tutti gli iscritti, dal compimento del trentesimo anno di età fino al compimento del trentacinquesimo anno di età; c) € 568,10 per tutti gli iscritti, dal compimento del trentacinquesimo anno di età fino al compimento del quarantesimo anno di età; d) € 1.057,55 per tutti gli iscritti, dal compimento del quarantesimo anno di età e fino al compimento del sessantacinquesimo anno di età, in caso di esercizio dell’opzione, di cui al successivo art. 18, comma 1 bis, ovvero al raggiungimento del requisito anagrafico pro - tempore vigente indicato nella Tabella B allegata al presente Regolamento. I suddetti importi, a decorrere dall’anno 2004, vengono incrementati di € 10,33 annui, indicizzati ai sensi del successivo comma 8. Gli iscritti di età inferiore a 40 anni possono chiedere di essere ammessi alla contribuzione di cui alla precedente lettera d), nella misura in VERONA MEDICA vigore nell’anno di presentazione della relativa domanda; tale opzione è irrevocabile. Sino al 31 dicembre 2012, detti iscritti, nonché coloro che hanno già compiuto il quarantesimo anno di età, possono chiedere di effettuare il riscatto per allineare alla suddetta contribuzione uno o più anni a contribuzione inferiore. I requisiti di ammissione al riscatto, le modalità di calcolo e i termini di versamento degli importi dovuti sono stabiliti nel comma 5 e seguenti del successivo art. 10. Le entrate della Quota “B” sono costituite tra le altre dai contributi obbligatori versati dagli iscritti a norma dell’art. 3, comma 1 e 2 e dell’art. 4 del suddetto Regolamento che recitano: ART. 3 (Contributo obbligatorio) 1) Il contributo obbligatorio annuo posto a carico di ciascun iscritto al Fondo, ai sensi dell’art. 21 del Decreto Legislativo del Capo Provvisorio dello Stato 13 settembre 1946, n. 233, ratificato con Legge 17 aprile 1956, n. 561, dell’art. 1, comma 3, del Decreto Legislativo 30 giugno 1994, n. 509, e dell’art. 4, dello Statuto dell’E.N.P.A.M. approvato con Decreto del Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale, di concerto con il Ministro del Tesoro, in data 24 novembre 1995, è pari alle percentuali del reddito professionale prodotto nell’anno, quale risulta dalla relativa dichiarazione ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e dagli accertamenti definitivi, indicate nell’allegata Tabella A. A decorrere dall’entrata in vigore del presente Regolamento, gli iscritti di età inferiore a trentacinque anni sono tenuti a versare il contributo obbligatorio di cui al presente comma, ovvero il contributo obbligatorio ridotto di cui al successivo art. 4, esclusivamente sull’eventuale reddito professionale, di cui al comma 2 del presente articolo, eccedente l’importo annuo del reddito corrispondente al contributo di cui alla lettera c) del comma 3, annualmente rivalutato ai sensi del comma 8. 2) Sono imponibili presso la Quota B i redditi, i compensi, gli utili, gli emolumenti derivanti dallo svolgimento, in qualunque forma, dell’attività medica e odontoiatrica o di attività comunque attribuita all’iscritto in ragione della particolare competenza professionale. A mero titolo esemplificativo, indipendentemente dalla relativa qualificazione ai fini fiscali, sono soggetti a contribuzione: a. i redditi di lavoro autonomo svolto in forma individuale e associata; b.gli utili derivanti da associazioni in partecipazione e contratti di cointeressenza; c. le partecipazioni agli utili spettanti ai promotori e ai soci fondatori di società per azioni, in accomandita per azioni e a responsabilità limitata; d.i redditi derivanti dall’utilizzazione economica, da parte dell’autore o inventore, di opere dell’ingegno, di brevetti industriali, processi e formule; e.i redditi derivanti dallo svolgimento dell’attività intramoenia e delle attività libero professionali ad essa equiparate ai sensi della normativa vigente; f. i redditi derivanti dalla partecipazione nelle società disciplinate dai titoli V e VI del libro V del codice civile che svolgono attività medica – odontoiatrica o attività oggettivamente connessa alle mansioni tipiche della professione; g.i redditi da collaborazione, da contratti a progetto, di lavoro autonomo occasionale se connessi con la competenza professionale medica – odontoiatrica; h. i redditi percepiti per incarichi di amministratore di società o enti la cui attività sia oggettivamente connessa alle mansioni tipiche della professione medica e odontoiatrica. 13 LETTERE AL DIRETTORE 2 bis) Ai fini della determinazione dell’imponibile di cui al comma 2 si tiene conto esclusivamente delle spese deducibili secondo la vigente normativa fiscale. Non costituiscono imponibile previdenziale presso la Quota B i redditi già soggetti a contribuzione obbligatoria presso i Fondi Speciali gestiti dalla Fondazione ENPAM. Salvo diversa dichiarazione dell’iscritto, in caso di concorso di tali redditi con quelli di cui al precedente comma, le spese deducibili sono determinate in proporzione all’incidenza sul reddito professionale totale delle diverse categorie di reddito. ART. 4 (Contributo obbligatorio ridotto) 1) Gli iscritti al Fondo che contribuiscono anche ad altre forme di previdenza obbligatoria, ivi compresi i Fondi Speciali gestiti dall’E.N.P.A.M. ai sensi dell’art. 5, comma 1, dello Statuto di cui all’art. 1, del presente Regolamento, ovvero siano già titolari di un trattamento pensionistico obbligatorio, sono tenuti ad effettuare i versamenti contributivi nella misura di cui al precedente art. 3, comma 1. I predetti iscritti possono chiedere di essere ammessi a contribuzione obbligatoria ridotta nella misura pro tempore indicata nell’allegata Tabella A per il reddito professionale eccedente quello corrispondente al contributo minimo obbligatorio effettivamente versato ai sensi del precedente art. 3, comma 3, fino al limite di cui al comma 1 di tale articolo, indicizzato secondo i criteri di cui al predetto art. 3, comma 8, e dell’1% per tutto il reddito eccedente il suddetto ammontare. Possono, altresì, accedere al contributo obbligatorio ridotto anche i partecipanti ai corsi di formazione specifica in medicina generale. 2) L’istanza di ammissione alla contribuzione obbligatoria ridotta di cui al comma 1, redatta su apposito modulo predisposto dall’Ente, deve essere consegnata o inviata a mezzo raccomandata all’E.N.P.A.M. entro il termine di cui all’art. 3, comma 5 del presente Regolamento. La predetta istanza, per i soggetti non iscritti ai Fondi Speciali gestiti dall’E.N.P.A.M., dovrà essere corredata da idonea documentazione attestante la continuità del rapporto di lavoro soggetto ad altra forma di previdenza obbligatoria, oppure corredata della certificazione comprovante il possesso di un trattamento obbligatorio di pensione. In difetto, tale documentazione dovrà essere prodotta entro il termine fissato dall’E.N.P.A.M. Qualora l’istanza venga presentata dopo il termine fissato, essa si intenderà riferita ai redditi denunciati per l’annualità immediatamente successiva. 3) La contribuzione ridotta si applica sui redditi prodotti a partire dall’anno precedente l’istanza di cui al comma 2 del presente articolo. L’iscritto che contribuisce in misura ridotta può chiedere, nei termini di cui al suddetto comma, di versare il contributo in misura intera; tale opzione è irrevocabile. Il diritto alla contribuzione ridotta decade al venir meno delle condizioni che lo hanno determinato. L’iscritto può peraltro presentare una nuova domanda qualora torni in possesso dei requisiti di cui al comma precedente. In caso di passaggio dell’iscritto dallo status di lavoratore subordinato, ovvero convenzionato, a quello di pensionato da altre gestioni previdenziali obbligatorie, si presume la volontà di proseguire nel versamento della contribuzione in forma ridotta; l’iscritto, tuttavia, conserva la facoltà di richiedere con apposita domanda la riammissione al versamento dell’intero contributo di cui all’art. 3, comma 1. L’Ente si riserva di accertare la permanenza delle condizioni che danno diritto alla contribuzione ridotta. 4) I pensionati del Fondo, se titolari di compensi appartenenti alle tipologie di cui al precedente art. 3, comma 2, conservano l’iscrizione al Fondo. Essi sono tenuti al versamento del contributo previdenziale in misura pari al 50% della contribuzione ordinaria pro tempore vigente indicata all’allegata Tabella A, salva espressa opzione per il pagamento nella misura intera, da effettuarsi entro il termine di cui all’art. 3, comma 5. Ben consapevole della difficoltà della categoria dei medici a confrontarsi con questo ostico argomento e confidando nella professionalità dei Suoi associati mi permetto di suggerirle di farsi interprete presso i professionisti che rappresenta per una applicazione corretta della nuova normativa. Nel ringraziarla per la collaborazione Le porgo i più cordiali saluti Il Presidente dell’Ordine dei Medici ed Odontoiatri Roberto Mora ✂ VERONA MEDICA - Palazzo Vitruvio Cerdone - Via Locatelli, 1 - 37122 VERONA CERCO, OFFRO E SCAMBIO: TEMPO LIBERO ...................................................................................................................................................................................................... DEPENNARE LE VOCI CHE NON INTERESSANO ..................................................................................................................................................................................................................................................................................................... COGNOME NOME .............................................................................................................................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................................................................................................................................. INDIRIZZO ................................................................................................................................................................................................................................................................ TELEFONO .............................................................................................................................................................................................................................................................. Nº TESSERA ORDINE 14 ............................................................................................................................................................................................................................... VERONA MEDICA AGGIORNAMENTO Malattie professionali: un problema di salute emergente Coordinamento SPISAL provincia di Verona Rif. Dott.ssa Manuela Peruzzi SPISAL ULSS 20 Verona Il fenomeno delle malattie professionali è sicuramente meno presente all’attenzione dell’opinione pubblica rispetto a quello degli infortuni sul lavoro, ma in realtà il prezzo che i lavoratori continuano a pagare ogni anno per queste patologie è elevato: nel 2010, per esempio, sono state indennizzate dall’INAIL in Italia 11.809 malattie professionali di cui 383 (3.2%) casi mortali e ben 10.972 (92.9%) con menomazione permanente. La stragrande maggioranza di queste malattie (più del 95%) comporta quindi rilevanti conseguenze sulla stato di salute del lavoratore. Attualmente in Italia si ritiene che il reale numero dei casi di malattia professionale che si registrano ogni anno sia ampiamente sottostimato. Tale fenomeno è dovuto in parte alla difficoltà di individuare l’eziologia professionale di tali patologie, soprattutto per quelle caratterizzate da una lunga latenza, talvolta di molti anni, tra esposizione al fattore di rischio e la manifestazione clinica, e in parte alla loro mancata segnalazione da parte dei medici. La letteratura scientifica (Quaderni di Medicina Legale del Lavoro N. 3/2007- Le malattie professionali perdute) stima come attribuibili all’occupazione: – fino al 40% dei mal di schiena, – fino al 18% di tutte le forme di asma bronchiale, – fino al 25% delle dermopatie, – fino al 15% delle interstiziopatie polmonari, – fino al 50% delle BPCO, – fino al 40% delle neoplasie polmonari, – fino al 24% delle neoplasie vescicali, – fino al 33% dei tumori nasosinusali, – fino all’80% dei mesoteliomi; VERONA MEDICA Per tali motivi si richiama l’attenzione di tutti i medici nei confronti degli obblighi medico-legali a seguito del riscontro di una malattia di origine professionale, anche solo sospetta. Tali obblighi sono rappresentati dalla denuncia sanitaria, dal certificato medico di malattia professionale e dal referto medico. Di seguito si riportano gli elementi caratterizzanti di tali certificazioni. La denuncia sanitaria è l’attestazione scritta di fatti di natura tecnica appresi e rilevati nell’esercizio professionale, con la quale il sanitario direttamente informa una pubblica autorità secondo quanto stabilito dal DPR 1124/65 (Testo Unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali) e dal D.Lgs. 38/2000 (Disposizioni in materia di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali). L’art. 139 del DPR 1124/65 e l’art. 10 del D.Lgs. 38/2000 prevedono, per ogni medico che ne riconosca l’esistenza, l’obbligo di denuncia, ai Servizi di Prevenzione Ambienti di Lavoro delle ULSS (SPISAL) competenti per territorio e all’INAIL, delle malattie professionali indicate nell’elenco del Decreto del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali dell’11.12.2009 (Aggiornamento dell’elenco delle malattie per le quali è obbligatoria la denuncia ai sensi dell’art. 139 DPR 1124/65). L’elenco è suddiviso in tre liste in base all’evidenza epidemiologica: l’origine lavorativa può essere ad elevata probabilità (I lista), a limitata probabilità (II lista) e possibile (III lista). La finalità della denuncia è quella di assicurare agli Enti preposti alla tutela della salute dei lavoratori informazioni utili quali la programmazione degli interventi di prevenzione primaria e la valutazione statistico epidemiologica delle malattie professionali. Per l’omissione della denuncia sanitaria è previsto, per il medico, l’arresto fino a tre mesi o l’ammenda da 258 a 1.032 euro e, per il medico competente, l’arresto da due a quattro mesi o l’ammenda da 516 a 2.582 euro. Il certificato medico di malattia professionale permette di avviare la ‘pratica’ INAIL per il riconoscimento ed eventuale risarcimento della patologia. Tale certificato va consegnato dal medico al lavoratore il quale decide se dare avvio all’iter assicurativo. In tal caso il lavoratore ha 15 giorni di tempo per consegnare il certificato al proprio datore di lavoro che, a sua volta, ha 5 giorni di tempo per inviarlo all’INAIL. Esistono malattie professionali ‘tabellate’, espressamente previste da tabelle di legge periodicamente revisionate (attualmente contenute nel DM 9.4.2008), per le quali l’assicurazione è obbligatoria ed esiste la presunzione legale di origine. Per dette patologie la valutazione di risarcimento è prevista dall’obbligo assicurativo che scaturisce dall’adibizione dell’assicurato alle lavorazioni indicate nelle tabelle stesse. Il medico è tenuto a certificare tutte le patologie in rapporto causale con le lavorazioni, anche se non espressamente previste in tali tabelle. In quest’ultimo caso le malattie vengono definite ‘non tabellate’ e l’onere della prova per dimostrare l’esistenza del nesso causale tra patologia e professione spetta al lavoratore. Per il lavoratore agricolo autonomo o subordinato con contratto di lavoro a tempo determinato, il medico deve trasmettere direttamente il certificato all’INAIL entro 10 giorni dalla data della prima visita medica, quando la malattia possa determinare inabilità lavorativa per più di tre giorni (art 251 DPR 1124/65). Il referto medico è una testimonianza con la quale il medico, o chi esercita una professione sanitaria, è obbligato, ai sensi dell’art. 365 del Codice 15 AGGIORNAMENTO Malattie con nesso di causa professionale altamente probabile con obbligo di denuncia/referto Malattie Agente causale Mesotelioma pleurico e peritoneale Fibre di amianto Asbestosi Placche pleuriche Tumore del polmone Fibre di amianto, idrocarbuti policiclici aromatici, cromo… Tumore del polmone in silicosi Polvere di silice Tumore nasosinusale Polveri di legno duro e di cuoio Movimentazione manuale di carichi Vibrazioni meccaniche al corpo-intero Ernia discale lombare Posture incongrue Sindrome da sovraccarico biomeccanico della spalla Epicondilite/epitrocleite Sindrome del tunnel carpale Movimenti ripetuti degli arti superiori Posture incongrue Tumore della vescica Amine aromatiche, coloranti, idrocarburi policiclici aromatici Ipoacusia Rumore Pneumopatie allergiche Allergeni di origine vegetale (es. polveri e farine di cereali), animale, (es. forfora, peli, piume, proteine sieriche o urinarie), chimica (es. di isocianati sottoforma di vernici, schiume.. Dermopatie allergiche Resine, cemento, vernici, prodotti della gomma, lattice, tinture, detergenti, disinfettanti, detersivi, metalli… Penale e dell’art. 334 del Codice di Procedura Penale, ad informare l’Autorità Giudiziaria di fatti oggetto della propria assistenza od opera, nella genesi dei quali possa sussistere l’ipotesi di un reato perseguibile d’ufficio. Il referto può essere trasmesso direttamente alla Procura della Repubblica o allo SPISAL competente per territorio. Nel caso della malattia professionale si rientra nell’ambito delle situazioni perseguibili d’ufficio qualora la patologia abbia le caratteristiche della lesione personale grave o gravissima, o abbia causato la morte, e possa essere in relazione con l’inosservanza delle norme di igiene o di sicurezza del lavoro. La sanzione prevista per l’omissione o il ritardo di referto può arrivare a 516 euro. Tali obblighi certificativi vanno inoltre 16 assolti tempestivamente di modo che i destinatari, SPISAL ed INAIL, possano effettuare gli accertamenti del caso quando ancora è presente la situazione lavorativa di rischio per la salute del soggetto che ha contratto la malattia. Il ritardo o la mancata trasmissione di queste patologie determina infatti una serie di conseguenze: • sul piano epidemiologico-statistico la scarsità di dati riferibili alle malattie professionali non consente di avere ad oggi una rappresentazione reale di tale fenomeno; • sul piano preventivo si determina l’impossibilità in molti casi di effettuare interventi su una situazione lavorativa a rischio per la salute del soggetto che ha contratto la malattia e/o dei suoi colleghi di lavoro; • sul piano sociale la mancata se- gnalazione comporta l’impossibilità per il lavoratore o, in caso di sua morte, per i familiari, di ottenere il riconoscimento da parte dell’INAIL della malattia e dei relativi benefici economici. Si riporta sopra una tabella, non esaustiva, contenente le principali malattie di origine professionale per le quali vige l’obbligo di denuncia/referto se dall’anamnesi lavorativa emerge una pregressa esposizione ad uno o più agenti causali presenti nell’ambiente di lavoro. Con l’obiettivo di favorire l’emersione delle malattie professionali, lo scorso anno, in collaborazione tra SPISAL delle ULSS 20, 21 e 22, INAIL e Servizio di Medicina del Lavoro dell’A.O.U.I. di Verona, è stato avviato un piano di informazione permanente VERONA MEDICA AGGIORNAMENTO Obblighi medico-legali per riscontro di malattia professionale anche sospetta Obblighi Riferimenti normativi Quando Denuncia sanitaria Sospetta o certa malattia professionale Art. 139 D.P.R.1124/65 Art. 10 D.Lgs. 38/02 Primo certificato INAIL Sospetta o certa malattia professionale