Iliade, Odissea, Eneide: brani aggiuntivi

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Iliade, Odissea, Eneide: brani aggiuntivi
ILIADE - Saper leggere
Unità 10
I nostri eroi
Saper leggere
ILIADE
• La morte di Patroclo
• ll riscatto del corpo di Ettore
ODISSEA
• Sul mare in tempesta
• La maga Circe
• Odisseo e Penelope
ENEIDE
• L’inganno del cavallo
• Didone ed Enea
• Eurialo e Niso
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T. Franzi, S. Damele, Stai per leggere... © Loescher Editore, 2010
UNITÀ 10
Omero, Iliade
La morte di Patroclo
Patroclo, fraterno amico di Achille, vedendo che i Troiani hanno scavalcato
la muraglia eretta a difesa dell’accampamento greco, si presenta piangendo ad Achille e lo prega di consentirgli di indossare le armi che erano state
forgiate da Efesto su richiesta di Teti, madre di Achille. In questo modo i
Troiani, credendo che il Pelìde sia tornato a combattere, si daranno alla fuga
e il campo greco sarà salvo.
Achille acconsente, ma ordina all’amico di limitarsi a cacciare i Troiani. Questi,
infatti, alla vista delle armi di Achille si danno alla fuga. Patroclo però li incalza dimenticando l’ordine di Achille e dà più volte l’assalto alle mura di Troia,
protette dal dio Apollo, che prima lo tramortisce con un colpo alla schiena,
poi gli fa cadere le armi e gli spezza la spada. Ne approfitta subito Euforbo,
un guerriero troiano, per colpire Patroclo con l’asta. A questo punto anche
Ettore lo assale e lo uccide.
Molto più che dalla mano valorosa di Ettore, Patroclo è ucciso dalle forze
divine e l’impotenza dell’eroe suscita particolare pietà, anche perché mette
in luce le qualità di un uomo mite e generoso che si sacrifica per salvare i
suoi compagni.
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1. meditando rovina: pensando di distruggerli.
2. nume: dio.
3. Febo: luminoso; è uno dei
più usati appellativi di Apollo, che personificava la luce
solare.
4. tumulto: la rumorosa confusione della battaglia.
5. sonò: risuonò, rotolando.
6. ché: poiché.
7. greve: pesante.
8. sire: signore.
9. le membra... esterrefatto: il
bel corpo perse le forze, si fermò meravigliato e stordito.
10. dappresso: da vicino.
11. dardano: troiano, discendente da Dardano, capostipite
dei Troiani.
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E Patroclo si slanciò sui Troiani meditando rovina1,
si slanciò per tre volte, simile ad Ares ardente,
paurosamente gridando: tre volte ammazzò nove uomini.
Ma quando alla quarta balzò, che un nume2 pareva,
allora, Patroclo, apparve la fine della tua vita:
Febo3 gli mosse incontro nella mischia selvaggia,
tremendo, ed egli non lo vide venire in mezzo al tumulto4;
gli venne incontro nascosto di molta nebbia.
E dietro gli si fermò, colpì la schiena e le larghe spalle
con la mano distesa: a Patroclo girarono gli occhi.
E Febo Apollo gli fece cadere l’elmo giù dalla testa:
sonò5 rotolando sotto gli zoccoli dei cavalli
l’elmo a visiera abbassata, si sporcarono i pennacchi
di sangue e polvere: mai prima era stato possibile
che il casco chiomato si sporcasse di polvere,
ché6 d’un uomo divino la bella fronte e la testa
proteggeva, d’Achille: ma allora Zeus lo donò a Ettore,
da portare sul capo: e gli era vicina la morte.
Tutta in mano di Patroclo si spezzò l’asta ombra lunga,
greve7, solida, grossa, armata di punta: e dalle spalle
con la sua cinghia di cuoio cadde per terra lo scudo,
gli slacciò la corazza il sire8 Apollo, figlio di Zeus.
Una vertigine gli tolse la mente, le membra belle si sciolsero,
si fermò esterrefatto9: e dietro la schiena con l’asta aguzza
in mezzo alle spalle, dappresso10, un eroe dardano11 lo colpì,
Èuforbo di Pàntoo che sui coetanei brillava
per l’asta, per i cavalli e per i piedi veloci;
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ILIADE - Saper leggere
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12. appena giunse... guerra:
quando per la prima volta si
trovò in guerra.
13. Chera: una delle dee personificatrici della morte, figlie
della Notte.
14. polla: pozza d’acqua presso la sorgente.
15. Menezìade: Patroclo, figlio
di Menezio.
16. si tendono... a combattere: corrono a combattere facendo forza sui garretti, le parti
posteriori delle zampe.
17. eccello: mi distinguo.
18. giorno fatale: il giorno della morte
19. Ettore massacratore: sterminatore. In questo caso l’epiteto ha un significato positivo,
poiché il valore di un guerriero
dipende anche dalla sua capacità di uccidere il nemico.
20. prima che... tu stracci: prima di aver stracciato la tunica
insanguinata intorno al petto
di Ettore massacratore.
21. Cronìde: figlio di Crono.
22. figliuolo di Latona: Apollo,
nato da Zeus e Latona, una divinità figlia di due Titani, la prima stirpe divina comparsa
dopo il Caos.
23. ti s’appressa: ti si avvicina.
24. Eacide: Achille, discendente di Eaco, re di Ftia e padre di
Peleo.
25. Ade: il regno dei morti.
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venti guerrieri gettò giù dai cavalli
appena giunse col cocchio a imparare la guerra12.
Questi per primo a te lanciò l’asta, Patroclo cavaliere,
ma non t’uccise, e corse indietro e si mischiò tra la folla,
strappata l’asta di faggio: non seppe affrontare
Patroclo, benché nudo, nella carneficina.
Ma Patroclo, vinto dal colpo del dio e dall’asta,
fra i compagni si trasse evitando la Chera13.
Ettore, come vide il magnanimo Patroclo
tirarsi indietro, ferito dal bronzo puntuto,
gli balzò addosso in mezzo alle file, lo colpì d’asta
al basso ventre: lo trapassò col bronzo.
Rimbombò stramazzando, e straziò il cuore all’esercito acheo.
Come quando un leone vince in battaglia un cinghiale indomabile,
– essi superbamente han combattuto sui monti
per una piccola polla14: volevano bere entrambi –
e infine con la sua forza il leone vince l’altro che rantola;
così il Menezìade15, che già molti ammazzò,
Ettore figlio di Priamo privò della vita con l’asta,
e gli disse vantandosi parole fuggenti:
«Patroclo, tu speravi d’abbattere la nostra città,
e alle donne troiane togliendo libero giorno,
condurle sopra le navi alla tua terra patria,
stolto! Per esse i veloci cavalli d’Ettore
si tendono sopra i garretti a combattere16: io con l’asta
eccello17 fra i Teucri amanti di guerra: e così li difendo
dal giorno fatale18; ma te qui gli avvoltoi mangeranno.
Pazzo! Achille, per forte che sia, non ti potrà proteggere,
egli che, forse, restando, a te che partivi raccomandò molte cose:
“O Patroclo cavaliere, non mi tornare davanti,
alle concave navi, prima che d’Ettore massacratore19
l’insanguinata tunica intorno al petto tu stracci20”.
Così, certo, ti disse, stolto, e persuase il tuo cuore».
E tu rispondesti, sfinito, Patroclo cavaliere:
«Sì, Ettore, adesso vàntati:
a te hanno dato vittoria Zeus Cronìde21 e Apollo, che m’abbatterono
facilmente: essi l’armi dalle spalle mi tolsero.
Se anche venti guerrieri come te m’assalivano,
tutti perivano qui, vinti dalla mia lancia;
me uccise destino fatale e il figliuolo di Latona22;
e tra gli uomini Èuforbo: tu m’uccidi per terzo.
Altro ti voglio dire e tientelo in mente:
davvero tu non andrai molto lontano, ma ecco
ti s’appressa23 la morte e il destino invincibile:
cadrai per mano d’Achille, dell’Eacide24 perfetto».
Mentre parlava così la morte l’avvolse,
la vita volò via dalle membra e scese nell’Ade25,
piangendo il suo destino, lasciando la giovinezza e il vigore.
Al morto Ettore luminoso rispose:
«Patroclo, perché mi predici abisso di morte?
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UNITÀ 10
I nostri eroi
Chi sa se Achille figlio di Teti26 chioma bella
non mi preceda nel perder la vita, colto dalla mia lancia?»
Dicendo così, l’asta di bronzo dalla ferita
strappò, premendo col piede, lo rovesciò supino.
Subito con l’asta si gettò su Automedonte27;
865 lo scudiero divino del piede rapido Eacide:
bramava colpirlo, ma lo trascinarono via i cavalli veloci28,
immortali, che a Peleo diedero i numi, dono stupendo.
26. Teti: la madre di Achille,
una delle Nereidi, le ninfe marine.
27. Automedonte: il guidatore
del carro di Achille.
28. i cavalli veloci: Balio e
Xanto, i cavalli di Achille. Figli
del vento Zefiro, erano immortali e dotati di parola, tanto che
Xanto predisse ad Achille l’imminente morte per mano di un
mortale. Peleo, che li aveva
avuti da Poseidone come dono
per le nozze con Teti, li aveva
dati al figlio Achille quando era
partito per la guerra di Troia.
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(Omero, Iliade, Libro XVI, vv. 783-867, trad. di R. Calzecchi Onesti,
Torino, Einaudi, 1990)
ANALISI DEL TESTO
La vicenda
1
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5
Perché Patroclo prega Achille di lasciargli indossare le sue armi?
Quante volte Patroclo dà l’assalto ai Troiani? Quanti nemici uccide ogni volta?
«Tu m’uccidi per terzo» dice Patroclo. A chi si rivolge? Chi l’aveva colpito in precedenza? Completa lo
schema precisando, nell’ordine, da chi e con che cosa era stato colpito Patroclo e in quale parte del
corpo.
Personaggio
Tipo di colpo
Punto della ferita
1
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3
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Patroclo può essere ucciso solo se privato delle armi che indossa. Esse infatti sono invincibili. Così
Apollo spoglia Patroclo di tali armi, una dopo l’altra. Con quale ordine? In quale modo? Completa lo
schema.
Ordine con cui vengono tolte
le armi a Patroclo
Modo con cui vengono tolte
1
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3
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Nella parte finale c’è una profezia. Chi la pronuncia? A chi è rivolta? Qual è il suo contenuto?
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ILIADE - Saper leggere
I personaggi
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Nei primi versi Patroclo viene paragonato per ben due volte agli dèi. Con quali parole?
