numero 11 - Ricreatorio San Michele
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numero 11 - Ricreatorio San Michele
UOTA Centro Giovanile di Cultura e Ricreazione Ricreatorio San Michele p.02-3fede&conoscenza p.04-5mercatini&beni p.06-7ricordi&propositi p.08-9campane&triatleti p.10-11bande&motori p.12diario boliviano 2 >> vo...org i r r a n e. rio i n i l Calenda aon t o u taq l a . www n.11 pag.01 ALTA “Credo in un solo Dio“ Fedi in evoluzione ? e l a u Q Il 29 settembre scorso, mentre noi festeggiavamo il nostro santo patrono, dall’altra parte dell’oceano si davano da fare per seppellire Darwin. Poco distanti dalle dorate spiagge di Miami, in un’aula della University of South Florida gremita di studenti, c’è stato un dibattito dal titolo “Darwin or Design? Resolving the Confl ict”, con i due biologi considerati capofi la dello scetticismo anti-Darwin: Michael Behe, autore di Darwin’s Black Box, e Jonathan Wells. L’idea centrale dei due biologi americani è questa: l’Uomo è troppo perfetto perché sia soltanto il risultato dell’evoluzione; i meccanismi che regolano la vita, dalle sue forme minime, come le cellule, a quelle più complesse, come l’uomo, sono talmente sofi sticati perché siano semplicemente frutto del caso o dell’adattamento ambientale. Com’è che siamo fatti così allora? Behe e Wells spiegano che un’intelligenza superiore (da qui il nome di Intelligent Design alla loro teoria) è intervenuta per regolare le leggi dell’universo. Nello stesso periodo, l’autorevole National Geographic ha pubblicato un reportage su uno dei maggiori ritrovamenti nel campo dell’antropologia degli ultimi anni: la recente scoperta di Lucy’s Baby. Questo è il più antico scheletro fossile (3,3 milioni di anni) rinvenuto nel nord dell’Etiopia e, secondo gli esperti, è l’ulteriore anello di congiunzione nella catena evolutiva dell’Uomo. In altre parole, è una conferma in più del fatto che i primi uomini erano scimmie un po’ più evolute. Nel primo caso Dio non appare nelle sue “vesti ufficiali”, mentre nel secondo non è stato nemmeno invitato. Chiaramente non è questa la sede per sviluppare un tema tanto ampio come quello del dibattito tra scienza e fede. Neppure saremmo in grado di fornire risposte. Tuttavia, abbiamo voluto indagare come in città s’interpreta questo tema, soprattutto per quanto riguarda il più ineluttabile aspetto della vita: la morte. Ci siamo interessati all’eutanasia, stimolati dalla prepotente esplosione del tema per alcuni giorni su quotidiani, settimanali, TV, Internet… Come ci rapportiamo a questa idea? Quanti di noi sono favorevoli e quanti contrari? Perché? Com’è affrontata nei luoghi in cui spesso ci si trova di fronte a scelte laceranti? Come sempre, abbiamo ascoltato i pareri di alcune persone perché ci aiutino a formarne di nostri. Norman Rusin PIÙ DAI… MENO VERSI! Come aiutarci con un’erogazione liberale… Il tuo contributo versato entro il 31 dicembre potrà essere dedotto dalle tue spese nella denuncia dei redditi 2007 Oggi puoi sostenere le nostre attività con un nuovo strumento che è l’erogazione liberale. La nostra Associazione è stata inserita nel registro nazionale delle Associazioni di Promozione Sociale (art. 7, c. 1 e 2, l. 383/2000) che precisa con circolare ministeriale 39/2005 che anche i circoli affi liati a NOI Associazione possono beneficiare di tale opportunità. Cosa si può donare: somme di denaro o beni in natura (attrezzature informatiche o sportive, arredamento, giochi, automezzi, etc.) Quanto si puo dedurre dalle tasse: 10 % del reddito complessivo, nella misura max di 70 mila euro annui Le “persone fi siche” possono detrarre dall’IRPEF fi no al 19% delle erogazioni fi no a euro 2065,83. I soci delle società semplici possono dedurre dal reddito una somma pari a euro 1549,38 o al 2 % del reddito d’impresa dichiarato. Dovrai trattenere e allegare alla tua dichiarazione dei redditi la ricevuta che ti rilascia la banca a cui dovrai allegare la ricevuta che ti invierà la nostra Associazione. Come donare: l ‘erogazione deve essere effettuata esclusivamente con bonifico bancario o in ufficio postale. In pratica: puoi donare qualsiasi somma di denaro alla nostra Associazione facendo un bonifico intestato a RICREATORIO SAN MICHELE, VIA MERCATO 1, 33052 CERVIGNANO DEL FRIULI (UD). Appoggio bancario: CREDIFRIULI Filiale di Cervignano del Friuli, CAB 63730 ABI 07085 Conto Corrente nr. 000010001724 Ti ringraziamo sin d’ora per quanto potrai fare; anche una piccola cifra assieme a tante altre potrà aiutarci a sostenere le nostre attività… il Pignarul, il Carnevalfest, Crossroads, i Sabati in Ricre, l’ Estate Insieme, il Teatro Sala Aurora, il Gruppo Teatrale Briciole d’Arte, i tornei sportivi, San Martino, Musicaria, Alta Quota, i nostri ambienti aperti tutti i giorni per i bambini e per i ragazzi… e tanto altro… PER INFORMAZIONI: tel. 0431 35233 E-mail: [email protected] www.ricreatoriosanmichele.org Anno 2 numero 11, novembre-dicembre 2006, periodico bimestrale gratuito Centro Giovanile di Cultura e Ricreazione Ricreatorio San Michele, via Mercato 1, 33052 Cervignano del Friuli (UD) • Segreteria telefonica e fax 0431 35233 • e-mail: [email protected] • internet: www.ricreatoriosanmichele.org • Direttore responsabile: Norman Rusin • Redattori: Alberto Titotto, Luca Toso, Simone Bearzot, Andrea Doncovio, Giuseppe Ancona, Lorenzo Maricchio, Don Moris Tonso, Costantino Tomasin, Sandro Campisi, Vanni Veronesi, Silvia Lunardo, Claudia Carraro, Andrea Folla, Sofia Balducci, Christian Franetovich, Giovanni Stocco, Marco Simeon, Francesca Giusti • Progetto grafico: Maurizio Barut, Cervignano • Impianti/stampa: Graphic 2, Cervignano • Autorizzazione Tribunale di Udine: n. 15 del 15 marzo 2005 • Tiratura 1.000 copie Fede e politica Fede e scienza Ho incontrato Antonio Casola da Positano classe 1955. È a Cervignano dal 1984 dove si è sposato. Ha due figli e fa l’insegnante nonché il consigliere comunale nelle file della lista “Il Ponte“. Mi fa divertire per il suo forte accento campano, parla agitando le mani ed ha il sorriso facile. Gli spiego che ho voluto ascoltarlo perché lo considero un politico anomalo, A volte il confine tra la vita e la morte è molto sottile. Può capitare di vedere un proprio caro soffrire in cristiano praticante e militante di sinistra. un letto da dove non può più alzarsi, soffrire senza magari rendersene più conto. Possiamo chiamarla a Sei iscritto formalmente ad un partito politico? Mi iscrissi al partito comunista nel 1980 presso la pieno titolo ”vita”? Come si reagisce di fronte alla sezione di Positano, ma la mia adesione ideale al pensie- terminalità? n.11 pag.02 “Voglia di vita” ro marxista non fu mai totale. Non ho mai accettato la negazione dell’esistenza di Dio. Oggi sono tesserato nelle fila dei Democratici di Sinistra. Però pratichi la chiesa, come definisci la tua presenza ed il tuo impegno nella comunità? Sono un credente. Credo in Dio e in Gesù Cristo, non ho problemi ad affermarlo; frequento le celebrazioni, anche se il mio impegno concreto in parrocchia di fatto non esiste. Di questo mi dispiaccio, ma forse ciò è condizionato da un mio rapporto difficile con don Nino: quando era parroco a Cervignano ci ho pure litigato. Ma non ha mai avuto problemi nel giustificare le tue scelte? Io ho il massimo rispetto per il pensiero diverso dal mio, senza posizioni pregiudizievoli, e tanto mi aspetto dagli altri, ho sempre rivendicato la libertà della mia coscienza, non ha padroni. Considero la sinistra la mia casa politica più quale risposta ad esigenze giovanili che per completa condivisione del pensiero ideologico. Sì, va bene, ma dalla gioventù ad oggi hai dovuto fare alcuni passi di maturazione ed in qualche modo anche alcune scelte. Non puoi negarmi che rispetto a certi argomenti la tua coscienza cristiana e la tua appartenenza politica abbiano qualche problemino di coerenza. Come mi spieghi la tua posizione rispetto al divorzio, all’aborto, all’eutanasia? Non si può un fare discorso unico, ogni argomento ha una sua specifica. Però ribadisco il massimo rispetto per il pensiero diverso senza posizioni pregiudizievoli. Anche se rispetto all’aborto, a parte casi particolari, affermo la più assoluta condanna anche in contrasto con le posizioni del mio partito. Perché in coscienza mi sento libero e comunque le mie convinzioni morali prevalgono rispetto a quanto affermato dal partito. La politica dovrebbe essere proprio questo, la traduzione pratica delle proprie convinzioni, l’argomentazione della propria coscienza al fine di poter condividere le idee e farle crescere. Ma fammi un esempio nella tua esperienza. Mi è capitato di trovarmi in difficoltà rispetto ad alcuni argomenti che non condividevo, e non avendo potuto confrontarmi con i miei compagni ho dovuto seguire la via di rinunciare a differenziare la mia posizione. In quella occasione ho sofferto. Giuseppe Ancona in uotattualità Cos’è PEG? La sigla PEG e’ formata dalle iniziali di tre parole inglesi: Percutaneous Endoscopic Gastrostomy (Gastrostomia Endoscopica Percutanea). La PEG viene applicata a pazienti che non possono alimentarsi adeguatamente, nei quali vi sia la necessità di un’alimentazione enterale per un periodo di tempo superiore ad un mese. L’applicazione è indicata, per esempio, in caso di patologie a carico del sistema nervoso centrale e periferico (M. di Parkinson, M. di Alzheimer). In molti casi si rivela un presidio determinante nel migliorare la qualità di vita residua poiché, pur avendo alcune patologie di base una lenta evoluzione, permette di correggere in modo fi siologico il deficit nutrizionale ad esse correlato. Casa di riposo di Cervignano: 87 posti letto, 59 non autosufficienti (7 di questi allettati, fra questi 3 Peg) I rimanenti semi o autosufficienti Casa di riposo di Muscoli: 41 ospiti, 4 autosufficienti Il resto parzialmente 1 solo allettato Per capirlo abbiamo voluto far visita alle case di riposo di Cervignano e di Muscoli, luoghi che, purtroppo, anche a detta di chi ci lavora, rappresentano uno degli ultimi passaggi della vita. Abbiamo voluto parlare con chi, ogni giorno, si rapporta al disagio della malattia e alla reazione dei familiari. Scopriamo che il primo grosso scoglio che si incontra è il ricovero del familiare in una struttura come la casa di riposo. Un fatto che nella maggior parte dei casi suscita senso di colpa nei parenti e disagio nell’ospite. «Purtroppo- ci racconta Elena Paliaga, vice presidente dell’associazione Alzheimer, che lavora nella casa di riposo di Cervignano- sul territorio non esiste niente che possa dare aiuto alla famiglia a livello domiciliare nei casi di non autosufficienza. Non è facile scegliere di ricoverare l’anziano in struttura, ma non è neanche facile assisterlo 24 ore su 24 a casa». «Qui cerchiamo di fare il possibile per mantenere gli ospiti sereni. Cerchiamo di far alzare tutti per almeno 3 ore al giorno, tranne, ovviamente, nei casi in cui l’ospite ha la Peg.». Concorde nel vedere come prima e difficile tappa il momento del ricovero è Morena Pierobon, direttrice della casa di riposo di Muscoli, struttura privata e, come sottolinea, « improntata ad un andamento familiare ». Struttura che, in quanto privata, non gode di nessun contributo regionale, ma che per l’assistenza medica si avvale del supporto del distretto sanitario. «L’unico problema l’abbiamo con le visite neurologiche che ci vengono negate o che vengono protratte a lungo. Purtroppo sono visite molto importanti per una persona anziana». «Nella demenza-ci spiega Elena- si assiste a una perdita iniziale: la perdita della persona che si conosceva. Ci si trova di fronte a una persona completamente diversa». «Anche a livello umano è una cosa difficile da accettare, ma non tutti i parenti stanno vicini agli ospiti in modo uguale» afferma Morena. In queste strutture, però, i casi più gravi e più difficili sono quelli riguardanti gli ospiti con la PEG. Ne parliamo con Monica Miniussi, coordinatrice dei servizi assistenziali e animatrice della casa di riposo di Cervignano. «E’ un passaggio che non avviene in casa di riposo, ma in ospedale, anche se magari la persona vi è entrata per motivi completamente diversi. Qua cerchiamo di imboccare gli anziani fi no all’ultimo. In ospedale, però, a volte la PEG