Art. 52 e 53 D.P.R. 1124/65 Destinatari • Spisal dell’ULSS territorialmente competente per sede dell’azienda • INAIL territorialmente competente per residenza/domicilio del paziente Finalità • Prevenzionali • Statisticoepidemiologiche Lavoratore Datore di lavoro Tutela assicurativa del lavoratore INAIL Referto Sospetta o certa malattia professionale che abbia causato la morte o una lesione personale grave* o gravissima** Art. 365 C.P. Art. 334 C.P.P. Spisal dell’ULSS territorialmente competente per sede dell’azienda Giudiziarie *Lesione personale grave: malattia o incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni per un tempo superiore ai quaranta giorni, indebolimento permanente di un senso o di un organo. **Lesione personale gravissima: malattia certamente o probabilmente insanabile; perdita di un senso o di un arto; perdita dell’uso di un organo o della capacità di procreare; permanente e grave difficoltà della favella; deformazione o sfregio permanente del viso. che ha come destinatari i medici dei reparti delle strutture ospedaliere ed i medici di medicina generale della nostra provincia. Per i medici di medicina generale e per gli ospedalieri – specialisti ambulatoriali delle ULSS è stata inoltre attivata la consulenza da parte degli SPISAL e del Servizio di Medicina del Lavoro Azienda Ospedaliera Universitaria, al fine di una valutazione anamnestica professionale più approfondita, nel caso emergano dubbi sull’origine lavorativa delle malattie diagnosticate. Per richiedere la consulenza o per qualsiasi informazione o chiarimento in materia è possibile rivolgersi a: SPISAL ULSS20 U.O. Medicina del Lavoro Via S. D’Acquisto n. 7 Palazzo della Sanità - Verona Indirizzo e-mail: spisal.ambulatorio@ ulss20.verona.it Tel: 045 8075923 dal lunedì al venerdì dalle ore 8:00 alle ore 12:00 SPISAL ULSS21 Ambulatorio di Medicina del Lavoro Sede di Legnago - Via Frattini 48 e-mail: [email protected] Tel: 0442 634212 VERONA MEDICA Sede di Bovolone - Via Angelo Cappa e-mail: [email protected] Tel: 045 6999471 SPISAL ULSS22 Ambulatorio di Medicina del Lavoro Sede di Valeggio - Via Crocifissa di Rosa (c/o ospedale) e-mail: [email protected] Tel: 045 6338599 dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 12.30 malattie professionali; alcuni interventi effettuati nel corso degli incontri formativi tenutisi lo scorso anno con i medici ospedalieri. Si riporta infine (sopra) una tabella riassuntiva degli obblighi medico-legali nel caso di malattia professionale, sia certa che sospetta, con i relativi riferimenti normativi, i destinatari e le finalità di tali certificati. Servizio di Medicina del Lavoro Azienda Ospedaliera Universitaria e-mail: [email protected] Tel. 045 8124295 Sul sito internet (http://prevenzione. ulss20.verona.it/spisal.html) sono scaricabili, alla sezione Malattie Professionali, documenti utili per la segnalazione delle patologie professionali quali: modulistica relativa alla denuncia sanitaria/referto (modulo unico) e certificazione medica di malattia professionale (modello 5SS); aggiornamento dell’elenco delle malattie per le quali è obbligatoria la denuncia ai sensi dell’art. 139 DPR 1124/65; le nuove tabelle delle malattie professionali nell’industria e nell’agricoltura; una guida per il riconoscimento delle Certificazioni telematiche di malattia Informiamo gli iscritti che la segreteria dell’Ordine è ora in grado di rilasciare ai medici che ne dovessero avere necessità le credenziali di accesso al portale INPS per la compilazione dei certificati di malattia a l personale dipendente. Per ottenerle è necessario accedere alla segreteria personalmente. 17 AGGIORNAMENTO La riabilitazione tra cronicità e appropriatezza, tra consapevolezza e limiti, tra idealità e risorse Dott. Renato Avesani Dir. Dipartimento di Riabilitazione Ospedale Sacro Cuore Don Calabria Negrar (Vr) Segretario Regionale S.I.M.F.E.R. (Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa) Desidero affrontare il tema della riabilitazione a partire da una serie di termini che, pur nella loro accezione non “positiva”, aiutano a chiarirne l’importanza e la dignità come disciplina medica. Chi come il sottoscritto si è trovato sulla strada di questa specializzazione sul finire degli anni 70 aveva una visione della medicina tripolare: la prevenzione, la cura, la riabilitazione. Tutti sapevamo cosa si intendesse per prevenzione, in molti avevamo l’idea che la cura fosse l’emblema della nostra professione, pochi erano coloro che avevano avuto modo di conoscere cos’era la medicina riabilitativa. Eppure, in quegli anni, sulla spinta dalla classificazione mondiale dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità 1980) che enunciava i concetti di menomazione, disabilità ed handicap, iniziava un timido approccio della classe medica verso questo mondo. Favoriva tale apertura un assunto mai smentito negli anni successivi: l’aumento della sopravvivenza delle persone con patologie croniche e l’incremento dell’età media della popolazione. A questo si aggiungevano i bagliori di quell’esplosione tecnologica e di ricerca che ha portato i medici a disporre di potenzialità diagnostiche e curative inimmaginabili solo pochi anni prima. Come spesso accade non è parso subito evidente come, pur a fronte di ottime condotte curative, si dovesse fare i conti con esiti invalidanti non voluti e non cercati ma inevitabilmente 18 presenti quando si affronti la patologia. In sostanza, parallelamente alla crescita di una più ampia ricerca di salute, potenziata e ampiamente valorizzata dalla tecnologia, si è assistito al tramonto dell’idea di salute intesa come assenza di malattia e si è cominciato a fare i conti, assai più che nei decenni passati, con i risultati, voluti o meno, di una scienza per nulla esatta ed infallibile: dal tentativo di cura derivava una maggior cronicizzazione dei problemi. La positiva spinta verso la guarigione ha portato con sé, in modo indissolubile, il prolungamento di condizioni di non salute se non, addirittura la creazione di nuovi e più cronici problemi, percentualmente, più numerosi delle malattie acute. Infatti, fino ad ora almeno, rispetto al ripristino del pieno benessere, sono statisticamente più numerose le situazioni in cui un malanno, più accettabile e con prospettive di quantità e qualità di vita diverse, ha sostituito un precedente malanno (Guido Sala: Medicina e psicologia tra potere e impotenza, ed Franco Angeli pag 55). Sulla spinta di questo allungamento dell’esistenza, pur in presenza di limitazioni, si assistette ad una ridefinizione delle strutture ospedaliere, alla riconversione di reparti in precedenza destinati ad altre tipologie di cura, a leggi per definire meglio l’integrazione tra sanitario e sociale, a linee guida specifiche sulla riabilitazione etc. etc. Tutto questo accadeva non solo in Italia. Questo ha portato in pochi anni l’OMS a rivedere la terminologia riferita alle condizioni di handicap: una rivoluzione culturale culminata, all’inizio degli anni 2000, con la classificazione I.C.F. (International Classification Functioning 2001) nella quale compaiono i termini di partecipazione, funzionamento, ambiente. Si sviluppa l’idea che parte importante del recupero di una persona possa dipendere dalla fervida interazione tra il suo contesto di vita e la disabilità stessa: se l’ambiente sarà facilitante le potenzialità potranno essere espresse al meglio, se così non sarà ne deriverà una riduzione dell’integrazione e della funzionalità potenzialmente esprimibile da quell’individuo. Parallelamente si assiste (processo di trasformazione lento, subdolo e del tutto contemporaneo) alla progressiva riduzione se non scomparsa del senso del limite applicato sia alla persona che al tessuto sociale. L’idea dello sviluppo tecnologico e della ricerca come elementi in grado di rendere risolvibili tutti i problemi di salute e la convinzione che una corretta prevenzione delle malattie sia ampiamente applicabile ad ogni individuo, ha ingenerato la convinzione di una onnipotenza rispetto,ad esempio, ai limiti biologici dell’esistenza (“Vivremo fino a 120 anni!” titolo con foto del Presidente Berlusconi e Don Verzè tratto dall’Arena del 3/3/2008, ripreso da “Il Giornale”, per la posa della prima pietra del futuro Ospedale San Raffaele al Vago-Vr). Agganciato a questo miraggio esistenziale l’uomo del nuovo millennio ha perso progressivamente l’idea della caducità e della fragilità e soprattutto ha confuso i termini pensando che “si muore perché ci si ammala e non, invece, che ci si ammala perché si deve morire” (Il Corpo – Universale Economica Feltrinelli - U. Galimberti). Non tanto improvvisamente (e veniamo ai giorni nostri) ci si accorge come la riabilitazione (termine che spesso va coniugato ma non confuso con l’assistenza) ha costi difficilmente sostenibili nel lungo periodo. La cronicità…cronicizza, trascinando con sé problemi di gestione familiare,economici, scelta VERONA MEDICA AGGIORNAMENTO dei luoghi di ricovero, tempi da dedicare al recupero, discussioni sui diritti dei pazienti e dei familiari, riflessioni etiche sulla utilità o meno di garantire livelli assistenziali per tutti. Una serie numerosa di quesiti cui certo non è facile rispondere ma che, forse, una visione più previdente del sistema sociale e delle dinamiche legate alla salute potrebbe aiutare a dirimere. Martin Heidegger,nel secolo scorso, enunciava un principio fondamentale per chi, a vario titolo, è responsabilizzato nella gestione della politica (sanitaria e non): ciò che è veramente inquietante non è che il mondo si trasformi in un completo dominio della tecnica. Di gran lunga più inquietante è che l’uomo non è affatto preparato a questo radicale mutamento del mondo. Di gran lunga più inquietante è che non siamo ancora capaci di raggiungere, attraverso un pensiero meditante, un confronto adeguato con ciò che sta realmente emergendo nella nostra epoca. M Heidegger, L’abbandono (1959). Su questo enunciato potremmo conseguentemente affermare che la valorizzazione delle “lunghe esistenze” e l’attribuzione del concetto di “vita degna” a tutte le persone gravate da limitazioni, non può prescindere dal saper proiettare lo sguardo sui bisogni e sulle risorse che tali situazioni richiedono. Su questo lungo tempo s’inserisce la riabilitazione come “scienza” medica e come processo educativo. Come “tecnico” della riabilitazione so come, a partire dal dato certo di una menomazione, l’organismo ha capacità riparative limitate, talvolta efficaci, altre volte con necessità di compensi ed adattamenti intrinseci o estrinseci (ausili, protesi etc). Tali capacità sono più facilmente esprimibili dopo fatti acuti (ictus, traumatismi,..) e meno nelle malattie degenerative. Tuttavia, a partire dalla nobile idea che ogni persona disabile ha un potenziale di salute da contrapporre a quello patologico, molte cose si possono fare. Purché si abbia un tempo sufficiente, strutture e personale idoneo, coerenza progettuale e capacità critica. Il tempo non può né essere eccessivamente compresso né eccessivamente dilatato. Risulta incomprensibile una temporizzazione del recupero, come pure una eccessiva tempestività degli interventi. In ragione di una appropria- VERONA MEDICA tezza dei ricoveri nei reparti per acuti, i pazienti vengono spesso trasferiti nelle unità operative di riabilitazione in condizioni critiche, non stabilizzati, in altre parole non pronti per un percorso riabilitativo. Ci si dimentica in tal modo di concetti fondamentali quali la neuro plasticità, la diaschisi, la necessità di riacquisire consapevolezza della nuova situazione,..tutto ciò esige tempo. A nessuno sfugge che esistono, nell’ambito della stessa patologia, gravità diverse e tempi di recupero diversi. Com’è dunque possibile omologare una grave emiplegia con una emiparesi lieve? La prima ha spesso bisogno di mesi, non di settimane perché il recupero si manifesti. Al contrario situazioni più lievi forse non necessitano nemmeno del ricovero. E qui sta un altro, grave errore metodologico: dal momento del ricovero in riabilitazione parte il cronometro del tempo a disposizione: 60 giorni per l’emiplegico, 23 per l’ortopedico protesizzato, … Una riabilitazione a scadenza. Come lo yogurt! La realtà smentisce spesso questa logica costruita su modelli più consoni alla fase acuta che al mondo della disabilità. Vi è quindi l’esigenza di una maggior appropriatezza: nella scelta dei pazienti da rieducare, negli obiettivi da raggiungere, nei setting più corretti, nelle modalità di gestione temporale del recupero. Su questo punto molta ambiguità si è creata, a partire dall’idea che la riabilitazione debba proseguire all’infinito (generando in tal modo attese e pretese), ma anche, contrapposta a tale visione, quella che “basta un ciclo all’anno”. Sulla durata infinita della riabilitazione influisce non poco l’incapacità del paziente/familiare di metabolizzare il limite imposto da certe condizioni. La disabilità viene vissuta come una malattia al pari delle altre: una corretta, anche se prolungata cura, porterà alla guarigione! Dal punto di vista della riabilitazione questa visione non solo non è giusta ma, purtroppo, ingenera una serie di fraintendimenti e di scelte che sono all’origine di una distorsione dei veri ed appropriati percorsi riabilitativi. La prima conseguenza del negare la cronicità ed i limiti imposti dalla menomazione (mi riferisco ovviamente alle disabilità più rilevanti, neurologiche e non, altrimenti dette “inemendabili”) è la ricerca del risultato a tutti i costi. Qualora questo non si materializzi nel breve medio-periodo, nei luoghi di cura abituali, nelle disponibilità previste dal Sistema Sanitario (non sempre sufficienti e corrette).. ecco comparire il miraggio delle cure all’estero, dei centri che promettono trattamenti intensivi etc. Non vale liquidare tale atteggiamento da parte del paziente e dei familiari come trasgressivo nei confronti del comune sapere medico. Non è neppure un disprezzo di quanto è stato fatto fino a quel momento. Vi si può leggere piuttosto la volontà di conservare il diritto alla speranza anche contro ogni evidenza. Il cittadino/paziente avrebbe dunque sempre il diritto alla speranza? Ed il medico ha il dovere di sostenere la speranza anche a costo di prescrivere cose inutili? Può essere che il medico abbia un compito educativo nei confronti dell’accettazione (faticosa, dolorosa, ma non impossibile) dei limiti imposti dalla natura umana? Come coniugare la speranza e le risorse disponibili? Sono quesiti con i quali quotidianamente ci scontriamo. Alcuni di noi assumendo atteggiamenti compiacenti, talvolta in buona fede, altre volte smarriti e deboli davanti all’impotenza curativa e riabilitativa, sono portati a prescrivere cose inutili, un placebo riabilitativo che male non fa!. Pur sapendo, magari, che le stesse risorse potrebbero giovare a migliorare i servizi alla disabilità ed alla cronicità. Altri privilegiano un faticoso lavoro che, a partire dal rispetto del limite, mira ad una progressiva consapevolezza ed accettazione da parte del paziente. Impresa difficile, frustrante ma, forse maggiormente appropriata. Altrettanto pericoloso è l’atteggiamento di chi dice: non c’è più nulla da fare. Talvolta questo è vero se riferito alle modificazioni biologiche-funzionali. Altre volte questo nichilismo deriva da una scarsità di risorse e da un’idea della salute basata solo sulla modificabilità del danno, scordando l’invito dell’OMS a sposare quel modello biopsico-sociale senza il quale non può realizzarsi una “comprensione” (cum prehendere - tenere insieme, contenere) della disabilità. E qui torniamo al punto di parten- 19 AGGIORNAMENTO za. Temo ci si stia accorgendo, con un certo ritardo, che la cronicità costa. Vantarsi di una sopravvivenza elevata, della più alta età media del pianeta,senza attrezzarsi per sostenerne i costi elevati, significa non avere un pensiero meditante. Anche la riabilitazione costa, e molto, se ben condotta. Non tanto nel periodo ospedaliero quanto piuttosto nella gestione degli esiti, nel monitoraggio della disabilità, negli sforzi da sostenere per aumentare quell’inserimento e partecipazione cui ogni disabile ha diritto. Quest’ultimo è un programma ambizioso perché tende a valorizzare il limite sia esso derivante dalle disabilità da malattie degenerative e progressive sia derivante dagli esiti di malattie acute. In quest’ultimo caso, senza un efficace intervento riabilitativo si corre il rischio, come spesso purtroppo accade, di vanificare gli interventi in acuto con un disagio economico ed etico. Cosa dovremmo rispondere ai molti familiari di persone che, a seguito di interventi in fase acuta ben condotti, si trovano in condizioni di gravissima disabilità? Essi ci chiedono: ma ne valeva la pena? Credo che l’unica risposta possibile vada ricercata in un’estensione temporale ampia e qualitativamente elevata dell’assistenza e della riabilitazione. Il rischio che, causa le difficoltà economiche ed un ripensamento (?) sull’utilità della riabilitazione, si scarichi il peso della cronicità sulle famiglie mi pare percepibile. L’accusa spesso lanciata dai familiari di essere lasciati soli nella cronicità risponde purtroppo al vero. Ma, si potrebbe ribattere, questi non sono modi di ragionare della scienza medica! Ed in effetti credo che la medicina riabilitativa, pur essendo a pieno titolo arte e scienza sanitaria, sfugga, almeno in parte, ai canoni classici dell’evidenza, del monitoraggio stretto, di precisi indicatori. Ad essi fa riferimento ma sempre tenendo presente che il valore dell’uomo fragile e di ciò che egli richiede va oltre la nostra capacità di misura. Come uscire da questo difficile equilibrismo tra rispetto della cronicità, appropriatezza delle cure, limitatezza delle risorse? Esistono ricette? Non so, ma provo ad elencare alcune vie da percorrere: Una prima via riguarda un ripensamento sulla distribuzione delle risorse da dedicare al sistema socio sanitario. Alcuni suggeriscono che si debbano ridefinire le risorse sottraendole alla fase acuta per dedicarle alla fase della cronicità. (I modelli dei servizi di riabilitazione hanno bisogno di essere modificati per consentire un supporto per il resto della vita,riducendo i costi delle cure in acuto,riducendo i tempi spesi in ospedale e sviluppando opzioni maggiormente accessibili, meno dispendiose a livello di comunità. Jennie Ponsford Traumatic Brain Injury Rehabilitation for everyday adaptive living, 1995). Affermazione forte, che solo in apparenza ha un sapore oscurantista, ma che invece fa cogliere l’intento di una continuità delle cure che deve dispiegarsi nel lungo periodo con pari intensità e livello che nelle prime fasi Una seconda riflessione può riguardare una forzata separazione tra il concetto di assistenza e riabilitazione. Molte situazioni, spacciate per riabilitabili, hanno in realtà bisogno di assistenza dignitosa, qualificata, continuativa; di luoghi di vita adeguati, stimolanti e partecipativi. Ad iniziare dal domicilio per finire, all’estremo opposto, alle Unità per Stati Vegetativi. Molte altre hanno realmente bisogno di veri, prolungati e ripetuti interventi riabilitativi. Che non si esauriscono all’interno dell’ospedale ma debbono protrarsi nelle difficili e differenti modalità di reinserimento. Vi è poi certamente da rendere più appropriato sia il ricorso alle cure riabilitative sia gli interventi riabilitativi stessi evitando così strane quanto inefficaci migrazioni nazionali ed extranazionali. Prima ancora è necessario definire gli aspetti di riabilitazione medica e sociale rifuggendo dal meccanismo purtroppo ancora radicato che consente di lasciare in ospedale pazienti perché “il sociale non ha risorse”(dimenticando che così facendo si spende,alla fine, molto di più annullando, nei fatti, la possibilità di integrazione sociale). Infine credo sia necessario un sereno confronto tra medici e società civile per riprendere in mano il concetto del limite dell’agire medico ma anche del limite dell’umano. Senza tale riflessione si rischia di perseverare nell’inganno lasciando spazio al pensiero collettivo che vede “la malattia come un errore e la morte come uno scandalo”. Medicina di Famiglia Come calcolare il compenso dovuto al sostituto Il nuovo accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti economici con i medici di medicina generale derivante dall’intesa della Conferenza Stato-Regioni n. 2272 del 23.03.2005 prevede che: “L’onorario spettante al medico sostituto è calcolato, …omissis.., nella misura del 70% del compenso di cui alla lettera A, comma 1 dell’art. 59..” Il compenso in questione è il”COMPENSO FORFETTARIO ANNUO”. Questo va corrisposto per intero se la sostituzione si effettua nei mesi di aprile, maggio, ottobre e novembre; va aumentato del 20% se la sostituzione avviene nei mesi di Dicembre, gennaio, febbraio, marzo; va diminuito del 20% se la sostituzione avviene nei mesi di giugno, luglio, agosto, settembre. In pratica quindi la formula per il calcolo è la seguente. Dal cedolino mensile: Compenso forfetario X 70%: 30 = X (somma dovuta per ogni giorno di sostituzione) X va aumentato del 20% nei mesi di dicembre, gennaio, febbraio, marzo X va diminuito del 20% nei mesi di giugno, luglio, agosto, settembre 20 VERONA MEDICA PROFESSIONE E LEGGE Certificati sportivi e defibrillatori LE NOVITÀ DEL D.M 26 APRILE 2013 Il Ministro della Salute, Renato Balduzzi, di concerto con il Ministro per lo Sport, Piero Gnudi, ha firmato un decreto ministeriale in tema di “Disciplina della certificazione dell’attività sportiva non agonistica e amatoriale e linee guida sulla dotazione e l’utilizzo di defibrillatori semiautomatici e di eventuali altri salvavita”. L’adozione del decreto era prevista dall’articolo 7 comma 11 del decreto Salute e sviluppo del 2012. Il testo raccoglie le indicazioni del gruppo di lavoro istituito dal Ministro Balduzzi nel febbraio scorso e del corrispondente gruppo di lavoro del Consiglio superiore di sanità. CERTIFICATI PER L’ATTIVITÀ SPORTIVA AMATORIALE I soggetti non tesserati alle Federazioni sportive nazionali, alle Discipline associate, agli Enti di promozione sportiva riconosciuti dal Coni, che praticano attività amatoriale (ovvero non regolamentata da organismi sportivi e non occasionale) devono sottoporsi a controlli medici periodici secondo indicazioni precise: – gli uomini fino a 55 anni e le donne fino ai 65, senza evidenti patologie e fattori di rischio, potranno essere visitati da un qualunque medico abilitato alla professione e il certificato avrà valenza biennale; – I soggetti che riportano almeno due delle seguenti condizioni (età superiore ai 55 anni per gli uomini e ai 65 per le donne, ipertensione arteriosa, elevata pressione arteriosa differenziale nell’anziano, l’essere fumatori, ipercolesteloremia, ipertrigliceridemia, glicemia alterata a digiuno o ridotta tolleranza ai carboidrati o diabete di tipo II compensato, obesità addominale, familiarità per patologie cardiovascolari, altri fattori di rischio a giudizio del medico) dovranno essere visitati necessariamente da un medico di medicina generale, un pediatra di libera scelta o un medico dello sport, che dovranno VERONA MEDICA – effettuare un elettrocardiogramma a riposo e eventualmente altri esami necessario secondo il giudizio clinico. Il certificato dovrà essere rinnovato ogni anno; I soggetti con patologie croniche conclamate diagnosticate dovranno ricorrere a un medico di medicina generale, un pediatra di libera scelta, un medico dello sport o allo specialista di branca, che effettuerà esami e consulenze specifiche e rilascerà a proprio giudizio un certificato annuale o a valenza anche inferiore all’anno. Il certificato andrà esibito all’atto di iscrizione o di avvio delle attività all’incaricato della struttura o del luogo dove si svolge l’attività. Non sono tenuti all’obbligo della certificazione le persone che svolgono attività amatoriale occasionale o saltuario, chi la svolge in forma autonoma e al di fuori di contesti organizzati, i praticanti di alcune attività con ridotto impegno cardiovascolare, come le bocce (escluse le bocce in volo), biliardo, golf, pesca sportiva di superficie, caccia sportiva, sport di tiro, ginnastica per anziani, “gruppi cammino”, e chi pratica attività ricreative come ballo o giochi da tavolo. A tutte queste persone è comunque raccomandato un controllo medico prima dell’avvio dell’attività. CERTIFICATI PER L’ATTIVITÀ SPORTIVA NON AGONISTICA Gli alunni che svolgono attività fisicosportive organizzate dalle scuole nel- l’ambito delle attività parascolastiche, i partecipanti ai giochi sportivi studenteschi nelle fasi precedenti a quella nazionale e le persone che svolgono attività organizzate dal Coni o da società affiliate alle Federazioni o agli Enti di promozione sportiva che non siano considerati atleti agonisti devono sottoporsi a un controllo medico annuale effettuato da un medico di medicina generale, un pediatra di libera scelta o un medico dello sport. La visita dovrà prevedere la misurazione della pressione arteriosa e un elettrocardiogramma a riposo. Regole più stringenti sono previste per chi partecipa ad attività ad elevato impegno cardiovascolare come manifestazioni podistiche oltre i 20 km o le gran fondo di ciclismo, nuoto o sci: in questo caso verranno effettuati accertamenti supplementari. OBBLIGO DI PRESENZA DEI DEFIBRILLATORI Le società sportive dilettantistiche e quelle sportive professionistiche dovranno dotarsi di defibrillatori semiautomatici. Sono escluse le società dilettantistiche che svolgono attività a ridotto impegno cardiocircolatorio. Le società dilettantistiche hanno 30 mesi di tempo per adeguarsi, quelle professionistiche 6. Gli oneri sono a carico delle società, ma queste possono associarsi se operano nello stesso impianto sportivo, oppure possono accordarsi con i gestori degli impianti perché siano questi a farsene carico. Il decreto ministeriale contiene linee guida dettagliate sulla dotazione e l’utilizzo dei defibrillatori. Dovrà essere presente personale formato e pronto a intervenire e il defibrillatore deve essere facilmente accessibile, adeguatamente segnalato e sempre perfettamente funzionante. I corsi di formazione sono effettuati dai Centri di formazione accreditati dalle singole Regioni. CAMPAGNA EDUCATIVA PER LO SPORT IN SICUREZZA Il decreto prevede anche una attenzione educativa sul tema: i Ministeri della Salute e dello Sport e il Coni promuoveranno annualmente una campagna di comunicazione sullo sport in sicurezza, alla quale potranno collaborare anche le società scientifiche di settore. 21 PROFESSIONE E LEGGE La professione può essere svolta anche in società Si ritiene opportuno segnalare che sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 81 del 6 aprile 2013 è stato pubblicato il decreto 8 febbraio 2013, n. 34 recante “Regolamento in materia di società per l’esercizio di attività professionali regolamentate nel sistema ordinistico, ai sensi dell’articolo 10, comma 10, della legge 12 novembre 2011, n. 183” (All. n. 1). L’art. 2, comma 1, del decreto suddetto dispone che le disposizioni del regolamento si applicano alle società per l’esercizio di attività professionali regolamentate nel sistema ordinistico, la cui costituzione è consentita ai sensi dell’articolo 10, commi da 3 a 11, della legge 12 novembre 2011, n. 183. All’uopo si rileva che l’art. 10, commi da 3 a 11 della legge 183/11 e s.m.i., recante “Riforma degli ordini professionali e società tra professionisti, prevede che “3. è consentita la costituzione di società per l’esercizio di attività professionali regolamentate nel sistema ordinistico secondo i modelli societari regolati dai titoli V e VI del libro V del codice civile. Le società cooperative di professionisti sono costituite da un numero di soci non inferiore a tre. 4) Possono assumere la qualifica di società tra professionisti le società il cui atto costitutivo preveda: a) l’esercizio in via esclusiva dell’attività professionale da parte dei soci; b) l’ammissione in qualità di soci dei soli professionisti iscritti ad ordini, albi e collegi, anche in differenti sezioni, nonché dei cittadini degli Stati membri dell’Unione europea, purché in possesso del titolo di studio abilitante, ovvero soggetti non professionisti soltanto per prestazioni tecniche, o per finalità di investimento. 22 In ogni caso il numero dei soci professionisti e la partecipazione al capitale sociale dei professionisti deve essere tale da determinare la maggioranza di due terzi nelle deliberazioni o decisioni dei soci; il venir meno di tale condizione costituisce causa di scioglimento della società e il consiglio dell’ordine o collegio professionale presso il quale è iscritta la società procede alla cancellazione della stessa dall’albo, salvo che la società non abbia provveduto a ristabilire la prevalenza dei soci professionisti nel termine perentorio di sei mesi; c) criteri e modalità affinché l’esecuzione dell’incarico professionale conferito alla società sia eseguito solo dai soci in possesso dei requisiti per l’esercizio della prestazione professionale richiesta; la designazione del socio professionista sia compiuta dall’utente e, in mancanza di tale designazione, il nominativo debba essere previamente comunicato per iscritto all’utente; c-bis) la stipula di polizza di assicurazione per la copertura dei rischi derivanti dalla responsabilità civile per i danni causati ai clienti dai singoli soci professionisti nell’esercizio dell’attività professionale; d) le modalità di esclusione dalla società del socio che sia stato cancellato dal rispettivo albo con provvedimento definitivo. 5) La denominazione sociale, in qualunque modo formata, deve contenere l’indicazione di società tra professionisti. 6) La partecipazione ad una società è incompatibile con la partecipazione ad altra società tra professionisti. 7) l professionisti soci sono tenuti all’osservanza del codice deontologico del proprio ordine, così come la società è soggetta al regime disciplinare dell’ordine al quale risulti iscritta. Il socio professionista può opporre agli altri soci il segreto concernente le attività professionali a lui affidate. 8) La società tra professionisti può essere costituita anche per l’esercizio di più attività professionali. 9) Restano salve le associazioni professionali, nonché i diversi modelli societari già vigenti alla data di entrata in vigore della presente legge. 10) Ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, il Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, entro sei mesi dalla data di pubblicazione della presente legge, adotta un regolamento allo scopo di disciplinare le materie di cui ai precedenti commi 4, lettera c), 6 e 7. 11) La legge 23 novembre 1939, n. 1815, e successive modificazioni, è abrogata”. Si rileva che l’art. 3 del decreto concernente “Conferimento dell’incarico” stabilisce che le prestazioni oggetto dell’incarico possono essere eseguite solo dai soci in possesso dei requisiti richiesti per l’esercizio della professione svolta in forma societaria. L’art. 4 recante “Obblighi di informazione” al comma 2 dispone che, al fine di garantire il diritto del cliente di scegliere i professionisti, la società professionale deve consegnare al cliente l’elenco scritto dei singoli soci professionisti, con l’indicazione dei titoli o delle qualifiche professionali di ciascuno di essi, nonché l’elenco dei soci con finalità d’investimento. L’art. 6 concernente “Incompatibili- VERONA MEDICA PROFESSIONE E LEGGE tà” al comma 1 stabilisce che, così come previsto dall’art. 10, comma 6, della legge 183/11 citato in premessa, i soci non possono partecipare a più di una società professionale. Tale incompatibilità si determina anche nel caso della società multidisciplinare e si applica per tutta la durata della iscrizione della società all’ordine di appartenenza. Il comma 3 dell’art. 6 dispone che il socio con finalità di investimento può far parte della società professionale solo quando: a)sia in possesso dei requisiti di onorabilità previsti per l’iscrizione all’albo professionale cui la società è iscritta ai sensi dell’articolo 8 del presente regolamento; b)non abbia riportato condanne definitive per una pena pari o superiore a due anni di reclusione per la commissione di un reato non colposo e salvo che non sia intervenuta riabilitazione; c) non sia stato cancellato da un albo professionale per motivi disciplinari”. Costituisce requisito di onorabilità ai sensi del comma 4 dell’art. 6 la mancata applicazione, anche in primo grado, di misure di prevenzione personali o reali. Il comma 6 dell’art. 6 dispone che “Il mancato rilievo o la mancata rimozione di una situazione di incompatibilità, desumibile anche dalle risultanze dell’iscrizione all’albo o al registro tenuto presso l’ordine o il collegio professionale secondo le disposizioni del capo IV, integrano illecito disciplinare per la società tra professionisti e per il singolo professionista”. Il capo IV del decreto recante “Iscrizione all’albo professionale e regime disciplinare” dispone all’art. 8 che “1. La società tra professionisti è iscritta in una sezione speciale degli albi o dei registri tenuti presso l’ordine o il collegio professionale di appartenenza dei soci professionisti. 2. La società multidisciplinare è iscritta presso l’albo o il registro dell’ordine o collegio professionale relativo all’attività individuata come prevalente nello statuto o nell’atto costitutivo”. L’art. 9 concernente “Procedimento” prevede che “la domanda di iscrizione di cui all’articolo 8 è rivolta al VERONA MEDICA consiglio dell’ordine o del collegio professionale nella cui circoscrizione è posta la sede legale della società tra professionisti ed è corredata dalla seguente documentazione: a)atto costitutivo e statuto della società in copia autentica; b)certificato di iscrizione nel registro delle imprese; c)certificato di iscrizione all’albo, elenco o registro dei soci professionisti che non siano iscritti presso l’ordine o il collegio cui è rivolta la domanda”. Il comma 3 dell’art. 9 dispone che “il consiglio dell’ordine o del collegio professionale, verificata l’osservanza delle disposizioni contenute nel presente regolamento, iscrive la società professionale nella sezione speciale di cui all’articolo 8, curando l’indicazione, per ciascuna società, della ragione o denominazione sociale, dell’oggetto professionale unico o prevalente, della sede legale, del nominativo del legale rappresentante, dei nomi dei soci iscritti, nonché degli eventuali soci iscritti presso albi o elenchi di altre professioni”. L’art. 10 recante “Diniego dell’iscrizione” prevede che “1. prima della formale adozione di un provvedimento negativo d’iscrizione o di annotazione per mancanza dei requisiti previsti dal presente capo, il consiglio dell’ordine o del collegio professionale competente comunica tempestivamente al legale rappresentante della società professionale i motivi che ostano all’accoglimento della domanda. Entro il termine di dieci giorni dal ricevimento della comunicazione, la società istante ha diritto di presentare per iscritto le sue osservazioni, eventualmente corredate da documenti. Dell’eventuale mancato accoglimento di tali osservazioni è data ragione nella lettera di comunicazione di cui al comma 2 del presente articolo. 2. La lettera di diniego è comunicata al legale rappresentante della società ed e’ impugnabile secondo le disposizioni dei singoli ordinamenti professionali. È comunque fatta salva la possibilità, prevista dalle leggi vigenti, di ricorrere all’autorità giudiziaria”. L’art. 11 recante “Cancellazione dal l’albo per difetto sopravvenuto di un requisito” dispone che il Consi- glio dell’ordine o collegio professionale presso cui è iscritta la società procede, nel rispetto del principio del contraddittorio, alla cancellazione della stessa dall’albo qualora, venuto meno uno dei requisiti previsti dalla legge, la società non abbia provveduto alla regolarizzazione nel termine perentorio di tre mesi. L’art. 12 concernente “Regime disciplinare della società” prevede che “1. ferma la responsabilità disciplinare del socio professionista, che è soggetto alle regole deontologiche dell’ordine o collegio al quale è iscritto, la società professionale risponde disciplinarmente delle violazioni delle norme deontologiche dell’ordine al quale risulti iscritta. 2. Se la violazione deontologica commessa dal socio professionista, anche iscritto ad un ordine o collegio diverso da quello della società, è ricollegabile a direttive impartite dalla società, la responsabilità disciplinare del socio concorre con quella della società”. Da un esame del decreto, che è stato rivisitato a seguito delle osservazioni del Consiglio di Stato, si rileva che esso non disciplina né il regime fiscale, né quello previdenziale per mancanza di copertura normativa, comportando quindi delle problematiche applicative irrisolte che dovranno trovare delle soluzioni pratiche. Ciò detto, considerata la rilevanza delle disposizioni introdotte dal decreto indicato in oggetto e viste le ricadute dello stesso sulla attività degli Ordini provinciali, seguiranno ulteriori comunicazioni al fine di verificarne le complesse fasi di attuazione. Il Presidente AMEDEO BIANCO i 23 PROFESSIONE E LEGGE Prestazione del fisioterapista: su prescrizione del medico Segnaliamo la sentenza del Consiglio di Stato n. 1890/13 concernente le modalità di accesso alle prestazioni di medicina fisica riabilitativa ambulatoriale. L’A.I.F.I. - Associaziona Italiana Fisioterapisti, Sezione regionale del Veneto, ha impugnato due delibere adottate dalla Regione (la seconda a parziale modifica della prima), ritenendole in contrasto con la normativa statale. Tali delibere delineano un ruolo del fisioterapista meramente esecutivo e privo di autonomia rispetto a quello del fisiatra, al quale attribuiscono non solo la diagnosi, ma anche di stabilire le “specifiche prescrizioni”, oggetto del programma/progetto riabilitativo individuale, che, invece, secondo l’Associazione ricorrente, rientrerebbero nella competenza del fisioterapista, in base all’art. 2 del D.M. 741 del 14.9.1994 e all’art. 2 della l. 251 del 10.8.2000. Ebbene il Consiglio di Stato rileva che l’art. 1, comma 2, del D.M. 741 del 1994 va inteso nel senso che prevede la possibilità per il fisioterapista di prestare la propria attività, prendendo a riferimento le diagnosi e le prescrizioni del medico, sia autonomamente che in équipe, ma solo in funzione esecutiva delle prescrizioni mediche. Ad avviso del Collegio la ricostruzione della normativa statale, fatta propria dal primo giudice, evidenzia, in effetti, un ruolo di centralità e responsabilità nel percorso terapeutico nell’area della riabilitazione in capo al medico; cosicché non è stato ritenuto lesivo delle competenze professionali del fisioterapista che le delibere impugnate abbiano previsto che l’ac- cesso alle prestazioni riabilitative erogate dal S.S.N. avvenga sotto il controllo di un medico fisiatra, non solo per il profilo delia individuazione della terapia, ma anche della sua esecuzione. Tuttavia in coerenza col sistema normativa nazionale, l’autonomia del fisioterapista si può esplicare solo nel presupposto dell’esistenza e delle prescrizioni indicate dal fisiatra quale coordinatore dell’equipe riabilitativa così come legittimamente disposto