Nel combattimento tra Ettore e Patroclo c’è una similitudine, ossia un’immagine che, attraverso la
somiglianza con la situazione presente, la descrive in modo più efficace. Individuala e metti in evidenza nello schema le somiglianze. L’esercizio è avviato.
Primo personaggio
e caratteristiche
Motivo della lotta
Secondo personaggio
e caratteristiche
Ettore: leone forte
Contesa per l’acqua
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Nel testo sono presenti diversi epiteti e alcuni patronimici. Individuali e riportali, precisando a chi o
a che cosa si riferiscono.
Epiteti
A chi o a che cosa si riferiscono
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Patronimici
Personaggio a cui si riferiscono
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PRODUZIONE SCRITTA
Riassumere e commentare un testo
9
Come giudichi il comportamento e le parole di Ettore nei confronti di Patroclo? E nelle parole che
Patroclo rivolge a Ettore quali sentimenti, secondo te, prevalgono? Riassumi e commenta l’episodio.
Descrivere personaggi
10
Traccia il ritratto di Patroclo utilizzando le informazioni contenute nel testo e nella presentazione.
5
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UNITÀ 10
Omero, Iliade
Il riscatto del corpo
di Ettore
Dopo il duello contro Ettore, Achille torna al campo acheo dove partecipa ai
funerali di Patroclo. Qui riceve la visita della madre Teti, che gli consiglia di
restituire il corpo dell’eroe troiano al padre Priamo. Nel frattempo gli dèi, indignati per gli sfregi inferti da Achille al cadavere di Ettore, inviano al re troiano il dio Ermes, affinché lo accompagni al campo acheo per riscattare il corpo del figlio. L’incontro tra Achille e Priamo è connotato da un forte sentimento
di pietà: Priamo commuove Achille con parole che fanno leva sul suo affetto filiale nei confronti del padre Peleo; l’eroe greco consola il vecchio sovrano con il racconto del mito delle due giare, che esemplifica il destino, misto
di sventure e di gioia, che rende simili i mortali.
Essi piangono insieme, e il loro pianto, benché abbia origini diverse, rivela
che l’animo umano soffre dei medesimi dolori ed è capace dei medesimi
sentimenti. L’episodio della restituzione del corpo di Ettore, posto nell’ultimo libro dell’Iliade, bilancia la furia bellica dei canti precedenti con una nota
di umana compassione. Priamo, benché provato dal dolore e dalla sventura, ci appare fiero e coraggioso, Achille mostra una pietà e un’umanità insospettabili, offrendo di sé un’immagine assai diversa da quella conosciuta,
cioè di un eroe che agisce nell’impeto dell’impulso improvviso.
1. entrò non visto: Priamo entra
di soppiatto nella tenda di
Achille, dove era arrivato attraversando in segreto il campo
acheo con l’aiuto di Ermes.
2. Come quando... dio: la similitudine esprime la sorpresa di
Achille, pari a quella di chi vede
un uomo di illustre casato prostrarsi a un potente straniero
allo scopo di chiedere protezione per fuggire la responsabilità di un atto delittuoso.
3. altri: nella tenda di Achille si
trovavano altri compagni.
4. supplice: il supplice, chino
a terra, abbracciava le ginocchia con la sinistra mentre sollevava la mano destra ad accarezzare il mento.
5. stornare: allontanare.
6. Eppure... Troia: Priamo rammenta ad Achille il vecchio
padre nella speranza di suscitare compassione nel cuore
dell’eroe e di disporlo benevolmente nei suoi confronti.
7. Ne avevo cinquanta... casa:
Priamo aveva cinquanta figli
maschi, diciannove nati da
Ecuba (uno stesso ventre) e
altri nati da diverse mogli e concubine.
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Il grande Priamo entrò non visto1, ed avvicinatosi
abbracciò le ginocchia di Achille, baciò le sue mani
tremende, omicide, che a lui tanti figli avevano ucciso.
Come quando grave follia colpisce un uomo, che al suo paese
uccide qualcuno ed emigra in terra straniera,
in casa d’un ricco, e chi lo vede prova stupore,
così Achille ebbe un sussulto, quando vide Priamo simile a un dio2;
anche gli altri3 stupirono, si guardarono tra loro.
Priamo, in atto di supplice4, gli rivolse questo discorso:
«Ricordati del padre tuo, Achille pari agli dèi,
come me avanti negli anni, sulla soglia triste della vecchiaia:
forse anche a lui danno guai i popoli intorno
accerchiandolo, e non c’è nessuno a stornare5 da lui la rovina.
Eppure tuo padre, sapendo che tu sei vivo,
gioisce nell’animo suo, e spera di giorno in giorno
di vedere suo figlio tornare da Troia6;
infelice davvero sono io, che nella vasta Troia ho generato
figli meravigliosi, e non me ne resta nessuno.
Ne avevo cinquanta, quando arrivarono i figli degli Achei:
diciannove m’erano nati tutti da uno stesso ventre,
gli altri me li partorivano donne diverse nella mia casa7.
Alla maggior parte Ares violento ha fiaccato i ginocchi;
e quello che per me era unico, che salvava la città e la gente,
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8. compenso ricchissimo: nel
mondo omerico le questioni di
onore hanno sempre un riscontro economico.
9. massacratore: sterminatore. In questo caso l’epiteto ha
un significato positivo, poiché
il valore di un guerriero dipende anche dalla sua capacità di
uccidere
10. sollevò... vecchio: Achille
non vuole prolungare l’umiliazione dell’anziano re.
11. Ma su... sereni: ora Achille
consola Priamo rammentandogli che gli uomini sono accomunati da un medesimo destino di sofferenza. Anche il
successivo mito delle due giare assume valore consolatorio.
Esistono – spiega Achille – due
categorie di uomini: alla prima
Zeus invia gioie e dolori, alla
seconda solo dolori. Chi riceve
gioie e dolori, come Peleo e
come Priamo, può comunque
considerarsi fortunato rispetto ai reietti che, colpiti unicamente dalla sventura, vagano
sulla terra senza trovare pace.
12. Lesbo, terra di Macare:
Lesbo è un’isola situata vicino
alle coste dell’Asia Minore;
Macare ne era il leggendario re.
13. Frigia... Ellesponto: la Frigia
è la regione dell’Asia Minore in
cui si trovava Troia; l’Ellesponto
è l’odierno stretto dei Dardanelli.
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tu proprio adesso l’hai ucciso, mentre combatteva per la patria,
Ettore: ora vengo per lui fino alle navi degli Achei
a riscattarlo da te, e porto un compenso ricchissimo8.
Su, Achille, rispetta gli dèi ed abbi pietà di me,
nel ricordo di tuo padre: ancora più degno di pietà sono io,
ho sopportato quello che al mondo nessun altro mortale,
di portare la mano alla bocca dell’uccisore di mio figlio».
Disse così, ed in lui stimolò il desiderio di piangere il padre:
allora afferrò la sua mano e scansò dolcemente il vecchio.
Immersi entrambi nel ricordo, l’uno per Ettore massacratore9
piangeva a dirotto prostrato ai piedi di Achille,
mentre Achille piangeva suo padre, ma a tratti
anche Patroclo: il loro lamento echeggiava per la casa.
Ma quando il divino Achille fu sazio di pianto,
gli svanì quella voglia dal corpo e dal cuore,
s’alzò di scatto dal seggio, sollevò per la mano il vecchio10,
mosso a pietà dalla sua testa bianca, dal suo mento bianco,
e, articolando la voce, gli diceva parole che volano:
«Infelice, molti affanni davvero hai patito in cuor tuo.
Come hai osato recarti da solo alle navi degli Achei,
al cospetto dell’uomo che numerosi e gagliardi
figli t’ha ucciso? Hai un cuore forte come l’acciaio!
Ma su, riposati su questo seggio, ed anche se afflitti,
lasciamo comunque dormire nel cuore i dolori;
dal lamento che ci raggela non viene un guadagno:
gli dèi stabilirono questo per gl’infelici mortali,
vivere in mezzo agli affanni; loro invece sono sereni11.
Due giare sono piantate sulla soglia di Zeus, piene di doni
che egli largisce, l’una di mali, l’altra di beni:
l’uomo cui dà mescolando Zeus che gode del fulmine,
s’imbatte ora in un male, altra volta in un bene;
ma colui cui dà soltanto sciagure, lo fa miserabile,
una fame tremenda lo spinge su tutta la terra divina,
se ne va disprezzato sia dagli uomini che dagli dèi.
Così gli dèi anche a Peleo dettero splendidi doni
fin dalla nascita: primeggiava fra tutti gli uomini
per felicità e ricchezza, regnava sopra i Mirmidoni,
e a lui che era un mortale dettero in moglie una dea.
Ma il dio anche a lui diede un male, perché mancò in casa sua
una discendenza di figli eredi al potere,
ma generò un solo figlio destinato a morte precoce;
né l’accompagno nella vecchiaia, perché lontano dalla mia patria
me ne sto qui a Troia, a te e ai tuoi figli portando sciagura.
Sentiamo dire che anche tu, vecchio, eri felice in passato:
fra quanti racchiude da un lato Lesbo, terra di Macare12,
dall’altro lato la Frigia e l’Ellesponto13 infinito,
dicono, vecchio, che tu primeggiassi per ricchezza e per figli.
Ma da quando gli dèi ti hanno mandato questa rovina
ci sono intorno alla tua città soltanto battaglie e massacri.
(Omero, Iliade, Libro XXIV, vv. 477-548, trad. di G. Cerri, Milano, Rizzoli, 2006)
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UNITÀ 10
I nostri eroi
ANALISI DEL TESTO
La vicenda
1
2
Perché Priamo si reca da Achille?
3
Evidenzia nel testo la similitudine con cui viene descritta l’apparizione di Priamo nella tenda di Achille
e spiegala brevemente.
4
Per commuovere Achille, Priamo paragona se stesso a Peleo: quali sono le somiglianze tra i due
sovrani? Quale la differenza? L’esercizio è avviato.
Su quale sentimento fa leva per commuovere l’eroe greco?
A Sulla paura di una punizione divina.
B Sull’amore filiale per il padre Peleo e sulla pietà.
C Sull’ambizione, promettendogli una delle sue figlie in sposa.
Somiglianze:
a.
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b. Anche Peleo, come Priamo, è solo ed esposto alle insidie dei vicini minacciosi, perché Achille è
lontano.
Differenza:
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5
All’interno del discorso di Priamo è presente un breve riferimento alla sua vita passata: individualo
ed esponi sinteticamente il contenuto.
6
7
Perché Achille racconta il mito delle due giare? Spiega anche il significato del mito.
Secondo Achille, tra Priamo e Peleo non c’è nessuna differenza: che cosa rende simili i due re?