viene proposta anche se non c’è l’urgenza». Dello stesso argomento parliamo anche con la direttrice della struttura di Muscoli. «Quando viene proposta la PEG, i familiari sono quasi obbligati ad accettare, sono moralmente obbligati. È vista come l’unica alternativa. Quando capisci che, se non accetti, l’anziano muore di fame, cos’altro puoi fare? ». Monica ci racconta una storia interessante:«Siamo riusciti a togliere la PEG ad una signora. È entrata nella nostra struttura con la PEG, ma secondo il medico non era necessaria, così ci siamo messi tutti d’impegno, praticamente l’abbiamo svezzata come si fa con un bambino». Ma come reagiscono i parenti di fronte a una demenza allo stato terminale, quando il familiare è allettato e con la PEG? Monica ed Elena concordano nel dirci che è una cosa che dopo un po’ viene accettata, anche se molto dipende da persona a persona e dal rapporto che hanno i familiari con l’anziano. Più dura invece la risposta di Morena Pierobon: «Quando si arriva alla terminalità, qualche parente vorrebbe vedere il proprio caro fi nire di soffrire. Se dovessimo fare una casistica sicuramente il 50% dei familiari sarebbe propenso all’eutanasia sia per i loro cari che per sé stessi». Silvia Lunardo e Sandro Campisi Fede e scienza sono due temi che il più delle volte ci paiono conflittuali, alternativi tra di loro e destinati a scontrarsi in una lotta senza esclusione di colpi nella spasmodica ricerca della Verità. Ci sono persone che questi temi li affrontano quotidianamente, cercando di trasmettere la dimensione del problema ai più giovani. Una di queste è Dianella Pez, professoressa di matematica e fisica presso il liceo scientifico “A. Einstein” di Cervignano. Professoressa, il rapporto tra fede e scienza emerge nel corso del dialogo scolastico? Questi sono temi che vengono affrontati periodicamente a scuola, in particolare nelle materie che insegno: la matematica infatti è legata a una continua tensione verso il misticismo e la trascendenza. Ad esempio, il concetto di “spazio” rappresenta un continuo richiamo all’assoluto. Newton sosteneva, a riguardo, che “lo spazio è sensore di Dio”. In fisica, poi, rileggendo biografie di grandi scienziati come Giordano Bruno o lo stesso Newton, più credente che uomo di scienza, si ritrova sempre la ricerca spasmodica della divinità e della ragione ultima. A che punto della storia, dunque, questo intreccio tra fede e scienza si è scisso, proseguendo su due binari apparentemente diversi? Il distacco è avvenuto durante l’Illuminismo, con il pieno sviluppo della procedura scientifica. Da quel momento fu chiaro che anche la scienza aveva creato dei propri assoluti, dei dogmi dai quali partire. Al giorno d’oggi, dopo la crisi di certezze che anche la scienza ha vissuto, quali sono gli ambiti in cui la fede può operare? Il biblista Gianfranco Ravasi, che ha scritto più volte sul Corriere della Sera, ha sottolineato spesso che il rapporto che intercorre tra fede e scienza non è un duello, bensì un duetto. La differenza non è l’ambito, ma solamente i differenti linguaggi utilizzati. Così, mentre la scienza si esprime attraverso calcoli matematici, esperimenti e teoremi, la fede utilizza gli strumenti della metafora, del simbolo e della parabola. Esse hanno comunque uguale valore. Da questo punto di vista, può la fede colmare il vuoto lasciato dalla scienza? La fede non si deve cercare laddove la scienza abbia fallito,perché sarà la scienza stessa a correggere le proprie mancanze. La fede è un’esperienza esistenziale, non può inserirsi nelle crisi della ragione, non può fungere da tappabuchi. La fede deve anzi utilizzare la ragione per rafforzare se stessa. Quindi, entrambe sono importanti per la ricerca del senso vero dell’esistenza? A proposito, vorrei ricordare due citazioni significative. La prima frase fu detta da papa Giovanni Paolo II: “Ragione e fede sono le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della Verità”; la seconda venne affermata dal filosofo ateo Giulio Giorello: “La ragione assoluta mi acceca, come anche il buio dell’irrazionalità. Nella penombra invece riesco più serenamente a riposarmi e nutrirmi del necessario”. Da questo punto di vista, la fede è “lunare”, priva di certezze, un percorso da costruire. Il rapporto tra fede e scienza investe la realtà in cui viviamo quotidianamente. È difficile trasmettere questa problematica ai ragazzi del Liceo? Negli anni abbiamo sviluppato numerosi progetti sul tema, come ad esempio un pomeriggio dedicato a film sull’argomento. Resta il fatto che sono pochi i ragazzi che si interessano e analizzano con attenzione il tema. Solitamente si tratta di rare eccezioni, giovani che hanno vissuto esperienze associative, politiche e religiose, e che quindi dispongono già di un background culturale proprio. Altrimenti, c’è il bisogno di trovare stimoli forti, intensi, potenti: in fin dei conti gli ambiti di fede e scienza riguardano le grandi categorie umane: la vita, l’origine, la fine, il diritto di fare ed il diritto di non fare. Al giorno d’oggi, cosa manca maggiormente alla dimensione umana all’interno del rapporto tra fede e scienza? Secondo me, oggigiorno si vive come se non ci fosse più nulla di sacro: tutto può essere banalizzato, ridotto. Per sacro non mi soffermo solo sul termine religioso, bensì sull’intero concetto di integrità, totalità, trascendenza. Simone Bearzot “Morte dignitosa” Cervignano del Friuli via Mercato 1 fax 0431 35233 cell. 339/8025423 [email protected] • “Io sono per il libero arbitrio. Nel mio caso la vorrei, non sarebbe un problema. Se dovessi decidere per gli altri… Sì, se uno ha tanto male, allora sì. Ma se è giovane, o se fosse mio figlio, sarebbe molto difficile. Davvero. Se uno è anziano, no, è più facile.” Anonimo. • “Io in certi casi sono favorevole. Su di me? No, nemmeno per sbaglio. Io sono molto attaccata alla mia vita.. finchè vivo c’è sempre un lumicino di speranza. Decidere per gli altri? Solo se la loro volontà è espressa esplicitamente.. sennò niente.” Roberta. • “No, contrario assolutamente… la morte deve essere una cosa naturale, non imposta, nel bene o nel male”. Anonimo. • “È giusto che chiunque decida per se come vuole. Io non deciderei mai per un altro. Dovrei pensarci MOLTO. Non sarebbe affatto facile. Se me lo chiede lui? Tecnicamente sì, ma al momento non capirebbe quello che mi chiede. È difficile. Gli altri? Non li giudico… ognuno agisce come meglio crede.” Simone. • “È giusta se è l’interessato a decidere. Io per me? Sì, sicuramente. Darla a qualcuno? Io dico di sì.” Anonimo. • “L’eutanasia no, uno deve essere lasciato spegnersi naturalmente se non c’è più nulla da fare. Tagliati i nervi, non sente dolore e muore piano piano: no all’accanimento terapeutico! Ma ai medici va bene così, loro vogliono sperimentare nuovi farmaci. Su di me, o su parenti, no. Poi ognuno scelga quello che preferisce.” Renzo. • “L’eutanasia? Deve esistere. Si deve dare alla gente la possibilità di non soffrire. Favorevole, sia a darla, che a subirla.” Sabrina Vrech. • “Per me sì. Darla ad un altro, o a una persona cara, è molto più difficile. Sono titubante, dovrei trovarmi in quel momento in quella situazione. Sono titubante. Se uno decide di sì, allora condivido. Ognuno deve essere libero.” Stefano. • “Se si parla al di fuori di me, allora sono più che favorevole. Se si tratta di me, o del mio ambito familiare, è molto più difficile: credo che terrei duro fino all’ultimo. Bisogna tirare avanti il più possibile, perchè la speranza non ha mai fine. In ogni caso dovrebbe essere sempre il diretto interessato a decidere. Per me stesso, non saprei.” Paolo Veronesi. • “Favorevole ad averla. Favorevole per chi soffre. Favorevole per chi voglio bene”. Anonimo. • “Non si può parlare in generale, ma distinguere caso per caso. Se decide il malato allora sì, in caso contrario no. Non è giusto che siano gli altri a decidere. Per me, sono contrario. Anche se dovessi essere io a scegliere io direi di no. Gli altri? Liberi di scegliere quello che meglio credono.” Roberto. • “Bisogna essere lì per vedere e sapere. Bisogna conoscere, vedere la situazione. Io dico di NO. Solo se la volontà la dà lui.” Susi. • “Guarda, per me è giusta in alcuni casi. Se uno sta tanto male sì. Che sia io, che siano gli altri, sì.” Virgilio. • “Io sono sempre a favore, sopratutto nei casi più disperati. Altrimenti poi arriva l’accanimento terapeutico. Per le malattie gravi, sì. Anche su di me, o su di un familiare. Se vedi soffrire qualcuno a cui tieni davvero, non puoi fare a meno di pensarlo.” Anonimo. • “No, assolutamente no. Solo Dio può decidere. Se uno la sceglie? Non sono nessuno per giudicare.” Anonimo. Luca Toso Dura Lex Quota Lex Dal punto di vista giuridico, la legislazione italiana attuale, pur senza disciplinare direttamente la materia, prevede una serie di norme che di fatto vietano l’eutanasia: innanzitutto l’art. 5 del cod. civ., il quale prevede il divieto di porre in essere atti di disposizione del proprio corpo che possano cagionare una diminuzione permanente della integrità fi sica o che siano altrimenti contrari alla legge, all’ordine pubblico o al buon costume; in secondo luogo, l’art. 579 del codice penale, che disciplina il così detto omicidio del consenziente, fattispecie che ha forti attinenze con la pratica dell’eutanasia attiva e passiva. Questa ipotesi di reato punisce, con pena meno severa rispetto all’omicidio doloso di cui all’art. 575 c.p., chi cagiona la morte di un uomo col suo consenso. Il consenso, dunque, funge da attenuante pur non escludendo la punibilità (sono comunque previste pene dai sei ai quindici anni). Nel caso di eutanasia attiva dunque, non essendovi una normativa ad hoc, il soggetto agente è punito ai sensi dell’art. 579 c.p. se c’è il consenso della vittima. Se invece non c’è il consenso, perché il malato è in coma o comunque in stato di incapacità di intendere e di volere, l’agente è punito per omicidio doloso. Oggi, la giurisprudenza prevalente ritiene che il consenso possa ritenersi presunto quando le particolari condizioni della vittima conducono ad affermare che, se fosse stata cosciente, lo avrebbe prestato. In tal caso il soggetto agente è punito per omicidio del consenziente. Anche il suicidio assistito è considerato un reato, ai sensi dell’articolo 580. Per quanto riguarda l’eutanasia passiva, la dottrina prevalente ritiene punibile la sola eutanasia passiva non consensuale. In questo caso infatti, l’art. 32, 2° comma della Costituzione, dispone che nessuno possa essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario, se non per disposizione di legge. Da tale principio costituzionale si deduce che la scelta di sottoporsi o meno alle cure è un diritto di libertà della persona, per cui non è possibile praticare una cura contro la volontà espressa del paziente, anche quando l’omissione della cura o la sua sospensione porti alla morte. Se dunque il malato esercita il suo diritto di non curarsi, il medico ha l’obbligo di sospendere le cure e l’eventuale persistenza dell’attività medica viene condannata come accanimento terapeutico. L’eutanasia passiva consensuale è dunque considerata lecita ed oggi comunemente ammessa. Bisogna però precisare che la Costituzione non garantisce il diritto di morire, ma il più limitato diritto di non curarsi. Da quanto detto risulta evidente la necessità di introdurre una normativa specifica a disciplina della fattispecie in oggetto, ora lasciata alle soluzioni interpretative della giurisprudenza. Sandro Campisi uotattualità Centri estivi, animazioni feste di compleanno… Servizi di pulizia, pulizie condominiali, abitazioni private… Si perché io non sono altro che un intermediario tra i vostri pensieri e Alta Quota, tra quello che Cervignano pensa e il mezzo più efficace che ha per dirle. Ecco quindi che quello che leggerete qui, altro non sono che i vostri pensieri. Alcuni si ritroveranno, in queste frasi. Altri ancora no, altri ancora si sentiranno turbati. Prima di lasciare parlare voi, però, vorrei spiegare come sono state raccolte queste vostre impressioni: le domande alle quali vi ho chiesto, se volevate, di rispondere, e un dato significativo che penso sia emerso. La domanda era: “Come ti poni nei confronti dell’eutanasia? Nel caso di