Scarica la versione integrale della rivista
Transcript
Scarica la versione integrale della rivista
Poste Italiane Spa - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/03 (conv. in L. 27/2/04) art. 1, comma 1 EURO 20,00 1 Anno II Marzo 2010 salveranno IL PIANETA terra I SATELLITI Editoriale Costi/benefici: determinanti per le future missioni I Piero Benvenuti Dipartimento di Astronomia dell’Università di Padova e componente del CdA dell’ASI vantaggi offerti dall’ambiente spaziale al progresso della conoscenza o al miglioramento delle nostre condizioni di vita si possono raggruppare in quattro categorie: la possibilità di osservare la Terra globalmente “dal di fuori”; l’accesso all’osservazione di tutta la radiazione elettromagnetica; la possibilità di eseguire esperimenti quasi in assenza di gravità (microgravità); e la possibilità di esplorare in situ il sistema solare, sia con attività robotica che con l’intervento degli astronauti. Tutte queste potenzialità sono state messe a frutto, ma il rapporto tra utilità “applicativa” e utilità “scientifica” varia notevolmente. Per esempio, la prima è stata soprattutto utilizzata per rivoluzionare il sistema di telecomunicazioni, per migliorare le predizioni meteo e il monitoraggio dell’ambiente, per la localizzazione e la navigazione: una forte valenza applicativa che continuerà ad essere sfruttata evolvendo verso servizi “globali” sempre più sofisticati ed efficaci. Risultati puramente scientifici sono invece derivati dall’accessibilità all’intero spettro elettromagnetico. Un balzo di conoscenza era facilmente prevedibile – si apriva una finestra di osservazione enormemente più ampia dello spiraglio di luce visibile da terra – ma il Cosmo e i suoi fenomeni si sono rivelati molto più complessi ed inattesi di quanto si potesse ragionevolmente prevedere. Nessuno avrebbe sospettato, per esempio, che la maggior parte delle galassie ospitasse un gigantesco “buco nero” – una quantità di materia pari a centinaia di milioni di “Soli” concentrata in un diametro inferiore alle dimensioni del nostro Sistema Solare – che gioca un ruolo determinante nella formazione della galassia stessa. I dati spaziali hanno poi permesso di ricostruire le prime fasi dell’evoluzione dell’Universo e di scoprire e quantificare la presenza della materia oscura e dell’energia oscura, entità inattese che ci impongono, per comprenderne la natura, di modificare radicalmente i programmi di ricerca. Conseguentemente, le missioni spaziali astronomiche si sono sempre più specializzate, dedicate alla risoluzione di problemi specifici; questo mutamento ha avuto l’effetto positivo di costringere la comunità scientifica mondiale ad individuare le domande prioritarie cui cercare di dare risposta con missioni spaziali che, sempre più, si realizzano in collaborazioni internazionali – un circolo virtuoso non ancora riscontrabile con la stessa evidenza e rilevanza in altre aree della ricerca spaziale. Possiamo senz’altro affermare che lo spazio ha fatto compiere un salto quantico all’astrofisica e alla cosmologia. Altrettanto non possiamo dire delle altre due “condizioni” offerte dallo spazio e non riproducili sulla Terra: l’esplorazione umana e la microgravità. In questi casi il mix tra risultati applicativi e scientifici è più variato e forse manca un elemento di unificazione, ma al momento sarebbe difficile individuare un vero e proprio salto di conoscenza derivante dagli esperimenti umani e della Stazione Spaziale Internazionale. Esiste una grande quantità di singoli risultati, che genereranno “applicazioni” utili, ma la dispersione è ancora grande e rende problematica la definizione di una priorità condivisa degli esperimenti da realizzare. Bisognerebbe infine paragonare i costi di una missione scientifica “osservativa” o di “esplorazione robotica” con quelli globali di esperimenti di microgravità e di esplorazione umana e, sulla base dei risultati sinora ottenuti e del rapporto costi/benefici, delineare la strategia per la scienza spaziale dei prossimi decenni. Le conclusioni sembrano evidenti e le lasciamo volentieri al lettore. 1 Piero Benvenuti 2010 Numero 1 SPACEMAG N° 1 • Anno II Marzo 2010 Trimestrale iscritto al tribunale di Roma n° 340/2009 in data 10/06/2009 Direttore responsabile Marcello D’Angelo Summary Costi/benefici: determinanti per le future missioni................................................... 1 Direttore editoriale Mariano bizzarri Il clima cambia e i satelliti stanno a guardare..................................................... 9 Redattori Andrea Drudi Angelo MAuri Claudio Camerino Our planet is in danger?................................................. 14 Editoriale Trasporti Srl Presidente PAOLO Silvestri 2 Sommario Terremoti: l’occhio dei satelliti per le operazioni di soccorso.................................. 18 Earthquakes: satellites vital in aid operations. .................. 20 Amministratore delegato Laura Di Perna Sarà possibile in futuro prevedere i terremoti?.............................................. 21 Sede legale 16129 GENOVA Viale Brigata Bisagno, 14/4 Direzione e Redazione 00187 ROMA Piazza San Silvestro, 13 Tel. +39 06 99330133 Fax +39 06 99330134 Centro stampa Galeati industrie grafiche Srl 40026 Imola (BO) Via Selice, 187/189 Distribuzione Poste italiane Spa Abbonamento annuale Italia € 50,00 Estero € 80,00 Bonifico bancario: Earthquakes can be foreseen?....................................... 22 Editoriale Trasporti Srl Banca Monte dei Paschi di Siena IBAN: IT 40 T 01030 25701 000000266521 www.spacemag.it [email protected] SPACEMAG Numero 1 2010 Cosmo-Skymed tra presente e futuro.................... 23 Cosmo-Skymed between past and future....................... 25 L’ASI non è un ente di ricerca................................. 26 Cosmic Vision e il piano nazionale per la scienza.......................................... 27 A Cosmic Vision and the Italian space plan .................... 29 Persi nello spazio: quo vadis, USA?......................... 30 Lost in space: quo vadis, USA?........................................ 34 Stazione Spaziale Internazionale: un laboratorio di ricerca sotto le stelle.................. 36 A laboratory among the stars......................................... 40 Comitato scientifico Presidente Mariano Bizzarri Un ingegnere decisamente con la testa tra le stelle ........................................... 42 An engineer over the clouds, among stars. ..................... 44 I nuovi protagonisti dello spazio. ........................... 46 Newcomers to the Space Race...................................... 49 Tecnologia italiana a caccia delle origini dell’universo....................... 52 Pulsar hunting................................................................ 54 Una boarding card per lo spazio........................... 56 A space ticket............................................................... 57 Avatar: molta high-tech per dire no alla… tecnologia................................. 58 “Lo spazio oltre la terra”........................................... 59 Lo spazio a portata di click..................................... 60 Componenti Roberto Battiston Piero Benvenuti Antonello Biagini Mario Cosmo Fulvio Drigani Franco giannini Margherita Hack Sergio Marchi Silvano Moffa Viviana Panaccia ettore petraroli Giuseppe Reibaldi Roberto Vittori 3 In prima: The most detailed portrait ever of the Earth’s land surface is being created with ESA’s Envisat environmental satellite. Image Credit: NASA Special thanks to: NASA, ASI, ESA, ISRO, CNSA, ROSCOSMOS for images and illustrations Le Parole dell’Universo............................................. 61 “Astri e particelle” ..................................................... 61 In collaborazione con: Glossario.................................................................... 62 Indice dei nomi. ....................................................... 64 2010 Numero 1 SPACEMAG News 4 Herschel torna a riveder le stelle L’ESA conclude un contratto per Vega Il satellite Herschel è di nuovo pienamente operativo dopo 160 giorni di black-out. Gli ingegneri sono riusciti a risolvere il problema che aveva messo fuori gioco lo spettrografo HIFI uno dei tre strumenti di osservazione a bordo del telescopio dell’ESA lanciato con Planck il 14 maggio 2009. HIFI, costruito appositamente per ricercare la presenza di acqua nel cosmo, aveva improvvisamente subito un guasto all’impianto elettrico lo scorso 3 agosto, probabilmente a causa delle radiazioni cosmiche. In seguito all’incidente, i tecnici del team ESA che gestiscono l’apparato hanno attivato uno dei circuiti elettronici di riserva che controllano lo spettrografo e hanno messo in sicurezza lo strumento da un’ulteriore anomalia dello stesso genere Lo scorso fine gennaio Markus Bertschi, Capo del Dipartimento Programma Lanciatori dell’ESA, e Jean-Yves Le Gall, di Arianespace, hanno firmato un contratto che definisce i servizi di supporto di AriaMarkus Bertschi, nespace per la campagna di dipartimento lanciatori ESA qualifica e test combinati del lanciatore leggero Vega. Il contratto con l’ESA definisce le responsabilità legali di Arianespace e i servizi operativi da fornire durante i test combinati e l’iniziale campagna di integrazione e lancio di Vega. Markus Bertschi ha spiegato: “Questa è una parte del programma di sviluppo VERTA. Il contratto quadro, che copre cinque missioni Vega, è stato firmato da Arianespace e dall’ESA a dicembre”. Agenzia Spaziale Italiana China Plans to launch 3rd moon probe in 2013 Chang’e-3, around 2013 and expects to complete the three-phase moon mission in 2017, an official said. The remarks by Ye Peijian, chief designer of Chang’e-1, the country’s first moon probe, and chief commander of Chang’e-2 and Chang’e-3, followed presentations by two space exploration experts last week. The Chang’e-3 mission will include an unmanned soft landing on the moon and the release of a moon rover to prospect the surface and interior of the moon. Numero 1 Slovenia becomes sixth ESA European Cooperating State 2010 NASA and European Space Agency (ESA) want to be part of Chandrayaan-II, the next Indian mission to Moon, by sending their instruments, ISRO Chairman K Radhakrishnan said. Replying to a query whether NASA and ESA have sent proposals to ISRO to be part of Chandrayaan-II, expected in 2012 or 2013, by sending their instruments, Radhakrishnan told reporters, “They are all there actually (they have sent proposals).” NASA and ESA are among “several candidates” who have evinced interest in Chandrayaan-2, he said. Slovenia becomes the sixth European country to sign the European Cooperating State Agreement with ESA. ESA’s Director of Legal Affairs and External Relations, National Aeronautics and Peter Hulsroj, and Slovenian Minister of Higher EducaSpace Administration tion, Science and Technology, Gregor Golobic, signed the agreement at ESTEC, Noordwijk, The Netherlands, European Space Agency on 22 January. This agreement strengthens Slovenia’s relations with ESA and defines the legal basis for developing a Plan for European Cooperating State (PECS) Charter, describing activities, projects and budget for Slovenia’s cooperation with ESA. Following the signing ceremony, Mr Golobic visited the ESTEC Test Centre, the Concurrent Design Facility and the Erasmus Centre. European Space Agency ESA and NASA celebrate the fifth anniversary of Titan landing, in the Saturnian system Five years ago the European Space Agency’s Huygens Probe made history when it landed on Titan, the largest moon in the Saturnian system. The touchdown on the surface of Titan marked the first, and so far only, landing of a man-made probe in the outer Solar System. Many of the scientists and engineers that worked on the mission celebrated this anniversary in the science museum Cosmocaixa in Barcelona, Spain. They shared their memories with the public and reveal future projects, “much work remains to be done”, sayd ESA’s Huygens Project Scientist JeanPierre Lebreton, “Titan has many different environments to explore further with in situ probes”. The Cassini-Huygens spacecraft, consisting of NASA’s Cassini orbiter and ESA’s Huygens Probe was launched on 15 October 1997. After six and a half years of interplanetary voyage Cassini-Huygens went into orbit around Saturn, and on 25 December 2004 the Probe was released on a ballistic trajectory to Titan. On 14th January 2005 the Huygens Probe made an historic journey through Titan’s hazy atmosphere carrying a suite of six scientific instruments that performed measurements and obtained images during the decent. Following a gentle landing the Huygens Probe continued to function for several hours with the six instruments performing well. National Aeronautics and Space Administration China National Space Administration SPACEMAG European Space Agency NASA, ESA Want To Be Part Of Chandrayaan-II Mission European Space Agency News Il programma TESEO Promuovere lo sviluppo di sinergie altamente specializzate per implementare il controllo dei flussi di traffico e a vantaggio del monitoraggio ambientale, attraverso l’utilizzo di tecnologie satellitari. È l’obiettivo del programma Teseo firmato dal Comune di Roma e l’Agenzia Spaziale Italiana. Il protocollo di intesa nasce nell’ambito del nuovo piano di sviluppo di Roma Capitale, che crea per la città l’esigenza di dotarsi di risorse gestionali e tecnologiche innovative, più adeguate all’obiettivo di fornire applicazioni e servizi di pubblica utilità, caratterizzati da migliore efficacia, disponibilità, trasparenza ed aderenza alle reali necessità del cittadino. A seguito della firma del protocollo, l’Agenzia Spaziale Italiana mette a disposizione della città di Roma le sue tecnologie ed in particolare il satellite COSMO-Skymed. New Executive Agency for UK A new executive agency will be created to take the UK’s recession-busting space and satellite sector into a new space age, Science and Innovation Minister Lord Drayson said. This new bureaucracy busting agency will replace the British National Space Centre, and bring together for the first time the six Government departments, two research councils, the Technology Strategy Board and the Met Office that currently oversee the organisation of UK space activities to enhance efficiencies. The Government’s ambitious plans to accelerate growth and jobs within our worldleading space industry were set out in Lord Lord Drayson, minister of Drayson’s speech at science and innovation the Appleton Space Conference. Space has been one of the nation’s unsung economic success stories in recent years – and a thriving sector will be vital in building Britain’s future. The UK space and satellite sector has grown in real terms by around 9 percent a year since 1999. These recession-busting trends are testament to the type of businesses that will generate the jobs of the future. It currently contributes £6.5bn a year to the UK economy and supports 68,000 jobs. The new agency will allow the UK to take full advantage of the opportunities offered by a world increasingly dependent on advances in space innovations and science. Thales Alenia Space to built Jason-3 operational oceanographic satellite Thales Alenia Space announced to have signed with French Space Agency, the contract to build the Jason-3 satellite. The Jason-3 operational oceanographic mission involves a quadripartite collaboration between the two meteorological organizations Eumetsat and NOAA, acting as the leaders of the program, and CNES and its American counterpart NASA. Jason-3 will allow the continuity of high precision ocean topography measurements beyond TOPEX/Poseidon, Jason-1 and Jason-2, which are now operational in orbit. British National Space Center Centre National d’Études Spatiales Agenzia Spaziale Italiana Planck traccia la polvere fredda della Galassia Il satellite Planck dell’ESA ha iniziato la seconda di quattro osservazioni complete del cielo, che alla fine produrranno le stime più precise mai ottenute di dimensioni, densità, età, geometria, composizione e destino del nostro Universo. Sebbene l’obiettivo principale di Planck sia di realizzare una mappa dell’intero cielo, con una combinazione senza precedenti di copertura di frequenze, risoluzione angolare, e sensibilità, è in grado di fornire anche dati importanti per moltissime altre applicazioni astrofisiche. Infatti una nuova immagine del satellite ha rivelato filamenti giganti di polveri fredde che attraversano la nostra galassia, L’analisi di queste strutture potrebbe aiutare a determinare le forze che formano la Via Lattea e che sono all’origine della formazione delle stelle. Questa nuova immagine estende il campo di ricerca nelle strutture di polvere fredda della nostra galassia. Il colosseo fotografato da Cosmo-Skymed European Space Agency Record storico di dati per MRO Alla vigilia del suo quarto anno di servizio, Mars Reconaissance Orbiter, l’ultimo satellite della NASA dedicato allo studio di Marte, ha tagliato un traguardo decisamente storico nella cattura dati: 100 terabit, cento mila miliardi di bit. Oltre tre volte la quantità di dati raccolta da tutte le missioni spaziali messe insieme, non solo quelle su Marte, ma da ogni missione che ha oltrepassato l’orbita della Luna. Basti pensare che in 100.000 miliardi di bit sono racchiuse più informazioni che in 35 ore di video non compresso e ad altissima risoluzione o in 30.000 canzoni in formato mp3. “Ciò che colpisce di più la qualità di ciò che essi ci dicono circa i nostri pianeti vicini”, ha detto il Project Scientist del Mars Reconnaissance Orbiter, Rich Zurek, del Jet Propulsion Laboratory NASA di Pasadena, in California. National Aeronautics and Space Administration 2010 Numero 1 SPACEMAG 5 News Lockheed Martin wins contract to build GeoEye-2 Lockheed Martin Space Systems Company has been selected by GeoEye, Inc. to build the company’s next-generation, high-resolution Earth imaging satellite system known as GeoEye-2. Financial terms are not being disclosed at this time. Lockheed Martin has begun start-up activities and procurement of long-lead components to support the earliest possible launch date for GeoEye-2. This effort will lead to a contract award for the design, engineering and manufacturing of the satellite and the associated command and control system. Satellite Imaging Corporation 6 India tests cheaper rocket to reduce launch vehicle cost India successfully conducted the flight test of a new rocket that will drastically reduce the cost of its launch vehicles by using oxygen in the atmosphere to propel the spacecraft. “The flight test of the advanced sounding rocket Wednesday demonstrated our capability to reduce the cost of launch vehicles by using oxygen to propel a spacecraft at high speed into space”, ISRO director S. Satish said. The new propulsion technology will put India into the elite club of a few spacefaring countries that are conducting similar tests and experiments. Indian Space Research Organisation SPACEMAG Numero 1 2010 New lunar images and data available to public The seven instruments aboard the Lunar Reconnaissance Orbiter provide varied and unique datasets. This photo album published in concert with the first major public data release, gives a small taste of each instrument’s measurements and highlights some of the notable early achievements of the mission. The public can follow along with NASA on its journey of lunar discovery. ByMarch 15, the publicly accessible Planetary Data System release data sets from the seven instruments on board NASA’s Lunar Reconnaissance Orbiter. “The Planetary Data System is a NASA funded program to archive data from past and present planetary missions as well as astronomical observations and laboratory data,” said Dr. John Keller, LRO Deputy Project Scientist from NASA Goddard Space Flight Center in Greenbelt, Md. National Aeronautics and Space Administration ISRO launches rockets to study solar eclipse The Indian space agency is launching five rockets on Friday to study the effects of the millennium’s longest annular solar eclipse in the southern part of the country, an official said. The Annular solar eclipse is seen formed over the skies of Ranchi, the capital of Jharkhand, on Friday. AP The millennium’s longest solar eclipse gave a unique chance to ISRO scientists and astronomy lovers to study the event with the space agency launching rockets and celestial gazers aiming telescopes at the sky to watch the moon’s shadow covering the sun. Vikram Sarabhai Space Centre (VSSC), Thiruvananthapuram launched a series of Rohini Sounding Rockets from TERLS, Thumba, to investigate the Eclissi solare effects of the solar eclipse on the atmosphere. “We recorded the event in special filters and obtained pictures to study the various aspects of the celestial event,” said R C Kapoor, a scientist with the Bangalore-based Indian Institute of Astrophysics. As the moon started covering the sun, astronomers from Varkala tried to capture the special phenomenon during the eclipse known as ‘Baily’s Beads’, which occurs when sunlight passes through the moon’s uneven surfaces, appearing as ‘beads of lights’. These stunning bead like light formations are created due to light filtering through the hills and valleys of the uneven surface of the moon and are crucial observations which can only be made during eclipses that can help define the solar diameter. La decima missione di “Leonardo” Con il volo Shuttle STS 131 si è compiuta la decima missione di un Multipurpose Pressurized Logistic Module. Il modulo Leonardo (il primo dei tre realizzati a Torino da Thales Alenia Space Italia) ha trasportato equipaggiamenti da Terra alla Stazione Spaziale e dalla Stazione Spaziale a Terra, con un carico al rientro record, di oltre cinque tonnellate. E’ stato il settimo volo di Leonardo, l’ultimo prima di evolvere in PMM, Pressurized Multi-purpose Module e diventare parte integrante della Stazione Spaziale Internazionale. Leonardo è stato connesso alla Stazione, consentendo agli astronauti di trasferire il suo carico di circa 8 tonnellate tra importanti esperimenti scientifici, rifornimenti e materiali necessari per la vita dell’equipaggio, in particolare i nuovi “sleeping quarter” personali per gli astronauti che consentono loro di riposare in condizioni migliori, rimanendo isolati dal resto dell’equipaggio. Al termine della missione STS 131 Leonardo è stato nuovamente posto a bordo dello shuttle per far ritorno a Terra. Tutte le missioni MPLM sono supportate dai tecnici di ALTEC, la Società partecipata dall’Agenzia Spaziale Italiana, che operano nella Sala Supporto Missione in Torino. Gli MPLM sono moduli utilizzati per il trasporto di rifornimenti e materiali tra la Terra e la Stazione Spaziale. Progettati e costruiti da Thales Alenia Space per l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), nell’ambito di un accordo bilaterale tra NASA e ASI. Indian Space Research Organisation Agenzia Spaziale Italiana News Russia launches three new navigation satellites A Russian Proton-M rocket was launched into space in 1 march with three new satellites for Moscow’s GLONASS navigation system, aimed at competing with US and European systems, a report said. The satellites were placed into orbit after the rocket blasted off from Russia’s Baikonur launch pad in Kazakhstan at 2119 GMT, a Russian space agency spokesman said, according to the RiaNovosti news agency. The 1.4-tonne satellites join 22 others that are part of the GLONASS system, which fell into disrepair after the collapse of the Soviet Union but which Russia had hoped to restore completely by last year. Russian Federal Space Agency Il terzo ATV si chiamerà “Edoardo Amaldi” L’Agenzia Spaziale Italiana è da tempo tra i protagonisti coinvolti nello sviluppo e utilizzazione della Stazione Spaziale Internazionale, attraverso la collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea. Il programma industriale dell’ESA ha visto sin dall’inizio il fattivo contributo dell’ASI anche nel programma ATV (Automatic Transfer Vehicle), veicolo di trasporto cargo destinato alle operazioni di supporto logistico alla Stazione Spaziale. L’ATV è una navetta di trasferimento, priva di equipaggio, capace di raggiungere la Stazione in modo del tutto automatico trasportando circa 6 tonnellate di carico utile. Attualmente sono 2 gli ATV già realizzati, il Jules Verne ed il Johannes Kepler. Il terzo veicolo è attualmente in fase di costruzione per con dell’ASI e sarà chiamato Edoardo Amaldi, in onore del fisico italiano, allievo di Enrico Fermi e fondatore del Cern di Ginevra. L’investimento complessivo del nostro continente in questo programma è di circa 1,3 miliardi di euro da spendere in 11 anni di lavoro per realizzare e lanciare almeno 5 ATV. European Space Agency ISS serviceable through 2020 The heads of space agencies from Canada, Europe, Japan, Russia and the United States involved in the ISS project met in Tokyo to review the prospects for cooperation over the next decade. “The heads of the agencies expressed their strong mutual interest in continuing operations and utilization for as long as there are demonstrable benefits to using the ISS,” the Russian Federal Space Agency Roscosmos said on its website. Roscosmos said the participants in the project “emphasized their common intent to undertake the necessary procedures within their respective governments to reach consensus later this year on the continuation of the ISS until the next decade.” Russian Federal Space Agency 7 La Stazione Spaziale Internazionale in orbita attorno alla terra Ufo un po’ più terrestri:il programma Seti dichiara “forfait” Da più di un secolo, dalle rivelazioni di Schiapparelli e Flammarion, gli scienziati passano al setaccio la spazio profondo alla ricerca di forme di vita extraterrestre. Il successo, si dice, è stato scarso. Per non dire nullo. Né i programmi che prevedono l’uso di radiotelescopi, né le missioni su Marte, né tantomeno le analisi molecolari sui residui di asteroidi precipitati a terra, hanno finora consentito di appurare alcunché. A dispetto dell’evidenza negativa fin qui accumulata, alcuni scienziati – soprattutto i fisici – continuano imperturbabili a proclamare una incrollabile fede nell’esistenza di vita al fuori della Terra. Fede che, invero, sarebbe degna di ben altro. A margine di un simposio organizzato dalla Royal Society sulla esobiologia, Paul Davies, fisico illustre ed ancor più illustre sostenitore della tesi dell’esistenza di forme di vita aliena, nel corso del suo intervento ha riconosciuto – bontà sua! - che, a cinquanta anni dall’avvio del progetto SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence), il programma deve ormai considerarsi “fallimentare”. A suo parere “dobbiamo mettere da parte la teoria secondo cui ET ci stia mandando messaggi dallo spazio Mariano Bizzarri e intraprendere un nuovo approccio […] concentrandoci sugli extraterrestri che già popolano il nostro pianeta”. Davies è convinto che «strani microbi» appartenenti ad un diverso albero della vita (definito «biosfera ombra») sarebbero osservabili in alcune nicchie ecologiche isolate (deserti, vulcani, laghi salati e valli dell’Antartide), giunti sulla Terra dalle profondità siderali. Dubitiamo molto che tali asserzioni possano essere condivise dai biologi. Auguriamo al Professor Davies buona fortuna, a lui così come ad altri illustri scienziati impegnati a cercare forme di vita “altrove”: sugli asteroidi, su Marte o chissà, su Titano. Come a suo tempo aveva ricordato Lovelock – incaricato dalla NASA di programmare i primi studi di esobiologia – è certo difficile pianificare ricerche volte a trovare un “qualcosa” – come la “vita” - di cui ancor oggi non sapremmo fornire una definizione soddisfacente. Auguriamoci anche che progetti di tal fatta, in un periodo di vacche magre per un po’ tutte le Agenzie Spaziali, non finiscano con il sottrarre fondi preziosi per soddisfare discutibilissime teorie. (Mariano Bizzarri) 2010 Numero 1 SPACEMAG Storia di copertina 8 SPACEMAG Numero 1 2010 Storia di copertina Il clima cambia e i satelliti stanno a guardare Un pianeta in pericolo: il ruolo dell’osservazione terrestre nella lotta ai cambiamenti climatici 9 di Volker Liebig* I dati raccolti dimostrano che la Terra ha sempre subito grandi trasformazioni. Il cambiamento è una proprietà naturale del sistema Terra, ma ci sono prove sempre più schiaccianti che i cambiamenti imposti al sistema nel corso degli ultimi 150 anni non siano assolutamente confrontabili con quelli avvenuti in precedenza. Nell’ultimo secolo, l’umanità ha spinto le concentrazioni dei gas serra ben oltre i massimi raggiunti durante l’ultimo milione di anni. Per determinare se questi recenti cambiamenti indotti dall’uomo possano destabilizzare definitivamente il sistema Terra, bisogna comprendere a fondo e quantificare sia la naturale variabilità di questo sistema, sia le conseguenze delle attività umane. Le conseguenze di un riscaldamento del clima sono di vasta portata, con potenziali ricadute negative sulle falde acquifere e sulla produzione agricola mondiale. Si prevede che le temperature globali continueranno ad aumentare, con conseguente mutamento dei fenomeni atmosferici, innalzamento del livello dei mari e un incremento della frequenza e dell’intensità di eventi climatici estremi quali tempeste, inondazioni, siccità e ondate di calore. 