99 1 ita - Unità di ricerca per il Monitoraggio e la Pianificazione
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Gianfranco Scrinzi, Antonio Floris, Maria Picci* GPS E INVENTARI FORESTALI: POSIZIONAMENTO E RITROVAMENTO DI PRECISIONE DI PUNTI DI CAMPIONAMENTO IN BOSCO FDC: 524.6 584 --015.7 (450) * G. Scrinzi, direttore Sezione Assestamento forestale ISAFA: direzione dello studio, piano di ricerca e di elaborazione dati, stesura del testo. A. Floris, collaboratore tecnico: collaborazione alla redazione del piano di ricerca, direzione rilievi di campagna, elaborazione dati, testo scheda 2. M. Picci, titolare di borsa di studio: elaborazione dati, rilievi di campagna, testo scheda 4. Si ringraziano per la collaborazione Giorgio Pira (titolare di borsa di studio - Sezione Biometria ISAFA) e Sandro Giordano (Communication Technology, Cesena). ISAFA Comunicazioni di ricerca 99/1 1 1. GPS Differenziale: post-processing e real-time Come è noto, GPS (Global Positioning System) è un sistema di radio-posizionamento sviluppato e gestito dal Dipartimento della Difesa (DoD) degli Stati Uniti per scopi militari, ma accessibile anche all’utenza civile. Esso consente di determinare automaticamente le coordinate geografiche tramite un ricevitore portatile che elabora opportunamente dati sulla posizione spaziale di almeno 4 satelliti fra quelli che costituiscono il cosiddetto segmento spaziale del sistema, determinando preliminarmente la loro distanza da tale punto di «osservazione» (ove vengono ricevuti i segnali radio che i satelliti inviano). Alla base della tecnologia vi sono metodi di triangolazione basati su misurazioni radiometriche di distanze tra ricevitore e satelliti. Ci si riferisce qui esclusivamente all’ambito operativo di Standard Positioning Service (SPS), tipico dell’uso civile di GPS applicato al rilevamento tematico territoriale. La modalità operativa di Precise Positioning Service (PPS, la cui precisione è molto più elevata in quanto non artificialmente degradata dal gestore) è riservata agli usi militari autorizzati. Inoltre, nel rilevamento tematico del territorio si utilizzano quasi esclusivamente tecniche cosiddette di pseudo-range che si differenziano notevolmente (anche per la minore precisione) dalle metodiche GPS impiegate in geodesia, che operano invece monitorando la fase delle onde portanti e non i codici numerici che le portanti stesse modulano (WELLS et al., 1986; LEICK, 1990). Per le sue caratteristiche di precisione e relativa facilità d’uso, GPS si sta rapidamente diffondendo nel settore del rilievo tematico del territorio, dove tende progressivamente ad affiancare e sostituire le tradizionali tecniche topografiche. Anche in ambito forestale esso sta dimostrando indubbie potenzialità nel rispondere alle esigenze operative in molteplici situazioni, quali la realizzazione di carte assestamentali (rilievo di particellari e delimitazione di tematismi), nel campionamento per aree di saggio, nel georeferenziamento di punti cospicui e nel rilievo della viabilità. Esistono peraltro varie fonti di errore che affliggono i posizionamenti GPS. Tra tutte, quelle che originano le maggiori incertezze sono la Diluition Of Precision (DOP) e la Selective Availability (SA). La DOP si traduce in un fattore moltiplicativo dell’errore minimo del sistema (cioè di quello imputabile alla sola imperfezione intrinseca delle misure che il sistema attua), fattore che può essere più o meno elevato in funzione della configurazione geometrica della costellazione di 4 satelliti che il ricevitore impiega per effettuare il posizionamento in un ISAFA Comunicazioni di ricerca 99/1 certo istante. Tale configurazione varia continuamente nel tempo per un ricevitore situato in una determinata posizione (caratterizzata da una certa finestra di visibilità del cielo determinata dall’orografia locale prima ancora che dall’orizzonte geografico) perché i satelliti si muovono sulle loro orbite con tempi di rivoluzione attorno alla terra di 12 ore1. La DOP (e quindi l’errore di posizionamento) è tanto più grande quanto più i satelliti visibili risultano raggruppati in certe zone del cielo. La DOP scende invece nell’evenienza opposta. Nella maggioranza dei casi i ricevitori “vedono” più di quattro satelliti contemporaneamente e scelgono automaticamente tra questi i quattro che consentono di ottenere la DOP più bassa. Tale fonte di errore non può essere eliminata ma solo tenuta sotto controllo imponendo ai ricevitori la non accettazione di posizionamenti affetti da DOP superiore a certe soglie di tollerabilità (GILBERT, 1995a). Per ciò che riguarda la SA (di gran lunga la maggiore fonte di errore), essa consiste in una degradazione artificiale della precisione intrinseca del sistema introdotta dal DoD per salvaguardarne l’uso militare. Essa affligge l’impiego standard (stand alone) di GPS ma può essere completamente eliminata utilizzando tecniche di GPS differenziale (DGPS). La correzione differenziale consente di rimuovere anche gran parte degli altri errori intrinseci (effemeridi dei satelliti, deriva degli orologi, ritardo ionosferico e troposferico) ma non è invece efficace per ciò che riguarda la DOP e per gli errori (di cui si dirà oltre) dovuti al fenomeno del multipath. Le tecniche DGPS prevedono l’utilizzo contemporaneo di due ricevitori: uno per il rilievo in campo (rover) ed uno in postazione fissa in un punto, le cui coordinate siano note con alta precisione (base). Le misure effettuate dal ricevitore base vengono utilizzate per correggere quelle del ricevitore mobile sfruttando il fatto che la base, conoscendo la propria posizione «vera», è in grado di calcolare momento per momento l’errore istantaneo del sistema. La correzione può essere applicata successivamente al rilevamento in campo, in post-processing (PP DGPS), o comunicata dalla base al rover durante lo stesso rilevamento in real-time (RT DGPS), attraverso un collegamento radio tra base e rover (vedi scheda di approfondimento n. 1). Il passaggio da usi stand-alone alle tecniche differenziali riduce l’errore da 50-100 m a 2-5 m in riferimento al singolo posizionamento, ma anche a valori submetrici nel caso di acquisizione staziona1 Tale periodo orbitale è riferito al tempo siderale. A causa della differenza tra questo e il tempo solare, l'orbita di ciascun satellite anticipa di circa 4 minuti ogni giorno (WELLS et al., 1986). 3 ria di più posizionamenti e successivo calcolo della posizione media. Qualora si stiano rilevando punti cospicui, linee o poligoni da riportare successivamente in cartografia, si potrà operare in PP-DGPS, data la capacità della strumentazione di memorizzare i dati rilevati, ciascuno dei quali verrà corretto successivamente al rilievo e prima della traslazione in carta. Qualora sia invece necessario conoscere la propria posizione corretta nel momento stesso del rilievo (per esempio durante la materializzazione o il ritrovamento di punti di campionamento inventariali) si deve ricorrere alle tecniche di RT DGPS. In questo contributo sperimentale ci si occuperà essenzialmente proprio di quest’ultimo contesto operativo che costituisce senz’altro la modalità più complessa d’uso di GPS nel rilievo forestale. Circa l’impiego pratico di tecniche RT DGPS nel rilievo campionario forestale, a quanto ci consta, esiste in Italia un’unica esperienza operativa descritta in letteratura, effettuata nell’ambito dei lavori di campagna dell’Inventario Forestale della Regione Toscana (B ALLONI et al. , 1995). Da tale esperienza, effettuata su larga scala, emergono osservazioni ed indicazioni pratiche interessanti (anche se riferibili ad una tecnologia GPS di generazione superata). Peraltro si tratta di un impiego RT DGPS indirizzato più al posizionamento istitutivo che non al successivo ritrovamento di punti inventariali permanenti, aspetto sul quale è invece principalmente centrata la sperimentazione che viene qui illustrata. 2 La sperimentazione 2.1 Il problema della permanenza dei punti di campionamento negli inventari e gli obiettivi dell’esperienza Come è noto uno dei problemi realizzativi più difficoltosi degli inventari forestali campionari è quello del ritrovamento di precisione dei punti di campionamento individuati e marcati in una tornata inventariale precedente e destinati a permanere nel tempo. Occorre subito chiarire che la permanenza dei punti di sondaggio negli inventari forestali per campionamento non è condizione assolutamente necessaria per poter eseguire rilievi di monitoraggio nel tempo delle dinamiche delle variabili forestali. La permanenza nel tempo delle aree di saggio è anzi situazione meno frequente di quanto non si creda in questo contesto metodologico inventariale ed è spesso, anche se non solo, circoscritta agli inventari su vasta scala. Specialmente per quanto attiene al controllo della dinamica delle superfici nel 4 tempo, tale permanenza non è quindi ritenuta condizione indispensabile per produrre delle buone stime, anche a fronte degli appesantimenti procedurali e di costi che comporta. È peraltro innegabile che, soprattutto a livello di certe variabili dendrometriche, alcuni metodi di Inventario Forestale Continuo (CFI, Continuous Forest Inventory), basati sulla permanenza di tutte o di una aliquota di unità campionarie, elevano la precisione di stima. L’importanza di reperire esattamente le unità campionarie risiede nella possibilità di monitorare con maggiore precisione variabili forestali tradizionalmente difficili da stimare come incrementi periodici, passaggi a fustaia, tassi di mortalità e rinnovazione e soprattutto utilizzazioni pregresse (infra-inventariali). Premessa per tali obiettivi di monitoraggio fine è che le aree di saggio mantengano nel tempo la rappresentatività del momento istitutivo, ed è quindi condizione necessaria la non visibilità della marcatura dell’area, sia per considerazioni legate al