dover decidere per te, di decidere per gli altri, o di poter giudicare chi ne fa uso.” Il dato interessante è che molti di noi associano l’eutanasia all’accanimento terapeutico, come se una fosse la conseguenza dell’altro, o una condizione che porta al realizzarsi dell’altra. In molti si dicono favorevoli a scegliere la “dolce morte” per se stessi. Gli stessi però si trovano a disagio, o fortemente in difficoltà, se dovessero scegliere per i propri figli, o per i propri cari. In fi ne, nessuno si sente di giudicare qualcuno che fa una scelta diversa dalla sua. Ma lasciamo spazio alla vostra voce. in Ci spieghi innanzitutto cosa è capitato a sua madre. Cominciò ad ammalarsi quattro anni fa. Sulle carte, i medici scrissero che si trattava di “demenza senile”. Fu un aggravarsi lento, ma inesorabile: pochi mesi prima di morire perse la memoria, poi cominciò a fantasticare e a diventare aggressiva, distruggendo le foto di famiglia, insultando me e i miei familiari, arrivando perfino a tentare di picchiarci. Infine non riuscì più a muoversi: rimase bloccata sul letto per molto tempo e nell’ultimo mese di vita i medici le davano da mangiare con un sondino. E a quel punto? A quel punto ci rendemmo conto che farla rimanere in vita in quelle condizioni era una barbarie: aveva le piaghe da decubito, era del tutto immobile, si vedeva il disfacimento della carne. Un’esperienza terribile. Dopo aver visto tutto ciò per qualche tempo, ho maturato l’idea che non era possibile continuare così: i miei familiari ed io abbiamo chiesto ai medici se si poteva smettere con quello che per noi era un accanimento terapeutico, ma la risposta fu: «Ci dispiace, ma la legge non ce lo permette». Tra l’altro io non ero nuovo a simili esperienze: il fratello di mia moglie morì di tumore alla gola e per mesi lo vedemmo soffrire come un cane su un letto, impossibilitato a parlare e ancora perfettamente cosciente. Le confesso che io sono uno di quelli che crede nel “non staccate la spina”; tuttavia non saprei cosa dire in questi frangenti… Io dico che ognuno ha il diritto di avere una morte dignitosa: se mi chiedi brutalmente come la penso, ti rispondo che è giusto staccare la spina. Certo la questione è complessa, dal momento che entrano in gioco l’etica e soprattutto la religione, o meglio la Chiesa. Quest’ultima si oppone completamente all’eutanasia, ma dovrebbe rendersi conto che una cosa è avere una legge in tal senso, come esiste in tutti i paesi civili, un’altra è servirsene effettivamente: tuttavia la libertà di scelta deve essere garantita! Esiste dunque un diritto alla morte così com’esiste un diritto alla vita? Per me sì. Penso che anche molti cristiani sotto sotto la pensino così. Tutti devono avere il diritto di scegliere come morire, ma oggi in Italia non è possibile. C’è chi pensa che, con una legge in favore dell’eutanasia, la situazione sfuggirebbe di mano: qualora accadesse, sarei il primo a combattere questo abuso, tuttavia non credo nell’eventualità di questo rischio. Negli ultimi anni non sono mancati i casi di gente che si è risvegliata dal coma dopo dieci, quindici, perfino diciotto anni… Sui miracoli non si può contare, poiché, appunto, sono miracoli e quindi avvengono in pochissimi casi: uno stato, nel promulgare le leggi, non può guardare al singolo, occasionale episodio. Se è per questo c’è anche chi dice: «Non è giusto staccare la spina perché in questo modo s’impedisce alla scienza di progredire». Se permetti, però, non vorrei mai che mio figlio facesse da cavia per degli esperimenti. Vanni Veronesi Cronaca ed impressioni raccolte in una giornata mediamente normale dalle persone di Cervignano incontrate più o meno casualmente nei bar. Avrebbe potuto intitolarsi così questo pezzo, scritto praticamente da voi. n.11 pag.03 Giovanni è il nome di fantasia con cui abbiamo chiamato il nostro intervistato. Parlare di eutanasia risulta difficile già a livello di dibattiti, ancor di più partendo da un’esperienza personale: proprio questo è il caso di Giovanni, che alcuni mesi fa ha perso sua madre dopo un lungo periodo di sofferenze. Ecco la sua testimonianza. Eutanasia , scelta lacerante Un salto al supermercatino n.11 pag.04 occasioni e curiosità in piazza Indipendenza mer atini Alla ricerca dell’occasione perduta Prima domenica del mese: appuntamento con il mercatino dell’usato in Piazza Indipendenza. Sono le 10.00 quando arrivo in piazza. Fa freddo. Mi mescolo tra la folla e comincio a guardarmi attorno. La piazza sembra diversa così piena di oggetti e di persone. Gli espositori sono davvero molti, le cose esposte fra le più varie. C’è molta gente in giro. Gente che è qui solo per curiosare come P.L. di Cervignano che mi dice:«All’inizio c’è solo semplice curiosità, poi magari si trova qualche oggetto, qualche idea» o come una signora di Fiumicello che ammette: «Non so esprimere giudizi su questa iniziativa, è la seconda volta che vengo! Ci si guarda un po’ in giro, ci sono cose di vario tipo». Gente che oltre a curiosare ne approfitta per fare incontri, per passare il tempo o che semplicemente apprezza una giornata diversa dalle solite. G.G. e E.R. affermano:«E’ interessante! A noi piace, dà un po’ di movimento alla piazza. Poi ogni tanto si trova anche qualcosa di simpatico». Una signora sa già che non comprerà niente («Vengo per vedere, non per comprare!»), ma mi dice: «È bello, si passa una mezza giornata». Gente che, invece, è alla “disperata” ricerca di un oggetto in particolare come M.L. di Cervignano: «Di solito vengo solo per dare un’occhiata; un mese fa, però, ho visto un bel quadretto. Sono andata via, ma subito dopo sono tornata indietro per prenderlo, ma non c’era più! Così oggi sono qui per cercarlo, in qualsiasi bancarella!». Gente per la quale passeggiare per i mercatini dell’usato è diventata un’abitudine o forse proprio una passione. Perinotto Venicio mi racconta:«Io e mia moglie giriamo per vari mercatini del genere. Ci piace, lo vorremmo ogni settimana! Costa poco e si compra bene». A questo punto interviene la moglie:«Io sono vestita di mercatino e me ne vanto. Proprio oggi ho comprato un paio di scarpe!». Gente che ha un po’ di nostalgia del passato e che lo rivive passeggiando fra i numerosi oggetti antichi che popolano la piazza. «E’ una giornata caratteristica, dei tempi che furono. Al giorno d’oggi bisogna apprezzare le cose belle che ci rimangono» mi raccomanda N.A., un’anziana signora di Cervignano. Gente un po’ più giovane ma che è «un po’ per le cose antiche» come M.M.A. di Torino (!!!). Decido di terminare qui la mia inchiesta. Ho raccolto vari pareri, nonostante qualcuno, invocando la legge sulla privacy, si sia rifiutato di rispondere. Tutti, in un modo o nell’altro, mi sono sembrati entusiasti del mercatino dell’usato. Ho avuto modo di notare che molti avventori non sono di Cervignano. Un’ultima occhiata in giro prima di andare a casa e un’ultima opinione, forse la più semplice e diretta:«E’ un’iniziativa bellissima!! Perché?! Bè, mia figlia è una delle espositrici!». Silvia Lunardo Soprammobili, abat-jour e… fantasia Ed eccoli, dunque, i veri protagonisti: i venditori. Il bello di questi mercatini è, infatti, accanto alla possibilità di acquistare gli oggetti più disparati, anche quella di conoscere personalmente coloro che tali oggetti li vendono. Voglio dire: chi non sarebbe incuriosito di fronte ad un individuo che ti presenta nella sua bancarella cavatappi degli anni ‘50? O magari vecchi gioghi per i buoi? E solo per dirne una o due… Di fatto, ogni prima domenica del mese, Piazza Indipendenza si riempie di bizzarrie varie, ma anche di oggetti molto interessanti e soprattutto di persone che meritano di essere intervistate. Un po’ per caso, un po’ per destino e molto per comunanza d’interessi cominciamo il nostro giro da uno dei venditori di libri presenti, che ci risponde gentilmente: «Vengo da Monfalcone e sono uno di coloro che ha iniziato questo mercatino alcuni anni fa, su invito della Pro Loco. Devo dire che da quando c’è questa iniziativa qui si vede molta più vita; pure la clientela non manca, anche se non si vende più di tanto». Sul banco troviamo libri che ad occhio e croce avranno 40, 50 anni; ci viene spontaneo chiedere da dove provenga il materiale: «Soprattutto – dice – da sgomberi di cantine, mansarde etc.; è tutta gente che vuole disfarsi di cose che ha in casa». Un altro venditore di libri è Roberto Varagnolo. Vista la grandezza della bancarella e la varietà dei volumi in mostra, la domanda che gli porgiamo ha in realtà il sapore e il tono dell’affermazione: «Lei è un libraio, vero?» Naturalmente, sbagliamo in pieno: «No, faccio il bracciante al mercato ortofrutticolo di Trieste». Appunto… Potete capire, a questo punto, la nostra curiosità, immediatamente soddisfatta: «Fin da piccolo raccoglievo cose da leggere: prima i fumetti, poi i libri». Viene solo qui o gira anche altrove? «No, vado anche a Gradisca, Muggia e Cividale. Devo dire che la clientela di Cervignano è particolare; cerca soprattutto libri di storia, specie sugli Asburgo e sulla Prima guerra mondiale». Ce ne andiamo salutando e promettendo una copia di Alta Quota, mentre dietro di noi sentiamo parlare un idioma che, a giudicare dall’ «ostrega», sa poco di friulano… Un mercatino interregionale, dunque! Fra i tanti venditori che vediamo, ci colpisce, per l’affluenza nella sua bancarella, un collezionista di monete e francobolli: «Vengo da Tricesimo e sono qui ogni prima domenica del mese per il mercatino; trovo che sia un’iniziativa che riscuote un notevole successo e che attira molta gente. Una volta a Cervignano di domenica non c’era nessuno, mentre ora il mercatino è quasi sempre affollato: anche quelli che magari sono diretti a Grado si fermano in paese per dare un’occhiata o per curiosare in giro, e questo può essere un beneficio anche per i bar della piazza, visto che tutti, almeno un caffé, lo prendono. Io lo faccio per passione, sono un collezionista, e i miei clienti sono per lo più collezionisti, non sono interessato al guadagno, che comunque è poco». Arriva Natale e anche il mercatino si adegua; ecco allora, fi nalmente, un cervignanese che vende addobbi: «Io sono cervignanese e trovo che il mercatino sia davvero una bell’iniziativa, anche se non riscuote più tanto successo come una volta perché non è più una novità: adesso, a differenza di qualche anno fa, ogni paese ha il suo mercatino» Quest’ultima è un’osservazione che ci hanno fatto in molti, ed è la stessa che abbiamo riscontrato già per l’inchiesta su San Martino a proposito della fiera; sarebbe una cosa su cui riflettere (trovando nuove “strategie” per rilanciare l’iniziativa?), ma oggi è domenica e preferiamo lasciare da parte i problemi e continuare con l’intervista: «Io vendo principalmente addobbi natalizi artigianali e lo faccio solo per passione, visto anche che il guadagno, già irrisorio qualche tempo fa, ora è ulteriormente diminuito». Continuando il nostro giro capitiamo in una bancarella che offre classici oggetti per la casa; ancora una volta, il venditore proviene da “oltre Timavo” (il derby Friuli – Trieste, almeno al mercatino, sembra che lo vinca la seconda!): «Vengo da Trieste e sono qui ogni prima domenica del mese; lo faccio principalmente per passione e per arrotondare un po’ la pensione: il guadagno infatti non è molto, circa 60-70 euro al giorno, anche se la gente che viene anche solo per dare un occhiata è tanta. Io vendo principalmente porcellane e vetrerie, cose che si trovano a casa o in soffitta, da parenti o amici, cose che magari fi nirebbero buttate via, e anche oggetti in ferro che faccio io a mano». Girovagando per la piazza ho incontrato anche un rivenditore polacco, di nome Taddeo, che esponeva un po’ di tutto, dai libri e riviste usati a canne da pesca, ma non siamo riusciti a intervistarlo per i suoi problemi a esprimersi in italiano. Siamo invece riusciti a sapere di più da una coppia di sloveni, rivenditori d’oggetti di ferro antichi, che ci hanno detto che, per loro, la vendita è un modo di arrotondare lo stipendio, oltre che una passione: «Siamo qui ogni volta che c’è il mercatino, e ci sembra che ogni anno ci sia sempre più gente». Dopo aver passato in rassegna più o meno tutti gli stand – lasciando gli occhi su alcuni splendidi impianti hi–fi degli anni ’80 che, a quanto ci dicono, sono molto richiesti - concludiamo con una coppia di Pordenone che vende mobili restaurati: «Si tratta di un articolo abbastanza richiesto e riusciamo a guadagnarci qualcosa, anche perché siamo gli unici del mercatino a proporre questo genere di cose. Oltre ai mobili vendiamo anche pezzi di stoffa di vario genere per rattoppare e delle sciarpe particolari che faccio io a mano. La gente viene, forse anche attirata dal bel tempo, anche se freddo, e dalla bella piazza, ma non spende molto quando viene qui: credo che fare questo come lavoro, vivere solo di questo, sarebbe impossibile». Sono le undici e trenta: giusto il tempo per bere un bicchiere e andare a pranzo: cin cin al mercatino, appunto! Vanni Veronesi e Marco Simeon filiale di Cervignano del Friuli Prima Puntata Viaggio a Cervignano Inchiesta sui beni culturali a Cervignano Avete presente la statale 352? Certamente sì: è la strada che percorriamo a sud per andare ad Aquileia e Grado, a Nord per Palmanova e Udine. È l’antica via Iulia Augusta, che in epoca romana congiungeva Aquileia al Norico (margine meridionale del Danubio), passando per Cividale. Attorno a questo tracciato, nell’odierno Borgo Gortani, anni fa sono stati trovati cocci, tegole, resti di una strada, un acquedotto e una necropoli con urne cinerarie: tutto d’epoca romana. Ad illustrare ciò che avete appena letto c’è solo un cartello posto nella zona, all’angolo fra via Pradati e una laterale sterrata, via Obiz. Parlare di beni culturali a Cervignano significa anche questo: imbattersi per caso in uno di essi e scoprirlo per la prima volta. “Alta Quota” dunque vi propone un viaggio in più puntate nei luoghi d’interesse storico e culturale di Cervignano, alla riscoperta di quei “luoghi della memoria” - come li chiamano i giornali...