I personaggi
8
Definisci sinteticamente lo stato d’animo di Achille nei momenti corrispondenti ai versi indicati: vv.
480-483, 507-512, 513-548.
9
10
Achille elogia il coraggio di Priamo attraverso una similitudine. Evidenziala nel testo e spiegala.
Priamo si prostra ai piedi di Achille in atteggiamento di supplice: secondo te, questo gesto sminuisce la dignità del re oppure no? Motiva la tua risposta.
PRODUZIONE SCRITTA
Descrivere personaggi
11
Tra le caratteristiche di Achille vi è l’impulsività: ricordi in quale altra circostanza tale impulsività emerge chiaramente? Riferisci brevemente l’episodio.
8
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ODISSEA - Saper leggere
Omero, Odissea
Sul mare in tempesta
La ninfa Calipso ha ricevuto da Zeus l’ordine di lasciare andare Odisseo, affinché possa tornare in patria. L’eroe infatti era rimasto sull’isola di Ogigia con
Calipso per sette anni. Adesso è libero di partire e, dopo aver costruito una robusta zattera, salpa e inizia il viaggio di ritorno verso la sua terra.
Ma, dopo diciassette giorni di navigazione, Poseidone, dio del mare, scatena
contro l’eroe, che gli ha accecato il figlio Polifemo, una furiosa tempesta.
Per Omero, lo scatenarsi della tempesta è lo scatenarsi della furia divina, e l’ira
di Poseidone è quella del dio contro l’uomo, di fronte alla quale l’eroe è impotente.
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1. terra dei Feàci: l’isola di
Scheria (forse l’attuale Corfù).
2. Etiopi: popolazione nera
dell’Africa.
3. Scuotiterra: scuotitore della Terra, Poseidone.
4. Solimi: popolo della Licia, in
Asia Minore.
5. parlò rivolto al suo animo:
parlò tra sé e sé.
6. ricacciarlo... sventura: di fargli sopportare una grande
quantità di mali.
7. tridente: asta con tre denti,
con cui Poseidone comanda
alle onde e provoca le tempeste.
8. aizzò... venti: scatenò i venti.
9. Euro,... Borea: venti.
10. etere: la parte più alta del
cielo, dimora degli dèi.
11. voltolando gran flutto: provocando grandi onde.
12. si sciolsero... cuore: Odisseo si sentì mancare le forze e
il coraggio.
13. magnanimo: nobile e generoso.
14. la dea: Calipso.
15. avrei colmato... sofferenze: avrei raggiunto il culmine
delle sofferenze sul mare.
16. incalzano... diversi: violenti colpi di venti diversi si susseguono.
17. ripida morte: la morte che
fa precipitare nell’Oltretomba.
18. Danai: Greci.
19. Atridi: Agamennone e Menelao, figli di Atreo.
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Era già il quarto giorno e tutto egli aveva finito:
al quinto la chiara Calipso lo fece partire dall’isola,
dopo averlo coperto di vesti odorose e lavato.
[...]
Diciassette giorni navigò, traversandolo, il mare,
al diciottesimo apparvero i monti ombrosi
della terra dei Feàci1, la parte a lui più vicina:
sembrava come uno scudo nel fosco mare.
Ed ecco tornando dagli Etiopi2, lo Scuotiterra3 possente
da lontano lo vide, dai monti dei Solimi4, gli apparve
mentre navigava sul mare. Di più si sdegnò nel suo cuore,
e scuotendo la testa parlò rivolto al suo animo5:
«Che malanno! Gli dèi hanno dunque deciso altrimenti
di Odisseo, mentre ero presso gli Etiopi:
è già vicino alla terra dei Feàci, dove è destino
che sfugga alla massa di guai che l’incalzano.
Ma penso di ricacciarlo a fondo nella sventura6».
Detto così, spinse insieme le nuvole, agitò il mare,
levando con le mani il tridente7: aizzò tutti i turbini
d’ogni sorta di venti8, con le nubi ravvolse
e terra e mare. Dal cielo era sorta la notte.
Euro, Noto, Zefiro violento, Borea9 nato dall’etere10
s’avventarono insieme, voltolando gran flutto11.
Allora si sciolsero a Odisseo le ginocchia e il cuore12,
e angosciato disse al suo cuore magnanimo13:
«Povero me, alla fine che mi accadrà?
Temo che la dea14 m’abbia detto la verità,
dicendomi che avrei colmato sul mare le mie sofferenze15
prima di giungere in patria; e ora tutto si compie.
Di che nuvole Zeus riempie fino all’orlo
il vasto cielo: il mare ha sconvolto, incalzano raffiche
di venti diversi16. La ripida morte17 per me ora è certa.
Tre e quattro volte beati i Danai18 che morirono allora
nella vasta terra di Troia, arrecando gioia agli Atridi19.
T. Franzi, S. Damele, Stai per leggere... © Loescher Editore, 2010
UNITÀ 10
I nostri eroi
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320
20. il giorno che... aste di bronzo: il giorno che i Troiani mi scagliarono addosso molte aste.
21. Pelide: Achille, figlio di
Peleo.
22. flutto: onda.
23. antenna: l’albero che
sostiene la vela.
24. grande maroso: onda gigantesca.
25. copiosa: abbondante.
26. Come quando... cardi:
come quando d’autunno la
Borea (vento del Nord) trascina i cardi (piante erbacee) per
la pianura.
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330
Così fossi morto io pure e avessi subito il destino,
il giorno che mi scagliarono in folla i Troiani
aste di bronzo20 intorno al Pelide21 morto.
Avrei avuto onori funebri e dagli Achei la fama:
ora mi tocca esser preda d’una misera morte».
Mentre così diceva, l’investì un gran flutto22, dall’alto,
con impeto terrificante e fece ruotare la zattera.
Lontano dalla zattera cadde, dalle mani
lasciò andare il timone: l’albero glielo ruppe a metà
un turbine di venti diversi sopraggiunto terribile,
vela e antenna23 caddero in mare, lontano.
A lungo lo tenne sommerso; non poté
riemergere presto, per la furia del grande maroso24:
lo appesantivano i panni che gli diede la chiara Calipso.
Finalmente riemerse, dalla bocca sputò l’acre acqua
salata che copiosa25 gli grondava dal capo.
Ma neppure così, benché affranto, dimenticò la sua barca
slanciandosi tra i flutti la prese,
in mezzo vi si sedette, evitando la fine e la morte.
Un grande maroso la portava con la corrente qua e là.
Come quando per la pianura Borea d’autunno trascina
i cardi26, ed essi si tengono stretti ammucchiati,
così la portavano i venti sul mare qua e là:
ora Noto gettava la barca a Borea, che la spingesse,
ora Euro l’abbandonava a Zefiro, che l’inseguisse.
Omero, Odissea, Libro V, vv. 262-264, 278-332, trad. di G. A.
Privitera, Fondazione Lorenzo Valla, Milano, Mondadori, 1981)
ANALISI DEL TESTO
La vicenda
1
Ricostruisci il viaggio di Odisseo ordinando cronologicamente le situazioni che vengono presentate
in modo disordinato.
........... Odisseo,
colpito da un’enorme onda mentre si trova sulla zattera, viene gettato in mare e finisce
sott’acqua.
........... Poseidone
........... Odisseo,
........... L’albero
scatena una tempesta furiosa.
dopo diciassette giorni di navigazione tranquilla, avvista la terra dei Feàci.
della zattera si rompe.
........... Poseidone,
vedendo Odisseo che naviga, si adira tremendamente e pensa di farlo soffrire.
........... Odisseo,
travolto dalla tempesta, pensa alla sua triste sorte, ricorda i Greci caduti combattendo
e si rammarica di non essere morto con loro.
........... Odisseo
2
3
parte dall’isola.
Di quale strumento si serve Poseidone per scatenare la tempesta?
Quali sono gli elementi della natura che Poseidone mette in azione in cielo e in mare?
10
T. Franzi, S. Damele, Stai per leggere... © Loescher Editore, 2010
ODISSEA - Saper leggere
I personaggi
4
Quali tra i seguenti sentimenti prova Ulisse allo scatenarsi della tempesta?
A Sgomento.
D Terrore.
B Stupore.
E Angoscia.
C Sconforto.
F Tranquillità.
5
Come reagisce in seguito?
A Si lascia abbattere dallo sconforto.
B Compie alcuni gesti sconsiderati e poco efficaci.
C Affronta la nuova avventura con intelligenza e determinazione.
Conoscere e usare la lingua
6
Ricerca, trascrivi e spiega, con un sinonimo o con un’espressione che abbia lo stesso significato, gli
aggettivi che accompagnano i seguenti nomi nei versi indicati.
Aggettivi
Significato
v. 279: monti
........................................................................................
..............................................................................................................
v. 281: mare
........................................................................................
..............................................................................................................
v. 282: Scuotiterra
........................................................................................
..............................................................................................................
v. 295: Zefiro
........................................................................................
..............................................................................................................
v. 306: Danai
........................................................................................
..............................................................................................................
v. 312: morte
........................................................................................
..............................................................................................................
v. 314: impeto
........................................................................................
..............................................................................................................
v. 322: acqua
........................................................................................
..............................................................................................................
7
Ricerca e sottolinea le parole, le espressioni, le frasi e i versi che mettono in evidenza la furia della
natura (cielo e mare) durante la tempesta.
8
Nel testo compaiono due similitudini; individuale e riportane gli elementi essenziali.
Ulisse vorrebbe essere morto
come...
Un gran maroso...
come...
PRODUZIONE SCRITTA
Fare la parafrasi
9
Fai la parafrasi dei versi in cui viene descritta la tempesta (vv. 291-296).
Riscrivere un testo
10
Riporta in forma indiretta le parole che Poseidone e Odisseo rivolgono a se stessi in forma diretta.
11
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UNITÀ 10
Omero, Odissea
La maga Circe
Ospite dei Feaci, Odisseo prosegue il racconto del suo viaggio descrivendo
ai suoi ascoltatori l’incontro con Circe, la dea-maga che abita l’isola di Eea.
Dopo due giorni di riposo nel porto, gli Achei si dividono in due gruppi ed
estraggono a sorte chi dovrà intraprendere la ricognizione del luogo. Tocca
alla squadra guidata da Euriloco, che con gli altri compagni si addentra in
una profonda valle dove incontrano l’avvenente dea che li attira con l’astuzia e li trasforma in porci.
1. trovarono: il soggetto è il
gruppo di compagni guidati da
Euriloco, cui era toccata in sorte l’esplorazione dell’isola. La
voce narrante appartiene a
Odisseo, ospite presso la corte dei Feaci.
2. Nella vallata... protetto: la
dimora isolata nel bosco caratterizza le maghe e le streghe
della tradizione popolare.