condizionamento involontario che l’evidenza del posizionamento potrebbe portare alle normali operazioni selvicolturali, sia perché marcature come picchetti o cippi fuori terra sono spesso alterate o distrutte per eventi fortuiti o dolosi. Nelle Istruzioni per l’inventario di controllo per campionamento dell’Istituto Federale di Ricerche forestali elvetico (SCHMID-HAAS et al., 1978) vengono espressamente vietate anche le graffiettature di cavallettamento sui soggetti arborei delle aree di saggio circolari permanenti e, a maggior ragione, evidenziamenti con vernice e/o picchetti o cippi fuori terra per la marcatura dei centri. Analoga indicazione è riportata nelle Istruzioni per le squadre di rilevamento I.F.N.I. (MAF-ISAFA, 1983). In questo tipo di operazioni inventariali si possono distinguere essenzialmente due fasi connesse al ritrovamento dei punti: quella di avvicinamento, che dal caposaldo di partenza (o dal precedente punto di campionamento) porta l’operatore a raggiungere un intorno di prossimità del punto da localizzare (o rilocalizzare) e quella di individuazione di precisione che, nell’ambito di tale intorno, materializza (o ritrova) la posizione definitiva e corretta di tale punto. La procedura di avvicinamento (navigazione sul territorio) deve essere contemporaneamente caratterizzata da elementi di speditezza, economicità e precisione tale da condurre l’operatore in un intorno di prossimità molto ristretto (non più di 10-20 metri quadrati) rispetto al punto obiettivo. Solo in tal caso la procedura di individuazione finale potrà avere successo in totale assenza di riferimenti di marcatura evidenti. È il caso di anticipare fin d’ora che, dati i vincoli e l’obiettivo di campionamenti come quelli descritti, ISAFA Comunicazioni di ricerca 99/1 è oggi ancora impensabile (ma potrebbe non essere più così in futuro) di poter prescindere da una materializzazione del punto di campionamento, alla prima tornata inventariale, mediante un picchetto metallico completamente interrato (che sia poi localizzabile da un rivelatore di metalli). Tale accorgimento viene correntemente adottato, anche se in Italia non trova applicazione se non a livello di inventari a grande scala. Peraltro ad esso sono normalmente affiancati rilievi nell’area di saggio che prevedono lunghe e costose procedure di rilevamento polare (azimut magnetico e distanza dal centro) di tutti i soggetti appartenenti all’unità campionaria (è il caso elvetico) oppure, come minimo, l’individuazione di due o tre punti cospicui (affidabili in termini di visibilità e permanenza nel tempo) in un intorno del picchetto interrato e il successivo rilevamento polare di questo da ciascuno di essi, con stesura di una monografia specifica. I rilevamenti polari dei soggetti arborei appartenenti all’unità campionaria hanno l’obiettivo primario di definire esattamente i soggetti presenti al momento dell’inventario per controllarne poi la dinamica all’atto di una successiva tornata. Pur tuttavia essi sono anche finalizzati, almeno in parte, al reperimento di precisione del centro dell’area all’epoca del ritrovamento. Tutti questi rilievi sono molto lunghi e onerosi e se ad essi si combina una procedura di navigazione speditiva classica per poligonale aperta con l’ausilio di bussola, clisimetro, cordella metrica o telemetro, paline e calcolatrice preprogrammata, si arriva a configurare un insieme di operazioni che da sole assorbono la gran parte dei tempi e dei costi inventariali. Inoltre gli errori (vedi oltre) nella realizzazione di poligonali speditive possono essere tali che il raggiungimento di un intorno di prossimità accettabilmente ridotto non è circostanza affatto scontata, specialmente su terreni impervi e con personale non particolarmente professionalizzato. Costi ingenti e incertezza del risultato scoraggiano molto spesso l’adozione di tali sistemi. Questo lavoro ha avuto pertanto l’obiettivo primario di capire se e come l’impiego di strumentazioni e tecniche di RT DGPS, con l’ausilio finale di un rilevatore di metalli, potesse ridurre i tempi, la complessità e l’incertezza delle operazioni e consentire una individuazione assolutamente precisa di un punto di campionamento di coordinate note (rilevate nel momento istitutivo in PP DGPS), materializzato soltanto con un picchetto in alluminio completamente interrato. ISAFA Comunicazioni di ricerca 99/1 2.2 Scelta e posizionamento istitutivo dei punti di campionamento La sperimentazione è stata effettuata sul versante ovest del Monte Marzola ed ha interessato una porzione di territorio boschivo di circa 300 ha ad est della città di Trento. Per la produzione delle correzioni differenziali è stata utilizzata la stazione base GPS ISAFA, situata nella sede dell’istituto entro distanze comprese tra 1 e 5 km dallo scenario territoriale descritto. Si tratta quindi di una circostanza di produzione delle correzioni di tipo D (personal base station - vedi scheda di approfondimento n.1). I 15 punti utilizzati per la sperimentazione sono stati dislocati a varie quote ed in popolamenti forestali di varie caratteristiche (tabella 1) su un versante montuoso a prevalente esposizione ovest. I siti specifici sono stati dapprima individuati soggettivamente su carta tecnica 1:10.000. Ritrovati sul territorio, in ognuno di essi è stato casualmente definito un punto ove si è proceduto ad un rilievo stazionario GPS di 50 posizioni, con una frequenza di una al 2 secondo . Per marcare invisibilmente la posizione esatta del punto è stato interrato un picchetto in alluminio. Le posizioni sono state differenzialmente corrette in post processing e poi mediate per determinare le coordinate definitive del punto. N° punto 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 Quota (m s.l.m.) 943 888 1053 939 857 636 930 461 1257 1258 593 535 681 687 611 Tipo di governo Composizione fustaia ceduo fustaia fustaia ceduo fustaia ceduo ceduo ceduo fustaia ceduo ceduo ceduo fustaia ceduo conifere misto misto latifoglie latifoglie conifere latifoglie latifoglie misto misto latifoglie misto latifoglie misto latifoglie Copertura% H media (m) (valore medio in classi di 5) (valore medio in classi di 5 m) 65 65 90 65 90 65 10 65 90 65 65 35 90 90 90 12,5 17,5 22,5 17,5 12,5 22,5 7,5 12,5 17,5 17,5 7,5 7,5 12,5 22,5 17,5 Tabella 1 - Altitudine e principali caratteristiche forestali dei siti di localizzazione dei punti. 2 Successivamente al rilievo istitutivo dei punti sono emerse alcune perplessità circa il numero di fixing stazionari da acquisire in un contesto operativo inventariale per determinare un posizionamento medio dei punti che risultasse il miglior compromesso tra tempi di stazionamento e precisione. E’ sorta così l’esigenza di approfondire questo aspetto in una apposita sperimentazione parallela allo studio principale. Di tale sperimentazione, dei suoi esiti e delle conseguenti deduzioni emerse sul piano operativo si riferirà nel paragrafo 4. 5 Circa questa procedura occorre osservare che essa non riproduce integralmente una situazione operativa di primo impianto di punti di campionamento inventariali permanenti assistita da GPS. In tale circostanza si disporrebbe di coordinate predefinite dallo schema di campionamento per ciascun punto da individuare sul territorio e si utilizzerebbero già in questa fase procedure RT DGPS. Registrate nel ricevitore le coordinate del punto obiettivo (waypoint), ci si affiderebbe allo strumento per la navigazione (distanza e azimut dalla posizione attuale al punto obiettivo, aggiornate in continuo). Giunti nell’intorno di prossimità (distanze dal waypoint inferiori ai 1,5/2,5 m e direzioni rapidamente variabili di decine di gradi), si utilizzerebbe l'ultimo posizionamento (memorizzato nel rivevitore e quindi consultabile) e si determinerebbe la posizione finale del punto di campionamento per mezzo di un rilevamento polare. Quanto illustrato in precedenza è quasi esattamente quello che è stato fatto nella citata esperienza di B ALLONI et al .(1995). Trattandosi di prima istituzione di un punto di campionamento permanente, tale procedura salvaguarda più che sufficientemente le esigenze di precisione e oggettività di qualsiasi disegno inventariale. Verrà quindi interrato il picchetto in alluminio (sono idonei anche quelli che si usano per le tende da campeggio) e si procederà ad un rilievo stazionario prolungato (in RT DGPS o in PP DGPS) sulla posizione del picchetto, con memorizzazione finale delle coordinate medie definitive del punto di campionamento. Questa fase, ancorché facoltativa, è senz'altro consigliabile, perché riduce l’estensione dell’intorno di prossimità al momento della nuova operazione di ritrovamento. Nell’esperienza pratica dell’inventario regionale della Toscana essa è stata omessa ed è implicito in tale scelta che, nell’ipotesi di un nuovo ritrovamento dei punti, la navigazione dovrebbe essere orientata nuovamente alle loro coordinate teoriche (quelle stabilite dal disegno campionario). È evidente che quest’ultime differiranno (anche se in misura contenuta) da quelle del punto realmente materializzato nella prima occasione inventariale. Si consideri al riguardo che il rilevamento stazionario non allunga i tempi di rilievo dell’area di saggio, potendo svolgersi in maniera autonoma e contemporaneamente allo svolgimento delle operazioni di rilevamento e descrizione forestale. Nella presente sperimentazione il rilievo stazionario è avvenuto utilizzando i seguenti parametri di controllo del posizionamento: - logging rate: 1/sec (rover), 1/5 sec (base) - elevation mask: 15° (rover), 12° (base) - PDOP mask: 4 (base e rover) - SNR mask: 6 (base e rover) - altezza dell’ antenna dal suolo: 2 m (rover). 