- che possono renderci più orgogliosi di vivere nella nostra città. In questa prima puntata mi occuperò di un patrimonio solo in parte conosciuto: le nostre chiese. Prendo la mia solita bici (la stessa dell’articolo sulla fiera di San Martino...) e comincio il “viaggio” dal luogo più ricco di memorie di Cervignano: la chiesa di San Michele Arcangelo. 3) Cappella Bresciani Ho con me la macchina fotografica e alcuni libri di storia locale, per capire meglio ciò che vedrò. In uno di questi leggo che il primo documento fi nora conosciuto che farebbe riferimento a Cervignano risale all’anno 762 e riguarda una donazione a due monasteri vergata a Nonantola (Modena); a fare da testimone per questo atto ci fu, se è corretta l‘interpretazione, anche un nostro antico concittadino: frà Orso del Monastero di San Michele Arcangelo. A questo punto recupero nella memoria alcune nozioni storiche che avevo accantonato da anni: nel 762 il Friuli era ancora nelle mani dei Longobardi e del loro re Desiderio, ma solo 12 anni dopo, nel 774, Carlo Magno, re dei Franchi, avrebbe conquistato l’Italia. Dunque Cervignano aveva una certa importanza già prima di Carlo Magno: la cosa m’inorgoglisce e proseguo la lettura. Il primo documento - pervenutoci comunque non in originale - che, invece, nomina espressamente Cervignano è il diploma del re franco Berengario dell’anno 912. Scopro dunque che all’epoca la nostra cittadina era chiamata Cervineana e che esisteva un Monasterium S. Michaelis Archangeli, bruciato alcuni anni prima a causa di un’incursione dei cosiddetti Pagani (gli Ungari) e poi immediatamente rinato. Il documento di Berengario è preziosissimo perché si colloca fra la prima incursione ungara agli inizi del sec. X e la seconda, quella del 950 circa, dopo la quale l‘abbazia non risorse mai più. Cosa resta di quel monastero, nato, secondo la tradizione, nel 668? Un toponimo (via della Badia) e soprattutto il mosaico pavimentale d’epoca longobarda scoperto nel 1915, che oggi possiamo vedere in Piazza Marconi. Dico “vedere” e non “guardare” poiché i vetri che lo ricoprono, sporchissimi, m’impediscono del tutto di ammirarlo, per non parlare delle infi ltrazioni d’acqua e delle erbacce, che hanno trasformato una bella pavimentazione colorata (così me la ricordo da quando ero piccolo) in una distesa quasi monocolore di tessere sbiancate. L’attuale chiesa, voluta dai cervignanesi in sostituzione dell’angusta parrocchiale del 1614, risale, come posso leggere dalla lapide in latino posta sulla facciata, al 1788 (ma seguirono lavori di consolidamento e rimaneggiamenti vari). Meritano attenzione gli affreschi all’interno, opera (metà dell’ottocento) del veneziano Sebastiano Santi, e la cripta sotterranea. Merita invece un giudizio negativo la mancanza di un cartello esplicativo (anni fa c’era, che fi ne ha fatto?) che dia notizia di tutto ciò. 4) Chiesa di San Martino di Terzo L’ultima tappa di questo primo percorso è la chiesetta della vicina San Martino di Terzo, che, pur essendo fuori dal nostro comune, mi sono sentito in obbligo di inserire nell’articolo, in quanto storicamente legata a Cervignano e al suo antico monastero perduto. Il viaggio con la bici dura poco meno di un quarto d’ora. Apro la porta sul fianco destro ed entro: è una di quelle grigie e umide giornate autunnali, perciò il primo impatto è quello con un luogo scuro, con pochissima luce. Pian piano, però, gli occhi si abituano ed ecco che posso ammirare gli affreschi, risalenti per la maggior parte al XIV secolo, mentre uno di essi è addirittura dell’XI secolo. Mi diverto ad interpretare le scene: riconosco facilmente il peccato di Adamo ed Eva, così come la cacciata dall’Eden, ma ho qualche difficoltà su molte altre scene; infi ne, la mia attenzione si concentra su una commovente crocifi ssione, assai rovinata, ma ancora leggibile. Uscendo mi viene da pensare: “È così vicina questa chiesa che ssarebbe stato un peccato non andarci”. Õ 1, #O Ì #E NCES RVI GN SION L AN OD ARIA #I SR EL & ÕÌLSRL 1, #ERVIGNANODEL&RIULITEL RIU L TRO L Ñ N EL IT 2) Chiesa di San Girolamo Riprendo la bici e vado alla volta di San Girolamo. Un po’ mi vergogno a pensare che ci sono entrato l’ultima volta sei anni fa, ma se anche questa volta non posso farlo non è colpa mia: la chiesetta, infatti, è chiusa... Mi consolo leggendo le parole di Angelo Molaro (“Cervignano e dintorni“, 1920), primo storico di Cervignano, secondo il quale la chiesa di San Girolamo « è antica forse come quella di San Michele»; di quest’ultima ne condivide pure le sorti, dal momento che l’antica chiesa non esiste più da secoli e oggi, al suo posto, ne sorge una risalente al 1873 e totalmente rifatta nel 1924 in forme neoromaniche, secondo la moda dell’epoca. Nei muri esterni l’osservatore attento - io non lo sono, se ho dovuto leggere per vedere quello che vi sto per scrivere - può scorgere frammenti di lapidi e altro materiale d’epoca romana ritrovato nella zona; qui, per fortuna, il cartello esplicativo c’è e dice cose molto interessanti: per esempio che sono state scoperte, nella zona, delle tracce di una strada e che presso il vicino fiume Ausa sorgeva fi n dall’epoca romana un piccolo porto, i cui pochissimi resti sono stati rinvenuti presso la chiesa di San Michele. Questo primo viaggio si chiude qui, a San Martino, simbolicamente a metà strada fra la nostra cittadina e Aquileia, “madre” storica di Cervignano. Nel prossimo numero ci occuperemo dei borghi di maggiore interesse storico e artistico, con particolare riguardo, ovviamente, per Strassoldo. Il viaggio, dunque, continua. Vanni Veronesi Fonti: Giuseppe Fornasir, Storia di Cervignano. II edizione aggiornata. Udine 1981. Antonio Rossetti, Cervignano ed il suo antico territorio nel Medioevo. Istituto per l’Enciclopedia del Friuli Venezia Giulia. 1984 Angelo Molaro, Cervignano e dintorni. Udine 1920 ultura Pochi minuti e sono presso la Cappella Bresciani, accanto alla villa nobiliare. Leggo che fu edificata nel 1692 su un edificio preesistente e fu modificata nel 1873. Qui per fortuna posso entrare, come ho già fatto molte volte: eppure, accanto alle tombe gentilizie, il grande crocifi sso ligneo posto sopra l’altare mi colpisce sempre. L’opera, di scuola bavarese, risalente alla prima metà del 1200, è stata sapientemente restaurata fra il 2000 e il 2003, e ha così ritrovato il colore e le forme originali, restituendoci anche una preziosa scoperta: in una cavità dietro la testa del Cristo, infatti, è stata rinvenuta una croce pettorale in smalti colorati, di chiara fattura bizantina, probabilmente un ex voto. Consiglio a tutti, quando vi capita di camminare per via Trieste, di visitare questa cappelletta: non sono minuti sprecati. 1) Chiesa di San Michele Arcangelo n.11 pag.05 Pochi lo sanno, ma Cervignano ha una storia millenaria. Se lo vai a dire in giro, le reazioni sono di tre tipi: una risposta come «ma dai, figurati», oppure una risata, oppure incredulità e meraviglia. Eppure è proprio vero, e confesso che io stesso ho scoperto delle cose che non sapevo proprio in occasione della preparazione di quest’articolo. Pignarûl viva la befana! n.11 pag.06 La dodicesima notte, ultima del periodo delle festività natalizie, ha sempre incantato ed affascinato le genti antiche, fin dal più lontano passato. Nella nostra regione, questa antica tradizione è ancora profondamente radicata e celebrata da giovani ed anziani, che si riuniscono intorno al grande fuoco il 5 o il 6 novembre. Nonostante la diffusione dell’evento, pochi sanno le sue origini, che si perdono nella notte dei tempi. Per i popoli antichi, i periodi solstiziali, erano quelli più significativi, che simboleggiavano intensamente la lotta fra il bene e il male, fra la luce e le tenebre. Questa concezione dualistica del mondo, viene dunque espressa attraverso un falò, grande fuoco dedicato al culto della luce, strettamente legato al paganesimo, sia come significato, sia come preparazione; esso aveva uno scopo propiziatorio per le campagne e per l’agricoltura, e in più, si crede, anche divinatorio e purificante per la Luna. Da dove nasce la figura della Befana, e per quale motivo si è scelto un personaggio femminile da bruciare sopra la pira? Nella società antica dove il pignarul nacque, si riteneva che l’uomo fosse un essere solare, e che la donna, invece, fosse strettamente legata alla Luna. Troviamo dunque il fuoco come simbolo della morte (inverno) e contemporaneamente come speranza per una prossima rinascita (bella stagione). Col trascorrere dei secoli, la tradizione del pignarul è mutata: partendo da una concezione prettamente pagana e legata al culto degli elementi naturali, giunge ad una tradizione indissolubilmente collegata al Cristianesimo, essendosi col tempo estinta la parte chiassosa, scherzosa e più carnevalesca, oltre che magica, che è stata sostituita da un insieme di precisi riti a metà fra il popolare ed il religioso, e che sono considerati la chiusura ufficiale del periodo natalizio, completata de gesti significativi, come la figura dell’anziano (rappresentante la saggezza e l’esperienza) trae auspici, dal fumo che il pignarul emette, prevedendo la buona sorte o le future difficoltà. Inoltre in ogni località la tradizione ha assunto alcune sfumature diverse, derivanti dalla storia del paese o della zona in cui il pignarul è organizzato. Anche a Cervignano, il “rito” del pignarul, è annualmente celebrato. Abbiamo sentito due testimonianze particolari, che da molti anni organizzano questo evento. Alessandro Florit, presidente dell’associazione nautica cervignanese, ci racconta che già una decina d’anni si prepara questa manifestazione, strettamente correlata al fiume Ausa: la befana, infatti, è portata nel piazzale Donatori di Sangue, su una barca, lungo il fiume, prima di essere bruciata. Il pignarul-aggiunge-è un’ottima occasione di aggregazione per la cittadinanza, anche in relazione alla nostra associazione. Un altro pignarul significativo è quello organizzato dal ricreatorio S. Michele a Scodovacca. Come ci dice la signora Bruna Michelli, responsabile del ricreatorio che ospita il pignarul, sono già 6 anni che questa tradizione ha luogo qui, costituendo un eccellente modo per rinnovare le tradizioni antiche. Calendario in arrivo... “Mai più una fatica simile”. Dodici mesi or sono, mentre nelle notti dicembrine facevamo le ore piccole per fascicolare i calendari AQ del 2006, la frase ricorrente in redazione