3. filtri maligni: pozioni magiche. Secondo alcuni, si trattava di uomini trasformati in belve; secondo altri, erano animali
cui Circe aveva modificato la
natura aggressiva.
4. essi: Euriloco e i suoi compagni.
5. Circe: figlia del Sole e della
ninfa Perse, era una maga dai
grandi poteri.
6. ordito: è l’insieme dei fili tirati verticalmente sul telaio che,
intrecciandosi con i fili orizzontali (la trama), formano il tessuto. Qui è da intendersi, però,
come l’intero tessuto cui stava
lavorando la dea.
7. canta... donna: il suo canto
«perfetto» aveva il potere di
ammaliare e di placare le paure.
8. Pramno: località che doveva essere famosa per la produzione di vino, ma che attualmente non è più possibile
identificare. L’impasto di formaggio, farina, miele e vino era
detto “ciceone” e costituiva un
alimento di grande valore energetico.
9. funesti farmaci: filtri magici dagli effetti dannosi.
10. obliassero: dimenticassero.
11. bacchetta: la bacchetta
magica, come la dimora isolata nel bosco, rientra nella caratterizzazione tradizionale e
popolare delle maghe.
12. Ma... salda: i compagni di
Odisseo hanno dimenticato il
passato, ma conservano sensibilità e pensieri umani, nonostante l’aspetto animale, il che
rende il sortilegio ancora più
crudele.
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12
Nella vallata trovarono1 le case di Circe costruite
con pietre squadrate, in un luogo protetto2:
c’erano intorno lupi montani e leoni
che ella aveva stregato, dandogli filtri maligni3.
Essi non assalirono gli uomini, ma
agitando le lunghe code si alzarono.
Come quando i cani scodinzolano al padrone che torna
da un pranzo, perché porta ogni volta dei buoni bocconi;
così i lupi dalle forti unghie e i leoni scodinzolavano
ad essi4: temettero, quando videro le orribili fiere.
Si fermarono davanti alle porte della dea dai bei riccioli,
sentivano Circe5 che dentro con voce bella cantava,
intenta a un ordito6 grande, immortale, come le dee
sanno farli, sottili e pieni di grazia e di luce.
E cominciò fra essi a parlare Polite, capo di forti,
che mi era tra i compagni il più caro e fidato:
«O cari, qui dentro, intenta a un grande ordito,
canta in modo perfetto – ne risuona tutta la casa –
una dea o una donna7: su presto, gridiamo».
Disse così, ed essi con grida chiamarono.
Lei subito uscita aprì le porte lucenti
e li invitò: la seguirono tutti senza sospetto.
Indietro restò Euriloco: pensò che fosse una trappola.
Li guidò e fece sedere sulle sedie e sui troni:
formaggio, farina d’orzo e pallido miele mischiò
ad essi col vino di Pramno8; funesti farmaci9
mischiò nel cibo, perché obliassero10 del tutto la patria.
Dopoché glielo diede e lo bevvero, li toccò subito
con una bacchetta11 e li rinserrò nei porcili.
Dei porci essi avevano il corpo: voci e setole
e aspetto. Ma come in passato la mente era salda12.
Così essi furono chiusi, piangenti, e Circe
gli gettò da mangiare le ghiande di leccio, di quercia
e corniolo, che mangiano sempre i maiali stesi per terra.
Euriloco in fretta tornò alla nera nave veloce
per dire la nuova degli altri compagni e il loro amaro destino.
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ODISSEA - Saper leggere
Ma non riusciva a dire parola, per quanto volesse,
colpito nel cuore da grande dolore: i suoi occhi
erano pieni di lacrime, l’animo aveva voglia di pianto.
Vinto dalle insistenze dei compagni, Euriloco riesce infine a raccontare l’accaduto provocando l’immediata reazione di Odisseo che, afferrate le armi,
si precipita verso la dimora di Circe. Sulla strada incontra Ermes, che lo mette in guardia dagli incantesimi della maga offrendogli anche un’erba magica grazie alla quale, assicura il dio, Odisseo potrà bere senza pericolo la
pozione della dea. Ermes conclude le sue raccomandazioni rivelando a
Odisseo la formula sacra del giuramento che dovrà imporre a Circe al fine di
renderla inoffensiva per sé e per i suoi compagni.
310
315
13. verga: la bacchetta magica.
14. aguzza lama: la spada
15. m’afferrò le ginocchia: era
il gesto rituale della supplica.
16. appena... denti: appena li
ebbero messi in bocca.
17. Arghifonte: epiteto riferito
a Ermes. Significa “uccisore di
Argo”, il mostruoso cane dai
cento occhi vinto dal dio.
18. aurea verga: il bastone
d’oro, detto “caduceo”, attributo distintivo del dio Ermes.
Talvolta il bastone veniva rappresentato con due serpenti
attorcigliati.
19. perché... fidare: Ermes aveva avvisato Odisseo che Circe
avrebbe cercato di sedurlo per
sottoporlo a un incantesimo.
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335
[...] Ed io mi diressi alla casa
di Circe: andavo e il mio cuore era molto agitato.
Mi fermai davanti alle porte della dea dai bei riccioli
fermatomi lì, gridai: la dea sentì la mia voce
e subito uscita aprì le porte lucenti.
Mi invitò: la seguii col cuore angosciato.
Mi guidò e fece sedere su un trono con borchie d’argento,
bello, lavorato: c’era sotto uno sgabello pei piedi.
In un vaso d’oro mi preparò un beverone, perché lo bevessi:
un farmaco ci mise dentro, meditando sventure nell’animo.
Poi me lo diede e lo bevvi, ma non mi stregò;
mi colpi con la verga13, mi rivolse la parola, mi disse:
«Va’ ora al porcile, stenditi con gli altri compagni».
Disse così; io, tratta l’aguzza lama14 lungo la coscia,
assalii Circe, come fossi bramoso d’ucciderla.
Lei con un urlo corse, m’afferrò le ginocchia15
e piangendo mi rivolse alate parole:
«Chi sei, di che stirpe? dove hai città e genitori?
Mi stupisce che bevuti i miei farmaci non fosti stregato.
Nessun altro sopportò questi farmaci,
chi li bevve, appena varcarono il recinto dei denti16:
una mente che vince gli inganni hai nel petto.
Certo Odisseo tu sei, il multiforme, che sempre
l’Arghifonte17 dall’aurea verga18 mi diceva sarebbe arrivato,
venendo da Troia con la nera nave veloce.
Ma orsù, riponi la lama nel fodero, e tutti e due
saliamo sul letto, perché congiunti
nel letto e in amore ci si possa l’un l’altro fidare19».
(Omero, Odissea, Libro X, vv. 210-248, 308-335, trad. di G. A. Privitera,
Fondazione Lorenzo Valla, Milano, Mondadori, 1981)
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UNITÀ 10
I nostri eroi
ANALISI DEL TESTO
La vicenda
1
2
3
4
5
A chi viene affidato il compito di esplorare l’isola Eèa?
6
L’incantesimo subito dai compagni di Odisseo è particolarmente crudele: perché? Per rispondere fai
riferimento, in particolare, ai versi 239-240.
Quale stranezza notano gli uomini appena giunti nei pressi del palazzo di Circe?
In che modo Odisseo viene a conoscenza della sventura toccata ai compagni?
L’eroe viene aiutato da una divinità. Indicane il nome e spiega in che cosa consiste tale aiuto.
Nell’episodio è presente il tema della magia. Indica: le magie compiute da Circe; gli strumenti e le
arti che adopera.
I personaggi
7
8
Evidenzia di Circe sia la natura di strega cattiva sia quella di pericolosa seduttrice di uomini.
9
A differenza dei protagonisti dell’Iliade, Odisseo esprime anche il comune sentimento della paura.
Secondo te, questo aspetto emerge anche dall’episodio di Circe?
10
«Chi sei, di che stirpe? dove hai città e genitori?» Rispondi tu al posto dell’eroe.
Come reagisce Odisseo quando Circe lo colpisce con la verga? Quale caratteristica emerge dal suo
comportamento?
Conoscere e usare la lingua
11
12
A chi appartiene la voce narrante?
Individua la similitudine presente nel brano indicandone i versi e riportandone le parti essenziali.
L’esercizio è avviato.
Come quando i cani ................................................................................................................................................................................................................
......................................................................................................................................................................................................................................................................
......................................................................................................................................................................................................................................................................
Così
.........................................................................................................................................................................................................................................................
......................................................................................................................................................................................................................................................................
......................................................................................................................................................................................................................................................................
Versi:
13
......................................................................................................................................................................................................................................................
Quali epiteti vengono riferiti, rispettivamente, a Circe e a Ermes?
PRODUZIONE SCRITTA
Scrivere un testo
14
Circe si serve della bacchetta magica per compiere i suoi sortilegi. Se tu ne possedessi una, che cosa
faresti?
14
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ODISSEA - Saper leggere
Omero, Odissea
Odisseo e Penelope
Dopo la stage dei Proci e delle ancelle, Penelope vuole essere certa che lo
straniero sia veramente il suo sposo, tornato a Itaca dopo lunghi anni di
assenza. Temendo una delusione, la regina osserva nei confronti dell’uomo
un comportamento freddo e distaccato, nell’attesa che egli renda palese la
sua identità, perciò gli spiega che sono necessari dei segni che la convincano e lo sottopone alla prova definitiva: riconoscere il segreto del talamo
nuziale. L’eroe si sdegna ma accetta e spiega le ragioni che rendono particolare il letto che egli stesso ha costruito. Il riconoscimento del segreto è
l’ideale conclusione del poema. La donna, stremata da tanti anni di attesa
e di sofferenze, è la protagonista dell’episodio, nel quale dimostra la sua
intelligenza e la solidità del suo amore coniugale.
165
170
175
1. simile... d’aspetto: Odisseo,
dopo essere stato lavato dall’ancella Eurinome, ha indossato abiti regali che gli conferiscono un’aria più simile a
quella di un dio che a quella di
un comune mortale.
2. Misera: Odisseo è deluso
perché Penelope ha verso di
lui un atteggiamento distaccato, benché egli si manifesti nella sua regalità.
3. stendimi: preparami.
4. quello... sua mano: Penelope
mette alla prova Odisseo, chiedendo alla nutrice di spostare
il letto che egli aveva costruito, ma sarebbe stata un’impresa impossibile, poiché la stanza era stata costruita da
Odisseo intorno al letto intagliato in un tronco d’ulivo e
quindi inamovibile.
5. saldamente commesse: solide, fatte di legni ben uniti tra
loro.