dalla Regione Veneto. Dall’insieme delle disposizioni riportate, appare chiaro come occorra preliminarmente una “presa in carico clinica” del soggetto e che responsabile del progetto riabilitativo sia il “medico specialista” anche se la sua elaborazione è frutto di un lavoro d’équipe. Il Consiglio di Stato ha quindi ritenuto che i programmi riabilitativi non rappresentano altro che ulteriori specificazioni del progetto, chiaramente promananti anch’essi dall’équipe, sotto la guida del medico, e con l’ausilio degli altri operatori sanitari, tra cui il fisioterapista. Il Presidente AMEDEO BIANCO In memoria di Dodi In questo inizio d’estate Adeodato (Dodi) Vaona ci ha lasciato… lo ha fatto alla sua maniera, in modo subitaneo e discreto, quasi a non voler disturbare… Quanti hanno avuto modo di conoscerlo nell’arco della vita privata e professionale hanno potuto sperimentare la sua grandezza fatta di semplicità, di sottile umorismo, di genialità e di etica rigorosa ad un tempo. Di umile e numerosa famiglia, precocemente orfano di padre, egli ebbe una solida formazione religiosa presso il Collegio Mazza; seppe sempre, quindi, interpretare al meglio, con gentilezza, senza atteggiarsi, e nell’interesse assoluto e prioritario delle sue pazienti, le novità che la disciplina medica poteva offrire; fu in innovatore vero, spesso testimone scomodo del fatto che operare il bene era possibile, anche senza piegarsi alle mode. Agì sempre nella prospettiva della prevenzione quando tutti gli altri si buttavano sulla semplice cura delle patologie. Fra gli antesignani della Colposcopia (era stato a Parigi, ad imparare, negli anni ’70) inventò e brevettò, ad esempio, una pinza che consentiva di rimuovere le displasie iniziali senza demolire le cervici delle donne che a lui si affidavano; era in grado di operare efficacemente con strumenti semplici come pure di interfacciarsi con le vere novità o di compiere, trent’anni fa, manovre che oggi sono ormai solidamente acquisite (ricordo ancora i rivolgimenti intrauterini ambulatoriali compiuti con la sola sonda ecografica). Accanto a queste solide doti professionali c’era sempre la pietas medica, la vera e profonda compartecipazione che, nascosta dietro a modi sbrigativi ed essenziali (era timidissimo), aveva nei confronti di situazioni marginali e/o problematiche di cui nessun altro sembrava farsi carico. Tale suo amore per l’onestà e la Verità non fu sempre ben compreso ed anzi gli creò situazioni di ostilità e di ostracismo per le quali dovette pagare, insieme alla sua famiglia, un prezzo alto; seppe farlo senza cercare sconti né chiedere quartiere e lo fece non per orgoglio ma per dedizione e dignità. Ritengo quindi un privilegio il poter ricordare l’Amico ed il Collega Adeodato Vaona dalle pagine del Bollettino dell’Ordine; fu veramente un grande Uomo ed un grande Medico. Di questo devono essere certi i suoi figli e la sua famiglia. Alberto Peroni 24 VERONA MEDICA ATTUALITÀ La prima app sviluppata per i portatori di pacemaker e defibrillatore GIULIO MOLON Responsabile Elettrofisiologia e Cardiostimolazione, Dipartimento di Cardiologia, Ospedale Sacro Cuore, Negrar (VR) In un’era caratterizzata dalla tecnologia che è sempre a portata di mano, soprattutto con la diffusione degli Smartphone, l’uso di Applicazioni in campo medico sta aumentando con grande interesse e gradimento da parte degli utilizzatori. Ho pensato quindi che se sono di aiuto a noi medici, le Applicazioni possono esserlo anche per i pazienti; con questo spirito, assieme all’ingegnere Sergio Datteri, ne ho ideato e realizzato una per iPhone indirizzata alle persone portatrici di pacemaker e defibrillatore che si chiama MyPacemaker ed è scaricabile dall’App Store di Apple. L’idea nasce dalla constatazione che il Immagine 1: schermata che mostra la sezione Tesserino dell’App con i dati del Dispositivo impiantato e dei relativi cateteri VERONA MEDICA paziente portatore di pacemaker o defibrillatore, quando viene in ospedale per controlli o per ricoveri o al pronto soccorso, dovrebbe avere sempre con sé il tesserino apposito, su cui sono riportati i dati identificativi del suo dispositivo, la data di impianto, il medico e l’ospedale di riferimento, assieme ai suoi dati anagrafici. In realtà in moltissime occasioni il paziente lo dimentica oppure, poiché il tesserino è di cartoncino e spesso viene conservato per lungo tempo in tasca o nel portafogli oppure in borsetta, ne presenta uno usurato dal tempo ed illeggibile. Il telefono invece non si dimentica mai, se chiedete di esibire il telefono ad un paziente non vi dirà mai che lo ha dimenticato, ormai nessuno di noi esce di casa senza telefono. E sul telefono, con questa App, c’è la possibilità di archiviare tutti i dati utili e necessari con ottima qualità delle informazioni. Se scaricate MyPacemaker e la aprite troverete la sezione Tesserino, dove si inseriscono i dati del dispositivo e dei cateteri; si inserisce la terapia che viene assunta, altra informazione che spesso il paziente non è in grado di fornire se non in modo molto vago (spesso rammenta di assumere pastiglie di vario tipo e colore senza essere in grado di fornire ulteriori precisazioni al riguardo); il nominativo di una persona (moglie, marito, figlio) da chiamare in caso di bisogno, del proprio cardiologo e dell’ospedale di riferimento. Nella sezione Informazioni vengono riportate una serie di importanti indicazioni che possono risultare utili ai pazienti in casi particolari, sia per comuni situazioni di vita quotidiana sia in caso di difficoltà (ad esempio se è possibile fare la risonanza magnetica o può usare il trapano oppure cosa fare dopo che ha sentito un suono provenire dal defibrillatore, etc), con suggerimenti specifici che possono dare maggiore sicurezza al paziente. Tutte queste informazioni molto specialistiche spesso Immagine 2: schermata che mostra la sezione Tesserino dell’App, con l’anagrafica paziente, la persona da contattare in caso di necessità, il cardiologo di riferimento e l’ospedale di riferimento, in cui ha effettuato l’impianto. non sono ben chiare ai pazienti che hanno dubbi al riguardo, e li costringono a telefonate al proprio medico o in ospedale nella speranza di trovare chi è in grado di fornire chiarimenti specifici, oppure al fai-da-te con uso di internet o altre fonti di informazione non sempre attendibilissime. Un’altra sezione dell’App si chiama Ospedali e riporta la mappa dei Centri di Cardiostimolazione italiani; è una caratteristica utile che sfrutta il localizzatore inserito nello smartphone; poiché il paziente potrebbe trovarsi nella necessità di dover effettuare un controllo anche lontano dal proprio ospedale di riferimento, troverà indicata sulla mappa la propria posizione e gli ospedali più vicini e facilmente raggiungibili. Diventa interessante ovviamente per le occasioni in cui si è lontani da casa 25 ATTUALITÀ Immagine 3: schermata che mostra la sezione Informazioni dell’App, in questo esempio informazion i sulkla batteria, sulle sue caratteristiche e durata, sulla procedura di sostituzione. per lavoro o per turismo. La App rivela la sua utilità anche quando si tratta di pazienti anziani e non dotati di cellulari di ultima generazione. In questo caso, proprio perché molto anziani, i pazienti sono realmente seguiti ed assistiti dai loro figli/e o parenti che li accompagnano in occasione dei controlli. Qui rivela utile proprio perché permette ai parenti di raccogliere e portare sempre con sé tutte le informazioni che servono e generalmente vengono chieste dai medici in occasione sia dei periodici controlli clinico/strumentali sia in occasione dei ricoveri ospedalieri. Credo che per le sue caratteristiche possa essere consigliata sia alle persone con pacemaker e defibrillatore che ai parenti stretti che in genere se ne occupano. La App sarà nel tempo migliorata con inserimento di ulteriori notizie o sezioni, soprattutto se perverranno commenti o suggerimenti da parte di chi la vorrà usare. Attualmente è disponibile sull’App Store e scaricabile sia su iPhone che su iPad. Immagine 4: schermata che mostra la sezione Ospedali dell’App, con la visualizzazione (pallino rosso) degli ospedali vicini al punto in cui si trova il paziente ed eventuale percorso per raggiungerli. corsi fad sul portale fNomceo – Audit clinico residenziale: valido fino all’8 settembre 2013 – Audit clinico FAX valido fino all’8 settembre 2013 ========= – Sicurezza dei pazienti residenziale: valido fino al 31 dicembre 2013 – Sicurezza dei pazienti FAX: valido fino al 31 luglio 2013 ========= 26 – Appropriatezza delle cure residenziale: valido fino al 30 settembre 2013 – Appropriatezza delle cure on-line: valido fino al 30 settembre 2013 – Appropriatezza delle cure FAX: valido fino al 30 settembre 2013 VERONA MEDICA STORIA DELLA MEDICINA L’esercizio abusivo della medicina dei barbieri-cerusici nel Settecento veronese di GIANNA FERRARI DE SALVO Le origini della chirurgia sono remote: questa pratica medica era conosciuta e utilizzata dagli antichi Egizi; 2.500 anni prima di Cristo avevano raggiunto grande padronanza della trapanazione della scatola cranica, che attuavano nelle contusioni con edema. Il medico e storico svedese Folke Henschen afferma che i ritrovamenti archeologici sovietici sulle rive del fiume Dniepr (negli anni ’60 del secolo scorso) dimostrano l’esistenza di trapanature nei crani L’ordine dei “barbieri-chirurghi” nacque verso l’anno 1000. Quando si presentava la necessità di servirsi di qualcuno in grado di rasare le parti da operare, eseguire un enteroclisma, medicare ferite, ricomporre fratture, trattare lussazioni, cavare un dente o applicare sanguisughe («extrahendo et aptando dente et sanguinem minuendo»), si ricorreva abitualmente al barbiere essendo tutte queste pratiche profondamente snobbate dai medici, che rimanevano più come spettatori e consulenti che parte dinamica e volta alla cura del malato. Salasso datati nel Mesolitico, all’incirca 12.000 anni prima di Cristo. La procedura era in uso anche presso gli Incas come dà prova il cranio in mostra a Città del Messico che presenta il rifacimento della calotta con una lamella d’oro, realizzato presumibilmente su paziente vivo1. Tale settore della scienza medica, inevitabilmente cruento, ha avuto un percorso alquanto empirico e costellato d’imprevisti: si pensi all’usanza di chiudere le ferite con le mandibole degli insetti e a tutte le indispensabili sperimentazioni compiute per secoli, supportate solamente dalla personale conoscenza. VERONA MEDICA Nel tempo, siffatti ausiliari assunsero inevitabilmente maggior credito e conseguirono una migliore perizia anche in mansioni più complesse, quali la flebotomia per il salasso, l’estrazione di denti e corpi estranei, l’incisione degli ascessi, la riduzione delle ernie, persino l’ostetricia. Alcuni di loro furono in grado di eseguire interventi di importanza tale da divenirne in breve tempo gli esecutori privilegiati. Tali manovre erano spesso funestate da un’altissima percentuale di decessi, a causa di emorragie incoercibili (dovute all’operazione chirurgica in quanto tale), all’assenza di anestesia e, soprattutto, alla carenza delle più elementari norme igieniche, responsabili di un elevato numero d’infezioni e setticemie letali2. Secondo i capitoli veronesi del 1544, «per esercitar e far il mestier di barbiere, e medegar, curar piaghe, cavar denti, e segnar, […] e altre cose pertinenti al mestier» bisognava iscriversi all’Arte dei Barbieri, della quale facevano parte barbitonsori e cerusici (dal greco cheìr - cheirós «mano» ed ergon «lavoro», donde cheirourgikós divenuto in latino chirurgicus e poi cirurgicus), e pagare una certa tassa. Nel XVII secolo la chirurgia veniva ancora considerata una professione poco onorevole, di discussa moralità e di scarsa dignità medica, riservata a persone di basso rango. Proprio la ripulsa degli atti chirurgici da parte dei medici fece sì che i cerusici e i barbitonsori assumessero grande importanza nella lunga preistoria della chirurgia. Il 26 settembre 1729, in seguito all’imperante abusivismo, si cercò di mettere ordine decretando «che l’Arte scientifica della chirurgia, […] fra le più necessarie per la sua consistenza, a causa delle calamitose vicende dei secoli scorsi, non possa essere indecorosamente frammischiata all’Ar te dei barbitonsori e dei perucchieri […]. I chirurghi dovranno essere o dottorati o licenziati dall’università di Padova, o licenziati dal Collegio dei Medici di Verona, o dal Consiglio dei XII di questa città e non potranno esercitare il loro mestiere nella stessa bottega del barbiere […]. Nessuno che non sia iscritto all’Arte possa lavorar segretamente in casa o in altri luoghi privati, in pena di multa e sequestro degli arnesi»3. La pratica della “bassa chirurgia” non implicava alcun controllo sulla preparazione teorica e sul tirocinio dell’operatore, anche se già dal XIII secolo si pretese che il barbiere 27 STORIA DELLA MEDICINA dovesse superare con successo un adeguato esame4. Il Settecento rappresentò per la chirurgia europea e italiana un secolo di riabilitazione professionale e sociale, oltre che di profonda innovazione scientifica. Si sentì l’esigenza di istituire veri e propri corsi di studi che garantissero l’idoneità professionale di coloro che si dedicavano anche alle branche minori della chirurgia (litotomi, oculisti, ortopedici e dentisti). Sorsero scuole di specializzazione, e così i chirurghi diplomati furono legittimati a praticare la professione, pur restando per loro il divieto assoluto di prescrivere farmaci, anche i più semplici, che rimaneva monopolio dei medici5. Il chirurgo, ottenuto il diploma, doveva svolgere un anno di praticantato «sotto medico o rispettivamente chirurgo perito ed approvato e con almeno dodici anni di professione»6 e per distinguersi dai medici, che si abbigliavano con abito lungo, doveva indossare una veste più corta. Concessioni ai chirurghi di esercitare temporaneamente la medicina Nella prima metà del XVIII secolo si pensò di delegare al chirurgo, che si era dimostrato esperto e saggio nell’espletare la sua professione, la possibilità di «ricettare e trattare le malattie interne» in quelle località sprovviste di medico condotto e lontane almeno cinque miglia7. In ogni caso, molti rimanevano i medicamenti complessi che i chirurghi non potevano somministrare, tra i quali i «purganti drastici». Secondo la legislazione dell’epoca, potevano fungere, come i medici, da perito giudiziario nei casi di ferite sospette, avvelenamento, morte violenta, ecc.8 Nelle carte d’archivio sopravvissute abbiamo trovato traccia di questi professionisti veronesi che ottennero il permesso di «medicare anche per bocca», e di certuni diamo qui notizia. Antonio Nicoletti di Verona9 lavorò a Roma come speziale nelle Pubbliche Officine e nell’Ospedale di Santo Spirito. Rientrato nella città natale continuò la sua attività di speçiere e nel 1711 si trasferì a Castelnuovo [del Garda]. Eccezionalmente, le autorità gli consentirono di esercitare la chirurgia e la medicina solo per «casi facili». Ottenuto l’attestato di chirurgo 28 dalla Studio di Padova, il 5 marzo 1714 chiese di spostarsi a Torri del Benaco, località priva di medici. Bartolomeo Martini di San Bonifacio, chirurgo collegiato del famosissimo Studio di Padova, per la sua continuativa esperienza fin dal 1700 attinente alla sua professione e per aver esercitato per cinque anni sotto un medico fisico, fu ritenuto idoneo «in casi fortuiti o premurosi e in mancanza di medico» � a praticare anche la medicina. Nel 1718 il placet fu firmato da Domenico e Giovanni Francesco Grandis, medici fisici di Soave, e da Marcantonio Bezzoli, medico fisico di San Bonifacio. Nel 1726 le buone referenze dei parroci di Castelnuovo e Palazzolo e le sue ampie conoscenze nelle cose mediche servirono al chirurgo Antonio Cesari, già operante in Castelnuovo Ancelle Templari (comunità lontana da luoghi presidiati da medici condotti), per ottenere l’autorizzazione di medicare anche per bocca � per cinque anni rinnovabili � ristrettamente ai sali lenitivi di cassia, manna e simili, esclusi i purganti più energici. Nel luglio del 1781 la comunità di Minerbe, «situata nella legale distanza da professori di medicina in condotta, implorò [le autorità] di potersi avvalere dell’opera del provetto chirurgo Giulio Benedetti abilitato ad esercitare anche la medicina a Roncolevà». A corredo, furono esibite varie attestazioni sulla sua capacità nella cura dei mali attinenti alla medicina fisica. I Procuratori e Provveditori alla Sanità confermarono a Benedetti la libertà di ricettare e trattare malattie interne a Minerbe per un periodo di anni cinque con l’opportunità di proroga. Nel marzo del 1799 questo chirurgo era ancora in servizio a Minerbe dove fu riconfermato per altri cinque anni, con possibilità di prescrizione limitata di farmaci, poiché fu «comprovata […] l’utile assistenza che prestò agli abitanti». In quegli anni era qui operativo anche il chirurgo Antonio Ghirardi10. Esercizio abusivo della medicina da parte di chirurghi e altri Sulla situazione medico-chirurgica settecentesca l’Archivio di Stato di Verona ospita un’interessante documentazione riguardante coloro che esercitavano l’Arte Medica in modo abusivo. Parte di queste comunicazioni sono state rinvenute nella «cassella delle denontie secrete» situata in Piazza dei Signori (palazzo del Capitanio)11, altre furono presentate direttamente all’Ufficio di Sanità. Nelle “lettere orbe”12, cioè non firmate, i delatori, coperti dall’anonimato13, si sentivano incoraggiati a denunciare e ognuno poteva esprimere critiche, consigli e diffondere notizie o calunnie infamanti, vere o false. Molte le segnalazioni di singoli cittadini verso quei mistificatori (chirurghi, medici o speziali) che, in spregio alle leggi vigenti e privi della necessaria preparazione, abilitazione e assenso, si permettevano di indicare cure provocando spesso gravi danni se non addirittura la morte dei malcapitati che fiduciosamente si mettevano nelle loro mani14. I sanitari stessi, abilitati e non, animati da privati interessi o rancori, presentavano accuse anonime o passavano a veri e propri atti di violenza pur di togliere di mezzo il collega rivale. Uno su tutti, possiamo documentare il fatto accaduto nel 1579 a Sanguinetto, dove due chirurghi tentarono di uccidere Francesco, barbiere-chirurgo, che con la sua abilità e perizia era riuscito ad accaparrarsi una vasta clientela15. Impostori che abusavano della cre dulità popolare La pratica medico-chirurgica sfuggiva in realtà a qualsiasi verifica ufficiale: molti medici esercitavano senza averne i titoli, altri si fregiavano di attestati fasulli o di diplomi sotto forma di lettere, rilasciati da autorità VERONA MEDICA STORIA DELLA MEDICINA locali, il cui valore reale era meno che nullo. Ovunque una vasta schiera di ciarlatani e mestieranti esercitava la bassa chirurgia e la medicina cercando di carpire la buona fede del popolino16. Un foglio siglato N.N., scritto in Malcesine il 25 giugno 1728, rende noto che senza curarsi dei proclami del magistrato di Sanità sul divieto di praticare l’arte medica senza le dovute competenze, molti stranieri, anche di sesso femminile, esibendo falsi attestati, «compongono medicamenti […] e gli speçiali rilasciano medicamenti d’ogni sorte». Pur ricevendo ogni anno il «Catalogo dei medici e chirurghi» abilitati, diversi speziali, per mero profitto e senza scrupolo alcuno, consegnavano preparati terapeutici all’esibizione del reçipe17 (ricetta) rilasciato da sconosciuti o da chirurghi non abilitati alla medicina18. Il governo incoraggiava la delazione, sia pur con cautela, avvalendosi di esposti