Nikola Tesla - Biografia di un genio

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Nikola Tesla - Biografia di un genio
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IN T RODUZIONE E MOTIVAZIONE Chi era Nikola Tesla?
Cosa fece durante la sua vita? Che ne fu delle sue invenzioni?
Domande come queste mi hanno spinto ad una ricerca
storica su questo geniale scienziato...specialmente dopo
aver realizzato quanto affascinanti furono i suoi lavori!
Ma non solo: da anni interessato di ufologia, mi è capitato
di rileggere un articolo apparso su “Notiziario UFO” nº 16
del 1998, inerente il progetto sta tunitense denominato
HAARP (High Frequency Active Auroral Research Pr o j e c t ) .
In esso si mostrava come tale progetto si fondasse su alcune invenzioni di Tesla...
DALLE ORIGINI AL DIPLOMA N i kola Tesla nasce il 10 luglio 1856 a Smiljan, provincia di Lika, in Croazia (Impero
Austriaco), dal Reverendo Milutin e Djouka Tesla.
Entrambi i genitori gli trasmisero una va s ta cultura accumulata nel corso di gloriose e precedenti generazioni. Da
parte del padre, molti discendenti contribuirono alla Chiesa ed all’Esercito; la madre parte della famiglia Mandich,
storicamente costituita quasi interamente da Ministri della
Chiesa Ortodossa Serba le cui figlie erano scelte come
mogli da altri Ministri.
Djouka era la primogenita dei sette bambini, e suo padre,
così come suo marito Milutin, era Ministro della Chiesa
Ortodossa Serba. Sua madre divenne ceca dopo la nascita
del settimo figlio, così la futura madre di Nikola dove tte assumersi le maggiori responsabilità della madre. Ciò le impedì di studiare e farsi una cultura, contrariamente al resto
della famiglia Mandich.
Tuttavia ella possedeva spiccate doti inve n t i ve, in aggiunta
al suo spirito pratico. Inventò persino diversi strumenti per
facilitare il lavoro casalingo!
Non solo. Djouka possedeva una memoria altamente sviluppata, che le permise in seguito di acquisire cultura solo
ascoltando membri del circolo culturale serbo. E si destreggiava con talento nel ricamo.
Tesla riconobbe più nella madre che nel colto padre il suo
talento creativo.
Il padre di Nikola iniziò la sua carriera nel servizio militare,
ovvia scelta da un figlio di ufficiale. Ciò non fa c eva per lui:
criticato per non saper mantenere i bottoni dell’unifo r m e
lucenti, decise di lasciare la scuola e dedicarsi alla scrittura.
Poeta, filosofo, le sue opere erano pubblicate su riviste
dell’epoca, mentre i suoi articoli erano firmati “Srbin Prav icich” (“Uomo di Giustizia”). Pa r l ava e scriveva serbo-croato, tedesco ed italiano.
Forse proprio per questo fu attratto da Djouka Mandich,
come probabilmente tale famiglia influenzò la scelta di carriera. Si sposarono nel 1847.
Una vo l ta nominato prete, fu nominato pastore della ch i esa di Senj, ove riscosse entusiasmo e approvazione per la
sua personalità e comprensione dei problemi.
Pochi anni Milutin vinse il premio per il miglior sermone,
poco dopo fu fatto pastore di Smiljan, poi ancora di Gospic.
Il cognome originale dei Tesla era Draganic, antico di più di
duecento anni. Curiosamente, molti familiari possedevano
denti vagamente triangolari, simili alla lama di un’ascia, e
difatti “tesla” significa proprio questo!
N i kola crebbe quindi in un ambiente agricolo, in una pianura vicino alla costa est del Mare Adriatico, fra le Montagne
Velebit, parte delle Alpi.
N i kola raggiunse l’altezza di due metri esatti ed era pure
snello e ben proporzionato, come molti dei suoi predecessori. Le sue mani, ed in particolar modo i pollici, sembravano eccessivamente lunghi.
La perdita del fratello maggiore Dane a dodici anni spinsero i genitori a idealizzarne le doti, con la conseguenza che
N i kola fu stimolato a far di meglio. Grazie a ciò Nikola fu
sempre intenzionato ad eccellere, scoprendo quindi doti
eccezionali: aveva interessi che andavano oltre la sua giovane età, e se ne rese conto non trovando nessun coetaneo come lui. E restò isolato.
Era pur sempre un ragazzino con tutti i limiti immaginabili
per ogni altro: una volta cadde in un bidone di latte bollente; un’altra vo l ta invece cercò di imitare gli uccelli e vo l a r e
con un ombrello lanciandosi da un tetto...precipitando subito…senza ossa rotte, subì uno shock che lo confinò a letto per sei settimane. In quell’occasione si accorse che se
r e s p i r ava profondamente si sentiva leggerissimo. Ne dedusse che fosse possibile volare solo grazie alla forza di volontà!
E non finisce qui: a cinque anni un suo amico riceve tte in
regalo un filo da pesca, così i suoi amici organizzarono una
spedizione...ma Nikola non fu accettato nel gruppo, così si
organizzò la propria spedizione da solo. Ed inventò una prima versione d’amo da pesca, da legare all’estremità del filo, purtroppo senza esca. Quest’oggetto non servì ad att r a rre alcun pesce...bensì le rane! Quel giorno nemmeno i
suoi coetanei riuscirono a prendere un solo pesce. Infine
egli svelò la sua tecnica ai compagni, col risultato di sterminare la popolazione anfibia locale.
Tesla iniziò la sua formazione ufficiale frequentando la
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scuola locale a Smiljan da poco prima dei cinque anni, ma
quando la famiglia seguì Milutin a Gospic, all’epoca Niko l a
aveva sette anni. Questo significava la perdita del contatto
con la natura tanto cara a Nikola.
Nella città, le cose erano ben diverse dalla rurale Smiljan.
N i kola ne rimase turbato. Suo padre era ansioso di mettere
tu tte le cose a posto nel suo nuovo incarico, ma Nikola era
triste. Doveva andare a messa ogni domenica col vestito
migliore; ed era felice quando gli si dava il compito di suonare la campana all’inizio ed alla fine della messa poiché
ciò gli dava la possibilità di rimanere nel campanile durante
la cerimonia...senza esser visto da nessuno. Solo dopo
che tu tti i fedeli erano usciti Nikola scendeva per le scale
dal campanile alla chiesa. In un’occasione strappò per sbaglio lo strascico d’un vestito di una ricca dama che s’era
t r a tt e n u ta dopo la messa per parlare col nuovo pastore,
mentre Nikola stava scendendo l’ultimo gradino. Fu un disastro: la dama era furiosa, e suo padre arrabbiato lo assalirono al contempo...come se non bastasse questa signora con tanto di servitù dominava la comunità sociale! Dopo
quest’incidente fu sempre ostacolato dai fedeli sino a
quando non si scusò in modo spettacolare.
Non solo. Avendo vissuto in campagna, il giovane si sentiva strano e sconfitto nella sua ignoranza dei costumi cittadini. In un primo momento cercò di ev i tare il problema: i
suoi coetanei erano compagni e lui non vi apparteneva ,
inoltre erano sempre ben vestiti e puliti ogni giorno. Ai primi tempi, lui infilava i vestiti da lavoro su quelli belli per andare nei boschi o per lavori meccanici. In ogni modo, Nikola era già meticoloso nel vestirsi.
Ciò non bastava. Per lui la vita non era bella se limitata alle
attività permesse dai bei vestiti. Il giovane possedeva ingenuità che sapeva usare con maestria, in aggiunta alla sua
diretta conoscenza delle leggi della natura. E tutto questo
lo rendeva superiore rispetto agli altri ragazzi cittadini.
Circa un anno dopo il trasferimento dei Tesla a Gospic, una
n u ova compagnia di pompieri fu fondata per adeguarsi alle
necessità, rimpiazzando la vecchia “brigata del secchio”. I
membri ottennero uniformi sgargianti e si allenarono marciando. Più tardi la pompa ad acqua arrivò, così fu organizzata una dimostrazione pubblica. Sedici uomini erano necessari per operare. Tutti erano presenti...incluso il giova n e
Nikola che aveva occhi solo per il luccicante marchingegno. Ardeva al desiderio di esaminarlo da solo...
