Civiltà e “culture “ della Montagna

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Civiltà e “culture “ della Montagna
Organizzare e condurre una
escursione con valenze culturali
La vita negli insediamenti alpini
Scuola Regionale di Escursionismo
CAI Lombardia
Aspetti da considerare:
• Scelta dell’itinerario: camminare per “vedere” e
“capire”. Tempi giusti (!!) luoghi interessanti e
particolarità (meglio itinerari circolari)
• Conoscenza basilare della storia dei luoghi, delle
popolazioni e della cultura delle regioni di montagna
• Cercare di illustrare i punti di interesse (P.O.I.) lungo
il percorso in maniera coinvolgente e non pedante.
Avvalersi eventualmente di esperti del posto di provata
capacità …o in grado di interessare con esperienze e
conoscenze particolari…
• Non trascurare l’aspetto della montagna viva e
attuale, non fermarsi solo alla montagna “museo”
Riferimenti per la conoscenza di base:
Capitolo 4: Etnografia e
insediamenti umani nelle alpi
Il CAI ha , tra le sue
missioni fondamentali:
“la promozione di
iniziative di formazione
di tipo etico-culturale,
di studi dedicati alla
diffusione della
conoscenza
dell’ambiente montano
e delle sue genti nei
suoi molteplici
aspetti…della
conservazione della
cultura alpina.
Quale punto di vista ?
Noi osserviamo l’ambiente e la vita della montagna
con gli occhi della cultura metropolitana..
“l’idea stessa di passeggiata in montagna era difficile da
concepire per un montanaro. La passeggiata, quando la si
faceva, non si faceva certo in montagna. Cosa si sarebbe
andati a fare ?
I primi turisti, erano visti come persone un po’ strane, che
avevano molto tempo da perdere, degli “inglesi”…
(da A. Bétemps – la vita negli alpeggi valdostani )
Di fatto, per le popolazioni alpine, “andare in
montagna “ ha sempre coinciso con il salire
all’alpeggio (per lavorare…)
La presenza dell’uomo in montagna risponde
storicamente ad una triplice esigenza:
1. Vita e lavoro nelle “terre alte”, stanziale o
stagionale, in collegamento con il fondovalle e la
pianura, spinta da necessità economiche volte
allo sfruttamento delle risorse offerte dal
territorio
2. Libera espressione della propria cultura o
sovranità territoriale (valli valdesi,comunità
di Fassa, area walser )
3. Passaggio o controllo delle terre alte per
scopi commerciali (legali o illegali ) politici
o bellici. Oggi turistici…
Occorre ricordare che….
…Contrariamente a quanto suggeriscono alcuni
stereotipi alquanto diffusi sull’immobilismo
e sull’arretratezza delle Alpi, la montagna è
sempre stata …in movimento. La mobilità di
vasto raggio costituisce infatti una
componente essenziale della società alpina.
Nel corso dei secoli la transumanza e le
migrazioni periodiche hanno assicurato
l’articolazione delle vallate con la pianura,
con le metropoli, con regioni anche lontane…
Ben lontani dall’immagine
tradizionale di comunità di
montagna chiuse ed
arretrate, molti villaggi di
alta quota erano il perno di
sistemi di mobilità che
interagivano con spazi
lontani. La struttura sociale
di queste comunità era
centrifuga…
(Dionigi Albera )
Esiste nell’arco alpino
una cultura comune della
“soluzione dei problemi”
finalizzata al modo più
vantaggioso possibile di
sfruttare il territorio e
di affrontare le
difficoltà del quotidiano,
con radici antiche e
consolidate
Tecniche e conoscenze della gente di
montagna…
• Costruzione e manutenzione di abitazioni,
stalle, fienili, casere,ripari, luoghi di culto
• Tecniche e abilità nella lavorazione del legno,
della pietra e delle fibre vegetali, per
costruzioni, usi agricoli, attrezzature, oggetti
ornamentali
• Tecniche di canalizzazione di acque reflue e
irrigue e di controllo della stabilità dei
terreni impervi; di corretta gestione
stagionale dei pascoli
• Tecniche di coltura boschiva e alimentare
• Tecniche di apertura e manutenzione di
sentieri, mulattiere, valichi
Vita e lavoro in montagna
La stalla e il prato
erano le fonti di
sostentamento, e nel
mezzo, tra stalla e
prato, tra mucche e
fieno, c’erano tutta la
vita e tutta la fatica di
quella gente”
da
“Pane e Curtèll”
A.D.P. Sarzo Valle Intelvi
Cultura della malga
La cultura della malga e
dell’alpeggio ha
caratteristiche comuni in
tutto l’arco alpino e
appenninico.