senza sottoscrizione e di quelli riportanti i dati anagrafici del querelante e dei testimoni. In questo modo gli inquirenti raccoglievano notizie significative sullo svolgimento di fatti delittuosi accaduti. Le deposizioni, ben circostanziate, ci fanno conoscere la patologia, le cure propinate (salassi, unzioni di petto, applicazioni di ventose tagliate, o secche19, preparati galenici) e il nome dello speziale fornitore delle medicine secondo la ricetta del chirurgo non idoneo. Non mancò nella nostra provincia un praticone che si dilettava nella cura degli animali: il vaccaro Francesco Colombarolo di Costermano, detto appunto Vacaról, una specie di veterinario ante litteram, il quale decise di fare il salto di qualità. Dalla relazione, debitamente firmata dall’estensore del documento datato 19 maggio 1732, si evince trattarsi di un «ignorantissimo rustico, solito accorrer dove l’aura popolare il chiama a pregiudicar alla salute di tanti; ad alcuni dei quali so certamente d’aver assistito, or ridotti ad uno stato peggior del male». Non fu da meno Antonio Rossi, abitante a Sustinenza, soprannominato il “medico Grillo”20. Costui non era medico, né tantomeno chirurgo, ma solamente un ciabattino, come risul- VERONA MEDICA tò dagli interrogatori condotti dal cancelliere di Sanità21. L’indagine su di lui iniziò dopo il decesso di Lucia Novara, moglie del nobile Pietro Bravi di Casaleone, avvenuto nel marzo 1737. La nobildonna, affetta da una cancrena a un piede, era stata medicata per alcuni mesi dal chirurgo Pizzolati di Legnago. Non trovando alcun giovamento, si affidò alle cure di Rossi che in breve tempo la portarono alla morte. Nel sobborgo cittadino di Avesa accanto all’oratorio della Santa Croce un tempo della Beata Vergine del Tagliaferro � vi era un casa che ospitava una societas di eremiti. Uno di loro, Gaetano Panato, somministrava rimedi sia interni che esterni col pretesto d’avere una particolare dote Barbiere ed esperienza. Nella solita denuncia anonima del gennaio 1765 vengono elencati i nomi di coloro che furono curati dall’eremita. Una donna di Spinimbecco da 15 giorni affetta da dissenteria e febbre continua fu medicata � senza risultati apprezzabili� con salassi e un po’ di china dal chirurgo Lorenzo Bandini22. Il 28 settembre 1772 capitò nel suo casolare Giuseppe Franco, un tale «con qualche cognizione delle cose medicali per essere stato in pratica […] per far lo speziale» che scrisse una ricetta assicurando che quella pozione l’avrebbe guarita. Lo speziale di Villabartolomea, pur riconoscendo la prescrizione irregolare, preparò quel farmaco che in poche ore causò la morte della sventurata23. Il 18 marzo 1779 il medico fisico Giacomo Comini di Cerea avvertiva le autorità sanitarie che certo Francesco Marzadri si permetteva di «ordinar nelle osterie alcuni validissimi purganti per bocca � da lui medesimo composti � spoglio affatto di fisiche cognizioni con evidente, e alle volte irreparabile, danno di quelli infelici che alla di lui ignoranza ed impostura incautamente s’affidano». Il 30 gennaio 1782, al massaro e consiglieri di Caprino fu intimato di comparire entro tre giorni dalla notifica presso l’Ufficio di Sanità di Verona poiché in paese e nei dintorni operava in qualità di medico, chirurgo e speziale Giuseppe Santa Crus (o Santa Croce), di sedicente origine maltese. Questo personaggio, che si faceva chiamare anche il Maltese, Ercole, e con altri nomi, viene definito «di veruna abilità, né di verun privilegio […], un puro ciarlatano che pregiudica alla salute di chi ciecamente si lascia ingannare». Luigi Spada da Marano di Valpolicella, sostenuto da altri compaesani, aveva inoltrato querela affinché il Maltese fosse bandito dal paese poiché suscitava risse e discordie. Chirurghi, ma non medici Affatto rari i chirurghi che senza attestato d’idoneità si proponevano come medici. Questo modo d’agire era biasimato dagli stessi colleghi e anche dai medici, bersagliati da una concorrenza che andava a colpire le loro prospettive di guadagno. Dopo una segnalazione segreta24 levata dalla cassella il primo gennaio 1737, Maurizio Corna, cavaliere di Corte di Almorò Barbaro, capitano e podestà di Verona, espose davanti al giudice al Maleficio di Sanità che Giuseppe Santi, chirurgo delle carceri, si permetteva di ordinare medicamenti per bocca. I medicinali venivano acquistati nella spezieria “al Pomo d’Oro” nella contrada di San Tomio, gestita da Andrea Tebaldi. Gli atti del processo riportano i nomi dei molti detenuti curati e la descrizione della somministrazione farmaceutica. Durante un’epidemia di mali acuti e maligni, molti carcerati passarono ad altra vita benché curati dal medico Tebaldo Sorio, uomo di provata esperienza. Indebolito dall’età avan- 29 STORIA DELLA MEDICINA zata e per la difficoltà di salire le scale, fu sostituito “vocalmente” da Giuseppe Santi, sedicente speziale e chirurgo, che ben presto fu sospeso per la sua incompetenza e perché non era insignito della laurea dottorale. Egli allora si recò a Mantova ottenendo in pochissimi giorni da quel Collegio l’addottoramento. Tale rapidità fece sorgere il sospetto che il documento fosse stato rubato e contraffatto. Pur essendosi laureato in estero Stato e senza abilitazione a medicare nel Serenissimo Dominio, Santi riprese servizio nel carcere dove molti reclusi erano affetti da febbri acute e maligne. Più volte si presentò a visitarli tastando loro il polso con la mano guantata (altri asserirono che non usava guanti) 25, indi poneva «certi ingredienti in una boza d’aqua, ordinando alli guardiani Collona e Tosetto che a tutti gl’infermi [qualsiasi fosse la loro patologia] fosse somministrata quella bevanda e frattanto li poveri ammalati perivano». I testimoni confermarono tutte le accuse, sostenendo che Santi passava a visitare una o due volte al giorno e che ad alcuni, affetti da febbre maligna, aveva ordinato le ventose tagliate, dei bocconi per scaricarsi e quella certa bevanda, che veniva propinata più volte al giorno a chiunque e con una ciotola di uso comune. L’anonima lettera ritrovata il 26 novembre 1737 fa riferimento ai molti che «si fanno lecito, benché non siino in medicina dottorati nella pubblica università di Padova, d’ordinare medicamenti per bocca agl’infermi». Si fa il nome del già contestato chirurgo Giuseppe Santi, dei chirurghi Antonio Borghi e Francesco Bonucci, dei fratelli Francesco e Felice Cavazzani spezieri alla Nunziata26. Si dichiara che «perfino le stesse femmine ordinano decotti e purganti; e particolarmente Laura Zecchina, della contrada dei Santi Nazaro e Celso, e una tal Borghi, della contrada di San Tomaso, ambedue allevatrici, che spesso ordinano senza reçipe ma a voce». Collusi con le levatrici e contravvenenti ai pubblici proclami con grave danno della salute degli infermi, erano Baietta e Ruzzenente, speziali all’insegna dei Santi Nazaro e Celso, e Domenico Giavarina, 30 speziale al Ponte Pietra. Anche i paesini di montagna ebbero a che fare con questi sanitari non autorizzati. Nel 1737 un anonimo denunciante asserisce che in contrada Pazzon, sotto Caprino, «soggiorna Giovanni Cancelieri, fiorentino, di professione chirurgo il quale con tutta libertà pratica l’impiego di [medico] fisico, ordinando […] medicamenti per bocca […] a quei rustici che frequentemente devono soccombere». Nel 1753 una delazione segreta indica che tal Giovanni Bonomo abitante in Saline esercita come medico e chirurgo «con grave danno e molti sono morti sotto le sue cure. Ordina medicamenti abortivi e solventi e questi vengono spediti da Bortolo Battisti, speziale di Tregnago, suo complice». Nel 1757 una «persona zelante, e che per suoi giusti motivi desidera esser Salasso celata […] al fine di evitare disordini che possono in seguito avvenire», sostiene che Lorenzo Caldana, chirurgo di Cerea, si fa lecito di «sorpassare la propria chirurgica facoltà, intraprendendo cure di malattie che alla medica professione appartengono», esercitando anche a San Pietro di Morubio, Roverchiara, Roverchiaretta, Ca’ degli Oppi e ovunque venga chiamato, ordinando «cure mediche a pregiudizio delle persone e in aperta contraffazione dei pubblici proclami e benché sia stato ammonito altre volte». Inoltre, si dichiara che quando Lorenzo è impegnato altrove, in sua vece visita e salassa suo fratello Antonio. Il gastaldo del marchese Dionisi a Ca’ del Lago, sofferente di mal di petto e scaranzia [mal di gola, tonsillite] fu tra i suoi pazienti, dopo essere stato curato dal medico fisico Comini di Cerea (pure lui, per salassare si serviva di suo cognato) e dal professor Gianella di Legnago che aveva certificato trattarsi di malattia mortale aggravata da medicature nocive. Le autorità, dopo aver raccolto testimonianze sui fatti accaduti e sull’incauta prescrizione di ventose tagliate e strapazzate, emissione di sangue e medicamenti per bocca, esortarono Caldana a non immischiarsi nella materia medica e a non oltrepassare i limiti delle competenze accordategli. Il 12 luglio 1768, presso l’Ufficio di Sanità di Verona si presentò una persona «che per li suoi riguardi desidera d’esser occulta» per accusare due chirurghi di Minerbe che salassavano senza prescrizione medica e ordinavano farmaci27. Elencò uno per uno gli ammalati curati da Giovanni Battista Paluani28 che, sebbene già redarguito dall’Ufficio di Sanità di Verona, aveva «cavato sangue alla moglie di Alessio Salgarèl detto Brespa, da Orti, mentr’era gravida, che morì». Paluani, che per salassare si faceva aiutare dal fratello Sebastiano, quando era chiamato al letto di un infermo non emetteva diagnosi né indicava terapia, ma prendeva tempo dicendo che si sarebbe consultato con il dottor Simeoni di Legnago. L’indomani prescriveva le cure, a suo dire avallate dal suddetto medico, consistenti in «cavate di sangue, somministrazioni di china e oglio di mandole». In paese, nello stesso periodo, salassava e prescriveva farmaci anche il chirurgo Casalini29; sul suo operato scorretto e pericoloso furono certificate alcune prove30. Da Zevio il 15 gennaio 1769, dopo una lunga una serie di morti sospette, pervenne all’Ufficio di Sanità una polizza segreta contro Bortolo Conti, nativo di quel luogo, che curava e «salassava senza ordine di medico» Nel luglio 1773 − a causa di alcuni decessi dai contorni poco chiari − notifiche anonime, confermate dal massaro [amministratore comunale] di San Giovanni Lupatoto, comunicarono alle autorità che il chirurgo Edoardo Uber esercitava anche fuori dei confini del Comune (oltre le 5 miglia) cavando “au- VERONA MEDICA STORIA DELLA MEDICINA dacemente” sangue e ordinando medicine, tutelandosi col dire d’aver prima sentito il parere del medico fisico Francesco Bonuzzi. Uber, già bandito dal territorio veronese (periodo trascorso nel convento dei francescani di Isola della Scala), dopo essersi liberato dal bando,31 era andato ad abitare a San Giovanni Lupatoto dove pretendeva di fare il medico, incontrando, però, alcune resistenze da parte della popolazione. Il chirurgo aveva più volte affermato che prima o poi la gente si sarebbe arresa alle sue cure perché «se non lo faranno per amor, lo faranno per forza e che se i gaverà bisogno di esserli cavato sangue li farà crepare […] e che farà tanto, che in questo paese non medicherà nessuno fuora che ello e quelle persone che non g’à volesto farle fede se li capiterà per le mane li farà crepare». Uber, secondo i querelanti, pur non essendo laureato esercitava da molti anni la medicina ordinando «vomitativi, polveri, pozioni, bocconi» che faceva acquistare a Verona presso Giuseppe Cavalcaselle speziale a San Luca, il quale, per non incorrere nei rigori della Legge distruggeva le ricette. Processato per esercizio abusivo della professione medica, nel 1781 fu condannato alla detenzione. Resosi irreperibile, fu un’altra volta bandito dal territorio e nuovamente riabilitato nel 1783. Nel marzo 1777, per aver esercitato Barbiere VERONA MEDICA illecitamente sia in medicina che in chirurgia furono denunciati: Celso Frinzi di S. Pietro di Morubio; Carlo Camilli e Nicola Noniani di Minerbe; Giovanni Paolo Cherubini di Zevio; Francesco Cipricci di Isola Porcarizza (Isola Rizza). Luigi Bonomi, di circa 25 anni, forse nativo di Cellore d’Illasi o di Cazzano, faceva attività medica a Monteforte «non si sa con quale facoltà o sotto qual colore». Fu protagonista di vari disordini «nelli poveri infermi» e l’esposto anonimo del 31 marzo 1777 riporta le generalità di persone da lui curate e poi defunte. Bonomi abitava presso Giovanni Piermaria Venturi, medico del paese. Pare che le sue mansioni fossero limitate alla sostituzione di Venturi durante la sua assenza. A Monteforte, in modo saltuario, esercitava anche il “medico” Vicenzo Fracassini di Verona. Questi era stato segnalato per la terza volta nel 1768, naturalmente in modo incognito, per aver praticato la professione senza averne i titoli nella contrada cittadina di San Nazaro, a San Pietro di Morubio e in tutte le Basse nonché a Castelnuovo dove aveva da poco preso domicilio. Giacomo Cortese di Mozzecane, interdetto e bandito nel 1774 e 1775 ad istanza del medico fisico Giovanni Battista Pozzi, fu carcerato nel 1776 per la morte di un suo paziente. Pochi giorni dopo, senza processo alcuno, fu veduto più baldanzoso di prima proseguire la sua invidiabile carriera medica. Ben presto si evidenziarono i tristi effetti della sua libertà poiché «molte furono le vittime della sua tiranna ignoranza ed impostura» e dopo l’ennesimo misfatto fu nuovamente incriminato. In conseguenza di un salasso, un suo paziente rimase «struppio al braccio destro». Nonostante ciò, il 6 febbraio 1778 Cortese, vista la cessazione del bando in seguito ai pagamenti eseguiti per riscattarsi, fu autorizzato dai Rettori e Provveditori alla Salute di Verona di «andar, star e ritornar da per tutto come poteva far prima di esser bandito». Il solito foglio non firmato, datato 30 agosto 1785, informa le autorità che ad Erbezzo tal Giuseppe Fedri, del quale non si conosce il luogo d’origine, si prende la libertà di esercitare medicina e chirurgia, dispensando medicamenti senza essere munito dei requisiti necessari e causando diversi morti in Erbezzo e Chiesanuova. Certo N.N., che peraltro si dichiara medico fisico, nel 1786 sporge denuncia contro il chirurgo Ignazio Mazzini di Grezzana, che non solo «medica con purganti, ma si introduce dai clienti dei medici dandoli ad intendere che lui è medico fisico e li altri semplici chirurgi». L’estensore coglie l’occasione per segnalare che la spezieria di Grezzana32 non è in regola poiché avalla ricette irregolari e manca di medicinali “necessarissimi”. Nello stesso anno a Colognola ai Colli Pietro Salvagno e Luigi Gambarón, entrambi chirurghi (il secondo anche speziere), salassavano senza supporto di medico fisico, scrivevano ricette e manipolavano medicamenti che somministravano segretamente. Alcune lettere accusatorie datate 15 dicembre 1792 diedero avvio al processo contro i figli del medico Giuseppe Grizzi. In esse si riferisce che Rizzardo ha «piantato bottega di spezieria sulla piazza di Mozzecane, Bernardo esercita come chirurgo, e a volte come medico, e spesso come assistente in detta spezieria», mentre nessuno dei due risulta nei cataloghi dei laureati. La comunicazione è firmata dallo speziale Giacomo Cazzola, con bottega dirimpetto a quella dei Grizzi. Secondo il querelante, 31 STORIA DELLA MEDICINA Rizzardo aveva fatto tirocinio per circa 30 mesi come garzone presso Domenico Gemma, speziale in Piaz za dei Signori, e qualche mese a Scorzè nel Padovano, ma per ottenere il diploma servivano sette anni di apprendistato in una spezieria, ridotti a cinque se figli d’Arte. Il marzo seguente, Giuseppe cercò di soccorrere Bernardo asserendo sotto giuramento che il suo figliolo non aveva esercitato la chirurgia, bensì aveva salassato qualche volta su sua richiesta. L’aprile successivo, Rizzardo fu “rimproverato” dalle autorità per aver esercitato come speziale mol ti anni prima d’aver conseguito l’attestato; Bernardo fu ammonito e invitato ad «astenersi dall’esercizio della professione chirurgica, da lui esercitata senza verun privilegio né licenza», prospettandogli, in caso di trasgressione, la pena del carcere. Le attestazioni sull’abusivismo della professione medica fin qui descritte ci portano a concludere che fino ad oggi nulla è cambiato, poiché le cronache presentano quasi quotidianamente casi analoghi. Bibliografia 1) La pratica di assumere oppio e altri narcotici vegetali (mandragora, belladonna, canapa indiana, ecc.), per alleviare il dolore o procurare il sonno, era comune fin dai tempi più remoti che la storia contempli. Gli Egizi conoscevano vari mezzi per praticare una sorta di anestesia con una speciale “pietra” che, ridotta in polvere e applicata alla parte, faceva scomparire ogni dolore. Venivano usati anche pezzetti di bitume che, a contatto con la fiamma, sprigionavano vapori che assopivano il paziente. A scopo anestetico erano sfruttati anche gli effetti sedativi del coriandolo e della polvere di carruba. L’etere fu somministrato per la prima volta nel 1844. Nel 1847 l’ostetrico inglese sir James Simpson adoperò il cloroformio per ridurre i dolori da parto. 2) Al riguardo si veda anche L. STERPELLONE, Dagli Dei al DNA, l’affascinante cammino della medicina nei secoli, Roma 1990, vol. 3, pp. 377378. 3) Archivio di Stato di Verona (d’ora in poi ASVr), Casa dei Mercanti, Liber Statutorum artis barbierorum et chirurgorum – sotto la protezione di santa Appollonia, reg. 80. In questo registro sono segnati per alcuni anni del Quattro-Cinquecento i nomi dei barbieri di città e l’ubicazione della loro bottega. 4) Spesso l’esame consisteva in una valutazione rigorosa dell’abilità manuale e della conoscenza degli strumenti, ma non era richiesto alcun vaglio di nozioni teoriche. 5) ASVr, Ufficio Sanità (d’ora in poi US), reg. 266 bis, Proclama in materia di Sanità, 15 luglio 1738. 6) Ivi, Proclama in materia di Sanità, 14 marzo 1750. Nessuno poteva esercitare la professione se prima non fosse stato esaminato da una commissione, composta da medici delegati dall’Arte, che rilasciava licenze temporanee e circoscritte territorialmente. 32 7) L’Ufficio di Sanità, constatando la carenza di medici nei piccoli paesi dove «sono molti quelli che pericolano e se ne muoiono senza alcun suffragio», dava facoltà al chirurgo laureato, e di provata esperienza, di soccorrere gli ammalati con alcune prescrizioni di prodotti da assumere per via orale, quali cassia, manna, elettuari e simili. La località doveva essere lontana cinque miglia dal medico condotto e il permesso al chirurgo aveva validità di cinque anni, rinnovabili (ASVr, US, reg. 269, c. sciolta, 19 luglio 1715). 8) Cfr, ASVr, Atti Rettori di Legnago, alle bb. 20-2228 molti referti di chirurghi. 9) Chirurgo, laureato a Padova il 26 febbraio 1714 (14 marzo 1714, legittima facoltà a esercitare la chirurgia, in ASVr, US, Catalogo Chirurghi licenziati da pubblica università, b. XLVII, c. sciolta; cfr. anche ASVr, US, reg. 269, c. 25, 7 marzo 1718, e reg. 266 bis, alle date 31 luglio 1738 e 29 agosto 1750). 10) Ghirardi ottenne il privilegio di chirurgo a Padova il 6 maggio 1780. Fu approvato e licenziato a Venezia il 3 giugno 1782. 