J - a scuola di guggenheim

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J - a scuola di guggenheim
LETTERA J
La J è dorata, lussuosa e signorile. Parla poco italiano, in compenso conosce…
…bene i pensieri delle persone svelando le carte delle loro emozioni. Vive abitualmente nei Casinò
sfolgoranti di Montecarlo e Las Vegas, ma si adatta senza costrizioni anche alle case più semplici, ai
bar più squallidi e perfino nei più loschi retrobottega. Ovunque ella si trovi si sente a suo agio anche
se la differenza tra questi luoghi può sembrare eccessiva. I Casinò più lussuosi e illuminati e i luoghi
più trasandati con illuminazione soffusa e aria popolare. Essi si può trovare veramente ovunque,
addirittura in un quadro di Max Ernst nella grande e stimata Collezione Guggenheim di Venezia e,
intrusa, qua e là nei quadri di Picasso e Mirò. In realtà non ha un’identità precisa poiché è il
giocatore che decide la sua faccia quindi è impossibile che essa non piaccia.
Un giorno incontrò la persona che cambiò la sua vita: la maga illusionista Lorraine. La giovane
donna, a modo suo, era affascinante con i suoi capelli avorio e le sue labbra dipinte rosso sangue.
Gli occhi magnetici, ossidiana brillante, facevano trasparire le ombre del suo sofferto passato. La
maga viveva usando le carte per illudere, per barare, per tradire e la nostra protagonista non si
sentiva felice. Nelle sue mani fredde J si sentiva un oggetto, sfruttata e lontana da quel
che era il suo futile mondo…e così, triste, volò via nel temporale…
Istituto Comprensivo “A. Martini”, Peseggia, Venezia, classe III B
Nelle sue mani fredde J si sentiva un oggetto, sfruttata e lontana da quel che era il suo
futile mondo…e così, triste, volò via nel temporale…
Desiderosa di scappare verso una realtà che la consideri importante. Avvolta dal vortice del vento
viene spinta in una nuova dimensione dove la sua presenza è continuamente richiesta. “Empezò a
jugar en el jardin con los objetos de los hijos de la Mujer del rey…” usata forse un pò troppo, tanto
da sentirsi frastornata e voler fuggire nuovamente. Deve decidere: scappare verso nuove esperienze,
nuove emozioni...o tornare alle origini dove le mani che la tenevano erano fredde ma sicure? Il suo
pensiero ricominciò a volare lasciando spazio alla fantasia che la trasportò in un
mondo per J sconosciuto.
Istituto Comprensivo “A. Martini”, Peseggia, Venezia - classe III C
Il suo pensiero ricominciò a volare lasciando spazio alla fantasia che la trasportò in
un mondo per J sconosciuto.
J entrò in questo mondo sconosciuto e trovò subito delle persone pronte ad accoglierlo, aiutarlo e a
fare amicizia con lei…ma…vagando col pensiero di ritrovò a OZ, dove trovò un boscaiolo di legno:
prese un’ascia e gliela tirò! J, però, la schivò ed eliminò il boscaiolo, dandogli fuoco. Poi si distese
sull’erba a guardare le stelle…ma si accorse che un albero le stava cadendo addosso! Allora il
boscaiolo, resuscitato, tagliò l’albero: J si difese nuovamente tirandogli addosso delle termiti, che lo
divorarono in due secondi; poi, siccome aveva fame, chiamò con il suo cellulare IFruit il suo amico
Antonio, che gli portò delle mozzarelle fresche. Dopo aver mangiato, Antonio prese J e la portò in
discoteca: improvvisamente, non erano più a Oz! Dopo, però, si scoprì che Antonio era innamorato
della DJ della discoteca, e non di lei! I due si sposarono, andarono in luna di miele alle Hawaii e
adottarono dei bambini di diverse nazionalità, ma poi, disgraziatamente, si convertirono alla
religione azteca e li sacrificarono. J, quando lo venne a sapere, impazzì e si diede alla criminalità,
commettendo brutali omicidi contro i senza tetto, con addosso una maschera da hockey, ma poi si
pentì e tentò il suicidio; salvata per miracolo da Crinson Mentone, decise di passare il resto della
sua vita dandosi all’allevamento di orsi e lavorando come giocoliere su un monociclo, ma siccome
era una frana si diede all’ippica…Nel frattempo ritrovò anche Antonio: i due riscoprirono l’antica
amicizia e, pentiti per tutto quello che avevano fatto, andarono in chiesa a confessarsi da Don Lino!