era indubbiamente questa. Parole che, dopo il successo ottenuto dall’iniziativa, sono rapidamente scivolate nell’album dei ricordi, sovrastate dai complimenti della gente e dalla soddisfazione per un’opera forse senza eguali nella nostra città. Perché se è vero che a Cervignano, come altrove, ogni anno l’avvicinarsi di San Silvestro dà il la a un’improvvisa proliferazione di calendari, il coinvolgimento attivo dell’intera comunità rappresenta un traguardo precedentemente mai tagliato. Alta Quota però ha voluto continuare a correre. Puntando a trasformare l’innovazione in tradizione. Spinta dal desiderio di offrire nuovamente a Cervignano e ai cervignanesi un regalo di Natale che possano sentire proprio. Un calendario che accompagni il 2007 attraverso immagini simbolo della nostra vita comunitaria. Fino al giorno dell’uscita (sabato 16 dicembre) temi e foto resteranno per ovvie ragioni segreti. Non i loro autori, cui Alta Quota ha presentato una proposta finora unica nel suo genere. Unire il genio, l’esperienza e la professionalità di tutti i fotografi della città, facendo realizzare a ciascuno di loro i dodici scatti che accompagneranno il nuovo anno nelle case, negli uffici, nei negozi e nei locali dei cervignanesi. Quegli stessi cervignanesi che, con le loro offerte, contribuiranno a finanziare le attività sociali in favore della comunità. Un progetto che solo un anno fa sarebbe stato impensabile. Ma proprio in questo particolare, nel trasformare cioè desideri, idee o semplici auspici in fatti concreti, Alta Quota ha trovato la sua essenza. Divenendo strumento privilegiato di contatto tra le variegate anime (in molti casi tra loro sconosciute) della nostra piccola grande città. A ognuna di queste vogliamo augurare buon Natale. Andrea Doncovio g r o . e n i l n o a t o u q a t l a . w ww in iziative, sondag anti, divertenti; ss re te ne in io , iz se os sp rio di cu zione met terà a ultati delle elearcensioni. La reda so conoscevo i ris re or , sc gi e br a m n tutti i nu mer i im ve pr no e L’8 ricco arch iv io co i Un iti sei or at il e St i tech gl in an ne ù pi tti to i tu da in n di im mag zion i di metà man sione ita lia na. No le inch ieste e le vi i, le iz te i rv si se tim i sia ul al i i: at gl qu tr e ne di na . È re che le an nu nciass della nost ra citta agica – Internet ta m vi a ro er lla st sf de vo la ti l an ho de ss : o re è una spacconata sibili su llo scherm modo magnetico an ni sa ra nno vi mot iv i: at trae in e i du rs ve tutti i rifer imenti di in r ri pe se a es ic mag ci sa ra nno anche e, contat to con tr ol in In te r. et te m ; pu ro m nt e cerv igna nesi ze co ch i vi guarda de cu ltu ra li e spor tiv ambiare conoscen ni sc io o az on ci ss so po as si i lle al Dopo ogni ar ticois le de corporei con i qu nost ra reda zione. oi scar icare grat lla pu da to bi te su ta at hi nt gg enti: un’occasione ica- co occu lte (“se ti lo per i vost ri com m o di ba lle. È prat cc io sa az sp un rà ta sa on ci cc lo applet java”); e ra formazione buoscerci meg lio. in dist inguere un’in portante per cono im ile ib ss a i rete ha un nodo po rs im da fi te af men solu zione è quotaonline.org la ta ca al ro ni n nt L’u co co è. a in , lo Or le n loca na da una che no nell’informazione nell’informazione ità o ld al sa qu to o at di nt nt ie pu co nz e ra ù: o pi di dialog rché ch i può forn ire ga ante da of fr ire pe comun ità, spazio ss lla re de te in ci vo di sa lle co de e ha sempre qual r ch i è lontano. ee. Norman Rusin in più: anche pe io iz rv ha delle buone id se un e fr of e es m un da a Così A lta Quot ete notizie su l no aonline.org trover ot qu e ta afi al gr w. to fo ww ; su mente or nate setti manal st ro terr itorio aggi Sofia Balducci laStrip La convenienza è di casa (aperto tutte le domeniche e festivi di dicembre, esclusi 25 e 26) di Luca “snoop” Di Palma Foto sopra: 3º media, anno 1954, prof. Coscino (fotografia pubblicata per gentile concessione di « Fotoservizi Gennaro » di Luciano Trombin Cervignano, via Garibaldi 2) www.cisonostato.it Questo è un sito deticato in particolare ai diari di viaggio con racconti, foto ed esperienze di viaggio dei turisti in tutto il mondo. LoChef consiglia… www.haflinger.it per 2 persone bastanza grande l’olio e aggiungere la cipolla tritata e l’aglio sbucciato e quando quest’ultimo sarà diventato di color marrone, aggiungere Pedocii gratinadi PPe grati aatinadi ttinadi addii il pesce (non tutto, lasciare 200g per dopo), lasciare (Cozze al gratin) Ingredienti: una trentina di tiin di per qualche minuto a fuoco basso e togliere quindi cozze fresche, 2 spicchi d’aglio, l’aglio e aggiungere l’anguilla e il prezzemolo tritato. 30g mollica rafferma grattugia- Unire, se necessario, pochissima acqua calda e ta, un mazzetto di prezzemolo, cuocere a fuoco vivo per 10 minuti, quindi ab25g Parmigiano grattugiato, 2 bassare il fuoco e continuare la cottura. In un’alcucchiai di olio extravergine tra padella rosolare nell’olio il resto del pesce d’oliva,mezzo bicchiere di vino tagliato a pezzi, bagnarlo con l’aceto, lasciarlo evaporare; quindi aggiungere un bicchiere d’acbianco secco, pepe nero, sale. Preparazione: sistemate le qua calda e proseguire la cottura per 10 minuti. cozze in un grosso recipiente, copritele d’acqua e fa- Una volta posto nella pentola con l’anguilla e il resto del tele spurgare per almeno un’ora. Asportate le barbe, pesce, salare e pepare con pepe macinato sul momento. raschiate i gusci e risciacquate bene in abbondante Coprire con acqua bollente e fare sobbollire per 15 acqua fredda. Raccogliete le cozze in una padella minuti. Togliere dal fuoco e servire caldo in fondine. capiente, ponetele sul fuoco, spruzzate con il vino e n e polenta olenta en ntaa (Aringa n (Aring (Arin (A Aringa A ngggaa e ppo pol polen olen enta ntaa) a Renga polenta) coprite. Quando tutte le valve si saranno aperte, tongghe affu affum f um mic mi m i Ingredienti: 3 aringhe affumicate, ½ litro di latgliete le cozze dalla padella ed eliminate sia quelle o i extravergine d’oliva, rimaste chiuse, sia quelle aperte ma prive di mol- te freddo, 3 cucchiai di olio lusco. Pulite e tritate l’aglio e il prezzemolo. In una ½ cipolla, 2 spicchi d’aglio, 1 cucchiaio di prezzemolo ciotola versate mezzo bicchiere di acqua di cottu- tritato, 2 foglie di alloro, 1l di acqua, 250g di farina ra delle cozze e aggiungete il pane grattugiato, un di mais, sale grosso. Procedimento aringa: sistemare le aringhe in una po’ di prezzemolo tritato, il Parmigiano, l’aglio, un cucchiaio d’olio, un pizzico di sale e di pepe. Amal- terrina capiente, versare il latte e fare riposare 12 ore. gamate bene gli ingredienti e farcite tutte le cozze. Dopo le 12 ore scolare e trasferire l’aringa in una paSistemate quindi i molluschi in una larga pirofi la della, coprire d’acqua tiepida e cuocere per 10 minuti unta d’olio e passateli in forno caldo a 200° per circa dal momento in cui l’acqua bolle. Quindi sgocciolare, 15 minuti. Prima di portare in tavola profumate con il asciugare e diliscagliare il pesce. Tritare l’aglio e la cipolla, metterli in una padella con l’olio, ½ bicchiere prezzemolo rimasto. Servite caldo. di acqua tiepida e il prezzemolo, soffriggere per circa 8 minuti. Unire le aringhe e farle insaporire nel sofBoretto Boretto alla gardesana Boret gardesan de aana (Brodetto (Br (Brod ((B B det Bro Brodet etto to al al gradese) Ingredienti: ngredienti: 900g dii pesce esce ce (a (asià, (as ( as assi sià spigola, coda di fritto per 10 minuti. Servire caldo. Procedimento polenta: portare ad ebollizione l’acrospo, passera, orata, o altroo pesce p bianco) e qualche pezzo di anguilla, 2 spicchi d’aglio, ½ bicchiere di qua, aggiungere il sale grosso e versare la farina a aceto bianco, ½ cipolla, prezzemolo, 2 cucchiai di olio pioggia, mescolando continuamente con una frusta, in modo che non si formino grumi. Proseguire, medi oliva, sale grosso, pepe nero in grani. Procedimento: pulire il pesce e tagliarlo in scolando per 50 minuti. Marco Gerin tranci di 4 cm circa, versare in una teglia ab- “QUEST’ANNO SI È CORSO IL RISCHIO CHE L’ISOLA PEDONALE LUNGO VIA ROMA DURANTE IL PERIODO NATALIZIO NON FOSSE RIPROPOSTA…” www.ciai.it Sito del CIAI (Centro Italiano Aiuti all’Infanzia), si batte per promuovere il riconoscimento del bambino come persona e difenderne ovunque i diritti fondamentali, alla vita, alla salute, alla famiglia, all’educazione, al gioco e all’innocenza. Visitando questo sito potrete aiutare i bambini bisognosi nel mondo, con le offerte che volendo si possono fare. “IL COMUNE AVEVA INDICATO LA CAUSA NELLA SCARSA COLLABORAZIONE DA PARTE DEI COMMERCIANTI… TU COSA NE DICI MENI?” Sito interessante per tutti gli amanti dei cavalli, dedicato in questo portale alla razza Avelignese (Haflinger) originaria del Alto Adige, ora una delle razze più diffuse in Italia. Navigando nel sito si trovano varie sezioni (sportiva, compravendita e manifestazioni) con belle foto dei cavalli. www.pcself.com PCSelf è una guida online in italiano all’utilizzo del personal computer. Si possono consultare importanti sezioni dedicate alla diagnostica e al PC visto dall’interno: cos’è una scheda madre, cosa fa un processore, come avviene una connessione in Internet e molte altre consuete domande troveranno una risposta chiara e comprensibile. www.italianinelmondo.com In questo sito si trova un insieme di varie pagine web italiane, che raggruppano più di 2500 siti internet riguardanti la presenza italiana nel mondo, con le notizie delle 10 principali agenzie di stampa internazionale. Cliccando quì conoscerai meglio questi fieri e onorevoli italiani che vivono e lavorano all’estero. www.swimmingonline.net Il primo portale italiano di nuoto e degli sport acquatici. Questo sito ti insegna tutto sul nuoto, trovi lezioni online, informazioni sull’allenamento, lo stretching, l’alimentazione e molto altro. www.ciaoweb.it Portale web con internet e casella di posta gratuita, news giornaliere, motore di ricerca e altre sezioni tra cui meteo, shopping ed altro. “MA È OVVIO TONI! AL GIORNO D’OGGI L’UNICA ISOLA CHE INTERESSA ALLA GENTE… …È QUELLA DEI FAMOSI!!” ALESSIO PAOLO e C. s.a.s. LAVORI DI TINTEGGIATURA E CARTONGESSO Cervignano del Friuli (UD) - via Caiù 9 - cell. 336 823791 n.11 pag.07 ba eka QUINTERNET n.11 pag.08 A Noi siamo nati cristiani. Ci siamo trovati immersi, dentro fino al collo, senza mai fare una scelta, senza che qualcuno fosse mai interessato a sentire se siamo d’accordo. In pratica, in fatto di religione non siamo liberi. Ma io penso una cosa ancora peggiore: non solo non siamo liberi, ma neppure desideriamo essere liberi, non abbiamo la passione di scegliere e di decidere. Ma allora chi siamo religiosamente? Siamo dei “fai da te”, e, quel che è peggio, senza dedicare neanche un minuto per documentarci ed avere delle motivazioni appoggiate su qualche riflessione: io scelgo quello che in questo momento mi viene in testa. Prendo un pezzettino, o anche un pezzo più grosso, ma solo quello che mi risulta facile ed immediato. E’ proprio vero: la nostra società è destrutturata, senza un peso e un valore da difendere. E la Chiesa? Nessuno ne vuole far parte. “Figurarsi, io scegliere di far parte di una Chiesa? Io sottomettermi alle idee dei Vescovi e dei preti? In Chiesa bisogna andare, ma tenendo un giusto distacco, fermandosi sulla porta, con un piede dentro ed uno fuori…” “Per i bambini la chiesa va bene: bisogna dare loro il battesimo ed anche sopportare che i preti per due anni li preparino alla I Comunione. Certo, due anni sono un tempo piuttosto lungo, ma se hanno deciso così, sopportiamo l’incomodo di dover accompagnare i nostri piccoli ogni settimana a quell’ora di catechismo che poi, veramente non serve a gran che. Comunque, i preti male non insegnano! E può anche darsi che impari qualcosa di buono.” “Ho sentito che il parroco ha avuto l’idea bizzarra di chiedere ai genitori di non presentare i loro figli al sacramento della cresima, affermando che quando saranno grandi, decideranno loro se accostarsi a questo sacramento e chiedere il dono dello Spirito Santo” “Certamente mio figlio da grande non lo chiederà questo sacramento; è meglio fare subito tutto e poi, sarà quel che sarà.” (In effetti non abbiamo mai avuto tante iscrizioni