6 Tali parametri sono quelli abitualmente adottati per rilievi in terreno aperto. Essi vengono impostati nei ricevitori in modo che il sistema non fornisca posizionamenti al di sotto di certi standard di precisione. Vengono così controllati gli errori di rifrazione ionosferica (che diventano rilevanti se i ricevitori accettano segnali da satelliti troppo bassi sull’orizzonte: elevation mask), quelli di diluizione di precisione dovuti a configurazioni di costellazione satellitare scadenti (PDOP mask), quelli di scarsa qualità del segnale radio satellitare (SNR mask). Nel rilievo GPS sotto copertura arborea non è spesso possibile mantenere tali parametri di controllo sui valori critici che si adottano all’aperto, in quanto si corre il rischio che il ricevitore non fornisca alcun posizionamento valido entro tempi di stazionamento ragionevoli. Sulla scorta di precedenti esperienze di rilievo sotto copertura arborea (FLORIS et al., 1996) in alcuni casi si sono dovuti accettare posizionamenti con PDOP mask fino a 8 e/o SNR mask fino a 4. Nell’esperienza dell’ I.R.F. della Toscana è stata adottata una soglia di PDOP più conservativa (6) e una di SNR meno ristretta (3). Si ritiene assolutamente sconsigliabile il rilevamento in modalità 2D del rover, che implica la libertà di quest’ultimo di operare anche con tre satelliti (al posto dei canonici 4 in modalità 3D) adottando un valore noto di altitudine del punto per operare un posizionamento. Poiché in questa modalità l'altitudine non viene trattata (negli algoritmi di calcolo) come variabile ma come costante, si possono introdurre errori inaccettabili (di molti metri) sulle coordinate planimetriche. Per quanto riguarda l’attrezzatura GPS è stato impiegato il sistema attualmente in dotazione all’ISAFA che, pur non essendo di ultima generazione, è ancora piuttosto diffuso. Prodotto dalla statu3 nitense Trimble Navigation , esso è composto da: - stazione base CBS Pro XL a 12 canali collegata ad un PC con processore 386 o superiori, nel nostro caso un 486 (figura 1); - ricevitore mobile Pathfinder Pro XL a 8 canali gestito da un datalogger MC V Corvallis Microtechnology (figura 2); - software di gestione PF-CBS e PFinder-Office. 3 ProXL, Pro XR, CBS, TDC1, PF-CBS, PF-Office, sono marchi registrati Trimble Navigation. MC-V è marchio registrato Corvallis Microtechnology. L’impiego nello studio e la citazione di tali apparecchiature non implica per gli Autori e per ISAFA alcuna valutazione preferenziale, anche implicita, di tali prodotti nei confronti di quelli di altre Case produttrici. Si ringrazia Communication Technology di Cesena per aver messo a disposizione il ricevitore GPS Trimble Pro XR. ISAFA Comunicazioni di ricerca 99/1 Figura 1 - Strumentazione GPS impiegata nell’esperienza: configurazione stazione base. Dall’alto a sinistra: PC portatile, batteria (per eventuale alimentazione in campo), ricevitore GPS di base, trasformatore-stabilizzatore, radio-trasmittente VHF, modem (sotto la radio). Per alcuni rilievi, in relazione alla sperimentazione collaterale di cui al paragrafo 3, è stato impiegato anche il ricevitore Trimble Pathfinder Pro XR con 4 datalogger TDC1 . La configurazione del segmento per la correzione in tempo reale (protocollo RTCM) era costituita da una coppia di radio VHF “industriali” ICOM, una alla base in trasmissione, l'altra al rover in ricezione, con rispettivi modem Kantronics KPC-3 a 9600 bps. La trasmittente, modello IC281H, è stata impiegata alla potenza massima di 10 W, mentre la ricevente era il modello IC2-iE (figure 1 e 2). 4 Sui nuovi ricevitori Trimble Navigation della classe XR e XRS è disponibile un firmware, denominato EVEREST®, destinato a limitare l’influenza negativa del multipath. In sperimentazioni condotte dalla stessa Trimble (TRIMBLE NAVIGATION, 1997) si valuta che con l’uso del software Everest nel solo rover, si possa ottenere un miglioramento nelle prestazioni del 33% nell’accuratezza del posizionamento orizzontale e del 49% in quello verticale. L’uso congiunto, nella base e nel rover, della nuova tecnologia determinerebbe un miglioramento del 50% nell’accuratezza sia orizzontale che verticale. Rispetto ai "vecchi" Pro XL, gli XR includono nel ricevitore anche la tecnologia radio completa per la trasmissione e la ricezione dell’RTCM (nell’XRS anche di provenienza satellitare) e altri miglioramenti per la riduzione delle interferenze (jamming). Non trascurabile appare il fatto che Trimble dichiara che, con gli XR, l’errore orizzontale introdotto dalla correzione differenziale crescerebbe con l’aumentare della distanza tra base e rover con un tasso di 10 cm/100 km invece che di 1 m/100 km, come accadeva con gli XL. ISAFA Comunicazioni di ricerca 99/1 Figura 2 - Strumentazione GPS impiegata nell’esperienza: configurazione rover. Dall’alto a sinistra: antenna GPS, radio VHF e antenna riceventi, datalogger, ricevitore GPS rover (con zainetto), modem. 2.3 Procedura di ritrovamento dei punti I parametri di controllo della ricezione del segnale GPS sono rimasti immutati rispetto a quelli evidenziati in precedenza, mentre il rate di invio dei dati RTCM di correzione dalla base al rover è stato fissato a 1 ogni 5 secondi. Nella navigazione in bosco a piedi l’acquisizione di una posizione al secondo può essere ritenuta superflua. Va però chiarito che si tratta di un rate di acquisizione teorico che i ricevitori riescono a rispettare all’aperto, ma che sotto copertura arborea non supera quasi mai il valore reale di 0,5 fixing al secondo (30/minuto). Per salvaguardare l’oggettività dei risultati dell’esperienza, il personale che aveva proceduto alla prima individuazione dei punti è stato avvicendato da altro personale in fase di reperimento degli stessi. La rilocalizzazione è avvenuta a distanza di qualche mese dalla prima materializzazione, per consentire la ripresa di eventuale vegetazione calpestata (specialmente nell’intorno di prossimità) la cui evidenza poteva costituire fattore di condizionamento degli operatori. Le coordinate dei punti-obiettivo precedentemente determinate sono state inserite nella memo- 7 ria del ricevitore come waypoint. Se impostato in modalità navigazione, il ricevitore fornisce in continuo all’operatore distanza e azimut del punto obiettivo di volta in volta selezionato. In tale fase l’operatore si può avvalere di una bussola che consenta di individuare speditivamente e memorizzare le direzioni principali. Dato il consistente sviluppo della viabilità forestale e rurale esistente nello scenario della sperimentazione, le distanze coperte dalla navigazione propriamente detta, dal punto più prossimo raggiungibile in automezzo fino all’intorno di prossimità del punto da reperire, sono risultate in media di soli 242 m in linea d’aria. Il valore medio delle distanze effettivamente percorse sul terreno durante la navigazione è però risultato quasi il doppio (470 m), anche perché si è adottato il criterio di privilegiare la «comodità» di spostamento (viabilità, sentieri, pendenze non eccessive) rispetto alla linea più breve, ritenendo di simulare in questo modo quello che sarebbe il comportamento più logico anche in un contesto operativo. Una volta giunto nell’intorno di prossimità l’operatore procedeva alla individuazione di precisione con l’impiego di un metal detector , del peso di circa 1,5 kg, dotato di discriminatore di metalli, regolatore di volume del segnalatore acustico e pulsante di centratura (vedi scheda di approfondimento n. 3). La discriminazione di metalli può essere molto utile. Centrando la scansione del detector sull’alluminio (materiale di cui, come si è già detto, era costituito il picchetto) il rivelatore è completamente insensibile alla presenza di ferro e acciaio, residui dei quali possono essere localmente molto abbondanti nel terreno. L’accorgimento non è invece utile in presenza di lattine e stagnola. D’altra parte i picchetti di alluminio si trovano facilmente in commercio, costano e pesano poco. 3 Risultati e indicazioni operative 3.1 Esito delle procedure di ritrovamento In 13 casi su 15, operatori indipendenti, completamente ignari dei luoghi e delle collocazioni dei punti, sono giunti alla loro individuazione precisa ed al ritrovamento dei rispettivi picchetti interrati. Circa i due punti non reperiti si può dire che in un caso è risultata impossibile la ricezione del segnale radio RTCM della base per oscuramento orografico dovuto sia ad una collocazione dell’emittente non ottimale che alla sfavorevolissima microorografia locale nei pressi del punto (avvallamento stretto e molto profondo). Nel secondo caso, due sessioni ripetute di reperimento hanno condotto gli operatori nello stesso intorno di prossimità, 8 ma il picchetto interrato non è stato materialmente ritrovato per motivi non ricostruibili. In tabella 2 sono riportate le principali statistiche descrittive relative ai risultati delle procedure di rilevamento. media mediana min max st. dev Tempo di navigazione (minuti) 19.25 17.27 09.47 48.50 10.15 Velocità di navigazione (km/h) 1,64 1,57 0,47 3,16 0,87 Distanza del picchetto (minuti) 2,54 2,10 0,08 6,60 1,98 Tempo di ritrov. con metal detector (minuti) 07.37 08.00 01.00 16.00 05.44 Tabella 2 - Principali statistiche descrittive dei risultati della navigazione RT DGPS (valori riferiti a 13 punti su 15). 3.2 Tempi di esecuzione Le velocità di navigazione riscontrabili in esperienze di questo tipo dipendono da fattori quali l’orografia e il tipo di soprassuolo dello scenario operativo. In una sperimentazione di navigazione GPS di MARCHETTI et al. (1995), attuata però in modalità stand alone e non differenziale, per il raggiungimento di punti inventariali in terreno boschivo si sono ottenute velocità medie di circa 0,9 km/h, contro i 0,3 km/h delle corrispondenti poligonali (bussola, clisimetro, cordella metrica). G HERARDI et al . (1998) riportano invece dati relativi alla percorrenza di confini di aree rimboschite in rilevamento PP DGPS (non si tratta di navigazione come nel nostro caso e in quello precedente, ma in tale circostanza il percorso da seguire è più vincolato). Si desumono velocità medie di circa 1,8 km/h fuori dalla viabilità 5 e di 2,6 km/h su sentiero . Rispetto a tali tipi di rilievi la navigazione RT DGPS è sicuramente più lenta (la ricezione radio del segnale RTCM introduce un certo rallentamento delle operazioni). Nella nostra esperienza abbiamo riscontrato una velocità media effettiva di navigazione pari a 1,65 km/h (st.dev. 0,9 km/h); da questi dati si desume che i rendimenti siano da doppi a quadrupli di quelli che si ottengono nell’esecuzione di una poligonale speditiva classica. L'efficienza di quest'ultima è peraltro, in fase di ritrovamento, largamente dipendente dalla bontà della monografia allegata e dalla permanenza dei punti cospicui, fatto che a distanza di molti anni non è da ritenersi scontato. 