Così arrivò il momento della dimostrazione pubblica: gli
uomini iniziarono a pompare, ma nemmeno una goccia
d’acqua ne uscì. Panico. I pompieri iniziarono a controllare
la macchina e a tentare aggiustamenti. Niente. Nikola era
con gruppo di ragazzini che si erano infilati fra la folla per
curiosare. Cercando di avvicinarsi il più possibile, un ufficiale nervoso li scacciò, ma il giovane Nikola Tesla rispose:
“So cosa fare, signore. Continuate a pompare.”
Si svestì e tuffò nel fiume, vi s’immerse in direzione del tubo di pompaggio. Infatti, quest’ultimo era attorcigliato...
Infine il getto d’acqua uscì dalla pompa idraulica e la fo l l a
esultò. I pompieri portarono Nikola sulle loro spalle: era
l’eroe del giorno! Più tardi Tesla, ricordando l’accaduto, dichiarò che non sapeva come funzionasse la macchina, ma
ebbe un flash intuitivo.
E fu così che il futuro genio assaporò il gusto dell’acclamazione pubblica. Fece qualcosa che né i compagni né i loro
padre avrebbero saputo fare. Infine, tu tti dimenticarono
l’incidente dello strascico in chiesa.
Nemmeno a Gospic Nikola perse un’occasione di fa r e
escursioni sulle montagne vicine, ricordando i bei tempi a
Smiljan. Allora costruì persino una ru o ta da mulini e la installò da solo! Ecco cosa lo convinse anni dopo ad ott e n ere energia dalla natura.
Il suo primo esperimento con la produzione d’energia fu
s volto all’età di nove anni: si trattava di un apparecchio che
funzionava grazie a sedici cimici. Prese due finissime
schegge di legno e le incollò insieme a forma di croce. Nel
punto d’intersezione c’era un perno fatto di un’altra minuscola scheggia di legno, su cui infilò una piccola carrucola.
Un pezzo di filo come cinghia di trasmissione fu infilato sopra ed attorno ad una più larga ma leggera carrucola, pure
lei montata su un perno. Nikola riempì una giara d’odiate
cimici maggioline, e ne incollò quattro, una su ogni ve r t i c e
della croce, sempre nella stessa direzione. In questo modo le bestiole cercavano di volare via, ma essendo incollate fa c evano girare la macchina per ore. Un ragazzino, figlio
di un ufficiale dell’Armata, fu invitato da Nikola per ammirare la sua trovata. Meravigliato dall’inizio, ad un certo punto
però adocchiò la giara ancora piena di cimici: la aprì e mangiò tutto il contenuto...Nikola ne fu disgustato, allora scacciò l’ospite e distrusse la sua invenzione con rabbia. Per
anni a seguire non poté mai più vedere una cimice senza
subire un attacco di nausea!
Peccato, visto che il progetto si spingeva sino ad un motore con cento cimici...
Gli anni scolastici furono maggiormente importanti per ciò
che imparò fuori scuola, piuttosto per ciò che imparò in
classe. Frequentò la Normal School (Scuola Elementare),
poi a dieci anni il Real Gymnasium (Scuola Media) a Gospic. Tale scuola dedicava molto tempo al disegno a mano
libera, materia che Nikola odiava al punto di ribellarsi apertamente. Essendo originariamente mancino (poi ambidestro), si trovò con un handicap in disegno, tuttavia aveva le
potenzialità per fare meglio. Ciò che lo compromise fu la
solidarietà: senza note alte in disegno, non si poteva terminare la scuola, così aiutò un compagno in difficoltà.
In matematica eccelleva, e non a caso era la sua materia
preferita. Inoltre possedeva sin da piccolo uno strano potere che gli permetteva incredibili imprese matematiche: po-
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t eva, infa tti, pensare ad un oggetto, e subito averne una visione talmente realistica che spesso non sapeva distinguerla dalla realtà. Per esempio, datogli un problema Nikola sapeva visionare la lavagna e tutti i passaggi del problema, a mente, apparivano chiari e, più rapidamente che
scriverli per davvero, lui sapeva dare la soluzione!
All’inizio cercava di sopprimere questa capacità, ma poi al
Ginnasio si rivelò utilissima, così s’impegnò a controllarla. I
docenti all’inizio credettero che il giovane studente stesse
barando solo per dare la giusta risposta, ma in seguito si ricredettero e lo riconobbero come molto portato per la matematica.
Fuori scuola, Nikola perseguitava altri interessi maggiormente avvincenti. Possedendo una memoria sviluppata e
quasi infallibile, imparò oltre al suo serbo-croato, l’italiano,
il tedesco ed il francese, che gli aprirono vaste porte culturali. S’interessava anche di meccanica, sapeva lavorare legno e metalli con tecniche di sua ideazione. Purtroppo tutto questo era inutile a scuola.
Un giorno, al Ginnasio vide esposte alcuni modelli, non
funzionanti, di ruote da mulino. Ed ecco che subito si entusiasmò, e si ricordò della ruota costruita a Smiljan. Pensando a delle foto delle Cascate del Niagara, disse a suo padre
che un giorno sarebbe andato negli USA per usare le Cascate per produrre energia. Infatti, trent’anni dopo...
Suo padre Milutin possedeva una vasta biblioteca di libri
che interessavano Nikola più di quelli scolastici. Desiderava leggerli tutti, restando alzato la sera sino a tardi. Suo padre, il quale temeva che suo figlio si rovinasse gli occhi alla
fievole luce delle candele, gli proibì di leggere la sera.
Prese delle candele e le portò in camera sua, ma fu scoperto e suo padre nascose le candele.
Allora si arrangiò a suo modo: ricavò uno stampo da una
l a tta per fabbricare nuove candele, poi tappò serr a tura e
spiragli. Sottrasse alcuni libri dagli scaffali paterni, leggendo per ore e nottate intiere.
Ma anche stavolta fu scoperto, e vigorosamente punito.
Aveva circa undici anni.
Un inverno, dopo una tempesta di neve, Nikola andò in
montagna con dei compagni per giocare con la neve. Sta nchi dei soliti pupazzi di neve, notarono una palla di neve rotolare per il pendio e divenire più grossa. Allora i ragazzi
p r ovarono a ripetere l’esperimento: molte palle si fermavano dopo pochi metri, però una incontrò le giuste condizioni...e rotolò e divenne più grossa, sino a dive n tare una valanga che raggiunse la valle con un boato. Spave n tati, credettero che ciò potesse provocarne un’altra che li avrebbe
travolti. Ma furono fortunati.
Nikola rimase molto impressionato, e si convinse che la
natura celasse grandi fo rze che potevano esser liberate
con piccoli dosi d’energia.
Non solo. A tredici anni, durante un temporale, ipotizzò
che fosse possibile creare fulmini per provocare la pioggia,
eliminando quindi la siccità dal mondo.
N i kola Tesla terminò il Gymnasium nel 1870, a quattordici
anni. Si era distinto come lo studente più sapiente della città, così gli fu affidato di ordinare e catalogare i volumi della
libreria pubblica. E Nikola accettò con entusiasmo, visto
che era l’occasione per espandere la sua cultura. Pu r t r o ppo si ammalò e dove tte spesso restare a letto. Non senza
far niente: anche ammalato nutriva la sua mente con molti
libri. Ad un certo punto, la sua malattia raggiunse uno stato
critico, tanto che i medici persero le speranze. A quel punto suo padre era preoccupato: avendo già perso un figlio,
aveva lasciato questo libero di vivere e sperimentare. Tem eva però che questa sua attitudine all’ingegneria, i molti
progetti, gli anni di studio rappresentassero un carico ecc e s s i vo per Nikola. Per cui Milutin gli aprì la strada per la
Chiesa (bastava il Gymnasium).
Nel periodo più critico della malattia, Nikola perse fo rze ed
interessi. Non aveva neppure voglia di guarire. Eppure, nel
bel mezzo di questa crisi, la sua attenzione fu attratta verso
un libro di Mark Twain, riposto nella biblioteca paterna... Fu
proprio questo volume a riaccendere interesse ed entu s i asmo per la vita, restituendogli piano piano la salute. Niko l a
accreditò a Mark Twain la sua salvezza, e da quando s’ i ncontrarono anni dopo, divennero molto amici.