2010 Numero 1 SPACEMAG Storia di copertina Comprendere il nostro pianeta e individuarne le tendenze I componenti fondamentali del pianeta Terra sono numerosi - atmosfera, terra, mare e ghiaccio. Le loro complesse interazioni creano e mantengono le condizioni che consentono la vita. Per fare in modo che gli scienziati possano comprendere i fenomeni collegati al mutamento climatico, è vitale poter osservare il quadro complessivo e determinare come questi processi si influenzano reciprocamente e sono influenzati dal sempre maggiore impatto delle attività umane. I dati dei satelliti hanno migliorato la nostra capacità di monitorare e comprendere questi effetti, nonché di mostrare in che modo l’accumulo in atmosfera di gas serra varia nel tempo. Analizzando i dati raccolti dal satellite Envisat dell’ESA dal 2003 al 2005, gli scienziati hanno prodotto la prima serie temporale che mostra la distribuzione globale dei più importanti gas serra antropogenici CO2 e metano - che contribuiscono al riscaldamento globale. Dati come questi sono cruciali per stabilire basi concrete per misurare i programmi di riduzione delle emissioni. Per fare in modo che gli scienziati siano in grado di identificare e analizzare tendenze e cambiamenti climatici di lungo periodo, è importante avere accesso a dati continui su lunghi periodi di tempo. ESA offre agli scienziati proprio questo, grazie a un archivio di dati di quasi venti anni. Per esempio, i dati acquisiti dai satelliti dell’ESA ERS-2 ed Envisat mostrano che i livelli del mare sono saliti di tre millimetri l’anno a partire dai primi anni novanta. Monitoraggio dei principali indicatori climatici La temperatura della superficie dell’oceano è una tra le più stabili delle diverse variabili geografiche che, se determinate globalmente, caratterizzano lo stato del sistema climatico della Terra. La misurazione della temperatura superficiale marina (SST) per lunghi periodi è uno dei mezzi più affidabili per stabilire il livello del riscaldamento globale. I dati che i satelliti di tutto il mondo stanno fornendo rientrano in un piano ambizioso per realizzare una nuova generazione di prodotti per la misurazione della SST in tempo reale da più sensori e in alta risoluzione. In futuro, questo piano offrirà una registrazione rigorosa dei dati climatici dell’SST. L’ESA sponsorizza il piano assieme all’ Ufficio Meteorologico Britannico e contribuisce al suo successo offrendo i dati del suo progetto Medspiration, che combina le informazioni raccolte da più sistemi satellitari per produrre una serie affidabile di dati sulla superficie marina per le acque circostanti il continente europeo e per l’intero oceano Atlantico. Una mappa dell’SST ad altissima risoluzione di tutti i 2 965 500 kilometri quadrati del mare Mediterraneo viene resa disponibile quotidianamente. Analizzando i dati raccolti da diversi satelliti ESA gli scienziati hanno prodotto la prima mappa globale della Co2 10 SPACEMAG Numero 1 2010 Storia di copertina La quantificazione degli incendi è anch’essa importante per lo studio continuativo del cambiamento climatico, dato che gli incendi non si limitano a distruggere antiche foreste ricolme di preziose forme di vita vegetale e animale, ma sono anche una delle principali cause di inquinamento atmosferico globale. Circa 130.000 kilometri quadrati di foresta (quasi metà delle dimensioni dell’Italia) vengono inghiottiti dalle fiamme ogni anno, pompando miliardi di tonnellate di fumo e di gas serra nell’atmosfera. Nel 1998, ad esempio, El Niño alimentò gli incendi nella regione del Borneo portando a un’emissione di ben 2,5 miliardi di tonnellate di CO2 nell’atmosfera, equivalenti all’emissione totale di carbonio dell’Europa in quell’anno. Da decenni i satelliti sorvegliano continuamente gli incendi che scoppiano sulla superficie della Terra. L’ESA ha sviluppato il primo atlante pluriennale degli incendi globali e rende disponibili online i dati quasi in tempo reale, tramite il proprio servizio ATSR World Fire Atlas. L’atlante, che è utilizzato anche per studi atmosferici, fornisce dati circa sei ore dopo l’acquisizione e rappresenta un’importante risorsa scientifica. La banca dati online copre il periodo compreso tra il 1995 e oggi, mentre i dati completi iniziano a partire dal 1997. Dal momento che i ghiacciai sono tra gli indicatori più affidabili del cambiamento climatico e poiché possono avere effetti importanti sulla disponibilità di acqua dolce, la conoscenza dei cambiamenti recenti e del comportamento futuro sono di grande interesse per i climatologi e gli organismi governativi. L’intenso dibattito pubblico in corso sulla effettiva rapidità con cui i ghiacciai dell’Himalaya si stanno ritirando sottolinea la necessità di un costante monitoraggio dei ghiacciai di tutto il mondo. A questo scopo, l’ESA ha fatto partire il progetto GlobGlacier nel 2007 come iniziativa di spicco finalizzata allo sviluppo e all’applicazione delle metodologie esistenti al monitoraggio di 20 000 ghiacciai, contribuendo cosí alla realizzazione di un inventario globale dei ghiacciai tramite osservazioni satellitari. Risposte efficaci alle esigenze degli scienziati Sebbene i dati satellitari forniscano un’immagine sempre più nitida del nostro pianeta, la comunità scientifica ha identificato le aree nelle quali la mancanza di serie di dati precisi rende ancora difficile una reale comprensione della Terra come sistema globale. Le esigenze sottolineate dagli scienziati includono l’ottenimento di dati sul campo gravitazionale terrestre, sulla quantità di umidità presente al suolo, sulla salinità degli oceani e sullo spessore delle calotte di ghiaccio terrestri e marine. In risposta a queste esigenze, l’ESA ha concepito una nuova famiglia di satelliti chiamati Earth Explorer sin dal 1999. Nel 2009, il satellite Gravity field and steady-state Ocean Circulation Explorer (GOCE) è stato il primo degli Earth Explorer a entrare in orbita. GOCE sta raccogliendo dati gravitazionali tridimensionali da tutto il globo per produrre la mappa più precisa del campo gravitazionale terrestre mai ricavata finora e per raffinare il modello del geoide. Una conoscenza precisa del geoide giocherà un ruolo molto importante nello studio del nostro pianeta, dei suoi oceani e della sua atmosfera. Servirà da modello di riferimento per le misurazioni e per i modelli di previsione del cambiamento del livello del mare, della circolazione oceanica e delle dinamiche delle calotte polari. Il satellite Soil Moisture and Ocean Salinity (SMOS) è stato il secondo Earth Explorer a entrare in orbita, alla fine del 2009. SMOS è il primo satellite progettato per mappare la salinità della superficie marina e per monitorare l’umidità del suolo su scala globale. 2010 Numero 1 SPACEMAG 11 Storia di copertina Questi dati contribuiranno a migliorare la capacità di previsione delle evoluzioni meteorologiche e degli eventi estremi, ma anche a rendere più precise le previsioni climatiche stagionali. CryoSat-2, il terzo Earth Explorer a essere lanciato in orbita, misurerà con precisione le variazioni di spessore del ghiaccio galleggiante sugli oceani polari e le variazioni dello spessore delle vaste calotte di ghiaccio che coprono la Groenlandia e l’Antartide, portando a una migliore comprensione del ruolo giocato dal ghiaccio nel sistema Terra. Oltre a questi, sono stati selezionati e sono in corso di sviluppo altri tre satelliti Earth Explorer. I climatologi hanno inoltre espresso preoccupazione in merito alla possibilità che carenze nelle osservazioni satellitari possano introdurre elementi di incertezza e portare a dei modelli erronei. Per rispondere a questa esigenza, l’ESA sta attualmente sviluppando cinque satelliti, chiamati Sentinel, dedicati alla sostituzione dei satelliti per i quali è programmato il ritiro dal servizio. I Sentinel vengono sviluppati nel contesto dell’iniziativa Global Monitoring for Environment and Security (GMES) dell’Unione Europea, che unisce la capacità dell’Europa di raccogliere e gestire i dati satellitari insieme ai dati raccolti in-situ relativi a problematiche ambientali e di sicurezza civile. Il GMES è uno dei programmi più ambiziosi e di più ampia portata mai intrapresi, una pietra miliare per le ambizioni spaziali dell’Europa. L’ESA è responsabile dello sviluppo e della gestione della sua componente spaziale. Pronti alla sfida La Convenzione dell’ONU sui cambiamenti climatici (UNFCCC) - un trattato ambientale internazionale per stabilizzare le concentrazioni di gas serra in atmosfera - ha da lungo tempo riconosciuto la necessità di osservazioni globali delle variabili climatiche per quantificare lo stato del nostro clima. Di conseguenza, nel 1992 si è istituito il Global Climate Observing System (GCOS) per garantire che le osservazioni di alta qualità necessarie per rispondere ai problemi correlati al clima venissero realizzate e rese disponibili a tutti gli utenti. Per raggiungere questo obiettivo, il GCOS ha definito una serie di variabili climatiche essenziali e ha richiesto alle agenzie spaziali di tutto il mondo di fornire per queste variabili una serie di dati climatici affidabili e di alta qualità. L’ESA ha risposto a questa chiamata con la sua nuova Climate Change Initiative. I dati archiviati dei satelliti dell’ESA vengono combinati con i dati delle nuove missioni per produrre informazioni su una vasta gamma di variabili climatiche, quali ad esempio le concentrazioni di gas serra, l’estensione e lo spessore delle calotte di ghiaccio marine, nonché la temperatura e l’altezza della superficie marina. L’iniziativa fornisce alla comunità scientifica internazionale un potente strumento per monitorare e comprendere appieno lo stato del sistema climatico e contribuire alla previsione dei possibili effetti di un cambiamento climatico. I satelliti hanno un ruolo cruciale nelle politiche ambientali internazionali 12 SPACEMAG Numero 1 2010 Storia di copertina Sostegno alle politiche ambientali internazionali Oltre che per la climatologia, i dati satellitari giocano un ruolo potenzialmente cruciale nell’attuazione delle politiche di risposta al cambiamento climatico. L’importanza di tagliare le emissioni di questi gas ‘antropogenici’, o di origine umana, è stata sottolineata dalla conferenza UNFCCC, il COP15, svoltasi a Copenaghen, (Danimarca) dal 7 al 18 dicembre 2009. I rappresentanti di vari governi del mondo hanno partecipato all’evento per decidere sulla portata delle future riduzioni delle emissioni di gas serra lavorando alla stesura di un nuovo accordo internazionale prima della scadenza del Protocollo di Kyoto, nel 2012. Si è raggiunto un accordo su un processo secondo il quale i paesi indicheranno i propri obiettivi su base volontaria. Seguirà un lungo negoziato per cercare di rendere vincolanti questi obiettivi e per includerli in un trattato internazionale. Ogni anno circa 13 milioni di ettari di foresta pluviale un’area delle dimensioni della Grecia - vengono disboscati rilasciando milioni di tonnellate di emissioni di carbonio in atmosfera. Secondo la nuova politica dell’UNFCCC, i paesi intenzionati e pronti a ridurre le emissioni derivate dalla deforestazione riceveranno incentivi economici in cambio di questo loro impegno. Per sostenere questa politica, l’ESA ha avviato il progetto Forest Monitoring. Per misurare la riduzione di emissioni derivanti dalla deforestazione, è necessario rilevare le variazioni di superficie e densità delle aree forestali, nonché stimare i cambiamenti risultanti nel volume di carbonio in atmosfera, confrontando i dati con un livello di riferimento storicizzato o una proiezione. I dati storici dei satelliti verranno forniti dagli archivi dell’ESA che partono dal 1991, mentre i dati futuri verranno forniti dai prossimi satelliti Sentinel. Il legame con la realtá quotidiana È molto importante rendere le immagini satellitari e le applicazioni più facilmente accessibili e comprensibili ai cittadini. Questo consente di far capire al pubblico l’effettivo impatto del cambiamento climatico a livello locale. L’ESA concentra i suoi sforzi in questo senso a Frascati, presso l’Earth Observation Centre (ESRIN). L’ESRIN è responsabile della raccolta, archiviazione e distribuzione dei dati satellitari di osservazione della terra agli utenti di tali servizi. I dati che i ricercatori dell’ESRIN ricavano dai satelliti dell’ESA consentono loro di condurre una vasta gamma di analisi. Per esempio, sono in grado di indagare sui cambiamenti dei livelli marini su lunghi orizzonti temporali e - piú vicino a noi - di stabilire di quanto si alzi e si abbassi il monte Etna a seconda del livello di attività sismica e vulcanica che si registra nel sottosuolo. Il Centro ha stretti collegamenti con l’industria europea, l’Unione Europea e i ministeri della protezione civile, dell’agricoltura e dell’ambiente degli stati membri dell’ESA, oltre che con le università, gli istituti di ricerca e le autorità locali. L’ESRIN, che dà lavoro a oltre 600 persone, coopera anche con organizzazioni internazionali, fra cui le agenzie dell’ONU e la Commissione Europea, e gioca un ruolo importante in numerosi progetti internazionali, fra cui l’International Charter on Space and Major Disasters. Su scala locale, l’ESRIN sorveglia 8000 aree ‘a rischio sismico’ in Italia, quali ad esempio l’Etna e il golfo di Napoli, mappando le variazioni del rischio. Si tratta di una parte cruciale della strategia di allarme preventivo per gli eventi sismici e vulcanici della regione. Dopo il terremoto da 6,3 gradi Richter che ha colpito L’Aquila e l’Italia centrale nell’aprile del 2009, gli scienziati dell’Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente (IREA-CNR) e dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) sono stati in grado di mappare Una visione del Nord Italia ripresa da COSMO-SkyMed 13 L’immagine COSMO-SkyMed a 1 metro di risoluzione spaziale riprende la sommità dell’Etna Un satellite della costellazione di COSMO-SkyMed 2010 Numero 1 SPACEMAG Storia di copertina le deformazioni della superficie e di notare immediatamente lo schema dello sciame sismico studiando dati radar del satellite Envisat dell’ESA e della costellazione COSMO-SkyMed dell’Agenzia spaziale italiana (ASI). Comprendere gli sciami sismici e i meccanismi di movimento delle faglie getta luce sui rischi sismici futuri dell’area interessata. Gli scienziati e le agenzie italiane sono state rapide a concretizzare i vantaggi offerti dai dati satellitari. Gli scienziati dell’Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente (IREA) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) hanno utilizzato i dati dell’Envisat per mappare i cambiamenti nella caldera dei Campi Flegrei - una regione ad anello che include diversi vulcani - e hanno scoperto che l’area si è sollevata di circa 2,8 centimetri dal 2005 al 2006. Dal 2002, l’osservatorio vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha incluso nei suoi rapporti di sorveglianza i dati ricavati dai satelliti,, un’innovazione seguita a un progetto con l’ESA denominato MINERVA (Monitoring by Interferometric SAR of Environmental Risk in Volcanic Areas). Risposte efficaci Da più di quarant’anni i satelliti forniscono dati preziosi sul nostro pianeta, aumentando la nostra conoscenza delle modalità con cui la Terra agisce come sistema complesso e interattivo e migliorando la nostra fiducia nelle previsioni relative ai cambiamenti climatici. La richiesta di dati di questo tipo aumenta quotidianamente dato che i governanti si trovano a fronteggiare la sfida del cambiamento ambientale, la gestione di uno sviluppo sostenibile e la risposta alle catastrofi naturali e ai problemi della sicurezza civile. Proprio per questo, l’incisivo programma di Osservazione della Terra dell’ESA prevede il lancio di ben 17 satelliti nei prossimi sette anni □ *Direttore Osservazione della Terra dell’ESA Our planet is in danger? 14 In order to analyse long-term climatic trends and changes, scientist need a continous flow of data R ecords show that the Earth has always undergone major changes. Change is a natural property of the Earth System, but there is mounting evidence that those imposed on the system during the last 150 years cannot be compared with any previous changes. In SPACEMAG Numero 1 2010 concentrations far beyond the maxima reached during the last million years. To determine whether these humaninduced recent changes could ultimately destabilise the Earth System, both natural system variability and the consequences of human activities have to be fully under- Cover story The consequences of a warming climate are far-reaching, potentially affecting fresh water resources and global food production. Global temperatures are predicted to continue rising, bringing changes in weather patterns, rising sea levels and increased frequency and intensity of extreme weather events such as storms, floods, droughts and heat waves. Understanding our planet and detecting trends Planet Earth is made up of many components – atmosphere, land, sea and ice. Their complex interactions create and maintain conditions that support life. In order for scientists to understand phenomena linked to climate change, it is vital to be able to see the big picture and to determine how these processes influence each other and are also increasingly influenced by human activity. Satellite data have improved our ability to monitor and understand this influence and show how atmospheric accumulations of greenhouse gases (GHGs) change over time. Analysing data from ESA’s Envisat satellite from 2003 to 2005, scientists produced the first time series showing the global distribution of the most important anthropogenic greenhouse gases – CO2 and methane – that contribute to global warming. Data like these are critical for establishing baselines by which to measure emission reduction programmes. For scientists to be able to identify and analyse long-term climatic trends and changes, it is important to have access to continuous data over long periods of time. ESA affords this to scientists by providing an archive of data going back nearly 20 years. For example, data acquired by ESA’s ERS-2 and Envisat show sea levels have been rising by three millimetres a year since the early 1990s. Monitoring key climate indicators The temperature of the surface of the ocean is one of the most stable of several geographical variables which, when determined globally, characterises the state of the Earth’s climate system. Measuring sea surface temperature (SST) on a long-term basis is one of the most reliable ways to establish the rate of global warming. Satellite data from around the world are feeding into an ambitious scheme to deliver a new generation of multi-sensor, highresolution SST products in real time. In the future, this scheme will deliver a rigorous SST climate data record. ESA is sponsoring the scheme along with the UK Met Office and is contributing to it with data from its Medspiration project, which combines data from multiple satellite systems to produce a robust set of sea surface data for the waters around Europe and also the whole of the Atlantic Ocean. An ultra high-resolution SST map of all 2 965 500 square kilometres of the Mediterranean Sea is being made available daily. Quantifying fire is also important for the ongoing study of climate change as fires not only destroy ancient forests full of valuable plants and wildlife but are also a major cause of global air pollution. Some 130,000 square kilometres of forest (almost half the size of Italy) are burnt each year, pumping billions of tonnes of smoke and GHGs into the atmosphere. The 1998 El Niño, for example, helped encourage fires across Borneo that emitted up to 2.5 billion tonnes of CO2 into the atmosphere, equivalent to Europe’s entire carbon emissions that year. Satellites have been continuously surveying fires burning across the Earth’s surface for decades. ESA developed the first multi-year global fire atlas and makes the data available to users online in near-real time through its ATSR World Fire Atlas. The atlas, which is also used to feed atmospheric studies, provides data approximately six hours after acquisition and represents an important scientific resource. The online database covers 1995 to present, with complete yearly coverage beginning in 1997. Since glaciers are among the most reliable indicators of climate change and because they can have a major influence on water availability, knowledge of the recent changes and future behaviour is of great interest for climate scientists and governing bodies. The ongoing intense public debate on how rapidly the Himalayan 2010 Numero 1 SPACEMAG 15 Cover story 16 glaciers are retreating highlights the necessity for the constant monitoring of glaciers worldwide. To this end, ESA started the GlobGlacier project in 2007 as a major effort to develop and apply existing methodologies to monitor 20 000 glaciers and contribute to a global glacier inventory using satellite observations. Responding to the needs of scientists Although satellite data have provided an ever-clearer picture of our planet, the scientific community has identified areas where precise data sets are still needed to gain a better understanding of the Earth as a global system. The needs outlined by the scientists included obtaining data on Earth’s gravitational field, the amount of moisture in soil, the salinity of the oceans and the thickness of land and sea ice. Responding to these needs, ESA adopted a new family of satellites called Earth Explorers in 1999. In 2009, the Gravity field and steady-state Ocean Circulation Explorer (GOCE) satellite became the first Earth Explorer in orbit. GOCE is collecting 3D gravity data all over the globe to produce the most accurate map of the Earth’s gravitational field to date and to refine the geoid. Precise knowledge of the geoid will play a very important role in the study of our planet, its oceans and atmosphere. It will serve as the reference model for our measurement and modelling of sea-level change, ocean circulation and polar ice cap dynamics. The Soil Moisture and Ocean Salinity (SMOS) satellite became the second Earth Explorer in orbit in late 2009. SMOS is the first satellite designed both to map sea surface salinity and to monitor soil moisture on a global scale. These data will contribute to better weather and extreme-event forecasting as well as seasonal-climate forecasting. CryoSat-2, the third Earth Explorer put into orbit, will accurately measure the changes in the thickness of floating ice in the polar oceans and variations in the thickness of the vast ice sheets that overlie Greenland and Antarctica, leading to a better understanding of the role ice plays in the Earth system. In addition to these, three other Earth Explorers have been selected and are under development. Climate scientists have also expressed concerns that gaps in satellite observations can introduce uncertainties and lead to erroneous modelling. In response, ESA is currently developing five dedicated satellites, called the Sentinels, to replace the satellites View of a hurricane from the International Space Station SPACEMAG Numero 1 2010 scheduled to go out of service. The Sentinels are being developed within the European Union’s Global Monitoring for Environment and Security (GMES) initiative, which brings together the capacity of Europe to collect and manage satellite and in-situ data on the environment and civil security. GMES is one of the most ambitious and encompassing programmes ever undertaken, and a cornerstone of European space ambitions. ESA is responsible for developing and managing its space component. Rising to the challenge The United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC) – an international environmental treaty to stabilise greenhouse gas concentrations in the atmosphere – has long recognised the need for global observations of climate variables in order to quantify the state of our climate. As a result, the Global Climate Observing System (GCOS) was established in 1992 to ensure that the high-quality observations needed to address climaterelated issues are obtained and made available to all users. To meet this goal, GCOS defined a set of Essential Climate Variables and called on space agencies worldwide to deliver high-quality reliable climate data sets of them. ESA has responded to this call with its new Climate Change Initiative. Archived ESA satellite data is being combined with data from new missions to produce information on a wide range of climate variables such as GHG concentrations, sea-ice extent and thickness, and seasurface temperature and height. The initiative provides the international scientific community with a powerful tool to monitor and understand better the state of the climate system and help to predict the effects a changing climate may bring. Supporting international environmental policies Beyond climate science, satellite data play a potentially critical role in the implementation of policies that address climate change. The importance of cutting emissions from these ‘anthropogenic’, or manmade, gases was highlighted at the UNFCCC Conference, COP15, in Copenhagen, Denmark, from 7–18 December 2009. Government representatives from around the world gathered at the event to decide on the future extent of reductions in greenhouse Cover story gas emissions by working out a new international agreement before the Kyoto Protocol expires in 2012. What was agreed upon was a process whereby countries will list their targets voluntarily. A long negotiation will follow to try to make these binding and included in an international treaty. Every year some 13 million hectares of rainforests — an area the size of Greece — are cut down releasing millions of tonnes of carbon emissions into the atmosphere. Under a new policy of the UNFCCC, countries that are willing and able to reduce emissions from deforestation would be financially compensated for doing so. To support the policy, ESA has started the Forest Monitoring project. In order to measure reduction of emissions from deforestation, it is necessary to detect changes in forest area and density and estimate resulting carbon stock changes, in comparison with a historical reference level or projection. Historical satellite data will be supplied from ESA archives dating back to 1991, and future data will be provided by the upcoming Sentinel satellites. Making the connection Making satellite imagery and applications more easily accessible and understandable to the general public is very important, so they can see the impact that climate change has at the local level. This undertaking is being carried out in Italy at ESA’s Earth Observation Centre (ESRIN) in Frascati. ESRIN is responsible for collecting, storing and distributing EO satellite data to those who use its services. The data that ESRIN researchers capture from the ESA satellites enables them to conduct a range of analyses. For example, they are able to investigate changes in sea levels over long periods of time and – closer to home – how much Mount Etna rises and lowers depending on the level of volcanic and seismic activity underneath. The centre has close links with European industry, the European Union and the civil protection, agriculture and environment ministries within ESA Member States, as well as universities, research institutes and local authorities. ESRIN, which employs over 600 people, also cooperates with international organisations including UN agencies and the European Commission, and plays an important role in many international projects, including the International Charter on Space and Major Disasters. Acting locally, ESRIN monitors 8000 seismically ‘at risk’ areas in Italy such as Etna and the Bay of Naples, mapping risk changes. This is a crucial part of the earlywarning strategy for earthquakes and volcanic eruptions in the region. After the 6.3 earthquake that shook L’Aquila in central Italy in April 2009, scientists from Italy’s Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’ Ambiente (IREACNR) and the Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) were able to map surface deformations and immediately see the pattern of the earthquake by studying satellite radar data from ESA’s Envisat and the Italian space agency’s (ASI) COSMO-SkyMed constellation. Understanding earthquake patterns and faulting mechanisms sheds light on future seismic risks in the area. Italian scientists and agencies have been quick to embrace the benefits satellite data can provide. Scientists at the Institute for the Electromagnetic Sensing of the Environment (IREA) of the Italian National Research Council (CNR) used Envisat data to map the changes in the Campi Flegrei caldera – a ring-shaped region that includes several volcanoes – and discovered the area has uplifted about 2.8 centimetres from 2005 to 2006. Since 2002, the Vesuvius Observatory of Italy’s National Institute of Geophysics and Volcanology has included satellitederived data in its Surveillance Reports, an innovation following a project with ESA called MINERVA (Monitoring by Interferometric SAR of Environmental Risk in Volcanic Areas). Meeting the demand For more than 40 years, satellites have delivered valuable data about our planet, increased our knowledge of how the Earth works as an interacting, complex system and have improved our confidence in climate change predictions. Demands for these data are increasing daily as decision-makers are faced with responding to environmental change, managing sustainable development and responding to natural disasters and civil security issues. In response, ESA’s vigorous EO programme will launch 17 satellites over the next seven years □ 2010 Numero 1 SPACEMAG 17 Storia di copertina Terremoti: l’occhio dei satelliti per le operazioni di soccorso Il contributo più importante è fornire il quadro della situazione a terra di Angelo Mauri 18 D opo i violenti terremoti che hanno colpito recentemente Cina, Italia e Haiti, i sistemi di telerilevamento sono riusciti in poche ore a fornire dati preziosissimi, consentendo un coordinamento e un dispiegamento più efficace dei soccorsi. Il contributo maggiore offerto dalle immagini satellitari è di proporre un quadro per quanto possibile chiaro della situazione a terra, e dar modo a chi gestisce le operazioni di primo soccorso di poter decidere rapidamente e con efficacia. Nel post terremoto, infatti, la velocità nel reperire informazioni è fondamentale per salvare vite umane, mettere in sicurezza le zone colpite, predisporre aree di accoglienza dei senzatetto. Tra le numerose aziende che nel mondo sono attive nel campo del telerilevamento si è particolarmente distinta durante le emergenze citate la società italiana e-GEOS, costituita da Telespazio (Finmeccanica/Thales) e dall’Agenzia Spaziale Italiana. e-GEOS, come per altre aree applicative, persegue un approccio orientato a fornire applicazioni rivolte all’utente finale utilizzando vari tipi di dati: VHR (Very High Resolution) ottici e radar; ciò costituisce un fattore determinante per abbreviare i tempi di risposta all’emergenza e fornire una ampia gamma d’ informazioni in caso di terremoto. In primo luogo e-GEOS può disporre dei dati radar dei satelliti del sistema duale COSMO-SkyMed realizzato dall’ASI con il ministero della Difesa italiano con il contributo determinante delle aziende del Gruppo Finmeccanica: Telespazio e Thales Alenia Space. COSMO-SkyMed è oggi una costellazione di tre satelliti, un quarto sarà lanciato alla fine del 2010, e permette l’osservazione di un punto del nostro Pianeta con un’altissima frequenza di rivisitazione. e-GEOS, inoltre, può contare sui dati ottici di satelliti avanzatissimi, come GeoEye-1 e IKONOS, generando una offerta di soluzioni applicative nel settore delle geospatial information fino ad oggi impossibile. In caso di calamità, come appunto i terremoti, l’approccio multi-missione di e-GEOS consente alla società di poter rispondere prontamente alle richieste di dati georeferenziati: mappe dettagliate, informazioni sulla percor- SPACEMAG Numero 1 2010 ribilità delle