al sacramento come dopo questa proposta fatta ai genitori!) Poiché la comodità è l’unico Vangelo, si capisce che la gente non è dalla parte della chiesa neanche di fronte alla difesa della vita! Se si tratta di salvare un cane dalla cattiveria degli uomini, siamo tutti in pieno accordo, ma di fronte alla pretesa di salvare un bambino che creerebbe tanti guai a noi adulti… (che razza di adulti abbiamo tra noi: irresponsabili e incapaci di continuare ciò che loro hanno iniziato!). La Chiesa comunque piace quando si interessa della povera gente. (Purché non debba impegnarmi io in qualche cosa: avendo tante cose da fare, non ho proprio tempo!) Ma forse qualcosa sta nascendo, qualcosa di responsabile, pensato, voluto e scelto. Ai genitori dei ragazzi che si preparano ai sacramenti è stata consegnata una corona con 10 grani e si è chiesto a loro, ogni giorno, di pregare un mistero del Rosario per i loro figli e, se i ragazzi accettano, anche con i loro figli: Sai che parecchie persone hanno iniziato a pregare in casa e assieme? don Silvano Scampanotá una tradizione che continua ancora A Muscoli il giovane Gabriele si è affiancato a Ermes per suonare le campane Se al giorno d’oggi chiedi a un giovane chi siano gli “scampanotadôrs”, sicuramente ti direbbe in che lingua stai parlando. Eppure un tempo, fino a pochi anni fa, c’erano in tutti i paesi… e anche tanti! Uomini dalle braccia robuste che con grande abilità salivano le scale pericolanti dei nostri campanili fino alla cella campanaria per far risuonare nell’aria la voce delle campane con un’armonia più unica che rara. Ma una volta si andava spesso a “scampanotà”? Una volta le campane suonavano molto più di adesso e si suonava sempre “a mano”, tirando la corda con la sola forza delle braccia; non c’era l’impianto elettrico come adesso. Si suonava in occasione di ogni grande festa religiosa: Natale, Pasqua, Ascensione, Corpus Domini, Cristo Re, l’8 settembre e per il patrono San Zenone nel mese di aprile. Si cominciava alla vigilia, verso l’imbrunire. Il giorno dopo si iniziava già alla mattina presto verso le 6 e si continuava anche durante la giornata prima e dopo le celebrazioni liturgiche. Il giorno dei Santi poi era un gran da fare: si cominciava subito dopo la funzione pomeridiana in cimitero e si andava avanti fino a notte inoltrata: bisognava suonare per tutti i morti! L’unica pausa consentita era solo per la cena che si consumava a casa del sacrestano. Alla mattina del giorno dopo, verso le 5 si ricominciava già a suonare. In quegli anni nessuno si lamentava, non era come adesso. Perché ha deciso di trasmettere questa passione a un giovane come Gabriele? Signor Ermes, quando ha iniziato a “scampanotà”? Una volta a Muscoli c’erano tanti “scampanotadôrs”; Ho cominciato quando ero ancora bambino, a 9 anni. mi ricordo ad esempio di Onelio Mian, Ottone Baldassi Pensi… adesso ne ho 73! È stato Franco Salvino, un e Aldo Zammarchi. Con me invece venivano a suonare “scampanotadôr” di quegli anni, a portarmi per la prima Sergio Iustulin, Giordano Baldassi, Antonio Vidon, Lino volta sul campanile di Muscoli. Io mi ero accucciato in Comar, Oreste Franco, Severino Bortolossi, Livio e Salvo un angolo della cella campanaria e guardavo quegli uo- Rivetti, Eugenio e Berto Del Ponte. Ora alcuni si sono rimini che con bravura suonavano le campane. Assieme tirati; gran parte di loro purtroppo non ci sono più e così a Franco c’erano anche Giovanni Bortolossi e Aldo Del sono rimasto solo. Ho visto che Gabriele aveva un po’ di Ponte. Ad un certo punto mi hanno invitato a prendere in passione e ho subito pensato di insegnargli a suonare. mano la corda del batacchio e da quel giorno si può dire Sentiamo allora la voce del giovane Gabriele. che non l’ho più mollata. alta uria Questi dunque gli “scampanotadôrs”, abili suonatori di campane con la sola forza delle braccia e di un “buon orecchio”, capaci di trasformare questa passione in una vera e propria arte. Oggi i “scampanotadôrs” sono in via di estinzione; non ci sono più neanche a Cervignano e non si può pretendere che ci siano con un duomo senza campanile e dopo parecchi anni in cui anche la vecchia torre della Chiesa Madre è stata muta perché dichiarata pericolante. Nei piccoli paesi dove il suono delle campane ha ancora un significato e dove il “scampanotà” è una vera e propria tradizione, i “scampanotadôrs” esistono ancora e alcuni di essi sono anche giovani. È il caso di Muscoli dove all’unico “scampanotadôr” ancora in attività, Ermes Fontana, si è aggiunto anche il giovane Gabriele Scolaro. Questa “new entry” ha suscitato tanto piacere e gioia nella piccola comunità fortemente legata alle proprie tradizioni. Ho pensato allora di intervistare brevemente Ermes e Gabriele per sentire anche la loro voce personale su questo fatto. IL CROGIOLO di Alfonso Mansi, laboratorio orafo Cervignano (UD) via Roma 11, tel. 0431 34336 Gabriele, tu hai 21 anni. Come mai ti sei messo a suonare le campane? Sono un giovane molto legato alle tradizioni della mia comunità di Muscoli e ho sempre guardato ai “vecchi” per imparare qualcosa da loro. Veder morire una tradizione nel mio paese è stato un dispiacere e così, dato che “il scampanotà” è una tradizione del mio paese ed è anche una cosa che sento forte dentro di me, ho subito voluto affiancarmi a Ermes per imparare a suonare le campane. Quand’è che hai cominciato? Circa un anno fa. Ogni sabato pomeriggio andavo sul campanile assieme ad Ermes che con pazienza mi insegnava a dare i colpi giusti con il batacchio. All’inizio non è stato facile, ma poi quando l’armonia ti entra dentro, tutto diventa più facile, più bello, ancora più appassionante. Cosa diresti ai giovani come te che sembrano poco interessati a queste cose? Ognuno ha i suoi interessi, ognuno fa quello che si sente e ciò che è portato a fare. Conosco alcuni giovani che cantano in qualche coro. Io preferisco suonare le campane. Inoltre il suonare le campane è comunque un qualcosa di legato alla propria religione ed giusto che ognuno esprima ciò che sente dentro senza la paura del giudizio degli altri. Per me la Chiesa è sempre stata un punto di riferimento, un luogo di incontro e di crescita. Ringraziamo Ermes e Gabriele per la loro disponibilità e da buon “scampanotadôr” come sono anch’io mi auguro che l’ingresso di Gabriele sia davvero l’occasione per continuare a portare avanti le tradizioni dei nostri paesi che hanno segnato e segnano la nostra storia e la nostra identità. Condividere una grande passione, stare assieme, portare avanti una tradizione… Forse “il scampanotà” non è davvero una cosa del passato; ha invece ancora qualcosa di attuale e importante da dire ad ogni uomo del nostro tempo. don Moris Lucio Comar tra pittura e musica La sua formazione artistica avviene innanzitutto alla scuola d’arte privata con sede a Milano (anni ’50), poi alla scuola di disegno e pittura di Parigi. Negli anni ’80 frequenta anche il liceo artistico e sostiene l’esame di storia dell’arte a Fidenza. L’artista è membro onorario delle seguenti accademie: Accademia Tiberina – Roma; Accademia Guglielmo Marconi – Roma. Nell’anno 1979, per meriti artistici gli è stata conferita la “Legion d’oro” dell’accademia Tiberina di Roma. Dopo molti anni d’esperienza nel campo della pittura, si è affermato anche a livello nazionale. Infatti è presente nei maggiori cataloghi: Comanducci, Bolaffi , Celit, Unedi. Le sue opere si trovano anche in pinacoteche pubbliche e private. Inoltre ha fatto anche diverse mostre d’arte in regione e in tutta Italia. Comar, oltre ad essere un pittore in proprio, ha fondato una scuola di pittura dove lui stesso è professore. Nel suo atelier d’arte si frequentano corsi di formazione artistica professionale. Nel 1984 fonda, appunto, la sua scuola privata di pittura su richiesta di insegnanti di scuola elementare. La prima sede fu una stanza che le ACLI locali diedero in prestito al pittore. Questa scuola era frequentata da 8 allievi. Poi si trasferì al dopo lavoro ferroviario e successivamente in via Mercato. Ultima e defi nitiva ormai già da 15 anni nell’attuale sede di via Turisella dove appunto ha il suo atelier d’arte e la scuola di pittura, Ironman alla fi ne della quale, dopo 10 mesi con lezioni annuali, il prof. Comar consegna un attestato. Fa anche altri tipi di corsi di pittura o artigianato che possono durare anche 2 o 3 anni. Nel tempo si sono aggiunte altre tecniche artistiche quali il vetro Tiffany e il vetro cattedrale. La sua scuola, tra pittura e artistica, da quando è nata a oggi ha visto passare circa un migliaio di elementi tutti con grande volontà di imparare e di affermarsi come validi artisti. Come dicevamo, non è solo un pittore, ma la sua passione per la musica l’ha portato a diventare un ottimo musicista: e anche in questo caso è insegnante di musica. Ha frequentato la “Farfi sa”, cioè l’istituto musicale italiano dove ha conseguito il diploma “Fisa di concerto”. Dagli anni ’60, privatamente, dà lezioni di tastiera, piano, fi sarmonica, organo e chitarre. Comar è anche insegnante esterno dell’istituto musicale italiano. Prima, negli anni ’60, faceva parte di un orchestra di 5 elementi tutti di Cervignano fondata proprio da lui: gli “Epicurei”. Questo fi no al 1974. Poi si dedica quasi esclusivamente alla pittura e all’insegnamento di questa anche se attualmente, in certe occasioni, lo possiamo trovare a fare piano bar nei locali con musica anni ’60 o liscio. Come ricordo dei suoi trent’anni di attività come pittore (1974–2004) inizia a scrivere il libro “Il mio Friuli”. Dopo aver raccolto nel tempo le foto della gente dei campi che ha rappresentato nei suoi quadri, ha deciso di pubblicare il libro che mette in visione le tradizioni della nostra bassa friulana. Il libro è stato edito a giugno del 2006. Nella presentazione del suo libro, Lucio Comar lancia un invito ai lettori, in particolare ai giovani: “Il mondo rurale mi ha sempre affascinato fi n da bambino, la sua semplicità, la comunione con la natura e le tradizioni di queste famiglie patriarcali erano uniche e presenti. Così, al lettore, potrò donare un tempo che è fortemente mutato. Dedico questo libro al mio paese, Cervignano del Friuli, che ho visto mutare nel tempo e che la memoria mi porta ancora alle privazioni d’allora. Ai giovani chiedo di prendere visione di questo libro per considerare solo i mutamenti del tempo che inesorabile cambia, con il progresso, la visione semplice e naturale della vita.” Christian Franetovich n.11 pag.09 Lucio Comar, pittore, maestro d’arte e musicista, sposato con la signora Bianca: vive e lavora a Cervignano del Friuli in via della Turisella. Lo andiamo a conoscere perché, vedendo le sue opere pittoriche, rimaniamo il più delle volte incantati ad ammirare con quanta precisione e bellezza riesce a ritrarre delle persone comuni che lavorano la terra della nostra zona, la bassa friulana in particolare. Intervista a Giovanni Brunetti, stella del triathlon cervignanese tra il nuoto, il ciclismo e la corsa a piedi, praticate su distanze variabili. Siete in molti a dedicarvi a questo sport? Siamo in parecchi anche se di persone che abitano a Cervignano non ce ne sono molte e questo è un peccato. Il triathlon è una disciplina che può dare molte soddisfazioni, ma spesso viene considerata troppo difficile dai giovani o da chi comunque vuole fare dello sport. Invece non lo è per nulla, basta avere la costanza di allenarsi e poi i risultati arrivano. Anche nel triathlon c’è il doping? Il doping è una piaga che colpisce il calcio, il basket e purtroppo anche il nostro sport. Sfortunatamente ci sono sempre degli individui sleali che cercano di prendere delle scorciatoie per arrivare là dove gli altri arrivano faticando. Alla fine l’unico risultato che ottengono è quello di rovinare l’immagine dello sport e di rischiare la loro vita. Costantino Tomasin ri i Fioreria e Agraria fio sion e e i a e c t n o n oc pia te le cerim tut per r e di Rita Petarin • chiusura lunedì pomeriggio p obbi d ad Cervignano del Friuli, via Trieste 37, tel. 0431 33772 Papaveri e Papere uotati Cosa si prova a portare a termine un’impresa così difficile? Non so come descrivere cosa si prova. Posso solo dire che quando arrivi agli ultimi due chilometri ti sembra di avere le ali