5 La natura di tali velocità non viene specificata nel lavoro, ma esse appaiono essere con tutta evidenza velocità effettive, riferite cioè alle lunghezze realmente percorse in navigazione o in esecuzione di poligonale. Più significative sono sul piano informativo le cosiddette VMG (velocity made good) e cioè quelle di effettivo avanzamento verso il punto obiettivo sulla congiungente rettilinea. Queste risultano notevolmente inferiori, ma in termini relativi (confronto tra navigazione o poligonale ordinaria) le differenze dovrebbero essere analoghe. ISAFA Comunicazioni di ricerca 99/1 In caso di necessità la navigazione RT DGPS può essere effettuata agevolmente anche da un singolo operatore (anche se tale circostanza non è frequente nei rilievi inventariali). Ai tempi di navigazione si devono aggiungere i tempi dell’individuazione del picchetto interrato (con l’ausilio del metal detector) che sono risultati in media pari a circa 7 minuti (st.dev. 5’). Ciò è possibile naturalmente qualora l’intorno di prossimità non sia più esteso di un cerchio di raggio 2,0-2,5 m, circostanza che si è verificata in questa esperienza. In tal caso, un passaggio a tappeto su questa esigua superficie col piatto del rivelatore di metalli porta a localizzare il picchetto entro i tempi medi citati. Il ritrovamento può avvenire in tempi ancora più ridotti se si adottano accorgimenti di sicurezza nella materializzazione istitutiva del punto. Tali accorgimenti possono essere ad esempio: - infissione (a scomparsa) nel terreno di tre picchetti «satellite» oltre a quello centrale, posti ad una distanza da esso fissa e nota (es. 1,5 m), situati lungo i rilevamenti polari 0° (N), 120°, 240° (dal picchetto centrale) e per questo aspetto marcati differentemente; la presenza di più picchetti facilita logicamente la possibilità del rilevatore di metalli di reperirne uno in breve tempo; - infissione (quasi a scomparsa), al di sotto della sezione di taglio, su eventuali soggetti arborei vicini e circostanti il punto, di chiodi di 5-6 cm, facendo attenzione che il loro asse sia rivolto approssimativamente nella direzione del picchetto infisso nel terreno; l’accorgimento consentirebbe di concentrare l’attività con il metal detector alle basi dei soggetti arborei presenti, evitando ricerche a tappeto. 3.3 L’intorno di prossimità Nei 13 casi di navigazione condotta a buon fine, la distanza tra il punto raggiunto con la navigazione in RT-DGPS e la vera posizione del picchetto è risultata in media di 2,5 m, corrispondenti ad un intorno di prossimità di circa 20 m2. Nel 50% dei casi (tabella 2, mediana) la distanza dal picchetto è risultata inferiore a 2,1 metri. Nell’intorno di prossimità i dati forniti dal ricevitore appaiono instabili e fortemente variabili, in particolare per quanto riguarda l'azimut, soprattutto all'interno di popolamenti arborei con fusti di notevoli dimensioni che amplificano il fenomeno di multipath. In tale situazione un operatore allenato riesce tuttavia a desumere sinteticamente qualche informazione utile spostandosi in un intorno di 5-6 metri e osservando la dinamica dei dati forniti dal ricevitore, che porta a ridurre ulteriormente l’incertezza sulla collocazione effettiva del picchetto. ISAFA Comunicazioni di ricerca 99/1 Pur non avendo eseguito in questa sperimentazione rilievi paralleli con poligonale classica, è possibile operare un confronto indiretto tra i risultati conseguiti e le previsioni di precisione che furono avanzate per le tecniche tradizionali in sede di Progetto Operativo per L’IFNI (MAF-ISAFA, 1983) e conseguentemente adottate nel controllo dei lavori di campagna. Nel documento si parla esplicitamente di errori di 80 metri per chilometro di poligonale, addirittura raddoppiabili in circostanze sfortunate (zone di anomalia magnetica, carte topografiche non fotogrammetriche). In proposito si ricorda che la sola misura in carta delle coordinate del caposaldo di partenza della poligonale è afflitta da errori valutabili in 10 m sulle carte tecniche al 10.000 e in 20 m sulle tavolette IGMI. Ulteriore conferma scaturisce dall'elaborazione dei dati della già citata esperienza di MARCHETTI et al. (1995). In 11 rilevamenti di poligonale in terreno boschivo l’errore medio di posizionamento è risultato di quasi 14 m su una percorrenza media di 275 m. I dati di errore forniti dagli Autori sembrano peraltro evidenziare una tendenza molto moderata all’incremento dell’errore all’aumentare della lunghezza della poligonale. Una moderna alternativa per l’esecuzione rapida di poligonali risiede nell’impiego di strumenti che implementano distanziometri a tecnologia laser, bussola e clisimetro elettronici e relativo hardware/software di gestione per l’esecuzione di 6 poligonali, del tipo Criterion o Lem (TOSI, 1993). Pur non eliminando il problema dell’errore di misura nelle coordinate del caposaldo di partenza, tali strumenti garantiscono un sicuro incremento sia sul piano della precisione che della velocità di esecuzione (se impiegati senza stazionamento su treppiede). Peraltro si tratta di apparecchi non certo economici (tra 5 e 20 milioni di lire), non molto maneggevoli e ancora lungi dal poter essere impiegati speditivamente in bosco senza l’uso degli specchietti-bersaglio riflettenti. Sono comunque collegabili con un sistema GPS, e tale caratteristica potrebbe risultare interessante per una integrazione delle due tecnologie in grado di operare anche in situazioni di rilievo che sarebbero altrimenti critiche. Naturalmente la complessità di integrazione di tali apparecchiature e il loro costo globale pongono non pochi interrogativi rispetto a tale ipotesi ipertecnologica. La conclusione è quindi che, rispetto alle tecniche tradizionali, l’individuazione di punti di campionamento permanenti con RT DGPS è in media circa 4 volte più rapida e 10 volte più accurata. Tale differenza è quindi cruciale perché in essa 6 Criterion e Lem sono marchi registrati rispettivamente da Laser Technology e da Jenoptik. 9 è evidentemente insita la diversità sostanziale che passa tra il trovare e il non trovare i punti. È vero che le tecniche tradizionali sono sempre state usate, ma spesso in assenza di procedure di controllo degli errori e spesso rinunciando completamente alla condizione di invisibilità della marcatura. Nel valutare gli esiti di questa sperimentazione vanno tuttavia considerate due circostanze che hanno probabilmente portato a conseguire precisioni di rilocalizzazione dei punti inferiori a quelle presumibilmente raggiungibili in condizioni ordinarie ottimali. In sostanza la dimensione dell’intorno di prossimità potrebbe sicuramente ridursi (presumibilmente di almeno il 30%) rispetto ai 20 m2 emersi in questa esperienza. Tali circostanze risulteranno evidenti dagli esiti della sperimentazione collaterale e riguardano in primo luogo l’uso di apparecchiature GPS di generazione più recente di quelle impiegate, particolarmente adatte al rilievo sotto copertura arborea ed in secondo luogo l’aumento di precisione di rilevamento delle coordinate del punto obiettivo in sede di prima istituzione, ottenibile incrementando opportunamente il numero di singoli dati di posizionamento (50 in questa esperienza) rilevati su tale punto (cfr. paragrafi 4.2 e 4.3). 3.4 Altre indicazioni operative della sperimentazione Indicazioni dall’esperienza sono emerse anche sul piano dell’operatività del pool tecnologico descritto e di come esso sia localmente condizionato da ciascuna componente. Oscuramenti del segnale radio VHF o del segnale GPS (orografia, copertura arborea) portano indipendentemente o cumulativamente all’impossibilità di determinare il posizionamento. Questa influenza di entrambi i segmenti tecnologici necessari (GPS e radio) rende l’operatività di una sessione RT DGPS più delicata e più lenta di quanto non si verifichi operando in PP DGPS. D'altra parte alcuni accorgimenti operativi che qualsiasi operatore può acquisire con l'esperienza, come lo spostamento di qualche metro per sfruttare prominenze microorografiche del terreno e variazioni di densità del soprassuolo, in molti casi risolvono il problema. In qualche circostanza può essere necessario un radicale cambiamento della direzione di approccio al punto da ritrovare. È comunque sempre opportuno utilizzare un'antenna della radio ricevente di almeno 30-50 cm di lunghezza e collocarla in posizione elevata sull’intelaiatura di trasporto a spalla del sistema e dell’antenna GPS, collegandola con un cavo-antenna alla radio. Anche sul versante della base sarà opportuno fare attenzione a disporre di una antenna di idonee caratteristiche 10 e dimensioni (anche in relazione alla banda di frequenza impiegata). Entrambe le antenne andranno «accordate» con l'ausilio di appositi strumenti e personale specializzato. La posizione della base è naturalmente cruciale per ottenere la necessaria portata ottica tra antenne, ma deve salvaguardare contemporaneamente la visibilità dei satelliti GPS. Si ricorda infatti che, operando in DGPS, sia PP che RT, è necessario che la base veda almeno tutti i satelliti che i rover potrebbero utilizzare