Ad un certo punto J ebbe un brivido alla schiena…dopo un po’ J si svegliò…Era tutto
un incubo
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Ad un certo punto J ebbe un brivido alla schiena…dopo un po’ J si svegliò…Era tutto
un incubo!
La mattina seguente si svegliò e, come tutti gli altri giorni, fece colazione; poi prese la sua cartella
con i documenti di lavoro e si incamminò verso l’ufficio. Lavorava in un giornale. Come tutti i giorni
si diresse alla sua scrivania situata all’interno di una grande stanza insieme a tante altre scrivanie e
con tanti suoi colleghi. Li salutò tutti, come sempre. Trovò la sua vicina di scrivania che era una
giornalista anche lei e le raccontò il suo sogno bizzarro. J cominciò a spiegare: “Lo sai, questa notte
sono stata partecipe di un sogno abbastanza strano. Mi trovavo in un grande o meglio immenso
prato fiorito. Pensa…non si vedeva neanche l’orizzonte…era pieno di profumo, profumo e ancora
tanto profumo. Tutti gli alberi, come i peschi con tutti i suoi fiori magnifici color rosa, stavano
fiorendo, un profumo con non si può immaginare…”. J continuò a parlare con la sua collega che
intanto stava continuando a scrivere uno scoop dell’ultima ora. Dopo qualche secondo ricominciò:
“Mi sa che scriverò un libro su questo paradiso fiorito… – e proseguì - si ho deciso, adesso vado dal
caporedattore, gli spiego il mio sogno e comincio”. J andò dal caporedattore e gli spiegò il
suo sogno…
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J andò dal caporedattore e gli spiegò il suo sogno…
Quella notte aveva sognato che avrebbero dato fuoco al giornale e voleva avvertire il caporedattore
che prendesse le misure necessarie per evitare una strage. Cercò in tutti i modi di essere
convincente. J aveva la capacità di prevedere il futuro, cioè sapeva in anticipo quello che sarebbe
successo entro breve tempo nella sua città. Si era accorto da poco che ciò che sognava veniva
riportato come notizia nei quotidiani: rapine, aggressioni, violenze. Vedeva solo avvenimenti tragici.
Dopo un primo momento di titubanza e di panico il caporedattore si fidò di J e avvertì la polizia di
sorvegliare la zona vicina all’edificio. Non era facile però convincere la polizia ad intervenire perché
squilibrati ce n’erano tanti in giro e J non aveva né un nome, né un aspetto tranquillizzante perché
si era vestito in fretta e furia e non si era fatto la barba. Inoltre questa sua strana capacità di
prevedere il futuro lo rendeva ancora più sospetto. Gli sbirri infatti stavano pensando di pedinarlo
per scoprire chi fosse veramente. J si convinse allora che doveva escogitare qualcosa per evitare che
il suo tragico sogno si realizzasse. Doveva farsi venir un’idea…un’idea…un’idea, ma non gli veniva in
mente niente. Possibile che non ci fosse un modo per impedire tutto ciò?
Perché nessun poliziotto voleva credergli? Se non avesse risolto il problema non se lo sarebbe mai
perdonato. J si mise a girare con un pazzo per le vie della città, pensando
angosciosamente ad una soluzione.
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J si mise a girare con un pazzo per le vie della città, pensando angosciosamente ad
una soluzione.
Seguìa pensando en una soluciòn. De repente, vio a Papa Francisco en su coche. El Papa lo bautizò y
J llamò a sus amigos para decìrcelo. Para celelbrarlo, se fueron todos a la disco, donde encontrarono
a todos los alumnos del instituto Martini de Peseggia y empezaron hablar castellano de toso lo que
les interesaba: de la escuela, de las actividades del tiempo libre, del los viajes hechos y de la
aventuras de amor del colegio. Juntos decidieron organizar un viaje a Buenos Aires para mejorar su
nivel de espanol les encantò la belleza del lugar con sus cataratas, sus rìos y la gente tan acogedora.
Pero, a los alumnos les llamò mucho la atenciòn la pobreza del paìs del papa y
empezaron a pensar en una maera para solucionar este problema social.
Istituto Comprensivo “A. Martini”, Peseggia, Venezia
Pero, a los alumnos les llamò mucho la atenciòn la pobreza del paìs del papa y
empezaron a pensar en una maera para solucionar este problema social.
Gli alunni, colpiti per la povertà del paese, decisero un piano per risolvere questo problema.