Si fonda su conoscenze
ancestrali che riguardano
l’allevamento del bestiame, la
trasformazione e
conservazione dei prodotti
derivati (lattiero-caseari,
carni, prodotti tessili ), le
tecniche più vantaggiose e
redditizie per la tenuta dei
pascoli.
Per malga si intende non solo l’edificio destinato alle
lavorazioni di alpeggio, ma anche i terreni e pascoli di
competenza, le lavorazioni lattiero-casearie, il bestiame,
le attrezzature.
L’alpeggio avviene attraverso passaggi a quote
successive, dalla partenza in valle fino a quote massime
di 2500-2700 m.
In alcune zone , i toponimi identificano esattamente i
successivi passaggi della monticazione (Malga di sotto,
di mezzo, di cima,Prim’Alpe-second’alpe ecc.). Il
maggengo identifica i pascoli intermedi, primaverili,
solitamente di media quota, di primo sfalcio.
Gli alpeggi del territorio appenninico sono sfruttati
prevalentemente da ovini, a differenza di quelli alpini.
• L’alpeggio a quote basse o intermedie di solito veniva
utilizzato per il pascolo dei capi di bestiame di proprietà
della famiglia.
• Per il pascolo nelle malghe a quote più elevate, il bestiame
viene affidato ai malghesi o malgari, allevatori di
“professione” per la monticazione.
L’organizzazione della malga prevede storicamente diverse
figure alle quali venivano affidati diversi compiti (casaro,
capraio, “famegio” )
In Valle d’Aosta il periodo
dell’alpeggio va tradizionalmente
dal 15 giugno (S.Bernardo) al
29 settembre .
I periodi della monticazione
dipendono anche dall’andamento
metorologico della stagione…
Originariamente il termine “malga”
indicava una mandria (di bovini o di ovini
) e si ricollegava alla radice originaria
della parola latte (melken, milk )
I prati rappresentavano (e
rappresentano ) la maggiore
ricchezza per la malga: occorre
tenere conto che in montagna non
si riesce ad ottenere più di 3
sfalci di erba, mentre in pianura
(p.es. nelle marcite padane ) anche
7-8 sfalci.
Di conseguenza, la conquista e il mantenimento dei pascoli
liberi da vegetazione invasiva e difesi da frane o smottamenti,
ha rappresentato uno dei cardini dell’economia montana. La
possibilità di mantenere il bestiame dipendeva solo dai
pascoli…e dal lavoro umano
La fienagione è tuttora una attività
fondamentale negli insediamenti
montani: falciare, rivoltare e
raccogliere il fieno in “mede” o
“mete” (covoni ) per l’essiccamento
sono attività che coinvolgono tutta
la famiglia…
Donne all’alpeggio – il caso di PREMANA
• L’alpeggio di sussistenza, o domestico, spesso è
stato affidato alle donne della famiglia
• Nella Premana (Valsassina) del XVIII secolo il terreno
coltivabile era scarsissimo, poco fertile, e spesso
soggetto a dilavamenti. Le coltivazioni tradizionali
(grano saraceno, segale, castagne ) garantivano viveri
per non più di 2 mesi all’anno.
• Gli uomini erano pertanto costretti all’emigrazione
per il lavoro nelle forge e fucine o come fabbri (le
miniere locali impiegavano manodopera forestiera ), e
alle donne veniva lasciata la cura dell’alpeggio del
bestiame di proprietà
Le “vicinie”
Questo modello di organizzazione sociale
e amministrativa, molto diffuso nelle valli
lombarde e simile alle “Regole” del Cadore
o alla “comunità” di Fiemme, aveva lo
scopo di attribuire la gestione di campi,
pascoli e altre risorse del territorio, in
primo luogo alle famiglie originarie del
posto, escludendo i “foresti” e gli
immigrati di recente. Probabilmente di
derivazione germanica è testimoniato in
Lombardia fino dai primi decenni dell’anno
1000 ed è sopravvissuto in alcuni enti fino
ai giorni nostri.