A quindici anni, nel 1870 quindi, continuò gli studi all’Higher Real Gymnasium a Karlovac, in Croazia. Potè frequentare tale “college” grazie ad un invito della cugina di suo
padre, sposata al Colonnello Brankovic (militare in pensione) e residenti proprio a Karlovac, che lo inv i tarono a trasferirsi da loro.
Ma neppure quel periodo fu felice per Nikola Tesla. Appena
arr i vato, contrasse la malaria per colpa delle zanzare senza
riuscire a guarirne definitivamente per anni. Come se non
bastasse, soffrì la fame durante tu tta la sua fo r m a z i o n e :
pur essendo la casa ben fornita di leccornie, sua zia aveva
la strana teoria che siccome la salute del nipote pareva fragile, allora il suo stomaco non doveva essere affaticato da
piatti pesanti. Di tanto in tanto suo marito tentava di passargli un bel piattone, ma sempre sua moglie lo dominava
e lo fe r m ava: “ N i ko è delicato e noi dobbiamo stare attenti
a non sovraccaricare il suo stomaco”.
Gli studi a Karlovac lo interessavano molto a tal punto che
fu in grado di terminare il ciclo di studi in tre anni inve c e
che in quattro, in parte per non pensare ai problemi a casa
degli zii. Il più bel ricordo da Karlovac era il suo professore
di fisica, uno sperimentatore intelligente che sorprendeva
Nikola Tesla nelle imprese con i macchinari del laboratorio.
Vo l eva di più, decise quindi che dedicare la sua carriera alla
ricerca nel campo dell’elettricità.
SUL PUNTO DI MORT E Poco prima la laurea, suo padre
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gli scrisse inv i tandolo a non tornare subito a casa, piuttosto di intraprendere un lungo viaggio. Invece Tesla era proprio ansioso di ritornare a casa ed annunciare il completamento degli studi un anno in anticipo rispetto al programma ufficiale e la sua scelta di carriera. I suoi genitori erano
doppiamente preoccupati: primo, a Gospic vi era un’ e p i d emia di colera, e secondo erano preoccupati che la sua carriera fosse troppo impegnativa per la salute.
Ritornato a casa, Tesla vide i suoi piani sfumare di fronte alla famiglia, come se non bastasse subentrò un triennio di
servizio militare, peggio ancora della carriera nella Chiesa.
Entrambi i fa ttori lo resero nuovamente infelice poiché ritardavano il suo ardore di studiare l’elettricità. Tesla riteneva che niente avrebbe potuto farlo desistere, ma si sbagliò.
Infatti, il giorno dopo il suo arr i vo, si ammalò di colera per
colpa della malnutrizione, della fatica al Gymnasium e della
malaria. I medici lo davano per spacciato, eppure superò la
crisi, non senza conseguenze nefaste: ne uscì indebolito,
quasi un rottame. Per nove mesi rischiò di morire a più riprese, ed ogni volta la morte pareva più vicina. Le crisi iniziarono con regolarità divenendo sempre più forti, mentre
il giovane Tesla era totalmente depresso e senza alcuna
voglia di vivere: se fosse sopravvissuto avrebbe dov u t o
subire il servizio militare e poi il sacerdozio...
Durante l’ultima crisi, le fo rze lo stavano abbandonando
d e f i n i t i vamente e Tesla stava per perdere coscienza. Suo
padre accorse, ma non poteva far nulla.
Suo figlio Nikola riuscì a dire a stento: ” Potrei-star-benese-mi-lascerai studiare-ingegneria-elettrica.” Un lieve sospiro, probabilmente l’ultimo della sua vita... Suo padre lo
abbracciò: ”Nikola, non puoi andartene. Devi restare. Sarai
un ingegnere. Mi senti? Andrai alla miglior scuola d’ingegneria del mondo e diventerai un grande ingegnere. Nikola, devo tornare, devi tornare e divenire un grande ingegnere.”
Tesla aprì gli occhi ed accennò un lieve sorriso, talmente
impercettibile da non sembrare tale...la morte era alle porte.
“Grazie a Dio”, disse suo padre “Mi hai sentito, Nikola. Andrai alla miglior scuola d’ingegneria del mondo e diventerai
un grande ingegnere. Mi capisci ?”
Non aveva quasi più energie, quindi potè solo accentuare il
sorriso.
L’ultima crisi era passata e n’era miracolosamente uscito
vivo.
“Guarirò”, sospirò poi...e fece un respiro profondo, di quelli
che lo rinv i g o r i vano, di quelli che non fece da mesi, e ne fece altri. Lentamente, le sue condizioni migliorarono. Dopo
pochissimo poteva mangiare, ed entro una settimana rius c i va a sedersi; dopo altri giorni fu in grado di stare in piedi
da solo. Rapidamente si ristabilì e l’appetito gli ritornò...ed
il suo sogno sarebbe dive n tato vero! Erano i primi giorni
estivi.
Il prossimo autunno sarebbe entrato in una scuola d’ingegneria. Purtroppo tu tta la famiglia Tesla dimenticò un problemino: il servizio militare! Non era possibile evitarlo, pena la prigione ed un servizio supplementare. Ragion per
cui Milutrin organizzò un piano: Nikola sarebbe sparito per
un anno. Dove sia stato, non lo sappiamo. Nel frattempo,
Milutin s’infuse coraggio e si prodigò per far dispensare il
figlio dal servizio militare. Nonostante la famiglia fosse tradizionalista ed i maschi fieri militari, fu possibile mettere in
causa la salute di Nikola per giungere al dispensamento,
non senza fatica. E grazie ad influenze interne...
Durante il suo ritiro fra le montagne, Tesla ebbe modo di
dedicarsi a due progetti giganti: il primo preve d eva la cos t ruzione di un tubo sottomarino fra Europa e USA, nel
quale delle sfere contenenti la posta sarebbero state spinte dalla pressione dell’acqua.; il secondo la costruzione di
un gigantesco anello attorno alla Terra per fare il giro del
mondo in un giorno. Entrambi i progetti si dimostrarono
impraticabili.
Con la salute riguadagnata e la minaccia del servizio militare svanita, Tesla poté far ritorno a casa a Gospic, almeno
per un breve periodo. Difa tti Graz e la scuola d’ingegneria
lo aspettavano.
La vita di Nikola Tesla era giunta ad una svo l ta essenziale.
Tutti i suoi sogni si sarebbero realizzati...
ALL’ I ST I T U TO POLITECNICO Tesla diventò uomo con
uno scopo preciso quanto chiaro. Sentiva che strane fo rze
gli avevano riservato un destino ancora misterioso. Sapeva
in quale campo avrebbe lavorato, ma niente di più...
Ragion per cui eliminò dalla sua vita qualsiasi attività gioco
e romanticismo che avrebbe potuto distrarlo o complicargli la vita. Con una tale filosofia Tesla nel 1875, all’età di dic i a n n ove anni, andò a Graz, Austria, per studiare ingegneria elettrica all’Istituto Politecnico, deciso più che mai a padroneggiare le occulte fo rze dell’elettricità ed usarle a
beneficio dell’umanità.
La prima applicazione della sua filosofia di vita fu un disastroso successo: come prevedibile sì gettò a corpo morto
negli studi, con solo quattro ore il giorno di riposo, neanche
di sonno! Grazie a questo rigido metodo, alla fine del primo semestre poté presentare e passare ben nove esami,
quasi il doppio di ciò che era richiesto, impressionando
enormemente i membri della facoltà. Il decano scrisse al
signor Milutin Tesla: “Suo figlio è una stella di prima categoria”. Nikola era deciso a dimostrare a suo padre quanto
gli era grato per il permesso di studiare ingegneria. Alla fine del periodo, Nikola aveva ottenuto il massimo dei voti in
tu tte le materie. Una volta ritornato a casa, si aspettava
perciò un’accoglienza trionfale e gioiosa...invece i suoi risultati accademici riportarono poco successo, contraria-
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mente allo stato di salute, nuovamente in pericolo dopo
aver rischiato di morire di colera. A sua insaputa, un profe ssore dell’Istituto scrisse al padre suggerendogli di allontanare il figlio dall’Istituto, in quanto stava mettendo in pericolo la sua salute con il superlavoro.