Istituirono allora un corso di beneficienza per i ricchi del paese, che lo frequentarono e donarono i
loro soldi ai bisognosi. Ma una terribile carestia rese presto di nuovo tutti poveri. Allora gli alunni,
sotto la guida di J, il capoclasse, andarono alla Casa Bianca, a cercare il tesoro di George
Washington: lo trovarono ma, mentre lo stavano portando via, il fantasma di Washington comparve
davanti a loro. Arrivò allora il segretario di Obama con la sua limousine e i ragazzi si mise d’accordo
con lui per portare via il tesoro; il fantasma li inseguiva con la sua Bugatti, ma vide un autovelox e
inchiodò all’improvviso, finendo in un dirupo. Ad un certo punto, però, il segretario di Obama si
pentì di averlo tradito: fece scendere gli alunni e si portò via il tesoro. Cammina, cammina, questi
trovarono un autogrill: entrarono e i camerieri offri fono loro degli hotdog ma, mentre stavano
mangiando, videro ad un tavolo il fantasma di Washington, che voleva vendicarsi per il furto del
tesoro: allora rubarono la sua Bugatti e scapparono. J era alla guida. Furono però fermati da un
vigile, che chiese loro patente e libretto. J gliela mostrò, ma la patente era intestata a Washington ed
era scaduta da un secolo e mezzo! Washington allora fece inseguire i ragazzi dalla polizia, spiegando
che gli avevano rubato un tesoro: i poliziotti li braccarono ma…non trovarono nulla! Quando
Washington venne a sapere che il tesoro ce l’aveva Obama, volle vendicarsi contro di lui: gli lanciò
una maledizione che lo rese cieco. Allora i bambini riuscirono a rubargli di nuovo il tesoro con
l’inganno; poi tornarono nel loro paese e lo distribuirono ai bisognosi, ma il fantasma li seguì
travestito da povero, per riavere il denaro. J però lo smascherò, riconoscendolo dalle scarpe, e lo
fece sparire con l’aiuto di un esorcista.
Ora, però, gli alunni desideravano aiutare Obama a ritrovare la vista. J, allora, tornò in America
con l’esorcista e, con l’aiuto del “medaglione del ricordo” di Benjamin Franklyn, fece
ritornare la vista a Obama facendogli ricordare i suoi vecchi momenti di gloria.
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J, allora, tornò in America con l’esorcista e, con l’aiuto del “medaglione del ricordo”
di Benjamin Franklyn, fece ritornare la vista a Obama facendogli ricordare i suoi
vecchi momenti di gloria.
L’esorcista in realtà tramava fin dall’inizio per impossessarsi del medaglione magico per venderlo a
caro prezzo a Gheddafi. Per portare a termine il suo piano diabolico aveva scambiato il medaglione
falso di metallo comprato all’Auchan. Quando J usò il medaglione con Obama a quest’ultimo tornò
la vista ma il Presidente si trasformò in un avatar e i momenti di gloria raccontati furono in realtà
un’altra rivelazione: la collocazione della basi americane segrete nel mondo. Il vero medaglione,
finito nelle mani di Gheddafi, aveva un dispositivo auto-distruzione: quando il
dittatore prese in mano la grossa moneta – BOOOM – il botto fu fragoroso.
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Il vero medaglione, finito nelle mani di Gheddafi, aveva un dispositivo autodistruzione: quando il dittatore prese in mano la grossa moneta – BOOOM – il botto
fu fragoroso.
BOOM! The school is exploded! Jennifer is at school at 9 pm. After the explosion there was the
desert, all was black and silence. No people, no pets, no flowers: the school was desert. After the
explosion made by crush of the train the vampires invaded Istituto Martini.
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the vampires invaded Istituto Martini
I vampiri invasero l’Istituto Martini
Era una notte buia e tempestosa e per fortuna gli alunni erano al sicuro nelle loro case…O almeno
così credevano! Perché mentre dormivano tranquillamente un costante sibilo li attirava
ipnoticamente verso la scuola. Come sonnambuli raggiunsero l’edifico senza rendersi conto del
pericolo che incombeva. Le origini di questo mistero risalivano a 1000 anni prima quando i vampiri,
in seguito a continui attacchi agli umani, vennero da questi ultimi catturati e rinchiusi per nome in
un alfabeto di legno che si era soliti attaccare alle pareti per insegnare a leggere ai bambini. Infatti,
dopo essere stato utilizzato in varie scuole, un giorno passò in eredità all’istituto “A.Martini”. in
quella stessa notte i vampiri si risvegliarono…lettera dopo lettera tutte le consonanti e le vocali si
destarono e cominciarono ad aggredire i bambini; li catturarono e il condussero nei sotterranei
della scuola che erano dotati di una porta segreta che si apriva con un codice conosciuto solo dai
vampiri.