Tipiche strutture della vicinia erano il mulino, la
taverna, il torchio, la “razzica” o “rasega”
(segheria) e il forno
L’agricoltura di montagna
Basata su coltivazioni resistenti alle
intemperie, con poche esigenze e breve ciclo
vegetativo…ma anche con bassa resa
rispetto alle coltivazioni di pianura:
Cereali e assimilabili: segale,frumento
orzo,farro e spelta, grano saraceno,
avena…mais
Patate
Piante da frutto: castagna, mele, vite
Erbe da foraggio e medicinali; apicoltura
In tempi recenti: piccoli frutti
Boscaioli e falegnami
La capacità di produrre e
riparare manufatti come
attrezzi, parti di costruzioni,
palificazioni e recinti, canali e
abbeveratoi, presuppone la
conoscenza profonda delle
proprietà delle diverse essenze
(per esempio, salice , betulla e
nocciolo per le gerle e le ceste,
abete per mastelli e zangole,
ontano per le suole e le caspe,
larice per le scandole, le travi
delle abitazioni, le vasche e le
gronde; frassino e carpino per i
rastrelli con manici di abete e
per le cavezze delle mucche;
acero per le parti di attrezzi
vari; cirmolo per le sculture e
gli intagli)
Il duro lavoro del carbonaio (carbuner )
I segni più frequenti di
questa attività sono gli aiàl,
gli spiazzi coperti di terra
annerita dal fuoco in cui
veniva preparato il poiàt,
mucchio di legna a forma
conica ricoperto di zolle e
terriccio in cui il processo di
lenta combustione in assenza
di aria avveniva nell’arco di
alcuni giorni.
Spesso il carbone veniva
prodotto direttamente dal
fabbro (“ferèr” ) nelle
adiacenze della sua casaofficina
Lo sfruttamento minerario
Miniere di rame e
di ferro erano già
aperte in epoca
preistorica in vari
siti di vallate più o
meno nascoste
Durante l’impero Romano lo sfruttamento delle miniere di
montagna e dei vicini valichi divenne indispensabile ; dopo
l’anno mille riprese l’attività estrattiva in tutto l’arco
alpino, e successivamente venne incentivata dalle signorie e
dalla Repubblica di Venezia. Il massimo sfruttamento si è
avuto nel XVIII secolo
La casa “alpina “
Fienile in legno a “ blockbau”
Tabià a “blockbau”
Case walser ad Alagna
Casa alpina di paese (val
Camonica)
Mulini (Curiglia-Monteviasco)
I “càrden” della Valchiavenna (stalla+ fienile o deposito
per castagne o attrezzi, talora anche abitazione )
Interno originale di un “càrden “
Case di Viso (Ponte di Legno) – m 1753 –insediamento di
alpeggio con casere
Gli scritti sugli stipiti delle
porte sono una caratteristica
molto varia nell’arco alpino; in
sud Tirolo e Svizzera si
usano le cifre dell’anno
intercalate dall’acronimo CM-B (Christus Mansionem
Benedicat ) aggiunte il 6
gennaio…In altre zone si
identifica il mastro
costruttore con le iniziali e
la sigla F.F.(“fieri fecit” )
Sono espressione della
necessità, profondamente
radicata, di identificare e
“marcare “ il proprio mondo,
caricandolo di significati
beneaugurali
Nel villaggio d Frantse ( Val d’Ayas), un gruppo di architetti e
studiosi di costruzioni rurali ha calcolato in 200 alberi (!) la
necessità di elementi lignei per realizzare una casa alpina di
medie dimensioni
Le architetture dell’alpeggio
sopravvivono ai secoli con
strutture molto interessanti, che
comprendono ricoveri , casere e
depositi per il latte
Baite dell’alpe presso il passo di
Barbacan – Sentiero Roma
Gli insediamenti alpini: Monteviasco
Il paese della Veddasca in epoca napoleonica
contava quasi 500 abitanti; attualmente i
residenti sono 12…
Il paese, a quota 950 m, non è raggiunto da strade,
ma solo da una lunghissima gradinata…
Gli insediamenti alpini: Savogno
Il paese è raggiungibile
solo con una mulattiera
di quasi 2900 gradini,
partendo dal fondovalle
(Prosto di Piuro), in
corrispondenza delle
spettacolari Cascate
dell’Acqua Fraggia. La
quota è simile a
Monteviasco (930 m )
L’abitato di Savogno è
aggrappato al versante
orografico sinistro della valle in
posizione apparentemente
impervia, ma in realtà favorevole
dal punto di vista climatico.