11) «Persona per hora secreta»: così esordivano le denunce anonime che i cittadini della Repubblica di Venezia inviavano alle autorità per segnalare i crimini di cui erano venuti a conoscenza. Le denunce, sotto forma di lettere, erano lasciate in apposite bocche di pietra e riguardavano i reati più disparati: complotti contro lo Stato, adulterio, falsificazione delle merci, contrabbandi, evasione fiscale, bestemmie, omicidi, eresie, abusi di potere, sodomia (vitio nefando), e molto altro. Gli anonimi delatori erano spinti da svariati motivi: ora il nobile desiderio di contribuire al bene pubblico, ora la brama di una ricompensa, ora la semplice occasione di calunniare un nemico. A Verona si possono ammirare due bocche, con maschera ed epigrafe, al lato sud del Palazzo del Comune in Piazza dei Signori e in Via Dante Alighieri (cfr. P. PRETO, Persona per hora secreta− accusa e delazione nella Repubblica di Venezia, Milano 2006). Nella nostra provincia esistevano anche a Lazise, Legnago e Peschiera, ma sopravvivono solo a Sanguinetto e Cologna Veneta (ivi, pp. 82,83). 12) E. GRENDI, Lettere orbe. Anonimato e poteri nel Seicento genovese, Palermo 1989; si veda anche P. PRETO, I servizi segreti di Venezia. Spionaggio e controspionaggio ai tempi della Serenissima, Milano 2010. 13) Anche le denunce segrete sottoscritte garantivano riservatezza per il denunciante e la possibilità di indicare una terza persona per la riscossione del premio, o di comparire dopo la sentenza per avere la remunerazione inerente la delazione. 14) «[…] in questa Dominante, e molto più nelle città e luoghi della Terra Ferma vi siino molti che non essendo addottorati né licenziati in alcun studio generale, si fanno temerariamente lecito di medicar, tanto in fisica come in chirurgia, con evidente rischio per la loro inesperienza, della salute de’ popoli [ …]. Che sii assolutamente proibito a chi si sii di qual si voglia grado e condizione, niuno eccettuato, che non fosse addottorato o licenziato in studio generale, l’esercitarsi […]. Contro simili dannatissime trasgressioni i più risoluti castighi: la perdita dei loro illegittimi stipendi, esecuzione delle più severe comminazioni di galera, prigione e corda» (ASVr, US, b. XLVII, copia tratta dal libro dei Proclami esistente nella Cancelleria di Sanità, 1700, 26 agosto). 15) Cfr. G. FERRARI DE SALVO, I “chirurghi” di Sanguinetto, “Il Nuovo Giornale”, 1 dicembre 2006, p. 12. 16) Su questo argomento rimando al mio saggio Ciarlatani e medicastri: i mercanti della salute a Verona tra Seicento e Settecento, in “Verona Medica”, n. 2, aprile 2012, pp. 25-34. 17) Reçipe (dal latino, «prendi», per significare «prescrizione»; ricetta = «rimedio prescritto»). Tale voce, rimasta in uso nel nostro dialetto (nella forma corrotta rèpize) è tuttora usata da molti anziani. 18) Lo speziale poteva comporre e distribuire medicamenti solo dietro presentazione di ricetta medica firmata da medici conosciuti e completata con il nome dell’ammalato. Le ricette compilate da medici vaganti o stranieri dovevano essere preventivamente discusse ed esaminate da un delegato del Collegio cosa che, ovviamente, poteva essere effettuata solo in città. Si trattava di foglietti di circa cm. 8 x 12 conservati dallo speziale infilzati in uno spago (“filza”) e periodicamente ritirati da un bidello proveniente da Verona per essere consegnati all’Ufficio di Sanità. Le ricette non firmate dal medico o dal chirurgo non potevano essere evase, custodite o consegnate al bidello, ma bruciate, come da proclama. 19) Coppette di vetro usate a scopo revulsivo. 20) “Medico Grillo” si diceva per spregio a un medico da poco. Secondo un racconto popolare, un contadino di nome Grillo decise d’improvvisarsi medico. Procuratosi un buon numero di ricette, se le mise in tasca e per ogni paziente ne estraeva una a casaccio dicendo tra sé «indovinala, Grillo!»; quindi, consegnandola al malato aggiungeva «che Dio te la mandi buona!». 21) Cfr. G. FERRARI DE SALVO, Il medico cia battino di Sustinenza, “Il Nuovo…”, 16 aprile 2003, p. 22. 22) Lorenzo Bandini di Limena (Padova), ottenuto il privilegio a Padova il 6 gennaio 1769, fu approvato e licenziato dal Magistrato alla Sanità di Verona il 20 luglio seguente. Il 25 agosto dello stesso anno gli fu concesso di assistere gli abitanti di Villa Bartolomea e Spinimbecco «anche nei mali interni solo però nei casi di bisogno, et usando semplici lenitivi, e non purganti validi». Il 20 settembre 1773 anche al chirurgo Francesco Bandini − padre di Lorenzo − fu elargita la facoltà di curare per cinque anni i mali della fisica a Villa Bartolomea, Spinimbecco, Nichesola e Carpi (ASVr, US, reg. 266 bis). 23) Il farmaco era così composto: manna eletta 2 once, foglie senna 1 dramma, cremor tartaro 5 dramme, anes. furl. (?) 1 dramma. A chiusura, l’acronimo FPSA (= fai pozione secondo arte). Cfr. G. FERRARI DE SALVO, Spinimbecco – Una ricetta mortale, “Il Nuovo…”, 2 aprile 2003, p. 21. 24) Molte denunce anonime erano mere calunnie. 25) Palpare il polso rimaneva compito esclusivo del medico fisico: il chirurgo lo poteva fare in qualche caso, ma usando i guanti. 26) Spezieria che si trovava nei pressi del Seminario, in contrada Paradiso. 27) Cfr. FERRARI DE SALVO, I chirurghi di Minerbe, “Il Nuovo…”, 17 marzo 2004, p. 19. 28) Paluani risulta laureato in chirurgia a Padova il 3 giugno 1737, approvato e licenziato a Venezia il 21 maggio 1750, confermato a Verona il 19 luglio 1756. 29) Angelo Casalini, laureato in chirurgia a Padova il 3 febbraio 1752, fu approvato e licenziato a Venezia il 12 gennaio 1756. 30) ASVr, US, b. CXIV. 31) Fra la prigione, la galera e la condanna a morte il bando era una specie di transazione, e alcuni rettori di Terraferma vi ricorrevano di frequente, in modo che i colpevoli fossero costretti ad abitare, a volte anche con le loro famiglie, in luoghi esterni al territorio della Repubblica. Il colpito da bando poteva anche riscattarsi pagando una forte somma di danaro, o mandare altri in sua vece a servire come uomini da remo nelle galere dell’armata. Se responsabile di delitti atroci poteva essere assolto uccidendo (o facendo catturare) un bandito par suo e riscuoterne la taglia. Sul bando e modalità di liberazione rimando a: F. VECCHIATO, Economia e società d’antico regime tra le Alpi e l’Adriatico, Verona 1990, pp. 113, 133, 139. 32) Il chirurgo Ignazio Mazzini morì per febbre maligna il 23 novembre 1791 a 75 anni (ASVr, US, Morti territorio, Grezzana, reg. 302, c. 206). VERONA MEDICA STORIA DELLA MEDICINA Una ciliegia tira l’altra di LUCIANO BONUZZI I - Non sono pochi i proverbi che fanno allusione alle ciliegie: non solo ‘una ciliegia tira l’altra’, ma anche ‘tutto il rosso non son ciliegie’ o ‘non è buono mangiar ciliegie co’ signori’ e via dicendo (1). Si tratta di modi di dire, di espressioni che ricordano quanto siano significative le ciliegie, ma anche l’albero che le produce, nel nostro immaginario e non solo per ragioni pratiche; del resto, il legno di ciliegio, con i suoi toni rosso cupo, permette di elaborare mobili di calda qualità rendendo gradevole l’abitare, mentre le ciliegie rispondono a palesi funzioni gastronomiche. Gli è che questo frutto emana una forte carica atmosferica: i suoi fiori annunciano la primavera mentre il suo sapore trascende il contesto della frutta per diventare un descrittore quanto mai significativo dei vini, rossi e giovani, della nostra quotidianità come il bardolino o il valpolicella. La forza con cui vengono percepiti i fiori e i frutti del ciliegio è ben testimoniata in tante culture: da quella giapponese, attenta alla fragile eleganza dei ramoscelli fioriti, a quella classica che propone la ciliegia nei mosaici romani (2). Illustrata negli erbari lungo l’Età di Mezzo (3), la ciliegia conosce una rinnovata valorizzazione per il simbolismo che evoca anche alle origini dell’Età Moderna. Con il colore rosso rimanda alla passione di Cristo e al sangue versato sulla Croce e per questo motivo compare non di rado nella raffigurazione dell’Ultima cena o della Cena di Emmaus. Opponendosi alla mela, che ricorda il peccato originale, la si trova spesso accanto alla Madonna, come nell’immagine del ‘Kunsthistorisches Museum’ di Vienna: la ‘Madonna delle ciliegie’. Per la sua dolcezza è al centro di tante storie: si narra, secondo il Vangelo apocrifo di Matteo, che il Bambino fu nutrito con ciliegie durante la fuga in Egitto; un’altra leggenda parla, invece, di Gerardo Tintore, il patrono di VERONA MEDICA Monza detto ‘il santo delle ciliegie’, che ottenne dai chierici il permesso di restare a pregare nel duomo durante tutta la notte promettendo di regalare al mattino un canestro di ciliegie (4). Con il ‘600 ed anche con il secolo successivo, mentre nella pittura - in quella fiamminga in particolare - domina la ‘natura morta’, le ciliegie sono sempre largamente rappresentate ma il simbolismo della tradizione si dissolve. Subentra la magia delle cose che, in silenzio, fermano il tempo: così nel ‘Paniere di fragole di bosco’ di Char- din che non dimentica, peraltro, di aggiungere due ciliegie (5). Ed anche in Età Contemporanea la ciliegia è sempre presente: la ‘Suonatrice ambulante’ di Manet (6) tiene in braccio un cartoccio di ciliegie che con la loro dolcezza parlano dell’amore, mentre con la loro rotondità evocano il fantasmagorico intreccio di linee curve che movimenta il corpo femminile. II - Questo frutto, tanto significativo per la storia della sensibilità occidentale, è giunto in Italia in tempi relativamente recenti. Narra, al proposito, Plinio (7) che i ciliegi sono stati importati dal Ponto, nel 680 ab Urbe condita, da Lucio Lucullo che combattè contro Mitridate. Il ciliegio coltivato, già conosciuto in Grecia con il nome di kérasos, fu poi rapidamente introdotto in Britannia ma non fu possibile estenderne la coltivazione in Egitto. Teofrasto descrive accuratamente la pianta in parola dimostrando un vivo interesse per la corteccia e notando che il “frutto è rosso … grande come una fava”, con un nocciolo molle (8). Dioscoride, sintetizzandone le caratteristiche farmacodinamiche, scrive che: “Le ciregie mangiate fresche lubricano il corpo e secche lo restringono. La gomma dell’albero bevuta in vino inacquato, giova alla tosse antica, fa buon colore, acuisce il vedere e provoca l’appetito. Bevuta nel vino vale al mal della pietra”(9). Questo apprezzamento sostanzialmente positivo viene ribadito nei suggerimenti della Regola Salernitana dove, seguendo il pensiero analogico dell’umoralismo, si commenta: “La cerasa assai purga il grave stomaco / E i nociuoli di lei scaccia la pietra / E ancor fa nelle vene ottimo il sangue”(10). Michele Savonarola, premesso che le ciliegie non sono state a suo avviso adeguatamente studiate, nota che quelle dolci sono meno fredde di quelle “brusche” ma sono, in ogni modo, scarsamente nutrienti per la loro proprietà di lubrificare lo stomaco (11). Più dettagliato è il commento di Mattioli a Dioscoride che, su posizioni diverse da quelle di Savonarola, esordisce dicendo: “Non credo che sia hoggidi albero in Italia più conosciuto di Ciregi”. Descritte le varie specie - Duracine, Acquaiole, Selvatiche etc. - ne illustra le rispettive e differenti funzioni che hanno nell’organismo (12). Bartolomeo Platina, per concludere, compendia il sapere della tradizione in tema di ciliege distinguendole in acidule, aspre e dolci ed avvertendo che quelle “aspre sono astringenti ed eccitanti per lo stomaco; quelle acidule giovano contro il catarro e la bile rossa, dissetano e stimolano l’appetito; quelle dolci nocciono allo stomaco e generano nell’ intestino umori putridi e viscidi”(13). Nella letteratura medica tradizionale, tutto sommato, la riflessione sulle ciliege non va oltre argomentazioni piuttosto stereotipate. Qualche nota meno scontata la si trova, piuttosto, nella cosmetica. La “gomma di cerise”, che si raccoglie sui tronchi di ciliegio, viene suggerita per “far bella la faccia”(14), ma si tratta di una ‘virtù’ condivisa con tante altre sostanze che ne oscurano la specificità. 33 STORIA DELLA MEDICINA Grandi novità in tema di ciliege non sembrano affiorare in medicina sia lungo l’Età Moderna che nella prima Età Contemporanea, almeno fino alla scoperta delle vitamine quando, anche in questi frutti, si dimostra la presenza di vitamina C che però tende a diminuire notevolmente soprattutto quando, una volta colti, diventano molto maturi (15). Messini e Cairella suggeriscono le ciliege, senza controindicazioni di sorta, nell’obesità, nella gotta, nel diabete, nelle nefropatie e negli stati di convalescenza (16). Una larghezza di indicazioni che ricorda la letteratura medica dei tempi andati. Ma le ciliegie non sono farmaci quanto, piuttosto, gradevoli nutrienti che, a buon diritto accanto a tanti altri frutti, possono rientrare nella dieta mediterranea. Quella dieta che Castelvetro, esule in Inghilterra, sognava spiegando le varie ragioni “perché gl’Italiani mangino più erbaggi e frutti che carne”. Commenta Castelvetro: “La prima è che la bella Italia non è tanto doviziosa di carnaggi …; perciò a noi fa di mestieri ingegnarci per trovar altre vivande da nudrir cotanta smisurata quantità di persone che si trovano in così piccolo circuito di terra. L’altra … è per lo caldo grande che nove mesi dell’anno vi fa … E perciò più stima facciamo de’ frutti e degli erbaggi che ci rinfrescano e non ci riempiscono di tanto sangue”(17). III - Più che la storia della medicina e della dietetica, a dire il vero, la ciliegia movimenta quella della tavola, entrando a vario titolo, al di là del consumo immediato, sia fra i cibi che fra le bevande. Il Maestro Martino da Como propone,al proposito, una elaborata torta che si ricorda per la singolarità che la caratterizza, almeno alla luce dei gusti oggi correnti. Suggerisce questo maître: “Habi le cerase de le più negre che tu trovi, et cavatene fora le ossa macinarale molto bene nel mortale, et habi de le rose roscie battute molto bene col coltello, con un poco di cascio fresco ed un poco di bon cascio vecchio, agiongendoli de le spetie, cioè canella, zenzevero, et pocho pepe, et del zucchero …” e, dopo aver mescolato il tutto, irrobustendo il miscuglio con tre o quattro uova, Mastro Martino raccomanda che si passi alla cottura in padella (18). 34 Un preparato, senza dubbio, quanto mai complesso. » altrettanto difficile recepire, senza doverosa cautela, le variegate ed articolate osservazioni gastronomiche di Tanara che, dopo aver ricordato le varie specie di ciliegie - Marasche, Acquaiole etc. -, nota che “ce ne sono tali ancora di gusto tanto dispiacevole che sono tralasciate fina da’ Porci”. Preso atto della contraddittorietà nella valutazione dei loro effetti che serpeggia nella letteratura medica, accenna finalmente alle principali forme d’impiego. Tanto più che “tutte le Cerase si seccano al sole e in forno” permettendo, “così fresche come secche”, di rendere “gustosa ogni vivanda”: possono servire “in pasticci, o in stuffati, o in intingoli, o pieni, o in crostate, o in minestre, o in sale, o in zuppe cotte in vino e co- perte di zucchero etc.” Oggi mentre si è imposto nell’alimentazione quotidiana il passaggio dal salato al dolce, questa sinfonia di sapori, tipica della cucina rinascimentale, può suscitare qualche perplessità: instabilità della vita e dei costumi! Tanara, in ogni modo, proseguendo nella sua rassegna ricorda anche il vino di ciliegie e la spremuta che, con adeguato garbo, si può offrire “a sitibondi ammalati”(19). Un po’ più’ semplice e facilmente condividibile - ma si è, ormai, in Età Contemporanea - è il prodotto da forno che Pellegrino Artusi (20) propone come “dolce da famiglia”: ciliege scure, zucchero a velo, pangrattato di segale, mandorle dolci, uova, rosolio, scorza di limone. Anche Escoffier(21) ricorda dolci a base di ciliegie proponendo, grazie ad una radicale sem- plificazione degli ingredienti, elaborati più vicini, rispetto al passato, ai gusti oggi correnti. Le ciliege, tuttavia, non sono servite per la sola preparazione di qualche dolce ma sono state impiegate anche per elaborare liquori o bevande fermentate. L’Anonimo piemontese del ’700 suggerisce di preparare un liquore dolce a base di ciliege, il ‘Rattafià’(22). Esistono, come ben si sa, anche ‘vini di ciliege’(23) che ancor oggi sono elaborati - ad es. nella penisola anatolica - e trovano pertinente indicazione per il consumo al momento del dessert; ma è difficile dire per quanto tempo durerà ancora la preparazione di questi vini in una repubblica che si incammina verso l’integralismo (24). IV - Ai giorni nostri il ciliegio è largamente diffuso nei principali paesi europei, come l’Italia, la Francia e la Germania (25), e naturalmente la sua coltivazione è seguita con amore nella penisola anatolica da dove è stato importato al tempo dei Romani; del resto, a Kemal Pascià - a qualche decina di chilometri ad est di Smirne - è dedicato un monumento proprio al suo frutto: un monumento alla ciliegia domina la piazza principale di questa piccola città dove non è sconosciuto il nome di un veronese - Giorgio Bargioni - che ha dedicato al mondo della ciliegia gran parte dei propri studi. Per quanto poi interessa la presenza delle ciliegie nel Veneto, si può ricordare che a Verona (26), soprattutto nella zona collinare a sinistra dell’Adige (27), la cerasicoltura ha un ruolo rilevante offrendo un’alternativa che permette di integrare la coltura della vite, mentre Marostica, in provincia di Vicenza, è una vera ‘capitale’ della ciliegia in quanto è il primo comune ad aver ottenuto il marchio europeo di Indicazione Geografica Protetta; nel Vicentino esistono, naturalmente, molteplici varietà di ciliegie e fra queste l’ottima ‘Adriana’, selezionata, ancora una volta, da Bargioni (28). Le ciliege, consumate fresche vicino al luogo di produzione ma anche esportate, si prestano nel contempo a molteplici utilizzi industriali: ciliege per macedonie, per canditi e mostarde, per marmellate, per succhi e distillati, ciliegie allo sciroppo o congelate. Di grande rilievo è, insomma, VERONA MEDICA STORIA DELLA MEDICINA l’utilizzo nell’industria dolciaria (29). Si aggiungano, fra le bevande, il maraschino e il sangue morlacco, caro Gabriele d’Annunzio. Un universo pieno di fascino, quello della ciliegia, come tutto ciò che ruota intorno alla tavola dove, accanto alle esigenze nutritive, convergono gusti, simboli e sfumature atmosferiche. A Verona la ciliegia diventa poesia e musica come testimonia il canto ‘Le Áirese de Verona’: “ Le Áirese de Verona / bèle tonde, dure, grosse / le Áirese de Verona / tute dolÁe, tute rosse / … / El color de’ l sangue vivo / el savor de’ i bei vint’ani; / fruti freschi, fruti sani, / ch’el bon Dio n’à regala! / … / J è recin de la festa / che se méte la Natura; / e po’, quando i se maurà, / i è belezza e i è bontà”(30). RICHIAMI BIBLIOGRAFICI 1) N. Tommaseo, B. Bellini, Dizionario della lingua italiana, Milano, BUR, 1977, 5, p. 162. 2) G. Penso, Le piante medicinali nell’Arte e nella Storia, ed. it., Paris, Ciba-Geigy Edizioni, 1986, pp. 78, 104, 106. 3) Erbe e consigli, a cura di L. Casalis, con Introduzione di A. Pazzini e E. Pirani, Milano, Franco Maria Ricci, 1980. 4) L. Impelluso, La natura e i suoi simboli. Piante, fiori e animali, Milano, Electa, 2004, pp. 163-164. 5) P. Rosemberg, Chardin. Il pittore del silenzio, Ferrara, Ferrara Arte, 2010, p. 188. 6) S. Malaguzzi, Il cibo e la tavola, Milano, Electa, 2006, pp. 242-246. 7)Plinio, Storia naturale, Lib. XV, 30, ed. it., Torino, Einaudi 1984, III, p. 343. 8.Teofrasto, La storia delle piante, Lib. III, cap. XIII, a cura di F. Ferri Mancini, Roma, Loescher, 1900, pp. 109-110. 9. P. Dioscoride, Della Materia Medicinale, Lib. I, cap. CXXX, a cura di P. Matthioli, Vinetia, Valgrisi, 1563, p. 157. 10. Regimen Sanitatis Salernitanum, XLII, trad. F. Gherli, Roma, Ente provinciale per il turismo di Salerno, 1973, p. 47. 11. M. Savonarola, Libreto de tute le cosse che se manzano, a cura di J. Nystedt, Stockholm, Stockholms Universitets Bibliotek, 1982, p. 67. 12. P. Mattioli, Discorsi ne i sei libri di Pedacio Dioscoride Anazarbeo, cit., p. 157. 