per determinare il posizionamento in un certo istante. Qualora i rover utilizzino per il posizionamento anche un solo satellite che la base invece non vede in quel preciso momento, la posizione determinata non può essere corretta differenzialmente ed è quindi affetta dagli inaccettabili errori tipici dell’utilizzo stand alone di GPS. Da quanto detto emerge che la posizione ideale della base è spesso quella «dell’alto versante opposto» allo scenario di rilevamento. Nell’esperienza qui descritta, per motivi logistici, si è mantenuta la posizione abituale della base ISAFA, posizionata sullo stesso versante dello scenario operativo del rover (esposizione W). Ciò non ha determinato inconvenienti per quanto attiene l’omogeneità delle costellazioni GPS visibili da base e rover, ma ha in qualche caso parzialmente limitato la visibilità ottica delle antenne VHF, circostanza che ha determinato le conseguenze più gravi nel già citato caso di impossibilità di reperimento di uno dei punti per assenza del collegamento radio. Circa la distanza tollerabile tra base e rover per una buona ricezione del segnale RTCM via VHF, sono state effettuate alcune prove allontanando progressivamente la radio ricevente. È stato possibile, in presenza di portata ottica, ricevere i dati di correzione fino a più di 20 km di distanza (non sono state fatte prove a distanze maggiori) anche a basse potenze di emissione (5 W). Il problema emerge normalmente dal fatto che in ambiente montano la portata ottica si interrompe a seguito degli ostacoli orografici già per distanze molto inferiori. Un’importante conseguenza operativa di tale constatazione è che le operazioni RT DGPS con personal base station (rilascio RTCM di tipo D nella scheda di approfondimento) sono tanto più efficienti e convenienti quanto più i punti di campionamento sono concentrati. È evidente infatti che i tempi e i costi fissi istitutivi di una stazione base personale sono in tale circostanza distribuiti su un ampio insieme di punti. Potrebbe trattarsi del caso di un inventario su scala assestamentale o sovraziendale di scenario territoriale limitato (10.000 - 20.000 ha) o infine anche di scala più ampia ma realizzato per cluster territoriali molto consistenti di punti. Ipotesi metodologiche del genere sono presenti anche nello studio di fattibilità ISAFA Comunicazioni di ricerca 99/1 ISAFA per il nuovo Inventario Forestale Nazionale (ISAFA - MIPA, 1999). Nelle realizzazioni inventariali a scala nazionale o regionale con reticoli sistematici di punti ove quest’ultimi distano chilometri uno dall’altro, l’impiego di questa modalità di distribuzione dei dati di correzione ai rover appare problematico a meno che non si disponga, come può capitare in singole regioni o province, di reti di ponti radio VHF preesistenti. In assenza di tale opportunità occorrerà orientarsi sull’acquisizione dei dati via cellulare o via satellite (che però pongono i problemi evidenziati nella scheda tecnica). 4 Il multipath e i tempi ottimali di stazionamento nel rilevamento GPS Tra gli errori dai quali sono affetti i rilievi GPS una particolare rilevanza assume quello cosiddetto di multipath. Questo termine individua il fenomeno di riflessione delle onde elettromagnetiche del segnale satellitare determinato da oggetti circostanti l’antenna del ricevitore GPS (fabbricati, rocce, fusti e chiome arboree e lo stesso terreno). I segnali riflessi giungono all’antenna seguendo un percorso alterato (più lungo) rispetto al segnale diretto e la circostanza introduce un certo errore (qualche metro) nel calcolo delle distanze ricevitore-satelliti e quindi nel calcolo di posizione. L’errore dovuto al multipath si verifica in qualsiasi condizione di rilievo, ma assume molta rilevanza in ambito forestale (fusti, chiome) soprattutto nel caso di rilevamento stazionario con molte posizioni prese sullo stesso punto (TRIMBLE NAVIGATION, 1997). Nel caso del rilevamento dinamico, infatti, gli oggetti riflettenti circostanti l’antenna variano continuamente e situazioni particolarmente critiche sotto questo profilo influiscono solo localmente e per tempi limitati. Si tratta di un tipo di errore che come la DOP non viene eliminato dall’impiego di tecniche differenziali. Inoltre, a differenza della DOP, non può essere tenuto direttamente sotto controllo. In riferimento a tale problema, tipico dell’impiego forestale di GPS, è emersa l’opportunità di valutare le performance di un ricevitore di nuova generazione (particolarmente studiato per la riduzione degli errori di multipath nel posizionamento stazionario prolungato) nei confronti di quelle dei ricevitori citati in precedenza. Il problema è infatti sempre stato al centro dell’attenzione delle case produttrici, che hanno via via introdotto mezzi fisici, elettronici e particolari software residenti (firmware) per il controllo del multipath. D’altra parte singoli posizionamenti dinamici sono meno precisi di medie di posizionamenti statiISAFA Comunicazioni di ricerca 99/1 ci sugli stessi punti. Ai fini del rilevamento delle coordinate del punto inventariale (picchetto) si configura quindi un più generale problema di ottimizzazione dei tempi di stazionamento o, ciò che è lo stesso, del numero di posizioni da raccogliere in relazione all’andamento dell’incremento di precisione conseguibile (vedi nota 2). Questi ultimi due obiettivi sono stati fatti rientrare in una sperimentazione collaterale che viene di seguito illustrata. 4.1 La sperimentazione collaterale Per la raccolta dei dati sono stati individuati due punti, l’uno sotto copertura arborea, in fustaia mista di media densità, l’altro in campo aperto, a poche decine di metri dal primo. Le coordinate da assumere come «vere» dei due punti sono state determinate raccogliendo e mediando 50.346 posizioni sotto copertura e mediando 4 distinte sessioni con misure di fase della portante della durata di un'ora ciascuna in campo aperto, in entrambi i casi in PP DGPS e con PDOP mask = 4. Tali posizionamenti non sono stati utilizzati nelle elaborazioni successive ma sono serviti esclusivamente a determinare le coordinate dei due punti con la precisione più elevata possibile. Nella sperimentazione, mentre il ricevitore di base è rimasto lo stesso (Trimble CBS/ Pro XL) sono state confrontate le prestazioni dei ricevitori Trimble Pro XL e Pro XR. Come è già stato ricordato (vedi nota 3), il secondo è un ricevitore di nuova generazione che implementa il software EVEREST®, destinato, secondo il produttore, a ridurre l’errore di multipath. In ciascuno dei due punti sono state eseguite 4 sessioni (complessivamente 8) di rilievo stazionario PP DGPS di molte ore (il tempo necessario per rilevare circa 30.000 posizioni per sessione), secondo le seguenti varianti: - Pro XL, PDOP mask = 4; - Pro XL, PDOP mask = 8; - Pro XR, PDOP mask = 4; - Pro XR, PDOP mask = 8; Tutti le altre impostazioni di controllo ricezione sono rimaste identiche a quelle già evidenziate al par. 2.2. Trasferiti i dati in un foglio elettronico, è stata eseguita una simulazione di calcolo operativo del posizionamento medio PP DGPS utilizzando pacchetti di posizioni corrispondenti a tempi di stazionamento crescenti (1, 2, 3, 5, 7, 10, 15, 20, 30, 40 e 60 minuti). In ciascuna sessione di estrazione la lunghezza del pacchetto è stata dimensionata per includere il numero di posizioni mediamente rilevabili, per quella durata di stazionamento, dato il tipo 11 di punto (sotto copertura arborea o no), di ricevitore (XL, XR) e di soglia di PDOP (4,8). Per ciascuna delle otto sessioni, il posizionamento medio corrispondente ad ognuno degli 11 tempi di osservazione è scaturito da una estrazione casuale di 200 «pacchetti» di posizioni. È stato quindi calcolato lo scostamento (distanza euclidea in due dimensioni) tra la posizione media di ciascun pacchetto e la posizione «vera» del punto. Il valore di accuratezza di posizionamento finale considerato è stato il RMS (vedi scheda tecnica 4) calcolato sui 200 scostamenti simulati. 4.2 Risultati della sperimentazione collaterale Posto che in tutte le sessioni i ricevitori erano impostati per acquisire 1 posizione al secondo, i tassi medi realmente registrati sono riportati in tabella 3. campo aperto soglia di PDOP tipo di ricevitore minuti per pos/min. 100 posiz. sotto copertura efficienza % di minuti per efficienza pos/min. 100 posiz. acquisiz. 4 8 Pro XL Pro XR Pro XL Pro XR 49 40 57 47 2,0 2,5 1,8 2,1 82 67 95 78 % di acquisiz. 