Dal Vangelo secondo Matteo 4,1-11

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Dal Vangelo secondo Matteo 4,1-11
I DOMENICA di QUARESIMA, anno A
Dal libro della Genesi 2, 7-9; 3, 1-7
Dalla lettera ai Romani 5, 12-19
Dal Vangelo secondo Matteo 4, 1-11
Il Vangelo di questa 1ª domenica di quaresima ci presenta il noto racconto di
Gesù tentato nel deserto dov’è sospinto dallo Spirito Santo. E’ sospinto, perciò
non è solo per propria iniziativa che si reca in questo luogo solitario e anche
ostile, ma è un atto d’obbedienza allo Spirito. E’ quindi l’obbedienza il primo
insegnamento che ricaviamo da questo episodio. Nel deserto Gesù, il Figlio di
Dio, è avvicinato dal diavolo che ben conosce l’identità di chi sta tentando. Da
ciò possiamo trarre un secondo insegnamento, infatti, se il demonio ha avuto
l’ardire di tentare Dio, con estrema facilità verrà a adescare noi, semplici mortali,
fgli di Dio solo per grazia; dobbiamo quindi aver sempre presente che la
tentazione fa parte del nostro vissuto, non ne siamo esenti, il diavolo è sempre
all’opera. Un altro insegnamento si ricava dal modo di agire del tentatore che
astutamente presenta il male sotto forma di bene. Suadente insinua a Gesù che
non c’è nulla di male nel procurarsi del pane trasformando le pietre, se è Figlio di
Dio ne è capace, e così saziare la sua fame. E’ la tattica usata già con Eva che,
come ci racconta il libro della Genesi nella 1ª lettura, si ferma ad ascoltare e si
lascia convincere cedendo alla provocazione e mangiando il frutto proibito da
Dio. Gesù invece non cade nella trappola, ma subito replica con la Parola di Dio.
Sì, ho fame, ma “non di solo pane vivrà l’uomo” (Dt 8,3) e in seguito come
troviamo nel Vangelo di Giovanni dirà: “Il mio cibo è fare la volontà di colui che
mi ha mandato e compiere la sua opera” (Gv 4,34) e il Padre l’ha inviato nel
mondo per farsi servo soferente, non per usare i suoi “super poteri” per farsi
grande agli occhi degli uomini. Fallito questo tentativo, il diavolo torna alla carica
chiedendo a Gesù di buttarsi dal punto più alto del tempio perché Dio “ai suoi
angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani”, non ti
lasceranno cadere (Sal 91), così apprendiamo che anche il demonio conosce la
Sacra Scrittura. Gesù però replica con un’altra Parola di Dio: “Non metterai alla
prova il Signore Dio tuo” (Dt 6,16), non possiamo piegare Dio alle nostre
esigenze, siamo invece chiamati ad obbedirgli. La terza tentazione ci mostra
quanto il diavolo è senza ritegno, tanto da voler sostituirsi a Dio e chiedere a
Gesù di adorarlo; mette i brividi constatare quanto il tentatore è spudorato e
insolente, dobbiamo quindi anche noi aspettarci ogni tipo di tentazione.
Prontamente Gesù usando pure questa volta la Parola di Dio “il Signore, Dio tuo,
adorerai: a lui solo renderai culto” (Dt 6,13) respinge la tentazione e il tentatore
che, sconftto, si allontana. Allora sì che arrivano gli angeli a servirlo. Leggiamo
questo brano di vangelo alla luce anche della 2ª lettura, un passo di S. Paolo
tratto dalla lettera ai Romani, in cui parla del peccato che è entrato nel mondo a
causa di un uomo, Adamo, e della grazia e del dono della giustifcazione che da
Cristo si riversano su tutti gli uomini. Nel paradiso terrestre Adamo ed Eva non
hanno resistito al tentatore, Cristo nel deserto ha respinto il maligno e da questa
sua prima vittoria, terminata con la morte e la risurrezione, è scaturito il fume di
grazia che ha inondato il mondo riconciliandolo con Dio. Ora anche noi siamo
chiamati a conformarci a Cristo, vittorioso sulla tentazione, la sua grazia ci
aiuterà sempre.
E’ Benedetto XVI che ci ofre un’ulteriore rifessione sull’episodio delle
tentazioni.
“E’ evidente l’insistenza sul fatto che le tentazioni non furono un incidente di
percorso, ma la conseguenza della scelta di Gesù di seguire la missione
afdatagli dal Padre, di vivere fno in fondo la sua realtà di Figlio amato, che
confda totalmente in Lui. Cristo è venuto nel mondo per liberarci dal peccato e
dal fascino ambiguo di progettare la nostra vita a prescindere da Dio. Egli l’ha
fatto non con proclami altisonanti, ma lottando in prima persona contro il
tentatore, fno alla Croce. Questo esempio vale per tutti: il mondo si migliora
incominciando da se stessi, cambiando, con la grazia di Dio ciò che non va nella
propria vita.
Riferendosi sempre alla Sacra Scrittura, Gesù antepone ai criteri umani l’unico
criterio autentico: l’obbedienza, la conformità con la volontà di Dio, che è il
fondamento del nostro essere. Anche questo è un insegnamento fondamentale
per noi: se portiamo nella mente e nel cuore la Parola di Dio, se questa entra
nella nostra vita, se abbiamo fducia in Dio, possiamo respingere ogni genere di
inganno del tentatore. Inoltre, da tutto il racconto emerge chiaramente
l’immagine di Cristo come nuovo Adamo, Figlio di Dio umile e obbediente al
Padre, a diferenza di Adamo ed Eva, che nel giardino dell’Eden avevano ceduto
alle seduzioni dello spirito del male di essere immortali, senza Dio.
La Quaresima è come un lungo “ritiro”, durante il quale rientrare in se stessi e
ascoltare la voce di Dio, per vincere le tentazioni del maligno e trovare la verità
del nostro essere. Un tempo, possiamo dire, di “agonismo” spirituale da vivere
insieme a Gesù, non con orgoglio e presunzione, ma usando le armi della fede,
cioè la preghiera,l’ascolto della Parola di Dio e la penitenza. In questo modo
potremo giungere a celebrare la Pasqua in verità, pronti a rinnovare le promesse
del nostro Battesimo. (Angelus 21 febbraio 2010.)