strade, spostamento del terreno, prima valutazione dei danni alle strutture. In particolare i dati radar satellitari sono stati utilizzati in Cina, in Abruzzo e più recentemente ad Haiti. CINA, 12 maggio 2008: la provincia del Sichuan è colpita da un terremoto di magnitudo 7,8 gradi della scala Richter: i morti sono 80.000, case, infrastrutture e strade sono crollate, alcune zone sono rimaste isolate. Le pessime condizioni meteo rendono impossibile l’invio di aerei ed elicotteri. I movimenti via terra sono altrettanto difficoltosi: non si conoscono le condizioni di strade e ponti. Un altro pericolo è rappresentato dalle grandi dighe che potrebbero essere crollate o danneggiate, quella di Zipingpu, ad esempio, non si trova lontana dall’epicentro del sisma. Le nuvole sovrastano l’intera area e quindi i satelliti ottici non possono operare. Il Governo Italiano e l’ASI mettono a disposizione delle autorità cinesi la costellazione COSMO-SkyMed: dal Centro Spaziale del Fucino di Telespazio sono pianificate le acquisizioni satellitari sulle aree colpite dal sisma; intanto un team di tecnici di e-GEOS è entrato in allarme. E’ il satellite COSMO-2 a scaricare i primi dati al Centro Spaziale di Matera. Le immagini sono processate dal team e-GEOS e consegnate al governo cinese appena 28 ore dopo la scossa principale. In una di queste immagini appare la diga di Zipingpu, con il suo immenso invaso che sovrasta la città storica di GuanXian. I satelliti radar italiani continueranno a monitorarla anche nei giorni seguenti. Le immagini utilizzate sono Spotlight (1 metro di risoluzione): la loro precisione permette di controllare lo stato di infrastrutture come ponti ed edifici. A causa delle condizioni meteo avverse il SAR (Synthetic Aperture Radar) di cui è dotata la costellazione COSMO-SkyMed è l’unico strumento in grado di penetrare le nuvole e fornire immagini precise delle aree terremotate. Dopo la prima fase di emergenza, COSMO-SkyMed ha continuato il monitoraggio dell’area realizzando ben 247 acquisizioni nel periodo tra il 28 maggio e il 15 giugno 2008. Un contributo fondamentale ai soccorsi, riconosciuto anche dalla stampa cinese. ITALIA, 6 aprile 2009: alle 03,32 un terremoto di magnitudo 5,8 della scala Richter colpisce la città dell’Aquila e la sua provincia. Tramite AGEA (l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura) il Dipartimento di Protezione civile allerta e-GEOS. La prima immagine post evento sismico viene acquisita solo poche ore dopo la scossa principale: è un’immagine ottica ad alta risoluzione dal satellite IKONOS. e-GEOS dispone di un ampio GeoDataBase costituito da immagini satellitari e aeree dell’intero territorio nazionale italiano. Grazie a questi dati, i tecnici iniziano un’analisi di change detection, confrontando immagini pre e post sisma, e producono un primo report di valutazione dei danni in cui sono evidenziati i crolli e i cambiamenti del suolo. Tali dati sono a disposizione della Protezione civile dalle ore 04.00 del 7 aprile. AGEA, attraverso il consorzio Telaer guidato da e-GEOS, dispone nuove ricognizioni aeree sull’Aquila per i giorni del 6 e 7 aprile. La risoluzione di queste immagini arriva fino a 20 centimetri: sono dati preziosi che consentono analisi aggiornate e sempre più accurate. Intanto, grazie alla stretta collaborazione tra ASI, Telespazio ed e-GEOS, anche la costellazione COSMO-SkyMed è entrata in azione. I dati radar consentono un’analisi interferometrica della zona colpita. I primi due interferogrammi sono stati ottenuti utilizzando i dati processati dall’Istituto IREACNR (Istituto rilevamento elettromagnetico dell’ambiente) e da e-GEOS. Entrambi si basano su immagini della stessa zona geografica acquisite con gli stessi angoli di veduta, in tempi Storia di copertina diversi, allo scopo di misurare, mediante l’utilizzo di algoritmi specifici, deformazioni della superficie terrestre. Nell’interferogramma l’informazione è data da frange colorate; un ciclo completo di colori corrisponde ad uno spostamento del terreno di circa 15 mm. Vicino all’epicentro del sisma si misurano 15 cm di spostamento del suolo. Dati radar di questo tipo contribuiscono allo studio dei meccanismi che hanno causato il terremoto. Le acquisizioni radar del 9 aprile hanno in particolare consentito, attraverso la sovrapposizione di immagini delle stesse zone riprese il 22 marzo, un’ulteriore analisi di change detection, ovvero delle variazioni pre e post sisma; la visualizzazione è basata sull’attribuzione di falsi colori ai dati. Il monitoraggio è continuato anche nei giorni dopo il terremoto, ovvero i dati radar sono stati utilizzati non solo per l’analisi degli spostamenti co-sismici (dovuti alla scossa principale) ma anche per monitorare i movimenti post-sismici (dovuti alle scosse di assestamento). COSMO-SkyMed. In parallelo il team operativo di e-GEOS recupera dati pregressi sull’area tra cui immagini satellitari radar e ottiche, topografia e reticoli stradali. Il 16 gennaio, in collaborazione con il Department of Field Support (UN-DFS) delle Nazioni Unite, il team di lavoro GMOSAIC (Rapid Geospatial Reporting Service Team), di cui fa parte e-GEOS con partner quali EUSC (European Union Satellite Centre), inizia a fornire dati processati. Immagini e mappe del territorio di Haiti sono consegnate a Nazioni Unite, Croce Rossa spagnola e ai ministeri italiani degli Affari Esteri (Unità di Crisi) e della Difesa. Si tratta di mappe di valutazione del danno che individuano i crolli, lo stato delle infrastrutture e degli edifici; a queste si affiancano mappe di percorribilità stradale che forniscono ai soccorsi un quadro chiaro sulle condizioni delle vie di comunicazione, in gran parte ostruite dalle macerie. Da satellite sono inoltre individuati gli assembramenti degli sfollati che nascono spontaneamente nei parchi e nelle aree aperte della città. Le prime analisi interferometriche e di change detection basate su dati radar COSMO-SkyMed sono fornite il 18 gennaio. Nei terremoti di Cina, Italia e Haiti i sistemi di telerilevamento sono stati fondamentali per acquisire informazioni sulle zone colpite, un contributo che ha permesso un miglior coordinamento e utilizzo dei soccorsi. La possibilità di integrare dati radar e ottici si è rivelata fondamentale per acquisire una gamma completa d’informazioni. Per il futuro, la sfida è sicuramente quella di abbreviare ancora di più i tempi di risposta alle emergenze. In questo senso, il lancio del quarto satellite della costellazione COSMO-SkyMed porterà un contributo notevole aumentando la copertura globale della costellazione e abbassando il tempo di revisit su ogni punto della Terra □ Skymed e GeoEye in poco tempo hanno acquisito le immagini del sisma di Haiti HAITI, 12 gennaio 2010: una scossa di terremoto di 7,0 gradi della scala Richter, con epicentro localizzato a circa 25 chilometri in direzione Ovest-Sud-Ovest della capitale Port-au-Prince colpisce lo Stato caraibico di Haiti. Alla scossa principale seguono una lunga serie di repliche, quattordici delle quali di magnitudo compresa tra 5,0 e 5,9. Lo stato di Haiti è in ginocchio, totalmente incapace di far fronte a una tragedia che per numero di vittime può essere paragonata al terribile Tsunami del dicembre 2004. La comunità internazionale si mobilita, e-GEOS agisce nell’ambito del progetto G-MOSAIC (GMES services for Management of Operations, Situation Awareness and Intelligence for regional Crises) dell’Unione Europea, di cui è coordinatore. A poche ore dal sisma il satellite ottico ad alta risoluzione GeoEye-1 acquisisce la prima immagine di Port–au–Prince. La prima immagine radar è del giorno seguente: una Spotlight 2010 Numero 1 SPACEMAG 19 Storia di copertina Earthquakes: satellites vital in aid operations At l’Aquila monitoring went on for many days to register aftershocks and inherent dangers E 20 arthquakes have been stealing the scene recently on world news, with their terrible effects and their unending toll of human lives. Soon after the earthquakes hitting China, Italy and Haiti in the last few years the useful data relayed in the following hours by remote sensing systems helped coordinating efficiently rescue operations on the ground. The Italian e-GEOS ranks among the many remote sensing operators in the field. Created byTelespazio and the Italian Space Agency it supplies radar and VHR optical data gathered by the dual system COSMO-SkyMed developed jointly by ASI and the Italian Defence Ministry. COSMO-SkyMed consists of a constellation of three satellites soon to be implemented by a fourth one covering our planet with a high frequency of passages. Optical data collected by last generation satellites such as GeoEye-1 and IKONOS complete COSMO-SkyMed geospatial information offer. Satellite radars in particular were very helpful in recent emergency since they can operate 24h a day under every meteorological condition. China, May 12, 2008. A 7.8 Richter scale earthquake hits the Sichuan Province, the worst since 1976 killing 80,000 persons, isolating many areas. Chinese Premier Wen Jiabao alerts the Army, but weather conditions inhibit flying in the whole region and blind optical satellites. There is no information on disrupted communications, railroads, roads and the great Zipingpu dam nearby. The Italian Government and the Italian Space Agency, offer to Chinese authorities the images taken by COSMOS-SkyMed satellite. The images unloaded at the Matera Space Center and processed by an e-GEOS team reach Beijing 28 hours after the first shock showing in detail the Zipingpu dam. Two days after the quake the first images of the isolated city of Beichuan show total destruction on the south side and the river crossing the city clogged by landslides. The COSMOSSkyMed Spotlight images can be used to assess damages on buildings and bridges. Because of bad weather only the COSMO-SkyMed Synthetic Aperture Radar, SAR, can pierce the clouds and show situation on the ground. After the quake the area has been monitored by COSMO-SkyMed with more than 240 passages, its role in rescue operations being praised by the Chinese press. Italy, April 6, 2009: at 03.32A a 5.8 Richter scale earthquake hits L’Aquila and its province in Central Italy. The Civil Defence Agency alerts e-GEOS and a special team is in action around the clock. First high-resolution images are unloaded just a few hours after the event by the IKONOS satellite. Thanks to e-GEOS constantly updated GeoDataBase archives images can be compared and analysed for changes detection. Results are forwarded to the Civil Defence Agency 24 hours after the earthquake. AGEA, through the Telaer Consortium led by e-GEOS, orders new air reconnaissance over the region bringing resolution down to 20 cm for more accurate inSPACEMAG Numero 1 2010 ventory of damages. Thanks to close cooperation between ASI, Telespazio and e-GEOS the COSMO-SkyMed starts operating supplying an interferometric analysis of the disaster area. By comparing radar images of the same area taken from the same viewpoints at different times, even the slightest deformation as small as 15mm can be detected. Near the epicentre the soil is deformed by 15cm. All these data can help in understanding the origin of earthquakes. The whole city of L’Aquila has been studied in this way, comparing pre-seismic images and contributing to a correct damage assessment. At l’Aquila monitoring went on for many days to register aftershocks and inherent dangers. Haiti, January 12, 2010: a 7.0 Richter scale earthquake hits the Caribbean republic of Haiti its epicentre being just 25 km WSW of its capital city, Port-au-Prince. The main shock is followed by a cluster of aftershocks, fourteen of them with a magnitude ranking between 5.0 and 5.9 Richter scale. The proportions of the disaster equal the Dec. 2004 Tsunami and international aid is under way a few hours after the seism. E-GEOS operates as main coordinator within the EU project called G-MOSAIC (GMES services for Management of Operations, Situation Awareness and Intelligence for regional Crises). The first satellite pictures of Port-au-Prince in ruins arrive from the high resolution optical satellite GeoEye-1 while an e-GEOS documentation team retrieves the region’s past images – both optical and radar ones – as well as road maps and topography. On Jan. 16 the first processed data are available thanks to the work of the G-MOSAIC Rapid Geospatial Reporting Service Team formed by e-GEOS staff and partners like the EUSC (European Union Satellite Centre) in close cooperation with the UN Department of Field Support (UNDFS). Images are immediately forwarded to UN, the Spanish Red Cross and the Italian Defence and Foreign Affairs Ministries. Maps assess damages pinpointing collapsed buildings and dangerous areas and supply vital information on the road network indicating obstructions and by-passes. Satellites monitor also the first spontaneous grouping of survivors in the city parks and open spaces. On Jan. 18 the radar data collected by COSMO-SkyMed supply the first interferometric analyses on change detection, while direct intervention on the disaster area by the Italian Government rescue teams relies on support from e-GEOS and ASI helping ground them to pick up their way among the rubble and the debris. These three tragic episodes underline once more the fundamental importance of remote sensing (combining optical and radar data) to get a complete picture in order to coordinate quickly and efficiently rescue operations. Next step will be to reduce the time of satellites’ intervention. To achieve this a major contribution will come from the launching of the fourth COSMO-SkyMed satellite: the constellation now complete will guarantee a higher frequency in revisiting disaster areas □ Storia di copertina Sarà possibile in futuro prevedere i terremoti? Lo spazio è un punto di osservazione privilegiato che consente di osservare enormi superfici con pochi satelliti di Roberto Battiston* I l sisma dell’aprile 2009 in Abruzzo, quello cinese di Wenchuan del maggio 2008, le catastrofi del maremoto del 2004 nell’ oceano indiano e di Haiti lo scorso gennaio 2010, riportano periodicamente alla ribalta della cronaca, in modo clamoroso ma spesso assai poco scientifico, il tema della prevedibilità dei terremoti. Ad oggi, purtroppo, non esiste un metodo di predizione affidabile. Esistono pero’ numerose osservazioni di anomalie (onde elettromagnetiche di bassa frequenza, effetti luminosi, variazioni termiche, rilasci di radon, livello della falda acquifera, modifiche delle proprietà della ionosfera o della magnetosfera, sciami sismici, etc.) che avvengono ore, giorni, talvolta settimane prima di sismi importanti. Ciò è documentato in centinaia di articoli scientifici, decine di conferenze e libri (referenza: il bel libro Ionospheirc Percursors of Earthquakes, di Pulinets e Boyarcuk , Editore Springer) dedicati ai fenomeni precursori. Per cui non si puo’ sostenere che, in linea di principio, non si possa predire l’avvento di un sisma. Vi è pero’ una difficoltà intrinseca legata alla vastità del territorio da monitorare. Le misure necessarie per lo studio dei precursori sono di tipo locale. Equipaggiare migliaia di km quadrati con opportuni sensori ha un costo altissimo e non garantisce dati significativi, come mostrano decenni di studi sulla faglia di S. Andrea in California. Per cui i dati a disposizione sui precursori non sono sistematici. Ma questo non significa che questi fenomeni non siano di enorme entità. Grazie a tecniche basate sui segnali dei satelliti GPS, sono state osservate anomalie ionosferiche sopra regioni poi colpite da un sisma. Nel caso delle emissioni del Radon, l’isotopo instabile Rn222 ha 3,82 giorni di vita media e rilascia in ogni decadimento 5,8 MeV di energia che si trasforma in calore. E’ stato calcolato che in coincidenza con il terribile sisma di Sumatra del 26 dicembre 2004, l’energia termica rilasciata dal Radon abbia superato di 8 volte l’energia meccanica liberata dal terremoto. Quantità così grandi di energia e di ionizzazione dell’ aria sono in grado di alterare localmente le proprietà della colonna atmosferica al punto da formare nuvole di condensazione, fenomeno riportato con una certa frequenza in collegamento con terremoti importanti anche se, occorre dirlo, in modo non sistematico e non del tutto convincente. Importanti perturbazioni elettriche e magnetiche sono inoltre state osservate sia da terra che dallo spazio. Lo spazio rappresenta un punto di osservazione privilegiato, permettendo di monitorare enormi superfici con 2010 Numero 1 SPACEMAG 21 Storia di copertina Earthquakes can be foreseen? C 22 an earthquakes be foreseen? After Haiti, 2010, L’Aquila, 2009, Wenchuan, 2008, Tsunami, 2004, this is apparently the question of the century. Alas, the answer is no, not now, not yet. There are symptoms indeed of possible earthquakes occurring hours, days, even weeks before the event: low frequency electro magnetic waves, light effects, thermal and ground-water level variations, radon releases, ionosphere and magnetosphere alterations fill the scientific literature on earthquakes. So unpredictability is not absolute, the actual difficulty is the vast expanse of land that ought to be monitored. Precursors can be detected by sensors but spreading sensors on thousand of square miles is far too expensive and is not fail-proof as in the St. Andrew Fault case in California, USA. Thanks to GPS satellites signals, ionosphere anomalies have been observed over regions that afterwards experienced an earthquake. During its 3,82 days of ‘life’ Radon releases enormous amounts of energy turning instantly to heat. In the 2004 Sumatra earthquake, thermal energy by Radon was eight times more powerful than the mechanical one. Those ample variations may alter atmosphere locally condensing clouds over the area, but not always, not systematically enough to be completely reliable symptoms of impending events. Important electric and magnetic perturbations have been recorded by satellites in space, an ideal location to monitor wide expanses of land. Earthquake frequency is high, two a day at least pass the Richter scale point 5 and precursors – even if non completely reliable - can be spotted from space: for instance electromagnetic fields can be measured and their alterations detected, ionosphere is under observation since decades and cloud formations are monitored around the clock by meteorological satellites and can be checked against other earthquake precursors. Being earthquake-prone Italy is particularly keen on early detection from space. Twenty years ago ASI started studying a satellite, Esperia, for monitoring the country. Esperia never left the drawing table, but in 2004 France launched its DEMETER, the firs satellite to detect electromagnetic and ionosphere quake precursors, followed by Russia contemplating a full constellation. In the 2005 Marco Polo mission a elementary particles technological demonstrator, LAZIO-Sirad, was carried to the ISS by Italian astronaut Roberto Vittori to study the Van Allen belt. China is joining the space earthquake spotters to monitor the particles falling from the Van Allen belt when hit by Earth-originated electromagnetic perturbations. Earthquakes prevision methods to spare human life losses and devastating material damages are the object of growing attention by the scientific world. It must be reminded that in this case knowledge is still far from being certain and much research is still needed. But stakes are too high to overlook any possible way of foreseeing earthquakes and prevent their terrible consequences □ SPACEMAG Numero 1 2010 un numero limitato di satelliti. Proprio quello che serve per studiare fenomeni localmente rari come i terremoti, tenuto conto che ogni giorno sulla terra ve ne sono in media un paio con magnitudine maggiore di 5 nella scala Ricther. Ma dallo spazio si possono osservare anche i fenomeni precursori? La risposta sembra essere incoraggiante. I campi elettromagnetici, ad esempio, collegano la terra con la magnetosfera. Essi possono essere misurati dallo spazio e le loro alterazioni possono influenzare la stabilità delle fasce di Van Allen causando la precipitazione di particelle elementari energetiche (protoni, elettroni). La ionosfera è osservabile in modo sistematico con satelliti ionosonda con tecniche disponibili da decenni nonchè con misure in loco delle caratteristiche del plasma ionosferico. Per non parlare dei fenomeni nuvolosi osservati con regolarità dai satelliti metereologici che forniscono un enorme data base di informazioni che possono studiate e correlate con fenomeni sismici. L’Italia ha una tradizione decennale nello studio dei fenomeni sismici dallo spazio. Già nel 2000 era stato effettuato per conto dell’ ASI uno studio di fase A di un satellite, Esperia, dedicato a questo tipo di studi. Purtroppo non se ne fece nulla ma nel 2004 la Francia ha messo in orbita DEMETER, un piccolo satellite per molti versi simile ad Esperia, che ha permesso per la prima volta di studiare dallo spazio in modo sistematico precursori sismici di tipo elettromagnetico e ionosferico. La Russia sta sviluppando un programma analogo, che prevede addirittura una costellazione satellitare. Sempre per l’Italia, nel 2005 Roberto Vittori ha portato in orbita durante la missione “Marco Polo” sulla ISS un dimostratore tecnologico, LAZIO-Sirad, contentente un rivelatore di particelle elementari sviluppato dall’ INFN e dedicato allo studio della stabilità delle fasce di Van Allen. La Cina, infine, ha approvato per il 2013 un satellite interamente dedicato a questi studi, CSES, che sta per China Seismo Electromagnetic Satellite : questo satellite sarà realizzato nell‘ ambito di una collaborazione internazionale e potrebbe ospitare rivelatori di particelle ionizzanti realizzati in collaborazione con l’ASI, analoghi a LAZIO-Sirad, che risultano particolarmente indicati per lo studio delle particelle che “precipitano” dalle fasce di Van Allen in seguito ad una perturbazione elettromagnetica proveniente dalla terra. L’attenzione verso gli studi di precursori sismici dallo spazio è quindi crescente. Naturalmente occorre sottolineare siamo ancora in una fase esplorativa, ed è presto per parlare di applicazioni e di affidabilità nelle previsioni dallo spazio: solo attraverso la ricerca si puo’ pero‘ sperare di arrivare a dei risultati utilizzabili. La posta in gioco è pero’ talmente alta che non si deve lasciare nulla di intentato □ *Presidente della Commissione II Sezione INFN di Perugia; componente del Comitato Tecnico Scientifico dell’ASI Storia di copertina Cosmo-Skymed tra presente e futuro C he ruolo ha avuto Cosmo-Skymed nella gestione dei soccorsi del recente sisma ad Haiti? La costellazione di satelliti è stata attivata d’intesa con la Protezione Civile, il ministero degli Esteri e quello della difesa per fornire immagini sulle zone disastrate in modo da dare informazioni utili all’individuazione da un lato delle aree colpite dal sisma e dall’altro per l’identificazione di strade e di zone dove poter allestire dei campi di assistenza alla popolazione. Abbiamo anche lavorato con il progetto “G-Mosaic” con l’Ue che si è attivato su richiesta della Support Unit delle Nazioni Unite per poter integrare i dati di Cosmo a quelli del satellite Geoeye, di cui in Europa siamo distributori esclusivi, per fornire prodotti a valore aggiunto che poi sono stati resi disponibili sui siti web delle varie Ong che si sono attivate per questa calamità. Dopo essere stato utilizzato in Abruzzo e ad Haiti crede che questo sistema di osservazione terrestre si sia ritagliato un ruolo fondamentale nella gestione delle emergenze? Si, assolutamente lo aveva già fatto nel maggio del 2008, quando pur non operativo e con solo 2 satelliti, era stato il sistema più veloce, tempestivo e corretto nell’acquisire i dati sul terremoto di Sichuan in Cina. In quel caso l’area interessata dal sisma era stata di circa 300 mila chilometri quadrati pari alla superficie dell’Italia, che è stata acquisita in meno di 15 giorni. Le immagini raccolte possono avere un ruolo importante anche per la prevenzione delle calamità naturali? Si possono fare delle attività di prevenzione, ma si tratta solo dal punto di vista idrogeologico, cioè rischi di frane o di subsidenza perché tramite elaborazioni particolari di tipo interferometrico si possono monitorare gli spostamenti, anche dell’ordine del millimetro, del terreno in maniera tale da poter identificare le zone maggiormente a rischio. Mentre non si può misurare la deformazione del terreno soggetto a pressioni di tipo di geologico. Non è possibile, non ci sono ancora risultati di alcun tipo in termini di previsione di un terremoto. Quali sono i maggiori impieghi di Cosmo? I maggiori impieghi sono nella difesa, per quanto riguarda la sicurezza, il controllo dei traffici illegittimi, dell’immigrazio- Marcello Maranesi, Ad di E-Geos:“Una costellazione di satelliti nettamente superiore ai suoi competitor” di Andrea Drudi ne clandestina e del controllo dei confini terresti. Nel campo campo agricolo e forestale per la gestione delle risorse naturali rinnovabili, nel settore della pesca per la sorveglianza delle attività e in generale sulla gestione del rischio inteso geologico. Infine grazie al “rapid maping”, in caso di disastri ed emergenze naturali Cosmo è di fondamentale importanza per acquisire il prima possibile le immagini anche in condizione di cielo nuvoloso o di notte. Che grado di precisione hanno le immagini? La risoluzione può essere di un metro o 3 metri, quindi sono adeguate per essere abbinate ad interpretazioni di tipo interferometrico in modo da poter essere confrontate con le acquisizioni precedenti di uno stesso luogo così si possono evidenziare in maniera molto chiara i cambiamenti che ci sono stati dopo un determinato evento naturale. Qui poi entrano in gioco i tecnici della protezione civile che dopo aver valutato la situazione che si rileva dalle immagini studiano la soluzione migliore per poter gestire i soccorsi. Attualmente state lavorando più con clienti civili o militari? Stiamo lavorando molto con entrambi, nelle emergenze capita spesso che si lavora a stretto contatto con Protezione Civile e Difesa che hanno caratteristiche di operatività molto simili e quindi c’è una forte interazione tra i due. Quanti accordi internazionali sono stati siglati per l’utilizzo delle immagini? Abbiamo firmato accordi in Medio Oriente, in Cina, negli Stati Uniti, in Canada, in Brasile, in Giappone, in Russia e in varie nazione Europee. Diciamo che ormai la dimensione del mercato è sicuramente mondiale e le caratteristiche uniche del sistema Cosmo-Skymed, una costellazione di 3 satelliti in 2010 Numero 1 SPACEMAG 23 Storia di copertina orbita e con il quarto satellite pianificato per la fine dell’anno, sono superiori rispetto ai suoi competitor, un satellite tedesco ed uno canadese. Come funzionano i rapporti con la Difesa, i militari possono bloccare l’utilizzo dei dati per ragioni di sicurezza come avviene per il gps americano? Tutti i satelliti di rilevamento hanno la cosiddetta “Data Policy” che viene approvata dal governo che finanzia, lancia ed è responsabile del sistema satellitare. Oggi esistono in orbita sistemi americani, tedeschi, canadesi, francesi, italiani ecc. e tutti hanno una policy di commercializzazione secondo cui finche le rilevazioni sono al di sotto del metro non richiedono particolari controlli o verifiche. Quando si rientra nel campo delle rilevazioni piuù “spinte” tutti i paesi hanno degli accorgimenti standard o dell’Onu o della Nato per cui verso certi Stati ci possono essere delle restrizioni per motivi di sicurezza nazionale. Ci sarà anche un Cosmo 2? Si, assolutamente l’Agenzia Spaziale Italiana e il ministero delle Difesa hanno già siglato un’intesa preliminare su questo progetto. L’ASI sta già finanziando una ricerca sugli studi preliminari per la realizzazione di un Cosmo di seconda generazione. 