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15
Dal bagno uscì simile agli immortali d’aspetto1;
e di nuovo sedeva sul seggio da cui s’era alzato,
in faccia alla sua donna, e le disse parola:
«Misera2, fra le donne a te in grado sommo
fecero duro il cuore gli dèi che han le case d’Olimpo;
nessuna donna con cuore tanto ostinato
se ne starebbe lontana dall’uomo, che dopo tanto soffrire,
tornasse al ventesimo anno nella terra dei padri.
Ma via, nutrice, stendimi3 il letto; anche solo
potrò dormire: costei ha un cuore di ferro nel petto».
E a lui parlò la prudente Penelope:
«Misero, no, non son superba, non ti disprezzo,
non stupisco neppure: so assai bene com’eri
partendo da Itaca sulla nave lunghi remi.
Sì, il suo morbido letto stendigli, Eurìclea,
fuori dalla solida stanza, quello che fabbricò di sua mano4;
qui stendetegli il morbido letto, e sopra gettate il trapunto,
e pelli di pecora e manti e drappi splendenti».
Così parlava, provando lo sposo; ed ecco Odisseo
sdegnato si volse alla sua donna fedele:
«O donna, davvero è penosa questa parola che hai detto!
Chi l’ha spostato il mio letto? sarebbe stato difficile
anche a un esperto, a meno che un dio venisse in persona,
e, facilmente, volendo, lo cambiasse di luogo.
Tra gli uomini, no, nessun vivente, neanche in pieno vigore,
senza fatica lo sposterebbe, perché c’è un grande segreto
nel letto ben fatto, che io fabbricai, e nessun altro.
C’era un tronco ricche fronde, d’olivo, dentro il cortile,
florido, rigoglioso; era grosso come colonna:
intorno a questo murai la stanza, finché la finii,
con fitte pietre, e di sopra la copersi per bene,
robuste porte ci misi, saldamente commesse5
E poi troncai la chioma dell’olivo fronzuto,
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UNITÀ 10
I nostri eroi
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215
6. con il bronzo: con l’ascia di
bronzo.
7. a livella: in modo da ricavare forme regolari, ben diritte.
8. polivo il letto: piallavo.
Odisseo spiega come ha levigato l’intelaiatura del letto.
9. corregge: cinghie.
10. si sciolsero... il cuore: è
un’espressione formulare che
rimarca l’emozione di Penelope
quando capisce di trovarsi di
fronte a Odisseo.
11. molti... turpi guadagni:
Penelope spiega che la sua
riservatezza era motivata, prima del riconoscimento di
Odisseo, dal timore di essere
ingannata da persone infide.
12. bramata: intensamente
desiderata.
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e il fusto sul piede sgrossai, lo squadrai con il bronzo6
bene e con arte, lo feci dritto a livella7,
ne lavorai un sostegno e tutto lo trivellai con il trapano.
Così, cominciando da questo, polivo il letto8, finché lo finii,
ornandolo d’oro, d’argento e d’avorio.
Per ultimo tirai le corregge9 di cuoio, splendenti di porpora.
Ecco, questo segreto ti ho detto: e non so,
donna, se è ancora intatto il mio letto, o se ormai
qualcuno l’ha mosso, tagliando di sotto il piede d’olivo».
Così parlò, e a lei di colpo si sciolsero le ginocchia ed il cuore10,
perché conobbe il segno sicuro che Odisseo le diceva;
e piangendo corse a lui, dritta, le braccia
gettò intorno al collo a Odisseo, gli baciò il capo e diceva:
«Non t’adirare, Odisseo, con me, tu che in tutto
sei il più saggio degli uomini; i numi ci davano il pianto,
i numi, invidiosi che uniti godessimo
la giovinezza e alla soglia di vecchiezza venissimo.
Così ora non t’adirare con me, non sdegnarti di questo,
che subito non t’ho abbracciato, come t’ho visto.
Sempre l’animo dentro il mio petto tremava
che qualcuno venisse a ingannarmi con chiacchiere:
perché molti mirano a turpi guadagni11.
[...]
Ma ora il segno certo m’hai detto
del nostro letto, che nessuno ha veduto,
ma, soli, tu ed io, e un’unica ancella,
Attoride, che il padre mi donò, quando venni,
quella che ci chiudeva le porte della solida stanza;
e il cuore m’hai persuaso, ch’è pur tanto ostinato».
Così disse, e a lui venne più grande la voglia del pianto;
piangeva, tenendosi stretta la sposa dolce al cuore, fedele.
Come bramata12 la terra ai naufraghi appare,
a cui Poseidone la ben fatta nave nel mare
ha spezzato, travolta dal vento e dalle grandi onde;
pochi si salvano dal bianco mare sopra la spiaggia
nuotando, grossa salsedine incrosta la pelle;
bramosi risalgono a terra, fuggendo la morte;
così bramato era per lei lo sposo a guardarlo,
dal collo non gli staccava le candide braccia.
Omero, Odissea, Libro XXIII, vv. 163-218, 225-240,
trad. di R. Calzecchi Onesti, Torino, Einaudi, 1963
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ODISSEA - Saper leggere
ANALISI DEL TESTO
La vicenda
1
L’episodio si può dividere in tre nuclei fondamentali. Riconoscili nel testo e attribuisci a ciascuno il
titolo adatto, scegliendolo tra quelli qui di seguito elencati alla rinfusa.
a. Penelope, ormai sicura dell’identità di Odisseo, lo abbraccia e gli spiega le ragioni dei suoi dubbi.
b. Odisseo, vestito di abiti regali, si prepara a incontrare Penelope, ma si risente per la freddezza della moglie.
c. Penelope mette alla prova Odisseo per essere certa della sua identità e ordina a Euriclea di preparargli un letto fuori dalla stanza.
2
Quale accusa muove Odisseo a Penelope? Individua i versi corrispondenti, poi spiegali con parole
tue.
3
4
5
6
Qual è il segno che Penelope chiede a Odisseo per essere certa della sua identità?
Come spiega, Penelope, le ragioni che l’hanno spinta a questa ulteriore prova di riconoscimento?
Penelope chiama in causa gli dèi: in quale circostanza? Di che cosa li accusa?
Come si conclude il brano? Che cosa ritrovano reciprocamente i due sposi?
I personaggi
7
8
9
Quali sono i due sentimenti principali che animano Penelope?
10
Quale inatteso aspetto del carattere di Odisseo emerge dall’episodio che hai letto? In quale modo
reagisce alle parole di Penelope che gli dichiara di riconoscerlo come il suo sposo?
Con quali aggettivi Omero definisce Penelope? Rintracciali nel testo e trascrivili.
Odisseo, l’eroe astuto e il guerriero impavido e tenace, è messo alla prova dalla moglie. Come reagisce a questo “esame”?
A È lieto di poter fornire un’altra prova alla moglie incredula.
B Non si offende perché riconosce a Penelope il gusto dell’ironia.
C È sdegnato dalle parole di Penelope ma accetta la prova.
Conoscere e usare la lingua
11
12
Il brano si conclude con una similitudine. Segnala sul testo e spiegane in sintesi il significato.
13
L’espressione «cuore di ferro» al v. 172 è una metafora. Prova a trasformarla in una similitudine.
Per quale motivo, secondo te, la similitudine si trova in questa particolare posizione del poema?
A Perché rafforza il senso di pace che ritrovano i due sposi dopo le avventure che li hanno travolti.
B Perché conferisce all’episodio un tono di notevole eleganza stilistica.
C Perché Omero, presumibilmente, solo in quel momento ha avuto l’ispirazione.
PRODUZIONE SCRITTA
Scrivere un testo
14
Immagina di raccontare a un amico le vicende e i personaggi dell’Odissea che ti hanno particolarmente colpito.
17
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UNITÀ 10
Virgilio, Eneide
L’inganno del cavallo
Dopo la distruzione di Troia per opera dei Greci, Enea, insieme con i Troiani
scampati all’eccidio, erra per sette anni attraverso i mari alla ricerca dell’Italia,
la nuova patria promessagli dal Fato, e infine, sospinto da una furiosa tempesta, approda sulle coste dell’Africa non lontano dalla città di Cartagine.
Qui la regina Didone lo accoglie e, al termine di un banchetto allestito in suo
onore, lo prega di narrarle la caduta della città di Troia.
È questo dunque l’episodio in cui Virgilio racconta dell’inganno del cavallo
di legno, più volte accennato nell’Odissea.
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25
1. prostrati: sfiniti.
2. respinti dai Fati: impediti dal
destino.
3. Pallade: Minerva, dea della
saggezza, a cui viene attribuito l’epiteto di Pallade, vergine,
tipico della dea greca Atena
con cui Minerva venne identificata dai Romani.
4. connettono: costruiscono.
5. voto: un’offerta per ringraziare gli dèi.
6. nel fianco oscuro: nel buio
ventre.
7. celandosi... deserto: nascondendosi sulla spiaggia deserta.
8. Micene: città achea, regno
di Agamennone.
9. Troade: la regione in cui sorge Troia, qui indica la popolazione.
10. dorici: dei Dori, cioè dei
Greci. Essi discendevano,
secondo la leggenda, da Doro,
uno dei tre figli di Elleno, mitico re della Tessaglia.
11. Dolopi: uno dei più forti
popoli greci.
12. Timete: cognato di Priamo,
re di Troia, ma a lui ostile.
13. rocca: la parte più elevata
della città.
14. Capi: un compagno di
Enea, da cui in seguito avrebbe preso il nome la città di
Capua.
30
35
40
45
50
18
I capi greci,
prostrati1 dalla guerra e respinti dai Fati2,
dopo tanti e tanti anni, con l’aiuto di Pallade3
fabbricano un cavallo simile a una montagna,
ne connettono4 i fianchi di tavole d’abete,
fingendo che sia un voto5 (così si dice in giro)
per un felice ritorno. Di nascosto, nel fianco
oscuro6 del cavallo fanno entrare sceltissimi
guerrieri, tratti a sorte, riempiendo di una squadra
in armi la profonda cavità del suo ventre.
Proprio di fronte a Troia sorge Tenedo, un’isola
molto nota, ricchissima finché il regno di Priamo
fu saldo, adesso semplice approdo malsicuro:
i Greci sbarcano là, celandosi nel lido
deserto7. Noi pensammo che fossero andati via
salpando verso Micene8 col favore del vento.
E subito tutta la Troade9 esce dal lungo lutto.
Spalanchiamo le porte: come ci piace andare
liberi ovunque e vedere gli accampamenti dorici10,
la pianura deserta, la spiaggia abbandonata!
«C’erano i Dolopi11 qui, il terribile Achille
si accampava laggiù, qui tiravano a secco
le navi, e là sotto venivano a combattere».