13. B. Platina, Il piacere onesto e la buona salute, a cura di E. Faccioli, Torino, Einaudi, 1985, p. 24. 14. G. Rosetti, Notandissimi secreti de l’arte profumatoria, Vinegia, 1555 (ed. a cura di F. Brunello e F. Facchetti, Vicenza, Neri Pozza, 1973, p. 76). 15. L. De Caro, G. Rindi, Lezioni di scienza dell’alimentazione, Pavia, Cortina, 1957, p. 276. 16. M. Messini, M. Cairella, Dietetica, Roma, SEU, 1976, p. 234. 17. G. Castelvetro, Brieve racconto di tutte le radici, di tutte l’erbe e di tutti i frutti che crudi o cotti in Italia si mangiano, in Gastronomia del Rinascimento, a cura di L. Firpo, Torino, UTET, 1973, p. 151. 18. Maestro Martino da Como, Libro de arte coquinaria, in L’arte della cucina in italia. Libri di ricette e trattati sulla civiltà della tavola dal XIV al XIX Secolo, a cura di E. Faccioli, Torino, Einaudi, 1987, p. 177. 19. V. Tanara, L’economia del cittadino in villa, Lib. V, Venetia, Bertani, 1561, pp. 374-376. 20. P. Artusi, La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, a cura di P. Camporesi, Torino, Einaudi, 1970, pp. 601-602. 21. A Escoffier, Guida alla grande cucina, ed. it., Roma, Muzzio, 2001, p. 1004. 22.Anonimo piemontese del Settecento, Il cuoco piemontese perfezionato a Parigi, in L’arte della cucina in Italia, cit., p.716. 23. Nouveau manuel complet de la fabrication des vins de fruits, a cura di M. F. Malepeyre, Paris, Encyclopédie-Roret, 1851, p. 132. 24. M. Ricci Sargentini, Turchia. Crociata contro l’alcol, Il rischio di una deriva autoritaria, «Corriere della Sera», 25 maggio (2013), p. 50. 25. F. Luciano, Prospettive delle esportazioni di ciliegie, in Il ciliegio, a cura di G. Bargioni, Verona, Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura, 1982, p. 15. 26. G. Bargioni, A. Febi, La frutticoltura, in L’agricoltura veronese. Un settore dinamico verso il futuro, a cura di S. Fraccaroli, Verona, Banca Popolare di Verona, 1988, p. 112. 27. S. Fraccaroli, La coltura del ciliegio in provincia di Verona, in Il ciliegio, cit., pp. 9-11. 28. La ciliegia vicentina, a cura di Vicenza Qualità, Vicenza, Camera di Commercio, s. d. 29. A. Monzini, F. Gorini, L’utilizzazione industriale delle ciliege. Considerazioni e prospettive, in Il ciliegio, cit., pp. 27-47. 30. L. Garzoni, L’anima di Verona, Milano, Zambon, 1971, p. 58. dei Dott. A. e V. Corato S.n.c. ARTICOLI SANITARI PER FARMACIE ED OSPEDALI REAGENTI - APPARECCHI E VETRERIA CHIMICA MEDICAZIONE ASETTICA ED ANTISETTICA 37122 VERONA - Corso Porta Nuova, 131/a - Tel. 045/8007384 - 8002836 Fax 045/8006737 VERONA MEDICA 35 FNOMCeO DVR e Corsi RSPP per chi ha dipendenti in studio Si ricorda, che il documento di valutazione dei rischi (DVR) è un documento dinamico, che deve quindi essere oggetto di aggiornamento e revisione al fine di assicurarne l’adeguatezza e l’efficacia nel tempo. Al tempo stesso si ritiene opportuno ribadire (Vedi Comunicazione n. 7 del 5 febbraio 2013) che, qualora uno studio medico o odontoiatrico che occupa fino a 1 O lavoratori, abbia già un proprio documento di valutazione dei rischi, tale documento non dovrà essere necessariamente rielaborato secondo le procedure standardizzate, fermi restano gli obblighi di aggiornamento legati alla natura dinamica del DVR (Ali. n. 2 interpello n. 7/2012 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali). Di seguito si riporta la tipologia di corsi che i titolari di studio medico e odontoiatrico, i quali svolgano direttamente le funzioni di responsabili del servizio di prevenzione e protezione (RSPP) ai sensi dell’art. 34 del D.Lgs. 81/08, debbono obbligatoriamente svolgere. Il titolare di studio medico o odontoiatrico, che occupa lavoratori, il quale alla data del 11 gennaio 2012 abbia già svolto corsi di formazione ex art. 3 del decreto 16 gennaio 1997 è esonerato dallo svolgimento del corso ex nove di 48 ore per RSPP, ma dovrà svolgere il corso di aggiornamento di 14 ore entro 5 anni a far data dal 11 gennaio 2012, data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Accordo del 21 dicembre 2011 stipulato in sede di Conferenza Stato-Regioni. Il titolare di studio medico o odontoiatrico, che occupa lavoratori, il quale svolga direttamente le funzioni di RSPP da data anteriore al 31 dicembre 1996 e che, quindi, era esonerato dalla frequenza dei corsi di formazione ai sensi della norma transitoria di cui all’art. 95 del D.Lgs. 626/94 ora abrogato, è esonerato dallo svolgimento del corso ex-novo di 48 ore per RSPP, ma 36 dovrà svolgere il corso di aggiornamento di 14 ore entro 2 anni a far data dal 11 gennaio 2012, data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Accordo del 21 dicembre 2011 stipulato in sede di Conferenza Stato-Regioni. Il titolare di studio medico e odontoiatrico, che abbia invece svolto i corsi di formazione per RSPP ex Accordo 26 gennaio 2006, è esonerato dallo svolgimento del corso ex novo di 48 ore, ma dovrà svolgere il corso di aggiornamento di 14 ore entro 5 anni a far data dal 11 gennaio 2012, data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Accordo del 21 dicembre 2011 stipulato in sede di Conferenza Stato-Regioni. Il titolare dello studio medico o odontoiatrico, che occupa lavoratori, il quale abbia svolto entro la data del 11 luglio 2012 corsi di formazione formalmente e documentalmente approvati alla data del 11 gennaio 2012 rispettosi delle previsioni di cui all’art. 3 del decreto 16 gennaio 1997, è esonerato dallo svolgimento del corso ex novo di 48 ore, ma dovrà svolgere il corso di aggiornamento di 14 ore entro 5 anni dal giorno dell’effettivo completamento del corso prima citato. Per quanto riguarda i collaboratori dello studio medico o odontoiatrico essi sono equiparati alla figura dei lavoratori (sono esclusi i collaboratori familiari di cui all’art. 230-bis del codice civile - c.d. impresa familiare). In questo caso il titolare dello studio medico o odontoiatrico è tenuto a far svolgere ad essi un corso di formazione per lavoratori della durata di 16 ore (Accordo del 21 dicembre 2011 stipulato in sede di conferenza Stato-Regioni concernente la formazione dei lavoratori). Sempre con riferimento alla figura dei lavoratori è poi previsto un aggiornamento quinquennale della durata minima di 6 ore. In conclusione giova ovviamente sottolineare che è condizione obbligatoria, per continuare a svolgere il ruolo e le funzioni di RSPP, effettuare i corsi di for- mazione sopraccitati; in caso contrario si decade automaticamente dall’incarico di RSPP per mancanza di titolo. Si rileva, inoltre, che spetta al datore di lavoro la verifica di tali adempimenti. Grava, infatti, sul datore di lavoro l’apparato sanzionatorio in caso di mancata nomina del RSPP (arresto da 3 a 6 mesi o l’ammenda da 2.500 A 6.400 euro). Pertanto in tal caso il titolare di studio medico e odontoiatrico che occupa lavoratori dovrà nominare un nuovo RSPP che abbia i titoli professionali richiesti ai sensi dell’art. 32 del D.Lgs. 81/08. Il Presidente CAO Giuseppe Renzo Il Presidente Amedeo Bianco RICORDATE...! È fatto obbligo a tutti gli Iscritti: a) denunciare all’Ordine ogni esercizio abusivo della Professione Medica ed ogni fatto che leda il prestigio professionale; b)informare la Segreteria di ogni eventuale cambiamento di qualifica, di residenza e del conseguimento di specialità o docenze, esibendo il relativo attestato in competente bollo. Prestanomismo Si riporta per ulteriori reminescenza, l’Art. 8 della legge n. 1792, che così recita: 1)Gli esercenti le professioni sanitarie che prestano comunque il proprio nome, ovvero la propria attività, allo scopo di permettere o di agevolare l’esercizio abusivo delle professioni medesime sono puniti con l’interdizione della professione per un periodo non inferiore ad un anno; 2) Gli Ordini e i Collegi Professionali, ove costituiti, hanno facoltà di promuovere ispezioni, presso gli studi professionali, al fine di vigilare sul rispetto dei doveri inerenti alle rispettive professioni. VERONA MEDICA FNOMCeO Assicurazione obbligatoria. Esenzioni e raccomandazioni Questa Federazione ritiene opportuno affrontare il tema della obbligatorietà dell’assicurazione, per i medici, concernente i rischi derivanti dall’esercizio dell’attività professionale, in relazione ad eventuali ipotesi di esenzione. È necessario inquadrare il tema da un punto di vista giuridico, facendo riferimento, in particolare, a quanto previsto dall’articolo 3, comma 5, lettera e) del D.L. 138/2011 convertito nella L. 148/2011. La normativa di cui trattasi prevede testualmente: “a tutela del cliente, il professionista è tenuto a stipulare idonea assicurazione per i rischi derivanti dall’esercizio dell’attività professionale. Il professionista deve rendere noti al cliente, al momento dell’assunzione dell’incarico, gli estremi della polizza stipulata per la responsabilità professionale e il relativo massimale. Le condizioni generali delle polizze assicurative di cui al presente comma possono essere negoziate, in convenzione con i propri iscritti, dai Consigli Nazionali e dagli enti previdenziali dei professionisti”. Tale previsione ha avuto, poi, ulteriori specificazioni nell’ambito della Legge 24 marzo 2012, n. 27 che, all’articolo 9, comma 4, stabilisce che “il compenso per le prestazioni professionali è pattuito, nelle forme previste dall’ordinamento, al momento del conferimento dell’incarico professionale. Il professionista deve rendere noto al cliente il grado di complessità dell’incarico, fornendo tutte le informazioni utili circa gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento fino alfa conclusione dell’incarico e deve altresì indicare i dati della polizza assicurativa per i danni provocati nell’esercizio dell’attività professionale”. Da ultimo, il D.P.R. 7 agosto 2012, n. 137 (Regolamento sulla riforma degli ordinamenti professionali), all’articolo 5, ha confermato l’obbligo della assi- VERONA MEDICA curazione, specificando peraltro che tale obbligo acquista efficacia decorsi dodici mesi dall’entrata in vigore del Regolamento stesso. Lo stesso articolo 5 del D.P.R. 137/2012 prevede poi, al comma 1, che “il professionista deve rendere noti al cliente, al momento dell’assunzione dell’incarico, gli estremi della polizza professionale, il relativo massimale e ogni variazione successiva”. Non vi è dubbio, quindi, che i medici libero professionisti dovranno, entro pochi mesi, stipulare idonee polizze di assicurazione per i danni derivanti al cliente dall’esercizio dell’attività professionale, comprese le attività di custodia di documenti e valori ricevuti dal cliente stesso. Il contratto di assicurazione, così come definito dall’art. 1882 del codice civile, è “il contratto col quale l’assicuratore, verso pagamento di un premio, si obbliga a riva/ere rassicurato, entro i limiti convenuti, del danno ad esso prodotto da un sinistro, ovvero a pagare un capitale o una rendita al verificarsi di un evento attinente alla vita umana”. Ai sensi dell’art. 1904 cod. civ., il contratto di assicurazione contro i danni è nullo se, nel momento in cui l’assicurazione deve avere inizio, non esiste un interesse dell’assicurato al risarcimento del danno. Ciò premesso è evidente, quindi, che il medico in pensione, che rimane iscritto all’Albo ma non svolge più alcuna attività professionale, non può essere obbligato a stipulare la polizza assicurativa contro i rischi derivanti dall’esercizio professionale che non svolge. In tal caso verrebbe meno il meccanismo causale del contratto che, da un punto di vista civilistico, prevede la corrispettività delle due prestazioni consistenti, da un lato, nel pagamento del premio da parte del professionista e, dall’altro, nell’obbligo dell’assicu- razione di rivalere l’assicurato, entro limiti convenuti, del danno ad esso prodotto da un sinistro. È ancora da osservare che questa conclusione e in linea con le norme già citate che, sempre e comunque, fanno riferimento ad un rapporto tra professionista e cliente derivante dall’assunzione di un incarico da parte del professionista stesso che, proprio in relazione alla responsabilità professionale, è tenuto a comunicare al “cliente” gli estremi della polizza. Si ricorda che la semplice iscrizione all’Albo, per giurisprudenza costante, non costituisce prova dello svolgimento dell’esercizio professionale. Il medico in pensione, quindi, iscritto all’Albo ma che non svolge alcuna attività professionale, non può essere vincolato all’obbligo di stipulare una polizza assicurativa contro rischi professionali, ovviamente, inesistenti. È di tutta evidenza che, qualora il medico in pensione voglia, invece, svolgere attività libero professionale, nei limiti consentiti dalla normativa, assumendo incarichi nei confronti del cliente, dovrà soggiacere all’obbligo dell’assicurazione, come previsto dalla già citata normativa. Rimangono esenti dall’obbligo dell’assicurazione, ad avviso di questa Federazione, anche i medici dipendenti che hanno optato per l’attività libero professionale intramuraria. Com’è noto, tale rapporto particolare di lavoro che, dal punto di vista fiscale, è assimilato a quelli di lavoro dipendente (art. 47 co. 1 lett. e del TUIR), è stato previsto dall’art. 15 quinquies del D.Lgs. 30 dicembre 1992, n. 502 e successive modificazioni e integrazioni. Successivamente, la L. 3 agosto 2007, n. 120 ha disciplinato in modo più specifico le modalità di svolgimento dell’attività libero professionale intramuraria. Ancor più di recente, la cd. Legge Balduzzi (D.L. 13 settembre 2012, n. 158 convertito in L. 8 novembre 2012, n. 189) è ritornata sul tema dell’esercizio dell’attività medica intramuraria. Si sottolinea, in particolare, l’art. 2 che stabilisce che dovrà essere definito, d’intesa con i dirigenti e previa contrattazione integrativa aziendale, un tariffario che preveda, per ogni prestazione, un importo minimo ed un importo massimo. 37 FNOMCeO L’importo minimo dovrà anche assicurare la copertura di tutti i costi diretti ed indiretti sostenuti dalle aziende e prevedere che il 5 per cento del compenso del libero professionista sia trattenuto per interventi la riduzione delle liste d’attesa. Sembra quindi inconfutabile, anche per ovvi motivi di equità, che il medico che abbia optato per l’attività intramuraria non sia tenuto a stipulare in modo autonomo la polizza assicurativa obbligatoria prevista dall’art. 3, comma 5, del D.L. 13 agosto 2011, n. 138, convertito in L. 14 settembre 2011, n. 148. Occorre però tenere ben presente che esiste la possibilità per l’amministrazione pubblica di agire in rivalsa nei confronti del medico dipendente in caso di danni causati da dolo o colpa grave. In questo caso, ai sensi della normativa vigente e in particolare dell’art. 28 della Costituzione, l’amministrazione è comunque tenuta a risarcire il danno, salvo poi agire in rivalsa nei confronti del medico che abbia causato danni a terzi per dolo o colpa grave. Può essere opportuno, quindi, che il medico dipendente, COMUNICATO STAMPA La FnomceO supporta i medici fiscali Medici fiscali e Federazione degli Ordini insieme, per cercare di risolvere “la drammatica situazione venutasi a creare a seguito della sospensione delle visite fiscali d’ufficio per il settore privato”. È questo il senso di un incontro che si è tenuto a Roma nel fine settimana, durante il quale - in vista del presidio di questa mattina di fronte alla Direzione generale dell’Inps - la FNOMCeO ha ricevuto le delegazioni dei Sindacati dei medici fiscali e alcuni medici, latori di un’istanza sottoscritta da circa quattrocento colleghi. “Il provvedimento dell’Inps - hanno commentato i rappresentanti della FNOMCeO al termine della riunione determina una insostenibile riduzione del lavoro dei medici fiscali, retribuiti con un contratto atipico a prestazione, ma vincolati da gravose incompatibilità che rendono impossibile lo svolgimento di altre significative attività anche libero professionali”. “Al di là della pur drammatica situazione di oltre mille professionisti che, da anni, svolgono un’attività molto spesso esclusiva e priva di tutele, emerge l’incongruità di un provvedimento che, a fronte di una riduzione delle spese, potrebbe determinare un aumento degli oneri per prestazioni di malattia, molto superiore al risparmio che si propone di realizzare’’ hanno continuato. L’esistenza di un’organizzazione di controllo è infatti irrinunciabile garanzia di equilibrio e di equità del sistema. In sua assenza - è questo il timore di Ordine e Sindacati - gli stessi medici per garantirsi da un eventuale giudizio di rivalsa dell’azienda nei suoi confronti (esperibile solo in caso di dolo o colpa grave), stipuli idonea polizza assicurativa a suo carico. Queste considerazioni saranno, comunque, oggetto di approfondimento, attraverso la richiesta di un parere alla competente Direzione Generale del Ministero della Salute e sarà nostra cura, ovviamente, portarvi a conoscenza d ulteriori elementi di valutazione. IL PRESIDENTE Amedeo Bianco certificatori potrebbero essere esposti a pressioni improprie, “in un momento di crisi economica che potrebbe determinare comportamenti opportunistici tendenti a confondere prestazioni di malattia e ammortizzatori sociali”. La FNOMCeO ha già richiesto l’attivazione urgente di un Tavolo interministeriale che recepisca le problematiche e che intervenga, identificando idonee risorse, “revocando immediatamente il provvedimento di sospensione, nell’interesse, in primo luogo, dell’appropriatezza delle prestazioni e del contenimento delle spese reali, al di la di ogni cosmesi di bilancio”. La Federazione ritiene infatti che ogni intervento di ridefinizione del rapporto di lavoro dei medici fiscali INPS possa essere discusso “solo dopo la revoca del provvedimento di sospensione delle visite fiscali e solo dopo aver ottenuto idonee garanzie per il mantenimento del posto di lavoro dei medici attualmente impegnati”. “Anche la natura giuridica del rapporto di lavoro dei medici fiscali - conclude la FNOMCeO - necessita di una ridefinzione che garantisca alla categoria stabilità e diritti sindacali”. Nuova pagina WEB dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Verona www.omceovr.it Informazioni e servizi “on line” 38 VERONA MEDICA ENPAM Enpam day Sabato 1 giugno 2013, presso l’auditorium del Banco Popolare in ZAI, l’ordine dei medici, con la fattiva collaborazione della FIMMG VR ha organizzato un “seminario” sull’ENPAM. Soprattutto tre erano gli obiettivi da raggiungere nella mente degli organizzatori: 1) Avere informazioni dirette dal Presidente dott. Alberto Olivetti e dal VICE dott. Giovanni Pietro Malagnino sullo stato di salute dell’ente, considerati i toni allarmistici e i dubbi relativi alla trasparenza finanziaria. 2) Delucidare agli iscritti la riforma previdenziale partita il primo gennaio di quest’anno, consequenziale alla generale riforma previdenziale della Ministra Fornero. 