Canzoni, diversità culturale e ricerca identitaria: esprimersi in verlan

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Canzoni, diversità culturale e ricerca identitaria: esprimersi in verlan
Canzoni, diversità culturale e ricerca identitaria: esprimersi in verlan, in
vesre
SelmaD, SerenaFran
La musica è uno degli strumenti prediletti per esprimere non solo i propri sentimenti ma
anche il proprio malcontento verso qualche avvenimento, fatto o anche verso una società.
La lingua che permea le canzoni è un mezzo potentissimo, nella quale si possono ritrovare
diversi elementi. Una semplice canzone è in grado di veicolare una moltitudine di
messaggi, tra cui quelli che mettono in evidenza la voglia da parte di un gruppo di
persone di cercare la propria identità, di esprimere la loro volontà, le loro idee e le loro
convinzioni. La musica si eleva, diventando così un medium efficace per far arrivare
attraverso la melodia, il testo, il ritmo la propria personalità, credenze e aspettative.
Un esempio che spiega meglio questo fenomeno lo si può trovare in Francia. Infatti, qui da
diversi anni, un gruppo della popolazione, in particolare i giovani francesi nella maggior
parte dei casi, giovani immigrati in Francia e quindi con una diversa cultura e un diverso
background hanno sviluppato un loro linguaggio e dunque un loro modo di esprimersi; il
“verlan” è definito come un “procédé argotique de l’ordre du codage en vigueur chez les
jeunes de banlieue, qui consiste à inverser les syllabes (à l’envers)” (Gadet 2007, p.177).
“Langue à l’envers”, per cui si procede operando un’inversione delle sillabe; a titolo di
esempio, “femme” diventerà “meuf”, “cité” diventerà “téci”, “fou” diventerà “ouf”,
“business” sarà « nesbi” e via di seguito1.
Diversi sono gli artisti che usano il “verlan” nelle loro canzoni: possiamo citare Fabien
Marsaud in arte Grand Corps Malade: quest’artista nato il 31 luglio 1977, all’età di
vent’anni a causa di un incidente si ritrova tetraplegico, da qui lo pseudonimo “Grand
Corps Malade”. Dopo molto cure, riesce a tornare a camminare con l’aiuto di
un’inseparabile stampella. Comincia quindi a far conoscere i suoi testi e il suo stile, lo
“slam” in diversi locali francesi per poi arrivare al successo internazionale. Tra le sue
canzoni ricordiamo “Je viens de là” e “Enfant de la ville” del 20092. Nei suoi testi, le
tematiche ricorrenti sono: la città, la società, l’amore che vengono inserite in un ritmo letto
piuttosto che cantato, in stile slam. Altro artista degno di nota è Renaud Séchan in arte
Renaud; nato l’11 maggio 1952 a Parigi, Renaud diventa famoso per le sue canzoni in
Si consulti Le dictionnaire de la zone. Spesso il Dizionario propone degli esempi estrapolati a giusto titolo
dalle canzoni : http://www.dictionnairedelazone.fr/
2 Nel testo di "Je viens de là" (http://www.youtube.com/watch?v=8LXaSFgVxGs&) vogliamo ricordare
un’espressione a nostro parere significativa dell’interesse che suscitano il “français conteporain des cités”, il
verlan: “chez nous les chercheurs, les linguistes viennent prendre des rendez-vous”, interesse a conoscere, a
studiare modi di parlare, per valorizzare il fatto che una lingua è in costante evoluzione, qualcosa di vivo
che cambia continuamente.
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“verlan” con l’uscita dell’album Laisse béton (1978). Tante altre canzoni conoscono un
enorme successo, come “Morgane de toi” e “En cloque” negli anni ’803.
La lingua diventa appannaggio di pochi, di un gruppo che la usa in modo criptico in
modo da non essere compresi dagli altri ed esprimersi quindi con questo nuovo codice
creato appositamente.