Alcuni stupefatti osservavano il fatale
regalo della vergine Minerva ed ammirano
la mole del cavallo; Timete12 per primo
ci esorta a condurlo entro le mura e a porlo
sull’alto della rocca13, sia per tradirci, sia
perché le sorti di Troia volevano così.
Invece Capi14 ed altri con più accorto giudizio
chiedono che quel dono insidioso dei Greci
sia gettato nel mare od arso, e che i suoi fianchi
siano squarciati e il suo ventre sondato in profondità.
La folla si divide tra i due opposti pareri.
Allora, accompagnato da gran gente, furioso,
T. Franzi, S. Damele, Stai per leggere... © Loescher Editore, 2010
ENEIDE - Saper leggere
Laocoonte15 discese dall’alto della rocca
e grida da lontano: «Miseri cittadini,
quale follia è la vostra? Credete che i nemici
sian partiti davvero e che i doni dei Greci
non celino un inganno? Non conoscete Ulisse?
60 O gli Achivi16 si celano in questo cavo legno,
o la macchina è fatta per spiare oltre i muri
e le difese fin dentro le nostre case e piombare
dall’alto sulla città, o c’è sotto qualche altra
diavoleria: diffidate del cavallo, o Troiani,
65 sia quel che sia! Temo i Greci, anche se portano doni».
Così detto scagliò con molta forza la grande
lancia nel ventre ricurvo del cavallo di legno.
L’asta s’infisse oscillando, le vuote cavità
del fianco percosso mandarono un gemito
70 rimbombando. Ah, se i Fati non fossero stati
contrari e le nostre menti accecate, Laocoonte
ci avrebbe convinto a distruggere il covo
dei Greci; e tu ora, Troia, saresti ancora in piedi,
e tu rocca di Priamo, ti leveresti in alto!
55
Due fatti convincono i Troiani a non seguire i consigli del sacerdote di Apollo:
le parole di un giovane greco che, mentendo, sostiene che il cavallo, se portato dentro le mura assicurerà l’invincibilità della città; l’orribile morte di
Laocoonte e dei suoi figlioletti, uccisi da due mostruosi serpenti emersi dal
mare, evento, questo, interpretato come una punizione degli dèi. Così, abbattuto un tratto di mura, l’enorme cavallo viene introdotto in città.
310
15. Laocoonte: sacerdote di
Apollo.
16. Achivi: Achei, Greci.
17. il cielo... se stesso: la volta
celeste, sulla quale gli antichi
immaginavano si trovassero gli
astri, compie il giro.
18. erompe: esce.
19. Mirmidoni: il popolo di
Achille, usato qui per intendere tutti i Greci.
20. si sono taciuti: si sono
addormentati.
21. ammiraglia: la nave che
comanda sulla flotta.
22. Sinone: è il Greco che ha
convinto i Troiani a portare il
cavallo entro le mura.
23. ostili disegni: i progetti degli
dèi contrari ai Troiani.
24. la macchina: il cavallo, un
marchingegno costruito dagli
uomini.
315
320
325
330
19
Quel giorno per noi doveva essere l’ultimo:
ma (infelici!) adorniamo di fronde festive
i templi degli Dèi per tutta la città.
Intanto il cielo gira su se stesso17, la notte
erompe18 dall’oceano, avvolgendo di fitta
tenebra terra e cielo e inganni dei Mirmidoni19:
in ogni casa i troiani esultanti si sono
taciuti20, un duro sonno avvince i corpi.
E già l’armata greca avanza da Tenedo
nell’amico silenzio della tacita luna
in ordine perfetto, avviandosi ai lidi
ben noti, e già la nave ammiraglia21 levava
la fiamma d’un segnale luminoso: Sinone22,
protetto dagli ostili disegni23 degli Dèi,
furtivamente allora libera i Greci chiusi
nel ventre del cavallo, aprendo gli sportelli
di pino. Spalancata la macchina24 fa uscire
all’aperto i guerrieri: si calano con una fune,
lieti di abbandonare quella stiva, Tessandro
e Stenelo, il feroce Ulisse ed Acamante,
Toante e Neottolemo Pelide, Macaone
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UNITÀ 10
I nostri eroi
il grande e Menelao, ed infine Epeo25 stesso
artefice dell’inganno. Invadono la città
seppellita nel sonno e nel vino: massacrano
i guardiani, spalancano le porte e fanno entrare
335 come d’accordo i compagni, riunendosi con essi.
25. Tessandro... Epeo: guerrieri greci, più o meno noti. Tra
essi Epeo, che con l’aiuto di
Minerva costruì il cavallo.
(Publio Virgilio Marone, Eneide, Libro II, vv. 20-74, 310-335, trad. di
C. Vivaldi, Torino, Edisco, 2004)
ANALISI DEL TESTO
La vicenda
1
I versi 20-74 possono essere divisi in sei parti. Individuale nel testo e indica il verso iniziale e quello
finale di ciascuna parte.
a. I Greci fabbricano il cavallo.
Dal verso ............... al verso ...............
b. I Greci fingono di salpare da Troia.
Dal verso ............... al verso ...............
c. I Troiani si sentono liberi.
Dal verso ............... al verso ...............
d. I Troiani si interrogano/chiedono.
Dal verso ............... al verso ...............
e. Laocoonte esprime il suo parere.
Dal verso ............... al verso ...............
f. Enea si rammarica per la patria perduta.
Dal verso ............... al verso ...............
2
3
4
5
6
Dove si nasconde l’esercito greco?
7
8
Come si comportano, alla fine, i Troiani?
Che cosa lascia partendo?
Chi ha il compito di aprire il cavallo?
Quando l’esercito greco ritorna a Troia?
Il cavallo suscita tra i Troiani pareri diversi. Quali? Completa.
a. C’è chi pensa che...
e vuole che...
b. C’è chi pensa che...
e vuole che...
E i Greci? Completa lo schema delle loro azioni.
a. Si calano dal cavallo con...
b. Invadono...
c. Massacrano...
d. Spalancano...
e. Fanno entrare...
I personaggi
9
Laocoonte diffida dei Greci. Come viene definito da Enea? Perché? Quale gesto esprime in maniera inequivocabile il suo stato d’animo?
10
Egli pone ai Troiani tre domande, individuale nel testo e trascrivile.
20
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ENEIDE - Saper leggere
11
Si tratta di domande vere e proprie oppure di domande retoriche, cioè di cui Laocoonte conosceva
già le risposte? Quale scopo voleva ottenere, parlando in questo modo ai suoi concittadini?
Conoscere e usare la lingua
12
13
Perché nel v. 39 la pianura è detta «deserta» e la spiaggia «abbandonata»?
14
Osserva le risposte dell’esercizio precedente: la prima espressione è:
A una metafora.
B una personificazione.
C una similitudine.
Per ben due volte Virgilio sottolinea le dimensioni del cavallo. Con quali espressioni? Ricercale e sottolineale.
PRODUZIONE SCRITTA
Fare la parafrasi
15
I sentimenti provati dai Troiani, quando scoprono la partenza dei Greci, sono descritti con molti particolari. Contrassegna con una linea a margine i versi in cui sono espressi e scrivi la parafrasi.
21
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UNITÀ 10
Virgilio, Eneide
Didone ed Enea
Perseguitato da Giunone, da sempre ostile ai Troiani, Enea naufraga sulle
coste settentrionali dell’Africa, dove incontra la madre Venere che, sotto le
spoglie di una cacciatrice, gli parla di Didone, regina di quelle terre, fuggita
da Tiro per scampare all’odio del fratello Pigmalione. Rassicurato dalle parole della madre, Enea raggiunge Cartagine e chiede ospitalità a Didone. La
regina, colpita dalla bellezza di Enea, organizza un banchetto in suo onore
e si innamora di lui grazie all’intervento di Venere. La dea, infatti, ordisce un
inganno per proteggere il figlio da eventuali trame escogitate a suo danno
dall’implacabile Giunone: convince Cupido, dio dell’amore, ad assumere le
sembianze di Ascanio, figlio di Enea, e a scatenare nel cuore della regina
cartaginese una profonda passione per l’eroe troiano.
1. Cupido: figlioletto di Venere
e Marte, rappresentato come
un fanciullo alato munito di
arco e frecce con la punta
d’oro. Tramite queste frecce
poteva scatenare la passione
negli uomini che venivano trafitti. Se la freccia terminava con
una punta di piombo, poteva
allontanare dalle vittime la passione.
2. regina: Didone.
3. teme… Tiri: Venere non si
fida della casata di Didone in
quanto affida al doppio gioco
e all’astuzia il proprio successo; infatti Didone, fuggita da
Tiro, era riuscita a ottenere la
terra di Libia con un inganno:
Iarba, re dei Getuli, aveva proposto a Didone di venderle tanta terra quanta poteva contenerne una pelle di bue, ma la
regina aveva fatto fare dalla pelle del bue strisce così sottili da
occupare uno spazio di terra
ampio quanto occorreva per
poter fondare una nuova città.
4. sdegno di Giunone: teme
una ripercussione da parte della dea Giunone.
5. Amore: Cupido viene chiamato anche così dai latini.
6. che spregi… Padre: tu che,
a causa delle tue frecce con le
quali doni amore o indifferenza, non temi i fulmini del Padre
Giove.
7. blande: miti e benevole.
8. avvolgere… regina: farla
innamorare.
9. regale fanciullo: Ascanio.
10. Citera: isola mediorientale dalle cui acque nacque
Venere.
11. monte Idalio: monte sull’isola di Creta, altro luogo legato alle origini mitiche della dea
e particolarmente legato al suo
culto.
12. il tuo veleno: le frecce portatrici d’amore.
660
665
670
675
680
685
22
Ma Venere medita in mente nuovi stratagemmi,
nuovi disegni: in luogo del dolce Ascanio venga, mutato
volto e aspetto, Cupido1 e infiammi coi suoi doni la regina2
sino al delirio, insinuandole nell’intimo il fuoco;
teme fin troppo quell’ambigua casata e la doppiezza dei Tiri3;
la tormenta lo sdegno di Giunone4 e a notte l’ansia si riaccende.
Si rivolge allora all’alato Amore5 con queste parole:
«Figliolo, mia unica forza, mia onnipotenza, tu,
figliolo, che spregi i dardi tifei del sommo Padre6,
a te ricorro e supplicando invoco i tuoi poteri.
Tu sai come dalla furia del mare sia gettato
di lido in lido per l’odio della torva Giunone
tuo fratello Enea e spesso ti dolesti del mio dolore.
Ora Didone fenicia l’accoglie e con blande7 parole
lo trattiene; ma temo dove miri l’ospitalità
di Giunone: non rimarrà certo inattiva in simili frangenti.