L'uomo, nel corso dei secoli, ha
sfruttato favorevolmente le
risorse offerte da questi luoghi,
terrazzando i pendii per
ottenere maggiori superfici
coltivabili a cereali, vite e
foraggio, canalizzando l'acqua
del torrente e mantenendo il
bosco a coltivazione del
castagno.
Caratteristiche le costruzioni di
ricoveri, stalle e fienili e di un
torchio comune per la
vinificazione (1706).
L’attenzione per l’igiene è
evidente anche tra le case di
Savogno e Dasile, con netta
separazione tra abitazioni e
stalle, testimonianza anche di
una certa agiatezza delle
popolazioni (più evidente a
Savogno) che potevano godere
dei frutti degli estesi pascoli
fino al territorio svizzero.
Gli insediamenti
alpini: S. Antonio
di Corteno Golgi
Posto a circa 1130 m di
altitudine, il borgo è
ancora abitato da circa 20
persone; raggiunse la
massima prosperità tra
XVIII e XIX secolo,
grazie allo sfruttamento
minerario e boschivo del
territorio (località
Brandet; località Fucine,
segheria veneziana )
Nei secoli precedenti la valle di
Corteno, geograficamente e
cuturalmente vicina alla
Valtellina, aveva rappresentato la
porta di ingresso di eserciti e
conquistatori (longobardi, Carlo
Magno, mercenari Ungari ) e dal
XII sec. il paese era stato legato
alla diocesi bresciana; per circa 3
secoli (in epoca veneziana ) la
relativa prosperità e tranquillità
venivano spesso interrotte da
atti violenti e scorrerie sul
confine ; furono numerosi inoltre
fatti di sangue con i confinanti
scalvini per il possesso dei pascoli
Il soprannome
(scotüm) degli
abitanti di
S.Antonio è
“salvadech “
Gli insediamenti alpini:
Arnosto
La struttura del paese è di
tipo rurale-residenziale,
con attenzione alle
costruzioni e ai particolari
in pietra, molto differenti
dalle architetture alpine in
legno…e dalla provvisorietà
visibile in altre località.
Qui l’insediamento era
fondamentale per il
controllo del territorio…lo
sviluppo del nucleo si è
avuto tra il XVI E XVII
secolo
• Caratteristico per le
case a schiera divise
in tre agglomerati,
Arnosto si trova a
poco più di 1000 m di
altitudine, lungo un
antico tracciato viario
in prossimità del
confine tra la
Repubblica di Venezia
e Milano, come
testimonia l’edificio
detto della “dogana”
La necessità della
Repubblica di Venezia
di controllare il
territorio di confine
con il Ducato di Milano,
si concretizzò in
agevolazioni e
protezione alle
popolazioni della valle
Imagna (1427-1797)
Allora, cosa è la “cultura alpina” ?
“…è quel patrimonio di conoscenze che ha solo chi ancora
oggi continua a vivere (e a sopravvivere) in montagna.
… una dote di esperienze tramandata di generazione in
generazione, esperienze fondamentali per poter vivere in
modo autosufficiente in alta quota.
Cultura alpina è conoscere e interpretare il tempo
meteorologico, sapere dove scendono le valanghe, come
riparare un sentiero e la propria casa, come tenere pulito
un bosco, come coltivare gli appezzamenti, come allevare
il bestiame, come ricostruire muretti a secco crollati. Ma
è anche ovviamente sapere la storia del proprio villaggio,
conoscere i nomi dei luoghi, sapere andare in montagna …
(da Piero Carlesi )
Grazie per l’attenzione !