Il vampiro corrispondente alla lettera J in realtà nascondeva un’anima buona e non sopportava che
ci fossero queste rivendicazioni nei confronti degli scolari…dopotutto avevano sempre usato le
lettere con cura per ampliare il loro sapere! J decise di aiutarli con le sue capacità
sanguinarie…
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J decise di aiutarli con le sue capacità sanguinarie…
J decided to help them with his bloody skills.
He could explode hearts from long distance and his best skill was to have laser eyes, but he wasn’t
an alien. His magical power came from a curse that necromancer threw against him. While he was
running to help them, he met a supergiant mermaid who was singing the famous ipnotitian song:
”Motha fuka” and he fell in love with her, but she was an evil creature and she tried to kill him with
a raygun and an Eminem rap. He understood her deception and he killed her but before dying she
said: ”If you kill me, you’ll fall in love with the person you’ll see”. He went away. While he was
walking along, he suddenly met a very beautiful, charming and amazing girl and…was love at first
sight! She had blond hair and aquamarine eyes. They looked at each other but nobody could speak
because they had no words to explain what they were
felling. She took heart and said: ”Oppa gangnam style! Nakuna matata. I love you!”. He answered:
“Me too!”. They hugged and kissed. This was true love. He forgot his original
mission: to help his friends, anyway he was very happy. After three years together they
married.
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After three years together they married
Dopo tre anni insieme si sono sposati.
J e la sua metà, avventurosi come sempre, andarono in viaggio di nozze in Egitto, al seguito di
una importante spedizione archeologica. Tra mille peripezie e molteplici insidie trovarono una
mummia ed avvertitamente la liberarono dalla maledizione, restituendole così la vita. Sotto le
bende batteva un cuore…di lieta e docile schiava. La mummia gentile seguì la coppia in tutti i
suoi spostamenti e fece così la governante nella loro strana casa a piramide. I vicini, signori
Addams, invidiano talmente la loro cameriera che ogni anno tentano una spedizione in Egitto, nella
speranza di avere altrettanta fortuna. Fino ad oggi hanno liberato: tre spiriti del male, un vampiro e,
per ultima, Crudelia Demon.
Fino ad oggi hanno liberato: tre spiriti del male, un vampiro e, per ultima, Crudelia
Demon.
Istituto Comprensivo “A. Martini”, Peseggia, Venezia – classe I A
Fino ad oggi hanno liberato: tre spiriti del male, un vampiro e, per ultima, Crudelia
Demon.
J decise di andare in cerca dei tre spiriti del male. Mentre camminava per la strada incontrò una
bambina che stava piangendo disperatamente. J le chiese il motivo e lei iniziò a raccontare: “La
scorsa notte ho sentito dei rumori strani, sono andata in camera dei miei genitori e ho visto tre
figure incappucciate, senza gambe, che fluttuavano nell'aria: stavano portando via i miei genitori
dopo averli addormentati. Sono rimasta paralizzata dalla paura, quando mi sono ripresa stavo quasi
per uscire dalla stanza e andare a chiamare aiuto, quando ho visto una scritta indecifrabile sul muro
e mi sono accorta che la scritta riflettendosi sullo specchio di fronte diventava leggibile. Erano
scritte queste parole: SE VUOI RITROVARE I TUOI GENITORI CHIEDI AIUTO ALL'INIZIO DEI
TUOI JEANS. Sembrano parole completamente senza senso, o forse è un rebus, per questo sono
disperata, non so proprio chi mi può aiutare a rintracciare i miei genitori!” Finito il racconto J
raccontò alla bambina che lui stava andando in cerca dei tre spiriti del male e le disse il suo nome,
lei si ricordò improvvisamente della scritta sullo specchio ed esclamò: “Allora sei tu che mi puoi
aiutare a ritrovare i miei genitori!”
Scuola Primaria Statale “San Girolamo”, Venezia.
Quando J disse il suo nome alla bambina lei si ricordò improvvisamente della scritta
sullo specchio e disse: ”Allora sei tu quello che mi può aiutare a ritrovare i miei
genitori!”
Lui rispose: “Si sono io, ti posso aiutare, se vieni come me potremo ritrovarli.”