24 Qual è la durata della vita di un singolo satellite della costellazione? La durata media nominale è di 5 anni. Però i satelliti sono stati messi in orbita con elevata precisione e si ipotizza una durata media di 7 anni per ogni satellite. E-geos si potrebbe candidare anche per la gestione di Galileo, una volta entrato in funzione? I dati di Galileo sono qualcosa di diverso, si tratta di dati di posizionamento. Noi ci lavoreremo, ma non credo esisterà un ente commerciale che li venda. Ci sarà una distribuzione che attualmente credo non sia stata ben identificata per un approccio imprenditoriale sulla commercializzazione dei dati. Noi sicuramente pensiamo a Galileo come uno strumento che può dare informazioni di posizionamento che andranno a posizionarsi sugli strati di informazione geografica che noi produciamo. Quindi ci sarà un’integrazione in questo senso, ma rimarremo più legati ad applicazioni e servizi piuttosto che ad una distribuzione dei dati di Galileo □ Uno dei primi scatti satellitari sui luoghi colpiti dal sisma ad Haiti SPACEMAG Numero 1 2010 Storia di copertina Cosmo-Skymed between past and future Marcello Maranesi, Ad E-Geos: “Our is a true constellation of satellites far ahead of the others competitors” What role did Cosmo-Skymed play in rescue operations after the recent Haiti earthquake? Cosmos-Skymed satellite system has been developed together with the Italian Emergency Agency and the Defence and Foreign Affairs Ministries to supply images of stricken areas in real-time so as to outline their extent and at the same time report on roads and areas to be used in the rescue operations by ground forces. In the Haiti emergency we worked together with EU on G-Mosaic project, the EU being summoned by UN Support Unit to coordinate and blend data from the Cosmo network and the Geoeye satellite that we represent in Europe. All the data collected have been put on-line to the ONG organizations working on the spot. According to your opinion, did the recent Abruzzi, Italy, and Haiti earthquakes promote your observation network to a front-line role in handling emergencies? I do think so; already in may 2008, when Cosmo-Skymed was still in a testing phase and could rely on two satellites only, we were the fastest and, more important, the most accurate in relaying data on the Sichuan, China, earthquake. In that instance the earthquake hit an area of 300,000 square km, the equivalent of the whole of Italy. Our network covered it completely in a fortnight. Can your data play a relevant role in foreseeing natural disasters? Well, yes, up to a point though. One can offer prevention only on hydro geologic disasters like landslides or land collapses because relying on special interferometer evaluations earth movements can be monitored down to a few millimetres. But nobody, until now, succeeded in foreseeing an earthquake: at the state-of-the-art internal pressures of a volcanic nature cannot be detected from the air. What are the main scopes of Cosmo-Skymed? Main applications are in the field of Defence: our data con detect at ground level illicit traffics, clandestine migration flows, boundaries violations. In the agricultural field we can monitor renewable energy sources, fishing activities and check, as I stated, hydro geologic conditions on specific areas. In natural disasters our ‘rapid mapping’ system can supply images at short notice, even at nighttimes or under cloudy skies. What resolution do your images offer? Resolution can be scaled down to three or one meter so that pictures can be interpreted by interferon systems and compared with previous ones in order to detect variations provoked by natural disasters in a specific time interval. Then rescue teams can intervene on the ground in the best way, having a clear picture of the evolving situation in real time. At the moment which is your best customer, Defence or Civilian Agencies? Both of them: in emergency contingencies it is fairly normal to witness a synergy of both because they work in the same way. Did you enter any international agreement on the use of your network? We closed many deals with Middle East states, China, USA, Canada, Brazil, Japan, Russia and many Eastern European countries. For this kind of service market is now world wide. The unique features of our Cosmo-Skymed system, based on three orbiting satellites soon to be joined by a fourth one, put it far in front its two major competitors, powered by a German satellite and a Canadian one respectively. Defence agencies can classify your data for security reasons as it is the case with the USA GPS? All the systems are bound by a so called Data policy to be approved by the Government responsible for financing and launching them. All orbiting satellites belonging to USA, Germany, Canada, France, Italy etc. have a common policy according to which images are unrestricted when their resolution is equal or above 1meter. Should this resolution be ‘squeezed’ under 1meter every country must comply to international standards set by UN or NATO restricting that activity for security reasons. Are you planning a Cosmo 2? Definitely yes, we are. The Italian Space Agency, ASI, and the Italian Ministry of Defence have already initialled a preliminary agreement on a Cosmo-Skymed second generation and ASI started working on it. What is the life expectancy of your hardware? Our satellites life span is nominally five years. But since they were put into orbit with a very high degree of accuracy they can last up to seven years. Do you think that E-geos could handle the Galileo System once in operation? Galileo’s data are fairly different being it a positioning system. We will work on it but I do not think that those data will ever go on market. They will be distributed but I do not know yet how. Of course their positioning data will be over imposed in a way on ours, a sort of check, but we will stick to our special market rather than distributing Galileo’s products □ 2010 Numero 1 SPACEMAG 25 Enti di ricerca L’ASI non è un ente di ricerca Intervista al direttore generale dell’Agenzia Spaziale Luciano Criscuoli di Marcello D’Angelo “ 26 L’Agenzia Spaziale Italiana non è un ente di ricerca”, almeno non lo è nell’accezione specifica del suo significato. “Su questo – afferma il direttore generale dell’ASI, Luciano Criscuoli - sembrano concordare tutti: gli attuali vertici dell’Agenzia, il ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta e quello dell’Istruzione, Università e Ricerca, Mariastella Gelmini a cui spetta anche il compito di vigilanza sugli enti di ricerca. Il decreto legislativo di riordino, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del primo febbraio 2010, concede agli enti di ricerca sei mesi per rimettere mano allo statuto. In particolare i componenti in carica del cda dell’ASI saranno affiancati da 5 esperti per redigere il nuovo statuto che verrà poi sottoposto al parere del comitato scientifico. Parte delle risorse statali distribuite sulla base di criteri meritocratici, come per le università; nuovi strumenti di finanziamento e partecipazione al capitale di rischio, anche per reperire e attrarre risorse dai privati; riduzione del numero dei componenti degli organi di amministrazione e gestione e selezione dei presidenti e dei componenti dei consigli di amministrazione attraverso una procedura pubblica; rapporto più intenso e motivato con il settore produttivo; business-plan triennali della ricerca con costi, ricavi e risultati attesi. Questi in sintesi i punti principali del Decreto legislativo di riordino degli enti di ricerca. Per quanto riguarda direttamente l’ASI però i problemi e gli interrogativi non mancano: “L’incongruenza principale alla quale sarà necessario porre rimedio in qualche modo – sottolinea Luciano Criscuoli – riguarda proprio il fatto centrale: l’Agenzia Spaziale Italiana non è un ente di ricerca, nonostante sia definita come tale”. Quali problemi potrebbe creare tutto questo se non ci sarà alcuna correzione? “Ad esempio nella ripartizione dei fondi tra gli enti pubblici di ricerca. Questa, secondo le disposizioni del decreto legislativo, avviene in base alla ricerca che fa un ente, ma noi non facciamo ricerca e questo potrebbe significare una riduzione dei fondi. Infatti il fondo di ripartizione dovrà tenere conto dei risultati raggiunti dalle ricerche dei singoli enti e, quindi, anche dall’ASI. Ma i nostri fondi servono a pagare l’ESA l’Agenzia Spaziale Europea – o a pagare le ricerche nazionali fatte dagli altri, non certo dall’ASI che spende il 5% di tutte SPACEMAG Numero 1 2010 le risorse come infrastrutture interne. L’incongruenza è palese: l’ASI finanzia la ricerca, ma non fa ricerca”. Quale, in concreto l’attività? “Noi finanziamo ricerca e innovazione, ma facciamo anche applicazioni e facciamo attività di servizio. Penso ai sistemi operativi come Cosmo SkyMed o al settore delle telecomunicazioni dove faremo e facciamo servizio”. Come si esce da questa situazione? “Al momento cercheremo di applicare tutto ciò che è applicabile all’ASI, poi si potrebbe pensare ad una legge specifica per l’ASI. Si tratta di trovare uno strumento legislativo che ci consenta di far uscire l’Agenzia spaziale dal novero degli enti di ricerca e, di conseguenza, far riconoscere l’ASI come Agenzia a tutti gli effetti e non come ente di ricerca. L’obiettivo si potrebbe anche raggiungere con piccole modifiche all’attuale legge”. Per L’ASI, quindi, il nodo dovrà essere sciolto nei prossimi mesi, come evidenzia anche il Presidente dell’Agenzia Spaziale, Enrico Saggese che, comunque, apprezza lo spirito del decreto: “Intervento indispensabile, ma per la nostra agenzia è necessaria anche una legge di riforma specifica condivisa per garantire stabilità, dal momento che i nostri programmi sono distribuiti su tempi lunghi. In secondo luogo, bisogna definire struttura e responsabilità tenendo conto che noi siamo un’agenzia che assegna fondi ad altri per fare ricerca”. Soddisfatto, ovviamente, anche il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Mariastella Gelmini:”Grazie a questo provvedimento riusciremo a snellire gli enti di ricerca, a renderli meno burocratici e più vicini alle esigenze del mondo produttivo. Abbiamo messo mano anche all`organizzazione interna per garantire nomine più trasparenti e quanto più possibile lontane da logiche politiche. E come già fatto per l`università distribuiremo risorse sulla base del merito, riservando già dal primo anno il 7% dei fondi ai progetti speciali”. Secondo il Miur le linee ispiratrici del piano di riordino sono riconoscere un’ampia autonomia statutaria e un nuovo sistema di finanziamento degli enti legato alla valutazione e al merito; costituire un sistema nazionale degli enti di ricerca per favorire la collaborazione e l`integrazione tra strutture che lavorano su temi complementari; stimolare la sinergia tra gli Enti di Ricerca, l’università e le imprese □ Strategie europee Cosmic Vision e il piano nazionale per la scienza La selezione da parte dell’ESA di tre missioni scientifiche è un elemento fondamentale per le scelte dell’ASI di Piero Benvenuti* N ella seduta di giovedì 17 marzo, lo Science Program Committee, l’organismo di indirizzo del Programma Scientifico dell’ESA formato dai delegati degli Stati membri, ha selezionato per un’ulteriore fase di definizione, tre missioni scientifiche di classe media: EUCLID, PLATO e Solar Orbiter. Queste facevano parte di un gruppo di 6 potenziali missioni scientifiche che avevano già superato la fase di preselezione, avvenuta nel 2007, tra 52 proposte concorrenti. Queste missioni si inseriscono nel piano scientifico strategico dell’ESA chiamato Cosmic Vision che, nel 2005 aveva individuato i temi principali della ricerca spaziale per il periodo 2015-2025. Le tre selezionate sono dedicate rispettivamente allo studio della Dark Energy, alla ricerca di sistemi planetari extrasolari e allo studio del nostro Sole da distanza ravvicinata. In particolare EUCLID si propone di investigare la natura della cosiddetta energia oscura e della materia oscura che sembrano permeare tutto l’Universo. Cercherà di raggiungere questo obiettivo analizzando la forma e misurando il red-shift (lo spostamento verso il rosso della luce dovuto all’espansione dell’Universo) di galassie e ammassi di galassie lontane fino a 10 miliardi di anni-luce. Questo è lo spazio temporale durante il quale si suppone la presenza della energia oscura abbia maggiormente contribuito all’accelerazione dell’espansione del Cosmo. L’Italia ha la responsabilità dell’intero canale spettroscopico, con la PI-ship di Andrea Cimatti del Dipartimento di Astronomia dell’Università di Bologna. Plato cercherà di individuare pianeti di dimensioni e caratteristiche simili a quelle della Terra e che si trovino nella cosiddetta fascia abitabile, cioè ad una distanza dal “loro Sole” che sia compatibile con lo sviluppo biologico. La “caccia” ai sistemi extrasolari candidati avverrà per mezzo di misure fotometriche di altissima precisione ottenute con una “batteria” di circa 50-60 telescopi identici e operanti in parallelo. Il contributo italiano vede la partecipazione di ricercatori italiani sia nel PLATO Payload Consortium, che si occuperà della progettazione e costruzione dei telescopi, degli strumenti di piano focale e dell’elettronica e dei computer di bordo, sia nel PLATO Science Consortium che avrà la responsabilità della valutazione delle prestazioni della missione e curerà la preparazione del programma scientifico. Il responsabile italiano è Giampaolo Piotto, del Dipartimento di Astronomia dell’Università di Padova. Infine Solar Orbiter studierà l’eliosfera e la corona del nostro Sole da distanza ravvicinata per comprendere meglio i feno- meni che ne caratterizzano la natura ed i suoi cicli, soprattutto per analizzare le fasi a più elevata attività che influenzano poi anche la vita sulla Terra. In questa missione l’Italia ha la responsabilità di uno degli strumenti scientifici, il coronografo METIS/COR, il cui Principal Investigator è Ester Antonucci, dell’Osservatorio Astronomico di Torino e dell’INAF. METIS/COR osserverà contemporaneamente l’emissione visibile e ultravioletta della corona solare, stimando con una risoluzione temporale e spaziale mai raggiunta sinora, la struttura e la dinamica della corona stessa. Solar Orbiter è in effetti in uno stato di progettazione più avanzato delle altre due ed è stato inserito in una “fast-track” in quanto potrebbe essere lanciato già nel 2017. Tutte e tre le missioni richiedono però un altro anno di approfondimento scientifico e tecnologico per poter consentire una scelta che minimizzi o escluda difficoltà tecnologiche e definisca con maggior precisione ed affidabilità il costo totale di ciascuna. Al termine di questa fase, solo due procederanno verso la realizzazione e il lancio che si prevede avvenga entro il 2019. Oltre a queste tre missioni, definite di classe media per costo e complessità, fanno parte di Cosmic Vision anche tre missioni di grande respiro e complessità chiamate “Large Missions”: EJSM/ Laplace per lo studio di due dei satelliti di Giove, Europa e Ganimede, che sembrano nascondere sotto la loro superficie ghiacciata un oceano e quindi un possibile habitat per forme di vita; IXO (International X-ray Observatory) che si propone lo studio di buchi neri e della materia in condizioni fisiche “estreme” e il loro ruolo nella formazione delle strutture complesse dell’Universo e LISA, il cui obiettivo è quello di rivelare e misurare l’elusiva radiazione gravitazionale. Solo una di queste missioni sarà selezionata all’inizio del prossimo anno per un lancio previsto intorno al 2020: per ora deve continuare la fase di studio attualmente in corso, necessaria per verificare la maturità delle tecnologie e, soprattutto, per consolidare le partecipazioni extraeuropee senza le quali nessuna di queste potrà essere realizzata. La fase di selezione appena conclusa è di fondamentale importanza per l’ASI che ora può definire con maggiore sicurezza la strategia di intervento nel campo delle missioni spaziali scientifiche. In previsione, l’ASI ha ascoltato la posizione della comunità scientifica nazionale in due giornate organizzate nel Dicembre scorso, nelle quali qualificati rappresentanti delle principali aree di ricerca, individuati dalla comunità stessa, hanno presentato all’ASI lo stato della ricerca spaziale di loro competenza e le priorità per il futuro. Le presentazioni e la discussione che ne è seguita sono state utilissime per evidenziare i punti di forza e di debolezza, La ricerca si concentrerà sulla dark energy, sui pianeti extrasolari e sul sole 2010 Numero 1 SPACEMAG 27 Strategie europee 28 nel contesto internazionale, della ricerca spaziale italiana nelle varie aree scientifiche. L’eccellenza è ampiamente dimostrata dalla importante presenza italiana in tutte e tre le missioni selezionate dall’ESA. Ciononostante, dalla scelta competitiva compiuta dall’ESA, rimangono escluse priorità scientifiche per le quali la comunità nazionale è particolarmente qualificata: è a questo punto che il piano strategico dell’ASI può intervenire in maniera mirata proponendo, nei limiti delle risorse disponibili, un piano di medio-lungo termine che sia complementare a quello compartecipato dell’ESA e utilizzi al meglio, valorizzandole, le eccellenze scientifiche e tecnologiche esistenti. Il primo nodo da sciogliere sarà quello di decidere se optare su piccole missioni nazionali oppure sviluppare in parallelo più strumenti scientifici diversificati da far volare nell’ambito di collaborazioni internazionali. Considerando la varietà di linee di ricerca nazionali, in gran parte condotte nell’ambito di importanti e consolidate collaborazioni internazionali, sembra che la seconda ipotesi sia senz’altro da preferire. Ciò non significa che ASI non possa commissionare studi di definizione, a livello di disegno esecutivo, di intere missioni da realizzare in collaborazione con altri Paesi, nelle quali però l’impegno italiano nella realizzazione riguardi principalmente la strumentazione scientifica piuttosto che la carrozza ed altri sottosistemi. Alla luce di quanto detto, l’ASI potrebbe valutare di inserire nel piano a lungo termine, per esempio, una linea strategica dedicata allo studio della cosmologia primordiale che parta dagli esperimenti su pallone stratosferico già in fase di realizzazione, prosegua con uno studio di definizione più dettagliato della strumentazione proposta per la “piccola missione” SAGACE con l’obiettivo di imbarcarla in una missione internazionale che potrebbe essere, verificando e valutandone con attenzione l’attendibilità, la missione russa Millimetron, per la quale esiste già una comune dichiarazione di intenti. Per la linea di ricerca sulle alte energie, si pone il problema di decidere a che livello continuare a seguire l’evoluzione della missione IXO, la quale sembra al momento allontanarsi notevolmente nel tempo: potrebbe essere più interessante e strategico, in questa fase interlocutoria, mettere a frutto il lavoro fatto per lo studio della missione Simbol-X, cancellata per la defezione unilaterale della Francia, e definire ulteriormente il concetto di missione denominato NHXM che ha già richiamato l’interesse di molti potenziali partners. L’attuale concetto include anche una capacità polarimetrica che recupera l’idea presentata nella piccola missione Polar-X e sfrutta appieno l’eccellenza tecnologica italiana nella costruzione delle ottiche X (che invece non trova posto nell’attuale concetto di IXO). Per la fisica fondamentale potrebbe essere interessante verificare più approfonditamente la fattibilità delle misure del limite sperimentale del principio di equivalenza, proposte dalla missione G.G. (Galileo Galilei) SPACEMAG Numero 1 2010 per la quale il JPL ha recentemente espresso interesse. Riguardo l’esplorazione del sistema solare, le riconferme delle missioni ESA Bepi-Colombo ed EXOMARS, comporteranno il completamento della strumentazione scientifica della prima, che vede molti gruppi scientifici e industriali italiani coinvolti, e la possibilità di competere per la realizzazione del carico scientifico della seconda, in particolare a bordo dell’orbiter e del modulo di discesa per il 2016 e del rover per il 2018. Nel prossimo anno si potrebbe poi consolidare l’approvazione della “large mission” ESA/NASA denominata Laplace/EJSM sulla quale abbiamo solide candidature per la strumentazione scientifica che si propongono di evolvere strumenti già sperimentati con successo dalla comunità nazionale su missioni ESA e NASA. All’orizzonte ci sono anche interessanti possibilità di partecipazione con strumenti italiani, la cui eccellenza è ampiamente riconosciuta, su missioni NASA di media dimensione. Ritornando vicino alla Terra, sarà interessante valutare con attenzione una possibile collaborazione con la Cina per il monitoraggio da satellite di possibili segni precursori di movimenti tellurici correlati a variazioni temporali del plasma ionosferico. Infine la Luna: quando i sussulti internazionali generati dalle recenti decisioni americane si saranno stabilizzati, si potranno forse aprire delle opportunità per recuperare alcune delle interessanti idee già preliminarmente studiate dalla comunità nazionale. Come si vede il possibile programma di attività è molto ricco e con tutta probabilità eccederà il profilo finanziario disponibile: sarà comunque importante per ASI costruire una visione globale che contenga una flessibilità sufficiente ad approfittare delle opportunità che si aprano in futuro e al tempo stesso a mitigare gli effetti di possibili defezioni o variazioni di indirizzo dei partners internazionali e a reagire preparati alle future selezioni previste dall’ESA. Il Comitato Tecnico-Scientifico e il Consiglio di Amministrazione dell’ASI hanno di fronte un compito non facile, ma certamente molto interessante □ *Dipartimento di Astronomia dell’Università di Padova e componente del CdA dell’ASI Rendering della sonda Mars Express in orbita su Marte European strategies A Cosmic Vision and the Italian space plan Important contributions to the mid and long-term planning of the Italian Space Agency, ASI, come from ESA O n March 17, 2010 the ESA Science Program Committee formed by delegates of member states selected three mid-class scientific missions as eligible for further evaluation: EUCLID, PLATO and Solar Orbiter. They are part of the 2005 ESA strategic scientific plan ‘Cosmic Vision’ on space research priorities from 2015 to 2020. By merging the SPACE and DUNE proposals, EUCLID will investigate Dark Energy and Dark Matter by analyzing and measuring the red-shift of galaxies and galaxies clusters as far as 10 billion light-years ago. Italy is responsible for the whole spectroscopic channel by the PI-ship of Andrea Cimatti, Astronomy Dept., Bologna, Italy, University. PLATO (PLAnetary Transit and Oscillation of stars) will look for Earth-like planets in the so called ‘inhabitable band’, i.e. a distance from the respective Suns compatible with life developments. Photometric measurements will be taken simultaneously by a battery of more than 50 identical telescopes. Italian scientists will be working both in the PLATO Payload Consortium charged with the designing and manufacturing of the telescopes, electronic components and computers, and in the PLATO Science Control. The Italian scientist responsible for the project will be Giampaolo Piotto, Astronomy Dept., University of Padua, Italy. The third project named Solar Orbiter will study the Helios sphere and the Solar crown at close range. Italy is responsible for a scientific instrument called METIS/COR whose Principal Investigator is Ester Antonucci, INAF, Astronomic Observatory of Turin, Italy. METIS/COR will observe simultaneously visible and ultraviolet emissions from the Solar crown. Solar Orbiter design is on a fasttrack in order to be launched possibly in 2017. Two of these projects are due to be launched within 2019. The Cosmic Vision program consists also of three Large Missions. The first one, EJSM/Laplace, is devoted to studying Europa and Ganimede, two Jupiter Satellites apparently hiding an ocean underneath their frozen surface, the second one, IXO, International X-ray Observatory, is to study Black Holes under extreme conditions, the third one is LISA, to detect the elusive gravitational radiation. In view of the ESA programs for the near future the Italian Space Agency, ASI, consulted the national scientific community in a two days Forum in December 2009. The more than satisfactory performance of the Italian aerospace industry and research is evident considering its role in the three selected ESA missions. But all the same the Italian industrial and scientific community would have played a first-line role in some of the scrapped projects. ASI is therefore working on a middle-long term program of its own complementary to the ESA one, but first it must choose its overall strategy: concentrate activity on small national projects or develop a full series of scientific instru- ments to be flown with International cooperation? the latter seems to be the case. Study of primeval cosmology by stratospheric balloons could find its place within this new strategy. Then a more detailed design of the SAGACE ‘little mission’ scientific instruments could lead to their use on an international mission such as the Russian Millimetron, already sounded out for a possible partnership. In the High Energies field the problem is what to do with IXO mission too far off postponed. Studies developed for the Simbol-X mission scrapped after the French pullout might be used elsewhere. Then again the NHXM mission should be further defined seen the interest of potential partners on the project, exploiting the high level of Italian technology in the field of X-optics, underplayed in the IXO project. In fundamental physics there is the work done within the G.G. (Galileo Galilei) that could interest JPL. In the exploration of the Solar System the two recently approved ESA Bepi-Colombo and EXOMARS missions would involve completion of scientific instruments developed by Italian industry and research. By next year the ESA/NASA ‘large mission’ called EJSM/Laplace should get the green light and the good level of already tested Italian-made instruments could play a primary role as confirmed by NASA interest on them. Coming back down to earth a cooperation with China is to be considered on early earthquake detection systems based on satellite-read ionosphere plasma variations. And last but not least our natural satellite, the Moon: when the dust raised by the USA defection will settle down opportunities might open up for scientific missions based on the many projects in an advanced development stage. It is a very crowded agenda probably exceeding available ASI budgets. But ASI course is clear: keep the maximum of flexibility in order to avail itself of all opportunities and offset consequences of aborted projects on one side, on the other react swiftly to ESA future selections to enter competition. This is the task of ASI top management: not easy, but feasible □ 2010 Numero 1 SPACEMAG 29 Il futuro della NASA Persi nello spazio: quo vadis, USA? Le strategie nascoste di Obama dietro la rinuncia alla luna. Che fine farà il progetto di riportare l’uomo su marte? di Mariano Bizzarri* 30 L a Casa Bianca lo ha annunciato ufficialmente il 1 febbraio di quest’anno: l’Amministrazione Obama cancella il programma Constellation della NASA, così come il lanciatore Ares I e la navicella spaziale Orion. Veramente la decisione doveva essere annunciata il giorno dopo, il Giorno dell’Istrice, ma è stata anticipata per evitare il 2 febbraio, giorno della Candelora. La tradizione popolare in America è esattamente l’opposto che in Italia: in Italia se quel giorno è bel tempo l’inverno è finito, in America invece se il giorno è limpido e sereno siamo ancora dentro l’inverno. E quel giorno in America sarebbe stato bellissimo, e nessuno voleva che l’annuncio fosse letto come l’inizio del ‘lungo inverno’ della NASA. Ma siamo veramente all’inizio di un ‘lungo inverno’ per l’ente spaziale americano? Anche quanti sono familiari con la politica spaziale degli USA possono essere perdonati se si sentono un po’ confusi. Le affermazioni del Presidente Obama sono molto diverse da quanto aveva detto proprio un anno fa nel suo programma di governo. Obama allora aveva affermato che “gli USA hanno bisogno di un robusto programma spaziale, non solo per mantenere la supremazia nello spazio ma anche per le ricadute sulla Terra in termini di istruzione, tecnologia e sicurezza nazionale”. E lo aveva sottolineato anche la sua policy director per il New Hampshire, Lisa Ellman: “Obama è convinto che dobbiamo procedere nello sviluppo della nuova generazione di veicoli spaziali e completare la Stazione Spaziale Internazionale. Se Obama vuole rinviare i progetti di un ritorno sulla Luna e di un volo verso Marte, è però deciso a proseguire missioni spaziali senza equipaggi umani”. Annunci del genere parrebbero indicare che si deve continuare nello sviluppo di un nuovo razzo vettore e di una nuova astronave (Ares/Orion o qualcosa di analogo) frenando invece qualsiasi programma che possa essere usato per missioni lunari o verso Marte. SPACEMAG Numero 1 2010 Nella capitale federale sono i bilanci a fare la politica ed il nuovo bilancio della NASA in questo senso riflette una politica abbastanza complessa: maggiori stanziamenti, cancellazione di programmi, creazione di nuovi campi di ricerca e sviluppo. Ma almeno all’apparenza ciò che ha suscitato maggiore sensazione è stato la cancellazione del programma Constellation. Gli USA hanno preso la decisione di non provarci nemmeno ad allontanarsi dall’orbita bassa terrestre in un prevedibile futuro. A quanto si apprende, per portare equipaggi umani nell’orbita bassa terrestre l’Amministrazione Obama intende avvalersi di astronavi o navicelle spaziali commerciali piuttosto che di vettori e veicoli di progettazione e produzione NASA. Un progetto del genere comporta il prolungamento della ‘vita’ della Stazione spaziale internazionale e l’abbandono di tutti i progetti esistenti per un ritorno di astronauti americani sulla Luna entro il 2020. Ma gli esperti suggeriscono che è prematuro fare commenti sul futuro della NASA finché non saranno pubblicati i suoi bilan- Il futuroVolo dellaumano NASA 31 2010 Numero 1 SPACEMAG Il futuro della NASA ci di previsione voce per voce. Secondo molti osservatori, Obama probabilmente sbaglia. L’ex amministratore della NASA Michael Griffin, ora docente all’Università dell’Alabama, è molto critico, e s’interroga sulla reale possibilità di disporre a breve scadenza di veicoli commerciali per portare astronauti nello spazio. “Oggi abbiamo in orbita una stazione spaziale internazionale che vale 75 miliardi di US$, risultato di finanziamenti e sforzi congiunti di 15 paesi, - ha dichiarato pubblicamente Griffin - ed il Presidente chiede di mantenerla praticabile e in vita, in ostaggio però alla fortuna, nel senso che la ISS sarebbe ostaggio alla speranza che possa diventare realtà un vettore commerciale oggi inesistente e che per di più dovrebbe materializzarsi in fretta, in tempo per sostituire lo Shuttle che va in pensione”. E c’è anche il diffuso timore che il piano Obama per lo spazio comporti la perdita di molti posti di lavoro alla NASA, se il compito di lanciare astronauti nello spazio viene affidato al settore privato dopo il pensionamento dello Shuttle. Uno degli interrogativi maggiori circa il nuovo piano Obama è che fine farà il progetto di riportare un uomo sulla Luna. C’è una divergenza di opinioni se veramente Obama pensa di cancellare del tutto il programma Constellation che incarna l’attuale strategia della NASA nell’esplorazione spaziale. In base a qul programma è già avviata la progettazione di un nuovo razzo vettore, l’Ares I, e di una capsula spaziale, l’Orion, per portare astronauti sulla Luna ed oltre. Il primo lancio di prova del nuovo vettore è avvenuto con successo già nell’ottobre del 2009. Alcuni interpretano in senso restrittivo le dichiarazioni di Obama come una ‘semplice’ variazione degli attuali progetti, altri invece hanno visioni più pessimistiche. L’opinione prevalente comunque, e accreditata come certa, è che ‘Constellation è morta’, anche se bisogna sottolineare che ciò non vuol dire che l’America rinuncia a tornare sulla Luna, ma solo che non lo farà seguendo la strategia delineata dall’allora Presidente Bush nel 2004. La ‘visione’ di Bush di tornare sulla Luna, visione che ha guidato la NASA fin dal lontano 2004, è sempre stata considerata una fantasia senza i fondi adeguati per realizzarla, come dissero fin dal primo momento, e continuano a dire, scienziati ed esperti, sottolineando che sarebbe stato necessario un macroscopico aumento del bilancio NASA. Niente soldi, niente Luna, come si dice. Da questo punto di vista le decisioni di Obama sono una strategia più realistica. Ciò darebbe alla NASA la possibilità di progettare e realizzare mezzi e strumenti di esplorazione durevoli, invece che perseguire impulsivamente e irrealisticamente un ritorno sulla Luna con stanziamenti da fame.Tuttavia gli osservatori all’interno della NASA si lamentano che “il Colle ( Capitol Hill dove ha sede il Congresso degli USA, ndr) non ci ama”. A loro parere, le critiche al piano Obama “ricadono in due ampie categorie: la mancanza di un chiaro obiettivo nello spazio, e la convinzione, un “puro atto