Per il secondo anno Tesla decise di limitarsi a studiare fisica, meccanica e matematica. Proprio questa decisione si
r i velò più tardi utile per gestire una situazione che lo portò
alla sua forse maggiore invenzione.
All’inizio del secondo anno l’Istituto riceve tte da Parigi una
macchina di Gramme che poteva essere usata come dinamo o come motore. Se azionata manualmente avrebbe
prodotto elettricità, se invece att i va ta dalla stessa av r e b b e
prodotto fo rza meccanica (in effetti, un apparecchio a corrente diretta). Quando il prof. Poeschl effettuò una dimostrazione della macchina, Tesla ne restò impressionato,
tranne che in un aspetto: una gran quantità di scintille si
p r o d u c eva presso il commutatore. Quindi espresse il suo
pensiero al professore, il quale gli rispose:
“E` inerente alla natura della macchina. Si potrebbe ridurr e
molto, ma finché useremo commutatori l’effetto sarà presente in qualche modo. Finché l’elettricità scorre in una direzione, e finché un magnete ha due poli di cui ognuno respinge la corrente, dovremo usare commutatori per cambiare la direzione del flusso al momento giusto.”
Allora Tesla suggerì di eliminare il commutatore e di usare
corrente alternata. Perché il giovane aveva già stu d i a t o
questa teoria, intuendo che il sistema poteva esser semplificato: non sapeva bene come, eppure vedendo la macchina in azione la soluzione gli arrivò in un lampo!
Dobbiamo capire che le prime batterie producevano una
piccola ma stabile quantità d’elettricità. Per generare corrente tramite energia meccanica si pensò a delle batterie a
flusso univoco. Sfortunatamente, nella dinamo la corr e n t e
s c o rr eva prima in una direzione poi nell’altra, perciò il commutatore serviva a direzionare il flusso in una sola direzione.
Purtroppo Tesla, nonostante la chiarissima visione, non sap eva ancora come correggere il problema, col risultato di
r i c evere un’ondata di critiche. Il prof. Poeschl dedicò un’intera lezione alle obiezioni di Tesla, smontandole una dopo
l’altra, dimostrando infine che aveva torto. Ed il giovane Tesla fu zittito. Temporaneamente.
D i fa tti il corso del professore fu talmente convincente che
persino Tesla fu scoraggiato. In fondo, nei suoi corsi, il prof.
Poersch si era sempre basato su solide dimostrazioni di
fa tti...forse aveva ragione anche questa volta? L’autorevo l e
p r o fessore, pur smontando le obiezioni dello stu d e n t e ,
concluse che Tesla avrebbe fa tto grandi cose ma non questo, concludendo: ”Sarebbe come convertire una fo rza
d’attrazione come la gravità in energia rotatoria. Uno schema di moto perpetuo, un’idea inattuabile.” E allora la Te rr a
che ruota attorno al Sole e la Luna attorno alla Terra?!
Anni dopo Tesla dichiarò che all’epoca non sapeva come
controbattere, eppure l’istinto gli dava ragione. Il suo potere quasi “olografico” di previsualizzare gli oggetti come
fossero reali ora trovava una vera utilità. Ed il caparbio Tesla
riniziò ad esaminare il problema. Ci dedicò tutto il restante
anno; avendo il precedente dato abbastanza esami da liberarsi tempo.
S fo r tunatamente l’anno terminò senza una soluzione, nonostante i progetti e le sperimentazioni nel laboratorio. Tesla non poteva immaginare che proprio questi fallimenti gli
sarebbero serviti in futuro per un altro progetto.
Il suo modo di lavorare era mutato: al primo anno era uno
squalo assetato di sapere che s’era quasi ammazzato di lavoro, il secondo s’era calmato rimuginare quello che aveva
studiato, persino concedendosi più tempo libero. Giocava
a carte, scacchi e biliardo, e come ci si potrebbe aspettare
v i n c eva spesso, onestamente restituendo il denaro ai giocatori (ma non il contrario!). Alla fine dell’anno suo padre
gli spedì i soldi per pagarsi le spese universitarie ed un
viaggio a Praga. Invece prima fece ritorno a Gospic per vedere la famiglia, così giocò a carte con dei giovani cittadini...e perse tu tto. Ritornò a casa e si confidò con sua madre, la quale si fece prestare i soldi da un amico per il figlio.
Meglio i problemi di soldi che di salute!
Così Nikola Tesla rivide quei giovani per sfidarli nuova m e nte, e stavolta recuperò soldi perduti e mantenendo quelli
della madre! Le carte erano finite per lui.
Tesla aveva pianificato di frequentare l’Università di Pr a g a
n e l l ’ a u tunno 1878, invece accettò un lavoro presso uno
stabilimento tecnico di Maribor, vicino Graz: era pagato
sessanta fiorini il mese più un bonus per il lavoro completato. Soldi che risparmiò per tu tto l’anno, permettendogli
di pagarsi il soggiorno accademico successivo a Pr a g a .
Continuò a studiare fisica e matematica mentre non si arrendeva a proposito della corrente alternata e la dinamo.
Si laureò all’Università di Praga, subito dopo il decesso del
padre lo convinse a lavorare per guadagnarsi la vita.
TESLA FUORI DALL’UNIVERSITÀ In Europa l’invenzione
d’Alexander Graham Bell, il telefono, stava conseguendo
un vasto successo. Tesla seppe che una centrale telefo n ica sarebbe stata installata a Budapest, ed il direttore era
un amico di famiglia! Entusiasta, vi si precipitò alla ricerca
di un posto d’ingegnere; purtroppo si rese conto che il progetto si trovava appena in fase di discussione. Era urgente
t r ovare un lavoro per sopravvivere. Finì al Governo ungherese, presso l’Ufficio Telegrafico Centrale, con l’incarico di
redattore. Il salario era ridicolo; ma almeno avevano il telefono nella giurisdizione...
Dopo poco le sue doti ingegneristiche furono notate dall’Ispettore Capo, il quale lo trasferì in una posizione più alta: doveva progettare, stimare e calcolare velocità di connessione per la nuova rete telefonica. Quando nel 1881 fu
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terminata, Tesla ne divenne il responsabile. A venticinque
anni era a capo di un’impresa d’ingegneria, nella quale le
sue capacità potevano essere sfruttate appieno. Apportò
varie migliorie ai macchinari, fra cui un amplificatore, o “ r ipetitore di telefo n o”. La sua prima invenzione (mai breve ttata)! Eppure il progetto della corrente alternata lo perseguitava ancora...
Aveva ricominciato ad ammazzarsi di lavori: le giornate non
gli bastavano mai, inoltre si concedeva cinque ore di riposo, di cui solo due di sonno. E di nuovo si ammalò...di una
malattia ignota ai dottori che lo stava portando alla morte.
Un giorno un rinomato fisico dichiarò che la medicina non
avrebbe potuto aiutarlo. Un sintomo era ipersensibilità agli
organi sensoriali: qualsiasi stimolo era amplificato a dismisura, una tortura che lo scuoteva ogni momento. Combatteva per guarire, per vivere e risolvere il problema della
corrente alternata, ma non riusciva a far niente.
Una vo l ta i sintomi diminuiti, migliorò velocemente e presto ritornò sui suoi progetti.
UN LAMPO DI GENIO! Nel febbraio 1882 si recò nel parco di Budapest con un amico, ex compagno di studi, tale
Szigeti. Uno degli hobby preferiti di Tesla era la poesia. La
malattia non aveva danneggiato minimamente la sua potenza mnemonica. Sapeva interi volumi a memoria, fra cui
“Faust”, di Goethe:
“Lo splendore si ritira, finito è il giorno di fatica;
Quello là si affretta, nuovi campi di vita esplorare;
Ah, che nessun’ala può sollevarmi dalla macchia,
Sopra le sue tracce da seguire, seguire elevandosi...”
Ed ecco che d’improvviso Tesla si volge verso il sole e si
blocca in estasi quasi mistica: “Guardami! Guardami inve rtirlo!”
Il suo amico non capiva. Era forse ammalato nuovamente?