Perciò penso di prevenirla con l’astuzia e avvolgere di fiamme
la regina8, perché nessun potere possa mutarle pensiero,
ma sia avvinta, tramite mio, da infinito amore per Enea.
Per intendere come tu possa ottenerlo, ascolta il mio progetto:
chiamato dal caro padre s’accinge a venire in Cartagine
il regale fanciullo9, che è tutta la mia speranza,
per recare doni sottratti al mare e all’incendio di Troia:
io lo celerò, sopito nel sonno, sulle alture
di Citera10 o nel santuario sopra il monte Idalio11,
perché non scopra l’inganno e non possa assistere al banchetto.
Tu fingi il suo aspetto, ma per non più d’una notte,
e, fanciullo qual sei, assumi il volto ben noto di quel fanciullo:
così, quando Didone ti terrà felice in grembo
fra portate principesche e fiumi di vino,
quando ti abbraccerà e ti riempirà di dolci baci,
potrai destarle il tuo fuoco segreto e ingannarla col tuo veleno12».
T. Franzi, S. Damele, Stai per leggere... © Loescher Editore, 2010
ENEIDE - Saper leggere
Obbedisce Amore al volere della sua diletta madre,
690 depone le sue ali e incede gioioso con il passo di Iulo13.
Venere intanto infonde una placida quiete14
nelle membra di Ascanio e, stringendolo in grembo, lo solleva
sino agli alti boschi dell’Idalio, dove la molle maggiorana15
l’avvolge in un’ombra soave col profumo dei suoi fiori.
E già Cupido, ubbidiente agli ordini, s’avviava per portare
i doni del re ai Tiri, felice d’avere Acate16 per guida.
Quando arriva, la regina era adagiata su un letto d’oro
sotto superbe cortine17, proprio in mezzo alla sala;
mentre il padre Enea e la gioventù troiana radunatasi
700 si distendono su tappeti di porpora ognuno al proprio posto.
[...]
Numerosi, anche i Tiri si radunano all’ingresso
della festa e sono invitati a distendersi sui letti istoriati18.
695
E ammirano i doni di Enea, ammirano sul volto
di Iulo l’alito del dio, la voce uguale a quella del fanciullo,
il mantello e la veste ornata con gialle foglie d’acanto19.
Più di tutti Didone, votata per sua disgrazia alla rovina,
non riesce a saziarsene il cuore, guarda e avvampa,
commossa al tempo stesso dal fanciullo e dai suoi doni.
715 E lui, come ebbe, sospeso al collo di Enea, con un abbraccio
saziato il grande amore per un padre che non gli era tale20,
s’avvicinò alla regina. Didone, senza sapere qual dio
le segga in grembo, con tutto il suo cuore, sventurata,
non sa staccargli gli occhi di dosso e lo stringe al seno. Quello,
720 memore della madre, a poco a poco inizia a cancellarle
dalla mente Sicheo21 e tenta d’infiammarle i sensi
da tempo spenti e il cuore inerte con l’amore per un uomo vivo.
710
13. Iulo: Ascanio.
14. placida quiete: sonno tranquillo.
15. molle maggiorana: erba
odorosa tipica della macchia
mediterranea dalle foglie lievemente vellutate.
16. Acate: compagno prediletto di Enea.
17. cortine: tendaggi di tessuto prezioso.
18. istoriati: decorati con immagini legate da una narrazione
o con raffigurazioni di un fatto
storico.
19. foglie d’acanto: foglie di
una pianta erbacea, profondamente intagliate, utilizzate
come motivo decorativo presso diverse civiltà dell’antichità.
20. un padre… tale: allude al
fatto che si tratta di Amore e
non di Ascanio.
21. Sicheo: il primo marito,
morto precedentemente.
22. mense: i tavoli sui quali erano posti i cibi.
23. cinti: circondati.
24. crateri: contenitori di terracotta o bronzo utilizzati per vino
diluito nell’acqua.
25. dorati: perché ricoperti di
stucchi.
26. Belo: padre di Didone e di
Pigmalione.
27. libò: sparse gocce di vino
in onore degli dèi.
28. Bizia: nobile di Tiro.
29. Iopa: cantore allievo di
Atlante.
725
730
735
740
23
Dopo la prima pausa del banchetto, levate le mense22,
vengono portati, cinti23 di fiori, grandi crateri24 di vino.
Sale il clamore al tetto e nella vastità della sala rimbombano
le voci; dai soffitti dorati25 pendono lampadari accesi
e le torce con le loro fiamme sconfiggono la notte.
Allora la regina chiese e riempì di vino una coppa
impreziosita d’oro e gemme, che Belo26 e tutti i suoi discendenti
usavano da tempo; si fece silenzio nella sala:
«O Giove (dicono che tu proteggi gli ospiti),
fa’ che questo giorno sia fausto ai Tiri e ai profughi
di Troia e che i nostri nipoti lo ricordino.
Assista Bacco che dispensa gioia e Giunone benigna;
e voi, miei Tiri, partecipate di buon cuore al convito».
Disse, e libò27 sulla mensa in omaggio il vino,
poi, dopo aver libato, per prima appena l’assaggiò con le labbra,
e lo porse a Bizia28 invitandolo a bere; lui pronto bevve
alla spumeggiante coppa d’oro tracannandola sino in fondo;
toccò poi agli altri nobili, mentre Iopa29 dai lunghi capelli,
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UNITÀ 10
I nostri eroi
allievo del grandissimo Atlante, suonava l’aurea cetra.
Canta la luna errabonda e le fatiche del sole,
l’origine di uomini e animali, della pioggia e del fuoco.
canta Arturo, le Iadi piovose e le due Orse30;
745 perché d’inverno il sole tanto s’affretti a tuffarsi
nel mare31 o quale indugio attardi e ostacoli le notti.
Rinnovano l’applauso i Tiri, seguiti dai Teucri32.
30. Arturo… Orse: sono i nomi
di stelle e costellazioni dell’emisfero boreale.
31. d’inverno… mare: perché
il sole d’inverno tramonti così
velocemente.
32. Teucri: Troiani, nome che
deriva dal primo re troiano,
Teucro.
Così tra vari discorsi trascorreva la notte
l’infelice Didone e a lunghi sorsi s’abbeverava d’amore…
(Virgilio, Eneide, Libro I, vv. 657-700, 707-749,
trad. di M. Ramous, Venezia, Marsilio, 1998)
ANALISI DEL TESTO
La vicenda
1
2
3
4
5
6
In che cosa consiste l’inganno ordito da Venere nei confronti di Didone?
Come svolge Cupido il suo compito?
Quali effetti provoca l’intervento di Cupido?
In quale città avvengono i fatti narrati?
Individua nel testo gli elementi che trasmettono l’idea di ricchezza e di sfarzo della reggia di Didone.
Verso la conclusione del banchetto, Iopa intona un canto servendosi della cetra. Come definiresti il
tema del suo canto? Puoi scegliere più di una risposta.
A Religioso.
B Cosmogonico.
C Storico.
D Naturalistico.
E Eziologico.
I personaggi
7
8
9
Quali sono i personaggi principali del brano?
10
Rileggi la presentazione e il testo, poi rispondi: qual è l’intervento degli dèi nel determinare i fatti
narrati? L’esercizio è avviato.
a. Giunone...
b. Venere: nasconde Ascanio e invia...
11
Per quale scopo Venere interviene?
A Per dimostrare il suo potere.
B Per assecondare il volere di Giove.
C Per contrastare il volere di Giunone.
D Per dare modo a Cupido di esercitare il proprio ruolo nella vicenda.
«Il regale fanciullo che è tutta la mia speranza»: a chi si riferisce questo verso? Spiegane il significato.
La regina alla fine del brano appare completamente sopraffatta dal sentimento che prova per Enea.
Sono solo i dardi di Cupido a farla innamorare? Motiva la tua risposta.
24
T. Franzi, S. Damele, Stai per leggere... © Loescher Editore, 2010
ENEIDE - Saper leggere
12
Quali saranno le conseguenze dell’inganno di Venere? Individua i versi in cui l’autore ci anticipa come
sarà il futuro della regina Didone.
Conoscere e usare la lingua
13
Spiega con parole tue le seguenti espressioni.
a. «in luogo del dolce Ascanio».
b. «s’accinge a venire in Cartagine».
c. «io lo celerò, sopito nel sonno».
d. «sale il clamore al tetto».
PRODUZIONE SCRITTA
Scrivere un testo
14
Immagina un diverso svolgimento della vicenda che hai letto: Cupido disubbidisce agli ordini della
madre e...
25
T. Franzi, S. Damele, Stai per leggere... © Loescher Editore, 2010
UNITÀ 10
Virgilio, Eneide
Eurialo e Niso
Giunti nel Lazio i Troiani devono affrontare l’ostilità dei Rutuli e del loro re
Turno. Chiusi nell’accampamento, attendono il giorno per decidere sul da
farsi. Durante la notte Niso, un giovane Troiano che è di guardia a una delle
porte, manifesta all’amico Eurialo il proposito di passare attraverso le schiere dei nemici e raggiungere Enea a Pallanteo per informarlo del pericolo.
Contro la volontà di Niso, Eurialo lo accompagna. Trascinati dal loro coraggio e dal desiderio di gloria, Eurialo e Niso si attardano tuttavia troppo nell’accampamento dei nemici, dove vengono scoperti e, per aiutarsi a vicenda, perdono entrambi la vita.
La morte sembra suggellare per sempre l’unione tra i due giovani e insieme
assicura loro la gloria eterna.
180
185
1. l’Ida folto di cacce: il monte
Ida, noto come zona di caccia
e di cacciatori. Il nome allude
anche alla madre di Niso, di
nome Ida.
2. avevano un solo amore:
Eurialo e Niso erano legati da
un profondo affetto.
3. o a ciascuno... crudele?: ciascuno trasforma in un dio la
propria violenta passione?
4. non s’appaga: non si accontenta.
5. snervati: senza forze.
6. la città pallantea: Pallanteo,
la città dove si è recato Enea.
7. avvezzo: abituato.
8. terrore argolico: terrore dell’invasione da parte dei Greci
(argolico: proveniente da Argo,
città del Peloponneso governata da Agamennone).
9. estremi fati: il destino rischioso alla ricerca di una terra lontana.
10. della luce: della vita. Eurialo
spiega che non ha paura della morte.
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195
200
205
26
Niso custodiva la porta, fortissimo in armi,
figlio di Irtaco, che ad Enea aveva mandato compagno
l’Ida folto di cacce1, veloce con l’asta e con le lievi
frecce; e vicino, amico, Eurialo del quale nessuno
vi fu più bello tra gli Eneadi né vestì armi troiane,
ragazzo che adornava il volto di imberbe giovinezza.