di fede” secondo un rappresentante del Congresso, che imprenditori privati possano mettere in orbita degli astronauti americani meglio di quanto possano farlo Ares I e Orion sotto la guida governativa. I membri del Congresso sono anche irritati dal ritardo nella divulgazione di piani particolareggiati rispetto a quello tratteggiato a grandi linee da Obama il 1° febbraio e dall’apparente mancanza di consultazioni, al di fuori di una ristretta cerchia dell’Amministrazione, nell’assumere decisioni così ‘radicalmente’ lontane dalla politica spaziale che il Congresso aveva deciso”. E’ comunque certo che il mutamento di politica comporterà grossi cambiamenti e la NASA va incontro probabilmente a una riorganizzazione molto complicata. Come tutti grandi Il programma di Obama sarà utile anche all’Europa per riconsiderare scelte e obiettivi 32 Atterraggio notturno dello Space Shuttle Discovery SPACEMAG Numero 1 2010 Il futuro della NASA organismi, anche la NASA non ama necessariamente i mual meglio la competizione tecnologica che si prospetta nel tamenti, e non c’è da sorprendersi se la gente è preoccupata, prossimo futuro tra USA ed Asia (Cina ed India in special ma ogni cambiamento offre sempre nuove possibilità. E in modo). In questa prospettiva non c’è più bisogno di ipotizverità la ‘nuova visione cosmica’ proposta dall’Amministrazare un ritorno sulla Luna per giustificare l’accelerazione e zione Obama offre agli USA la grande opportunità di ril’enfasi posta sullo sviluppo tecnologico necessario ad assiconsiderare la propria strategia curare il raggiungimento di alcuni spaziale globale, e, all’interno di chiari traguardi strategici: dominio questa prospettiva, offre un’eguatotale della robotica (in previsione le opportunità anche all’Europa. della esplorazione unmanned del“Un train peut bien en cacher en lo spazio), nuove ed avveniristiche autre” (« un treno può nascondertecnologie suscettibili di ampie apne un altro ») recita un detto poplicazioni su Terra, nuovi prototipolare francese. Occorre per quepi di lanciatori la cui realizzazione sto sforzarsi di intravedere quale verrebbe in un secondo momento strategia si cela dietro gli annunci affidata ai privati. Uno dei primi a sensazione e le polemiche inteobbiettivi è quello di portare in ressate a porre l’accento sui “taorbita LEO (Low Earth Orbit) un gli” del budget. Per cominciare, motore atomico per alimentare la se è vero che contravvenendo a International Space Station (ISS), quanto raccomandato dall’Augula cui potenza (1 Megawatt) farà stine report, viene tagliato il budimpallidire quella attualmente asget della NASA di 3 billions $, sicurata dai pannelli solari (circa relativamente alle previsioni di 70 Kwatt). spesa per lanciatori (in particoTutto questo dovrebbe insegnare lare l’Ares I e l’Ares V), in pari Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama qualcosa anche a noi Europei, e tempo il bilancio della NASA passa da 18 a 20 billions $ per suggerirci il modo migliore per svincolare risorse e destinarle i prossimi 5 anni. I nuovi stanziamenti si rendono disponibili ad un impiego maggiormente produttivo. Un primo passo grazie al risparmio conseguente al ritiro dello Shuttle (circa potrebbe essere quello di rendere obbligatori i programmi 4 billions $) previsto per i primi del 2011, ed alla dismisdi investimento sulla ISS (vincolando quindi tutti i partner sione del programma Costellation (circa 5 miliardi di dollaESA alla gestione ed al mantenimento della stazione spaziale ri). Questi fondi saranno esclusivamente destinati a Ricerca, di cui si ipotizza il prolungamento fino ad oltre il 2020), conInnovazione e Sviluppo, puntando su nuove e competitive centrando i fondi dei programmi opzionali su altri targets. Il tecnologie. La privatizzazione della realizzazione e gestione “new space deal” inaugurato dal Presidente Obama, potrebbe dei lanciatori man-rated, individuando sul mercato le adefinire con l’innescare così anche in Europa una salutare riguate “entrepreneur capabilities”, consentirà di affidare la geconsiderazione di programmi ed obiettivi □ stione e il trasposto del corpo astronautico al settore privato, *Dipartimento di Medicina Sperimentale Università di Roma consentendo alla NASA di concentrarsi esclusivamente sui “La Sapienza”; componente del Comitato Tecnico Scientifico programmi di “frontiera”. Questa riformulazione dei compiti dell’ASI NASA dovrebbe creare i presupposti necessari ad affrontare 2010 Numero 1 SPACEMAG 33 NASA’s future Lost in space: quo vadis, USA? The hidden Obama’s space strategy. Sending men to the moon is still a goal? T 34 he news on February 1, from Washington DC, was that the Obama Administration is scrapping the Constellation program, the Ares booster, and Orion crew vehicle. The decision really should have been announced the following day, Groundhog Day, but it was anticipated in order to avoid omens. Indeed, weather would have been fair on February 2 (Candlemas) and since popular wisdom recites that “if Candlemas Day is bright and clear, there’ll be two winters in the year” the announcement could have been interpreted that NASA was entering a long hibernation. Are we really going to witness a NASA winter? Even those familiar with American space policy could be forgiven for being a little confused: Obama’s claims are considerably different than what his original statement sounded like, just one year ago, when, in his program, he claimed that “the United States needs a strong space program to help maintain its superiority not only in space, but also here on earth in the realms of education, technology, and national security”. And Obama’s policy director in New Hampshire, Lisa Ellman, further stressed that “Obama believes we should continue developing the next generation of space vehicles, and complete the International Space Station. While delaying plans to return to the Moon and push on to Mars, he would continue unmanned missions”. This approach would allow the continued development of a new launch vehicle and spacecraft (be it Ares/Orion or some alternative), but put on hold anything that would be used for lunar missions and beyond. In Washington, budget is policy, and the new NASA budget reflected a pretty complex new vision, including both budget increases and program cancellations and the creation of several new research and development ventures. But apparently the most impressive feature was the cancellation of the Constellation program. The United States decided not to attempt venturing beyond the Low Earth Orbit in the foreseeable future. Press reports suggest that in order to carry astronauts to LEO the Obama administration will relying on commercially-built spacecraft, rather than NASA’s own vehicles. The plan would also involve extending the International Space Station’s lifetime and abandoning current plans to send astronauts on Moon missions by 2020. All this seems to point out a vast reshuffle of the USA space program, but experts deem premature to make any comments on the Agency’s future until NASA’s spending goals are announced. To most observers, the Obama’s plan is wrong. Former NASA administrator Michael Griffin, now at the University of Alabama, sharply criticized the decision, questioning whether a commercial vehicle will be ready to carry humans to the ISS anytime soon. “Today we have a $75 billion International Space Station orbit in space, a product of investSPACEMAG Numero 1 2010 ments and efforts by 15 countries and the President is recommending to hold its future, indeed its very existence, hostage to fortune, hoping that a now nonexistent commercial space flight capability can be brought into being in time to replace the retiring Space Shuttle,” Griffin stated recently. Moreover, other observers are unhappy with the fact that the Obama space plan will cancel many NASA jobs if the business of putting astronauts in orbit is handed over to the private sector after the Space Shuttle retires. Major question about the new plan though is the future of the ‘Back to the Moon’ goal. Opinion is split on whether or not Obama plans to scrap completely the Constellation Program, which embodies NASA current vision in space exploration. NASA’s future Under the Program, work has already started on designing a new rocket, Ares I, and a new crew capsule, Orion, to carry astronauts to the Moon and beyond. The first test launch of the booster went off successfully in October 2009. Some have cautiously interpreted Obama’s statement as indicating no more than a simple “variation on current plans”; others share a dimmer view and the prevailing opinion is that “Constellation is dead”. However, it should be emphasized that this does not mean that America will not go back to the Moon, only that it would not follow time schedules and strategies laid out by President Bush in 2004. The ‘vision’ to return to the Moon guiding NASA since 2004 was always considered an inadequately funded fantasy, as several scientists and experts have been pointing since 2004, evidencing that Bush’s vision required a NASA budget substantial increase: no money, no Moon. From this perspective, Obama’s decisions follow a realistic strategy. The assumption is likely to be giving NASA the opportunity to build and use enduring hardware, rather than pursuing an impulsive, unrealistic Back-to-the-Moon on a shoestring plan. However, NASA observers complain that there is “no love on the Hill” towards the Agency: objections to Obama’s plan fall into two broad categories -- the lack of a clear objective in space, and the “faith-based” belief, in the words of one House member, that a commercial space carrier for USA astronauts is better than the government-managed Ares I and Orion vehicles. Representatives are also irritated over delays in getting specifics of the broad brush plan released on Feb. 1 and the apparent lack of consultation, outside a small Administration circle, in deciding such a “radical change away from a Congress endorsed space policy.” Undoubtedly Obama space policy shift may take relevant adjusting to and NASA is likely to undergo a complex reorganization. No large organization does necessarily like change so it is not surprising that people are concerned and worried. But change always brings opportunity too. Indeed, the ‘new cosmic vision’ proposed by Obama’s administration turn out to be a great opportunity for USA to reconsider the global space strategy and, within this perspective, it offers a chance for Europe too. “Un train peut bien en cacher un autre” (“A train may well hide another train”) as the French saying goes. That is why one must divine what strategy looms eventually behind sensational pronouncements and much emphasized budget cuts. There are a few discrepancies to be unraveled: for instance, on one side NASA budget on Ares I and Ares IV launchers is being cut by three US$ billion against the Augustine Report recommendations, while on the other side the overall NASA budget will expand from 18 to 20 US$ billion within the next five years. New appropriations are made available thanks to the 2011 Shuttle retirement cutting expenditures by four US$ billions and to the scrapping of the Constellation program (another five US$ billion). The new appropriations are earmarked for Research, Innovation and Development only, with particular emphasis on new competitive technologies. Man-rated launchers’ development and management is to go to the already existing private sector capabilities, freeing NASA resources to be devoted exclusively to ‘frontier’ programs. This NASA revised strategy should help the Agency in facing the Asian growing competition (mostly from China and India). It is not necessary to go back to the Moon to pursue new strategic objectives such as gaining full control on robotics in view of unmanned space exploration, or developing new space technologies to be possibly applied on Earth too, or designing a new generation of launchers to be built later by the private sector. One of the first feats will be putting an atomic power plant in a Low Earth Orbit to dwarf with its one MW capacity the meager 70 KW produced today by the old solar panels. Such a realistic approach should teach us European to free resources and devote them to useful, economically rewarding, profit-oriented research and development operations. First step might concern the ISS: by making the ISS investment programs compulsory to all ESA partners in order to keep ISS afloat well after 2020, all the other programs could be focused on other targets. The ‘new space deal’ dictated by President Obama could help European space agencies to find a new healthy reconsideration of aims and scopes □ 2010 Numero 1 SPACEMAG 35 L’Italia e la ISS Stazione Spaziale Internazionale: un laboratorio di ricerca sotto le stelle Con altre 3 missioni la stazione sarà completata e si avvierà verso una lunga fase di esperimenti fino al 2020 di Fabrizio Zucchini* 36 SPACEMAG Numero 1 2010 L’Italia e la ISS C ’è un posto dove le differenze sono superate, le rivalità diventano motivo di cooperazione e i progressi che ne derivano sono al servizio di tutta l’umanità. Questo luogo non è sulla Terra, ma nello spazio a 400 Km sopra le nostre teste. La Stazione Spaziale Internazionale è il più importante programma di cooperazione internazionale mai intrapreso in campo scientifico e tecnologico. Costituisce al tempo stesso un avamposto della colonizzazione dello spazio, un laboratorio di ricerca scientifica e un luogo di sperimentazione delle tecnologie più avanzate. L’idea fu di Ronald Reagan, che nel 1984 la presentò ai suoi alleati e ai suoi ex nemici, i russi. Quattordici anni dopo, il 20 novembre 1998, il modulo russo Zarya partiva dalla base kazaka di Baikonour. Quel razzo portava in cielo la prima “pietra” di un progetto senza precedenti nella storia dell’umanità. Costruire un avamposto nello spazio dove non ci sarebbero state frontiere tra i Paesi, dove astronauti di diverse nazionalità si sarebbero trovati a vivere e fare ricerca scientifica sotto lo stesso tetto. Due settimane dopo, la missione STS-88 dello Shuttle pose in orbita Unity, il primo dei tre moduli di collegamento, e lo agganciò a Zarya. Questi primi due moduli, nucleo della ISS, rimasero senza equipaggio per un anno e mezzo, finché nel luglio 2000 fu aggiunto il modulo Russo Zvezda che permise La Stazione Spaziale Internazionale in orbita intorno alla terra ad un equipaggio minimo di due astronauti di insediarsi. A dieci anni dalle sua nascita, la ISS è ad un passo dal suo completamento. Entro la fine del 2010, la Stazione Spaziale Internazionale, sarà costituita da un complesso di moduli pressurizzati lungo 74 metri e da una struttura reticolare che, estendendosi per 110 metri, sosterrà i pannelli solari per la generazione di energia elettrica e i radiatori per la dissipazione del calore in eccesso. L’intero complesso coprirà una superficie pari a quella di un campo di calcio, lo spazio abitabile sarà di circa 935 metri cubi (pari al volume di due jumbo jet) e comprenderà, tra gli altri, diversi laboratori di ricerca, tra cui Destiny, laboratorio multidisciplinare statunitense, Columbus, laboratorio multidisciplinare europeo e Kibo, laboratorio multidisciplinare giapponese. Per portare in orbita i vari componenti, sono serviti oltre 40 lanci, e se lo Shuttle è stato il vettore primario per l’assemblaggio della stazione, la Soyuz e la Progress hanno alimentato la stazione di uomini e rifornimenti, assicurando peraltro la via di fuga. Altre 3 spole tra la Terra e lo spazio saranno necessarie per completare questo gigantesco puzzle. Finora la ISS, continuativamente abitata dal 2 novembre del 2000, ha ospitato oltre 167 astronauti di 15 nazionalità diverse, tra cui i nostri Umberto Guidoni, nel 2001 fu il primo italiano ed europeo a mettervi piede, Roberto Vittori che si imbarcherà a bordo dello Shuttle nel 2010 per la sua terza missione, dopo le missioni con la Soyuz, Marco Polo nel 2002 ed Eneide nel 2005, e Paolo Nespoli, protagonista nell’ottobre del 2007 della missione Esperia, anch’egli già reclutato dalla NASA per la prima missione di lunga durata di un italiano sulla ISS prevista per la fine del 2010. Rispetto ai piani iniziali, il progetto si è rivelato più lungo, difficile e costoso del previsto, soprattutto a causa dei ritardi legati all’incidente dello Shuttle Columbia nel 2003 e alla successiva sospensione del programma di voli della NASA. Il costo complessivo della ISS è calcolato in 100 miliardi di dollari. Ma la spesa ha generato un indotto economico tre volte superiore, secondo le stime più prudenti, in campo scientifico, industriale e tecnologico. Basti pensare che hanno lavorato alla sua realizzazione oltre 100.000 persone in tutto il mondo. Per costruire la ISS gli ingegneri hanno sviluppato numerose nuove tecnologie, software informatici, sistemi di riscaldamento e raffreddamento con elevata efficienza energetica e costi ridotti, sistemi di purificazione di aria e acqua, hanno compiuto enormi progressi in materia di comunicazione e guida in remoto di apparecchiature mediche. E tutto questo rappresenta un inestimabile patrimonio di conoscenza. C’è molta Italia sulla ISS. Infatti le capacità tecnologiche, scientifiche ed industriali del nostro Paese hanno permesso in cooperazione con la NASA e l’ESA, la costruzione dei moduli logistici MPLM, dei Nodi 2 e 3, del laboratorio Columbus. Gli MPLM (Multi Purpose Logistic Module) Leonardo, Raffaello e Donatello sono moduli pressurizzati per il trasporto a bordo della Stazione Spaziale Internazionale d’equipaggiamento, rifornimenti e attrezzature sperimentali mediante lo Space Shuttle. Ogni MPLM può rimanere agganciato alla stazione per una settimana ed è accessibile agli 2010 Numero 1 SPACEMAG 37 L’Italia e la ISS 38 L’astronauta della NASA Nicholas Patrick, mission STS-130, durante le operazioni di rimozione delle coperture di isolamento e dei bulloni di ritenuta da ciascuna delle sette cupole della stazione spaziale SPACEMAG Numero 1 2010 L’Italia e la ISS astronauti che possono agevolmente compiere le operazioni di carico e scarico. Al termine delle operazioni l’ MPLM viene sganciato dalla stazione e riposto nella stiva dello Shuttle per il ritorno a terra. Ciascun modulo è stato realizzato per effettuare 25 missioni nell’arco della sua vita operativa di dieci anni. I Nodi 2 e 3 sono elementi d’interconnessione tra i diversi laboratori della Stazione e forniscono punti d’attracco per i veicoli che periodicamente andranno a visitare la stazione stessa. In particolare il Nodo 2 garantisce la connessione e la distribuzione delle diverse “utenze” (potenza, aria, comunicazioni) al laboratorio americano Destiny, al laboratorio europeo Columbus e al laboratorio giapponese Kibo. Oltre a queste funzioni il Nodo 2 ha consentito di aumentare il volume abitativo a disposizione degli astronauti. Il Nodo 2 è stato il carico principale della missione STS-120 con a bordo l’astronauta italiano Paolo Nespoli, il cui lancio ha avuto luogo il 23 ottobre 2007. Sulla base di una intesa tra NASA ed ESA, ASI ha avuto fino a luglio del 2004 la delega della responsabilità della realizzazione del Nodo 2 e Nodo 3 della Stazione Spaziale. Il Nodo 2 è stato consegnato alla NASA nel giugno del 2003 e nell’ambito della stessa intesa ASI ha progettato e portato ad una fase avanzata di produzione il Nodo 3. L’ultima fase dello sviluppo del Nodo 3 è stata gestita dall’ ESA. Dei tre nodi già portati nello spazio (chiamati Unity e Harmony), il Nodo 3 nominato dalla NASA Tranquillity , in onore del primo allunaggio avvenuto nel luglio del 1969 sulla zona lunare nota come Mare della Tranquillità, offrirà agli astronauti uno spazio dove potranno finalmente sentirsi più a casa. Contiene infatti una palestra dotata di tapis roulant e vogatore per gli allenamenti quotidiani, un avanzatissimo sistema di ricondizionamento dell’aria e un sistema per distillare l’urina e trasformarla in acqua potabile. Infine, il Nodo 3 darà agli astronauti la possibilità di ammirare il panorama celeste che li circonda. Sul Nodo 3 infatti è istallata una Cupola, anch’essa realizzata nel nostro Paese, che aprirà agli astronauti una vista mozzafiato a 360° sullo spazio. Con il Nodo 3, l’Italia può vantare di aver realizzato il 50% dello spazio pressurizzato abitabile dell’intera Stazione Spaziale, che raggiungerà la sua piena capacità abitativa. Questa “stanza” in più permetterà di aumentare il numero di ospiti a bordo, dai tre attuali fino a sei 39 2010 Numero 1 SPACEMAG L’Italia e la ISS o sette astronauti. Tranquillity è dotato del più complesso sistema per la rivitalizzazione dell’aria mai realizzato: attraverso il processo di elettrolisi, il sistema ricicla l’acqua utilizzata dall’equipaggio e genera l’ossigeno necessario alla loro respirazione, mentre l’anidride carbonica sarà smaltita ed eliminata nello spazio. La tecnologia, oltre ad aprire la strada a future missioni di lungo periodo su Luna e Marte, si candida ad avere interessanti ricadute per il riciclo delle acque sulla Terra. Ora che l’assemblaggio è giunto al termine ci si domanda quale sarà il futuro della Stazione Spaziale. Infatti fino ad ora la sperimentazione a bordo è stata sporadica mentre da oggi dovrà avere un ruolo centrale. L’Italia aspetta con impazienza la missione dello Shuttle prevista attualmente per settembre 2010 nella quale volerà l’astronauta Roberto Vittori che porterà in orbita AMS, il laboratorio orbitante per la fisica delle particelle, il cui scopo è studiare i raggi cosmici in cerca di tracce di antimateria e materia oscura. Le agenzie nazionali e l’ESA hanno aperto bandi per consentire alla comunità scientifica di proporre sperimentazioni in condizioni di microgravità nel campo della fisiologia umana, delle biotecnologie, della fisica dei fluidi e dei materiali. Tra i programmi di ricerca di biologia previsti a bordo, uno dei più importanti è quello che studia gli effetti della permanenza nello spazio sul corpo umano. Fenomeni come l’atrofia dei muscoli, l’osteoporosi e la dinamica dei fluidi corporei vengono attentamente studiati per minimizzarne le conseguenze e permettere viaggi spaziali lunghi molti mesi se non anni. Gli effetti della microgravità sullo sviluppo, la crescita ed il metabolismo di piante e successivamente animali vengono anch’essi studiati. L’Italia aspetta con impazienza la missione nella quale volerà Roberto Vittori A laboratory among the stars 40 With others 3 missions the station will be completed and it will approach a long phase of experiments until 2020 H ard to believe, but there is a place where differences do not exist, rivalry turns into cooperation and the resulting conquests belong to mankind. Such a place is not on Earth, of course, but 400 km overhead. The International Space Station (ISS for short) is the most important program of international cooperation ever attempted in science and technology. It is at the same time an outpost in space colonization, a scientific research lab and a testing site for the most advanced technologies. It was devised in 1984 by the USA President Ronald Reagan who proposed it to his allies and to his former arch-enemy, the USSR. Fourteen years after the Russian module Zarya took off from Baikonour (Kazakhstan) firing range, carrying to orbit the cornerstone of a common outpost in space, a place without frontiers, where astronauts from different countries would live and work in close cooperation Two weeks later the Shuttle STS-88 put into orbit Unity, the first of three modules, and docked it to Zarya. One year and a half later, on July 2000 the Russian module Zvezda joined these two units and the station was manned with two astronauts for the first time. Now, ten years after that fateful date, ISS is nearing completion. Within the year it will consist of a string of pressurized modules 74 mt long and a ‘net’ 110 mt wide housing solar panels to supply energy and radiators to disperse heat. The whole complex will occupy the area of a football field, living space will be 935 cubic meters (the equivalent of two jumbo jets). Among the many laboratories on board, one, Destiny, is American, another one, SPACEMAG Numero 1 2010 Columbus, is operated by European countries, a third one houses Japanese scientists. It took more than 40 trips in space to ferry into orbit all the pieces of this gigantic puzzle, Shuttle being the main vector used in assembling the ISS. The two other vectors, Soyuz and Progress, brought crews and supplies and guaranteed an escape route. Four trips more shall be needed to complete the ISS. The station has been manned uninterruptedly since 2000: more than 160 astronauts from 15 nationalities visited it. The first italian and the first european as well, to step on board was Umberto Guidoni in 2001, while Roberto Vittori will perform his third mission on the Shuttle this year after two Soyuz missions. A third Italian astronaut, Paolo Nespoli who was on ISS in 2007 with Esperia mission will be back there at the end of this year for the first long-term stay by an Italian astronaut. The ISS project turn out being more difficult, much longer to assembly and far more expensive than foreseen, being affected by the suspension of NASA flights in 2003 in the aftermath of the Columbia shuttle tragedy. Overall costs are estimated in 100 billion US $ but the economic return in science, industry and technology has been at least threefold. On the ISS components more than 100,000 people worked all over the world. To build them engineers developed new technologies, new software, new highly cost-efficient heating and cooling systems, new air and water purifiers. Enormous progress was achieved in communications and remotely controlled medical instruments. There is much of Italy on the ISS. In close cooperation L’Italia e la ISS I dati sino ad oggi raccolti, ma che saranno confermati dalle ricerche future, sembrano suggerire che sia possibile sintetizzare proteine dalla struttura sconosciuta sulla Terra, grazie alla microgravità. La meccanica dei fluidi in condizioni di microgravità non è ancora compresa appieno, ed in futuro i ricercatori si augurano di poter liberamente modellare i liquidi. Infatti poiché i fluidi nello spazio possono essere mescolati quasi completamente senza dover tenere conto del loro peso, sarà possibile studiare quelle combinazioni di liquidi che non si mescolerebbero sulla Terra. Grazie ad esperimenti condotti all’esterno della stazione, a temperature molto basse ed in quasi assenza di peso sarà possibile ampliare le nostre conoscenze sugli stati della materia (in particolare sui superconduttori) poiché la combinazione di queste due condizioni dovrebbe far osservare i passaggi di stato come se li si vedesse al rallentatore. Alcune ricerche esaminano la combustione nello spazio coinvolgendo l’efficienza delle reazioni e la formazione di sottoprodotti, con possibili miglioramenti nel processo di produzione dell’energia sia qui sulla Terra che per i veicoli spaziali, cosa che avrebbe impor- with NASA and ESA the Italian aerospace industry built the MPLM logistic modules, the Nodo 2 and 3 (Nodo meaning ‘knot’ in Italian) and the Columbus lab. MPLMs (Multi Purpose Logistic Modules), named Leonardo, Raffaello and Donatello after three Italian Renaissance painters, are pressurized modules to ferry equipment, supplies and testing equipment to the ISS by Shuttle: each one can be docked to the Station for a full week and it is very easy to load and unload. Each module has a lifespan of ten years and 25 missions. The Nodo 2 and 3 are interconnecting elements joining the different labs and are used as docking facilities for incoming spaceships. Nodo 2 routes power lines, air and communications to the three laboratories Destiny, Columbus and Kibo adding some more living space to the astronauts. Mission STS-120 carried it to the ISS in 2007 with Italian astronaut Paolo Nespoli on board. The Italian Space Agency, ASI, was charged by a NASAESA agreement to build Nodo 2 and 3, the first one was delivered in 2003, the second one was completed by ESA. The three Nodo have been re-christened by NASA as Unity, Harmony and Tranquillity after the Moon site of the first human landing on our natural satellite. Nodo 3 or Tranquillity as you prefer will be devoted to the astronauts’ relax: there will be a gym with treadmill and a rowing machine for daily training and new systems of air regeneration and water purifiers. Last but not least Nodo 3 will open up to the astronauts a new 360° vision of space through a Cupola mounted on top of it. By adding the Nodo 3 a full 50% of the inhabitable pressurized space inside the ISS will be accountable to the Italian aerospace industry. With Nodo 3 the ISS can accommodate up to seven astronauts, four more than the envisaged standard crew. The Tranquillity lab features the most complex system of wastes recycling extracting oxygen from used water. This technology is all-important in view of future long-term missions on Moon and Mars and could be exploited on Earth as well. Now that the ISS is nearing completion questions ask about its future. Testing and experimenting, up to now marginal, are to become central. There are great expectations on September 2010 Shuttle mission ferrying to ISS tanti conseguenze economiche ed ambientali. Gli scienziati si propongono di studiare aerosol, ozono, vapore acqueo e molti tipi di ossidi. Inoltre il mantenimento stesso di una presenza costante dell’uomo nello spazio aiuterà a migliorare il supporto vitale ed i controlli ambientali, a trovare nuovi metodi per la cura delle malattie e per la produzione di materiali, fornendo così quelle conoscenze indispensabili alla colonizzazione dello spazio da parte dell’uomo. Tuttavia lo sfruttamento scientifico della stazione dipenderà dal prolungamento della durata della sua vita operativa che dovrebbe essere portata dal previsto 2015 al 2020, ipotesi sostenuta anche dal Presidente degli stati uniti Obama e presentato nel “rapporto Augustine”, il documento finale prodotto dal Review of United States Human Space Flight Plans Committee per fornire al Presidente Barack Obama gli elementi necessari per sciogliere i molti nodi strategici relativi al futuro della NASA e in particolare dei suoi programmi di esplorazione spaziale e volo umano □ *Ufficio stampa ASI the orbiting laboratory AMS with Italian astronaut Roberto Vittori on board. AMS will study cosmic rays in search of antimatter and Dark Matter. National space agencies and ESA have notified the scientific community soliciting research programs in micro gravity condition on human physiology, biotechnologies, fluids and solids physics. Studying muscular atrophy, osteoporosis and body fluids dynamics is essential to safeguard