ai piedi e l’adrenalina ti spinge in avanti passo dopo passo. In quel momento ti rendi conto che i sacrifici che hai fatto per arrivare fin lì sono stati ripagati con gli interessi. Di sacrifici devi averne fatti parecchi... In effetti mi alleno undici-dodici ore a settimana e mantengo una dieta controllata anche se non rinuncio a nulla di ciò che mi piace. I sacrifici maggiori però li fanno mia moglie Raffaella e mia figlia Elisa che in certe giornate mi vedono poco, ma hanno la pazienza di starmi sempre vicino sostenendomi. Per riuscire a portare a termine un “Ironman” bisogna essere davvero fatti di ferro? Se dicessi che si tratta di una passeggiata non sarei sincero. Devo dire, però, che è meno dura di quanto si possa credere. Ci sono da fare i sacrifici di cui ho parlato, ma a Klagenfurt, dove ho partecipato ai miei due “Ironman”, correvano anche ultrasettantenni e quasi tutti sono riusciti a portare a termine la prova entro il termine massimo di 17 ore. Quindi non si tratta di un’impresa impossibile. Tu pratichi qualche sport in particolare? Dal 2001 faccio parte della società di Triathlon Happydea di Cervignano presieduta da Bruno Veronelli. Il triathlon è uno sport che prevede proprio l’abbinamento ipiù Immaginatevi che dopo aver percorso quasi 4 chilometri a nuoto e 180 in bicicletta vi toccasse appena di correre una maratona... impossibile direste voi... e invece no! Nel caso abbiate il coraggio di affrontare una simile prova sareste in buona compagnia: ogni anno ci sono migliaia e migliaia di persone che si cimentano in questa che è una disciplina sportiva a tutti gli effetti. Certo non è proprio alla portata di tutti e il nome che porta, “Ironman” (Uomo di ferro), implica un impegno particolare per riuscire a vincere la sfida. Ma alla fi ne il risultato vi ripagherà, come spiega Giovanni Brunetti, fi nanziere ascolano da diversi anni trapiantato a Cervignano, che di queste gare ne ha già disputate due: Preservare l’habitat: cacciando si può n.11 pag.10 “Un cacciatore è, prima di tutto, un ambientalista”. Questa affermazione, che potrebbe sembrare ai limiti del paradosso, è una delle massime di Italo Zorat, presidente dell’Associazione dei Cacciatori di Cervignano. Un gruppo formato nel primo dopoguerra, che a metà degli anni Ottanta superava la cinquantina di iscritti e che al giorno d’oggi può contare su trenta soci. Abituati, da sempre, a contrastare il pregiudizio esistente attorno alla figura del cacciatore: “Noi amiamo l’ambiente: solo se preserviamo l’habitat e le specie che vi abitano, possiamo cacciare” prosegue Zorat. D’altronde, dalla descrizione che quest’ultimo mi fa, la caccia si caratterizza per essere un’attività sottoposta a regole precise e ferree e ad una stretta collaborazione con chi della difesa dell’ambiente si occupa per professione: le guardie forestali. “La caccia si basa su programmazione e selezione dei prelievi, in base alle quote censite dal sottoscritto e dal corpo forestale” spiega il presidente. Possono dunque venire abbattute solamente determinate percentuali di esemplari maschi e femmine, di animali giovani e più vecchi. Ciò di cui forse non tutti sono a conoscenza è che il ripopolamento e la reintroduzione della fauna è fi nanziato dagli stessi cacciatori: “Ogni volta che effettuiamo un ripopolamento, ci viene consentito di cacciare solamente il 70% degli animali reintrodotti, una percentuale che peraltro non raggiungiamo mai”. Tra le specie maggiormente presenti sul territorio cervignanese, che comprende le aree di Scodovacca, Strassoldo e del Manolet, vi sono al momento le lepri, le volpi, i caprioli e poi via di seguito fagiani e starne. Sotto il piombo dei cacciatori non cadono mai merli e uccelletti: la fortuna di questi volatili risiede nella forza della tradizione e del sistema venatorio in vigore ai tempi dell’Impero Austro-Ungarico, che prevedeva limitazioni riguardo a questo tipo di animali. Quali i requisiti per diventare cacciatore? Anche in questo caso i criteri si dimostrano molto precisi: sano, incensurato, senza precedenti, ogni cacciatore deve avere il porto d’armi, effettuare controlli triennali e aver superato un esame selettivo per verificarne le nozioni sulla fauna e una prova di balistica. Dopo aver ascoltato tutto questo, un’ultima domanda mi sorge spontanea: perché i cacciatori continuano a portare con loro una nomea negativa? La risposta di Zorat è perentoria e, in qualche modo, suona familiare: “I danni più grandi alla caccia provengono dalla politica che, quando vuole intervenire, fi nisce solamente per creare problemi maggiori. In fi n dei conti, se noi stessi preserviamo la natura, la caccia vive, se non la preserviamo, la caccia è destinata a morire”. A LBUM AQ Simone Bearzot Hai foto si mpatiche e diver tenti? “Inviale” uotassociazioni appena puoi all’in di rizz o mail dell redazione (a a nostra ltaquota2005 quelle più @ya hoo.it) belle e orig in ali sa ra su i nu meri nno pu bblica futu ri di Al te taQuota. Co Basta un cl sa aspetti? ick per dive ntar e protag on ista! Correva l’ anno 1954 quando il maestro Galliano Bradaschia, appassionato musicista e suonatore di bombardino, convocò i suonatori più interessati delle suddette bande. Fu così che diciotto di questi amanti della musica, sotto la direzione del Maestro Galliano Bradaschia e la lodevole presenza di Ivo Burg fondarono la Banda Mandamentale di Cervignano. Il gruppo era animato da un’ enorme passione, e i suonatori, per lo più gente povera e agricoltori, erano perfi no disposti a vendere i propri animali pur di riuscire ad acquistare uno strumento. Trascinati ancora da questa enorme passione, sono più di 40 attualmente i suonatori che compongono la banda. Ne abbiamo intervistato uno in particolare, Davide Martini, che ci ha dato qualche notizia in più, raccontandoci anche alcune interessanti curiosità. 52 anni di passione La banda mandamentale di Cervignano tra modernità e tradizione Già intorno agli anni quaranta, i paesi di Villa Vicentina, Aquileia, Fiumicello, Terzo e Cervignano (paesi del mandamento di Cervignano ) disponevano di una propria banda distinta. Successivamente, complice il delicatissimo scenario storico della Seconda Guerra Mondiale, i suonatori avevano cessato la loro attività musicale. Come si articola la vostra annata per quanto riguarda gli impegni? Il nostro anno parte dal concerto di primavera, al teatro Pasolini, dove inauguriamo la stagione dei concerti. Da qui iniziamo un vero e proprio tour, specialmente nel periodo estivo: siamo di scena in regione, fuori regione (come è successo per quanto riguarda il concerto in Trentino Alto Adige) e anche fuori nazione (memorabile la trasferta in Austria alla festa della birra). In ogni caso, la maggior parte dei concerti li effettuiamo in feste dell’unità e processioni… dove ci invitano insomma! Dopo l’impegnativo periodo estivo ci prendiamo una pausa, e ci dedichiamo a preparare il concerto di Natale, che si tiene usualmente il 26 dicembre al teatro Pasolini di Cervignano. Se mi permetti, mi ricordo di un concerto importante, che si è tenuto nel 2004, in occasione del cinquantennio Davide, ci presenti la Banda Mandamentale di Cervignano? di fondazione della banda. Il concerto si era tenuto in Con enorme piacere. Innanzitutto tengo a precisare Piazza Indipendenza in commemorazione di tutti i vecchi che è una banda di livello dilettantistico. E’ composta da suonatori della banda: per l’occasione avevamo suonato i 40 persone, divise quasi equamente tra più giovani e più vecchi brani dell’epoca. È stato un concerto molto particoesperti, tutti animati da una grandissima passione e par- lare ed emozionante. tecipazione. Faccio appunto la distinzione tra giovani e Impegnativo dunque..ogni quanto vi trovate? più “vecchi”, perché i compiti sono diversi. Mentre i più Dove effettuate le prove? esperti si presentano solamente alle prove del lunedì e del giovedì, i giovani, oltre alle prove, devono sottoporsi a lezioni con i vari maestri. Oltre ad un corso per tutti ( teoria e solfeggio ), ogni giovane ha dei corsi caratteristici in funzione dello strumento che suona. I nuovi allievi venautofficina, carrozzeria, soccorso gono presentati al concerto di Natale, e devono sottoporsi ad un saggio dimostrativo. Ci ritroviamo a Terzo di Aquileia, in una sala appositamente creata per noi e adiacente alla sede della protezione civile. Ci ritroviamo due volte a settimana per le prove: di solito il lunedì e il giovedì dalle 20.30 alle 22.30. A questo si aggiungono per i giovani le varie lezioni, come già prima citato. Che tipi di pezzi suonate in un concerto? Suoniamo tutti i tipi di musica; dalla classica, alla moderna e alle tipiche marce della banda. Tu per curiosità cosa suoni? Io suono la tromba, mi trovo molto bene. Sia con lo strumento che con la compagnia, è ottima. L’ organizzazione e il gruppo credo che siano cose fondamentali. Certo, all’ inizio non è stato semplice, è stato importantissimo per me affrontare l’ emozione di suonare da solista, ma una volta superato questo tutto è più facile e più divertente. Che emozioni ti suscita il suonare in un concerto? Credimi, emozioni indescrivibili. Ti ripaga di tutti i sacrifici fatti nel corso degli anni. E poi vedere la gente che si diverte e che apprezza la musica ti inorgoglisce, ti gratifica. È proprio il banale “bravi” gridato dal pubblico che ti fa andare avanti. Alberto Titotto Comelli Claudio, Paolo e C. snc stradale, organizzato Cervignano, via Venezia 18 tel 0431 32576, cell. 336 595308 Piccolo motore grande cuore Una struttura ricavata da campi da tennis inutilizzati, un Comune disponibile e tanta passione: ecco le tre componenti che hanno portato alla realizzazione di una pista per macchine telecomandate a Cervignano. una ragazza tra i 75 della Pro Alessandro Scolaro, Massimo Comari, Tommaso Roccia, Sergio Busdakin, Giorgio Migliore e Francesco Venuti: sono questi gli allenatori che hanno afferrato quest’anno le redini della scuola calcio cervignanese, dopo due anni in cui la direzione era stata affidata al capitano dell’Udinese Bertotto. La Pro Cervignano ha dunque ripreso la gestione diretta del settore, potendo contare su un numero di iscritti davvero superiore alle aspettative. I tanti calciatori in erba (è proprio il caso di dirlo…) risultano, a seconda delle fasce d’età, così divisi: • 6-7 anni: “Piccoli amici” – 15 iscritti • 8-10 anni: “Pulcini” – 37 iscritti ripartiti in tre squadre relativamente all’età • 11-12 anni: “Esordienti” – 23 iscritti L’attività dei “Piccoli amici” viene svolta nel primo periodo e in primavera sul campo, mentre durante l’inverno gli allenamenti avvengono in palestra. Scopo principale della loro formazione è la crescita coordinativa, la conoscenza e il miglioramento motorio del corpo, senza tralasciare, ovviamente, l’aspetto propriamente ludico, perché una legge immutabile ed eterna nel campo del divertimento è che appena si mette un pallone nelle mani di un bambino, questi tralascia tutto il resto e comincia a calciarlo… Inoltre, in tempi di quote rosa, anche la Pro si adegua: quest’anno infatti proprio i “Piccoli amici” hanno, nella loro formazione, anche una ragazza che, mi assicura Giorgio Titotto, «trasmette energia a tutto il gruppo con la sua passione e vivacità». La vera e propria attività calcistica comincia con i “Pulcini”, impegnati per tutta la stagione con il campionato; da segnalare, nel maggio 2007, il torneo “Luigi Lazzaris” organizzato dalla Pro in memoria di un ex presidente prematuramente scomparso anni fa, torneo in cui i nostri “Pulcini” saranno sicuramente i protagonisti. Ad esordire nel campo “grande”, quello regolamentare, sono, appunto, gli “Esordienti”. Per loro, si profi la un anno ricco di impegni: non possiamo che augurare loro buon divertimento e buon calcio! n.11 pag.11 “Chi mi ha trasmesso questa passione? Semplicemente l’ho sempre avuta nel sangue.” Meccanico di professione, grandissimo appassionato di automodellismo e di fatto “boss” dell’impianto sorto a Cervignano vicino al Quali sono i Palazzetto dello Sport, Salvatore Mancuso dimostra fin modellini ammessi? dalle prime battute quanto profondo sia il suo entusiaAdottiamo dei modellini smo per tutto ciò che riguarda i motori. con motore a scoppio di due diverse scale:1-10 