5 9 17 17 20,0 8 11,1 15 5,9 28 5,9 28 Tabella 3 - Indicatori di frequenza di produzione dei posizionamenti nelle diverse sessioni di rilevamento stazionario dell’esperienza collaterale. Si nota innanzitutto come la velocità di acquisizione effettiva sia sempre inferiore a quella teorica. La differenza è contenuta all’aperto e invece molto sensibile sotto copertura, specialmente se si adotta una PDOP mask più restrittiva. Le differenze della velocità di acquisizione dei due ricevitori (si ricorda che l’XR è di più recente generazione e implementa un firmware di riduzione degli errori di multipath) fanno intravedere una maggiore selettività nei posizionamenti validi dell’XR all’aperto, mentre sotto copertura le prestazioni tendono a livellarsi). La verifica delle velocità di acquisizione non è fine a se stessa ma serve a valutare i tempi di stazionamento medi ottimali per il rilevamento stazionario istitutivo dei punti di campionamento in bosco. Tali tempi di stazionamento sono comunque soggetti a una certa variabilità che dipende dal sito e dalla corrispondente dinamica delle costellazioni satellitari. In alcuni momenti della giornata, che non sono sempre gli stessi, si possono verificare interruzioni temporanee di ricezione. Ne consegue l'importanza di effettuare il planning del rilevamento GPS con gli appositi software di elaborazione degli 12 almanacchi, in particolare prima di sessioni di rilievo in scenari ad accentuata orografia e/o copertura arborea. Come è stato già anticipato (par. 2.2, nota 2) in questa esperienza si era inizialmente stabilito di raccogliere in fase istitutiva 50 fixing per punto campionario, ma circa tale numero sono successivamente sorte perplessità tanto da consigliare l’effettuazione di questa sperimentazione collaterale. La figura 3 evidenzia gli esiti di tale sperimentazione. I grafici riportano l’evoluzione dell’accuratezza raggiungibile nel posizionamento medio all’aumentare del tempo di stazionamento (e quindi del numero di fixing registrati). Il parametro di accuratezza adottato è l’RMS (scheda di approfondimento 4), che in sostanza individua l’errore di posizionamento orizzontale che non viene superato nel 6368% delle determinazioni. Il raggio del circular error probable (valore mediano dell’errore o CEP) è circa pari a RMS/1,2 (VAN DIGGELEN, 1998). Si nota come le performance cambino in modo sostanziale passando dal rilevamento stazionario all’aperto a quello sotto copertura. Considerando tempi di stazionamento sotto copertura arborea intorno ai 15-20 minuti, che appaiono rappresentare il miglior compromesso tra precisione e rapidità di rilievo, il RMS di posizionamento medio con lo strumento non protetto contro il multipath (PRO XL) è quasi 5 volte superiore a quello ottenibile nei posizionamenti stazionari all’aperto (2,3 m contro 0,5 m). L’influenza degli errori di multipath sotto copertura arborea si rivela quindi come nelle aspettative piuttosto rilevante e, sotto questo profilo, apprezzabile risulta il miglioramento ottenibile con uno strumento (PRO XR) studiato per il contenimento di tale errore (RMS 1,5 m). Secondo la documentazione tecnica allegata al ricevitore (TRIMBLE NAVIGATION, 1997) il miglioramento dovrebbe essere ancora più sensibile (RMS 1,0 m) qualora anche la base station fosse dotata del software adatto. Sostanzialmente analoghe appaiono invece le performance ottenibili all’aperto a prescindere dallo strumento usato e anche indipendentemente dalla soglia di PDOP impostata. Quest’ultimo settaggio sembra invece conservare qualche rilevanza sotto copertura, soprattutto impiegando il ricevitore di modello più recente. 4.3 Conclusioni e indicazioni operative Impiegando i ricevitori attualmente disponibili, stazionamenti di 15-20 minuti, con PDOP mask impostata a 4, dovrebbero garantire errori di posizionamento istitutivo di punti di campionamento sotto copertura arborea dell’ordine di 1 metro (RMS). Date le velocità di acquisizione effettive ISAFA Comunicazioni di ricerca 99/1 Figura 3 - Comportamento tendenziale dello scostamento (rispetto alle coordinate di riferimento) all’aumentare del tempo di stazionamento: in alto, sotto copertura arborea; in basso, in campo aperto. 5,0 4,5 Root Mean Square sotto copertura 4,0 Accuratezza (m) 3,5 3,0 2,5 PDOP8XL PDOP8XR PDOP4XL PDOP4XR 2,0 1,5 1,0 0,5 0,0 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 Tempo di stazionamento (min.) 5,0 4,5 Root Mean Square campo aperto 4,0 Accuratezza (m) 3,5 3,0 PDOP8XL PDOP8XR PDOP4XL PDOP4XR 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 0,0 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 Tempo di stazionamento (min.) riscontrate, le posizioni da raccogliere in tali posizionamenti stazionari dovrebbero essere in numero compreso tra 140 e 180 (15-20 minuti). Fuori copertura arborea 10 minuti di stazionamento (400 posizioni) sono già sufficienti per mantenere l’errore entro 0,5 m. RIASSUNTO Viene descritta una esperienza di navigazione GPS Differenziale in tempo reale (RT-DGPS) nel ritrovamento di precisione di punti di campionamento in bosco, rilevati e marcati in precedenza con le abituali tecniche DGPS in post processing (PP-DGPS). Si illustrano gli aspetti pratici di navigazione, le ISAFA Comunicazioni di ricerca 99/1 attrezzature necessarie, gli accorgimenti per la marcatura non visibile dei punti e l’uso del rilevatore di metalli nel reperimento finale di precisione. Schede tecniche approfondiscono i temi della radiocomunicazione VHF e delle altre possibilità di accedere ai dati di correzione differenziale in tempo reale, nonché quello degli indicatori di accuratezza del posizionamento GPS. Viene anche illustrata una sperimentazione parallela sull’influenza dell’errore di riflessione del segnale GPS (multipath) in ambiente boschivo e analizzate la prestazioni al riguardo di un ricevitore GPS di nuova generazione. Vengono tratte conclusioni pratiche sui tempi di stazionamento ottimali per il posizionamento di precisione di punti in foresta. 13 A quasi 10 anni dal primo ingresso di questa tecnologia nel rilevamento forestale, il lavoro traccia un quadro tecnico-operativo aggiornato sull’impiego di GPS in questo settore specifico. SUMMARY GPS and forest inventories: accurate positioning and finding of sample points. A navigation experimental survey with real time Differential GPS (RT-DGPS) is described. It was aimed at the precision finding of sample points in forest precedently surveyed with post processing DGPS techniques (PP-DGPS). The practical aspects of navigation and the necessary equipment are illustrated as well as some suggestions for the invisible marking of reference points and the use of the metal detector for final precision finding. Four technical schedules study in depth the topics of several possibilities to access differential corrections in real time, and some accuracy indicators for GPS positioning. Further an experiment related to the influence of reflection error of GPS signals (multipath) in forest environment is illustrated and the performance of a GPS receiver of new generation is analysed. Practical suggestions are given on the optimal stay times for precision positioning of points in forest. After about 10 years from the first practical application of this technology in forest surveys, this work underlines and updates the operative technical overview on the use of GPS in this specific field. Bibliografia citata BALLONI F., VIGNOLI M. NOCENTINI C. CHIOCCIOLI P., 1995 - Un’applicazione forestale del GPS: l’inventario forestale della Toscana. Sherwood 6: 41-45. FLORIS A., CUTRONE A., SCRINZI G., 1996 - Influenza della copertura arborea su precisione ed efficienza dei rilievi GPS. Monti e Boschi 5: 6-14. 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MARCHETTI M., CAMPAIOLA F., LOZUPONE G., 1995 Esperienze di applicazione del metodo GPS differenziale nel monitoraggio e nella gestione delle risorse forestali. Monti e Boschi 5: 5-13. M ARTINUCCI M., 1993 - Manuale di Stazione per Radioamatori e SWL. Edizioni CD, Bologna. MENTI G.C., 1992 - Radiocomunicazioni nell'impresa e nei servizi. Edizioni CD, Bologna. N ERI N., 1978 - Radiotecnica per radioamatori. Edizioni Faenza, Faenza. S CHMID -H AAS P., W EBER J., B AUMANN E., 1978 Instructions pour l’inventaire de controle par échantillonnage. Ist. Fed. Rech. For. CH, Rapports 186. TOSI V., 1993 - Misuriamo i boschi con il laser: applicazioni dendrometriche ed inventariali di un nuovo strumento. L’Italia Forestale e Montana, Anno XLVIII - Fasc. 5: 284-295, settembre-ottobre. TRIMBLE NAVIGATION, 1997 - A new level of accuracy for Differential GPS mapping applications using EVEREST multipath rejection technology. Trimble Navigation Limited. 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In questo settore, prima in Nord-America e Canada (con l’U.S. e il Canadian Coast Guard Service), poi anche in Centro e Sud America e in Nord Europa attraverso organismi simili e ora sotto il coordinamento IALA (Int. Ass. of Lighthouse Authorities) vengono impiegate le reti costiere di radiofari (A) per distribuire anche la trasmisssione in LF/MF (285-325 KHz) del codice di correzione RTCM per la navigazione di precisione (errore inferiore a 5 m per il singolo posizionamento). Tali servizi sono ovunque gratuiti ma coprono prevalentemente le coste del nord e sud Atlantico, dell’est Pacifico, del Mare del Nord e del Baltico. In molti casi, considerata l’elevazione dei radiofari e la frequenza impiegata, le zone di copertura si estendono a 100-500 km e investono parzialmente anche l’entroterra. In Italia non esiste ancora un servizio di questo tipo e solo una stazione francese situata a Nizza copre parzialmente la riviera ligure di ponente. Esistono previsioni abbastanza concrete per l’istallazione di quattro radiofari della Marina (pare a Trieste, Vieste, Pantelleria e in Nord Tirreno, non si sa se ad uso militare e/o mercantile) in grado di rilasciare il codice di correzione differenziale GPS. Non muteranno peraltro i problemi connessi alla scarsa copertura terrestre interna alle coste. In Nord America e Canada, specialmente in aree urbane, molte emittenti radio private (B) rilasciano a pagamento (con canone mensile o annuale) il segnale RTCM di correzione in ambiti territoriali che arrivano al massimo ad un centinaio di chilometri dalla stazione base, normalmente con l’impiego di onde radio FM tra 87 e 108 MHz (GILBERT, 1995b). Tranne che in Inghilterra, non esistono ancora esempi di questo tipo in Europa. Recentemente è venuta meno la prospettiva di rilascio dell’RTCM via sistema radiofonico RDS (quello che permette l’identificazione delle emittenti radio alle nostre autoradio). L’autority internazionale della radiofonia ha infatti destinato ad altri scopi la banda dell’ RDS inizialmente destinata al broadcasting dell’RTCM. Un settore molto interessante per l’accesso a correzioni differenziali molto precise è quello della distribuzione via satellite (C) del codice RTCM. È bene chiarire che non si tratta dei satelliti della costellazione GPS, ma normali satelliti geostazionari da telecomunicazione che vengono impiegati da aziende di questo settore (come John Chance, Racal e Wimpole in Nord America e, prevalentemente, Fugro-Omnistar in Europa) così come vengono impiegati per la diffusione dei normali