astronauts’ health during long space flights in a zero gravity environment. Thanks to micro gravity scientists hope to synthesize new proteins unknown on Earth. A brand new field of investigation concerns the mechanics of fluids in micro gravity condition. Fluids in space can be mixed regardless of their specific weight and this could open up new perspectives of liquids combinations. Thanks to experiments outside the ISS new super conductors could be devised. Combustion in space is being investigated to improve efficiency in power plants, a vital topic not only on spaceships but on Earth as well. Scientists are planning research on aerosol, ozone, steam and various oxides. The expected fall out of all this is vital to future space explorations. That is why the scientific community bets on the ISS extended life up to 2020. And even the USA President Barack Obama endorses it on the basis of the by now famous Augustine Report outlining the new USA strategy on space research and its future □ 2010 Numero 1 SPACEMAG 41 Volo umano Un ingegnere decisamente con la testa tra le stelle Paolo Nespoli racconta la sua vita tra l’addestramento a Star City e la Stazione spaziale di Andrea Drudi 42 C ome sarà la sua prossima missione che prevede 6 mesi a bordo della ISS? Una missione di Shuttle viene preparata con un obiettivo specifico, ad esempio la missione che ho fatto 2 anni fa ha portato in orbita il nodo 2 ed ha condotto una serie di esperimenti. Invece la missione di lunga durata che farò è più complessa e non viene programmata con moltissimo anticipo, nel senso che si sa quanto sarà il tempo a disposizione in orbita dell’astronauta e di tutti i membri dell’equipaggio e si cerca di vedere quali saranno le operazioni o le cose operative che necessiteranno e si addestrano gli astronauti per le operazioni che torneranno utili. Ad esempio mi sto preparando per fare eventuali passeggiate spaziali, per utilizzare il braccio meccanico della stazione ed infine si sta costruendo un piano di esperimenti, ma il quadro completo sarà disponibile solo a sei mesi dalla missione. Cosa prevede il suo addestramento? L’addestramento è abbastanza complesso e fino a qualche tempo fa durava 5 anni. Questo ha causato dei grossi problemi così la NASA ha dovuto comprimere al massimo la preparazione. Attualmente un astronauta qualificato, che ha già volato e parla un po’ di russo, può essere preparato ad una missione sulla ISS in 2 anni e mezzo. La pianificazione che mi è stata assegnata prevede 36 settimane in Russia, necessarie per viaggiare sulla Soyuz, 26 negli Stati Uniti, 4 in Europa, 2 in Canada, 2 in Giappone e 2 di ferie. In particolare l’addestramento è complesso perchè bisogna fare tutte le qualifiche che servono sia per la Soyuz che per le operazioni che si effettueranno a bordo della ISS Che tipo di vettore è la Soyuz? La Soyuz è una macchina interessante costruita negli anni 60/70, dunque un po’ antiquata, ma funziona come dicono gli americani è “Reliable”, costa relativamente poco e sarà l’unico SPACEMAG Numero 1 2010 mezzo che avremo a disposizione una volta che lo Shuttle sarà andato in pensione. È di dimensioni ridotte e all’interno ci si mette in posizione fetale. I russi sono molto orgogliosi di questa macchina, basti pensare che tutta la strumentazione e le procedure di bordo sono scritte solo in russo. Una particolarità è l’atterraggio, che avviene sempre nelle terre del Kazakistan, i russi lo definiscono morbido anche se effettivamente è un po’ come uno scontro tra un tir ed una 500, questo è il loro concetto di morbido!. Considerando la sua statura avrà dei problemi con gli spazi angusti della Soyuz? Io riesco ad entrarci a malapena. Quando mi hanno misurato sono stato definito “Borderline”. Siccome se ci si misura la mattina si risulta più alti rispetto alla sera, io prima di ogni misurazione andavo a fare una corsetta cercando di saltellare in modo da schiacciare la colonna vertebrale per cui ogni volta risultavano 1 o 2 centimetri di scarto. Ma alla fine hanno deciso che potevo entrarci, a fatica per dire la verità. Quando sarò sulla ISS, per via dell’assenza di gravità la mia spina dorsale si distenderà, per cui crescerò anche di 5 cm. E questo i russi devono prevederlo, perché se ora entro appena nella Soyuz dovrò farlo anche per il ritorno. Quindi hanno deciso che dovrò sempre indossare una tuta con degli elastici che mi terranno schiacciata la spina dorsale. Durante i suoi 6 mesi di permanenza sulla ISS sono previsti il montaggio di altri moduli per l’ampliamento della stazione? No, è previsto che lo Shuttle finisca la sua attività a settembre dell’anno prossimo, io volerò a novembre. Quindi in assenza di altri vettori in grado di portare moduli aggiuntivi la mia responsabilità sarà limitata al mantenimento della Stazione, all’intervento nel caso ci fosse un problema e all’esecuzione di esperimenti. Finalmente abbiamo la stazione completata e la sfrutteremo per tutta una serie di test scientifici. Qual è la durata operativa delle ISS? La ISS attualmente dovrebbe essere operativa fino al 2015, ma sicuramente si farà un prolungamento fino al 2020, poi a seconda di come si comporterà, visto che questi moduli non possono stare in orbita all’infinito dato che più diventano vecchi e più richiedono manutenzione, probabilmente si an- Volo umano drà avanti oltre il 2020. Se si pensa che la stazione russa Mir era costruita per stare in orbita 5 anni ed alla fine è durata 18 anni. I problemi legati alla durata operativa sono legati principalmente alla decomposizione delle giunture plastiche a causa dei cicli termici che subiscono in orbita. Com’è la vita a bordo della ISS? L’astronauta solitamente si alza alle 8 del mattino ora di Mosca, c’è un ora e mezza di tempo per la toilette e la colazione. Verso le 9 si comincia a lavorare, alle 12 c’è la pausa pranzo dove si cerca di stare insieme agli altri membri dell’equipaggio, dopo di che si riprende verso le 14 e si va avanti vino alle 20 circa. Poi ci sono 3 ore “libere” per le telefonate, le mail ed il relax. Con il cambio di visione sull’esplorazione spaziale della NASA, ci saranno ripercussioni anche in Europa? Sicuramente quello che farà la NASA avrà comunque una ripercussione in Europa. Noi voliamo, nelle missioni sulla ISS, con gli Usa e con la Russia non abbiamo una capacità di portare autonomamente astronauti in orbita. Quindi se gli americani decidessero di non andare più sulla Stazione ma di puntare a Marte saltando sulla Luna noi dovremmo decidere se andare con loro o fare diversamente. Nella ISS c’è molta industria italiana? L’Italia è un paese che ha fatto molto per la costruzione della Stazione perché contribuisce sia con un programma diretto attraverso l’ESA che con una cooperazione diretta con gli Stati Uniti. In particolare l’Italia già dagli anni 70/80 ha dimostrato di saper costruire i moduli pressurizzati e questo è stato riconosciuto a livello internazionale a partire dalla NASA. In questo momento almeno il 30% dei moduli pressurizzati sulla Stazione sono di fabbricazione italiana, lassù c’è dunque parecchia Italia. È una cosa bella e soprattutto importante per le nostre industrie. Doversi cimentare in questo settore vuol dire non commettere errori e lavorare ad un livello molto alto, perché vengono richieste cose complesse e difficili. Far lavorare le nostre aziende a questi livelli vuol dire ottenere capacità e conoscenze che servono a tutta la nazione. Lei è già stato sulla ISS a bordo della missione Esperia Sts-120, ha un ricordo particolare? Una cosa che mi ha colpito risale al giorno 9 della missione in cui mi hanno dato 4 ore di libertà ed ho iniziato a fare delle foto dalla finestra della Stazione. È stato molto bello vedere le albe che si susseguono ogni 40 minuti. Durante questa transizione di luce, si vedono la Terra ed il cielo oscurati ed una sottile striscia di atmosfera che è molto piccola, come una buccia di pesca, che si illumina di colori bellissimi come il blu, l’arancio ed il rosso. Però l’effetto che mi ha fatto, al di là della bellezza è di un estrema fragilità, ho pensato tra me e me che quella sottile striscia di luce ci consente la vita, se non avessimo quella protezione la Terra sarebbe come Marte o come la Luna. Quindi è bene fare attenzione a quello che si sta facendo, dobbiamo iniziare a trattare meglio questo pianeta, dato che non ce ne sono molti altri intorno come il nostro. Non sappiamo ancora le ragioni del cambiamento climatico, se veramente siamo noi i responsabili o se si tratta di una cosa ciclica, come ingegnere posso dire che ci servono dati certi e noi come agenzia spaziale dobbiamo dare il nostro contributo a questa ricerca □ 43 Marte è davvero così lontano? Marte è lontano, 50 milioni di chilometri. Quando partiamo per la Stazione Spaziale Internazionale in 8 minuti e mezzo arriviamo in orbita, poi in 2 giorni facciamo un po’ di correzioni di orbita e ci agganciamo. La Luna è già un pochino più lontano 350 milioni di chilometri e ci si arriva in circa una settimana. Marte con gli attuali vettori è a circa un anno di distanza. In tutto la missione richiederebbe 3 anni nello spazio, in mezzo a tantissime difficoltà. Occorre dunque sviluppare delle tecnologie completamente nuove a partire da come fare a prendere un equipaggio di 10 persone e farle stare per un anno in una navicella fornendo acqua, ossigeno e cibo senza contare il problema del controllo dei sistemi di bordo. La ISS viene controllata direttamente da Terra, su Marte questo non è possibile, in quanto un comando che parte dalla Terra impiega 20 minuti per arrivare su Marte. Mi immagino un astronauta che ha un problema, chiama la Terra per ricevere assistenza ma occorreranno 40 minuti per avere risposta. Dovremo quindi sviluppare dei sistemi molto più autonomi ed intelligenti per far lavorare gli astronauti lassù in sicurezza senza avere l’occhio vigile di 150 controllori di volo. Il lanciatore Soyuz TMA-13 in partenza per la Stazione spaziale internazionale 2010 Numero 1 SPACEMAG Human flight An engineer over the clouds, among stars Paolo Nespoli story: his life between Star City training and International Space Station 44 What are the scopes of your next six-months mission on the ISS? All Shuttle missions have specific aims. Two years ago my mission was to bring the Nodo2 in orbit and to perform a whole series of experiments. The next mission will be a long-term one, I personally am training in space walks, manning the ISS mechanical arm, planning some experiments. The whole picture will be complete only six months before take-off. Tell us about your training. Astronauts’ training is so complex that until recently it took five years overall but NASA compacted it to the minimum. My training plan was spread all over the world: 36 weeks in Russia to be acquainted with the Soyuz systems, 26 weeks in the USA, four weeks in Europe, two in Canada and Japan respectively and– oh yes, two weeks of leave of course. Training is complicated by the fact that one must qualify for both the Soyuz and the ISS. Describe us the Soyuz. It is a very interesting machine built in the 60’s and 70’s and therefore quite dated. But it will be the only available space vector after the Shuttle’s retirement. Soyuz is quite small inside, you must adopt a foetal position. Of course being Russian it will land only in Kazakhstan, Russians call it a ‘soft’ landing but actually is more like a car crash. Being so tall how will you fit into the capsule? I will be quite cramped indeed: when they measured my height they put me in the ‘borderline’ class. So before being measured I did some jogging, jumping up and down so as to reduce height. In the end they decided I could enter their contraption, but only just. Problem is, onboard of ISS because of the lack of gravity my spine will distend itself and grow some 4-5 centimetres longer, so my Russian trainers decided that I shall be wearing all the time an elasticised overall. During you six-months stay will other modules be added to the ISS? No, because my flight will take place after the Shuttle retirement, the only vector with a components carrying capability. My responsibility will be the up keeping of the ISS, trouble shooting just in case and performing some experiments in the meanwhile. How long will the ISS ‘live’? ISS life eventually will be stretched to 2020. After that we shall see: a further extension is likely, but its modules cannot stay in space forever. The Russian space station Mir was due to last 5 years and it survived thirteen years more. Main problem of ISS survival is its plastic joints suffering thermal shocks during orbiting. How is life on board of ISS? Usually wake up is 0800 Moscow Time, then toilet and breakfast, and work until lunchtime at noon when we mix with the crew. Then back to work until 2000. After that you are on your own for three hours, mail, phone calls, relax. SPACEMAG Numero 1 2010 How NASA new strategy will affect Europe space research? Of course there will be consequences; as Europeans, In order to send astronauts in space we must address either the USA or Russia space Agencies. Should NASA opt for a Mars expedition by Moon jumping and abandoning the ISS we should decide whether going along with them or take another course. What Is the extent of Italian industrial contribution to ISS? Italian aerospace industry contributed through the European Space Agency, ESA, and by direct agreements with the USA. Since the 70’s one third circa of ISS pressurized modules are Italian-built and NASA certified and this makes me feel quite at home. There is a very high level of technological manufacturing involved and it is a great achievement by Italy and its aerospace industry. Let’s talk about the Red Planet: is it really so far away from us? Average distance between Earth and Mars is more than 50 million km. When we take off for the ISS we orbit in 8.5 minutes, the Moon is a little bit farther away, 350,000 km, it takes a whole week to get there. Mars is more than one year away and a Mars Mission would take up to three years. We would need brand new technologies: a crew of ten should survive in a space capsule for years with enough air, food and water without refuelling from Earth. Main problem is: ISS is remotely controlled from the Earth, but on a Mars Mission communications would take 40 minutes from question to answer, a lag hardly compatible in an emergency. Tell us about your previous experience on board of the ISS during the Esperia Sts-120 mission. The most wonderful experience that I can recall occurred on Mission day 9, when they allowed me a fours hours break. I started taking pictures from the window and I remember those dawns recurring every 40 minutes. It is a grand show but behind it I perceived the importance of that fragile, thin screen of atmosphere: without it Earth would be barren to life just like the Moon or Mars. We must be very careful in conserving it, in the known space there are no other places where we would survive. We do not yet know for sure if climate changes are our fault or it is just a natural cycle, but I am an engineer and must ascertain facts. Like every Space Agency we too must contribute to this research in full and in haste □ Agenzie spaziali I nuovi protagonisti dello spazio L’aerospazio sta vivendo un esplosione di nuovi attori, dai governi asiatici agli imprenditori privati: il cielo è il nuovo Eldorado di Andrea Drudi 46 L o spazio è la vetta da cui controllare il mondo, ma la scalata sta diventando sempre più affollata. Da terreno di confronto esclusivo delle grandi superpotenze durante la Guerra fredda, quell’ultimate high ground della geopolitica del Pianeta oggi vede un’esplosione di nuovi attori, dai governi asiatici agli imprenditori privati. Il forte rilancio dei programmi spaziali è evidente soprattutto dai numeri: la spesa mondiale negli ultimi anni per la ricerca spaziale aumenta sempre di più. Un mercato in forte crescita dunque, alimentato dall’aumento dei lanci di satelliti e dai programmi di osservazione della Terra e navigazione come Galileo, fino al volo umano. “Ci stiamo avviando alla terza fase della storia dello spazio ha osservato Nicolas Peter, ricercatore dell’Istituto europeo per le politiche spaziali e curatore del volume Humans in Outer Space-Interdisciplinary Odysseys - La prima, cominciata con lo Sputnik e che ha visto l’uomo sulla Luna, è stata ca- SPACEMAG Numero 1 2010 ratterizzata dalla contrapposizione tra Usa e Urss; mentre la seconda, dopo la caduta del muro di Berlino, ha portato alle competizioni che vediamo oggi. Nei prossimi anni assisteremo però al formarsi di una nuova mappa di alleanze internazionali nelle quali i privati sembrano destinati ad avere un ruolo sempre più importante, non solo nelle Tlc, ma direttamente nell’esplorazione spaziale”. Agenzie spaziali La NASA e gli Usa fanno ancora la parte del leone, ma il continente asiatico è in fermento e sta bruciando le tappe. Infatti non c’è solo il Giappone, che ha già inviato moltissimo hardware alla Stazione spaziale internazionale, ha già un proprio lanciatore-Iib, ed ha come obbiettivo dichiarato voli con astronauti verso la Luna. La Cina, modificando la tecnologia russa, ha già inviato uomini nello spazio, completando anche una passeggiata spaziale, un’impresa che finora solo Usa e Russia sono riusciti a mettere a segno. La corsa spaziale cinese è iniziata tardi, ma in 10 anni ha compiuto e probabilmente compirà passi da gigante. Nel 2005 l’Agenzia Nazionale Cinese per lo Spazio (Cnsa) ha inviato in orbita due astronauti e nel 2008 la Shen- Rendering del progetto Buran zhou 7 ha concluso una missione di 68 ore, durante la quale è stata effettuata con successo la prima passeggiata spaziale cinese. Questa missione ha puntato anche ad affermare definitivamente lo status di grande potenza raggiunto dalla Cina e non è certo un punto di arrivo, anzi il primo dei tre gradini di un nuovo corso del programma di volo spaziale umano. La prossima tappa sarà agganciare più veicoli spaziali in orbita e poi avere una vera e propria stazione spaziale cinese. Non mancano i piani per portare un veicolo robotico sulla Luna agli inizi del prossimo decennio, quando arriverà troverà però sul suolo lunare una bandiera indiana ad aspettarlo, portata nei mesi scorsi da Chandrayaan-1, la prima missione robotica verso la Luna dell’India. La Cnsa sta anche sviluppando un piano per la costruzione di una stazione spaziale cinese costituita da un modulo principale, due sperimentali, una navicella con equipaggio e una seconda utilizzata come cargo. Attualmente questo progetto si trova nella fase due del suo programma spaziale e devono ancora essere approntate altre quattro tecnologie chiave prima di entrare nella terza e ultima fase: il lancio della stazione. Nell’ultima missione, la Shenzhou VII, è stata sperimentata la “passeggiata spaziale”. La prossima sfida sarà quella dell’aggancio delle navicelle al modulo principale della stazione spaziale. Tiangong I il cui lancio è previsto prima del 2011, sarà la piattaforma per testare le nuove tecnologie per l’attracco. Tiangong, dal peso di 8,5 tonnellate, sarà l’oggetto al quale Shenzhou VIII, IX e X dovranno attraccarsi per testare con successo questa nuova tecnologia. Shenzhou VIII sarà una navicella priva di equipaggio che cercherà di agganciarsi a Tiangong I nel 2011. Se questa missione avrà successo, verranno inviate altre navicelle dotate di equipaggio per provare questa complicata manovra. Dopodichè Tiangong I entrerà in una fase di perfezionamento e successivamente dovrà essere sviluppato il laboratorio spaziale, indispensabile sia per la sopravvivenza stessa degli astronauti che per portare a termine importanti esperimenti nello spazio. Allo stato attuale, le navicelle Shenzhou possono portare solo 300 chili di scorte per la sopravvivenza dei tre astronauti che andranno a comporre l’equipaggio. Un altro importante problema che dovrà essere risolto sarà quello del riciclaggio dell’aria e delle scorte d’acqua. Quando tutti questi problemi avranno trovato una soluzione, la Cina sarà pronta al lancio della sua stazione spaziale, grazie al razzo CZ5, dalla stazione di lancio nella provincia di Hainan, nella Cina Meridionale. La Cina ha anche in mente un ambizioso programma di esplorazione di Marte, infatti era inizialmente previsto entro il 2009 il lancio dell’orbiter Yinghuo-1. Ma un ritardo della missione russa Phobos-Grunt, che secondo un accordo tra l’agenzia spaziale cinese e quella russa, porterà subito dopo l’inserzione in orbita marziana anche la sonda Yinghuo-1 ha fatto slittare il rinvio della partenza sino alla prossima finestra di lancio, prevista tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012. I progetti futuri prevedono l’esplorazione della superficie marziana per mezzo di rover e possibili missioni umane nel lontano futuro. La sonda Yinghuo-1 sarà un test importante per valutare le capacità di esplorazione dello spazio profondo dell’Agenzia spaziale cinese. Nel corso 2010 Numero 1 SPACEMAG 47 Agenzie spaziali dei 2 anni della missione, la sonda Yinghuo-1 non avrà capacità di modifica della propria orbita. Per la realizzazione di questa sono però l’agenzia spaziale cinese deve affrontare delle sfide importati, come il controllo e l’osservazione remota, il controllo automatico e quello termico. Anche l’India è impegnata nello spazio, infatti il governo di New Delhi sostiene con vigore la politica aerospaziale, nella convinzione che lo sviluppo scientifico e tecnologico possa trainare l’intera nazione verso la crescita economica. Nonostante l’obiettivo sia ancora per molti aspetti lontano, con 450 milioni di cittadini che vivono sotto la soglia di povertà, in campo spaziale definire l’India un paese “emergente”comincia ad essere riduttivo. È una vera e propria potenza in grado di contendere le scene alla NASA, all’ESA e all’Agenzia spaziale russa Roscosmos. Dal novembre 2008, con il lancio della missione lunare Chandrayaan-1, si è unita al trio dei “Big” diventando la quarta nazione a toccare il suolo della Luna, battendo così sul tempo la concorrenza di Cina e Giappone. L’India vanta anche il primato per numero di satelliti ambientali in orbita ed è il paese asiatico con il maggior numero di satelliti per telecomunicazioni. Gli sforzi maggiori sono concentrati su due grandi sistemi satellitari, INSAT, composto da nove satelliti attualmente in orbita per telecomunicazioni, trasmissione di servizi educativi e meteorologici, e IRS, sistema di telerilevamento per la gestione delle risorse naturali con cinque satelliti in orbita. Inoltre l’India si sta attrezzando ad avere un proprio sistema nazionale di navigazione satellitare con 7 satelliti. L’India può anche vantare un’autonoma capacità di realizzazione di satelliti scientifici e di esplorazione. Infine è diventata una potenza anche sul fronte dei lanciatori: possiede razzi vettori, PSLV e GSLV, molto efficienti e affidabili, capaci di sfidare il mercato internazionale del trasporto in orbita dei satelliti, in particolare per le telecomunicazioni. Infine l’India ha pianificato per il 2012 l’invio di una seconda navicella sulla Luna, la sonda Chandrayaan-2, e il lancio di satelliti per studiare Marte e Venere. Intanto gli scienziati dell’agenzia spaziale indiana stanno lavorando al primo prototipo della capsula “Sre” destinata a portare nel cosmo il primo astronauta indiano, forse già nel 2013 e alla realizzazione di un potente razzo (GSLV-Mk3) per il lancio di grandi carichi. Anche il rivale storico degli Usa è molto attivo nella ricerca spaziale, la Russia infatti sta investendo enormi risorse sulla Stazione Spaziale Internazionale e dalla fine del 2010, con il pensionamento dello Shuttle, sarà la sola agenzia spaziale in grado di mandare uomini sulla ISS. Per il prossimo futuro la Roscosmos ha in programma lo svilutto di una navicella che sostituirà la Soyuz, il Kipper. Si tratta di un progetto che, a causa della mancanza di fondi della RKK Energia, è diventato internazionale e sono già coinvolte nella sua costruzione l’ESA che contribuirà con materiali avanzati avionica e sistemi di pilotaggio e la JAXA che fornirà l’elettronica di bordo. Questo veicolo è figlio della ricerca spaziale che, durante il periodo della guerra fredda, aveva dato alla luce il Buran, e grazie alle conoscen- 48 Il decollo del razzo Long March 2F (Shenzhou 5) dal Jiuquan Satellite Launch Center, China SPACEMAG Numero 1 2010 Agenzie spaziali ze delle tre agenzie spaziali ha permesso una contrazione dei costi di progettazione. Inizialmente il Kliper avrebbe dovuto essere un lifting-body “puro” cioè un veicolo, privo di ali, che avrebbe creato una portanza tramite la forma della fusoliera, ma presto sono state aggiunte delle superfici alari che, in un primo momento, sarebbero dovute rimanere aperte per tutta la durata del volo, mentre l’ultima modifica ne prevede l’apertura solo durante le fasi finali dell’avvicinamento. Il paracadute a fungo, secondo le ultime modifiche, verrà utilizzato solo in caso di emergenza, mentre l’atterraggio verrà effettuato, come per lo Space Shuttle o il Buran, su pista con il carrello. Queste modifiche hanno fatto passare il carico trasportabile da 700 kg (esclusi gli astronauti) a 500 kg mentre il numero di persone trasportabili rimane fisso a 6. Il Kliper ha molte caratteristiche in comune con la navetta Buran, ma per molti aspetti è simile anche alla Sojuz, infatti al Kliper verrà collegato un modulo di servizio che, così come nella Sojuz, servirà ad agganciare la navetta agli altri veicoli e alla stazione spaziale internazionale ISS, questo modulo verrà poi sganciato prima di effettuare il rientro in atmosfera affinché si distrugga. Un’altra somiglianza alla Sojuz è il modo in cui viene lanciato il veicolo, infatti non sarà agganciato al dorso del missile come avviene per lo Space Shuttle ma verrà messo alla sommità del razzo. Il progetto Kliper ha già subito un notevole ritardo, la data del primo lancio, che in un primo momento era previsto tra il 2010 e il 2011, è passata al 2012 mentre la piena operatività verrà raggiunta solo nel 2015. I russi prevedono inoltre delle missioni robotizzate sulle lune di Marte e un aumento dei satelliti di ricerca orbitanti sulla Terra. La ricerca spaziale dunque, anche se ha di recente visto un parziale ridimensionamento del ruolo degli Stati Uniti, i protagonisti indiscussi dello spazio, sta entrando in una nuova era, fatta di paesi emergenti che, passo dopo passo, stanno assumendo un ruolo da protagonisti □ Newcomers to the Space Race 49 Only apparently times did change from that superpowers confrontation in the cold war era F rom Space you can observe - and control – the Earth, but getting there first and hold the fort is now a matter of fierce competition. Only apparently times did change from that Superpowers confrontation in the Cold War era: the ultimate high ground of our planet’s geopolitics is crowded by new entries, from the new Asian powers to private entrepreneurs. Numbers make news: space expenditures grow exponentially all the world over, market is bullish with satellite launches, Earth observation and monitoring programs, new navigation facilities like Galileo, down – or up – to manned flights in space. “We are entering the third era in space history –Nicolas Peter, researcher at the European Space Policies Institute and author of the book “Humans in Outer SpaceInterdisciplinary Odysseys” remarks -. First stage started with Russian Sputnik to end with Man on the Moon, in an atmosphere of feverish competition between USSR and USA. The second stage following the Berlin Wall fall in 1989 is being characterized by a peaceful but not less tense international competition. We are about to step in the third era: an epoch of international alliances where private entrepreneurs will play an always more determinant role, not only in TLCs but directly in space exploration”. USA and its NASA still get the lion’s share but Asia is coming up quite fast. Japan contributed strongly to the ISS hardware, developed its own Iib Launcher and will fly soon its own astronauts to the Moon. China entered the new space race quite later, but in the last ten years it has been catching up very fast. By improving Russian technology the Chinese National Space Agency, CNSA, already sent two astronauts in space in 2005, and three years later, during the 68 hours long Shenzhou VII mission, a Chinese astronaut performed even a space-walk thus joining USA and Russia in the inner ‘space walkers club’. Those missions ratified officially China’s superpower status and are only the first step in the nation’s human flights program. Next step will be the construction of China’s own space station: it will consist of a main module, two experiment modules, a manned spaceship and a cargo space ship, all docked together. In the next decade there are plans to send a robotic vehicle on the Moon where the Indian flag carried there just recently by Chandrayaan-1, India’s first robotic mission, is already waving (figuratively speaking). The Chinese Space Station is entering phase two of its program but four key technologies more are to be developed before the third and final launching stage. The 8.5 ton Tiangong I to be launched before the end of the year will be the orbiting platform to test Chinese new docking technologies. It will be joined in space by Shenzou VII, IX an X, the first one of them being unmanned. After its docking into Tiangong I, other manned spaceships will be launched to refine docking manoeuvres and procedures. Finally Tiangong I will grow into a 2010 Numero 1 SPACEMAG Space agencies full space laboratory to house astronauts and scientists. The Shenzou capsules have today a very limited (300 kg) payload, insufficient even for the survival of a crew of three. Payload is to be dramatically improved and new air and water recycling systems are still to be designed and tested. When all these teething problems are over China will orbit its Space station from the Hainan, South China, launching base using a CZ-5 rocket. China’s ambitious plans go farther than the Moon. A Mars exploration program was to start within 2009 by launching the Yinghuo-1 orbiter but it was postponed because of the Russian Phobos-Grunt mission delay. The Russian mission is scheduled to insert the Yinghuo-1 probe in a Mars orbit and the next launching window will be between the end of 2011 and the beginning of 2012. The Chinese Mars program foresees exploration of the planet’s surface by rovers in view of possible future human expeditions. In its two years mission, the Yinghuo-1 probe will not be able to modify its orbit; the mission therefore will be all-important to test Chinese technologies for deep space exploration in terms of