Maria-Luisa Rigato INRI Il titolo della Croce

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Maria-Luisa Rigato INRI Il titolo della Croce
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Maria-Luisa Rigato
I.N.R.I. Il titolo della Croce
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Collana BIBLICA
J.-L. SKA, Introduzione alla lettura del Pentateuco.
Chiavi per l’interpretazione dei primi cinque libri della Bibbia
J.-L. SKA, La strada e la casa. Itinerari biblici
L. MAZZINGHI, «Ho cercato e ho esplorato». Studi sul Qohelet
I volti di Giobbe. Percorsi interdisciplinari, a cura di G. MARCONI – C. TERMINI
R. MEYNET, Morto e risorto secondo le Scritture
J.-L. SKA, Abramo e i suoi ospiti. Il patriarca e i credenti nel Dio unico
Chiesa e ministeri in Paolo, a cura di G. DE VIRGILIO
C. D’ANGELO, Il libro di Rut.
La forza delle donne. Commento teologico e letterario
E. BORGHI, Giustizia e amore nelle Lettere di Paolo.
Dall’esegesi alla cultura contemporanea
G. VANHOOMISSEN, Cominciando da Mosè. Dall’Egitto alla Terra Promessa
J.-L. SKA, Il libro sigillato e il libro aperto
R. MEYNET, Leggere la Bibbia. Un’introduzione all’esegesi
Y. SIMOENS, Il libro della pienezza.
Il Cantico dei Cantici. Una lettura antropologica e teologica
X. LÉON-DUFOUR, Un biblista cerca Dio
J.-L. SKA, I volti insoliti di Dio. Meditazioni bibliche
X. LÉON-DUFOUR, Dio si lascia cercare.
Dialogo di un biblista con Jean-Maurice de Montremy
A. MARCHADOUR, I personaggi del Vangelo di Giovanni.
Specchio per una cristologia narrativa
C. D’ANGELO, L’amore del Trafitto. Discepolato e maturità cristiana
F. COCCO, Sulla cattedra di Mosè.
La legittimazione del potere nell’Israele post-esilico (Nm 11; 16)
J.-L. SKA, Una goccia d’inchiostro. Finestre sul panorama biblico
P. BOVATI, «Così parla il Signore». Studi sul profetismo biblico
S. FAUSTI, Per una lettura laica della Bibbia
F. COCCO, Il sorriso di Dio. Studio esegetico della «benedizione di san Francesco»
R. PENNA, Paolo scriba di Gesù
U. VANNI, Intervista sull’Apocalisse.
Collasso del cosmo o annuncio di un mondo nuovo?
J.-N. ALETTI, Il racconto come teologia.
Studio narrativo del terzo Vangelo e del libro degli Atti degli Apostoli
Un maestro senza scuola? La lezione di Jacques Dupont, a cura di L. SARACENO
R. PENNA, L’evangelo come criterio di vita. Indicazioni paoline
A. MELLO, La solitudine del credente
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IL TITOLO
DELLA CROCE
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Realizzazione editoriale: Prohemio editoriale srl, Firenze
©
2010 Centro editoriale dehoniano
via Nosadella 6 – 40123 Bologna
EDB®
ISBN
978-88-10-22147-1
Stampa: 2010
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INTRODUZIONE
Sui crocefissi risalta generalmente una targhetta con le lettere
«I.N.R.I.». Tutti, o quasi, sanno che si tratta delle iniziali latine di
«Jesus Nazarenus Rex Judaeorum». Molti sanno che qui siamo in
presenza del Titolo della croce secondo Giovanni (Gv 19,19-20) sul
rigo in latino, tradotto così da Girolamo nella Vulgata. Pochi sanno
che solamente l’evangelista Giovanni riporta in greco l’appellativo
«Nazoraios», «Nazoreo» in italiano.
Nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Roma viene
custodita in una teca d’argento, con la faccia anteriore in cristallo, una
reliquia interessantissima: il «Titulus crucis».1 La teca è sopravvissuta
a tante vicissitudini e risale al cardinal Mendoza (1492) – tranne la
base rifatta nel XVIII secolo – il quale la fece sormontare da un piccolo titolo in argento con la sola riga in ebraico. Sulla reliquia si legge
per esteso, con lettere maiuscole, soltanto NAZARENUS sia sul
terzo rigo in latino, sia sul rigo centrale in greco con lettere greche.
Sul primo rigo in ebraico sono rimasti dei segni di sette lettere, integrate in modi diversi dagli autori. La scrittura su tutte e tre le righe
va da destra a sinistra alla maniera ebraica. Il Titolo è una tavoletta
color tabacco, di noce mediterraneo, larga in media 25,5 cm, alta 14,3
cm; spessa 4 cm; pesa 680 g. Tutte le lettere – incise, non scolpite –
sono alte mediamente 2,5 cm, qualcuna 3 cm.
Sulla superficie scritta vi sono delle macchie bluastre cristallizzate. Il legno potrebbe essere stato dipinto e forse anche trattato con
un impregnante/protettivo (che, infatti, è apparso fluorescente se
illuminato con lampada di Wood), commissionato dal cardinale
1
È questa un’edizione notevolmente ridotta del mio libro Il titolo della croce di
Gesù. Confronto tra i vangeli e la tavoletta-reliquia della Basilica Eleniana a Roma (Tesi
Gregoriana. Serie Teologia 100), Roma 22005, 385 pp., integrata con M.-L. RIGATO, «Il Titulus Crucis custodito nella basilica di Santa Croce a Roma. Una messa a punto», in Rivista
Biblica 56(2008), 339-343.
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Introduzione
Mendoza prima di racchiudere il Titolo nella sua preziosa teca d’argento. Sulla superficie retrostante e sui lati non vi sono né segni di
scrittura, né macchie bluastre. La Tavoletta è liscia al tatto sul lato
sinistro e sul lato inferiore. Ha subìto diversi trattamenti di disinfestazione per tarli e funghi.
Il 2 marzo 1995 furono scattate per me – dietro mia iniziativa,
insistenza, pazienza, spesa e quant’altro – le prime fotografie del
«Titulus» fuori dalla teca, ma non avevano carattere scientifico, perché eseguite con altri criteri. Il 21 aprile 1995 furono rifatte in condizioni ottimali e con i crismi della scientificità.
Il primo ritrovamento del Titolo è del IV secolo a Gerusalemme
da Elena, madre dell’imperatore Costantino, nel 320/325, insieme al
legno della croce di Gesù. Il secondo ritrovamento del Titolo risale
probabilmente al XII secolo nella basilica di Santa Croce. Il terzo
ritrovamento del Titolo è del XV secolo, alla fine di gennaio del
1492.
Incominciai a occuparmi della Tavoletta-reliquia per motivi di
studio nel gennaio del 1993, convinta che si trattasse di un reperto
dei crociati. Dovetti ricredermi e iniziai la mia avventura alla ricerca
dell’origine della Tavoletta, studiata da ogni punto di vista… Si trattava di vedere se quanto si leggeva sulla medesima fosse compatibile con i dati dei quattro vangeli, come in effetti lo è.
Della Tavoletta-reliquia e dei suoi ritrovamenti ci occuperemo
nella seconda parte del libro.
Le traduzioni dalle fonti ebraiche, greche, latine e dai testi citati in lingua originale sono mie, e me ne assumo la responsabilità. Per
rendere meglio il testo originale, ho privilegiato generalmente una
versione molto letterale, quasi un calco linguistico. Le traslitterazioni dall’ebraico e dal greco non sono scientifiche, ma più vicine alla
pronuncia italiana.