programmi televisivi digitali che vengono ricevuti con le antenne paraboliche. Nel caso della ricezione del segnale RTCM non occorrono peraltro antenne di questo tipo (evidentemente improponibili per uso portatile). In Italia la ricezione è possibile dal satellite per TV digitale EUTELSAT visibile intorno a Sud-Sud/Est a 32° di elevazione. Tale collocazione può dar luogo a notevoli limitazioni quando si opera (come può avvenire facilmente nel rilievo in montagna) con orizzonti orografici molto accentuati in direzione sud. Inoltre la ricezione del segnale RTCM satellitare sotto copertura arborea è sempre problematica. Le correzioni rilasciate via satellite sono molto precise e consentono di non superare l’errore di un metro sul singolo posizionamento GPS. Ciò è dovuto al fatto che le correzioni possono venire ottimizzate per le specifiche collocazioni geografiche in cui si opera attraverso una procedura (almeno per gli utenti Fugro Omnistar) detta VBS (Virtual Base Station) che integra i dati delle diverse stazioni base GPS mantenute dal ISAFA Comunicazioni di ricerca 99/1 15 gestore (in Italia una è collocata in Sicilia) e calcola la migliore correzione per la specifica zona operativa. Il processo è gestito dal centro scozzese di Aberdeen che raccoglie i valori di errore delle varie stazioni base e fornisce al satellite le soluzioni ottimali per i diversi settori geografici di copertura del servizio. I costi possono però raggiungere i 1600 dollari/anno per la copertura europea e 1200 per la copertura italiana, anche se esistono formule di accesso mensili o semestrali e addirittura a ore. Ancora a proposito di GPS differenziale via satellite occorre dire che sono ormai da tempo sul mercato nuovi ricevitori dei principali produttori che incorporano, nelle versioni più complete, i sistemi radio e le antenne idonei alla ricezione dell’RTCM di provenienza satellitare. Il sistema «storico» di produzione e rilascio delle correzioni differenziali è però quello della personal base station (D) che prevede la disponibilità di una stazione base GPS fissa e/o trasferibile, radio-collegata in VHF con i ricevitori GPS mobili. Il complesso dell’attrezzatura prevede quindi il ricevitore GPS di base combinato con un PC (spesso un notebook) un modem e una radiotrasmittente VHF; sul versante mobile (rover), oltre al ricevitore GPS portatile si dovrà disporre di una ricevente VHF, di un modem e di un datalogger sul quale risiede il software di gestione RT DGPS. Collegate ai ricevitori saranno presenti le rispettive antenne e, per quanto attiene alle alimentazioni elettriche, ci si affiderà a pacchetti di accumulatori ricaricabili per la configurazione strumentale del rover, e all’alimentazione di rete o fornita da una batteria d’auto per il sistema base-notebook-trasmittente VHF e modem. Il ricevitore base viene messo in stazione in un punto dello scenario di rilievo dotato della migliore visibilità del cielo possibile. Qualora non siano già note con elevata precisione le coordinate del punto di stazione, come avviene nella maggior parte dei casi in cui non è possibile stazionare su punti di rete trigonometrica, occorre effettuare una sessione statica di posizionamenti istitutivi della base. Tale sessione viene di norma effettuata in modalità PP DGPS e deve consentire la determinazione di almeno qualche migliaio di fixing. Naturalmente, per poter operare la correzione differenziale di tali posizioni occorre disporre dei files di una base station situata entro 100-200 km di distanza. In questo modo le coordinate del punto di stazionamento prescelto vengono determinate con errori al di sotto dei 50 cm. Una valida alternativa, qualora lo strumento usato lo permetta, è lo svolgimento di una sessione DGPS con misure di fase della durata minima di 15 minuti. Se non è possibile effettuare la correzione differenziale per indisponibilità dei dati di una base station entro i 100-200 km, il rilevamento dovrà avere durata molto maggiore, tale da consentire la raccolta di almeno centomila posizioni, per fornire una posizione con errore accettabile. La necessità di istituire una base station GPS nel territorio ove si eseguono i rilievi deriva dai vincoli posti dalla trasmissione radio in VHF che necessita della cosiddetta portata ottica tra base e rover e cioé di una visibilità diretta tra le rispettive antenne. Il segnale VHF non viene riflesso in basso dagli strati ionosferici come altri segnali radio che possono quindi «sorvolare» l’orografia; d’altra parte questi implicano impianti complessi, costosi e, normalmente, fissi. Il vero problema nell’impianto di una personal base station è peraltro quello relativo al superamento dei vincoli legali e burocratici per l’allestimento del collegamento radio (vedi scheda tecnica 2). Proprio nel superamento di questa necessità risiede il vantaggio di una interessante e (per ora) ultima alternativa di distribuzione dell’RTCM. È il broadcasting via telefonia cellulare (E). Si tratta sempre di una personal base station con l’impiego di due telefoni cellulari speciali, l’uno collegato al PC della base e l’altro al GPS rover. Sono piccoli dispositivi disponibili anche in formato scheda PCMCIA per PC. Al loro interno è inserita la scheda del gestore del servizio di telefonia (TIM, OMNITEL, WIND,...). È necessaria l’abilitazione all’invio dati, che avviene con velocità molto interessanti per l’applicazione RTCM (9600 baud). Le tariffe sono quelle applicate alle normali telefonate. Se la base viene allacciata alla rete di telefonia fissa, basta evidentemente il dispositivo cellulare per il solo rover. Quest'ultima soluzione non è 16 ISAFA Comunicazioni di ricerca 99/1 peraltro conveniente in quanto i costi del traffico da cellulare a cellulare sono attualmente più competitivi. I vantaggi di questo sistema di rilascio RTCM sono la semplicità d’uso e l’eliminazione dei problemi di accesso a licenze radio. Naturalmente l’operatività è condizionata dalla copertura territoriale dei segnali di telefonia cellulare, che, come tutti abbiamo sperimentato, è carente proprio nelle aree di maggiore interesse per il rilevamento forestale (montagna alpina e appenninica). Altro svantaggio è il costo del traffico ed inoltre occorre rilevare che non si tratta di un vero e proprio broadcasting dell’RTCM, ma piuttosto di un collegamento cosiddetto point to point, nel senso che, a differenza di quanto accade per il rilascio RTCM via VHF, una base può servire un solo rover per volta (a meno che non si colleghino alla base in parallelo due o più linee cellulari, moltiplicando le utenze telefoniche). ISAFA Comunicazioni di ricerca 99/1 17 scheda tecnica 2: aspetti normativi connessi alla detenzione e all’uso di sistemi di radiocomunicazione per il rilascio del segnale RTCM In una configurazione strumentale RT-DGPS, la scelta del segmento ricetrasmittente più idoneo dipende dall’interazione tra fattori tecnici e normativi. Dal punto di vista tecnico le radio che possono assolvere efficacemente al compito di trasmettere i dati di correzione differenziale dalla base ai rover devono avere potenza sufficiente a coprire il bacino di irradiazione previsto dal rilievo e agire su frequenze che consentano alle onde il miglior comportamento rispetto agli ostacoli. Non sembra invece essere un fattore critico la curvatura dell’orizzonte, che anche in assenza di ostacoli impedisce comunque la visibilità fra due punti oltre i 50 km circa, viste le distanze relativamente contenute (al massimo qualche decina di chilometri) che caratterizzano i bacini di irradiazione delle correzioni differenziali. I vincoli legislativi piuttosto severi imposti all’utilizzo di sistemi di radiocomunicazioni ad uso privato pongono purtroppo in secondo piano gli aspetti tecnici. L’attuale quadro normativo che regolamenta questa materia trae origine dal D.P.R. n. 156 del 29/3/73 «Approvazione del testo unico delle disposizioni legislative in materia postale, bancoposta e di telecomunicazioni». Una successiva serie di oltre 60 provvedimenti tra leggi, decreti, circolari e comunicati (MENTI, 1992), peraltro in continua evoluzione, rende veramente arduo all’utente l’orientamento in questa «foresta burocratica» senza commettere errori che possono avere spiacevoli risvolti in termini di responsabilità amministrativa e anche penale. L’unico segmento radiantistico pienamente liberalizzato in Italia è quello degli impianti denominati «di debole potenza» (fino a 10 W) operanti nella banda dei 27 MHz, noti come C.B. che, pur idonei all’uso per DGPS in tempo reale per potenza e caratteristiche radiometriche, presentano notevoli problemi legati all’elevato traffico che li caratterizza e alla necessità, nelle stazioni trasmittenti, di installare antenne di considerevoli dimensioni che ne complicherebbero la funzionalità, soprattutto per l’approntamento di basi mobili tipiche del rilievo GPS. Le altre bande di frequenza che la legislazione vigente assegna ai radiocollegamenti di tipo privato, sia nello spettro VHF che in quello delle UHF (VHF: very high frequency, le onde radio con frequenza compresa tra 30 e 300 MHz - UHF: ultra high frequency, le onde radio con frequenza compresa fra 300 e 3000 MHz) richiedono il conseguimento di una patente i cui esami sono piuttosto impegnativi. In particolare, se la licenza viene chiesta per potenze superiori ai 10 W è previsto anche il superamento di una prova pratica di ricetrasmissione in telegrafia Morse. Il possesso di una patente (ad es. di radioamatore) abilita comunque all’attività esclusivamente su frequenze dedicate allo scopo per cui è stata rilasciata; è quindi lecito supporre che non sarebbe possibile trasmettere su tali frequenze i dati di correzione nel protocollo RTCM. A tale scopo la strada maestra sarebbe quella di richiedere apposita concessione al Ministero PP.TT. – Direzione centrale servizi radioelettrici – producendo una