Ancora non sapeva che Tesla riusciva a visualizzare gli oggetti davanti ai suoi occhi come fossero veri: “Non hai capito. Sto parlando del mio motore a corrente alternata. Ho risolto il problema. Non lo vedi qui di fronte a me, che gira silenziosamente? Vedi come il campo magnetico rotante
trascina l’armatura?”
Il prof. Poersch aveva torto quindi!
Tesla disse poi che doveva vivere per realizzarlo, in modo
che nessuno non sarebbe stato mai più sch i avo di lavo r i
pesanti. I due restarono alzati tu tta la notte a discutere di
quella favolosa idea.
Il problema era che il campo magnetico prodotto da correnti alternate cambiava così rapidamente quanto la corrente. Invece di produrre una fo rza motrice agitavano una
vibrazione inutile.
Finora si era usato un singolo circuito, perciò il motore sta ll ava subito ad un punto morto. Tesla invece usò due circuiti, ognuno con la stessa frequenza di corrente alternata,
ma nei quali le onde di corrente erano un passo avanti rispetto all’altro circuito gemello. Un concetto nuovo e fa ntastico!
Nel motore a corrente diretta un campo magnetico fisso
era ingannato da mezzi meccanici per produrre rotazione
in un’armatura, connettendo successivamente att r ave r s o
un commutatore ogni serie di bobine piazzate attorno alla
circonferenza di un’ a r m a tura cilindrica. Invece Tesla produsse un campo di forza che roteava nello spazio ad elevata velocità e che era in grado di rinchiudersi in un’armatura
che non richiedeva alcuna connessione elettrica. Il campo
rotante aveva la proprietà di trasferire, senza cavi att r averso lo spazio quindi solo tramite le loro linee di forza, energia alle bobine a circuito chiuso sul cilindro isolato, il che gli
permetteva di formarsi il proprio campo magnetico, che a
sua vo l ta s’inseriva nelle turbine magnetiche rotanti prodotte dalle bobine di campo.
Il più gran dilemma scientifico era risolto. Nei due mesi
successivi Nikola Tesla, eccitato per il suo nuovo “giocatt olo”, ebbe idee a raffica e fu in grado di migliorare ogni motore. Perfezionò il suo concetto con tre o più correnti alternate simultanee: il sistema ad energia polifasica era nato!
Incredibile ma vero, Tesla poteva costruire nella sua mente
macchine di varie dimensioni e materiali, ricordandone i
dettagli per settimane e simulando il loro funzionamento
era in grado di scoprirne pecche e svantaggi!
Purtroppo arrivò un contrattempo: la centrale telefo n i c a
appartenuta all’amico di famiglia, tale Puskas, fu ve n d u ta.
Ritornato a Parigi, raccomandò Tesla per un lavoro nell’establishment parigino. Il giovane ingegnere accettò con
e n tusiasmo: sarebbe stata un’occasione per lanciare la
sua invenzione.
Giunse a Parigi con pochi averi ma con la testa piena d’idee
basate sui campi magnetici rotanti. Con una tale scoperta
qualunque scienziato avrebbe mantenuto tu tto segreto
per prudenza, per non correre il rischio di farsi rubare il breve tto. Tesla invece era tutto l’opposto: ardente di annunciare la sua scoperta al mondo. Perché era per il mondo intiero che lui lavo r ava, pur sapendo quale fo r tuna si celava in
quel concetto. Come si può immaginare, Nikola Tesla era
un uomo magro quanto pulito, preciso, meticoloso...e
molto sicuro di sè. Indubbiamente una sicurezza ben fo ndata.
Tramite la raccomandazione di Puskas il venticinquenne ingegnere trovò lavoro presso la Continental Edison Company, una compagnia francese incaricata di costruire dinamo,
motori e di installare sistemi di illuminazione. Ottenne gli
alloggi di Bo u l evard St. Michel, ma di sera frequentava i
migliori ristoranti e bar parigini. Durante quel periodo stabilì contatti con molti americani all’interno di imprese elettriche. Qualunque ingegnere, se disponibile, poteva ascoltare Tesla illustrare le sue idee.
Eppure non c’era pericolo che un ingegnere senza scrupoli
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gli rubasse l’idea. Poiché nessuno era interessato, tranne il
Dottor Cunningham gli suggerì di fondare una compagnia
di produzione di massa.
Comprensibilmente era duro per lui continuare a lavo r a r e
su di una macchina primitiva, quando sapeva come crearne una più evo l u ta. Ma stavo l ta almeno era in ottima salute: si alzava alle cinque del mattino, si recava a piedi alla
Senna, nuotava per mezz’ora, poi andava a Ivry per lavo r are (ad un’ora di marcia!). Erano le sette e mezza quando si
r e c ava a far colazione. Il suo appetito non gli dava pace sino a mezzodì.
Alla Company divenne ispettore di revisione: il suo compito lo portava ad ispezionare installazioni elettriche in Fr a ncia e Germania, però non si accontentava di riparare i danni, anzi, studiava ogni caso meticolosamente fino al punto
di presentare un piano per migliorare le dinamo fabbricate
dalla Continental Edison Company. Riceve tte il permesso
di testare le sue idee su alcune macchine, ed ottenne un
pieno successo. Quindi gli fu richiesto di progettare dei regolatori, ed anche stavolta fu un successo.
Più tardi la compagnia incontrò dei problemi: la stazione
fe rr oviaria di Strasburgo, Alsazia, subì un incidente; ed ancora uno peggiore ne subì la neo centrale elettrica quando,
all’inaugurazione, un corto circuito fece esplodere una parete. Di conseguenza l’Imperatore William I la rifiutò.
Tesla fu inviato sul posto nei primi mesi del 1883 per effettuare le riparazioni: un compito per lui era facile, se non
fosse stato per il nastro rosso posto dal Governo tedesco
attorno all’installazione, donde evitare ulteriori problemi.
Una vo l ta il lavoro a buon punto, decise di impiegare il tempo libero costruendo un motore bifasico a corrente alternata. Si era portato da Parigi del materiale, inoltre trovò, presso la stazione di Strasburgo, un negozio di fe rr a m e n ta. Il
tempo passò ed il giovane ingegnere poté costruire il motore esattamente come l’aveva ideato. Ed infine lo testò.
La macchina funzionava a meraviglia! Quindi anche un motore trifasico avrebbe funzionato!
Sì, aveva ragione, ora possedeva una dimostrazione pratica della sua invenzione. Il suo metodi di lavoro si era dimostrato ottimale. Aveva ventisette anni.
Cosa fare quindi con il nuovo motore? La compagnia s’era
sempre rifiutata di ascoltarlo, però a Strasburgo s’era fa tto
molti amici, fra cui il sindaco Bauzin. Costui organizzò un
meeting dimostrativo con i più facoltosi cittadini: purtroppo anch’essi restarono indifferenti. In ogni modo il sindaco
gli suggerì che forse, a Parigi, il suo motore avrebbe trovato un’accoglienza migliore. Purtroppo la centrale incontrò
ulteriori ostilità, così Tesla fu costretto a trattenersi a Strasburgo fino alla primavera del 1884. Attendeva con ansia il
suo ritorno a Parigi: gli era stato promesso un compenso
extra se avesse concluso positivamente quel lavoro, per
non parlare delle dinamo migliorate e dei regolatori automatici. Forse con quel capitale avrebbe potuto costruire un
motore polifasico completo, da usare ovviamente per di-
mostrarne la superiorità sul motore a corrente diretta. Di ritorno, chiese subito del suo compenso, ma con una scusa
banale l’esecutivo signor Smith, colui che gli aveva assegnato il lavoro a Strasburgo, scaricò la responsabilità su di
un altro esecutivo, tale signor Brown. E così via, nessuno
gli diede il compenso promesso (ben venticinque mila dollari!). Alla fine Tesla abbandonò sia l’idea del compenso sia
il posto di lavoro presso la Company. Un manager della
stessa gli suggerì di trasferirsi a New York per lavorare con
lo stesso Edison. Così Tesla vendette quasi tutto per trasferirsi nuovamente, questa vo l ta a New York. Incredibile ma
vero, gli rubarono valigia e portafogli; i pochi soldi rimanenti bastarono appena a pagare il viaggio in treno. Sulla nave
gli fu difficile convincere gli ufficiali del suo guaio, ma almeno nessuno reclamò il suo posto, così poté restare. Scoraggiato e con pochissimi averi, capitò pure nel bel mezzo
di una rissa causata da un ammutinamento. Ma infine la
nave arrivò a NewYork.
