Biogem, foto e testimonianze dell`eccellenza che piace ai Nobel

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Biogem, foto e testimonianze dell`eccellenza che piace ai Nobel
Biogem, foto e testimonianze dell’eccellenza che piace ai Nobel
By Alfredo Picariello
12/03/2016
Il Biogem
Nel lontano 1994 il ministero della Ricerca contribuì alla nascita, nel Sud, dei cosiddetti “cluster”. Sono trascorsi più
di 20 anni ed oggi sono pochi quelli rimasti in vita. Fiore all’occhiello del Mezzogiorno è, senza dubbio, Biogem, il
centro di Ariano Irpino che Renato Dulbecco e Gaetano Salvatore insieme a Ortensio Zecchino avevano
progettato come polo di eccellenza per la ricerca genetica. Non solo Biogem continua la sua attività, ma vanta
anche un medagliere di titoli, brevetti e scoperte scientifiche di grande rilevanza, intreccia relazioni con industria
farmaceutica, università e altri centri di ricerca, anche all’estero e autofinanzia i due terzi delle sue attività. Tra le
scoperte che danno più lustro al polo di Ariano Irpino c’è l’identificazione di un nuovo gene corresponsabile del
tumore al polmone, lo sviluppo di un algoritmo per l’individuazione di geni alterati nel cancro, la dimostrazione, per
la prima volta nel mondo, delle basi genetiche di patologie della tiroide, la generazione di modelli murini utili per la
lotta alle malattie del rene e all’ipertensione. In tutto questo, Biogem investe in tecnologie moderne ed
all’avanguardia. Un esempio in tal senso è, senza dubbio, lo stabulario, la vasca per allevare e studiare i topi, con
24 ricambi di aria l’ora al costo di mille euro al giorno, su una superficie di 1200 metri quadrati. Un paio di anni fa, il
nobel Mario Capecchi, in visita in Campania, lo ha definito «il migliore d’Europa». In tutto, il Biogem ricade su
33000 mq di superficie totale, di cui 7mila sono al coperto. Il “viaggio” – guidati dalla dottoressa Rossella Strazza,
responsabile laboratorio “Prodotti naturali”, durante il quale abbiamo incontrato anche il dottore Pasquale De Luca,
coordinatore del “Protein Factory” – nei 12 laboratori consente di percepire direttamente con mano con quanta
serietà e competenza si operi al Biogem. Ordine, pulizia e cordialità sono le parole di ordine di un meccanismo che
opera e lavora alla perfezione. Le attività del Biogem sono organizzate in tre aree funzionali. Abbiamo focalizzato la
nostra attenzione, in questa prima tappa, sul “Mir”, l’area Medicinal Investigational Research che ha lo scopo di
supportare la ricerca farmacologica preclinica, mirata allo sviluppo di nuovi approcci farmacologici. E’ indicativa ed
esplicativa la definizione del dottore Claudio Pisano, direttore del “Mir”. “In pratica, noi investighiamo nuovi
farmaci”, afferma. “Nel contempo, siamo impegnati in ricerca interna, in ricerca contro il cancro e nell’ideazione di
nuovi farmaci contro specifici tumori. In questo momento, contro il mesotelioma, la cui incidenza sta aumentando
negli ultimi anni”.
Ma c’è di più, vero dottore?
Certo, stiamo studiando anche rimedi naturali contro vari tipi di infiammazione al colon, alla colite ed altro ancora. In
questo contesto, c’è il nostro studio sul propoli che abbiamo presentato anche all’Expo di Milano lo scorso anno.
Stiamo cercando di sviluppare, insieme agli Apicoltori associati campani, dei processi di “chimica verde” che
permettono di avere, all’interno del prodotto, un quantitativo fisso ed efficiente di principio attivo. Ciò è reso
possibile in primis dalle caratteristiche del territorio, che conferiscono al propoli una marcia in più in partenza.
L’obiettivo, adesso, è di avere il prodotto finito, la scatoletta, entro la fine dell’anno e di proporlo alle aziende per
immetterlo sul mercato. Da studi simili sulla nutraceutica, ovvero sull’utilizzo di estratti di piante per uso benefico,
derivano anche altre nostre osservazioni. Questa volta sull’olio Ravece e il vitigno Aglianico, simboli dell’Irpinia, che
consideriamo dei veri e propri “elisir di lunga vita”. Possiamo quindi dire che dai prodotti locali si possono ricavare
prodotti naturali di altissima qualità e di alto valore aggiunto.
State lavorando anche su altri prodotti?
L’idea è di estendere i nostri studi anche alle erbe dimenticate, su quelle verdure che prima nascevano
spontaneamente e che oggi rischiano di scomparire. Erano utilizzate dai nostri avi e venivano considerati dei rimedi
medicinali tradizionali. Ecco, noi stiamo cercando di recuperarle.
Grazie alle vostre competenze vantate collaborazioni di tutto rispetto…
Biogem collabora con realtà nazionali ed internazionali. Il Mir, in particolare, in questo momento sta collaborando
con una company portoghese per un progetto molto importante. Anche localmente stiamo creando una rete di
aziende, perché abbiamo notato che c’è un forte interesse in tal senso.
Lei, da ricercatore, crede che l’ubicazione di Biogem sia un danno oppure un vantaggio?
Guardi, lavorando in una grande città, con più centri di ricerca a disposizione, ovviamente ci sono maggiori
possibilità di collaborazioni importanti. Ma quest’aspetto lo stiamo sopperendo nel migliore dei modi, inviando i
nostri ricercatori in prestigiose strutture per implementare la loro professionalità e portarla poi qui. La lontananza è
un problema che non avvertiamo a livello internazionale. C’è soltanto un po’ di reticenza da parte delle strutture
italiane. Ma una volta che vengono qui e visitano il nostro centro, si rendono conto che non ci può essere
lontananza che tenga. Riscontriamo delle difficoltà ad avere personale con esperienza, in questo senso riscontriamo
ancora delle remore. Ma con i giovani ricercatori, con coloro che hanno voglia di imparare e di mettersi in
discussione, non abbiamo grandi problemi, anche perché chi viene qui è davvero messo nelle condizioni ideali di
lavorare. Hanno la possibilità di sviluppare le proprie idee, di potersi esprimere. Hanno a disposizione un contesto
ideale, dove non ci sono intoppi burocratici, dove ci sono gli spazi ideali e dove ci sono macchinari all’avanguardia.