Gabriele d`Annunzio Il verbo di Zarathustra T53 ON LINE

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Gabriele d`Annunzio Il verbo di Zarathustra T53 ON LINE
PARTE UNDICESIMA
CAPITOLO XI
Dal liberalismo all’imperialismo: Naturalismo e Simbolismo (1861-1903)
Gabriele d’Annunzio
T53 ON LINE
Gabriele d’Annunzio
Il verbo di Zarathustra
[Trionfo della morte]
In questo brano viene affrontato il tema del rapporto di Giorgio Aurispa con Nietzsche, alcune opere del
quale sono riconoscibili nelle allusioni al suo pensiero: Così parlò Zarathustra e Al di là del bene e del
male. L’episodio rievoca l’incontro dello stesso d’Annunzio con il grande filosofo tedesco, e dunque anche
Giorgio Aurispa, come d’Annunzio, privilegia di Nietzsche l’aspetto dionisiaco, cioè il momento d’esaltazione panica della natura, e il rifiuto di ogni morale (in particolare di quella cristiana). Viene invece a
cadere l’elemento critico-negativo che pure è alla base della filosofia nietzschiana. Per mezzo degli insegnamenti di Nietzsche, Giorgio spera di liberarsi della propria inettitudine, divenendo capace di un’azione sicura e aggressiva, presaga del modello del superuomo.
da G. d’Annunzio, Prose di
romanzi, a cura di E. Raimondi,
Mondadori, Milano 1988.
Il verbo di Zarathustra, del Maestro che insegnava il Superuomo goethiano, gli pareva il più virile e il
più nobile che fosse mai stato proferito da un poeta e da un filosofo nell’età moderna. Egli, il fiacco,
l’oppresso, il titubante, l’infermiccio, aveva teso l’orecchio con un profondo turbamento a quella voce nuova che schermiva con sì aspri sarcasmi la debilità, l’irritabilità, la sensibilità morbosa, il culto
della pietà, il vangelo della rinunzia, il bisogno di credere, il bisogno di umiliarsi, il bisogno di redimere e di redimersi, tutti insomma i più ambigui bisogni spirituali dell’epoca, tutta la ridevole e miserevole effeminazione della vecchia anima europea, tutte le mostruose rifioriture della lue1 cristiana
nelle razze decrepite. Egli, il solitario, il contemplatore, lo speculatore inerte, il malsicuro seguace di
Gautama,2 aveva teso l’orecchio con una strana ansietà a quella voce che affermava la vita, che considerava il dolore come la disciplina dei forti, che ripudiava ogni fede e in ispecie la fede nella Morale,
che proclamava la giustizia della ineguaglianza, che esaltava le energie terribili, il sentimento della potenza, l’istinto di lotta e di predominio, l’eccesso delle forze generatrici e fecondanti, tutte le virtù dell’uomo dionisiaco, del vincitore, del distruttore, del creatore. «Creare!» diceva Zarathustra. «Ecco l’atto che affranca dal dolore e fa men grave il peso della vita. Ma, perché esista colui che crea, è necessario l’aiuto dei patimenti e di quali metamorfosi!». E Giorgio Aurispa aveva pensato più d’una volta,
d’innanzi alla vastità della sua conscienza dolorosa: «A furia di soffrire essendo io riuscito a moltiplicar senza fine i fenomeni del mio mondo interno, perché sia completa la mia vita io non debbo se non
cercare il mezzo di rendere attivo il mio dolore. La scienza del necessario deve avere per suo natural
termine l’azione, la creazione».
[...]
Diceva Zarathustra: «Infine io son colui che benedice e colui che afferma; e lungo tempo pugnai
da fierissimo giostratore per avere un giorno le mani libere a benedire. Ed ecco la mia benedizione: –
Essere sopra ogni cosa come il suo proprio cielo, come la sua volta immutabile, la sua cupola azzura,
la sua eterna sicurtà: – e benedetto è colui che così benedice! Perocché tutte le cose sieno battezzate
su le fonti dell’eternità, di là dal Bene e dal Male, e il Bene e il Male sieno ombre fugaci, brume d’afflizione, nebbie al vento».
Diceva: «Per caso! – ecco il titolo di nobiltà più antico al mondo. Io lo resi a tutte le cose, io affrancai tutte le cose dal giogo della finalità.3 E questa libertà e questa serenità celesti io le dispiegai su tutte le cose, come una cupola azzurra, allorché insegnai che né sopra di loro né dentro di loro alcuna
volontà eterna vuole».
Non era in queste sentenze una grande e pura elevazione della vita? Non era il profeta di un’Aurora colui che bandiva gli spiriti da ogni passato, da ogni presente, e li spingeva per mille ponti e per
mille strade verso il futuro, verso «la terra dei figli», verso la terra non anche scoperta, in grembo ai
più lontani mari, ove un giorno doveva apparire l’Essere superiore all’uomo, l’Essere sopraumano, il
Superuomo? La forma ideale, a cui tendeva la specie con un continuo ascendere passando per le sue
metamorfosi, come si poteva raggiungere se non con la profusione della vita? «Che un sideral4 raggio
brilli nel tuo amore! Che la tua speranza sia questa: – Possa io generare il Superuomo!».
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1 lue: sifilide, cioè “malattia che corrompe”.
2 Gautama: filosofo indiano considerato tra i fondatori del
buddismo; dichiarando Giorgio Aurispa «malsicuro segua-
ce di Gautama», d’Annunzio intende insistere sugli aspetti rinunciatari e contemplativi del buddismo.
3 «Per caso!...finalità: nel mondo, cioè, non ci sono né un
1
ordine né un progresso; la vicenda umana non tende a un
fine o a una meta.
4 sideral: proveniente dagli astri.
Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese LETTERATURA STORIA IMMAGINARIO [G. B. PALUMBO EDITORE]
PARTE UNDICESIMA
CAPITOLO XI
Dal liberalismo all’imperialismo: Naturalismo e Simbolismo (1861-1903)
Gabriele d’Annunzio
T53 ON LINE
Gabriele d’Annunzio ~ Il verbo di Zarathustra
esercizi
Analizzare e interpretare
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Spiega in quali termini è recepito dal protagonista il messaggio nietzschiano.
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Cogli le analogie e le differenze tra l’esteta e il superuomo.
Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese LETTERATURA STORIA IMMAGINARIO [G. B. PALUMBO EDITORE]
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