A NEW YORK N i kola Tesla giunse in America nell’estate
1884 con quattro centesimi, qualche articolo e fogli di calcoli scritti da lui, un suo libro di poesie, la lettera del manager che lo raccomandava a Edison e l’indirizzo di un amico.
Si avviò a piedi alla ricerca della via, ma il poliziotto cui ch i ese indicazioni sembrava poco amich evole. Passando davanti ad un negozio, vide all’interno un uomo che tentava
senza successo di riparare una macchina elettrica. Allora
entrò e la riparò. Il proprietario vo l eva assumerlo, ma Tesla
rifiutò, ricavando venti dollari come compenso per il favore. Trovò poi l’amico e vi passò la notte.
L’indomani si recò agli Edison’s New York Headquarters,
poi in South Fifth Avenue. Grazie alla lettera di raccomandazione poté subito incontrare Thomas Edison: era un uomo che si era costruito una cultura scientifica sperimentando da solo; Tesla invece aveva ricevuto una va s ta istruzione ed “ancor peggio” prima calcolava e dopo metteva le
mani sui macchinari. Il contrario di Edison: quest’ultimo rise di fronte al progetto di corrente alternata! Ciononostante Tesla era raccomandato da un amico di Edison, ragion
per cui gli fu assegnato un piccolo posto di lavoro.
Anche stavo l ta la sua abilità si distinse, tanto da impressionare lo stesso Edison. In seguito ad un malinteso riguardo
dei presunti premi extra per dei miglioramenti alle dinamo,
Tesla se ne andò nella primavera 1885.
Durante quel periodo si guadagnò una buona reputazione
nei circoli ingegneristici, tanto che gli fu proposto di fo n d are una compagnia col suo nome. Un’occasione d’oro per il
suo motore? No, poiché i finanziatori intendevano ideare
dei sistemi d’illuminazione per le strade cittadine. In un anno Tesla portò a compimento questo progetto. Ed ancora
una volta fu ingannato ed espulso dalla compagnia, senza
aver ricevuto la somma di denaro dov u tagli. Ancora problemi finanziari. Dal 1886 al 1887 fece l’operaio in condizioni
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terribili. Eppure durante l’inverno 1887 attirò l’attenzione
del suo capo con i suoi racconti di invenzioni e speranze .
Questo superiore gli presentò il signor Brown, della Western Union Telegraph Company, il quale, insieme con un
amico, investirono nel progetto di Tesla: la Tesla Electric
C o m p a ny, con un laboratorio, dall’aprile 1887, alla 33-37
South Fifth Avenue, vicino alla Compagnia di Edison. Nonostante fosse ancora sconosciuto, la scintilla di genio gli
permise di farsi presto un nome. Nonostante il suo motore
fosse più complesso, Tesla seppe costruire ve l o c e m e n t e
parti di dinamo elettriche per dimostrare la sua teoria. Cos t ruì motori mono, bi e trifasici, persino quadri e esafasici.
Pochi mesi dopo l’apertura del laboratorio sottopose il motore bifasico all’attenzione del prof. Anthony, della Cornell
University, il quali dichiarò che il motore era efficiente
quanto il miglior motore a corrente diretta. Nikola Tesla lo
b r evettò il 12 ottobre 1887.L’Ufficio Breve tti insistette a dividere questo grosso breve tto in sette, perciò due gru p p i
di invenzioni furono archiviate il 30 novembre ed il 23 dicembre. E fu così che finalmente Tesla si fece notare, tanto che il 16 maggio 1888 tenne una conferenza presso
l’American Institute of Electrical Engineers. Era fa tta: era
divenuto il padre della corrente alternata!
Nei due mesi successivi il genio inve n t i vo di Tesla sfo r n ò
una moltitudine di invenzioni che fecero progredire il mondo intero: il suo motore a corrente alternata poteva tras m e ttere corrente chilometri e chilometri più lontano di
quello a corrente diretta, producendo sistemi bi e trifa s i c i
economici.
Difatti il vecchio sistema di Edison, con i cavi sott e rr a n e i ,
p r o d u c eva sensibili perdite energetiche durante il tragitto,
ed a volte l’elettricità non giungeva nemmeno a destinazione: con l’energia elettrica, composta da corrente e da vo ltaggio, si avevano le stesse perdite a qualsiasi voltaggio
d ovute alla resistenza...purtroppo aumentare la corr e n t e
c a u s ava un aumento esponenziale del calore disperso, visto che il vo l taggio rimaneva fisso. Ecco perché era un sistema ideale se usato localmente. Inoltre si produceva un
calo di corrente se il cavo era lungo.
Il sistema di Tesla, invece, consentiva di variare proporzionalmente corrente e voltaggio. Quindi era possibile aumentare il vo l taggio per trasportare la massima quantità di
c o rrente consentita dal cavo. Ed ecco che l’elettricità poteva essere distribuita velocemente ed economicamente,
non importava più se vi era una centrale di Edison nelle vicinanze o meno.
LA VENDITA DEL MOTORE A CORRENTE ALTERNATA
Tesla era un visionario, oltre che un genio. Desiderava continuare i suoi esperimenti, piuttosto che fondare una compagnia di produzione di motori a corrente alternata.
Ma c’era un altro problema: il motore di Tesla era riconosciuto come rivoluzionario, però quello di Edison era già
diffuso come uno standard.
Dopo la sua conferenza presso l’AIENY, George Westinghouse (nato nel 1846), capo della Westinghouse Electric
House divenne interessato nel sistema di Tesla. Era un altro visionario. Un mese dopo la conferenza, prese conta tto
con Nikola Tesla per contrattare la ve n d i ta dei breve tti: un
milione di dollari per il pacchetto (ben quaranta!), più un
dollaro per cavallo come royalty!
Fu così che Tesla si trasferì a Pittsburg, generosamente pagato, con il grado di consulente per le applicazioni commerciali. Sicuro di cavarsela in un anno, incontrò svariati
problemi generati da conflitti di pensiero con gli ingegneri.
Ragion per cui se ne andò, nonostante Westinghouse gli
offrì ve n t i q u a ttro mila dollari l’anno più un terzo dei guadagni. Lo sviluppo del progetto dove tte proseguire senza di
lui.
Nei quattro anni sviluppò altre idee per il motore a corr e n t e
alternata che sfociarono in quaranta brevetti.
Intanto la Westinghouse espanse il proprio volume di affari
per poi cadere in un periodo di depressione. I due concorrenti più pericolosi, la Thomas-Houston Company e l’Edison General Electric Company, si fusero nella General
Electric Company. Allora anche la Westinghouse dove tte
cercare fusioni per stare al passo: con la U.S. Electric Comp a ny e la Consolidated Electric Light Company, fu fo n d a ta
la Westinghouse Electric and Manufacturing Company. I finanziatori insistettero a cancellare l’accordo per le royalties di Tesla, considerandolo uno spreco pericoloso durante una fusione industriale. Westinghouse era leale e si battè in favore, ma alla fine fu messo alle corde. Così fece
visita a Tesla per esporgli il problema. Quest’ultimo, riconoscente all’imprenditore per aver creduto in lui, cestinò
volontariamente il contratto. Quel che contava per Tesla,
era poter dare al mondo la sua invenzione.
Anni dopo, questo accaduto porterà di nuovo Tesla ad una
crisi finanziaria, che gli impedirà di sviluppare le sue idee e
che lo porterà ad uno stato di povertà costante.
Nel 1889 Tesla lasciò quindi Pittsburg per tornare al laboratorio newyo r kese. Aveva trentatré anni, ed aveva appena
ricevuto un milione dalla Westinghouse per le sue inve nzioni, di cui la metà andò al suo socio Brown. Ora vo l eva
aumentare la frequenza del campo magnetico rotante ed
osservare quello che sarebbe successo. Contando sulle
r oyalties, era sicuro che avrebbe sempre avuto fondi per
vivere, quindi avrebbe potuto dedicarsi ai suoi esperimenti. Carpire i segreti dell’universo era possibile solo ad uomo così dotato, ecco il Tesla sicuro di sè.