e 1-8 (le Signor Mancuso, com’è nata l’idea di creare una pista seconde sono leggermente più per macchine telecomandate a Cervignano? grandi, ndr). Il carburante è una Beh, devo fare una piccola premessa prima di rispon- miscela di alcool e olio di ricino. dere. Da tanti anni io mi diletto con l’automodellismo, più È tuttavia concesso l’utilizzo di modellini elettrici. precisamente dal 1973. Ero socio di un gruppo a Gradisca Le macchine sono guidate con un joystick? d’Isonzo dove assieme agli altri membri ci ritrovavamo Sì, un joystick ci permette di guidare i modellini via per prove e gare di vario genere. Purtroppo qualche anno radio. Con un pollice si controlla il freno e l’acceleratore fa l’impianto è stato chiuso a causa dell’eccessivo rumore mentre con l’altro si dà la direzione alla macchina. Per prodotto dalle macchine: la pista era adiacente al campo assicurare una visuale ottimale al pilota abbiamo predisportivo e il Comune di Gradisca ci ha fatto fare le valigie. sposto un palco che permette di dominare la pista. A quel punto si trattava di individuare un sito che potesse Quanto costa un automodellino? ospitarci senza creare alcun tipo di problema; e i tre camNaturalmente il prezzo varia a seconda delle esigenze. pi da tennis inutilizzati vicini al Palazzetto facevano al Diciamo che un modellino medio si aggira attorno ai 600 caso nostro. Dopo aver ottenuto in concessione il terreno euro tutto compreso. Se poi qualcuno cerca un prototipo dal Comune di Cervignano in compagnia di altri sei soci professionale si sale fino ai 1600 euro, ma soprattutto alabbiamo creato questo nuovo club. l’inizio si tende a scegliere i modelli base. Ripeto, con 600 A che anno risale quindi la fondazione del club? euro di spesa si ha tutto il necessario per iniziare. Al 2002. E tengo a sottolineare la solerzia con cui il Ci sono dei negozi che si occupano in particolare di moComune ha avallato il nostro progetto: dalla data della dellismo nella nostra zona? richiesta del terreno all’inizio dei lavori per la costruzione Fortunatamente sì; in particolare a Udine e Monfalcone delle infrastrutture è passato davvero pochissimo tempo. ci sono dei negozi che sono espressamente pensati per Quanti sono i soci ad oggi? gli appassionati di modellini. Si tratta di un settore di Il direttivo è composto da sei persone a cui si vanno ad nicchia e ci vuole molta attenzione e competenza per maaggiungere 45 soci. Naturalmente chiunque fosse interes- neggiare questi “gioiellini”. sato a divenire membro sarebbe ben accetto. Abbiamo già Giovanni Stocco previsto di fornire delle lezioni gratuite ai principianti che volessero muovere i loro primi passi nel mondo del modellismo. Il club ha inoltre raggiunto una certa notorietà a livello interregionale: il nostro impianto riceve annualmente anche club stranieri e in particolare sloveni. Ci sono anche delle gare immagino; quante sono e in che periodo si svolgono? Naturalmente ci sono delle gare! La competizione è e resta una componente determinante di questa attività. Mediamente organizziamo otto gare all’anno nel periodo compreso tra aprile e settembre; in ogni caso anche in questa stagione la pista è aperta ogni sabato e domenica dalle otto a mezzogiorno e dalle due alle sei del pomeriggio. Per chi volesse contattarci ricordo il nostro sito internet www.teamfriuli.com. Pallone in rosa Vanni Veronesi L’(at)trazione della città eterna Non tutte le esperienze scolastiche e sportive sono uguali, soprattutto se a sedici anni queste ti portano trasferirti a Roma e frequentare corsi assolutamente diversi da quelli che siamo soliti immaginare. Solo un caso lontano dalla nostra “normale” vita, in una “normale” scuola di una “normale” cittadina? Vi sbagliate! La protagonista di questa importante scelta ed esperienza è proprio un cervignanese, Giada Dijust. Già intervistata e menzionata diverse volte in vari giornali, frequentava il liceo scientifico di Cervignano e si trasferirà tra pochi giorni a Roma, al centro di preparazione olimpica Giulio Onesti, all’Acqua Acetosa, per continuare gli allenamenti di pesistica. Agenzia Principale di Cervignano del Friuli uotasport Ciao Giada! Ti rubo solo qualche minuto, so che sei impegnatissima tra bagagli ed altri preparativi. Prima di chiederti qualunque cosa sulla tua partenza imminente, potresti spiegarmi com’è nata questa passione per la pesistica? Beh, diciamo che ho cominciato in seconda media, quando durante le ore di ginnastica praticavamo questo sport in previsione delle gare che si sarebbero svolte a Udine. Dopo aver vinto il titolo provinciale, sono passata ai nazionali a Verona ed anche qui sono salita sul posto più alto del podio! Poi mio padre conosceva il responsabile della pesistica di Cervignano… e così ho cominciato. E da quella volta hai sempre vinto? Non ti ha frenata la distanza da famiglia ed amici? Effettivamente è stata dura. Diciamo che in pratica è stata una scelta di vita, e sicuramente sono gli aspetti che hai citato tu che mi hanno fatto indugiare abbastanza a lungo (per fortuna che questa estate conosciuto già molti dei miei compagni di classe!). Diciamo che ho messo tutto sul piatto della bilancia: da una parte famiglia ed amiDiciamo che sono sempre arrivata prima o seconda.., ci, dall’altra il mio futuro, ed ha prevalso quest’ultima. Come può questa tua scelta E quest’estate ho “fatto” un mese e mezzo di collegiale cambiare il tuo futuro dopo la scuola? sempre a Roma ed ho partecipato agli Europei di Palermo. Innanzi tutto grazie alle varie competizioni (l’obiettivo E dopo il passato parliamo del futuro! Che tipo di scola della scuola al momento è Pechino 2008). Poi, una volta frequenterai? Come concilierai scuola ed allenamenti? Frequenterò l’istituto tecnico commerciale Ettore finita la scuola posso entrare a far parte di un corpo Maiorana. È una scola privata all’interno del college e statale. E se dovessi proprio cambiare idea, nessuno mi avremo nove ore di lezione alla settimana, divise tra lu- vieta di iscrivermi all’università! Non per portare sfortuna, ma una scuola del genere può nedì, mercoledì e venerdì pomeriggio. Praticamente quasi tutto il resto del nostro tempo è occupato da allenamenti, comportare dei rischi. Intendo dire: se ti fai male o se non riesci ad arrivare a livelli alti potrebbero essere anni persi… fatta eccezione per la domenica! Sì, effettivamente in caso di infortuni possono manCome sei arrivata a questa decisione? darti a casa, ma di solo se non succedono durante gli allenamenti, e lo possono fare anche per fattori di comportamento. Per quanto riguarda il “livello”,mi sono chiesta diverse volte se sarei stata in grado di affrontare un’esperienza simile…ma il mio allenatore mi ha rassicurato… del resto se non fossi stata all’altezza non mi avrebbero Luigi Candotto e Carlo Costantini Scala S.r.l. mai proposto di andare a Roma!! P.zza Libertà 7, tel . 0431 32828, fax 0431 33601 Ok, grazie! Buon viaggio, buon lavoro e-mail: [email protected] e buona fortuna!! Francesca Giusti El diario de Bolivia: para saber y compartir Hola a todos! Benvenuti al secondo appuntamento con il Diario Boliviano! Dopo avervi raccontato come e perché siamo finiti in Bolivia, questa volta vi riferiremo in cosa consiste il nostro lavoro. Lavoriamo a Calamarca (dall’Aymara “Città di pietra”), una comunità ad una settantina di chilometri dalla capitale in collaborazione con la Fundación Sartawi, la nostra controparte boliviana. In questo territorio molto esteso (circa come la provincia di Gorizia), seguiamo due progetti. Il primo tratta il tema dello sviluppo rurale ed è finanziato dal Ministero degli Affari Esteri. L’obiettivo è quello di migliorare le condizioni agricole di questa zona dell’altipiano (ricordatevi che siamo a 4200m). Tre sono gli ambiti in cui stiamo agendo con questo progetto: rimboschimento con specie originarie, introduzione di sementi di foraggio migliorato perché sia più nutriente, e inserimento di vacche di razza migliorata perché possano vivere senza problemi a queste altitudini e producano più latte. A integrare il progetto di sviluppo rurale c’è il Progetto Acqua Bolivia fi nanziato dalla regione Friuli Venezia Giulia, in collaborazione con il CeVI di Udine. Grazie a questo fi nanziamento stiamo scavando pozzi d’acqua per uso domestico e per abbeveraggio del bestiame, agendo anche a livello educativo sulle buone pratiche da tenere perché l’acqua del pozzo non venga inquinata. Sviluppiamo progetti di micro irrigazione e stiamo per terminare in questi giorni la costruzione di una diga di piccole dimensioni per uso agricolo. C’è molto lavoro sia pratico sul campo che di educazione ambientale da fare nelle comunità e nelle scuole, se fosse per noi, specialmente per Ivan, passeremmo la maggior parte del nostro tempo a Calamarca... Ma nella gestione di progetti di cooperazione e sviluppo c’è anche una nutrita parte burocratica-amministrativa che non possiamo sottovalutare. Per questo motivo molte volte ci dividiamo: l’agronomo parte per il campo e la ragioniera si ferma in città per regolare le faccende di ufficio. Le giornate volano, non fai in tempo ad uscire di casa che, tra pozzi, fatture, acquisti, banche, vacche e sementi, ti ritrovi alla sera sotto le coperte chiedendoti: “Ma qua le lancette dell’orologio vanno più veloci?”. Dalla Bolivia per il momento è tutto, non perché non ci sia da scrivere, ma perché vogliamo stuzzicarvi con la curiosità. Anche se ci mancano molto cose come il salame o il prosciutto crudo, il formaggio grana e la pizza, qua la cucina è davvero molto ricca... Alla prossima con la cucina boliviana! Hasta Luego e scriveteci! Anna e Ivan Posta Elettronica: [email protected] Nostalgici delle letterine di carta? CVCS Bolivia - Casilla 08852 La Paz - BOLIVIA Rivolgendoti al gruppo CORIMA, avrai la possibilità di sostenere i progetti che il CVCS stà seguendo in Bolivia grazie all’acquisto di un calendario che Anna ed Ivan hanno realizzato con alcune delle loro fotografie. L’acquisto del calendario potrebbe diventare un’ottima idea per regalare un Natale diverso, più solidale, o semplicemente per contribuire concretamente ai progetti di cooperazione per i quali i nostri amici stanno lavorando! CORIMA informa Il Natale si avvicina e i padroni di casa diventano squisiti prodotti dolciari capaci di scaldarci nelle gelide giornate ed unirci con simpatia a chi ci sta accanto. Tra i vari fornitori di prodotti equo solidali Corima ti ricorda LiberoMondo (www.liberomondo.org), una Cooperativa Sociale di tipo B, nata nel maggio 1997 dalla naturale evoluzione dell’Associazione di volontariato “Tsèdaqua” piemontese. È una cooperativa senza fini di lucro che propone un Commercio Equo e Solidale Globale. Commercio Equo e Solidale per favorire ed avviare reali processi di affrancamento dal sottosviluppo economico e sociale dei paesi e delle popolazioni del Sud del mondo. A tale scopo LiberoMondo instaura rapporti commerciali con piccoli produttori autogestionari dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina, preferibilmente con gruppi e cooperative nascenti o in difficoltà. Globale per intervenire anche nelle situazioni di disagio locali, cercando di offrire una concreta possibilità di lavoro a persone escluse dai normali circuiti di impiego. LiberoMondo vuole che il commercio sia equo e solidale anche nella fase della trasformazione dei prodotti, per cui ha attivato al suo interno due laboratori di produzione, uno di pasticceria e uno di pasta, dove lavorano anche persone svantaggiate assunte come definito dalla legge n. 381 del 8/11/1991, e in inserimento lavorativo tramite la collaborazione con l’ASL del luogo. ri uotiamo n.11 pag.12 (Il diario di Bolivia: per conoscere e condividere) Allora, non esitare, vieni a scoprire le Morette, i Torroncini, i Panettoni e tanto altro ancora. Ogni domenica dalle 10.30 alle 12.30 presso la nostra sede in via Mercato n. 1 (dinanzi al bar del Ricreatorio). Ti aspettiamo! COMMERCIO EQUO E SOLIDALE: Luca Negro – 333/7282767 SOSTEGNI A DISTANZA: Francesca Trapani – 328/5345959 COOPERATIVA SOCIALE Servizi ASSISTENZA ANZIANI, EDUCATIVI E DI PULIZIE GRADO, via San Francesco 7 per preventivi tel. 0431 82936 - fax 0431 877996 [email protected] - sistema di quallità UNI EN ISO 9001:2000