3) Coinvolgere i giovani medici sulle problematiche previdenziali, in special modo, visti i tempi che corrono, informarli sulla previdenza cosiddetta complementare o secondo pilastro, dei fondi previdenza. Il Presidente ci ha rassicurato che durante il suo mandato sarà messo mano a tre tipi di riforme. Pausa dei lavori VERONA MEDICA Il Presidente dell’Enpam Alberto Olivetti, Roberto Mora e Guido Scudellari PREVIDENZIALE: • non dovranno essere toccate le pensioni in essere • dovrà essere mantenuto il nostro sistema (contributivo indiretto a valorizzazione immediata) • sarà mantenuta la flessibilità in uscita per permettere che ognuno si programmi l’andata in pensione (portata la pensione di anzianità anche nella quota B). DEL PATRIMONIO: riforma del patrimonio dell’ente: per garantirci da eventuali squilibri di si- stema, con investimenti mobiliari, la cui spesa in commissioni non deve superare lo zero virgola; basta investimenti in prodotti derivati o strutturati (sui quattrocento milioni investiti in p derivati dalla precedente amministrazione, le perdite ad oggi si sono ridotte a 71 milioni che alla scadenza delle varie cedole si ridurranno ulteriormente!!). Due terzi del patrimonio sarà’ investito in prodotti finanziari (tassazione 20%) un terzo in immobili di cui metà’ in mattone (tasse 60%) e metà in fondi immobiliari (tasse 20%).Nel CDA è stato separato chi decide da chi controlla!! I costi sono stati ridotti allo 0.04% del patrimonio (il più basso tra tutti gli enti privatizzati!!), il costo per iscritto è 9.78 euro anno che diventerà 8.34 il prossimo anno. I compensi degli amministratori sono stati ridotti del 10%. Tutto questo nonostante l’ente sia sottoposto a tripla tassazione: A) in entrata: il patrimonio, che è la somma di tutti i contributi versati è tassato (questo non succede in altri paesi UE) più dei fondi pensione non obbligatori; questo ci costa 100 milioni di euro anno!! B) in uscita: quando la riscuotiamo la pensione è sottoposta ad aliquota marginale C) con lo spending review è fatto obbligo agli enti di previdenza di fare risparmi sulle varie voci di spesa parte di questi risparmi andrà versata allo stato. 39 ENPAM La relazione del Presidente Alberto Olivetti DELLA RAPPRESENTATIVITÀ Riformare la rappresentatività: con la riduzione dei rappresentanti e dando loro maggior efficacia rappresentativa. Il dott. Malagnino ha poi relazionato sui dettagli tecnici della riforma: spostamento in avanti delle pensioni di vecchiaia per tutti i fondi; flessibilità per le pensioni di anzianità per tutti (anche la quota B che prima non L’aveva) Possi- bilità della pensione indipendentemente dall’età, con 42 anni di contribuzione (prima era 40). Tutto questo a partire dal 1-1-13 i diritti acquisiti precedentemente non si toccano. Il dott. Luigi Daleffe ha poi parlato del secondo pilastro previdenziale che si basa sui fondi integrativi volontari (Fondo Sanità) che soprattutto i giovani dovrebbero costruirsi, visti anche i vantaggi fiscali (deducibili fino 5000 euro anno!!) e visto le magre previsioni nel futuro, relative ai sistemi previdenziali cosiddetti di primo pilastro obbligatori che ridurranno probabilmente via più le rendite per cui si renderà necessario avere un secondo pilastro per poter avere una pensione discreta che possa permetterci in futuro una vecchiaia dignitosa, Erano presenti circa 120 medici, sessanta dei quali hanno potuto, nelle tre postazioni Enpam predisposte, farsi fare dei prospetti previsionali di pensione ed hanno potuto avere risposte relativamente a quesiti vari in conto alla propria posizione contributiva. Direi che il successo e l’apprezzamento dell’iniziativa c’è stato; unica ombra l’assenza dei giovani medici, per i quali, in modo particolare era stata presa l’iniziativa. Evidentemente in un clima di precarietà del lavoro, i giovani credono meno nella progettualità proiettata nel futuro tipica dei sistemi solidaristici. Sarà compito dell’ordine e dei vari sindacati dei medici organizzare “seminari” di sensibilizzazione nei confronti dei giovani medici relativi ai problemi previdenziali. CESARE TESTI tempi duri …. È un freddo novembre sul versante della montagna. Sta piovendo e il borgo è totalmente deserto. Sono tempi duri e tutti hanno debiti e vivono a credito. Improvvisamente arriva in paese un ricco turista. Entra nell’unica locanda, lascia una banconota sul bancone all’entrata e va a vedere le stanze di sopra per sceglierne una. Il proprietario dell’albergo prende la banconota e corre a pagare il suo debito col macellaio. Il macellaio prende il denaro e corre a pagare il suo debito con l’allevatore di maiali. L’allevatore di maiali prende la pecunia e corre a pagare il suo debito col suo fornitore di mangime e carburante. Il fornitore di mangime e carburante prende la banconota e corre a pagare il suo debito con la prostituta della borgata, che in questi tempi difficili gli fornisce i suoi servizi a credito. La prostituta prende il denaro e corre all’albergo a pagare il proprietario per le camere che le fornisce a credito quando porta i suoi clienti. Il proprietario dell’albergo prende la banconota e la posa sul bancone della locanda in modo che il turista non sospetti nulla. In quel momento, dopo avere ispezionato le stanze, viene giù il turista, riprende il suo denaro e dopo avere detto che non gli piacciono le stanze, lascia la località. Nessuno ha guadagnato nulla. Comunque, l’intera borgata non ha più debiti e guarda al futuro con ottimismo... 40 VERONA MEDICA LIBRI RICEVUTI Si assumono molti antibiotici, la salute è a rischio Prevenzione. Il direttore di Malattie Infettive dell’Università di Verona, Ercole Concia, ha pubblicato la terza edizione di «Terapia empirica delle infezioni batteriche» per famiglie e medici. «Difendi la tua difesa.». È lo slogan coniato nel 2010 dall’Aifa, Agenzia italiana. del farmaco, per sensibilizzare all’uso corretto degli antibiotici. Sono passati tre anni e la situazione è addirittura peggiorata, con antibiotici sempre più resistenti ai farmaci e aziende farmaceutiche sempre più disinteressate alla loro commercializzazione. E il rischio è una vera «apocalisse antibiotica», come la chiamano i medici: quella in cui «la medicina rischia di essere vanificata da infezioni che non saremo più in grado di curare». Lo afferma Ercole Concia, direttore dell’unità operativa di Malattie infettive dell’università che, sull’argomento ha appena dato alle stampe la terza edizione di Terapia empirica delle infezioni batteriche, una abbecedario rivolto ai medici per supportarli nella. prescrizione degli antibiotici come terapia o profilassi. Quello di Concia, infatti, è innanzitutto un meaculpa: «Come medici dobbiamo metterei in discussione», dice. «Se è vero che nei grandi ospedali italiani al 45 per cento dei pazienti ricoverati vengono somministrati antibiotici, è impensabile che tutti presentino ma- lattie infettive. In Francia e Svizzera, infatti, questa percentuale non supera il 25 per cento. Il problema, è che spesso sono prescritti solo a copertura, come fossero semplici disinfettanti, o senza aver chiara la natura della febbre, che può essere anche virale: e in questo caso l’antibiotico fa solo danni». Un problema che non riguarda solo gli ospedali, ma anche i medici di famiglia, davanti ai quali spesso è addirittura il paziente a pretenderli, salvo poi non seguire le indicazioni sulla corretta posologia «È importante ricordare che dose e durata della terapia vanno rispettate fino in fondo», prosegue Concia «Non bisogna smettere alla prima scomparsa dei sintomi e, soprattutto, non va diminuita la dose: il sottodosaggio è il danno maggiore perché è in questo modo che i batteri sviluppano la resistenza al farmaco». Sono i batteri cosiddetti multiresistenti, che mietono solo in Europa 25 mila vittime in un anno per infezioni un tempo guaribili, in particolare negli ospedali più avanzati. «Oltre che nelle lungodegenze per anziani, infatti, è qui che si trovano pazienti immunodepressi: trapiantati, persone con il cancro, la leucemia o l’Aids, che più facilmente vengono colonizzati dai batteri e possono sviluppare polmoniti, setticemie e gravi infezioni delle vie urinarie», continua Concia «E se fino a qualche anno fa riuscivamo a curarle perché le ditte farmaceutiche continuavano a introdurre nuovi antibiotici, da qualche anno è stata abbandonata del tutto o in parte la ricerca nel settore». Dati alla. mano, infatti, tra il 1980 e il 1990, sono stati commercializzati 40 nuovi antibiotici contro i sette del decennio 1990-2000. «È quindi fondamentale che i medici utilizzino al meglio i vecchi e i pochi nuovi farmaci, non razionandoli ma razionalizzandone l’uso». ELISA PASETTO avviso agli iscritti Si invitano gli iscritti a voler comunicare alla segreteria dell’Ordine l’eventuale variazione di residenza – o del recapito presso il quale si desidera ricevere le comunicazioni dell’Ordine, dell’Enpam e della Federazione Nazionale. Si rammenta che questo è previsto dall’art. 64 del codice di deontologia medica ed è previsto anche dalle nuove norme riguardanti le pubbliche amministrazioni. L’inadempienza a tali disposizioni può dar corso alle procedure di cancellazione dall’albo professionale con gravi conseguenze in ambito civile e penale, ma anche a gravi rischi sulla copertura assicurativa per l’attività svolta. È infatti fatto obbligo all’ordine di avviare le procedure di cancellazione dall’albo nei confronti degli iscritti che non risultano più reperibili. La Segreteria dell’Ordine VERONA MEDICA 41 GIOVANI E PROFESSIONI S.O.S. – Sostituzioni Si prega chi è interessato a dare la propria disponibilità per sostituzioni in medicina generale, di compilare il tagliando riportato a pagina 7 e di spedirlo all’Ordine (Via Locatelli 1, 37122 Verona). MEDICI DISPONIBILI PER SOSTITUZIONI IN MEDICINA GENERALE Cognome - Nome Via Località ANTON GENAN Via Palazzina 3 Verona BAR MARIANA Via San Rosso Bussolengo BARAKAT ZIAD Via Attilio Mori 12 Mantova BAZZANINI NOEMI BENEDETTI FRANCESCA Via ex Internati 26 Pescantina BISTROT CATERINA Via Ognissanti 4 Verona BOMBOI MARCO Vicolo dietro S. Andrea 13 Verona BONASIA TERESA BONDI’ VINCENZO Via Nerio Toffaletti 4 Verona BONGHI IOLANDA BRUNELLI CLAUDIO Via Molino 24 Nogara BRUNELLI MARTA Via Imola 10 Verona BUSTI FABIANA Via Martiri della Libertà 2 Nogarole Rocca CACCIAMANI GIOVANNI Verona CAPONE SUSANNA Vicolo Teodorico 44 Salionze CARBONE GIUSEPPE Via Delle Agostiniane 29 Verona CASTINO EVA Via Paolo Sarpi 30 Verona CERAVOLO ROSSANA Via Polesine 65 Verona COCCO VALENTINA Via Italia Nuova 4 Illasi COGO ILARIA Via Rovigo 14 Legnago COLLETTA GIULIA Via Del Risorgimento 34 Verona COSTANZO ALESSANDRO Via Corfù 5 Verona COVOLO CATERINA Via Degli Scaligeri 2 Valeggio sul Mincio DA PRATO GIULIANA Via Macello 4 Verona DALCEGGIO DANIELA Via Viii Marzo 45 Trento DE VLIEGHER EVELIEN Via S. Monica 10 Albignasego DEL PUNTA VERONICA Vicolo Fossetto Verona DI SARRA DANIELA Via Mantovana 52 Castelnuovo D.g. EPURE MIHAELA CRISTINA Via Benassù Montan. Verona FAINELLI GIULIA Via G. Dell’acqua 31 Bardolino FERRARA GIADA Via Imola 6/A Verona FERRARESE MARCO Via Asiago 8 San Bonifacio FILIPPINI GIULIA MARIA Via Roma 109 Gazzo Veronese GERMENIA SILVA Via Chioda 18 Verona GUARDINI NADIA Via Gela 31 Verona HABASH ELIAS Via Praissola 18 San Bonifacio IUORIO ALESSANDRO KALOUT KAMEL Via Scuderlando 126 Verona LAVORGNA BARBARA Via Favretto 16 Verona LISTA ENRICO Via Monte Tomba 22 Cerea MAGAGNA LINDA Via Tramigna 5 Soave MAGRINELLI FRANCESCA Via G. Leopardi 11 Soave MARIOTTO OLGA Via Fiume 28/P San Bonifacio MASIERO MARINA Via Tesi 40/A Verona MASSARUTTO ALESSIA Via Aldo Moro 1/A Sommacampagna MAZZEI FEDERICA Str. A. Provolo 25 Verona MELOTTI CAMILLA Piazza G. Marconi, 19 Bosco Chiesanuova MERRINO MICHELANGELO Via Muro Padri 17 Verona MINNITI FEDERICA Via Ponte Pietra 17 Verona MORANDINI BIANCA STELLA MORANDINI ELEONORA NARDI CHIARA Via Tombole 157 San Bonifacio NGANDIE NJONOU MILLY Via Monte Ortigara 25/B Verona NICOLI PAOLA PAIANO JACOPO Via Regina Adelaide 12 Verona PAPOLA DAVIDE Via Calatafimi 6/A Verona 42 Dipl. formaz. M.G. Telefono 1 NO NO NO NO NO NO NO NO NO ?? NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO SI NO SI NO NO NO NO NO NO NO NO NO SI NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO 347 6859953 346 8203148 345 3463503 347 5935206 340 0505545 349 5344121 045 8016089 328 3649861 333 3606318 320 8381102 339 8424561 393 5686430 045 2520488 340 2491750 335 6893809 045 8348296 349 1617635 338 3641543 348 7906813 347 2619594 347 8453814 392 4645018 348 3015866 339 6606559 340 3538104 392 1617323 347 6823601 347 8495611 392 7509915 347 8921208 347 2136164 340 5582193 339 2505919 339 5240552 349 2325336 339 4573366 333 6831575 347 6724694 329 4239871 348 8210409 348 0176902 340 8776021 349 7282795 347 2411450 328 2660746 338 8926070 320 2586564 327 8889333 345 9898558 338 1439733 333 7123732 338 2828566 329 6190690 346 8079575 348 9238476 328 3738807 Telefono 2 045 7500193 340 9766903 338 1806830 333 4729557 340 1676443 045 8400667 045 566969 045 6106013 08254401083 392 3420052 045 7614468 045 7614716 VERONA MEDICA GIOVANI E PROFESSIONI MEDICI DISPONIBILI PER SOSTITUZIONI IN MEDICINA GENERALE Cognome - Nome Via Località Dipl. formaz. M.G. Telefono 1 PASETTO TRYSA Via Roveggia 27 Verona SI 339 7286242 PERON SILVIA Monteforte d’Alpone NO 340 0631022 PERONI MARIANA Via Danieli 6 Verona NO 347 1218310 PRANDO SILVIA Viale Europa Vigasio SI 349 1880958 RAPAGNA FRANCESCA Via P. Querini 5 Verona NO 333 4193398 RIGO FRANCESCA Vic. S. Maria in Organo 1 Verona SI 335 5941022 RINALDI CATERINA ANNA Piazza Vescovado 1 Verona SI 340 5199461 ROMANO SIMONE Via Aquileia 22 Verona NO 340 7767004 RUTA ELENA Via Ponte Asse 13 Albaredo d’Adige SI 347 2597635 SANSOTTA NAIRE Via Aquileia 22 Verona NO 329 7158223 SAVVAKI KALLIOPI Via Scuderlando 161/B Verona NO 347 0940738 SAY SVITLANA Via Marsala 37/B Verona NO 388 8928095 SCHIRALDI MARIA EMANUELA Via Ca’ di Cozzi 8 Verona NO 380 3662966 SERBUSCA DORIN Via B. Romagnoli 84/A Verona NO 045 8903064 SHOKA ZAHI Via Imola 2 Verona NO 347 2313146 SIVERO VALENTINA Via Bertoldi 2 Verona NO 347 5892542 SOLDANI DARIA Via R. Ruffilli 2947 Zimella NO 347 6301811 TANTILLO ILARIA Via Garibba 5 Verona NO 349 1028616 TATTI MARIA FATIMA Via Legnago 39 Verona NO 347 9341350 TOFAN LILIAN Via Monte Belloca 25 Verona NO 388 4717634 TOMEI PAOLA Via Mezzomonte 38 Verona NO 348 8752766 TURATI MARIA GRAZIA Via S. Antonio 50 S. Martino B.A. NO 335 6302775 VENERI ANTONIO Via Stra’ 57 Caldiero NO 340 0715390 VIARO TIZIANA Via Dietro Listone 7 Verona NO 340 5715075 VIGNOLA PAOLA VOLPE GIUSEPPE Via Montesin 38 Cola’ di Lazise NO 335 7673374 WEYNE MAGNUS FERNANDA Via Carlo Del Prete 2 Verona NO 045 8166039 ZENORINI ANDREA Via Siedlce 21 Pescantina NO 340 6031137 Telefono 2 348 8567639 393 0468005 045 7652948 349 6938124 340 9768134 MEDICI DISPONIBILI PER SOSTITUZIONI IN PEDIATRIA Cognome - Nome Via Località Spec. in Pediatria ABDUL JABBAR ALI Via B. Scalari 14 Piubega (MN) AGRESTI LUIGI Via G. Trezza 36/A Verona AKASHEH GEORGE Via del Capitel 13/E Verona SI Barac Ala Via Gen. Dall’Ora 54 Monzambano BARAKAT ZIAD Via A. Mori 12 Mantova BONASIA TERESA Via delle Polidore 5 Verona BORGHESANI MARISA Via Pradelle 57 Verona SI BRUNI FRANCESCA Via Vincenti 1 Verona CERAVOLO ROSSANA Via Polesine 65 Verona CIRELLI MARTA Via M. Gentilin 29/B Verona SI DE VLIEGHER EVELIEN Via S. Monica 10 Albignasego DEPLANO EMANUELA Via Colombine 5 Verona EPURE MIHAELA CRISTINA EPURE MIHAELA CRISTINA Via Banassù Mont. 17 Verona FABBRICI ROMINA Verona SI FAKES BOULOS Vicolo Menago 34 Bovolone GRAMAGLIA MARIA Via Almerini 06 Legnago SI Habash Elias Via Praissola 18 San Bonifacio JAFFAL YOUSSEF Via Gramsci 8/A Castel d’Azzano KALOUT KAMEL Corso Milano 136 Verona LAVORGNA BARBARA Via Favretto 16 Verona MARIOTTO OLGA Via Fiume 28/P San Bonifacio PASQUINI ANNA Via C. Cadrega Verona PJESHKA MYRVETE Viale Spolverini 112 Verona RIGOTTI ERICA Via V. De Gama 1 Negrar SI ROMANO SIMONE Via Aquileia 22 Verona STUMPO MARIO FRANCESCO Via C. Angiolieri 18 Castel d’Azzano TESINI ROBERTA V.le della Repubblica 45 Verona SI TURATI MARIA GRAZIA Via S. Antonio 50 S. Martino B.A. ULMI DANIELA Via A. Vivaldi 7 Tregnago VENERI ANTONIO Via Stra’ 57 Caldiero VERNA ANNAMARIA Via Castello 12/A Castel d’Azzano VOLPE GIUSEPPE Via Montesin 38 Cola’ di Lazise VERONA MEDICA Telefono 1 320 6155026 340 4069008 320 882311 340 0699282 345 3463503 328 3649861 360 566631 347 9713662 378 3641543 347 4843083 392 1617323 340 9331099 392 7509915 392 7509915 045 7101082 334 9467133 339 4573366 338 1147021 347 6724694 329 4239871 349 7282795 349 7288070 338 4174551 340 1956361 340 7767004 333 4890436 348 2900533 335 6302775 340 2335107 045 7652948 347 7861608 335 6763374 Telefono 2 340 0910058 342 5703473 328 3649786 340 1461078 340 1676443 045 8400667 349 1828271 340 0715390 328 9067502 43 TEMPO LIBERO Chi cerca… trova Preghiamo chi è interessato a compilare il modulo che si trova a pag. 14 ed a volercelo inviare. Si prega inoltre di scrivere l’annuncio in maniera chiara (stampatello). Si raccomanda di segnalare alla Redazione le inserzioni andate”a buon fine”per permetterne la”Clearance”. La Redazione provvederà comunque alla sospensione degli annunci dopo un certo numero di pubblicazioni. Si accettano solo annunci”brevi”. Per aiuto in Ricerche Bibliografiche OFFRO consulenza gratuita ai colleghi. [email protected] Tel. 339 8032600 Odontoiatra con esperienza decennale OFFRE collaborazione in Ortodonzia nella zona di Verona, Mantova e Brescia. Tel. 347 1052841 AFFITTO a Folgaria appartamento arredato, vicinissimo a piste da sci. Tel. 339 1551027 Tessera Ordine n. 5261 Studio Odontoiatrico autorizzato CEDESI a giovane collega motivato con buone capacità professionali. Sito in San Michele (VR) utilizzato attualmente al martedì e giovedì pomeriggio dalle 15,30 alle 20,30. 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Tel. 045 8340420 - 347 5644880 VERONA MEDICA TEMPO LIBERO AFFITTASI a Marsala (TP) casa in campagna, a 300 mt. dalla spiaggia - zona “Delfino beach”, disposta su due livelli e composta da: sala, ampia cucina, bagno spazioso e piccolo garage al piano terra; due camere matrimoniali più un lettino (tot. 5 posti), un bagnetto, due terrazze al piano 2° (possibilità di altri due posti letto al piano terra); completo di TV e lavatrice più seconda doccia esterna. Periodo: da maggio a settembre. Minimo 1 settimana. Tel. 340 2587160 Tessera Ordine n. 7080 Per cessazione attività più che trentennale CEDESI piccolo studio odontoiatrico attrezzato (due unità operative + sterilizzatore), in centro storico a Rivoltella sul Garda (BS). Tel. 349 6107282 Tessera Ordine n. 6387 CEDO per età pensionabile studio medico dentistico, 160 mq., a Verona in quartiere di pregio. Parcheggio, ottime condizioni di subentro. Adatto anche ad altre specialità tipo dermo, neuro, chirurgia, medicina interna, ecc. Tel. n. 340 4980982 Albo Odontoiatri n. 10 AFFITTO stanza arredata con scrivania, lettino e sedie, in ambulatorio di medicina generale (appena ristrutturato), sito a Locara di S. Bonifacio. Tel. 393 0265000 Tessera Ordine n. 6929 OFFRO Ecografo ALOKA Prosound II per studio ost./gin. Apparecchio seminuovo, completo di sonda TV/addominale e stampante. Vendo per inutilizzo. Tel. 347 8577013 Tessera Ordine n. 6464 Odontoiatra con esperienza OFFRE consulenza qualificata protesi, piccola chirurgia, gnatologia, parodontologia eventualmente endodonzia, conservativa. Ottima comunicazione con il paziente. Tel. 347 1575001 VENDO tuta da moto marca BMW, modello Tourshell, come nuova (giacca tg. 46, pantalone tg. 48). Tel. 347 5343372 Tessera Ordine n. 2944 OFFRO disponibilità all’utilizzo per 1-2 giorni alla settimana di uno studio medico sito in Affi (VR) vicino al centro commerciale. Lo studio è nuovo e attrezzato di sala dermatochirurgica con autoclave, sala d’attesa e servizio segretaria. 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Quando telefonerete all’Ordine sentirete la voce del RISPONDITORE AUTOMATICO, che provvederà a smistare la chiamata secondo le esigenze di chi chiama. LE OPZIONI SARANNO: • DIGITARE 1 PER PRATICHE ENPAM • DIGITARE 2 PER PUBBLICITÀ SANITARIA E RUOLI • DIGITARE 3 PER AMMINISTRAZIONE, ISCRIZIONI E CANCELLAZIONI • DIGITARE 4 PER COMMISSIONE ODONTOIATRI Senza nessun imput digitato e rimanendo in linea la chiamata sarà dirottata al primo operatore disponibile. Confidiamo di poterVi dare un servizio migliore La segreteria dell’Ordine VERONA MEDICA 47