Già prima, Maxwell e Herz studiarono le onde elettromagnetiche, concludendo che esistevano molte altre freq u e n ze oltre le onde della luce visibile. Quali effetti av r e bbero prodotto?Aumentando le vibrazioni elettriche sino al-
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la frequenza della luce, avrebbe potuto produrre una lampadina più efficiente di quella di Edison (lampada incandescente).
Per lo scopo eliminò il ferro dai trasformatori ed inve n t ò
due bobine (di Tesla, appunto) immerse in un’olio senza atmosfera per isolare l’apparecchio. Oltre queste frequenze,
ci vo l eva un altro tipo di generatore: una dinamo a moto alterno. Con questo riuscì ad ottenere venti mila oscillazioni
il minuto, grazie alla costante velocità di sessanta cicli e ad
un motore sincrono. Capì il ruolo di capacità e induzione,
oltre a comprendere che gli effe tti si accumulavano: un
condensatore fornisce capacità, ed una bobina di cavo l’induzione. Un condensatore è composto da due piastre metalliche parallele, separate da un piccolo spazio di materiale isolante. Ogni piastra è connessa ad entrambi le terminazioni dell’induzione di corrente. La combinazione
bobina-condensatore e la corrente sono sintonizzate l’una
con l’altra. La corrente scorre nel condensatore sino a caricarlo completamente, poi scorre elasticamente nella bobina d’induzione, che immagazzina l’energia per costruirsi il
proprio campo magnetico. Quando la corrente smette di
s c o rrere nella bobina, il campo magnetico collassa e restituisce alla bobina l’energia usata prima per costruire il
campo magnetico. Di conseguenza la corrente ricarica il
condensatore il quale sarà pronto a ripetere il processo.
Ciò deve esser sintonizzato con il ciclo di corrente alternata.
Fu così che Tesla poté produrre impressionanti effetti di risonanza. Poi, ispirandosi ad una scoperta di Lord Kelvin del
1856, fu in grado di far svuotare una piastra in modo che la
corrente nell’altra cerchi di riempirla, e così avanti finché
l’energia immagazzinata non è usata da potenti perdite
d’attrito. Tesla annunciò il calore prodotto sul corpo da correnti ad alta frequenza nel 1890, proponendone uso terapeutico. Presentò le scariche prodotte dalle sue bobine
presso l’American Institute of Electrical Engineers al Columbia College nel 1891.
E dopo la sua conferenza divenne celebre...up bel giova n e
timido di trentacinque anni, scapolo, con un milione di dollari in tasca.
Come si può immaginare, Nikola Tesla vo l eva soltanto continuare i suoi esperimenti, in particolare la trasmissione
d’energia senza cavi, un nuovo tipo d’illuminazione e la trasmissione di informazioni senza cavi.
Grazie alla conferenza del 1891 Tesla divenne una personalità celebre ma soprattutto importante. Era l’ospite d’onore
ovunque.
Infine accetto l’invito delle comunità scientifiche europee
a per una conferenza. Ogni occasione significava per Tesla
nuovo materiale da testare almeno venti volte per un discorso di due o tre ore pieno di informazioni. In pratica, un
evento impedibile per qualsiasi scienziato. Nel 1892 tenne
una conferenza presso la “ I n s t i tution of Electrical Engeneers in London”, poi presso il “Physical Society” a Parigi, poi
al “International Society of Electrical Engeneers”. Nel 1892
“Experiments with Alternating Currents of High Potential
and High Frequency” descriveva molte invenzioni della nostra era moderna fra cui il neon ed il tubo elettronico sensibile, premessa della radio. Durante il soggiorno a Parigi ric eve tte un telegramma, nel quale gli si comunicava che
sua madre era gravemente ammalata. Ragion per cui si
precipitò a Gospic per farle visita. E la notte stessa, dopo il
suo arrivo, lei spirò. Subito dopo si ammalò per molte sett imane, dopodiché vece visita alla sorella Marica a Plaski, infine si recò a Budapest ove fu accolto come eroe nazionale.
Decise quindi di mettere un termine alla gloria che gli aveva tolto tempo prezioso ai suoi esperimenti. Si ritirò
all’“Hotel Gerlach”.
La prima applicazione del suo motore polifasico avve n n e
alla “Chicago World’s Fa i r, the Columbian Exposition”. Durante la stessa Tesla ebbe un suo stand per mostrare le ultime invenzioni: per smentire Edison, fece att r aversare il
suo corpo da una scarica di un milione di volt!
Poi si presentò una possibilità d’oro per il suo motore: utilizzare le Cascate del Niagara per produrre energia elett r ica. Il premio era di tremila dollari per il miglior progetto, tu ttavia nessuno di questi fu soddisfacente. E Westinghouse
non era interessato al progetto. Però i generatori idroelettrici furono giudicati idonei, e siccome la corrente doveva
viaggiare a New York ed a Buffalo, il motore polifasico di Tesla fu il più idoneo. La Westinghouse e la General furono
incaricate dei lavori nel 1893. Fra il 1895 ed il 1896 entrambe le Compagnie terminarono i lavori.
Nel 1888 però il Prof. Galileo Fe rraris, dell’Università di To r ino, dimostrò sperimentalmente che l’uso del cilindro magnetico di fe rro interferiva col funzionamento della macch ina, per un’efficienza del 25%, contro il 95% di Tesla. La
stampa specialistica londinese ospitò altri articoli contro il
motore di Tesla. Fo r tu n a tamente si trattava di incomprensioni, presto chiarite da altri scienziati, e la diatriba si concluse nel 1892. Altri giunsero sulla scena dichiarando di
aver effettuato miglioramenti sulle invenzioni di Tesla, ma
sempre si trattava di approfittatori.
DI RITORNO AL SUO LABORATO R I O Dopo il tour europeo ed americano, Nikola Tesla decise di troncare ogni att ività sociale. Era il 1893.
Pieno di vigore, si mise di nuovo al lavoro, stavo l ta sulla trasmissione senza cavi, ed il 22 luglio 1894 dichiarò all’editore Arthur Brisbane che aveva ideato un oscillatore che trasmett eva onde, tramite l’atmosfera, in grado di far reagire
una bobina selett i vamente, mentre altre centinaia rimanevano inerti. Doveva solo trovare quante oscillazioni il secondo avve n i vano con l’elettricità terrestre, per poi sinto-
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nizzare la sua macchina sulla stessa frequenza.
L’ i nverno successivo costruì una trasmittente ed una ricevente, i quali funzionarono bene nel laboratorio e in alcuni
punti della città. La primavera successiva, finiti i perfezionamenti, avrebbe testato il sistema su lunghe distanze.
Purtroppo avvenne un fa tto gravissimo: il tredici marzo
1895 un incendio divampò nottetempo, così che tutto il laboratorio e tutto ciò in esso contenutovi, andò distru tto.
Niente assicurazione, quindi perdita totale…
La Tesla Electric Company aveva investito tutto nel laboratorio, ed il milione ricavato dalla ve n d i ta del motore a corrente alternata era quasi finito. Riceveva qualche roya l t i e s
dalla Germania, appena sufficienti per vivere.
Il signor Adams, del gruppo Morgan (compagnia che aveva
sviluppato la stazione idroelettrica alle Cascate del Niagara), propose a Tesla la fondazione d’una nuova compagnia,
nella quale Adams avrebbe sottoscritto centomila dei cinquecento dollari, stock della compagnia.
E fu così che Tesla trasferì il nuovo laboratorio al 46 East
Houston Street, riiniziando gli esperimenti nel luglio 1895.
Adams pagò quarantamila dollari per la prima installazione.
Interessato al lavoro dell’inventore, spendeva molto tempo con lui nel laboratorio. Rimase molto impressionato dal
sistema di trasmissione senza cavi, allora decise di investirvi di più. Propose di far entrare suo figlio nell’affare. Ciò
avrebbe significato per Tesla un’alleanza con il “Morgan Financial Group”, lo stesso che guidava la “General Electric
C o m p a ny”e che permise la realizzazione della “Waterside
Station”.
Stupidamente, Tesla rifiutò l’offerta.