Improvvisamente si “aprì” lo specchio, la bambina con il viso sconvolto guardò J e lui le disse di
stare tranquilla e di seguirlo all’interno del suo “mondo”. Entrarono nello specchio, lo
“attraversarono” e si trovarono davanti ad un antico castello, situato sopra ad un tavolo gigantesco,
per arrivarci c’erano dei gradini a forma di sedie. Aveva un aspetto strano, pauroso, e le finestre
erano sbilenche, sporche e il tetto sfondato, la porta d’entrata era segnata da buchi e graffi e
l’interno appariva molto buio e sporco. Appena entrati, la bambina si accorse che non c’era la forza
di gravità per gli oggetti che fluttuavano nell’aria, le persone invece riuscivano a muoversi
normalmente senza difficoltà. J entrando nel suo “mondo”, cambiò aspetto, diventò strano e da
persona normale, si trasformò, in pochi attimi, in un essere orribile: da alto e magro diventò basso e
cicciottello, con gli occhi fuori dalla testa, le orecchie a sventola, le gambe storte, le mani e i piedi
palmati. Il suo sguardo terrificante era illuminato dalla fredda luce sprigionata da un ciondolo
comparso attorno al suo collo taurino. La bambina prese paura nel vederlo e con voce tremante gli
chiese: “Perché sei diventato cos’ strano e diverso da come eri poco fa?” E lui rispose con voce
aggressiva e con una frase molto forte: “Non sono quello che pensi che io sia”.
Improvvisamente la bimba si sentì mettere qualcosa in testa. Non sentiva né vedeva più nulla, era
buio, si chiedeva cosa le sarebbe successo e dove J (se si chiamava veramente così) la stesse
portando. Lei urlava, urlava, sperando che in un castello così g4rande qualcuno di umano potesse
sentirla e salvarla. J la scaraventò a forza in una stanza e uscì dopo aver chiuso a chiave la porta alle
sue spalle. Non era sola lì dentro, ma era talmente presa dal panico che non si accorse di nessuno.
La stanza era buia e fredda, lei piangeva, piangeva ininterrottamente. Ad un certo punto sentì una
voce femminile parlarle, ma era così disperata, da non riuscire ad ascoltarla….
La donna le si avvicinò: “Bambina, perché piangi?”. Questa sentendo una voce familiare, alzò la
testa e riconobbe sua madre: la signora che le parlava era proprio lei, sua madre che desiderava
tanto trovare! Abbracciata alla madre, le raccontò tutto quello che le era successo, ma ad un certo
punto la bambina si accorse che mancava qualcuno e le chiese dove fosse il padre. La donna
tristemente le rispose che, per cercare un modo per fuggire, aveva messo in pericolo la sua vita e
una guardia l’aveva ucciso…non c’era più! Piansero assieme, ma poco dopo reagirono: per non
rendere inutile la morte del padre, dovevano assolutamente scappare ad li. Alla mamma venne
un’idea: prese una forcina per capelli della figlia e cercò di aprire la porta…dopo vari tentativi ce la
fece. Uscirono dalla stanza e si allontanarono, cercando di non fare nessun rumore. Lungo i corridoi
trovarono delle strane guardi che avevano una specie di collare con dei chip luminosi. La madre
disse alla figlia di distrarli: la ragazzina si sdraiò a terra fingendosi svenuta, lei aspettò che una delle
guardie si chinasse sulla figlia, afferrò il collare e lo tirò con tutte le sue forze finché glielo staccò.
Tutte le guardie caddero a terra contemporaneamente: era quella la strana cosa a tenerle in
vita…Era finalmente chiaro il motivo del loro rapimento: J voleva impossessarsi del brevetto del
chip indistruttibile che il padre aveva progettato da poco. In quel momento un urlo lacerante
rimbombò nel castello: era la voce di J. Terrorizzate, si precipitarono giù per le scale e nell’androne
di accesso trovarono il corpo senza vita di J. Il castello cominciò a vibrare in modo violento e gli
oggetti sospesi caddero al suolo rompendosi. Madre e figlia corsero fuori mentre i gradini e il tavolo
su cui poggiava tutta la costruzione precipitavano in un assordante boato. Ritrovarono lo specchio,
lo attraversarono e la bambina si accorse che la scritta era sparita, non c’era più. La madre disse che
era stata lei a mandargliela con il pensiero…La scritta era: Aiutatami! Sono qua con papà e J…
Scuola Secondaria di I grado “J.Sansovino”, Venezia