remote control and observation, automatic systems and thermal conditions. India too is entering the race. The New Delhi government strongly advocates space policies as a potent booster of economic growth. The target might seem over ambitious for a country where 450 million people still live, or manage to, under the poverty line but it would be unfair to label India an ‘emerging nation’ as far as space is concerned. India Space Agency ranks among the superpowers’ NASA, ESA and Roscosmos. In November 2008 the Chandrayaan-1 lunar mission gave India access to the 50 inner circle of space explorers by being the fourth Nation to reach the Moon before China and Japan. India can boast the highest number of artificial orbiting satellites and in Asia the highest number of TLC satellites. India’s efforts strive to complete two large systems: the nine satellites strong INSAT devoted to TLC, meteorological reporting and educational broadcasting and IRS monitoring natural resources via five remote sensing satellites. India is also building its own navigation system based on seven satellites: its aerospace industry is very lively in the launchers segment providing reliable rockets such as PSLV and GSLV particularly useful to carry satellites in orbit. India’s future space plans envisage a second spaceship to land the Chandrayaan-2 probe on the Moon by 2012 and launching satellites to study Mars and Venus at close range. India Space Agency scientists are working on the Sre capsule prototype (it will carry the first Indian astronaut in space as soon as 2013) and on GSLV-Mk3, a very powerful rocket for launching huge payloads in space. The old USA arch-rival in the space race, Russia, is back on the stage investing heavily on the International Space Station and exploiting its great advantage: after the Shuttle’s retirement this year, Russia not only will remain the only space power able to ferry astronauts to the ISS but is already working on the Soyuz successor, the Kipper spaceship. Due to insufficient domestic financing by RKK Energia, the Kipper project went international involving the European Space Agency, ESA, supplying new materials, avionics and piloting systems, and the Japan Space Agency, JAXA as main contractor for onboard electronics. Kipper derives from Buran, a craft developed at the height of the Cold War, but its designing costs have been sharply reduced by the joint venture with Europe and Japan. In the beginning Kipper was meant to be a pure, wingless lifting-body relying on the fuselage aerodynamics to create the necessary uplift but soon it grew wings to be opened in docking manoeuvres. The mushroomshaped parachute is for emergency only, landing will be performed like Shuttle or Buran, on an airfield. These changes brought the payload down from 700 kg (plus the six astronauts) to 500 kg. Kipper blends both Buran and Soyuz characteristics. Like Soyuz it will be linked to a service module to dock into other space vehicles and onto the ISS. The service module will be disposed off before re-entry in the atmosphere. Like Soyuz it will be launched on top of a rocket and not riding the rocket’s side like the Shuttle. The Kipper project is late on its schedule, its maiden voyage has been postponed from the end of this year to 2012, its full operational capacity to be attained only in 2015. Other Russian space plans consist in robotized missions on Mars’ moons and in more research satellites orbiting our planet. Space research, even accounting for the partial downsizing of NASA budget and scopes by President Obama, is in full steam thanks to the newcomers to the race. Notwithstanding the USA leading role the emerging outsiders like India, China and Japan plus the Russian comeback are going to shape more and more the near future of space exploration □ L-110 stage of GSLV Mk-III undergoing final preparations for testing at the test stand at Mahendragiri, near Nagercoil, in Tamil Nadu SPACEMAG Numero 1 2010 Space agencies 51 Il decollo del vettore PSLV-C12 dal Satish Dhawan Space Centre (SDSC SHAR), Sriharikota INDIA 2010 Numero 1 SPACEMAG Scienza Tecnologia italiana a caccia delle origini dell’universo Le incredibili scoperte dei satelliti Agile e Fermi Questa è una didascalia da inserireUnt amcommy nulla aut nostis ent nis aut in di Patrizia Caraveo* 52 L ’astronomia gamma sta vivendo un’epoca d’oro grazie a due missioni che scrutano continuamente il cielo. Da un lato AGILE, piccola missione dell’Agenzia Spaziale Italiana con INAF e INFN, dall’altra Fermi, missione di dimensioni molto maggiori della NASA, alla quale l’Italia ha dato e da un importante contributo attraverso ASI, INFN e INAF. Mai prima d’ora era stato possibile avere una copertura h24 del cielo delle alte energie con due strumenti che dialogano, si scambiano allerte e, alla fine, ci permettono di studiare gli stessi fenomeni da diversi punti di vista. Lanciata nel giugno 2008, la missione GLAST ha subito dimostrato di fornire prestazioni all’altezza delle aspettative. Pienamente soddisfatta dai risultati dei test in orbita, la NASA ha dedicato la missione a Enrico Fermi (1901-1954, premio Nobel per la Fisica nel 1938). Dopo circa 20 mesi di attività, il Large Area Telescope a bordo della missione Fermi ha raggiunto il traguardo di 100 miliardi di segnali. Questo non significa che Fermi LAT abbia rivelato 100 miliardi di fotoni gamma di alta energia. La maggior parte dei segnali sono riconducibili al passaggio di raggi cosmici, dei veri e propri ospiti indesiderati agli occhi degli astronomi gamma. Su questi intrusi, però, Fermi LAT sta raccogliendo una statistica impressionante trasformando una fonte di disturbo in una opportunità scientifica, per esempio, misurando con grande accuratezza lo spettro degli elettroni. Ma è la straordinaria nitidezza delle immagini del cielo gamma la vera forza delle missioni gamma in orbita attualmente. Molte famiglie di oggetti celesti sono rappresentate nel catalogo di più di 1.400 sorgenti rivelate da Fermi: pulsars, Gamma Ray Bursts, galassie normali e attive, ammassi globulari, microquasar, resti di supernovae. In particolare, la scoperta di 16 pulsar radio quiete, simili al prototipo Geminga, è stata classificata da Science come una SPACEMAG Numero 1 2010 delle 10 scoperte più importanti del 2009, per essere precisi la numero 2. Per noi, che Geminga l’abbiamo scoperta e che l’abbiamo capita dopo più di 20 anni di sforzi, è un riconoscimento straordinario. In effetti, i risultati del primo anno di attività della missione rappresentano una vera rivoluzione nello studio dell’emissione gamma delle stelle di neutroni. Oltre a svelare l’esistenza di un gran numero di stelle di neutroni che emettono emissione gamma pulsata senza mostrare nessun segnale in radio, Fermi ha scoperto l’emissione di numerose pulsar velocissime, che ruotano intorno al prprio asse centinaia di volte al secondo, oltre a rivelare emissione pulsata da una trentina di pulsar radio “normali”. La scoperta di stelle di neutroni che emettono in gamma ma non in radio non è, di per sé, rivoluzionaria, anzi, è una conferma. Studiando Geminga, già negli anni ‘90 avevamo avanzato l’ipotesi che molte delle sorgenti gamma non identificate fossero pulsar senza emissione radio: basta pensare che il cono di emissione radio sia molto più stretto di quello gamma, e poi è solo il rapporto tra i due che determina il rapporto tra pulsar gamma con e senza emissione radio. Quello che veramente stupisce è la rapidità con la quale si è arrivati a questi risultati. Mentre nel caso di Geminga c’erano voluti 20 anni di sforzi utilizzando tutte le lunghezze d’onda disponibili, per le 16 sorelle di Geminga sono bastati pochi mesi di dati Fermi. Il salto di qualità è stato reso possibile dalla grande area sensibile di Fermi, dallo sviluppo di software particolarmente intelligente e dall’utilizzo di dati X già raccolti nel corso degli anni. Visto che la maggior parte delle pulsar radio quiete di Fermi coincidono con sorgenti già rivelate da EGRET negli anni ’90 (in alcuni casi si tratta addirittura di sorgenti già viste da COS-B agli albori dell’astronomia gamma, tra il 1975 ed l’82) ma rimaste senza identificazione, notiamo con pia- Scienza 53 cere che la nostra ipotesi ha trovato conferma sperimentale, avviando a soluzione un enigma che durava da decenni. Sono diversi i problemi storici risolti nel primo anno di attività di Fermi. Finalmente è stato capito il comportamento di LSI 61°303, un sistema binario caratterizzato da periodiche emissioni radio. LSI 61°303 faceva anticamera dal 1981 quando, studiando la sorgente COS-B CG135+01, avevamo scoperto la sua emissione X e avevamo proposto che fosse la responsabile dell’emissione gamma. Analogamente, è stato risolto l’enigma di CygX3, un sistema binario dove un piccolo buco nero impiega 4,8 ore per orbitare attorno ad una stella molto più grande, più calda e più attiva del nostro sole. Cyg X3 è classificato come microquasar perché, ogni tanto, diventa la sorgente radio più brillante del cielo, dimostrando che la stella compatta è capace di accelerare particelle in modo molto efficace. Nel 1977, analizzando i dati del satellite NASA SAS-2, era parso di vedere il segnale della sorgente, ma il risultato non era mai stato confermato. E’ stato necessario l’avvento della nuova generazione di strumenti gamma per chiarire il mistero. AGILE ha visto 4 volte la presenza di una sorgente variabile con posizione compatibile con Cyg X3 mentre Fermi ha rivelato emissione variabile per periodi più estesi, insieme alla modulazione orbitale della sorgente durante i periodi di attività. Dopo un’attesa di 32 anni, i risultati di Agile e Fermi, che confermano un modello tutto milanese proposto nel 1977, sono apparsi rispettivamente su Nature e Science a pochi giorni di distanza. Oltre a trasformare stelle di neutroni e buchi neri in brillanti sorgenti di raggi gamma, le particelle accelerate nella magnetosfera di una stella di neutroni sfuggono nel mezzo circostante e formano le Pulsar Wind Nebulare. Viste a decine nei raggi X, cominciano a essere rilevate anche nei raggi gamma per le pulsar più energetiche come il Granchio e la pulsar delle Vele. Anche i resti delle supernovae che hanno originato le stelle di neutroni cominciano ad essere rivelati come sorgenti estese di radiazione gamma. E’ lì che cerchiamo informazioni sui meccanismi di accelerazione dei raggi cosmici, il più famoso dei quali è stato proposto proprio da Enrico Fermi nel 1949. Dire che il 2009 è stato l’anno delle stelle di neutroni non vuole affatto sminuire gli strepitosi risultati ottenuti da Fermi in altri campi. Pensiamo alle galassie attive (AGN) che vengono rivelate a centinaia nei dati Fermi. Sono caratterizzate da una estrema variabilità e per capire il motore responsabile dell’emissione occorre studiarle, oltre che in gamma, nell’ottico, nell’X, nel radio, attraverso complesse campagne multilunghezza d’onda. La copertura continua del cielo gamma, unita ad una incessante attività di controllo dei dati, permette di seguire in tempo reale il comportamento delle sorgenti e di decidere quando sia il caso di allertare altri strumenti. Alcune galassie particolarmente turbolente sono sempre sotto osservazione. Nel dicembre 2009 la galassia 3C454.3 è diventata per qualche giorno la sorgente Dopo 32 anni di attesa i risultati di Agile e Fermi sono apparsi su Nature e Science 2010 Numero 1 SPACEMAG Scienza più brillante del cielo gamma, un’occasione unica per studiare i meccanismi di emissione al lavoro nei getti della galassia. Né bisogna dimenticare i lampi gamma. Brillano solo per pochi secondi, a volte anche solo frazioni di un secondo, per testimoniare la distruzione di una stella molto più grande del nostro sole che diventa un buco nero. Durante l’esplosione viene liberata una immane quantità di energia poi incanalata in un getto dove si verificano le condizioni estreme che rendono possibile l’accelerazione delle particelle capaci di produrre fotoni gamma. Queste esplosioni sono avvenute quando l’Universo era molto più giovane e il nostro Sole (con il suo sistema planetario) non si era ancora formato. I fotoni prodotti viaggiano per miliardi di anni e offrono una splendido banco di prova per uno dei cardini della relatività generale: la costanza della velocità della luce. Einstein dice che ogni tipo di radiazione viaggia alla stessa velocità mentre altre teorie sostengono che i fotoni più energetici dovrebbero essere rallentati da una ipotetica strut- Pulsar hunting 54 Radio quiet neutron stars were already known, Fermi confirmed their existence G amma astronomy is enjoying a golden age thanks to two space missions: the first one is AGILE, a small mission operated by Italian Space Agency, ASI, together with INAF and INFN, the second one is a somewhat larger NASA mission named after the celebrated Italian nuclear scientist, 1938 Nobel Prize, Enrico Fermi, with the participation of ASI, INAF and INFN. For the first time space high energies are being covered 24h a day by two instruments from two different viewpoints. Since being launched in June 2008, GLAST mission fulfilled its promises. In 20 months the Fermi Large Area Telescope reached the 100 billion signals mark. This does not mean of course that Fermi LAT recorded the same amount of high energy gamma photons, the majority of signals being the much unwanted, disturbing cosmic rays. But even so Fermi LAT turned this annoying phenomen to science’s advantage and took advantage of the high numbers to measure the electrons spectrum with great accuracy. The most astounding result of these observations is the extraordinary sharpness of sky gamma images. The Fermi catalogue numbers by now more than 1400 families of heavenly bodies: pulsars, gamma ray bursts, normal galaxies, active galaxies, globular clusters, micro quasars, supernovae leftovers. Discovery of 16 radio quiet pulsars similar to the Geminga prototype according to authoritative Science Magazine ranks second among the 2009 ten most important achievements, and this is an extraordinary SPACEMAG Numero 1 2010 reward to all of us, who found Geminga and studied and solved its mysteries in ten years of hard work. Data gathered in the mission’s first year represent a major step in studying neutron stars gamma emissions. Fermi revealed the existence of a great number of radio quiet neutron stars emitting pulsating gamma rays but no radio signal, it discovered emissions by very fast pulsars spinning hundreds of times per second on their own axis and it detected pulsating emissions by other thirty-odd ‘normal’ radio pulsars. Radio quiet neutron stars were already known, Fermi just confirmed their existence. By studying Geminga, already in the 90’s we suggested that many of the unidentified gamma sources were radio quiet pulsars. In the meantime research timings have dramatically changed: to solve Geminga enigma we took the best part of twenty years, to investigate its 16 sisters all we needed was few months data from Fermi LAT. The majority of radio quiet pulsars detected by Fermi coincide with unidentified sources detected by EGRET in the 90’s confirming experimentally our hypotheses. Many historical problems have been solved in the first year of Fermi operations. New data explained the behaviour of LSI 61°303, a binary system marked by periodic radio emissions. In 1981 studying source COS-B CG135+01 we discovered its X emissions and suggested that it could be responsible for the gamma emissions. New data solved another enigma too: CygX3 is a binary system in which a small Black Hole takes 4,8 hours to orbit around a star much larger, hotter and more Sciences tura spugnosa dello spazio-tempo. Visto che i lampi gamma producono fotoni su un vasto intervallo di energia, è stato possibile fare un test semplicissimo utilizzando un evento molto breve registrato il 10 maggio 2009 da Swift, AGILE e Fermi, tutte missioni che portano in orbita tecnologia italiana. Supponendo che tutti i fotoni siano partiti nello stesso momento, 7 miliardi di anni fa, si è sfruttata la differenza tra i tempo di arrivo dei fotoni meno energetici rispetto a quello di gran lunga più energetico visto da Fermi per distruggere la teoria della schiuma cosmica. La velocità dei fotoni è risultata la stessa all’interno di una parte su 100 milioni di miliardi. Non male per meno di due anni di attività in orbita che hanno fruttato già più di 50 pubblicazioni. Fermi (Enrico, italoamericano) sarebbe orgoglioso dell’operato di Fermi (satellite NASA con ASI, INAF, INFN) e anche del piccolo Agile, tutto italiano. E anche noi lo siamo □ *Responsabile Inaf della missione Fermi active than our Sun. CygX3 is considered a micro quasar because sporadically it turns into the most brilliant radio source in the sky, demonstrating that its dense star can accelerate particles very efficiently. In 1977 analysing the NASA SAS-2 satellite data the signal source was ‘felt’ but scientifically never identified. The new gamma instruments helped locating it: AGILE perceived four times the presence of a variable source compatible with the CygX3 position while Fermi revealed variable emissions on longer spans of time together with the source orbital modulation during its activity periods. So after almost 33 years the AGILE and Fermi observations were published almost simultaneously on both Nature and Science magazines confirming an all-Italian, all-Milanese model advanced in 1977. Apart from turning neutron stars and Black Holes in brilliant sources of gamma rays, the accelerated particles in a neutron star magnetosphere escape all around forming èulsar wind nebulae. Already observed in X rays they can be detected in gamma rays too at least in the case of more powerful pulsars like the Crab or the Sails pulsar. Even the remains of supernovae responsible for the birth of neutron stars reveal themselves as extended sources of gamma radiation. This is the research area where we investigate the mechanics of cosmic rays acceleration, the most famous of these mechanisms having been proposed by Enrico Fermi himself back in 1949. Christening 2009 as the ‘Neutron Stars years’ does not downplay the Fermi outstanding scientific results in other realms. Active galaxies, AGN, for instance have been revealed by the hiundreds. Emissions by such galaxies are marked by extreme variability and in order to understand their generation a interdisciplinary research is needed by recurring to complex campaigns concerning gamma, optical vision, radio observations. The constant coverage assured by Fermi and AGILE instruments and the data close monitoring enables scientists to follow the sources behaviour in real time and alert other instruments when needed. A few particularly turbulent galaxies are monitored 24h a day. On December 2009 galaxy 3C454 turned for a few days into the most brilliant source in the gamma sky, a rare occasion to study the emission mechanisms working in its jets. Neither are to be overlooked the gamma flashes lasting for a few seconds or even fractions of a second, marking the destruction of stars larger than our Sun and their turning into Black Holes. Such explosions free incredible amounts of energy funnelled in jets. The extreme conditions reached within those jets accelerate the gamma photons producing particles to their critical point. Such explosions date back to billion of years when our Universe was younger and our Sun with its Solar system was yet to come. Photons can travel for billion of years and represent a perfect test bed for one of the general relativity axioms: light’s constant speed. According to Albert Einstein’s theory, radiations of any kind travel at the same speed, while according to other theories the more energetic photons could be slowed down by an hypothetical space-time sponge-like structure. The gamma bursts produce photons on a wide energy range, so a simple test was performed using a very quick event recorded on May 10, 2009, by AGILE, Fermi and Swift (all of their instruments are built with the Italian industry contribution). Supposing that all photons started together seven billion years ago, difference in arrivals between the less energetic and more energetic photons was calculated, and wiped away the Cosmic Foam theory. Less than two years of operation have produced already more than fifty scientific publications: not bad, really. The Italo-American psysicist Enrico Fermi would be very proud of the satellite named after him and designed and built by NASA with the Italian ASI, INAF and INFI. Being half-Italian, Fermi would be even prouder of little all-Italian AGILE. And so are we, too □ 2010 Numero 1 SPACEMAG 55 Curiosità Una boarding card per lo spazio Il turismo in orbita sta per diventare una realtà: solo per passeggeri facoltosi di Marcello Spagnulo* N 56 egli anni ’60 una delle principali compagnie aeree del mondo, l’americana Pan Am, avviò una lista di prenotazioni per le persone che volevano prenotarsi per un viaggio sulla Luna. Gli USA erano nel pieno del programma spaziale Apollo e pertanto l’interesse per i viaggi spaziali era “alle stelle” in quel momento storico. Così la waiting list della Pan Am raggiunse ben presto le 80000 firme. Negli anni ’80 però la Pan Am fallì e con essa il sogno lunare delle decine di migliaia di persone che volevano viaggiare sulla Luna come noi oggi viaggiamo tra le capitali del mondo a bordo di comodi aviogetti. Così quando più di vent’anni dopo, nel 2004, una neonata e sconosciuta società, la Virgin Galactic, annunciò di dare inizio dal 2010 a voli spaziali commerciali, scetticismo e cinismo furono tra le più benevoli manifestazioni di attenzione. Ma alle spalle di questo annuncio c’era, e c’è, invece una realtà significativa che ha preso corpo negli ultimi anni, sviluppatasi in un rigoroso ambito industriale sebbene quasi artigianale. Parliamo dello Space Ship One una navetta spaziale di una piccola azienda aeronautica statunitense, la Scaled Composite; più che di una vera astronave però la SS-1 è un aereo-razzo con equipaggio, interamente finanziato, progettato e costruito da investitori privati, e che ha già volato nello spazio ad un’altezza di più di 100 km sopra la superficie terrestre. Oggi lo Space Ship One rappresenta un’importante novità del trasporto spaziale, ma non tanto per la sua idea di base, che riprende la configurazione degli aerei-razzo serie X della NASA, quanto per la modalità di SPACEMAG Numero 1 2010 sviluppo che lo ha caratterizzato. Lo Space Ship One fu presentato dall’ingegnere aeronautico californiano Burt Rutan, che lo aveva progettato e costruito presso la sua compagnia, la Scaled Composite, con base a Mojave in California. Il progetto fu in parte sponsorizzato da Paul Allen, uno dei cofondatori della Microsoft, che investì meno di 25 milioni di dollari. Dopo nove anni di prove il 21 giugno 2004 la Space Ship One compì il suo primo volo spaziale. Il 4 ottobre dello stesso anno la Scaled Composite vinse il premio Ansari X da 10 milioni di dollari, per aver raggiunto l’altitudine di 100 km due volte in un periodo di due settimane con a bordo l’equivalente di tre persone e con non più del 10% di peso (che non fosse carburante) della navicella sostituito tra i due voli. Burt Rutan, il padre dell’impresa, dichiarò che il sistema era costato c.a. 25 milioni di dollari e che il successo dello Space Ship One avrebbe aperto le porte di una nuova frontiera: l’accesso allo spazio per tutti. La persona che ha creduto ed investito nel progetto commerciale di Space Ship è stato il multimilionario inglese Sir Richard Branson, proprietario della compagnia aerea Virgin Atlantic e dell’impero multimediale Virgin. Il giorno prima del volo inaugurale di SS-1 Branson annunciò di avere raggiunto un accordo con Rutan per formare una compagnia, la Virgin Galactic, destinata ad offrire voli nello spazio per turisti facoltosi. Infatti, oggi, la compagnia sta sviluppando e costruendo cinque veicoli Space Ship Two con capacità di sei passeggeri oltre al pilota e due aerei madre White Knight Two, al costo di 450 milioni di dollari, impiegando oltre 1200 persone. Con questa flotta si pensa di trasportare 700 passeggeri nei primi due/tre anni di attività al prezzo di 200.000 $ a biglietto, meno dell’1% del costo oggi chiesto dai russi per i voli spaziali turistici sulla Soyuz. Quando l’astronave sarà operativa la compagnia conta di trasportare più di 3000 turisti nello spazio all’anno, con un prezzo via via decrescente del biglietto. Le prenotazioni giunte, oltre 80000 finora, non sembrano dargli torto. Il 7 dicembre 2009, Branson e Rutan hanno presentato alla stampa la nuova navetta spaziale appesa sotto l’ala dell’aereo madre Cavaliere Bianco 2, anch’esso assai diverso dal primo e che ha volato la prima volta con successo il 21 dicembre 2008. La SS-2 riprende la forma originale della prima na- Leisure vetta, ma la dimensione non è più la stessa. Per trasportare sei passeggeri in cabina più due piloti nel cockpit, la SS-2 è due volte più grande della sua antenata. I programmi di test della SS-2 non dovrebbero durare meno di due anni. Presumibilmente non vedremo voli commerciali prima del 2012. L’interesse per il turismo spaziale è cresciuto anche in Europa, dove la EADS Astrium nel 2007 ha presentato il progetto di un velivolo spaziale dalle dimensioni di un jet d’affari in grado di decollare da qualsiasi aeroporto grazie a turboreattori. Secondo le previsioni della EADS Astrium il veicolo, dal costo di 1 miliardo di euro, avrebbe dovuto essere quasi totalmente finanziato da privati, ma al momento non si è ancora trovato un altro Richard Branson disposto a credere e scommettere in questa avventura, e così in Europa al momento nessuno parla più di questo progetto. C’è però nel mondo molto entusiasmo per questo tipo di veicoli spaziali, ma è bene tenere a mente che tali attività presentano rischi molto alti. Non basta aver realizzato un veicolo in grado di essere propulso a 100 km d’altezza a con tecnologie aerospaziali già sperimentate per essere in grado di farne un mezzo di trasporto di massa. Occorrono anni ed investimenti cospicui per raggiungere quel grado di affidabilità richiesto ad esempio dalle Autorità di Certificazione per il Volo. Il futuro di questi veicoli è però sicuramente interessante. L’ESA sta ad esempio sviluppando un dimostratore tecnologico di un veicolo non pilotato, Intermediate eXperimental Vehicle IXV, che ha una forma aerodinamica con una limitata superficie alare ed è in grado di rientrare a terra dopo un volo suborbitale a 110 Km di altezza, con un profilo di missione assai simile a quello dello Space Ship One. IXV però decolla sulla cima di un missile, un lanciatore spaziale Vega anch’esso in fase di sviluppo presso l’ESA, e quindi il sistema di lancio è complesso ed è “a perdere”, non riutilizzabile come il White Knight dello SpaceShip. Entrambi i progetti, IXV e Vega, hanno una forte connotazione italiana, dato che l’investimento dell’Agenzia Spaziale Italiana ASI è di oltre il 60% per ognuno di essi, ed in base a ciò il ritorno industriale in Italia dovrebbe essere adeguato al livello dei finanziamenti erogati dall’ASI. Ciò dovrebbe contribuire a dare al nostro paese una grande opportunità di sviluppo ed innovazione in un settore di alta tecnologia promettente ed ancora da esplorare □ *ASI, staff del Presidente Un rendering di uno dei 5 Space Ship Two in grado di portare sei passeggeri nello spazio A space ticket B ack in the 60’s the now extinct PanAm opened a booking office to reserve flights to the Moon (and hopefully back). The waiting list soon became 80,000 strong. Then in the 80’s PanAm went broke and with it its space dream. So when in the new century a perfectly unknown company, Virgin Galactic, started offering commercial space flights from 2010 it fell flat among scepticism and scorn. But critics were wrong, Scaled Composite, an small American aeronautics firm, had its own vector already on the launching pad. SS-1 design is in fact heir to the famous NASA X rocket planes, but from an industrial viewpoint SS-1 is the first privately designed and manufactured space ship ever built. It was introduced by the Californian aeronautic engineer Burt Rutan owner of Scaled Composite, and partly financed with 25 million US $ by one of Microsoft co-founders, Paul Allen.On June 21, 2004, SS-1 took off for its maiden flight anchored under the belly of a modified jet, named ‘White Knight’, carrying it to an altitude of 13,000 mt (4,000 ft) in thirty minutes. On October 4th, Scaled Composite was awarded the 10 million US$ Ansari X prize having reached an altitude of 100,000 mt twice within a fortnight, carrying a payload equivalent to a crew of three and keeping the payload difference between the two flights under 10%, not including fuel. The SS-1 commercial exploitation is now in the hands of British multimillionaire Sir Richard Branson, owner of the Virgin Atlantic Airline and Virgin multimedia empire and now founder of Virgin Galactic, the first airline offering space flights. Burt Rutan is to develop and manufacture five Space Ship Two seating six passengers plus the pilot and two new ‘White Knight Two’ mother planes. Costs run into the 450 million US$, manpower employed will be over 1,200 units.This fleet will fly 700 passengers in the first two-three years of activity. Tickets will be high-priced, 200,000 US$, still one per cent of tourist flights fare on Russian Soyuz. At 100% operability the foreseen target is more than 3,000 space tourists a year, and prices should be falling accordingly. On December 7, 2009, the Virgin Galactic two co-founders unveiled to the world press their new spaceship docked under the wing of mother plane ‘White Knight Two’. Commercial space flights will not be operative presumably before 2012. In Europe too there is interest in space tourism: EADS Astrium introduced in 2007 plans of a space vehicle large as a business jet with the capability of taking off from any airport like a normal jet. According to EADS Astrium the one billion Euro costs were hopefully to be borne by private investors, but the project was quietly shelved. Huge financing and long years are needed to develop a space craft meeting the strict international standards and insurance companies requirements. But nonetheless Europe should not miss this opportunity and ESA is developing a unmanned vehicle named IXV featuring a limited wingspan for sub-orbital missions travelling on top of a VEGA disposable space launcher. Maiden flight should take place in 2011-2012 □ 2010 Numero 1 SPACEMAG 57 Fiction Avatar: molta high-tech per dire no alla… tecnologia Un processo di alienazione che, per molti versi, ricorda l’esperienza indotta da sostanze psicotropiche di Mariano Bizzarri A 58 vatar, Il