Questo linguaggio trasposto nella musica non fa che esprimere lo stato d’animo dei
gruppi: senso di appartenenza, desiderio di distinguersi, avversione verso l’uniformazione
ad una società che viene percepita come estranea. Tra questi elementi il primo che spicca e
che è la diretta conseguenza di tutti gli altri è il desiderio di cercare la propria identità.
Esiste forse un altro mezzo potente e diretto come lo è la musica per esprimere tutto
questo?
Vogliamo ricordare il “vesre” argentino che funziona secondo lo stesso principio del
“verlan” francese.
Il “vesre” è una variante dello spagnolo dell'area
Rioplatense. Come nel “verlan” francese anche nel “vesre”
si invertono le sillabe all'interno di una parola.
Questo slang è parlato principalmente a Buenos Aires e
altre città dell'Argentina e in Uruguay.
Il “vesre” deve la sua diffusione ai testi del tango e ai
media. Nonostante sia diffuso anche in altre nazioni quali
Perù, Cile ed Ecuador, gli ispanofoni al di fuori dell'area
Rioplatense non lo utilizzano.
Da notare che quando le sillabe vengono scambiate, il
genere (maschile o femminile) rimane tale, come nei seguenti esempi:
café → feca (caffè), "Querés un feca?" (Ti va un caffè?)
revés → vesre (inverso)
caballo → llobaca (cavallo)
libro → broli (libro)
amigo → gomía (amico), "Ehh, qué hacés gomía?!" (Hey! Come stai amico mio?)
doctor → tordo (dottore)
carne → nerca (carne)
pizza → zapi ("Zapi" è diventato persino il nome di una catena di fast
food)
baño → ñoba (bagno)
boludo → dolobu or dobolu (scemo)
mujer → jermu (donna o moglie)
Ecco una canzone “Laisse béton” del cantante francese Renaud (“Laisse tomber”, che significa "lascia
perdere"); nel link si trovano il video, il testo e la spiegazione dei termini più difficili:
http://enplus.over-blog.com/article-l-argot-dans-la-chanson-renaud-laisse-beton-3ar-73261649.html
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pelado → dolape (calvo)
calle → lleca (via)
perro → rope (cane)
gato → toga (gatto, "Toga" può anche riferirsi a una prostituta)
japonés → ponja (Giapponese)
patrón → trompa (capo o supervisore)
barrio → rioba (quartiere)
pelotas → talopes
cabeza → zabeca (testa)
Questo linguaggio è soltanto orale e raramente lo si può trovare scritto. Ma se ci si trova in
Argentina e si sente una parola strana in “vesre”, basta scriverla e accorgersi di quanto sia
più facile, a volte, ricavarne la radice. Capire il “vesre” aiuta anche a comprendere meglio
le conversazioni quotidiane nel paese.
Di seguito l'esempio di un testo in “vesre” con traduzione in castigliano:
De un rante langa, la gola
jotraba un gotán robreca
cheno sin luna, en el feca
De un rante (povero) galan (galante), la gola
trabajo un tango cabrero (arrabbiato)
noche sin luna, en el café
han quedado cuatro piolas.
El rioba oscuro, la yeca
milongueando las farolas.
han quedado cuatro piolas (spavaldi).
El barrio oscuro, la caye (calle)
intrigando las farolas (lampioni).
Un dacur con paso lento
zatropie su davi inmunda,
la cabrón se hace penumbra,
se pierde en el yotivenco.
Un curda (ubriaco) con paso lento
tropieza su vida inmunda,
la bronca (rissa) se hace penumbra,
se pierde en el coventillo (condominio).
Chifla el ragú, cruel el viento
tacomple la menesunda,
que tadespier la iracundia
de los que mueren sin tiempo.
Chifla (sbevazza) el ragù, cruel el viento
completa la menesunda (confusione),
que despierta la iracundia
de los que mueren sin tiempo.