corposa documentazione di carattere tecnico-amministrativo e attendendo molto tempo (da alcuni mesi a oltre un anno) per il rilascio della concessione. Essa, peraltro, è limitata ad una specifica frequenza assegnata, ad uno specifico territorio provinciale o regionale e comporta il pagamento di un canone annuo non indifferente (da alcuni milioni di lire in su) che dipende anche dal numero di utilizzatori (radio). Fortunatamente negli ultimi anni è in atto un processo di semplificazione amministrativa nel settore dei radiocollegamenti che potrebbe avere dei risvolti positivi per i potenziali utenti RT-DGPS. Con la Legge 537 del 24/12/93 (legge finanziaria), art. 2 comma 7 e con il successivo D.M. delle PP.TT. del 29/4/94, è stato parzialmente liberalizzato l’uso di appa- 18 ISAFA Comunicazioni di ricerca 99/1 recchi ricetrasmittenti con potenza fino a 10 W operanti nella banda dei 43 MHz, con frequenze assegnate a specifici utilizzi «di servizio» distinti in 8 categorie, tra cui attività commerciali e agricole, sicurezza e sorveglianza nelle foreste, attività sportive ecc. Per utilizzare tali apparati è sufficiente produrre una denuncia di inizio attività, presentata all'organo periferico competente per territorio del Ministero PP.TT. specificando lo scopo di utilizzo, e pagare un contenuto canone annuo. Anche le caratteristiche tecniche delle radio di questa gamma sembrano rispondere ai requisiti prima esposti. In particolare, MENTI (1992) afferma che con apparecchiature professionali funzionanti in VHF, con una potenza di trasmissione di 10 W, con un ricevitore a sensibilità non inferiore a 0,3 microVolt e con un’antenna fissata su di un edificio alto 8 piani si ottiene un raggio di irradiazione, su terreno sgombro da montagne o grandi ostacoli, di circa 20-25 km. Lo stesso Autore sottolinea che, per contro, le lunghezze d’onda corrispondenti alle frequenze tipiche dello spettro VHF e UHF (mediamente circa 2 m e 70 cm, rispettivamente) hanno caratteristiche di irradiazione che rendono necessaria la visibilità radio (che in pratica può essere fatta coincidere con la visibilità ottica) tra le antenne, non potendo fruire della riflessione sugli strati alti dell’atmosfera, che invece permette alle onde con lunghezza d’onda superiore a 10 m di percorrere anche lunghi tragitti (NERI, 1978). Da questo punto di vista la banda dei 43 MHz risulterebbe comunque vantaggiosa (lunghezza d’onda di circa 7 m) rispetto alla banda dei 144 MHz. Non è inoltre trascurabile il fatto che queste radio si collocano in fasce di prezzo piuttosto interessanti. Resta da valutare caso per caso se le attività svolte con ausilio di RT-DGPS rientrerebbero in una delle 8 categorie cui la citata legge fa riferimento. Occorre in ogni caso considerare che il protocollo RTCM utilizzato per la trasmissione dei dati di correzione dalla base ai rover prevede, a salvaguardia della qualità dei dati, una soglia piuttosto elevata di rapporto segnale/rumore, laddove la fonia può invece aver luogo anche in presenza di un segnale molto disturbato, purché le parole siano sufficientemente intelligibili. Ne consegue che l’operatività di RT-DGPS tramite protocollo RTCM sia un po’ inferiore alle normali comunicazioni foniche effettuate in condizioni analoghe. Appare infine utile fornire un compendio dei necessari adempimenti burocratici che il potenziale operatore RT-DGPS deve effettuare (MARTINUCCI, 1993): 1) denuncia di possesso di apparati ricetrasmittenti, riportante il numero e tipo (modello) di apparati, da inoltrare all’organo di Polizia (commissariato o questura) competente per territorio; 2) denuncia di inizio attività, da inoltrare al Min. PP.TT. - Direzione centrale servizi radioelettrici – ufficio periferico competente per territorio, da parte degli operatori che intendono avvalersi della banda dei 43 MHz (con potenze fino a 10 W); 3) richiesta di concessione di apposita frequenza per utilizzo specifico (sempre al Min. PP.TT.), corredata di idonea documentazione (MENTI, 1992; MARTINUCCI, 1993). Si ricorda che l’impiego di potenze di emissione superiori a 10 W comporta il possesso di patente, per qualsiasi frequenza utilizzata. Per i dettagli sull’iter burocratico legato al conseguimento della patente si rinvia a MARTINUCCI (1993). È doveroso infine segnalare che l'evoluzione più probabile del segmento DGPS real time è legata alla nascita e diffusione di provider che rilascino i dati per le correzioni dietro pagamento di tariffe o canoni (come sta già avvenendo per il differenziale in post-processing), eventualmente ricorrendo a sistemi cellulari di trasmissione dati (settore di sicuro interesse ma nel quale mancano al momento precisi riscontri sperimentali in ambito italiano). Sotto questo aspetto il settore forestale potrà certamente avvantaggiarsi di riflesso dell'evoluzione tecnologica caratterizzante segmenti di maggior interesse commerciale (ad es. il controllo a distanza dei veicoli). ISAFA Comunicazioni di ricerca 99/1 19 scheda tecnica 3: funzionamento e caratteristiche dei metal detector Il metal detector è un radar portatile che trasmette onde radio tramite una antenna contenuta in un piatto di ricerca e contemporaneamente capta il segnale di ritorno. Se le onde radio incontrano un oggetto metallico generano delle onde di rimbalzo che vengono rilevate, interpretate e segnalate dall’apparecchio. Per evitare i falsi segnali generati dai minerali ferrosi presenti nel terreno, gli apparecchi sono dotati di un circuito elettronico che filtra il segnale proveniente da questi elementi. La profondità di rilevazione dipende da vari fattori quali la qualità di costruzione e il tipo di apparecchio, la forma e la grandezza degli oggetti della ricerca. Mediamente per oggetti della misura di una moneta o di un anello la profondità di rilevazione varierà dai 20 ai 40 cm, per oggetti medi del tipo di una lattina si va dai 50 agli 80 cm, con oggetti molto grandi si supera il metro. I metal detector sono in genere strumenti solidi e resistenti alimentati da semplici batterie che garantiscono un’autonomia che va dalle 30 alle 100 ore. La maggior parte degli apparecchi moderni funziona con il sistema motion. Questo significa che per poter ottenere il segnale di rilevamento il piatto ricercante deve essere tenuto in movimento rispetto al terreno. Quando il segnale verrà rilevato, riducendo la velocità di movimento dell’apparecchio, si potrà effettuare una centratura sufficientemente precisa sul punto. Molti apparecchi dispongono di un pulsante di centratura cioè di un pulsante che quando viene premuto in vicinanza di un oggetto metallico genera un segnale sonoro continuo anche in mancanza di movimento; il segnale aumenta in prossimità dell’oggetto e diminuisce quando ci si allontana garantendo così una centratura ottimale. Vi è poi un dispositivo di discriminazione dei metalli che opera in modo da evitare la segnalazione di oggetti metallici non desiderati. Tale discriminatore agisce selezionando gli oggetti sulla base delle dimensioni e sulla base del tipo di metallo di cui sono costituiti. In genere tutti gli apparecchi possono essere immersi nell’acqua con la testa ricercante purché resti all’asciutto la scatola dei controlli che comunque viene in genere impermeabilizzata. L’offerta sul mercato di questi strumenti copre una vasta gamma di apparecchi con diverse caratteristiche tecniche i cui prezzi variano da un minimo di circa 500.000 ad un massimo di circa 3.000.000 di lire. 20 ISAFA Comunicazioni di ricerca 99/1 scheda tecnica 4: indicatori di accuratezza del posizionamento GPS Come è stato osservato varie sono le fonti di errore che influenzano l’accuratezza e la precisione dei posizionamenti GPS. Esse si traducono evidentemente nella determinazione di coordinate diverse da quelle corrette per un certo punto. Quali indicatori di tali divergenze sono normalmente calcolate delle variabili che esprimono in forma probabilistica la tendenza dell’errore a rimanere nell’ambito di certi limiti. Occorre chiarire che si può parlare di errore in senso stretto solo nel caso che le coordinate vere siano conosciute con alta precisione attraverso procedure geodetiche o topografiche convenzionali. Normalmente ciò non accade, non solo nella pratica operativa, ma, spesso, nemmeno nella ricerca. Infatti, come espressione del valore vero delle coordinate di un punto ci si affida alla media di rilevamenti stazionari molto prolungati (almeno qualche decina di migliaia di posizioni), rispetto alle quali vengono calcolati gli scostamenti in due o tre dimensioni dei singoli posizionamenti. Si sottolinea che gli indicatori di accuratezza normalmente riportati nella documentazione commerciale dei ricevitori sono riferiti appunto a singoli posizionamenti e non a medie stazionarie di essi. Quest’ultima modalità di determinazione delle coordinate è molto più precisa. Di seguito si evidenziano le modalità di calcolo degli indicatori più diffusi. Per una trattazione approfondità degli indicatori di accuratezza si rinvia a VAN DIGGELEN (1998). Con Root Mean Square (RMS) si definisce la media quadratica (radice quadrata della sommatoria dei quadrati) degli scostamenti e cioè delle distanze euclidee in due o tre dimensioni tra coordinate vere e coordinate attuali. La distribuzione di frequenza delle posizioni GPS nelle due dimensioni planimetriche è di tipo ellittico con tendenza alla circolarità. In funzione di tale fatto la distribuzione di frequenza dell’errore nel posizionamento è assimilabile alla Gaussiana circolare. Ne consegue che l’errore di posizionamento è inferiore al RMS2D nel 63-68% dei casi. Il Circular Error Probable (CEP) nelle due dimensioni è dato dalla mediana degli scostamenti e quindi, per definizione, delimita il valore di errore che non viene superato nel 50% dei casi. Teoricamente, RMS2D =CEP*1,2 (VAN DIGGELEN,1998). ISAFA Comunicazioni di ricerca 99/1 21