tanto atteso ultimo film di James Cameron è finalmente giunto nelle sale italiane. A dispetto del successo riscontrato al botteghino, gli appassionati di Science-Fiction resteranno però probabilmente delusi. Lo svolgimento dell’azione, ambientata in un lontano pianeta dal nome che suona come un triste presagio (“Pandora”), è in realtà solo artifizio funzionale a ben altro discorso. Il racconto cinematografico vive in quanto supporto di una duplice, radicale critica, rivolta, da un lato, verso la politica americana nei confronti dei paesi del terzo mondo; e dall’altro, nei confronti degli sconvolgimenti operati dalla tecnologia sulla Natura, qui concepita alla Rousseau, quale regno immacolato di una pretesa innocenza e perfezione di spirito. La trama è per questo scontata: “alieni” umani invasori che, a dispetto dei tentativi “pacifici” di un gruppo di scienziati, cercano di accaparrarsi le risorse del pianeta, finiscono inevitabilmente con lo scatenare un massacro. La tecnica de l’avatar, frutto della tecnologia combinata alle scoperte della biologia molecolare (clonazione), permette ai terrestri di poter guidare con la mente il corpo prodotto in laboratorio di un alieno (alto tre metri e dalla pelle azzurra): tramite l’avatar il protagonista del film (un marine paralizzato che si offre volontario per l’esperimento) entra in contatto con i nativi, finendo con sposarne la causa ed aiutandoli a vincere lo scontro decisivo. Lo spettatore resta indubbiamente coinvolto dalla spettacolarità della fotografia e dall’imponenza degli effetti speciali realizzati grazie all’impiego senza precedenti di sofisticatissima tecnologia. Gli aspetti positivi si limitano a questo. Per il resto è difficile non rilevare le tante contraddizioni che la grandiosità dell’opera difficilmente può far passare in secondo piano. È innanzitutto alquanto paradossale che il film, più di ogni altro debitore dell’apporto di sofisticatissima tecnologia, costituisca il veicolo di una critica senza appello della società che quella tecnologia ha voluto e prodotto. Paradosso per paradosso, mentre si dipinge a tinte fosche la “ingegnerizzazione” della natura e dei materiali, nulla si dice sulle tecni- SPACEMAG Numero 1 2010 che di clonazione e di riproduzione dei biologi molecolari che permettono di realizzare l’avatar. Questo aspetto è alquanto intrigante, dato che l’avatar di cui è questione condivide molte caratteristiche delle tecnologie virtuali cui si sta assuefacendo l’umanità di internet. L’avatar è una vita artificiale, in un corpo clonato, che consente agli uomini di fare ciò che con il proprio corpo non potrebbero realizzare mai. Si tratta di uno vero e proprio sdoppiamento, con trasposizione di un delirio onirico in chiave tecnologica, un processo di alienazione a tutti gli effetti che, per molti versi, ricorda l’esperienza indotta da sostanze psicotrope. Su questo Cameron non ha però nulla da obiettare. Molto ci sarebbe invero da dire anche sulla scelta dei nomi: Pandora allude ovviamente al noto mito greco, ma non è chiaro quale significato debba assumere in relazione alla storia narrata. Il mito originario parla di come l’uomo perda il contatto con la divinità (gli “dei” sfuggono dal vaso, ad eccezione della Speranza), in un mondo che pur “naturale” finisce proprio per questo con l’essergli ostile. Ancor più fuori luogo è l’utilizzo del termine avatar che, nella Tradizione induista designa il processo di discesa ed incarnazione di una divinità sulla storia della Terra. Insomma, è cosa ben diversa da quella mostruosità bioetica che permette ad un marine paralitico di agire e sentirsi come un gigante di tre metri. Infine i nativi (Na’vi), finiscono con il rassomigliare ad una sorta di mosaico genetico-culturale in cui vengono inglobati alla rinfusa pellerossa d’America, indiani d’India, medio-orientali, afroamericani ed amerindi, tutti accomunati dall’essere stati, in un modo o in un altro, vittime del colonialismo bianco. Un ulteriore paradosso accomuna le “vittime” e il marine che assume le sembianze dell’avatar: in entrambi i casi non si ha recupero della perduta identità personale e culturale, dato che entrambe vengono perse a vantaggio di una nuova realtà, virtuale e tecnologizzata. Il marine finirà con l’assumere permanentemente il ruolo dell’avatar; i nativi, persa l’originale verginità, si sporcheranno le mani con il sangue e la guerra. Cosa resterà di quel mondo incontaminato? Forse poco, e così del film. Non basta un mix di tecnologia e romanticherie fine ottocento per fare buona Science Fiction. Ma questa è un’altra storia □ Cultura “Lo spazio oltre la terra” I protagonisti dell’impresa spaziale italiana raccontano le loro esperienze di Angelo Mauri C ’è un revival dell’interesse dell’editoria per lo spazio. Speriamo che duri, è la primissima e scontata considerazione. In questo caso parliamo di un volume di carattere nettamente divulgativo, che si rivolge alla grande massa dei non addetti ai lavori sfruttando il fascino di fotografie e immagini particolarmente belle. Parliamo di Lo Spazio oltre la terra, scritto da Marcello Spagnulo con la collaborazione di Ettore Perozzi; un libro edito da Giunti con la collaborazione dell’Agenzia Spaziale Italiana. Questo libro ripercorre la storia completa dell’esplorazione spaziale dagli inizi ai nostri giorni, guidando il lettore attraverso le sue più grandi tappe: dalle intuizioni dei primi scienziati “visionari” alle nuove frontiere della tecnologia. Una carrellata di bellissime immagini, in gran parte sconosciute, fa da cornice al racconto del progresso umano nello spazio, un viaggio che, iniziato nei primi anni del secolo scorso, è oggi proiettato verso un futuro di scoperte incredibili. Testimonianze di coraggio, di curiosità e di fantasia, che hanno avuto la possibilità di portare a grandi risultati. Lo spazio, con il passare del tempo e attraverso nuovi strumenti, ha permeato la vita quotidiana. Con la possibilità di vedere oltre il cielo e raccogliere dati eccezionali, l’uomo nello spazio ha aperto nuove finestre sull’universo, arrivando a sviluppare ipotesi scientifiche rivoluzionarie su ciò che ci circonda. L’imprinting dell’ASI lo si legge anche nell’ampio spazio che viene dedicato ai protagonisti dell’impresa spaziale italiana – pochi sanno che quasi il 50% dello spazio abitabile della ISS è stato realizzato in Italia – a cominciare dai nostri astronauti sottolineando come, nell’ambito del corale impegno internazionale per la colonizzazione dello spazio vicino alla Terra, anche l’Italia abbia un ruolo di primo piano: nel 1964 è stato infatti il terzo Paese al mondo a inviare in orbita un satellite artificiale lanciato dalla piattaforma San Marco in Kenia. Due testimonianze d’eccellenza completano il testo: un estratto dal libro La vetta di Franco Malerba, il primo astronauta italiano a volare a bordo dello Shuttle Atlantis dal 31 luglio all’8 agosto 1992, e il racconto di Roberto Vittori e del suo primo giorno a bordo della Stazione Spaziale durante la missione congiunta Marco Polo dell’agenzia russa Rosaviakosmos, dell’ASI e dell’ESA. Qualche battuta sugli autori: Marcello Spagnulo, ingegnere, dopo anni di lavoro all’estero, attualmente è impegnato nella sede romana dell’ASI. Ettore Perozzi, ricercatore coinvolto nella progettazione di satelliti scientifici, attualmente lavora presso Telespazio □ 2010 Numero 1 SPACEMAG 59 Cultura Lo spazio a portata di click Un sito di facile navigazione per avere ogni tipo d’informazione sui satelliti in orbita di Fabrizio Zucchini S 60 i chiama aerospazio.info ed è l’ultimo nato tra i siti dedicati allo spazio. Ideato e realizzato dall’ing. Cesare Mario Sodi, dipendente dell’Agenzia Spaziale Italiana, il sito è dedicato principalmente agli utenti interessati ad avere informazioni complete ed immediate sul complesso mondo dei satelliti. Infatti grazie all’utilizzazione di un database relazionale, l’utente riesce con pochi click ad avere ogni tipologia d’informazione relativamente ai satelliti in orbita, ai siti di lancio e ai principali stakeholders. Tutto è visualizzato a scelta dell’utente in forma numerica o percentuale, e rappresentato graficamente attraverso l’uso di diagrammi a torta o ad istogrammi. Il sito in realtà è composto da due parti, un blog in italiano curato sempre dall’ing. Sodi, e “l’Aereospace Database” in lingua inglese. Il database raccoglie più di 900 satelliti operativi, circa 150 lanciatori, tutti gli spazioporti attivi, e circa 400 stakeholders (agenzie, industrie, utilizzatori). La particolarità di aerospazio.info rispetto agli altri siti dedicati allo spazio che si trovano su internet, è l’assoluta specializzazione, che tende a dare all’utilizzatore una visione sistemica del settore. Il metodo utilizzato per visualizzare le informazioni è sempre molto intuitivo in una prima rappresentazione e riesce a fornire il colpo d’occhio globale, per poi permettere ulteriori approfondimenti attraverso un sistema di filtri, che consentono un’informazione molto dettagliata. Nell’homepage è presente una pagina di benvenuto nel sito (in cui è incluso un link ad un video youtube di presentazione del database), che contiene diversi menù in due barre. La prima barra contiene i quattro menù principali che portano alla homepage del database, alla homepage del blog, al Mediaresources in cui sono raccolte un gran numero di notizie dedicate all’aerospazio, ed infine alla pagina dei contatti con il responsabile del sito. La sezione del blog solo in lingua italiana, offre una serie di argomenti di discussione visitabili anche attraverso la nuvola di tag. Nei sei sottomenù della seconda barra, presente nella sezione database, sono SPACEMAG Numero 1 2010 consultabili il progetto del database (The database project) nel quale è rappresentata la struttura e l’idea che hanno portato alla realizzazione del sito, la Panoptic View che offre possibilità di ricerche infinite, grazie al database che riesce a mettere a confronto in pochi istanti i satelliti, agenzie spaziali a cui afferiscono, gli utilizzatori, la tipologia di satellite, diversi parametri (orbitali e di progetto). Nel menù Panoptic View è anche presente una voce spazioporti, dopo un click sul pulsante, appare una mappa del mondo che fornisce una chiara visualizzazione dei siti di lancio attivi. Dalla mappa è inoltre possibile accedere ad informazioni dettagliate sulle strutture di lancio e sulle attività correlate. I sottomenù Satellite at a glance (satelliti in uno sguardo) e Satellite, offrono una panoramica pressoché completa sui satelliti attivi, con accesso a molte informazioni relative agli stessi, sia all’interno del database, sia su siti esterni. I satelliti sono identificabili con il nome o con il numero NORAD e tra le informazioni disponibili è possibile visualizzare i dati orbitali e il vettore con cui sono stati lanciati. Esiste inoltre la possibilità di attingere a moltissimi link esterni che permettono di acquisire informazioni supplementari. Nel sottomenù Launch System (sistemi di lancio) sono consultabili i lanciatori, gli spazioporti e i proprietari dei siti di lancio, grazie al database relazionale tutti i dati sono confrontabili ed accessibili. Nell’ultimo sottomenù sono citati i stakeholders (utilizzatori) associati per nazione e tipologia di ruolo. Il sito ha appena finito la sua fase la rodaggio, ma il suo creatore assicura che continuerà lo sviluppo, riducendo i tempi degli aggiornamenti dei database, dagli attuali tre mesi, all’aggiornamento in tempo reale. Anche per questa ragione, fedele ai principi dell’open source, l’ing. Sodi vorrebbe condividere la gestione del sito con studenti, appassionati o studiosi, interessati ad aumentarne le potenzialità di questo nuovo portale, che sicuramente saprà entrare nella lista dei “preferiti” dei tanti appassionati di spazio □ Cultura Le Parole dell’Universo “Astri e particelle” Gran successo per l’edizione romana della mostra “Astri e particelle” P er millenni gli astri hanno accompagnato gli eventi della storia, perle incastonate in un cielo misterioso e immutabile, ogni tanto teatro di segni interpretati come messaggi di realtà superiori. Non a caso, il cielo è stato a lungo l’ambiente per eccellenza messo in relazione ad entità superiori, al sovrannaturale, al mondo delle divinità ed in generale all’ambito religioso. E’ un linguaggio misterioso quello dell’Universo. Un linguaggio che merita essere decodificato, capito. Un linguaggio che ha sempre affascinato l’uomo, anche quando aveva solo i suoi occhi per guardare l’universo. E’ stato proprio grazie allo studio dell’Universo che la scienza sperimentale ha fatto passi da gigante, demolendo una dopo l’altra le false intuizioni sulle leggi del moto o sulla struttura dello spazio e del tempo che ci derivano dall’esperienza quotidiana. Ma moltissime sono ancora le cose che rimangono da capire, i veli che è necessario squarciare, le frontiere che occorre superare. Dai greci fino ad i giorni lo studio del cosmo ha fatto passi da gigante, con la corsa allo spazio degli anni ’60 si sono aperte una serie di finestre osservative straordinarie. L’infrarosso, l’ultravioletto, i raggi X, i raggi gamma, colori della luce a cui l’uomo è cieco, una limitazione evolutiva a cui si è posto rimedio con razzi e rivelatori di nuova concezione. Scoprendo finalmente tutti i colori dell’ Universo, la sua magnificenza, la sua immensità e sviluppando una enorme quantità di nuove conoscenze, teorie, ipotesi sulla struttura ultima della natura, che fanno dello studio dell’ Universo uno dei settori più dinamici della scienza contemporanea. Per presentare al grande pubblico la scienza e gli scienziati che oggi studiano l’ Universo, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), in collaborazione con il Palazzo delle Esposizioni, hanno realizzato la mostra, “Astri e Particelle. Le Parole dell’Universo”. L’occasione della commemorazione di Galileo ed del suo rivoluzionario gesto scientifico, il 2009 è Anno Internazionale dell’Astronomia e Anno Galileiano, ha reso questo appuntamento ancora più significativo. Questa mostra ha trasportato i visitatori in un viaggio nel tempo e nello spazio, alla scoperta di quello che sappiamo e, soprattutto, di quello che non sappiamo ancora. Un “viaggio dalle cime delle montagne, alle profondità del mare, passando anche per lo spazio e le viscere della terra. Luoghi strani, remoti, in certi casi apparentemente privi di interesse. Ma luoghi eletti e necessari per ascoltare i messaggi che l’Universo ci invia. Questa mostra ha dunque divulgato il lavoro della comunità scientifica italiana che studia l’Universo, occupandosi di fisica delle particelle elementari, di astrofisica, di cosmologia, di fisica spaziale: una comunità che è all’avanguardia nel mondo. Realizzando straordinari strumenti in grado di osservare e studiare in modo sempre più raffinato l’Universo, essa traduce i messaggi che esso ci invia in idee, immagini, concetti, da cui si ispirano o con cui si confrontano le teorie □ Angela 17 anni Napoli Cosa ti ha spinto a visitare la mostra “Astri e Particelle”? L’astronomia mi ha sempre interessato, la ricerca sulle origini dell’universo mi affascina davvero tanto. Cosa ti ha colpito particolarmente dell’esposizione? Di sicuro il fatto che abbiano puntata a far fare delle piccole esperienze dirette per far capire meglio i concetti, con tutta una serie di esperimenti pratici, piccole pillole di scienza a disposizione dei visitatori. Questa esposizione ti ha fatto conoscere nuove cose in merito alla ricerca spaziale? Si, in generale la mostra mi ha fatto una buona impressione perché finalmente sembra che vogliano effettivamente accostare una materia poco conosciuta, ad un pubblico più vasto. Questo è molto bello, anche concetti complessi non dovrebbero essere messi da parte, devono essere spiegati in maniera più semplice possibile. Ti piacerebbe fare l’astronauta da grande? Si, è un mio sogno fin da piccola Questa esperienza influenzerà la tua carriera universitaria? Potrebbe, ma ho ancora un po’ di tempo per decidere. Hai seguito anche qualcuno degli eventi di contorno legati ad Astri e Particelle? Si ho partecipato all’incontro con l’astronauta. Ho anche conosciuto di persona Paolo Nespoli, è stato simpaticissimo e disponibilissimo. Ha risposto a tutte le domande, anche a quelle più strane. Grazie a questo incontro ho capito davvero cosa vuol dire fare una vita del genere, fatta di sacrificio e dedizione. È stata davvero una serata piacevole □ 2010 Numero 1 SPACEMAG 61 Glossario Agile: satellite dell’ASI per localizzare sorgenti gamma con risoluzione eccellente e di analizzare i dati in modo rapido, così da fornire i risultati per una diffusione veloce alla comunità scientifica. Ams: Alpha Magnetic Spectrometr, un nuovo apparecchio sperimentale della NASA e realizzato dall’Agenzia spaziale italiana e dall’Istituto nazionale di fisica nucleare. Il dispositivo “cacciatore di anti-materia” sarà lanciato in orbita a settembre 2010 dallo Shuttle NASA Endeavour, e sarà collocato sulla stazione spaziale internazionale, dove rimarrà per tre anni. Costato un miliardo di euro, Ams è stato realizzato in gran parte in Europa dalla comunità dei fisici delle particelle impegnati nella ricerca fondamentale nello spazio. ASI: Agenzia Spaziale Italiana ATSR World Fire Atlas: il primo atlante degli incendi terrestri- fornisce i dati circa 6 ore dopo la loro acquisizione e rappresenta un’importante risorsa scientifica dato il ruolo di primo piano giocato dagli incendi nelle modifiche ambientali. Bnsc: British National Space Centre 62 Bepi-Colombo: rappresenta le fondamenta del programma di esplorazione di Mercurio dell’Agenzia Spaziale Europea in collaborazione con la Agenzia Spaziale Giapponese. La missione attualmente è ancora nella fase di studio e quindi sono possibili variazioni alla missione per via di tagli al bilancio. Infatti il lander (il Mercury Surface Element detto anche MSE) che era stato inizialmente previsto per la missione è stato cancellato per mancanza di fondi. Tuttavia la Russia è interessata a contribuire alla missione con un lander e con alcune apparecchiature scientifiche Cnes: Centre National D’Etudes Spatiales Cnsa: Cina National Space Administration Columbus: Il laboratorio scientifico europeo della ISS provvisto di apparecchiature che permettono agli astronauti di lavorare nelle particolari condizioni di assenza di gravità per condurre ricerche scientifiche e tecnologiche d’avanguardia. Cosmo-SkyMed: è il primo sistema duale - civile e militare - di satelliti radar di osservazione terrestre; il sistema è promosso dall’Agenzia Spaziale Italiana e dal Ministero della Difesa. Constellation: programma NASA per la creazione di una nuova generazione di veicoli spaziali con equipaggio, costituiti dai vettori Ares I e Ares V, dalla capsula Orion, l’Earth Departure Stage e il modulo lunare Altair. Questi veicoli sono stati progettati per compiere diverse missioni spaziali, dal rifornimento della Stazione Spaziale Internazionale all’atterraggio sulla Luna. Inoltre potrebbero anche impiegare tecniche di rendezvous orbitali terrestri e lunari. CryoSat-2: satellite dell’ESA che monitorerà con precisio- ne lo spessore del ghiaccio marino e le variazioni di spessore degli strati di ghiaccio sulla terra. I dati che fornirà aiuteranno gli scienziati a realizzare in maniera più articolata in che modo il ghiaccio sta reagendo ai cambiamenti climatici in atto. SPACEMAG Numero 1 2010 Csa: Canadian Space Agency Dlr: German Aerospace Centre Egeos: società partecipata da ASI e controllata da Telespazio, a cui sarà affidata la commercializzazione delle immagini e dei dati rilevati da Cosmo-Skymed sistemi spaziali per Osservazione della Terra Egnos: European Geostationary Navigation Overlay System, è costituito da una rete di satelliti e basi terrestri progettate per offrire un servizio di incremento della accuratezza dei sistemi Gps e Glonass in Europa. Envisat: un satellite sviluppato dall’Agenzia Spaziale Europea per controllare l’ambiente terrestre nel suo complesso. È stato lanciato il 1º marzo 2002, orbita intorno alla Terra in 101 minuti e effettua un ciclo completo in 35 giorni. Ha le dimensioni di 25x7x10 metri ed una massa di 8.050 kg più altri 2.000 kg degli strumenti Envisat trasporta una schiera di nove strumenti per l’osservazione di parametri ambientali che coprono ogni ambiente della Terra (acqua, terra, ghiaccio e atmosfera) utilizzando diversi metodi di misura. Esrin: centro dell’Agenzia Spaziale Europea per l’Osser- vazione della Terra, è uno dei 5 centri ESA specializzati che si trovano in Europa. Il centro è situato a Frascati, una cittadina situata 20 km a sud di Roma, conta uno staff internazionale di 140 addetti e fu fondato nel 1966. Le prime acquisizioni di dati da satelliti ambientali iniziarono negli anni settanta e, grazie agli aspetti unici delle sue attività, l’ESRIN rappresenta oggi la “finestra ESA” sugli utenti. Exomars: missione di esplorazione marziana attualmente in sviluppo dall’Agenzia Spaziale Europea in collaborazione con la NASA, che prevede l’invio di un orbiter ed un dimostratore tecnologico di ingresso e discesa nel 2016 e due rover, uno europeo ed uno della NASA nel 2018, su Marte. Euclid: La missione Euclid è il risultato dell’unione di due concetti di missione di classe M, SPACE e DUNE presentati dalla comunità scientifica europea in risposta al bando dell’ESA “Cosmic Vision 2015-2025” e selezionati entrambi a ottobre 2007 per la fase di studio. L’obiettivo delle due missioni era simile, ma la tecnica osservativa diversa e ESA ha condotto uno studio preliminare che, a maggio 2008, ha stabilito la fattibilità di un’unica missione per lo studio dell’energia oscura. È in corso l’assessment study che, a fine 2009, concorrerà alla successiva fase di selezione del programma Cosmic Vision. Geminga: una stella di neutroni distante approssimativamente 552 anni luce nella costellazione dei Gemelli. deve il suo nome ad un acronimo, “Gemini gamma-ray source”, coniato come di consueto nella comunità scientifica anglofona, il cui suono in lingua inglese coincide anche con la frase “non c’è niente” nel dialetto milanese, omaggio al gruppo di ricercatori europei di lingua italiana che ne hanno svelato la natura. Geoeye: un satellite artificiale commerciale per l’osserva- zione satellitare della Terra ad alta risoluzione di proprietà della GeoEye, lanciato in orbita nel settembre 2008. Glast: Gamma-ray Large Area Space Telescope, ovvero Telescopio Spaziale di Grande Area per Raggi Gamma (succes- sivamente ribattezzato Fermi) è un esperimento approvato nel 2001 dalla NASA, a cui collaborano agenzie Francesi, Svedesi, Giapponesi e Italiane. Concepito per studio della radiazione elettromagnetica emessa da corpi celesti nell’intervallo di energie tra 8 keV e 300 GeV (raggi gamma). Goce: satellite dell’ESA per la misura accurata del campo gravitazionale terrestre. Gmes: un complesso programma di osservazione satellitare della Terra lanciato nel 1998 dalla Commissione Europea e da un pool di agenzie spaziali. GMES si basa su una serie di cinque tipologie di satelliti, chiamati Sentinelle, specializzati in precise applicazioni. I Sentinel-1 saranno usati per produrre dati radar interferometrici; i Sentinel-2, satelliti ottici, sono stati progettati per l’osservazione multi spettrale; i Sentinel-3 sono a specializzazione oceanografica e terrestre; i Sentinel-4, di tipo geostazionario, sono destinati a monitorare le componenti atmosferiche; i Sentinel 5, infine, satelliti a bassa orbita, monitoreranno la composizione chimica dell’atmosfera. reinserito nella Shuttle per il trasporto sulla Terra. NASA: National Aeronautics and Space Administration Nodo2: chiamato “Harmony” è un modulo pressurizzato di servizio della Stazione Spaziale Internazionale contenente armadi per fornire aria, elettricità, acqua e altri sistemi essenziali per il supporto vitale degli astronauti. Il montaggio del modulo da parte della NASA ha terminato la realizzazione del parte statunitense di base della stazione spaziale, secondo il progetto del 2003, facendo da connessione tra il laboratorio europeo Columbus, il modulo statunitense Destiny e il laboratorio giapponese Kibo. Ingv: Istituto Nazionale di Geosifica e Vulcanologia Nodo3: chiamato “Tranquility” è un elemento progettato per la Stazione Spaziale Internazionale che fornisce i più avanzati sistemi di supporto vitale che siano mai stati portati nello spazio. Il modulo ricicla l’acqua per l’equipaggio e provvede a generare l’ossigeno tramite elettrolisi sfruttando l’energia fornita dai pannelli solari della stazione. Inoltre Tranquility conta dei sistemi per riciclare l’aria e per verificare la presenza di sostanze inquinanti nell’atmosfera. Irea-Cnr: Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico Rka: Agenzia Spaziale Russa dell’Ambiente Jaxa: Japan Aerospace Exploration Agency Hubble: Hubble Space Telescope, un telescopio posto ne- gli strati esterni dell’atmosfera terrestre, a circa 600 chilometri di altezza, in orbita attorno alla Terra. È stato lanciato il 24 aprile 1990 con lo Space Shuttle Discovery come progetto comune della NASA e dell’Agenzia Spaziale Europea. Il telescopio può arrivare ad una risoluzione angolare migliore di 0,1 secondi d’arco. Infn: Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Isro: Indian Space Research Organization ISS: International Space Station, rappresenta un avamposto permanente della presenza umana nello spazio, è abitata continuativamente dal 2 novembre 2000 da almeno 2 astronauti. La ISS è un progetto congiunto di 5 agenzie spaziali: CSA, ESA, ASI, JAXA, RKA e NASA. La stazione spaziale si trova in una orbita attorno alla Terra ad un’altitudine di circa 350 km, in quella che viene normalmente definita Leo (low Earth orbit). L’altezza dell’orbita può variare di qualche chilometro a seconda della resistenza atmosferica. L’orbita ha un periodo di circa 92 min. Medspiration: mappa termica dell’ESA dei 2.965.500 chilometri quadrati del Mar Mediterraneo. La mappa della temperatura della superficie del mare interno più grande al mondo viene prodotta giorno dopo giorno come parte del progetto Medspiration dell’ESA. Grazie alla sua eccezionale risoluzione spaziale di soli due chilometri quadrati, identificando la distribuzione della temperatura superficiale, essa rileva caratteristiche particolareggiate come vortici, fronti e pennacchi d’acqua. Mplm: Multi-Purpose Logistics Module, un modulo pressu- rizzato utilizzato tramite Space Shuttle come trasporto cargo per la Stazione Spaziale Internazionale. Il modulo viene posto nella stiva dello Shuttle e poi tramite il braccio robot della stazione spaziale viene collegato all’Unity Module per permettere il trasferimento delle attrezzature sulla stazione. Sul modulo vengono caricati gli scarti della stazione, poi il modulo viene SoYuz: una serie di veicoli spaziali sviluppati da Sergej Korolev per il programma spaziale dell’Unione Sovietica. Una versione leggermente modificata, il Soyuz Tma è tutt’ora in uso. Le principali modifiche sono state richieste dall’agenzia spaziale americana NASA. Le modifiche inclusero maggior spazio per l’equipaggio e un migliore sistema di paracaduti. È inoltre il primo veicolo non riutilizzabile dotato della cabina di guida in vetro. Il cargo Progress è derivato dal Sojuz e viene utilizzato per trasportare rifornimenti alla stazione spaziale. Smos: satellite per l’analisi della salinità degli oceani e dell’umidità atmosferica sviluppati dall’Agenzia Spaziale Europea. Il satellite è il secondo componente dell’Earth Explorer Opportunity Mission, dopo CryoSat. Il principale strumento del satellite è il MIRAS (Microwave Imaging Radiometer with Aperture Synthesis), un radiometro passivo interferometrico per misurare gradiente di temperatura e tramite analisi saranno ricavati i campi di salinità e di umidità del territorio. Space Shuttle: Space Transportation System (Sts), è l’unico modello di veicolo spaziale degli Stati Uniti attualmente in attività e la sua particolarità è la parziale riutilizzabilità. Infatti è stato progettato per effettuare in sicurezza circa un centinaio di voli spaziali sostituendo solo alcune parti ausiliarie. Zarya: conosciuto anche come Functional Cargo Block o FGB è stato il primo modulo della Stazione Spaziale Internazionale. Zarya fornì alla Stazione Spaziale energia, propulsione e spazio cargo durante le primo fasi di assemblaggio. Poiché in seguito sono stati collegati moduli specializzati attualmente il modulo viene utilizzato come modulo cargo per immagazzinare nella sezione pressurizzata beni di prima necessita e ricambi mentre i suoi serbatoi esterni immagazzinano carburante per la stazione. Zvezda: conosciuto anche come Service Module è il terzo modulo lanciato per costruire la Stazione Spaziale Internazionale. Il modulo forniva i principali sistemi di supporto vitale della stazione per quattro astronauti. Questo modulo è il modulo centrale della sezione di competenza Russa. Il modulo è stato prodotto dalla S.P. Korolev Rocket and Space Corporation Energia e attualmente è l’unico modulo di totale proprietà russa ed è stato lanciato con un razzo Proton il 12 luglio 2000. 2010 Numero 1 SPACEMAG 63 Indice dei nomi Paul Allen: informatico statunitense Ester Antonucci: ricercatore Osservatorio Astronomico di Torino e dell’INAF Ludovico Ariosto: scrittore e drammaturgo italiano Richard Branson: imprenditore britannico, fondatore della Virgin Renato Brunetta: Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione James Cameron: regista, sceneggiatore e produttore cinematografico canadese George Bush: ex presidente degli Stati Uniti d‘America Albert Einstein: scienziato tedesco, Premio Nobel per la Fisica Galileo Galilei: fisico italiano Mariastella Gelmini: Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Hugo Gernsback: inventore, editore e scrittore statunitense Michael Griffin: ex direttore generale della NASA Umberto Guidoni: astronauta italiano Carlo Fruttero: scrittore italiano Franco Lucentini: scrittore italiano Franco Malerba: astronauta italiano Marcello Maranesi: AD di e-geos Guglielmo Marconi: inventore italiano Giorgio Monicelli: traduttore ed editore italiano Paolo Nespoli: astronauta italiano Giampaolo Piotto: responsabile del Dipartimento di Astronomia 64 dell’Università di Padova Barack Obama: presidente degli Stati Uniti d‘America Orson Scott Card: scrittore di fantascienza statunitense E.E. “Doc” Smith: scrittore di fantascienza statunitense Roberto Vittori: astronauta italiano Ronald Reagan: ex presidente Stati Uniti d’America Jean-Jacques Rousseau: scrittore, filosofo e musicista svizzero Burt Rutan: ingegnere statunitense Enrico Saggese: presidente dell’ASI SPACEMAG Numero 1 2010 spacemag.it