Lo stesso, ora disponeva di quarantamila dollari per i suoi
esperimenti. Potè lavorare in pace per altri tre anni. Ci vo l l e
un anno per sistemare il laboratorio, anche perché aveva
bisogno di pezzi speciali che andavano fabbricati, ma nella
primavera 1897 era tutto sistemato.
Ora avrebbe potuto testare il sistema di trasmissione senza cavi su lunghe dista n ze. Il due settembre 1897 breve ttò
il sistema.
Tesla poté persino sintonizzare diverse bobine che appena
una era accesa anche le altre s’accendevano, producendo
lampi luminosi. Ecco di nuovo la trasmissione senza cav i .
In seguito fu in grado di produrre tubi nei quali un corpo solido era reso incandescente, tubi nei quali materiali fluorescenti producevano luce, tubi in cui gas rarefa tti dive n i vano luminosi e tubi in cui la luce era prodotta da gas a pressione ordinaria, sempre facendo passare correnti ad alta
frequenza nei tubi.
Intuì che esistevano particelle che bombardavano la Terra e
frequenze non visibili all’occhio.
Grazie a ciò, in seguito il suo genio gli permise di scoprire i
raggi cosmici, la radioattività artificiale, letali raggi di particelle elettrificate, il microscopio elettronico ed i raggi X.
Molte altre invenzioni si susseguirono. La polizia era ormai
abituata ai suoni ed alle luci che prove n i vano dal laboratorio di Tesla, eppure in un’occasione provocò un terr e m o t o .
Nel 19 00, sul “ C e n tu ry Magazine” di giugno, dichiarò persino che aveva concepito degli automi. Questi erano sintonizzati su personali frequenze. In pratica, come la radio! E
da qui partirono le navi ed i missili radiocomandati usati durante la Seconda Guerra Mondiale.
DI NUOVO SENZA FONDI Di nuovo, Tesla si trovò senza
soldi. Tutti i fondi della Tesla Company erano stati spesi. Il
laboratorio non gli bastava più, vo l eva condurre esperimenti su grande scala. Nel laboratorio di Houston Street
c o s t ruì un oscillatore che produsse ben quattro milioni di
volt!
L’amico Craw ford, della Simpson & Craw ford, gli prestò
diecimila dollari, Leonard E. Curtis della Colorado Springs
Electric Company, gli offrì di installarsi a Colorado Springs,
ove avrebbe avuto spazio e materiale a iosa. Il Colonnello
John Jacob Astor gli offrì invece trentamila dollari. Tesla
giunse a Colorado Springs nel 1889.
J. Pierpont Morgan, il grande finanziere, si interessò molto
al lavoro di Tesla tanto che gli offrì centocinquanta mila dollari, più altri contributi negli anni successivi. Era il 1900.
Con il nuovo secolo, i suoi esperimenti di trasmissione
senza cavi trovarono finanziatori. Il designer Sta n ford White della East Orange si offrì di costruire la torre Wordenclyffe per le trasmissioni, un Sistema Mondiale che sfru ttava
la conduttività dell’alta atmosfera per come un trasmett i t ore planetario!
Purtroppo questo progetto fallì per mancanza di apertu r a
mentale, in quanto non avrebbe più permessi di far pagare
la bolletta, escludendo pure le industrie che fabbricavano i
cavi.
Fra il 1902 ed il 1906 costruì una macchina a vapore talmente piccola da stare in un cappello, e nel 1910 ne costruì
un’altra più grande che sviluppava cento cavalli. Fu poi costruita dalla Allis Chalmers Manufacturing Company di Milwaukee.
Nel 1915 Marconi fece causa a Tesla per la paternità della
radio, ma quest’ultimo dimostrò che la sua radio era differente e più potente.
RICONOSCIMENTI, SEMPRE PROBLEMI FINANZIARI
Nel 1912 sia Tesla che Edison erano stati proposti per il Nobel per la fisica. Tesla lo rifiutò, in quanto lui si riteneva uno
scopritore, Edison era invece un inventore, inoltre tre anni
prima il Nobel era andato a Marconi. Due suoi rivali erano
troppo offensivi per lui. Nel 1917 Tesla fu nominato per ric evere la Medaglia Edison dall’American Institute of Electrical Engeneers. Stavolta non avrebbe rifiutato grazie all’insistenza di Behrend, presidente della commissione e
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amico di Tesla.
frequenza è udibile dal cervello, difa tti fu udito un ronzio
durante l’esperimento.
Le invenzioni di Nikola Tesla rich i e d evano fondi ingenti di
cui non disponeva: non rive l ava mai nulla delle sue scoperte sino a quando non aveva depositato il brevetto, ma per
quello vo l eva costruire un modello funzionante prima, purtroppo per lui non aveva mai fondi. Un esempio è il raggio
della morte.
In occasione della cerimonia di compleanno del 1938 all’Hotel New Yorker, Tesla descrisse brevemente la combinazione della trasmissione senza cavi col raggio della morte,
aggiungendo di aver trovato il mezzo per le telecomunicazioni interplanetarie!
Nel secondo, la concezione di un’arma letale in grado di
modificare la ionosfera. L’installazione principale si trova a
Gakona, nei pressi d’Anchorage, Alaska, ma n’esistono anche in Norvegia ed a Porto Rico. L’ideatore di HAARP, il
prof. Bernard Eastlund, si è ben documentato: difa tti nel
breve tto 4.686.605 chiamato “Metodo ed Apparecchiatura
per l’Alterazione di una Regione dell’A t m o s fera, Ionosfera
e/o Magnetosfera Te rr e s t r e” vi è una sezione di rife r i m e nto alle idee originali. Si citano articoli del 1915 e del 1941,
ma l’unico a poter scrivere su quest’argomento era proprio Tesla. Non è tutto: vi è persino una tecnologia tesliana
definita “ The Shield” (“Scudo”) in grado di fermare qualsiasi oggetto proveniente dal cielo, e guarda caso, ancora
gli USA possiedono un progetto denominato “SDI” (“Strategic Defense Initiative”), noto anche come “Scudo Stellare”! Già nel 1915 il “ N ewYork Times” lo definì lo “scudo di
Thor”.
Nikola Tesla era un uomo fuori del comune. Pare che, pur
non credendo nello spiritismo, ritenesse i fenomeni psich ici reali. Due giorni prima di morire, mandò un fa ttorino a
consegnare una lettera per Mark Twain. Non trovando l’ind i r i z zo, scoprì che la via aveva cambiato nome ed anche
che lo scrittore era morto da venticinque anni. L’ i n d i r i z zo
fantomatico era quello del primo laboratorio di Tesla Lui invece era convinto che l’amico era stato con lui per un’ora la
scorsa notte, confidandogli certi problemi economici!
I nvece era sempre lui stesso ad averne. Stanze di hotel
mai pagate e mancanza di fondi per costruire le sue geniali
i nvenzioni non furono mai in grado di scoraggiarlo. Nonostante un onorario annuale di settemila duecento dollari
l’anno da parte del Governo jugoslavo come patrono del
Tesla Institute, la sua generosità ed il fa tto che gli importasse solamente delle sue invenzioni, lo portarono in ogni
modo a addebitarsi.
Fisicamente debole ma mentalmente attivo, trascorse il
1942 a letto. Nessuno poteva entrare a disturbarlo. Morì la
notte del sette gennaio 1943.
Il funerale avvenne alla Cathedral of St. John the Divine il
dodici gennaio, alle sedici, ed il corpo fu cremato e posto al
Fernecliff Cemetery ad Ardsley, NewYork.
CHE N’E` STATO DELLE CARTE DI TESLA? Subito dopo
la sua morte, gli appunti di Tesla furono confiscati dal FBI,
mentre altri furono portati a Belgrado. Le sue scoperte furono utilizzate per scopi militari, in particolare per il “Philadelphia Experiment” e per “HAARP”.
Nel primo; due campi magnetici rotanti, posti su una nave ,
avrebbero permesso, nel 1943, un esperimento di teletrasporto conclusosi tragicamente con la morte di alcuni
membri dell’equipaggio e con il sopraggiungere di patologie schizofreniche in altri. Oggi sappiamo che la Risonanza
Magnetica Nucleare a fasce ELF influisce sul cervello. Tale

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