Avevano un solo amore2, e uniti correvano in guerra;
anche allora in guardia comune presidiavano la porta.
Niso dice: «Gli dèi infondono questo ardore nell’animo,
Eurialo, o a ciascuno diviene un dio la propria smania crudele?3
Da tempo il cuore mi sprona a gettarmi nella battaglia
o in qualcosa di grande, e non s’appaga4 della placida quiete.
Vedi quale fiducia degli eventi possieda i Rutuli.
Guizzano rari fuochi: giacciono snervati5
dal sonno e dal vino; tacciono i luoghi d’intorno.
Senti che cosa io progetti, e cosa mi sorga nell’animo.
Tutti, il popolo e i padri, chiedono che si richiami Enea,
e che si mandino uomini a riportare notizie certe.
Se possono promettere ciò che chiedo per te – a me basta
la gloria dell’impresa –, credo che sotto quel colle
posso trovare la via per le mura e per la città pallantea6».
Eurialo stupì, turbato dal gran desiderio di gloria;
e insieme parla così all’ardente amico:
«Non vuoi dunque, o Niso, prendermi per compagno
nelle imprese più nobili? Manderò solo te nei maggiori pericoli?
Non m’insegnò questo il padre Ofelte, avvezzo7 alle battaglie,
allevandomi tra il terrore argolico8 e il travaglio
di Troia; né con te mi comportai così,
seguendo gli estremi fati9 del magnanimo Enea;
v’è qui un animo che non si cura della luce10, e crede
si paghi equamente con la vita l’onore cui tendi».
T. Franzi, S. Damele, Stai per leggere... © Loescher Editore, 2010
ENEIDE - Saper leggere
Niso ed Eurialo espongono il loro progetto ai capi. I capi, commossi, accettano la proposta. Così i due coraggiosi giovani, protetti dall’oscurità, escono
dall’accampamento troiano, attraverso il campo nemico, e fanno strage dei
soldati sorpresi nel sonno. Eurialo, però, non riesce a resistere alla tentazione di indossare l’armatura di uno dei nemici uccisi e di mettere in testa un
elmo scintillante. I due giovani si stanno allontanando quando...
370
375
380
11. città latina: la città di Laurento.
12. portavano... del re: consegnavano a Turno, re dei Rutuli,
messaggi del re Latino.
13. Volcente: capo del drappello di Rutuli.
14. li scorgono: il pronome è
riferito a Eurialo e Niso. I cavalieri si accorgono della loro presenza a causa dei bagliori lunari riflessi dall’elmo di Eurialo,
come è spiegato nei versi successivi.
15. piegare: svoltare.
16. immemore: incauto.
17. noti bivii: sentieri conosciuti.
18. elci: lecci.
19. lucevano: biancheggiavano per la luce della luna.
20. occulte: nascoste.
21. pesante preda: l’insieme
delle armi tolte ai nemici uccisi.
22. alte pasture: estesi pascoli.
23. clamore: rumore.
24. torma: lo squadrone dei
cavalieri nemici.
25. lui oppresso: Eurialo svantaggiato.
26. latonia: la luna, figlia di
Giove e di Latona, era identificata con Diana, dea della caccia e protettrice della notte.
27. are: altari.
28. fastigio: il tetto del tempio.
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390
395
400
405
27
Frattanto cavalieri mandati in avanscoperta dalla città latina11,
mentre il grosso dell’esercito indugia schierato nella pianura,
andavano e portavano a Turno risposte del re12:
trecento, tutti armati di scudi, guidati da Volcente13.
E già s’avvicinavano al campo, e arrivavano al muro,
quando li scorgono14 lontano piegare15 in un sentiero a sinistra;
l’elmo tradì l’immemore16 Eurialo nell’ombra
luminescente della notte, e rifulse percosso dai raggi.
Non passò inosservato. Grida dalla schiera Volcente:
«Fermatevi, uomini; che ragione all’andare? che soldati
siete? dove vi dirigete?». Essi non si fecero incontro,
ma fuggirono veloci nel bosco e s’affidarono alla notte.
Da tutte le parti i cavalieri si slanciano nei noti
bivii17 e circondano di guardie tutti gli sbocchi.
Era una vasta selva irta di cespugli e di nere
elci18, e dovunque la riempivano fitti rovi;
lucevano19 radi sentieri tra piste occulte20.
Ostacolano Eurialo le tenebre dei rami e la pesante
preda21, o il timore lo trae in inganno con la direzione delle vie.
Niso s’allontana. Incauto, oltrepassa il nemico,
e i luoghi che dal nome di Alba si chiamarono Albani
– allora, alte pasture22, li aveva il re Latino –,
quando si ferma e si volge inutilmente all’amico scomparso:
«Eurialo, infelice, dove mai ti ho lasciato?
E per dove seguirti?» Ripercorrendo tutto l’incerto cammino
della selva ingannevole, e insieme scrutando le orme,
le percorre a ritroso, ed erra tra i cespugli silenti.
Ode i cavalli, ode lo strepito e il richiamo degli inseguitori:
non passa lungo tempo, quando gli giunge agli orecchi
un clamore23, e vede Eurialo; già tutta la torma24,
con improvviso tumulto impetuoso, trascina lui oppresso25
[dall’inganno
della notte e del luogo, lui che tenta invano ogni difesa.
Che fare? con quali forze ed armi oserà
salvare il giovane? o si getterà per morire sulle spade
nemiche, e affretterà con le ferite la bella morte?
Rapidamente ritratto il braccio vibrando l’asta,
e guardando l’alta Luna, prega così:
«Tu, o dea, favorevole soccorri la nostra sventura,
bellezza degli astri, latonia26 custode dei boschi.
Se mai per me il padre Irtaco portò doni
alle tue are27, e io li accrebbi con le mie cacce,
o li appesi alla volta del tempio, o li affissi al santo fastigio28,
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UNITÀ 10
I nostri eroi
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29. ferro: giavellotto.
30. Sulmone: un soldato nemico.
31. precordi: cuore.
32. Tago: un soldato nemico.
33. celarsi: nascondersi.
34. soltanto... amico: lo sfortunato amico ha l’unica colpa
di aver seguito Niso per il grande affetto che lo legava a lui.
35. purpureo: di un colore rosso intenso.
36. s’avventa sul folto: si precipita tra i nemici.
37. rutulo urlante: Volcente.
38. esanime: senza vita.
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fa’ che sconvolga quella schiera, e guida l’arma nell’aria».
Disse, e con lo sforzo di tutte le membra scagliò il ferro29:
l’asta volando flagella le ombre della notte,
e di fronte colpisce lo scudo di Sulmone30, e ivi
s’infrange, e attraversa i precordi31 col legno spezzato.
Quello rotola gelido vomitando dal petto
un caldo fiotto, e batte i fianchi in lunghi singulti.
Scrutano intorno. Imbaldanzito,
ecco Niso scagliare una lancia dalla sommità dell’orecchio.
E mentre s’affannano, l’asta attraversa le tempie
di Tago32, stridendo, e tiepida rimase nel cervello trafitto.
Infuria atroce Volcente, e non scorge in nessun luogo
l’autore del colpo, né dove possa scagliarsi rabbioso.
«Ma tu intanto mi pagherai con caldo sangue
la pena di entrambi» disse; e snudata la spada
si gettò su Eurialo. Allora sconvolto, impazzito,
Niso grida – non seppe celarsi33 più a lungo
nelle tenebre, o sopportare un tale dolore –:
«Io, io, sono io che ho colpito, rivolgete contro di me il ferro,
Rutuli! l’insidia è mia; costui non osò
e non poté nulla (lo attestino il ciclo e le consapevoli
stelle); soltanto amò troppo lo sventurato amico34».
Così diceva; ma la spada vibrata con violenza
trafisse il costato e ruppe il candido petto.
Eurialo cade riverso nella morte, il sangue scorre
per le belle membra, e il capo si adagia reclino sulla spalla:
come un fiore purpureo35 quando, reciso dall’aratro,
languisce morendo, o come i papaveri che chinano il capo
sul collo stanco, quando la pioggia li opprime.
Ma Niso s’avventa sul folto36 e cerca fra tutti
il solo Volcente, contro il solo Volcente si ostina.
I nemici, addensatisi intorno a lui da tutte le parti,
lo stringono da presso; egli incalza ugualmente
e ruota la spada fulminea, finché non la immerse
nella bocca del Rutulo urlante37, e morendo tolse la vita
al nemico. Allora, trafitto, si gettò sull’amico esanime38,
e alfine riposò in una placida morte.
(Virgilio, Eneide, Libro IX, vv. 176-206, 367-445, trad. di L. Canali,
Milano, Mondadori, 1978-1983)
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ENEIDE - Saper leggere
ANALISI DEL TESTO
La vicenda
1
Quali caratteristiche di Niso e di Eurialo vengono evidenziate nei primi versi?
Niso, figlio di ............................................................................................................. e di .............................................................................................................
è
.................................................................................................................................................................................................................................................................
Eurialo è
non
.............................................................................................................................................................................................................................................
..........................................................................................................................................................................................................................................................
il suo volto
........................................................................................................................................................................................................................................
2
Niso si confida con Eurialo. Che cosa desidera?
A Vivere una vita tranquilla.
B Che Eurialo lo accompagni.
C Combattere o compiere una grande impresa.
Qual è il suo progetto?
A Andare a informare Enea di quanto sta accadendo.
B Riposare con quel grande silenzio intorno.
C Che alcuni messaggeri vadano a informare Enea di quanto sta accadendo.
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Eurialo vuole partecipare all’impresa. Che cosa dice per convincere Niso? Spiegalo con parole tue.
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Nascosto nell’ombra Niso riesce a colpire due nemici. Quali?
Che cosa permette ai Rutuli di scorgere i due amici?
Dove si dirigono Eurialo e Niso nel tentativo di sfuggire ai nemici?
Perché Eurialo viene raggiunto dai nemici?
Quando Niso si accorge della mancanza di Eurialo torna indietro; quali indizi gli rivelano la presenza dei nemici prima ancora di vederli?
Che cosa lo spinge a uscire dal suo nascondiglio?
Conoscere e usare la lingua
10
Rileggi con attenzione il testo dal v. 381 al v. 393, quindi individua e sottolinea tutte le parole e le
espressioni che danno un’immagine cupa e inquietante del bosco.
11
Individua e spiega le due efficaci similitudini con le quali Virgilio rappresenta la morte di Eurialo.
PRODUZIONE SCRITTA
Descrivere personaggi
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Analizza il rapporto di amicizia fra Eurialo e Niso e descrivilo, sottolineando il ruolo di ciascuno dei due
nella coppia: ad esempio, chi è il più protettivo, chi prende le decisioni e così via.
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